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Autore: JeanGenie    08/03/2019    5 recensioni
[Post - TLJ]
"Ci affronteremo là, dove la Luce e l'Oscurità si incontrano"
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Chewbacca, Finn, Kylo Ren, Poe Dameron, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lindòrea'
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13.

 

Behind the scenes opens reality
Eternal silence cries out for justice
Forgiveness is not for sale
Nor is the will to forget
Follow your common sense
You cannot hide yourself
Behind a fairytale forever and ever

(Epica, Cry for the Moon)


Ancora quella cantilena infantile. Si insinua nel suo sonno come un ago e non riesce ad allontanarla.

Lin-Lindòrea è un incanto,

puoi trovarla anche in sogno,

pace e luce sono un canto

notte e giorno ne hai bisogno.

A Lindòrea vieni anche tu,

non la lascerai mai più.

Rey si rigira nel letto, poi si tira il lenzuolo fin sopra la testa.

Basta.

Non è riuscita a resistere al sonno. Non è così che sarebbe dovuta andare. Avrebbe voluto veder arrivare l’alba e invece ha ceduto. La luce naturale del mattino filtra rabbiosa dalla vetrata affacciata sul lago. La sua mente è vuota mentre lascia che i minuti scorrano. Sente il respiro regolare di Ben al suo fianco, il suo braccio sulla vita, pesante e possessivo.

Kylo Ren…

Si chiede se debba svegliarlo. Ha un’aria fin troppo serena quando dorme. Si dice di no. Meglio non disturbare il suo sonno o rischia di finire come i suoi compagni di addestramento al tempio Jedi.

È un pensiero che la fa sentire colpevole. Cosa è cambiato rispetto a quando ha perso i sensi sulla Supremacy e lei ha scelto di risparmiarlo?

Tutto.

Ha lasciato la Resistenza per affrontarlo. Si è detta che la Forza avrebbe deciso cosa farne di lui.

E invece è finita così…

Si chiede come riuscirà a guardarlo negli occhi senza crollare. Sfiora il suo braccio con le dita senza quasi rendersene conto. Sarebbe tutto più semplice se la sensazione che la sua pelle trasmette al suo sistema nervoso non fosse assolutamente perfetta.

Come tutto il resto.

Cerca a fondo nei propri pensieri e scopre di non provare alcun rimorso. Probabilmente non sarà così per sempre. Avrà tutto il tempo per pentirsi di quella scelta avventata, quando saranno uno davanti all’altra con le spade pronte a colpire. Per ora, di una cosa è certa. Non sarà Naboo il loro terreno di scontro.

Lindòrea… dove la Luce e l’Oscurità si incontrano.

Un pensiero fugace diventa improvvisamente chiaro. Forse è davvero tutto previsto. Forse non deve fare altro che condurlo ad Ahch-To.

La Luce e l’Oscurità…

Il mosaico che rappresenta il primo Jedi, nascosto in quell’antica grotta fra le montagne che nascondono i resti del più antico dei templi, sembra la summa perfetta di quel concetto così banale e bellissimo. La risposta non può essere così semplice, eppure le sembra di averla avuta sempre davanti agli occhi.

E adesso?

Maledice se stessa per essersi svegliata per prima. Non ha idea di come uscire da quella situazione assurda. Dovrà parlargli, prima o poi, ma avrebbe preferito che fosse lui a decidere come agire.

Ho bisogno di un po’ di tempo. Solo di un po’ di tempo.

Sguscia via dal letto e dal braccio che la tiene bloccata, poi raccoglie da terra la sua spada. Per un attimo si chiede che genere di terrore possa aver guidato Luke quando ha pensato di poter colpire suo nipote nel sonno.

Un mostro… un assassino…

Raccoglie i gioielli e li avvolge nella sciarpa facendone un fagotto. Se riuscirà a farli arrivare alla Resistenza, i suoi compagni potranno rivenderli e acquistare munizioni a sufficienza per buttare giù una corazzata. Il fatto che siano stati pagati da Kylo Ren rende la situazione estremamente ironica.

Pensa… pensa. È in tua balia. È completamente indifeso. E tu non sei Luke. In qualche modo, sei riuscita a farti amare da lui. Adesso è qui. Se davvero è il tuo equivalente, allora puoi colpirlo. Se lui muore il suo potere sarà tuo. Non avrai più bisogno del suo aiuto per salvare i tuoi compagni, né per restituire alla Forza l’equilibrio. Liberalo. Sai che è ciò che vuole anche lui. Liberalo. E raggiungi il bilanciamento assoluto tra buio e luce.

Rey si scuote. Per un istante ha perso il contatto con la realtà. Quei pensieri non sono i suoi. Non possono esserlo.

Recupera il suo abito da sera e se lo lega addosso come se fosse un asciugamano. Non ha tempo da perdere. È presto e non dovrebbe fare incontri sgraditi durante il tragitto verso la sua stanza. Non le piacerebbe davvero farsi vedere da qualcuno conciata in quel modo.

Non vorrebbe voltarsi a guardarlo ma la tentazione è troppo forte. È stato suo, completamente suo, ma non ha idea di cosa fare, adesso.

Davvero? Colpiscilo…

Gli accarezza una spalla, sperando che lui non si svegli. Fa male. Dovrebbe sentirsi felice. Dovrebbe rivendicare il suo diritto di abbracciarlo.

Ma lui è ancora il suo nemico e l’amore è una trappola beffarda. Si china su di lui e gli sfiora i capelli con le labbra.

Ha la testa annebbiata e ha bisogno di riflettere. È come se la sua mente fosse completamente distaccata dal suo corpo. Le sensazioni che ha vissuto sono ancora troppo vive per riuscire ad elaborarle in modo razionale.

Sì, dovremo parlarne. Fingere che qualcosa non sia mai successa non ha mai funzionato tra noi. Ma adesso…

Adesso vuole solo scappare. La tentazione di scivolargli di nuovo accanto è troppo forte.

“Scusa…” sussurra, poi esce dalla stanza tentando di non fare rumore.

Nel corridoio c’è solo qualche droide di servizio che lucida i pavimenti. Rey ci mette un attimo ad orizzontarsi e a ritrovare la sua camera. Solo quando si ritrova da sola fra quelle quattro pareti riesce a respirare di sollievo.

Lo-La ha fatto ordine. Non ritrova il caos che ha lasciato dopo essersi preparata per la festa. Se qualcuno riuscisse a far sparire anche un altro genere di confusione, sarebbe perfetto.

Si fissa allo specchio rendendosi conto di non riconoscersi. Di sicuro non assomiglia alla ragazza vestita da principessa che ha scrutato la sera prima cercando il proprio riflesso. E non è neppure la mercante di rottami di Jakku che sognava che qualcuno venisse a prenderla e la portasse via. Si tocca la faccia ed è la stessa di sempre, eppure le sembra di guardare un’estranea. Un’estranea che è fuggita di nuovo.

“Signorina Rey, quel vestito non si indossa così. Ma cosa le è successo?” Lo-La le arriva alle spalle ondeggiando sulla sua ruota e scrutandola con disappunto con i suoi occhietti lucidi.

Oh, nulla di grave. Sono andata a letto con il Leader Supremo del Primo Ordine, servitore del Lato Oscuro e genocida. E non l’ho ucciso mentre dormiva neppure stavolta.

Rey le mette in mano la sciarpa in cui ha avvolto i gioielli. “Sai se c’è un banco dei pegni nei paraggi?” È un’idea ridicola e se ne rende conto non appena lo chiede. Sta solo cercando un modo per ripulirsi la coscienza.

Possono diventare comunque del contante. E il contante può diventare carburante, cibo, pezzi di ricambio… O una via d’uscita per me, quando avrò deciso di smettere di comportarmi da idiota e tornare indietro una volta per tutte.

“Qui? Non credo. Forse in uno dei villaggi sulla costa.”

Rey ha l’impressione che la droide la consideri una povera stupida. Ed è così che si sente. Provvederà a trasformare i gioielli in contante quando ne avrà bisogno per se stessa.

E mi ritrovo a pensare di nuovo come una ribelle.

“Lasciami sola. Ti chiamerò se avrò bisogno di te.”

La droide resta immobile per un momento infinito, poi abbassa la buffa testa metallica. “Come lei desidera.”

Si sente come se avesse compiuto un ultimo passo definitivo. Deve solo ripetersi di non volere altro da Ben Solo che non sia il suo aiuto per far finire la guerra. Fissa Lo-La nei suoi occhi artificiali, poi glielo chiede, sentendosi sulle spine.

“Lo-La, guardami bene. Ho qualcosa di diverso rispetto a ieri?”

La droide inclina leggermente la testa. “Certo. Ha il trucco sparso su tutto il viso, i capelli in uno stato pietoso e ha il suo abito da sera legato addosso come una coperta. E non ha le scarpe.”

Accidenti a te…

“No, intendevo… Lascia stare.” Si sente ancora il suo odore addosso e le fa girare la testa. Se almeno non  fosse stata l’esperienza più sconvolgente della sua vita sarebbe più facile archiviare l’episodio come qualcosa di poca importanza.

L’episodio… È stato come quando ho avvertito la presenza della Forza per la prima volta.

“Oh. Intendeva dal punto di vista organico?” insiste la droide. “Al livello di ossitocina assolutamente fuori scala, alle piccole escoriazioni da attrito sulla sua epidermide e alla presenza di fluidi corporei estranei…”

“Ti ho detto di lasciar stare.” Se Lo-La continua a parlare in quel modo finirà col dimenticarsi di avere provato la sensazione di vedere formarsi centinaia di stelle mentre lui la teneva stretta.

I droidi non sanno cosa sia la poesia…

Se ripensa a tutto quello che hanno fatto sente le vertigini. Più volte, senza fermarsi, vivendo e basta. È stato come  divorarsi a vicenda. Non era così ottusa da non avere un’idea abbastanza chiara dell’anatomia maschile. Ha vissuto troppo a lungo in ambienti ristretti, gomito a gomito con piloti e tecnici della Resistenza. Ma lui le fa mancare il fiato. Ora si sente vuota e sola.

Si pente di essersene andata anche se sa che non avrebbe saputo affrontarlo. Ma forse non ce ne sarebbe stato bisogno. Forse si sarebbe svegliato e avrebbero fatto di nuovo l’amore e…

No. Il sole è sorto. E i patti erano chiari.

Si chiede come potrà  fingere indifferenza. Non credeva neppure di possedere tutte quelle terminazioni nervose, né che potessero scatenare quel genere di reazioni.

Non ci pensare. Non farlo. Finisce qui. Oggi sarete quelli di prima. Non è successo niente.

Se solo quella dannata filastrocca la smettesse di rimbombarle nelle orecchie…

“Ora vai, Lo-La.” Ha bisogno di restare sola. Non sa dove sia finito C-3PO ma, se dovesse presentarsi, manderà via anche lui. Ossitocina

L’acqua calda della doccia non le schiarisce le idee. Compone mentalmente un paio di frasi generiche da usare quando se lo troverà davanti, ma nessuna funziona davvero.

I suoi vecchi abiti, lavati e stirati, sono piegati sul letto. Non esita nell’indossarli, logori, senza importanza, divorati dall’aria di Jakku, proprio come lei.

È strano, riflette sfiorando la stoffa grezza con le dita. Sembrano nuovi e morbidi anche loro. Infila il vestito rosa nella borsa da viaggio insieme agli altri acquisti. È sicura che non le serviranno più, ma non ha il coraggio di lasciarli lì. Stringe nella mano il kyber spezzato che porta al collo. Si parte da qui. La pietra brucia e una leggera luminescenza filtra fra le sue dita chiuse. È un segno? Mi stai proteggendo dal buio?

Con i suoi vecchi vestiti addosso comincia a sentirsi di nuovo se stessa. Lega i capelli e controlla di essere sufficientemente presentabile. Anche se la recita è finita anche per lei, non vuole apparire come una mendicante.

È ancora presto e forse riuscirà ad evitare tutti ancora per un po’ e a sgraffignare qualcosa dalle cucine prima che qualcun altro si svegli.

Potrei portargli qualcosa da mangiare e fingere di essermi allontanata solo per quel motivo… Forse…

Trattiene per un attimo il fiato e allontana quell’idea, ma continua a chiedersi cosa penserà Ben quando aprirà gli occhi.  Probabilmente non trovarla lì sarà un sollievo anche per lui.

Il palazzo è ancora addormentato e Rey è quasi certa di avere ancora un po’ di tempo per sé mentre si guarda intorno per orizzontarsi e ritrovare le cucine, poi sospira rassegnata quando vede Sola Naberrie seduta in giardino di fronte a un tavolo imbandito per la colazione.

Questa donna non dorme mai…

L’anziana dama solleva gli occhi verso la finestra, la individua e la saluta con un cenno della mano e un sorriso smagliante.

Va bene… Rey è costretta a raggiungerla, ma in fondo non le dispiace. Quel tavolo imbandito è un richiamo irresistibile.

“Buongiorno, cara. Accomodati. Vuoi del caf? Una tisana? Biscotti? Una fetta di dolce? È bello avere compagnia.”

Sola Naberrie indossa una lunga veste giallo paglia e i capelli sono avvolti in un elaborato groviglio di trecce. Rey si chiede da quanto tempo sia in piedi e quanto ci abbia messo a pettinarsi, riempiendosi la tazza di caf fumante.  “Buongiorno. Credevo che dormissero ancora tutti.”

“A quanto sembra, io e te siamo sempre le sole a dare il benvenuto al nuovo giorno.” La donna sembra aver riposato benissimo. “Dov'è mio nipote? Non si è ancora svegliato?”

“Non ne ho idea” Rey abbassa gli occhi. Si sente addosso lo sguardo di Sola. Dovrebbe provare a sorridere, ma non ci riesce.

In compenso, Sola sorride al suo posto e Rey si chiede se sappia. Continua a ripensare alla notte appena trascorsa. È stata in paradiso. Ma un paradiso selvaggio. Si è sentita una belva e Ben era come lei.

Dolce, tenero, ma alla fine ha perso il controllo. Dunque è cosi che va. Si arriva a un punto in cui emozioni e sensazioni fisiche prendono il sopravvento. Desideri solo l’altro. Desideri annullarti e diventare una sola cosa con lui.

Gli antichi Jedi la consideravano una delle debolezze emotive da tenere sotto controllo. Anakin ha violato i loro dettami. E adesso lei si è incamminata sulla stessa strada.

Luke disprezzava l’antico ordine, quanto a me… l’attaccamento malato che ho sviluppato nei confronti di Ben sarebbe stata una violazione delle regole. Non sono un Jedi… non come ci si aspetta che un Jedi sia. Allora cosa sono?

“Allora… ti sei divertita, ieri sera?” le chiede Sola. Per qualche bizzarro motivo Rey continua ad avere l’impressione che sappia esattamente cosa è successo. “Mi sembravi a tuo agio. Ed eri davvero molto bella. Il tuo abito era un incanto. A proposito… più tardi passa nella mia stanza. Ho qualcosa per te.”

“Credo di averlo macchiato di erba quando sono scesa in giardino.”

Quando siamo finiti ad avvinghiarci su quella panchina. Le sue mani che mi accarezzavano. Le sue dita…

Si sente avvampare, ripensandoci. Vorrebbe avere più tempo. Hanno appena iniziato a conoscersi.

Invece finisce qui.

“Nulla di irrimediabile” asserisce Sola.  “Lo faremo pulire.”

“Non credo di avere tempo.” È una scusa ridicola. Sulla Finalizer ci sono dozzine di droidi in grado di smacchiare un vestito. Ma, per qualche strano motivo, sente che è giusto lasciarlo nello stato in cui è ora. Come monito… “Ripartiamo oggi. E comunque non avrò più occasioni per metterlo.”

“Non dire sciocchezze, cara.” Sola le afferra gentilmente una mano. “Tornerai a trovarci spesso. Non ti lascerò andare facilmente. E sono certa che potrai indossare dozzine di abiti. Vedere ballare te e Ben mi ha riscaldato il cuore. Eravate una gioia per gli occhi.”

Rey fissa la tazza di fronte a sé. I sussurri che ha udito le ronzano nella testa. Voci che si chiedono come Ben Solo osi mostrarsi pur sapendo da chi discenda il sangue che gli scorre nelle vene. E poi c’è lei. La ragazza senza un passato.

“Perché sei così giù, cara?” le chiede Sola. “Ieri sembravi tanto felice.”

“Sto bene. Davvero. Sono solo…” Vuota e inutile.

“Stanca?”

Rey annuisce. Non può parlarle di come si sente davvero. È stato come aver trovato una pozza d’acqua fresca nel deserto, tornare il giorno dopo e scoprire  che è evaporata. Eppure non può fare a meno di credere ancora che qualche goccia sia rimasta sul fondo.

Devo prendere il potere che lui vuole per sé. Non importa di cosa si tratti. Se non vuole saperne di aiutarmi allora farò da sola. E quando sarò abbastanza forte da piegarlo, allora aprirò i suoi occhi e allora lui capirà e starà bene e io con lui.

“Ti conosco appena” insiste Sola. Rey si sente quasi in colpa di fronte a quel sorriso gentile. “Non ho il diritto di chiederti di dirmi cosa c’è che non va. Ma ho imparato ad ascoltare, con il tempo.”

“Oppure uccidilo e falla finita con questa farsa. Non hai bisogno di lui. Nessuno ne ha bisogno. È così da sempre. È l’unico modo. È per questo che hai lasciato i tuoi compagni. Uccidilo e potrai tornare da loro a testa alta e più forte di quanto tu sia mai stata.”

Rey chiude gli occhi per allontanare quella voce che rimbomba nella sua testa. È sinuosa e melliflua e una parte di sé sa che ha ragione.

No. Non è vero. Ben esiste ancora. Ne ho avuto più di una prova. E sta tornando. Si dimena dietro la maschera. Io lo so. Lo sento ogni volta che mi guarda.

Ma non può dire nulla a Sola Naberrie. Non può dirle che suo nipote è Kylo Ren. Che lei ha lasciato la Resistenza per raggiungerlo e ucciderlo. E che nulla è andato come aveva deciso.

“Forse mi dispiace andarmene. È stato come vivere un sogno. Speravo di non dovermi svegliare.” Si augura che la donna non le faccia altre domande. Vorrebbe congedarsi e tornarsene in camera ma per nulla al mondo vorrebbe apparirle maleducata.

“Forse non è necessario.”

“Sì, invece. Né io né lui possiamo continuare a fingere.” Deve tacere o finirà per dire qualche parola di troppo. La gola le si stringe. Le sembra folle l’idea di essersi sentita completamente felice solo qualche ora prima.

“Se tra voi è una finzione, allora siete due magnifici attori.” La donna le tiene gli occhi addosso mentre un droide le porta due uova bollite dal guscio rosso.

“È complicato.” E non voglio parlarne.

“Lo è sempre.” Il tono di Sola si fa condiscendente. Per un attimo le ricorda Leia. Sul suo viso Rey intravede la stessa saggezza.

“E non ne vale la pena…” L’ha detto anche lui. Non ci sarà un lieto fine.

“Ne vale sempre la pena” insiste Sola picchiettando con il cucchiaino sul guscio dell’uovo. “Ho condiviso la mia vita con la stessa persona per sessant’anni. Ci sono stati momenti in cui tutto sembrava andare a pezzi, ma entrambi sapevamo che stare insieme era una conquista. Tu… Di cosa hai paura?”

Non è così semplice. Noi non… noi non siamo destinati a questo. La Forza ha in serbo qualcosa per noi, ma non ha nulla a che fare con questo assurdo legame che abbiamo imbastito senza criterio.

“È tutto sbagliato” le risponde. Completamente sbagliato. E nessuno sembra volermi dire quale sia la strada giusta.

Voci, messaggi contraddittori, tentazioni, inganni, rimproveri. Presenze oscure nella sua testa, spiriti saggi con i loro consigli. Ma nessuna risposta.

“Non è mai sbagliato, Rey, anche se ti lascia delle ferite addosso.” Il volto di Sola sembra farsi improvvisamente affaticato mentre la stretta sulla sua mano si fa più forte. “Io penso a Padme e al suo coraggio. Così diversa da me. Così decisa a non lasciarsi coinvolgere. Ma certe cose sono oltre ogni nostra previsione e lei si è trovata sola, con il suo segreto. Dopo tutto questo tempo ancora mi chiedo come sarebbero andate le cose se lei ne avesse parlato con me. Ma di una cosa sono certa: lei non si è mai pentita delle scelte fatte.”

“Anche se poi è finita in quel modo?” Rey si rende conto di aver alzato la voce. Quello è l’esempio più sbagliato che potessero metterle davanti. Se si trovano in quella situazione orribile è proprio perché Padme Amidala Naberrie, più di mezzo secolo prima, si è innamorata dell’uomo sbagliato. E ha pagato con la vita.

“Su come sia finita, suppongo che tu sia più informata di me…” Sola la lascia andare.

“Mi dispiace.” Rey si scusa sentendosi tremendamente in colpa. Quella donna conosce solo frammenti degli ultimi giorni di sua sorella. E questo è il motivo per cui non può capire.

“Solo tu sai quali siano i tuoi sentimenti, Rey. E cosa farne di loro. Ma non perdere mai di vista ciò che ti rende serena” conclude infine l’anziana matriarca.

Serena? Ha sempre pensato in termini di giustizia o di felicità e i due elementi sono sempre stati in contrasto. Non ha mai riflettuto su quanto stia diventando difficile sentirsi in pace con se stessa.

E tu, come ti senti, adesso? pensa osservando Ben Solo discendere le scale che portano al giardino. Il cuore le arriva in gola. Tenta di capire come dovrebbe comportarsi un’adulta, in quella circostanza.

Un’adulta non sarebbe scappata prima che lui si svegliasse. E adesso…

Distoglie lo sguardo involontariamente, chiedendosi di quale gradazione di rosso sia diventata la sua faccia, mentre lui si avvicina al tavolo e bacia Sola su una guancia augurandole il buongiorno.

Rey continua  a sfuggire il suo sguardo pur sapendo che non potrà andare avanti per sempre. Quell’improvviso silenzio la mette ulteriormente a disagio. Sola li sta decisamente studiando, mentre Ben si piazza dietro la sua sedia e le sue mani si posano protettive sulle sue spalle facendola sobbalzare.

Non farmi questo. Non accorgerti che sto tremando. La tensione rischia di ucciderla e il suo cuore non ha mai avuto un battito tanto accelerato. Ridammi la quiete della scorsa notte, quando tutto sembrava al suo posto. Non posso sentirmi così, adesso.  

Sola Naberrie si alza senza smettere di guardarli. “Vieni con me, Ben. Devo chiederti un piccolo favore.”

***

Lei non c’è e il suo posto è freddo.

Kylo Ren non ha ancora aperto gli occhi quando si rende conto di quello che già sapeva. Ha dato per scontato che Rey se ne sarebbe andata ma ha sperato di sbagliarsi. E, come ogni volta, ha trovato silenzio e una porta chiusa.

Cerca una traccia di rabbia in sé ma non ne trova neppure la più pallida ombra. Se si fosse svegliato al suo fianco avrebbe mandato definitivamente in pezzi ogni suo proposito.

Cosa ti passa per la testa, adesso?

L’ha voluto lei. Senza esitazioni, senza remore. E adesso è finita, senza imbarazzanti parole di congedo o di scuse.

Dove sei? Cerca una traccia della sua luce, la individua e coglie ogni sua paura. Per un attimo ha dimenticato che è solo una ragazza cresciuta tra sabbia e rottami. Ma è anche l’unica donna a cui abbia permesso di addormentarsi al suo fianco.

“Sei il suo fantoccio e non te ne rendi neppure conto. Ti ha sconfitto di nuovo. Mio patetico allievo, sei diventato cieco.”

La voce stregata che si insinua nella sua testa è più di un pensiero. È un messaggio chiaro e non scaturisce dalla sua coscienza. Un brivido gli percorre la pelle. Il suo oscuro mentore è morto. Non può parlargli ancora. Deve uscire da lì, raggiungere Rey, sentirla vicina. Il resto non conta.

“Davvero? Ti rendi conto di quanto sei diventato patetico? Ti sei sentito onnipotente quando hai ucciso il mio vecchio guscio? Guardati ora. Non riusciresti a farle del male neppure se ne andasse della tua vita.”

Mustafar…

Da dovunque arrivi quel suono nella sua testa, se stia impazzendo o davvero esista ancora un frammento di Snoke venuto a tormentarlo, su Mustafar diventerà ciò che era destinato ad essere. E piegherà la Forza come non ha mai fatto nessuno.

Scivola dal letto e i suoi occhi si posano su un paio di sandali argentati.

Rey, scalza e selvaggia, che sgattaiola via…

Non c’è nessuna fretta. Se lei ha bisogno di tempo, allora gliene concederà. Il sole è ormai alto quando la raggiunge in giardino, dove sta facendo colazione con zia Sola. Ha di nuovo i suoi vecchi vestiti addosso con l’eccezione del suo nuovo cappotto. Se sta cercando di dimostrare che nulla è cambiato, come primo passo è piuttosto puerile. Senza trucco e con i capelli raccolti non assomiglia neppure lontanamente alla donna che lo ha sedotto la sera prima. E Kylo Ren si rende conto che non è mai stata più bella, con gli occhi sfuggenti, l’aria imbarazzata e una tazza di caf fumante davanti.

Guardami…

Il fatto che eviti il suo sguardo gli fa l’effetto di una goccia di veleno. Vorrebbe vederla sorridere. È quello che ci si aspetta dopo una notte come quella che hanno appena trascorso. Ma non può sorprendersi. Il sole è sorto, e i patti sono stati chiari da subito.

Quello che succede su Naboo, resta su Naboo. Ma noi non siamo ancora partiti.

Si accosta e depone un bacio sulla guancia di Sola. Rey resta zitta. La tensione che arriva da lei è bruciante. Le poggia le mani sulle spalle sentendola tremare e poi sciogliersi. Non è tagliato per certe cose. Non è mai stato una persona rassicurante. È abituato a incutere timore negli altri fin da quando era un bambino. Ma vorrebbe comunicare con lei e farle capire che va tutto bene. Ci sarà tempo per tornare a farsi la guerra.

“Vieni con me, Ben” gli dice sua zia con il tono di chi non accetta un rifiuto. “Devo chiederti un piccolo favore.”

Va bene. Lasciamola sola. Se non vuole che le stia fra i piedi posso accontentarla.

Sola lo invita a seguirlo in un punto in ombra del giardino con piccoli passi stentati, sostenendosi al suo braccio, fino a un angolo del muro di cinta e a un albero dal sottile e nodoso tronco nero e carico di frutti bianchi perfettamente tondi, di un genere a lui sconosciuto.

“Non ce ne erano, ieri“ spiega Sola. “Credevo che non sarebbero maturati quest’anno. Invece, stamattina, ho avuto questa bella sorpresa. Visto che sei così alto, potresti prendermene qualcuno senza costringermi a prendere una scala?”

“Ti arrampichi ancora sulle scale, zia?” Kylo Ren allunga una mano verso il frutto più vicino. La sua buccia è perfettamente liscia e fredda.

Sola solleva la gonna, invitandolo a lasciarcelo cadere dentro. “Stai per caso insinuando che io sia decrepita?”

“Non oserei mai. Tu sei una ragazzina.” Il Leader Supremo del Primo Ordine che raccoglie frutta per la sua vecchia zia. Uno spettacolo davvero divertente.

“E tu un adulatore bugiardo.” Sola sorride in modo affettuoso. “Sono davvero contenta che tu sia venuto a trovarmi, Ben.”

“Non era previsto, zia.” Nulla di ciò che è successo era previsto. Voleva solo che Rey si rimettesse, che le passasse il malumore, che il suo braccio guarisse e che si allontanasse dal buio che l’aveva avvolta.

Perché tu sei il mio raggio di luce… La cerca con la coda dell’occhio. Non si è mossa dal tavolo, persa in chissà quali pensieri.

“Lo immaginavo.” Sola si concede un lungo sospiro. “Non so in che razza di guai siate voi due, ma suppongo di avervi fatto perdere abbastanza tempo.”

Kylo Ren raccoglie altri frutti, scegliendo i più maturi. Ci sono troppi segreti che non potrà rivelare mai. Segreti che appartengono solo a lui e Rey. Il suo sguardo resta fisso su di lei. Sta riparando una vite allentata a un droide di servizio. E non tocca cibo. Non è da lei. Così come non è da lui sentirsi ansioso per quel dettaglio. Forse sta male. Forse è colpa sua. Sicuramente è colpa sua.

“Non fissarla, Ben. Lasciala in pace, per un po’. Hai deflorato la ragazza e ora lei è in palese imbarazzo. Non c’è nulla di strano.” Le parole di Sola gli fanno l’effetto di una doccia fredda.

“Zia…” All’improvviso gli sembra di essere regredito ai suoi sette anni e sente il bisogno di nascondersi in un angolo. Quello che sente non può essere esposto in piena luce. Non in quel modo. È l’unica cosa pulita che gli resta.

È stata Rey a spifferarti tutto? Nel momento in cui formula quel pensiero, capisce  che non è andata così. Sola Naberrie, semplicemente, sa.

“Oh, non fare quell’espressione da gungan” insiste la donna. “Non sono così ottusa. La perdita della verginità  per una ragazza è una specie di cataclisma. Sii gentile, ma non soffocante.”

“Ma che diavolo… esiste qualcuno che si faccia i fatti suoi qui dentro?” le domanda, provando il desiderio di sollevare di peso Rey e portarla via da quel posto immediatamente. “Mi hai messo delle microspie in camera o i tuoi camerieri origliano?”

“Finiscila, o ti prendo a schiaffi” lo minaccia Sola e Kylo Ren tace. Gli fa l’effetto che gli faceva sua madre. “Vorrei che vi fermaste ancora qualche giorno.”

Nemmeno se fossi inchiodato al suolo.

“Mi dispiace, ma non è possibile” rifiuta tentando di non suonare troppo arrabbiato.

“Il che vuol dire che non ne hai voglia.” Sola si volta verso il tavolo. “Guarda. C’è Pooja. Devo mostrarti qualcosa, prima che si sveglino tutti. Qualcosa che farai meglio a tenerti per te.”

Sola si incammina con le gonna sollevata e carica di frutta. Kylo Ren la segue senza riuscire a staccare gli occhi da Rey.

Un cataclisma, eh? Aveva dato per scontate troppe cose. Questo finché lei non l’ha baciato a Mos Eisley, con tutta l’esitazione e la goffaggine di una ragazzina. Ma ieri non sembrava affatto spaventata o impacciata. Nessuna delle tre volte.

Sola non accenna neppure a sedersi, limitandosi a deporre i frutti sulla superficie del tavolo. “Servitevi pure” dice.  “Pooja, che ne dici di scendere dove tu sai e far vedere ai nostri ospiti quella certa cosa?”

“Nemmeno il tempo di fare colazione, madre?” protesta sua figlia. Ha gli occhi ancora appannati dal sonno.

“Portati dietro un panino” le ordina Sola quasi ringhiando. “Seguitemi, ragazzi.”

Per la prima volta, quella mattina, il suo sguardo incrocia quello interrogativo di Rey. Dura solo un istante ma è sufficiente a sciogliere la tensione e a dargli il coraggio di sfiorarle la schiena mentre seguono Sola e Pooja verso la casa. Lei non rifiuta il suo tocco. Ne sembra quasi confortata. Deve chiederglielo, prima di perdere di nuovo il coraggio. Non è abituato all’affetto e alle premure. Non si è mai trovato prima in una situazione simile. “Ehi…” Lei si volta a guardarlo istintivamente. “Stai bene?”

Rey annuisce. Il modo in cui lo guarda ha qualcosa di liquido. Poi distoglie di nuovo gli occhi ma lui le solleva gentilmente il mento. Ha bisogno di guardarla ancora.

Il sorriso che conosce ricompare sul suo viso. “Percepisco chiaramente il suono della tua paranoia” gli dice come a volerlo prendere in giro.

Non è paranoia. Tu te ne vai sempre. Scompari. Chiudi la porta e mi dimentichi. Lo so. Me lo aspetto. Ma fa male lo stesso.

Kylo Ren si ritrae. Debolezza. Atroce e distruttiva debolezza. Passerei la mia vita con le tue braccia intorno al collo.

Lo sguardo di Rey si addolcisce. “Non volevo svegliarti.”

Lui non sa se crederle. C’è qualcosa che non gli dice e non è difficile immaginare di cosa si tratti. Si sono ritagliati un angolo di paradiso e adesso devono tornare con i piedi per terra. Lei non si rende conto che è impossibile.

“C’è qualcosa che devo chiederti…” dice lei riprendendo a camminare. Lui attende. Sarà di sicuro una richiesta assurda. Se gli chiedesse di nuovo di aiutare i suoi compagni non riuscirebbe a perdonarla. Perché, in quel momento, potrebbe comportarsi come un fedele animale domestico ed accontentarla. “Non tirarti indietro, quando mi affronterai. O non affrontarmi affatto.”

Affrontarti? Vorrebbe dimenticare quella ridicola storia. Ma lei è testarda. E, come immaginava, la sua preziosa Resistenza viene prima di qualunque altra cosa.

“Non è male come idea. Potrei davvero decidere di non affrontarti affatto” le sussurra senza riuscire a nascondere il rancore che sente crescere dentro.

“Se non farai sul serio io non riuscirò a colpirti. E non ne usciremo più.”

E sarebbe tanto orribile? Lui e Rey, imprigionati in un duello senza fine, l’uno contro l’altra, per sempre… Scuote la testa, perplesso e irritato con se stesso. Rey non è tua. Rey non appartiene a nessuno. Ha un solo modo per proteggersi. Tornare ad essere Kylo Ren il più in fretta possibile. “Non dobbiamo parlarne adesso” taglia corto. Non dobbiamo parlarne affatto.

Sola è passata oltre l’edificio principale fino ad arrivare alla parte più nascosta del muro di cinta. Lì, Pooja libera dalle fronde una porticina invisibile e la apre usando una tastiera a codici che contrasta con il suo aspetto vecchio e rovinato.

Una luce debole e giallastra si accende per illuminare il primo gradino di una scala che scende ripida verso un punto imprecisato. Sola si incammina per prima, dimostrandosi agile e veloce per una donna della sua età. Kylo Ren non fa domande e si limita a seguirla chiudendo la fila. Man mano che avanzano, il chiarore delle luci artificiali che si accendono rivelano pareti nuove e dall’odore metallico. Alla fine della discesa li attende un lungo corridoio strettissimo. A distanza, gli arriva il suono dello sciabordio dell’acqua. Il freddo e l’odore di umidità gli lasciano pochi dubbi. Il lago è sopra di noi.

Una vasta caverna si spalanca davanti a loro. E vi sono custodite armi, cannoni laser, bombe al plasma, tutte di tecnologia recente. Un intero arsenale nascosto sotto la superficie d’acqua e protetto da campi d’energia che lo rendono non rintracciabile dalle sonde.

“Eccoci arrivati” dice Sola con fierezza, incitandoli ad avvicinarsi a una balaustra e ad osservare meglio dall’alto quell’imprevisto spettacolo sul fondo della voragine. “Il vero tesoro della famiglia Naberrie.”

Kylo Ren si guarda intorno. Hux impazzirebbe per quel posto. E ci metterebbe meno di tre minuti a distruggerlo, se solo riuscisse a individuarlo

“Adesso sapete” aggiunge Pooja. “Se il Primo Ordine dovesse tentare un attacco diretto sapremmo come difendere il nostro mondo.”

Illusi. Nonostante quell’arsenale sia notevole, si rivelerebbe completamente inutile contro un’armata di Star Destroyer. Quelle armi costituiscono un ottimo fuoco di sbarramento ma nulla di insormontabile.

“Ma questo è… folle!” La voce di Rey rimbomba isterica tra le pareti. “La Resistenza è stata allo sbando per mesi. Avreste potuto…”

“Cosa? Accoglierli qui? Non è questo lo scopo.” Sola accenna un sorriso che sa di ferocia. “Sai cos’ho davanti agli occhi? Un grezzo tentativo di golpe militare. Il Primo Ordine è una potenza che non ha alcun potere legittimo. L’attentato compiuto ai danni del Senato, la distruzione di Hosnian Prime, sono gesti estremi, ma siamo ancora una repubblica. Interi sistemi stanno chinando la testa e la Resistenza è poco più di un simbolo, ma il suo stesso nome non ha senso. Il governo legittimo esiste ancora. Dobbiamo solo ricordarlo. Il Primo Ordine è una forza di invasione paramilitare non autorizzata. La guerriglia di un gruppo di ribelli non porterà a nulla. Se dovessero fallire, noi proteggeremo Naboo e ricominceremo da qui. Ma mai cederemo il passo.”

Rey si morde le labbra e sta per dire qualcosa di sbagliato. Peggiorerebbe solo la situazione. Il discorso di Sola è privo di senso e lei sottovaluta il quadro generale.

Nessuno di loro si rende conto. Il vero motivo per cui il Primo Ordine è nato non ha nulla a che fare con una semplice presa di potere. È la visuale su una forma di dominio che Palpatine ha potuto mettere in atto solo allo stato grezzo. Va ben oltre le idee di Hux e dei suoi generali sulla forma di governo ideale.

“Vi massacreranno comunque” mormora tra sé. “E ve la sarete cercata. La Repubblica ha fallito. La Repubblica è morta. Siete un ammasso di mondi allo sbando che non chiede altro che un nuovo padrone. Puoi trovarlo spaventoso. Ma è così che va.”

“Non essere così pessimista, ragazzo” lo rimprovera Sola.

Pessimista. Non sai neppure chi hai ospitato sotto il tuo tetto e credi di poter contrastare il Primo Ordine?

“Farete dei danni notevoli ma verrete sconfitti, e subirete rappresaglie terribili.” Esita, ma poi decide che, forse, gli è concesso un gesto di clemenza. “Rey ha ragione. Unire le vostre forze alla Resistenza è l’unico modo per scamparla.”

Rey gli lancia un’occhiata incredula. Anche lui è sorpreso di se stesso. A quel mondo pacifico deve qualcosa. Gli ha regalato i momenti più belli della sua vita.

“Sai come metterci in contatto con loro, Ben?” Sola sembra aver riflettuto sulle sue parole, in quei pochi istanti.

Rey sta per risponderle, poi lo  guarda sospettosa e tace. “Sì” dice infine. “Più tardi. Non ora.”

Ovviamente. Non puoi svelare i segreti di guerra al tuo avversario, vero?

Sola sta per protestare, poi osserva entrambi. “Abbiamo perso ogni contatto da quando Leia è morta. Ma sai che siamo pronti ad aiutarli. Quanto a questo…” Si guarda intorno e poi sospira. “Resto convinta che non abbiamo bisogno di appoggio. Questo pianeta ne ha passate più di quante immagini.” All’improvviso la donna sembra affaticata, come se sentisse il peso di tutte le guerre che i suoi occhi hanno visto.

“Usciamo” li invita Pooja. “Mia madre ha bisogno di riposare.”

Il percorso inverso gli sembra infinito. Per un attimo si è sentito in bilico. Solo un anno prima non avrebbe esitato a fare a pezzi quel luogo e tutti i suoi abitanti. Quanto a Rey, sembra avviluppata in un gorgo di pensieri cupi.

“Spionaggio” le sussurra Ben. “E davanti a me. Sei davvero sfacciata.”

“Non sono io a fare il doppio gioco…” risponde lei immediatamente.

È ora di finirla.

“Partiremo dopo pranzo. Sei d’accordo?” Andarsene da Naboo è diventata una necessità.

“No, ma non ha importanza.” Rey segue con lo sguardo Sola e Pooja che rientrano in casa. Altre figure si muovono dietro le finestre. Gli ospiti rimasti dalla sera precedente si stanno svegliando. E il loro viaggio è finito. Vorrebbe spezzare la tensione che si sta formando di nuovo tra loro, ma si rende conto che non è necessario. Le cose, con lei, andranno sempre in questo modo.

Lei si incammina come se non avessero altro da aggiungere, poi si volta a guardarlo ancora prima di entrare in casa. La sua mente è una porta spalancata sulla notte appena trascorsa.

“Il sole è sorto.” La sua voce gli riempie la testa.

Kylo Ren annuisce. Tornare sui propri passi è l’unico modo che hanno per svegliarsi del tutto.

****

“Ecco qua. Non ti avevo detto che era una meraviglia?”

Quella donna ricoperta di rughe ha un intero arsenale nascosto sotto la propria villa. E adesso la sta sommergendo di vestiti. Il mondo si rivela sempre più strano di quanto lei potesse immaginare quando scrutava l’orizzonte su Jakku.

Sola Naberrie ha una stanza solo per contenere i suoi abiti e gliene porge uno verde e leggero mentre una navetta attende per riportare lei e Ben fino al Falcon. Rey non ha idea di cosa potrà farne di tutta quella roba. Il suo è un genere di vita in cui la comodità è primaria, ma per nulla al mondo offenderebbe la sua ospite con un rifiuto.

“Quando ho visto l’abito che hai indossato alla festa, ho capito subito che avevi buon gusto. Questo è molto simile,  vero?”

Sì, lo è. Rey lo accetta con un sorriso. Le sue braccia sono cariche di stoffa.

Seta nera. Non sa perché l’abbia colpita proprio quello. Non vuole credere a qualche motivazione inconscia. Si tratta solo di seta nera.

“Ci sono capi che non passano mai di moda. Sono felice che possano essere di nuovo indossati” insiste Sola e sembra davvero fuori di sé dalla gioia. “Non ci crederai, ma da giovane avevo la tua stessa struttura fisica. Sono sempre stata la più alta delle Naberrie.”

Non ho più tempo.

“Volevo dirle… a proposito dei vostri armamenti.” Non può esitare ancora. Presto partiranno e deve metterla in guardia. Potersi fidare di Ben è la cosa che vorrebbe di più. Ma è un lusso che non può concedersi. Non quando entrano in ballo il Primo Ordine e la Resistenza.

Sola torna seria. Sta ascoltando. È un sollievo per Rey scoprire che non la considera solo una ragazza un po’ grezza arrivata da chissà dove.

“Dovreste spostarli. Il più in fretta possibile. E non dire dove si trovano né a me né a Ben.”

Non può dirle che suo nipote è il nemico e  che può estrapolare i pensieri dalla sua mente. Devono portare le loro armi altrove, su una delle lune o dove reputano più opportuno. Hanno appena svelato la loro potenza di fuoco al leader del Primo Ordine e non se ne rendono neppure conto.

“Ci sono molti segreti nella tua vita, vero? E in quella di mio nipote…” La voce di Sola è pacata e piena di preoccupazione.

“Ci sono poteri dai quali è impossibile proteggersi” le spiega Rey. “Informazioni che vanno tenute al sicuro. Appena saremo partiti, trovate un buon nascondiglio per le vostre armi.”

“E credi che tali, spaventosi poteri su di noi non funzionino?” Sola scuote la testa. “Se decidessero di farci parlare…”

“Per questo dovrete sfruttare il fattore sorpresa” le spiega come se avesse il diritto di dare lezioni di strategia a qualcuno. Lei non è Leia. Non sarà mai Leia. Chissà cosa avrebbe detto lei, al suo posto. “Se si aspettano un attacco dalla regione dei laghi non saranno preparati a un colpo scagliato da un’altra direzione.”

Vi faranno a pezzi. Ma potrete ferirli. E farà male.

“Stai parlando di una forza militare in grado di disintegrare interi sistemi.” Sola non sembra spaventata. La sua è solo rassegnazione e voglia di tenere duro fino all’ultimo istante.

“La loro arma di distruzione di massa non esiste più.” Non vuole pensare alla Starkiller né a quello che è successo nelle sue viscere. “Ma sapete che sarebbe una battaglia impari. Allora perché avete messo insieme quell’arsenale?”

“Hai fatto la stessa domanda a Leia quando vi siete ritrovati braccati e disarmati?” le chiede la donna.

Sì, l’ho fatto. Ricorda benissimo la fuga da Crait, il fatto che considerasse ogni speranza definitivamente spenta. Il kyber vibra sul suo petto come se volesse comunicarle qualcosa.

“Sai che la fine della guerra sta arrivando?” le chiede Sola.

“Sì, se le cose andranno come spero.” Lei porterà Ben Solo dai suoi compagni. Lui fermerà l’avanzata del Primo Ordine. E potranno ripartire da zero.

“Finirà comunque. In ogni caso. Tu sei certa che la vostra guerriglia avrà la meglio?” Gli occhi di Sola sono due sonde che sembrano scrutarle l’anima.

“Se non lo fossi, avrei già abbandonato tutto tempo fa” mente Rey.

Non è quello che hai fatto? Credi ancora di essere qui per uno scopo? Ipocrita…

“Io credo nelle brutte sorprese, Rey.” Sola sospira, poi le toglie gli abiti dalle braccia e li consegna a un droide perché li pieghi. “Ho visto sorgere l’Impero. Non sottovaluto mai gli assi nascosti nella manica di un avversario.”

“La Forza è con noi” le risponde sicura. È così? O è dalla parte di Ben? Ha un solo modo per scoprirlo. Deve combattere con lui un’ultima volta.

“Mi auguro che tu abbia ragione.” Sola Naberrie potrà vivere ancora a lungo. Rey la abbraccia, promettendo a se stessa che il resto dell’esistenza di quella donna sarà serena.

“Grazie di tutto, zia Sola.” Nonostante i sussurri maligni. Nonostante la crudeltà nascosta delle parole e degli sguardi. “Sono stati i due giorni più belli della mia vita.”

“Tornate a trovarmi, bambina. Quando sarete entrambi più tranquilli” la invita la donna ricambiando il suo abbraccio.

Forse lo saremo, un giorno. Forse…

 

 

Il vascello che Sola Naberrie ha fornito loro per raggiungere il Millenniun Falcon sarebbe veloce se il pilota non se la prendesse tanto comoda. Kylo Ren sta smaniando. Lasciare Naboo in quel momento è la cosa che desidera più. Il fatto che Rey sia di cattivo umore è un incentivo. Sperava che quel viaggio potesse rasserenarla, invece le ultime ore hanno guastato tutto.

Liquidare quelle armi sarà questione di una manciata di minuti. Sempre che non decidano di spostarle.

Non ha nessuna intenzione di colpire Naboo, ma non gli piace l’idea che qualcuno pensi di poterlo fregare. Neppure se si tratta dell’adorabile zia Sola.

Lei non sa chi sono. Non dovrei prenderla sul personale.

“Siamo in vista della foresta sacra” annuncia il pilota. “Come siete riusciti ad atterrare senza permesso, ragazzi?”

Ragazzi? Quanta inutile confidenza. Non uccide qualcuno da troppo tempo…

Vorrebbe dire al pilota di farso i fatti suoi, ma Rey non riesce proprio a stare zitta. “È una nave da contrabbandieri. E lui non è il tipo di persona che rispetta le regole.”

“Disse la ladra di rottami…” nonostante tutto, averla vicino è piacevole. Respirare la sua aura lo inebria.

“Si chiama bottino. Ed ho diritto di appropriarmene. È inutile. Non riuscirai mai a farmi sembrare peggio di quanto sono” protesta lei mentre la voglia di baciarla cresce. Sono passate troppe ore, lei era nuda e ricoperta di sudore e si agitava sotto di lui e…

“Non si accalori, signorina Rey” la riprende la droide a cui lei ha dato il nome di Lo-La. “I suoi parametri sono già sufficientemente sballati. Il suo battito cardiaco accelera in prossimità di Sua Altezza. Quanto a lui, il suo sangue sta affluendo…”

“Sta’ zitta, rottame” la interrompe Kylo Ren. Non ha bisogno di un check up improvvisato. Sa benissimo quale effetto gli fa Rey. E non vuole sentirlo annunciare ad alta voce.

“Non insultare la mia droide” lo rimprovera lei.

“Non è la tua droide. Te l’ho solo prestata.” Le ha offerto l’intera galassia, solo un anno prima. Le cose non sono cambiate. Se solo Rey lasciasse dietro di sé ciò che la vincola lui metterebbe il mondo ai suoi piedi, e non solo quella droide dai chip datati.

“Mi permetto di dirvi che il comportamento che state tenendo non è consono” si intromette C-3PO.

“Stai zitto anche tu.” Come accidenti è finito in quella situazione? Con il droide protocollare di sua madre, la nave di suo padre che lo aspetta e una ragazza ribelle che lo ha ridotto a un burattino dopo due giorni trascorsi presso i parenti di sua nonna.

È ridicolo. È assurdo. Ed è bellissimo.

“Sì. Stiamo zitti. Voglio godermi il paesaggio. Non so se vedrò mai più qualcosa di tanto bello” Rey si volta verso il finestrino e osserva Theed dall’alto e lui non può fare a meno di guardarla. È salita a bordo carica di vestiti ricevuti in dono da Sola ma a lui piace con i suoi vecchi abiti da figlia del deserto. A lei non servono artifici.

Ma si è tenuto le sue scarpe, come le spoglie di un nemico sconfitto o la pelle di un animale cacciato. Non ha intenzione di restituirle i suoi sandali argentati anche se sente di stare sfiorando il feticismo. Tendi a scappare. Dovrò pur tenermi qualcosa di tuo per ricordarmi quanto eri nociva.

Allunga la mano e intreccia le dita con le sue. Dopo un attimo di perplessità Rey stringe a sua volta. Lei farà sempre la scelta che reputa giusta. Non c’è possibilità di un percorso comune. Ma quei momenti appartengono a loro.

“Ecco il Falcon, signore” dice C-3PO.

Quando la navetta atterra si congedano dal pilota e lo ringraziano, raccomandandogli di portare i loro saluti a Sola Naberrie e alle sue figlie. Infine, il piccolo trasporto riparte, veloce come la punta dorata di una freccia. Han sta già correndo verso di loro. Indossa solo i pantaloni e i suoi capelli sono più arruffati di quando lo ha scovato in una delle stive della Finalizer. Un altro giorno e avrebbe finito per diventare uno wookiee d’adozione.

“Ehi! Siete vivi!”

Come accoglienza non è decisamente il massimo ma Rey lo abbraccia come se non lo vedesse da anni.

“Ehi, che le prende?” chiede Han tentando di divincolarsi.

“Non chiederlo a me.” Rey, sempre affetta dalla nostalgia. Rey che ha bisogno di sentirsi amata e compresa. Perché mi riesce così difficile?

Rey lo incenerisce con lo sguardo. Lui ricambia. Non ha mai amato nulla e nessuno in quel modo. E lei lo sa. Ma non le basta. Non può bastarle.

Chewbacca sbuca dagli alberi, ricoperto di rami e fogliame, con la balestra puntata contro di lui. Concede a Rey una pesante pacca sulle spalle, poi lo guarda e ringhia. Temeva che le avesse fatto del male. È assolutamente ovvio.

Capisco.

“Partiamo subito?” chiede Han.

Kylo Ren annuisce, poi cerca una reazione sul viso di Rey ma lei sembra completamente indifferente.  

Quando salgono sul Falcon, Chewbacca si siede immediatamente alla postazione del pilota. Kylo Ren dà per scontato che Rey gli farà da secondo ma non è così. Lei si defila immediatamente, raggiungendo la sua cuccetta. Per un attimo pensa di imitarla, ma arriveranno alla Finalizer in una mezz’ora. Esita, poi si siede accanto allo wookiee. La prospettiva da quel punto gli è dannatamente familiare. È lì che suo padre gli ha dato i primi rudimenti del volo. La stretta allo stomaco non arriva inaspettata. Continua a odiare quella nave. Fa sanguinare tutte le sue ferite interiori.

L’atmosfera di Naboo è dietro di loro e il cielo è di nuovo nero e puntinato di stelle quando Chewbacca si rivolge a lui nel suo linguaggio grezzo.

“Han non vorrebbe vederti morto. Ma io ti ammazzerò lo stesso. Perché sei una belva e non meriti pietà per quello che hai fatto.”

Io non voglio la pietà di nessuno.

Quando il Falcon atterra nell’hangar principale della Finalizer, il suo disagio non è passato.

“Sarà meglio chiuderla qui” dice a Chewbacca.

E poi sparirai, te ne tornerai su Kashyyyk o dove preferisci e sarai fuori dalla mia vita con tutto quello che rappresenti.

Chewbacca ringhia di nuovo, poi la sua mano irsuta cala sulla sua spalla e lo afferra, costringendolo ad alzarsi.

“Che c’è? Vuoi riprovarci?” lo provoca Kylo Ren. Gli ci vorrebbe solo un istante per fermare il cuore di quell’enorme bestione. La forza bruta non può nulla contro i suoi poteri.

Lo wookiee parla in modo talmente rabbioso che non riesce a comprendere le sue parole, ma non gli importa. Il suo sguardo si sposta sulla bandoliera che Chewbacca porta a tracolla. “Avanti. Stavolta prendi meglio la mira.”

L’urlo furioso dello wookiee gli fa male ai timpani. Un altro conto da chiudere. Dopo, perfino quel dolore passerà.

“Chiudiamo la faccenda, Chewbacca il grande. Io e te. Senza armi e senza trucchetti mistici.” Colpisci. Sfoga la tua rabbia. Non importa. Ti ricambierò il favore.

Un pugno gli arriva in faccia facendolo volare via dalla postazione di guida. Il sapore del sangue gli riempie la bocca mentre tutto intorno a lui si fa annebbiato e confuso. Trattiene l’istinto di usare la Forza quando altri colpi gli arrivano addosso.

Gli sembra quasi di sentire la voce beffarda di suo padre. “Attacca i suoi punti deboli, Ben. Non ti ho insegnato proprio nulla?”

La testa gli ronza ma riesce a rimettersi in piedi e colpisce Chewbacca alla mascella. Il dolore si propaga lungo il suo braccio. Forse si è fratturato una mano ma continuerà a usarla fino a quando quella storia non sarà finita. Non ha il tempo di riflettere. Lo wookiee lo colpisce allo stomaco. Stavolta, quando cade a terra, Kylo Ren non riesce a reagire.

Bene. Sei soddisfatto, adesso? O vuoi ancora uccidermi?

Dopo un attimo lo wookiee crolla a sedere a terra. Non è ferito. Quelli sono i lamenti di una bestia che soffre. Il gigante di Kashyyyk sta piangendo.

“Ma siete impazziti?” Rey e Han li fissano dall’ingresso della cabina di pilotaggio.

“Tranquilla. È tutto a posto.” Dammi solo un attimo… per capire perché tutto mi balla intorno.

Lo sguardo di Rey è quello di chi ha capito ogni cosa e ha deciso di non intromettersi. “Chewie, stai bene?” chiede, avvicinandosi allo wookiee in lacrime.

Rey sa che non si è fatto niente ma Kylo Ren capisce perché chieda prima a lui. Chewie piange e annuisce. Non ha ferite  ma è lui quello che sta peggio. Sta pensando a Han Solo ammazzato da suo figlio, un bambino che ha tenuto in braccio e che conosce da sempre.

Sarebbe dovuto diventare tutto più facile, con la tua morte. Invece mi perseguiti, papà, mi perseguiti e non posso neppure parlarti…

Dopo un attimo Rey si inginocchia vicino a lui. Accenna a toccargli il viso ma Kylo Ren si scosta.

Non voglio farti pena, scavarifiuti.

“Perché?” chiede lei con dolcezza.

Cosa potrebbe risponderle? Si sente gli occhi lucidi e la testa confusa.

“Vieni. Andiamo a farti dare una sistemata” Rey lo aiuta ad alzarsi. Gli gira la testa, ha bisogno di appoggiarsi a lei, quindi non rifiuta il suo aiuto per scendere dal Falcon e raggiungere i turboascensori.

“Doveva succedere, prima o poi, vero?” chiede lei mentre inizia la salita verso il med-lab.

“Sì.” Ed è stato perfino bello. Aveva smesso di sentirsi di carne e ossa da troppo tempo, dal giorno in cui ha capito di essere diverso da tutti gli altri.

I droidi medici si mettono all’opera non appena lui si sdraia su uno dei lettini. Deve avere un paio di costole rotte, come minimo. Una chiazza blu gli si allarga sul fianco e sente già gonfiarsi la parte sinistra della faccia.

“Se ci tenevi tanto a farti ammazzare potevi chiedere a me” gli dice Rey squadrandolo con l’aria di chi ha una lunga serie di rimproveri da fare.

Lo terrò presente…

“È stata solo una scazzottata tra uomini.” Niente altro che una rissa da taverna. Se lo ripete fino ad arrivare a convincersene. Nessuna vendetta, nessuna colpa. Solo uno stupido essere umano che si fa prendere a pugni da uno wookiee infuriato.

“Quanto testosterone tutto in  una volta…” Rey ride e quel suono gli fa più bene del bacta che gli stanno applicando.

“Chewie si è trattenuto.” Avrebbe potuto ammazzarlo e non lo ha fatto. Probabilmente anche lui ne è sorpreso.

“Anche tu” commenta Rey.

Kylo Ren tace. Non riuscirebbe a spiegarle perché non abbia usato la Forza ma è certo che Rey lo capirà da sola, prima o poi.

“Ti senti meglio, adesso?” gli chiede lei avvicinandosi.

No. Il rimorso è ancora lì, tagliente e feroce. Il giorno in cui ammetterà con se stesso che suo padre gli manca sarà l’ultimo della sua vita. Per ora, non importa. Importa solo lei.

“Mi sento meglio se resti con me, invece di scappare come hai fatto stamattina.”

Non puoi infierire su un uomo ferito. Parlami.

Ma Rey fa di più e lo obbliga a spostarsi per farle spazio sulla branda.

Così va bene. Kylo Ren sorride tra sé, passandole un braccio intorno alle spalle e attirandola più vicino. Presto partiranno e il sistema di Naboo non sarà più in vista. Si chiede se questo chiuderà la faccenda, se quello che è successo resterà davvero un evento isolato, come avevano deciso.

“Sai qual è la cosa buffa?” le dice. “Se ti chiedessi di mollare tutto e venire via con me, di dimenticarci della guerra e di tutto il resto e di darci insieme al contrabbando o all’allevamento di porg o qualunque altra innocua idiozia, lontani da tutto quello che conosciamo e che siamo stati, tu mi diresti di no. Perché tu sei un ideale vivente.”

“Tu non me lo chiederesti mai” gli risponde Rey.

“Mettimi alla prova.” Sa bene che lei ha ragione. Ma la tentazione di scomparire con lei in un posto dove nessuno potrà più trovarli si fa più forte man mano che i giorni passano.

Non posso. Non ora.

“Dove stiamo andando?” chiede lei.

Kylo Ren chiude gli occhi. Quando ha cercato nelle mappe stellari il primo pianeta a subire gli effetti dello squilibrio, il risultato non lo ha sorpreso. Un piccolo globo avvolto da una spessa coltre di nubi giallastre mentre sulla superficie ribolle l’inferno.

“Ad affrontare il mio ultimo avversario“ le risponde. Restano ancora due Cavalieri. Uno di loro cederà senza combattere, ma l’ultimo sarà un nemico particolarmente tenace e ostinato.

“E se, invece, venissi via con me?” La domanda di Rey lo spiazza, ma solo per un attimo.

“Stai bluffando. Lo sai che dovrai affrontarmi. Anche se tu hai bisogno di darti motivazioni concrete. Però sarebbe bello…”

Lei resta in silenzio, poi, come se facesse una fatica enorme, decide di aprirsi di nuovo. “Ho provato l’impulso di ucciderti mentre dormivi. Me ne sono andata per questo motivo. Una voce sussurrava. Mi diceva di colpirti e mettere fine a tutto.”

“Sussurrava? Lo sentivi nella tua testa?” Prova una stretta alla gola improvvisa. Conosce quella sensazione nauseante.

“Sì” conferma Rey e lui stringe istintivamente le dita intorno alla sua spalla. È lei il nuovo burattino? L’arma a cui succhiare il potere? Snoke è morto. Continua a ripeterselo, ma sa che quello è un dettaglio privo di importanza.

Snoke, consumato dal Lato Oscuro. Ricettacolo di un potere che logora.

“Sentivo che, se tu fossi morto, io avrei ottenuto il tuo potere e sarei stata forte abbastanza da vincere questa guerra da sola” continua Rey e ogni sua parola spalanca prospettive spaventose eppure magnetiche. Rey ha rubato le sue abilità dalla sua mente. Snoke ha detto che i loro poteri si equivalgono e crescono insieme.  

Ma se così fosse…

Uccidere Rey vorrebbe dire prendere le sue capacità? La sua luce?

“Lo so. È assurdo” conclude lei.

“Forse no.” Le voci, il buio che diventa tentazione, si faranno più potenti su Mustafar. “Il luogo in cui stiamo andando è pericoloso e, se davvero qualcuno sussurra nella tua testa, dovresti starne lontana.”

“Non ho intenzione di rintanarmi in un angolo a tremare” risponde lei stizzita. “Io non mi lascio tentare. Io mi lascerò guidare della Forza. Sei tu quello che scappa. Prima o poi me lo dirai? Cosa ti ha fatto lasciare tutto? Senza  infarcire il tuo racconto di derive mistiche.”

“Ti ho dato la caccia per un anno….” Gli sembra passato un secolo da quando ha mandato i suoi uomini a uccidere chiunque avesse divulgato la leggenda di Luke Skywalker. Ma è stato proibito a chiunque di toccare l’ultima Jedi. Dovevano solo stanarla e portarla da lui. Poi l’avrebbe uccisa con le sue mani. Ma le cose sono andate diversamente.

Sua madre è morta di morte naturale, una fine meschina per una guerriera. È stato allora che sono iniziate le visioni. Ricorda una riunione con i generali e la sua mente che è fluttuata via, verso le Regioni Ignote, dove tutto ha avuto inizio. Verso una forma di potere spaventosa e inarrestabile.

“E adesso che sono qui nulla è andato come credevamo” insiste lei.

“Ne sei sicura?” In realtà, ora gli sembra quasi di poter vedere il disegno nella sua interezza. Perfino la presenza dei Cavalieri di Ren è facilmente collocabile nel tessuto della predestinazione.

Il droide medico ha finito. La sua faccia e il suo fianco sinistro sono impiastrati di bacta ma in un paio di giorni sarà come nuovo. Rey solleva la testa dalla sua spalla per guardarlo negli occhi. “Direi che è ora di toglierci di qui. Allora? Dove andiamo?”

“Dove è iniziata la vera storia degli Skywalker. Mustafar.”

***

R2 proietta immagini olografiche del pianeta che li attende oltre il salto nell’Iperspazio. Rey non ha mai visto nulla del genere. I fiumi di lava che si sono spalancati sotto i suoi piedi sul devastato Ilum sembrano torrenti montani, al confronto.

Le informazioni che il droide può darle non sono sufficienti. È preda dei brividi e non ne capisce il motivo. Fiamme dal cuore nero le invadono la mente e gli occhi. Devono tornare indietro o nessuno dei due ne uscirà vivo e ogni progetto di raggiungere il cuore della Forza andrà in fumo.

Sarebbe un male? I suoi piani malsani svanirebbero con lui. Lascia che vada. Non hai bisogno di lui. Puoi andare da sola, ghermire la Forza e aiutare i tuoi compagni…

Di nuovo percepisce quegli artigli gelidi ghermirle il cuore. Non deve ascoltare se non vuole finire come lui o come…

Vader…

R2 le mostra un luogo che svetta su un altopiano roccioso e circondato da lava ribollente, una costruzione nera come la notte che punta verso il cielo fumoso come una lancia intrisa di veleno. Il droide dà voce alle sue paure. Quella era la dimora privata di Darth Vader.

Che cosa hai in mente, Ben?

Chiude gli occhi mentre qualcosa di vivo e pulsante urla per farsi ascoltare.

Non è solo questo. C’è di più. Ho già provato questa sensazione. Su Ahch-To. Potente la Luce, potente l’Oscurità.

“Non devi sbarcare su quel pianeta, Rey. Non sei ancora pronta.”

Rey sobbalza quando Anakin appare alle sue spalle. Una mano luminosa si posa sulla calotta tonda di R2. Lei si chiede se il droide percepisca la sua presenza e anche se abbiano mai avuto un legame. Immagini di una vita che non è la sua si risvegliano nella sua coscienza.

“Sono solo un’ospite su questa nave. Non decido io dove debba dirigersi” risponde. Non vuole che la sua paura traspaia di fronte a lui. “E comunque… pronta per cosa? Per affrontarlo? Cosa c’è in quel posto di tanto terribile?”

“Se ti dicessi che rischi di non procedere oltre?” chiede Anakin dando voce ai suoi timori.

Credi che non ci abbia pensato?

“E la leggendaria Lindòrea?” chiede Rey senza riuscire a nascondere il sarcasmo che le brucia la lingua.

“Hai idea di cosa sia successo in questo posto?” la incalza lo spettro.

Quella conversazione sta diventando una sfida tra domande inutili. Forse ha ragione Ben. Dovrebbero smettere tutti e due di ancorarsi al passato. Non importa quale infestazione abiti ancora il paesaggio tetro di Mustafar.

“Io devo affrontarlo e convincerlo a salvare i miei compagni. Qui o altrove non ha importanza.” Deve restare focalizzata su quel semplice punto. Quello che è successo su Naboo, quello che sta ancora succedendo tra loro non può distogliere la sua attenzione da ciò che è giusto.

“Questo è un luogo di tenebra. Se ti addentrassi nel buio potresti non tornare indietro.” Le parole di Anakin sono fin troppo simili a quelle che le ha detto Luke molto tempo prima. Allora non ha ascoltato e non intende farlo neppure ora.

“Io non ho paura” mente Rey.

“Non ancora. Guardami.” Quello di Anakin non è solo un ordine. La Forza stessa la obbliga a fissarlo negli occhi.

“Guardami davvero” insiste lui.

I suoi occhi hanno il colore della brace rovente e lame di dolore entrano in lei attraverso quello sguardo, lacerandola. I suoi ricordi sono fiumi di lacrime e lava. Sono carne bruciata e odio. Una stretta alla gola le mozza il respiro. Rey si porta le mani al collo, tentando di liberarsi, ma non trova nulla su cui fare presa. Quel dolore non le appartiene. Qualcun altro l’ha vissuto, anni prima che lei nascesse. Poi l’aria le invade di nuovo la trachea e, con un colpo di tosse e gli occhi che bruciano, si rende conto di essere ancora viva. Le gambe non sono in grado di sostenerla e si lascia cadere sul letto, tentando di capire cosa sia successo con esattezza. Non era lei. Ha vissuto per pochi istanti nel corpo di un’altra donna, più fragile e minuta di lei. Il ventre pesante e il cuore a pezzi e poi quella sensazione di soffocamento.

Devo calmarmi…

“Si sente bene, signorina Rey?” La voce di Lo-La è distante e preoccupata. Ai suoi occhi artificiali, lei è solo un’umana che ha avuto un inspiegabile crollo mentre monologava tra sé dicendo frasi assurde.

Devo calmarmi. Padme era debole e incinta. A me non succederà nulla di simile.

Si guarda intorno. Lo spettro è ancora lì, come un giudice pronto ad emettere una sentenza spietata.

“Se tuo nipote provasse a fare qualcosa di simile io saprei come difendermi.” Quel giochetto mentale non servirà a farla desistere. Lei ha imparato a sopravvivere prima ancora di perdere i denti da latte. E Kylo Ren non le fa più paura.

“Non è per lui che temo” sentenzia Anakin Skywalker, spiazzandola. “Non in questo momento. Lui non può andare più a fondo. Sei tu quella a rischio.”

Davvero? Rey ripensa alle emozioni contrastanti che l’hanno invasa, al desiderio di ucciderlo, non per giustizia o per un ideale, ma per veder crescere il proprio potere. Eppure non ha mai amato nessuno quanto ama lui. Per quanto quell’idea la spaventi, non può fingere che non sia così.

Lo ucciderei per poterlo salvare. Ma non so a quale parte di me appartenga questo pensiero.

“Qui ci sono delle risposte, maestro Skywalker?” È  la prima volta che lo chiama in quel modo, ma ha un disperato bisogno di qualcuno che le faccia ancora da guida.

Si aspetta una risposta criptica ma lui le dice semplicemente “Sì.”

“Allora non credo di avere altre opzioni.” Non le resta molto tempo. Se esiste una verità, nascosta da qualche parte, allora deve coglierla.

“Non fare passi avventati” le raccomanda lo spirito.

Come se avessi scelta. “Perché questo potere è toccato a me? E cosa ha a che fare con Ben?”

Il silenzio di Anakin le è fin troppo familiare. Ma è stanca di ottenere solo misteri che si sommano ad altri misteri.

“Allora dovrò scoprirlo da sola e continuerò ad avanzare fino a quando non saprò la verità.” Chi sono? È una domanda che ciascun essere senziente si pone, almeno una volta nella vita, di questo ne è sicura. Ma, per lei, quel quesito ha un peso maggiore.

“Non lasciare che i tuoi sentimenti ti ostacolino” si raccomanda Anakin.

Questo è un consiglio da Jedi o da Sith? Non siete poi così diversi… “Lascerò che i miei sentimenti mi tengano a bada” gli risponde, sentendosi sicura di sé, per la prima volta dopo molto tempo. Devo tenere a galla me e lui.

Rey sente un fremito improvviso provenire da lui. Sono usciti dall’Iperspazio e la vicinanza di Mustafar lo fa tremare.  

“Ho il permesso di entrare in casa tua, Discepolo del Lato Oscuro?” Si rende conto di volerlo ferire, per i suoi silenzi e i suoi enigmi. Poi comprende che lui ormai ha raggiunto uno stadio di equilibrio perfetto e che nulla può più colpirlo.

Anakin le sorride. “La mia casa è su Tatooine. In cenere. Ma puoi entrare in quel castello stregato, se proprio non c’è modo di farti cambiare idea.”

Rey si chiede se sappia dei fiori che ha deposto sulla tomba di Shmi. E se, in qualche  modo, abbia potuto rivedere le persone che ha amato.

“Io non ho certezze” gli spiega,  cercando il suo appoggio. “Ma non smetterò di credere che, alla fine, tutto andrà bene. È un insegnamento che mi ha lasciato tua figlia.”

L’aura di Forza che circonda Anakin vibra di nostalgia e tristezza.

“Porta R2 con te. Se tu aspiri al buio, allora Ben deve essere la luce.” Lo spettro esita. “ Sii prudente” mormora, poi scompare.

Lo Star Destroyer sta scendendo nell’atmosfera del pianeta. Dovrebbe lasciare la sua stanza e osservare Mustafar con i propri occhi, ma ha i brividi. Si sdraia passando le dita sull’abito verde ricevuto in dono da Sola piegato accuratamente sul letto. Le sembra passata una vita. Deve riprendere a studiare. La complessità dei testi Jedi non le dà tregua. Sta imparando molte cose sulla storia dell’Ordine originario ma i volumi più vecchi sono i più ostici. Un improvviso attacco di nausea la squassa. Le sembra di essere coperta da una patina bollente. Ed è peggio di quando è finita nella Fossa.

Anakin ha ragione. Se scendo su Mustafar è finita.

Deve pensare a se stessa. Non può seguire Ben. Non questa volta. La durezza dei suoi muscoli. Sembrava fatto di marmo caldo. Si sente avvampare. Ricorda a se stessa che non deve ripetersi e che si è trattato solo di un dono che si sono fatti reciprocamente.

È stato Ben Solo per me. Adesso sta riprendendo il cammino che ha scelto.

Prende la spada spezzata di Anakin e la infila nella borsa. È un gesto istintivo. Ormai quell’arma non è altro che un inutile guscio vuoto.  

“Signorina Rey, credo ci tenga a sapere che il Tie  Silencer è appena partito in direzione del pianeta.” La voce di C-3PO le ricorda che Ben è un folle.

E io devo andare a sfidarlo. Subito. Non posso aspettare.

Un altro brivido. Un sussurro che le dice “Vieni…”

Cosa farebbe Luke, al suo posto?

Sono troppo giovane per scappare a nascondermi su un’isola. Lui, alla mia età, non si è tirato indietro. Farò lo stesso e lo renderò fiero di me.

 

 

Le pianure di Gahenn sono scure e vetrose come lame taglienti. La lava solidificata attraverso ere geologiche fa slittare il Silencer quando Kylo Ren atterra alle spalle della costruzione disabitata. Scende dal caccia e solleva gli occhi verso il ventre della Finalizer che fa da tetto alla piana che emerge dal magma, appena al di sotto dell’atmosfera giallastra.

Presto…

Il suo messaggio è partito. Ora deve solo attendere. L’ultima sfida, l’ultima sottomissione e poi l’ultimo traguardo. Se è nato con uno scopo, senza avere alcuna possibilità di scelta, allora farà in modo di dominare quello scopo come se ogni decisione presa fosse stata sua.

L’aria è densa di gas ma respirabile, fa bruciare i suoi polmoni. Il caldo è terribile e la fuliggine gli si incolla addosso. Eppure, in quel luogo, tutto acquisterà un senso compiuto.

Il castello è una scheggia macabra che svetta sulla pianura mentre, ai suoi piedi, la rossa linfa del pianeta ribolle. Kylo Ren si lascia il Silencer alle spalle e avanza tremando verso la roccaforte di Vader.

Parlami…

La via d’accesso è sigillata. Il castello è un artiglio d’ossidiana che si innalza liscio verso il cielo giallo e malato. Kylo Ren lo fissa immobile. L’aria lo avvolge in un bozzolo confortante. Il Lato Oscuro è ovunque. Poi una pugnalata lo colpisce al cuore. Un dolore acuto, e il desiderio di fuggire si impossessano di lui. Lontano da quel posto, prima che sia tardi. Se resta, tutto sarà perduto.

È una pazzia. È qui che dovevo arrivare.

Si concentra fino al punto in cui le vene sulle sue tempie rischiano di scoppiare. Ma la Forza si ribella e il portale resta chiuso come un sepolcro.

Quelle sul suo viso sono lacrime. Gli sembra di sentire passi cupi e pesanti oltre le mura nere, un respiro metallico e doloroso. L’ombra di Vader si aggira ancora in quel posto? Rimasugli di ciò che Anakin Skywalker ha rinnegato in punto di morte.

“Vattene…” La voce di suo nonno è distorta e cupa.

Kylo Ren muove un passo ma le gambe gli cedono e si ritrova in ginocchio. Il suolo è rovente, nonostante i guanti. Vorrebbe rimettersi in piedi ma è come se qualcosa lo inchiodasse a terra.

Non torno indietro. Scordatelo. Tu hai fallito. A me non succederà. E…

Quelli sono gli stivali di Rey. È in piedi accanto a lui e sente i suoi occhi addosso. Al suo fianco, R2 squittisce fastidiosamente.

“Non sembri in forma” gli fa notare e a lui non sfugge una punta di derisione nella voce della ragazza. “Hai due costole fratturate e la tua faccia sembra una cartina geografica. Dovresti riposare.”

Kylo Ren si rialza a fatica, stringendo i denti. Non le darà mai più la soddisfazione di vederlo a terra.

“Credevi davvero che sarei rimasta zitta e buona nella mia stanza?” gli chiede, stizzita.

“Tutt’altro. Ci hai messo fin troppo ad arrivare.” Vorrebbe farle notare che si è semplicemente mosso, senza pensare troppo a cosa avrebbe fatto lei, ma non è il momento migliore per ferire il suo orgoglio.

“Questo posto mi fa venire i brividi.” Gli occhi di Rey si spostano da lui alla costruzione nera.

“Solamente i brividi?” Lui sta malissimo. È come se una febbre violenta l’avesse colpito senza preavviso. Se riuscisse a fermare il tremito che lo domina, potrebbe smettere di avere voglia di voltare le spalle e andarsene.

No. Piuttosto resto qui fino a quando non sarò morto.

Rey lo fissa di nuovo. Non capisce. Non sta male quanto lui. Lei è bene accetta.

Maledizione…

“È una specie di enorme calamita…” continua, affascinata dallo spettacolo che si trova davanti.

“Questo posto è costruito su un antico tempio Sith. Pochi luoghi sono altrettanto oscuri.” Kylo Ren esita. “Se varchi la soglia potresti cambiare per sempre.”

“Correrò il rischio.” La spavalderia di Rey sembra sincera. Forse, davvero non si rende conto di cosa potrebbe succederle.

“Non capisci. È qui che Vader ha raggiunto il punto di non ritorno” tenta di spiegarle ma le sue stesse parole gli suonano ridicole.

“Un ritorno c’è stato…” Rey sa sempre cosa dire per colpirlo più a fondo.

“Lui aveva un motivo. Tu no. Sarebbe più saggio se tornassi a bordo.”

“Ascoltami bene.” Rey sembra ferita, ma lui non ne comprende il motivo. Le ha detto semplicemente la verità. O si crede così tenace da poter osteggiare il Lato Oscuro per amore della sua ridicola causa? “Togliti dalla testa di avere assunto un qualche genere di potere sulla mia persona. Tu non puoi dirmi cosa fare. Continuerò a prendere le mie decisioni da sola. Chiaro?”

Kylo Ren ignora quella reazione assurda. Le ha dato un suggerimento, non un ordine. Ma si tratta pur sempre di Rey. Non ha idea di cosa voglia davvero, ma è certa che fare il contrario di ciò che lui le dice sia sempre un’ottima idea.  Chissà se si rende conto che, da quando è tornata, è stata lei a tentare costantemente di indirizzarlo.

“Questo posto diventerà presto un campo di battaglia” le spiega.

“Non sarebbe una novità.” Lei solleva le spalle con noncuranza.

“C’è un motivo. Ci sono cose del Primo Ordine che non sai.” Presto arriveranno. E dovrà combattere. Viene colto di nuovo dalle vertigini. Barcolla ma riesce a restare in piedi.

“Stai bene?” gli chiede Rey sostenendolo per un braccio. “Si tratta di quei pensieri che non riesco a raggiungere, vero?” continua poi. “Perché me li nascondi?”

“Perché siamo in guerra.” Tu non hai idea di cosa si stia muovendo… E il Primo Ordine è solo l’ennesimo campo di battaglia dove branchi di belve si contendono il potere. “Una guerra di cui tu e i tuoi compagni non vi siete neppure accorti…” Glielo mostrerà, non appena starà meglio, così la smetterà di chiedergli come mai abbia preferito andarsene.

Rey lo guarda perplessa, mentre un’altra fitta di dolore lo squassa. “I tuoi stivali…” le dice. Quella stoffa costosa…

“Cos’hanno che non va?” chiede lei sollevando un piede per osservare una delle sue calzature come se la vedesse per la prima volta.

Lui scuote la testa, poi si concentra di nuovo sul portale che resta sigillato.

Rey segue il suo sguardo, poi solleva una mano col il palmo teso rivolto verso l’ingresso del castello. “Sai, prima di entrare in casa sua, ho avuto il buon gusto di chiedere il permesso a tuo nonno.”

“L’hai visto di nuovo?” L’idea che lo spettro di Vader continui a manifestarsi a lei continua a provocargli un sussulto di rabbia. Intrusa, è il pensiero che gli invade la mente. È malsano, crudele e deviato. Appartiene a quella parte di sé che non accetterà mai l’idea che Rey gli sia superiore. Che lei abbia raggiunto il traguardo che a lui è stato precluso fin dalla nascita. Rey, splendida, luminosa e potente…

“Proteggila…” La voce di suo nonno sussurra nella sua testa. È questo, dunque, il suo scopo? Fare da scudo a quella ragazza?

No. Nessuno di voi potrà mettersi fra me e lei, decidendo il nostro percorso. Per quanto sia potente, per quanto la Forza l’abbia scelta, lei è solo Rey di Jakku. Lei è una bambina con le vesciche sulle mani. È una principessa vestita di rosa. L’unica compagna che abbia mai avuto. Non voglio saperne delle profezie che la riguardano. Lei è solo la mia Rey di Jakku.

Rey con gli occhi chiusi, il volto teso e profondamente concentrato... Un rumore stridulo e pesante rimbomba nella vallata quando il portale, lentamente, si spalanca come una gola pronta ad ingoiarli entrambi.

“Andiamo” Rey si asciuga il sudore dal viso con il dorso  della mano. È stanca ma determinata. “Ormai è tardi per tirarci indietro.”

Kylo Ren la segue mentre lei sprofonda per prima nella roccaforte di Vader. Proteggerla?

Ha spezzato i sigilli di quel tempio dannato in pochi istanti e con il minimo sforzo. Proteggere lei? Ha agito come un Maestro e non si è neppure accorta di avere attinto al Lato Oscuro.











 
   
 
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