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Autore: Scaramouch_e    08/03/2019    4 recensioni
[Maylor, Jim x Fred altre varie ed eventuali]
Dicembre 2014: quando in Inghilterra entra in vigore la legge per la quale le coppie gay si possono sposare, Freddie Mercury e Jim Hutton, tramite rito civile convolano a nozze.
Brian May e Roger Taylor partecipano al matrimonio anche se adesso, per ragioni sconosciute ai più, si odiano.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, Jim Hutton, Roger Taylor
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Wedding Queen
 

Disclaimer: Dichiaro che i Queen non mi appartengo, appartengono solo a loro stessi, e che le cose descritte all'interno della fanfic sono di pura fantasia.
Ringraziamenti: Ringrazio la mia beta, evelyn80, grazie mille per l'aiuto cara amica.
Buona lettura. 


Capitolo II.
Appena entrato nel salone del Municipio Roger aveva sorriso: c'era un lungo tappetto rosso, che andava dall'entrata della sala dove si sarebbe svolta la cerimonia fino all'esterno; cordoni di velluto rosso impedivano alle persone non invitate di affluire nella stanza, anche se non li avevano dissuasi dal presentarsi tutti lì: curiosi, giornalisti e gente mondana. Gli amici di Freddie, invece, erano già all'interno della sala quando Roger fece capolino.
La stanza era decorata con fiori blu – i preferiti di Freddie – e il loro profumo era assai piacevole.
Aveva visto molte facce più o meno note, tra cui quelle della famiglia di Freddie, tutti emozionatissimi di essere lì. C'era anche la sua anziana mamma, da cui Roger si diresse per prima.
“Roger Taylor!” La donna lo riconobbe subito. “Come stai caro ragazzo?” domandò mentre Roger le faceva il baciamano.
“Sto bene, signora Bulsara” rispose lui, salutando con un cenno del capo la sorella di Freddie e suo marito, che ricambiarono con un ampio sorriso.
L'anziana donna sorrise a sua volta e fece segno a Roger, con la mano guantata, di sedersi vicino a lei.
“Mi servirà un cavaliere, ragazzo” gli disse facendogli l'occhiolino.
“Io non sono della famiglia” protestò Roger, imbarazzato di doversi sedere lì.
“Sì che lo sei. Anche se non ti vede da tantissimo tempo, anche se sei sparito, assieme a Brian May, sappi che Freddie parla sempre di te.”
“Così come faccio anch'io.” Una voce bassa e gentile si intromise fra i due e Roger si voltò, fissando il volto allegro, da ragazzino, di John Deacon.
“Sei riuscito a uscire dalla tua tana, Deaky!” lo salutò, abbracciandolo e baciandolo sulle guance.
“Il matrimonio di Freddie e Jim? Non me lo sarei perso per nulla al mondo, lo sai, Rog.” rispose John, sorridendo cordiale alla mamma di Freddie che sorrise a sua volta.
“Oh, bene. Avrò due stupendi cavalieri” disse la donna.
“In realtà, sono venuto accompagnato dalla mia famiglia.” John indicò dietro di sé. Sua moglie Victoria e i suoi sette figli stavano parlando con la sorella di Freddie. “Temo che si dovrà accontentare del nostro Rog.”
“Ti sei dato da fare, eh vecchio mio?” domandò Roger, guardando con un sorriso la platea di bambini. Adorava i ragazzini, forse perché erano come lui: spensierati e pieni di voglia di vivere.
John arrossì, ma poi fece un sorrisone enorme anche lui. “Amo Victoria, Roger. E lei ama me” fu la sua risposta e Roger scosse la testa: John era sempre John, il ragazzo dalle risposte sincere e che ti faceva brillare il cuore. Era bello averlo ritrovato.
“Zitti. Stanno entrando” bisbigliò la signora Bulsara, e sia John che Roger si volsero verso l'entrata: i due sposi erano entrambi bellissimi.
Freddie indossava un completo rosso con paillettes dorate, aveva accorciato i capelli e, per l'occasione, si era tagliato i baffi quindi sembrava ancora più giovane. Jim, invece, era più sobrio: indossava un vestito blu lucido, aveva i baffoni neri lucenti e i capelli corti. Entrambi incedettero con fare sicuro nella stanza delle cerimonie del municipio, dove ad aspettarli c'era addirittura il sindaco, che li invitò a entrare con un ampio cenno della mano.
 
“Lo voglio.”
Jim Hutton scoppiò a piangere dicendo quelle parole, e baciò suo marito sulle labbra, davanti a tutti. Finalmente senza doversi più nascondere.
Roger si asciugò le lacrime che aveva versato da quando i due sposi avevano iniziato a parlare di sentimenti reciproci e caldi, di cose non dette in tutti quegli anni, di doversi nascondere da tutti e tutto; piangeva perché pensava a sé stesso e a Brian.
“John, hai visto Brian?” domandò all'amico che si era seduto dietro di lui e l'anziana signora Bulsara.
Brian May non si era fatto vivo per tutta la cerimonia. Era sicuro che l'avrebbe riconosciuto, avrebbe riconosciuto quella silhouette allampanata e con i capelli assolutamente indomabili anche se si fosse trovato dall'altra parte del mondo.
“Non l'ho visto” rispose John. “Tu da quanto tempo non lo senti, Rog?” chiese il ragazzo dai capelli crespi.
“Da quando si è sciolta la band” fu la risposta malinconica di Roger. Poi si alzò, giusto in tempo per evitare che gli fossero poste altre domande, e salutò Freddie che era apparso vicino a lui.
Si abbracciarono, mentre intorno a loro si udivano i flash delle macchine fotografiche dei giornalisti, in attesa di un ricongiungimento della band e di posarsi su di loro come avvoltoi.
“Che te ne è sembrato?” domandò Freddie sorridendo felice, baciando Roger.
“È stato bellissimo, Freddie, mi sono commosso.”
“Oh caro, sono contentissimo” esclamò il cantante mentre veniva trascinato via dall'abbraccio della madre.
La signora Bulsara guardò commossa il suo ragazzo. “Tesoro, non potevi scegliere un compagno che ti volesse bene quanto Jim; sono contentissima per voi.” disse l'anziana signora con un sorriso che le illuminò gli occhi.
Fu in quel momento che Roger udì una voce che non sentiva da tempo.
“Freddie, ti devo fare i miei complimenti.”
Il batterista si voltò verso quella voce e vide Brian per la prima volta dopo tanto tempo. Non era cambiato e, anzi, c'era qualcosa nel suo viso che pareva renderlo ancora più giovane di prima, ancora più bello.
Portava un bellissimo smoking di seta rosso, e stringeva la mano di Anita che era vestita d'argento.
Ci fu un tramestio e l'ex cantante dei Queen arrivò al fianco di Brian, dopo aver salutato John.
“Tesoro, sei riuscito ad arrivare finalmente.”
“Io... Mi sono messo dietro, non volevo disturbare” disse Brian, e Roger notò che per una frazione di secondo i suoi occhi si posarono su di lui. Strinse il legno della panca.
“Tu devi essere Anita!” esclamò Freddie posando gli occhi sulla donna, che arrossì.
“Mi... mi fai un autografo?” domandò la ragazza sbattendo le lunghe ciglia.
Roger sbuffò alzando gli occhi al cielo, infastidito. Insomma, era mai possibile che al proprio matrimonio Freddie dovesse  anche firmare autografi? Non erano mica a un post concerto.
Fu certo che Brian lo avesse sentito, perché si voltò verso di lui a fulminarlo con lo sguardo. Freddie sbatté le palpebre, molto probabilmente perché la pensava come lui, ma finse tutto il suo buon umore, esclamando: “È un piacere, per me.”
La donna diede a Freddie il suo invito al matrimonio e una penna, e quest'ultimo lo firmò, anche se Roger ebbe l'impressione che non ne fosse propriamente felice.
“Anzi, cara, che ne diresti di venire a conoscere mio marito?” propose comunque il cantante.
Roger si accorse della sfumatura di rosso sul volto di Anita e capì perché gli fosse stata antipatica fin da subito: era una donna che voleva solo le attenzioni di persone famose e Brian si meritava di meglio, se non proprio lui stesso.
Anita comunque si consultò con il suo uomo che annuì, e la guardò andare via con Freddie e la signora Bulsara, alla ricerca di Jim.
“Anche noi vi abbandoniamo: vogliamo arrivare presto alla casa di Freddie e Jim... Con sette ragazzini ce ne dobbiamo andare piuttosto velocemente” disse la voce gentile di John; strinse la spalla di Roger e salutò con un cenno Brian, andando poi alla ricerca della moglie. Lasciando così Roger e Brian soli, dopo moltissimo tempo.
 
“Non posso stare così con te, cazzo, Brian. Non è possibile per noi stare lontani: io vorrei di nuovo poterti parlare come un tempo. Cazzo! Sono disposto persino a essere solo un amico. Però per favore rispondimi, e sopratutto guardami.”
Brian si voltò e Roger si sentì morire dentro: lo sguardo che gli aveva rivolto era gelido come il giaccio.
Poi, però, Brian si avvicinò a Roger, che a sua volta indietreggiò fino a trovarsi contro il muro. Brian allungò una mano e Roger lo fissò, impaurito, prevedendo uno schiaffo, che però non arrivò. Con lentezza disarmante, invece, il professore accarezzò il viso di Roger e poi baciò il biondino sulle labbra, senza incontrare alcuna resistenza. La lotta tra le loro lingue terminò solo perché entrambi avevano bisogno di fiato.
“Solo tu riesci a farmi perdere il controllo così, e ti odio per questo. È mai possibile provare due sentimenti tanto contrastanti?” domandò Brian, la voce roca e la fronte appoggiata su quella di Roger.
“Perchè mi hai mollato quella sera, Brian?”
“Avevo... ho... paura di noi, e per noi.” Brian aveva di nuovo distolto lo sguardo e si era scostato un po', ma Roger sorrise intenerito. Era la cosa più bella, e soprattutto più vera, che gli avesse detto.
“Guardaci, Brian, guarda dove siamo: a un matrimonio omosessuale. I tempi sono cambiati. Molla Anita, quella donna non ti merita, e vieni via con me.”
Roger lesse sconcerto negli occhi verdi dell'astrofisico, ma pure un qualcosa in più. Brian stava per parlare, ma venne interrotto da una voce squillante di donna: Anita era tornata. Brian si staccò subito da Roger, guardandolo dispiaciuto, e sorrise a Anita e a Freddie che erano arrivati con Jim.
“Non facciamo attendere oltre i nostri ospiti” disse allegro Freddie e Roger annuì, con il cuore che gli batteva tumultuoso nel petto.
 
Il cellulare di Alice lampeggiò, e la ragazzina lo prese rapidamente in mano mentre si metteva seduta meglio sul letto.
Pulce, tieniti forte perché... cazzo: è successo! Ci siamo baciati. Cioè, lui mi ha baciato. E poi abbiamo anche parlato. Ora sono in macchina per andare al ricevimento. Non sai quanto sono felice, anche se mi ha detto che per me prova solo attrazione fisica. Stava per dirmi anche altro, se non fosse stato per Anita che ci ha interrotto.
Ti voglio bene, e ti tengo aggiornata. Zio Roger.

Il sorriso sulle labbra della ragazzina disse tutto: era felicissima per suo zio e per quell'uomo. Ora ci sarebbe voluto veramente poco per farlo capitolare, pensò mentre gli rispondeva, suggerendogli come comportarsi al ricevimento.

Note.
Salve ragazzi ce l'abbiamo fatta: il matrimonio è consumato e senza spargimento di sangue, anche se ci avevo fatto un pensierino a farlo finire malissimo, ma poi il mio cuore è stato generoso e mi ha portato verso una minima riconcilliazione, anche se ci sarà da divertirsi per il ricevimento (anche se nemmeno io so come finirà)!
Spero di avervi incuriosito e di leggervi nei commenti.
   
 
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