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Autore: Uptrand    09/03/2019    12 recensioni
Gli Yahg hanno deciso di non rispettare gli accordi con il Consiglio della Cittadella e una numerosa flotta di conquista si sta muovendo verso la colonia salarian indipendente di Erinle.
Da due settimane sotto assedio degli yahg e difesa dalle forse dell Iniziativa di Difesa Galattica (I.D.G.) agli ordini del Consiglio.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Olivia, dalla plancia della Normandy SR3, osservava pensierosa lo svolgersi degli eventi. Comandava la terza e l'ultima linea dello schieramento a difesa di Erinle. 
Da circa due ore la prima linea del suo schieramento e quella del Dominio yahg, la cui flotta aveva assunto una semplice formazione a quadrilatero, si stavano scambiando colpi.
L'ammiraglio turian Tulter Dectus era al comando della flotta, un tipo che nel suo lavoro mostrava una certa freddezza. Stabiliva quale obiettivo avrebbe portato alla vittoria e cercava di raggiungerlo senza distrazioni. 
Se vincevano nello spazio, la vittoria sarebbe stata pressoché automatica. Questo era quello che insegnavano i manuali, ma gli yahg erano fanatici di una non meglio specificata Dottrina.
Fulcro della loro civiltà che era divisa in caste, nessun concetto di famiglia, l'individuo non aveva valore, contava solo la società e applicare i fondamenti della Dottrina. 
Proprio un tale fondamentalismo faceva temere ad Olivia che gli yahg su Erinle non si sarebbero  arresi facilmente, nemmeno davanti a una sconfitta certa.    
Pars vas Lippi, adesso comandante della Normandy SR3, dopo che Olivia dovette cederne il comando diretto per assumere il ruolo di ammiraglio, le si affiancò  « Stiamo rilevando diversi oggetti che raggiungono gli strati più esterni dell'atmosfera per ricadere sul pianeta. Sembra che Steve sia in movimento, l'artiglieria titano fa paura. È un bene che il Consiglio abbia bloccato lo sviluppo di certe tecnologie, presso tutti i governi. Se ci sparassimo addosso con simili armi...
« … Non rimarrebbe niente di noi o come disse uno scienziato terrestre “Torneremo a combattere con sassi e bastoni.” » commentò Olivia.
Dalla sua postazione aprì davanti a se un secondo oloschermo, questo mostrava l'andamento delle truppe di terra. Un segnalino indicava che la postazione nemica 4638 era appena stata distrutta, situata all'ingresso di un serie di valli occupate dagli yahg, chiudeva ad eventuali nemici la strada più rapida per giungere via terra alla base nemica. 
Quella roccaforte e le basi aree yahg erano stati i primi bersagli dell'artiglieria titano. Delle stime iniziali che le giunsero, tra il settanta o l'ottanta per cento dei mezzi aerei nemici al suolo era stato distrutto. Decisamente una buona notizia, poi notò un dettaglio che la fece preoccupare.
Tramite l'artiglieria titano, il I aveva iniziato a distruggere ogni postazione nemica a cominciare da quelle più vicine alla base principale per poi procedere a ritroso. 
Piuttosto che distruggere quelle più vicine al corpo di fanteria che si inoltrava nel territorio nemico.
“Steve mi aveva accennato che stava pensando a come conquistare la base yahg intatta, per acquisire maggiori informazioni su di loro. Deve aver ordinato all'artiglieria titano di non bombardarla, che gli yahg se ne rendano conto o meno quello è l'unico posto al sicuro al momento. I soldati yahg più vicini a essa sono anche quelli con più probabilità di raggiungerla e salvarsi. Per questo ha dato ordini di attaccarli per primi, per sfruttare l'effetto sorpresa dato dall'incredibile portata dei titani. Passando poi a eliminare quelli con meno possibilità di sfuggire a questo bombardamento d'artiglieria, se anche scappassero alla prima ondata non potrebbero evitare le successivi. Almeno non fino a quando i satelliti spia manderanno foto in tempo reale agli artiglieri.”   
Era una strategia ottima e efficiente, ma le lasciava una brutta sensazione che un messaggio del suo ufficiale al suolo, Zrak Peggi, non fece che acuire.
La krogan scriveva [ So che può essere strano che a dirlo sia una krogan, i nemici esistono per essere uccisi ma sono lo stesso preoccupata dal modo di agire del I reggimento. La mia preoccupazione è che le forze I.D.G. possano essere accusate di aver compiuto un massacro. Il I reggimento non sta solo tentando di vincere, ma vuole farlo infliggendo al nemico il maggior numero di danni possibili a prescindere. So che si tratta di suo fratello, ma il comandante capo del I mi ricorda uno di quei vecchi capi clan che credono che tutto si risolva uccidendo.]
Olivia fece una smorfia, la sua preoccupazione pareva essere fondata. 
Suo fratello quando voleva sapeva essere una vera carogna, questo lei lo sapeva meglio di tutti. 
Steve, anche se cercava di nasconderlo, era competitivo in modo quasi patologico. Questo tratto di lui era emerso fin da quando erano bambini. 
Non accettava la sconfitta, anche se perdeva sempre a ogni sfida. Il risultato erano delle vere liti. Crescendo il problema si era risolto solo, in apparenza. 
“Non mi piace per niente questa situazione, se gli yahg sono fanatici mio fratello sa essere un bastardo testardo. “
Poi un altro pensiero la preoccupò “Come se non bastasse c'è anche Isabella con lui. Ha sempre detto che gli Steve le piaceva, l'aveva definito simile a lei. Possibile che Isabella avesse intuito qualcosa, di questo lato più nascosto del suo carattere? Steve ti prego, ricorda gli insegnamenti di mamma e papà. Distruggere e uccidere ma solo se necessario e per proteggere.”
Perché lo sapeva, anche se aveva sempre fatto finta di niente, a suo fratello piaceva il lato più violento del loro mestiere. 
Alzò lo sguardo sentendosi osservata, incrociando lo sguardo di Pars. 
« Steve ha sfondato il fronte nemico senza problemi. Se gli yahg non si riorganizzano in fretta, potremmo ottenere una vittoria terrestre a breve. » commentò Olivia, mettendo a tacere le sue preoccupazioni.
La quarian annuì sorridendole « Li sta colpendo duramente. »
“Quanto duro? Questa è la domanda e il problema.” pensò ma scosse la testa, non poteva preoccuparsi solo di suo fratello. Aveva anche lei un dovere da compiere. 
Il cannoneggiamento tra le due flotte avveniva senza un avvicinamento da parte di qualcuno. 
La flotta del Consiglio non voleva abbandonare la posizione vantaggiosa che occupava, ma se la flotta yahg non si avvicinava le manovre di aggiramento non erano possibili.
Nello spazio la situazione era in stallo. 
« Pars apri un canale con la nave ammiraglia, vediamo di dimostrare che le nostre fregate non sono della serie SR senza motivo. » ordinò Olivia. 

« Signore! Voglio io il comando di questa operazione! Mi aspetta! Aclonia! » sbottò Quina Falso, comandante del III reggimento I.D.G., accorgendosi tardi dell'ultima parola detta. 
Tossì, rivolgendo ad Olivia uno sguardo compiacente « Signore voglio dire...noi del terzo reggimento siamo stati di guardia per due settimane... a niente, siamo i soli ad aver già combattuto contro le navi yahg. »
« L'esperienza di un combattimento non vi rende degli esperti. » obiettò Olivia.
« Noi... » ma prima che Quina potesse obiettare aggiunse « D'accordo colpisca duro quei silia gaitil prapil. »
« Ammiraglio! » sbottò la turian scandalizzata. 
« Non è la sola a conoscere insulti turian. Si coordini con il VII reggimento, l'assisterà in questo compito. Fum'Zaen credo che abbia qualche tattica in mente. »
« Agli ordini, signore! » disse Quina, chiudendo il canale.

Stealth Recon, SR, navi da ricognizione invisibili ai sensori. Sistemi di occultamento di ultima generazione, anche se prive del sistema di occultamento visivo della Normandy SR3.
Potevano ingannare i sensori di una nave, ma non gli occhi di una persona. Motivi economici avevano spinto a questa scelta, facendo lo stesso delle fregate I.D.G. navi molto versatili. 
Per un miglior camuffamento, falsi bersagli furono lasciati al loro posto per far si che il nemico non notasse la sparizione di alcune navi. 

Le navi del III reggimento attaccarono di spalle cogliendo di sorpresa gli yahg che non le avevano individuate fino all'ultimo, passarono veloci attraverso l'ala destra della formazione nemica sparando a raffica con tutto quello che avevano. 
La formazione serrata degli yahg garantiva un centro a colpo, si prendesse la mira o meno. 
Sparare aveva però rilevato la posizione degli aggressori. 
Ma questi passarono sfrecciando, motori al massimo, troppi veloci per il puntamento delle armi nemiche. 
Nessuna delle navi yahg riportò però danni apprezzabili, il III reggimento ne uscì con solo qualche ammaccatura. 
Apparentemente conclusasi in un pareggio, quanto accaduto aveva però galvanizzato i soldati al comando di Quina e dato una sferzata di ottimismo a tutti gli alleati per quella manovra audace.
Tra gli ufficiali yahg cominciò invece a serpeggiare il nervosismo, poche navi di non-yahg avevano ridicolizzato la loro formazione. 
Nessuno notò un centinaio di cilindri metallici, delle dimensioni di una persona, fluttuare in mezzo alla formazione del Dominio. 
Quando il primo di essi urtò una nave, una modesta esplosione provocò uno squarcio nella carlinga da cui furono aspirati nello spazio yahg e detriti.
Una ventina di navi subirono danni modesti da quelle mine che nessuno aveva rilevato. 
La formazione del Dominio ondeggiò pericolosamente, mentre le navi si muovevano caotiche per allontanarsi dalla zone delle esplosioni nel timore di imbattersi in mine superstiti. 
Questo provocò un'apertura di cui approfittarono i caccia nemici, veloci mezzi monoposto, infilandosi in essa e colpendo le navi più isolate. 
Incontrando una scarsa opposizione dai caccia yahg, ancora una volta la differenza tecnologia si dimostrava un fattore determinante. 

Su ordine dell'ammiraglio Dectus il fianco sinistro della flotta del Consiglio prese ad avanzare, supportando l'azione dei caccia.
Nell'operazione furono coinvolte anche due corazzate, una delle due era la Kalfin.
Corazzata asari di nuova concezione, stava affrontano il suo battesimo del fuoco. 
Era considerata la “figlia spirituale” della Destiny Ascension, la nave un tempo ammiraglia della flotta della Cittadella di cui eguagliava forma e dimensioni. 
Coinvolta in tutte le più importante battaglie dell'ultimo secolo, fu distrutta da un attacco suicida dei grigi durante l'evacuazione della Cittadella. Ormai prossima al portale e alla salvezza.
Di essa si diceva avesse una potenza di fuoco pari a quella di tutta la flotta asari riunita, era quattro volte più grande di ogni altra corazzata e con un equipaggio di diecimila membri. 
Lo scambio di scambio di colpi tra i due schieramenti divenne intenso.
La Kelfin fece fuoco con il cannone principale.
La corazza yahg Inres, con gli scudi al minimo, fu sventrata nel corpo centrale. Dimostrando una solidità che non aveva niente da invidiare alla corazzate nemiche, la Inres rimase operativa orientando la sua prua verso la Kelfin. 
Un secondo colpo della nave asari spezzò lo scafo della corazzata in due, esplodendo subito dopo. 

Fum'Zaen osservava compiaciuto l'effetto del suo piano. Il quarian era in effetti rimasto stupito di quanto avesse funzionato bene.
Il III e VII erano entrati insieme nella formazione nemica: mentre il primo attirava l'attenzione dei nemici, il secondo sganciava dalle proprie stive delle mine magnetiche a sensori. 
Allontanandosi indisturbato subito dopo. 
« Signore, il comandante Falso in linea per lei. » gli comunicò un addetto alle comunicazioni. 
« Fum! » esclamò Quina, appena il suo volto apparve sullo schermo.
“Fum?” pensò interdetto il quarian da quel nomignolo. 
« Ti sei appena meritato tutto l'alcool che ti posso offrire da bere! L'uso delle mine gli ha totalmente sorpresi. »
Lui si limitò a un modesto cenno del capo, stava per complimentarsi a sua volta quando un piccolo olo-schermo si accese davanti a lui. 
Era un messaggio scritto inviato dalla sua controparte geth, Host.
\\ Ritengo saggio accettare, la possibilità di risvolti romantici è del 60%. Potrebbe svelarle la sua attrazione per lei, desidera che selezioni video su rapporti sessuali inter-specie turian quarian? Li potrà consultare quando vuole, se ha dubbi sulla fisiologia delle femmine turian.\\
« No! » esclamò ad alta voce Fum'Zaen.
« Era un invito amichevole, non credevo di darle fastidio. » commentò Quina risentita.
« Accetto! » si affretto a dire lui « Scusi comandante Falso, ho ricevuto un messaggio urgente mentre parlavamo a dopo. La incontrerò con piacere e di persona su Noveria. » 
Quella spiegazione piacque alla turian che sorrise prima di chiudere la comunicazione.
« Host, io ti odio. Non mi servono i tuoi consigli in fatto di donne. » mormorò il quarian.
La risposta, questa volta vocale, del geth risuonò nel suo comunicatore personale
« Errore, le esperienze passate e l'assenza di una compagna dimostrano il contrario. » 

Quina riportò le fregate del III reggimento nel cuore del combattimento, supportata nuovamente dal VII. Meglio di altre navi queste ultime riuscivano ad operare in combinazione con i caccia, data la maggior manovrabilità.
Nel contempo le navi maggiori continuarono il bombardamento, aveva aperto una frattura nella granitica formazione del Dominio yahg e tutta l'intenzione di sfruttarla. 


 *****

Tenacia, era un lato del carattere yahg che nessuno poteva negare. Proprio per questo stavano facendo esasperare Steve. 
Dallo sfondamento del fronte nemico, il I era passato da una formazione in riga a una in linea dovendo attraversare delle valli in territorio nemico. 
Azioni di guerriglia erano incominciate fin da subito, un colpo sparato da distanza e il nemico subito scappava. 
La buona qualità della corazza aveva fatto si che non ci fossero morti. Il I aveva continuato ad avanzare come un lungo verme corazzato, solo infastidito da quegli attacchi. 
Isabella si stava divertendo abbastanza a contrastare la resistenza nemica, quando voleva saltava giù dalle spalle di Steve per lanciarsi in azioni solitarie. 
Un solo individuo non poteva però bloccare tutti i nemici, gli attacchi si erano quindi susseguiti. 
Non che il phantom agisse per il successo della missione, si comportava alla stregua di un gatto che attaccava quello che le veniva sventolato davanti. 
Ma il boschetto che si presentava davanti a Steve era un problema, oltre il motivo per cui il I si era arrestato.
Colpi da arma da fuoco provenivano da esso, mentre la fitta vegetazione di un rosa lussureggiante bloccava la visuale impedendo di capire il numero dei nemici.
Steve osservò meditabondo il profilo delle piante davanti a se “Dannazione, a spararci potrebbero esserci dieci vorcha ubriachi come mille yahg agguerriti. Una folta zona boscosa di 500.000 mq, i satelliti non ci vedono attraverso e anche usassi i titani ci andrebbero ore per aprirci una strada a forza di esplosioni. Francamente non ho tutta questa pazienza. “
Non che quel ostacolo fosse una sorpresa, era difficile non notare una grossa macchia rosa sulla mappa situata proprio sul percorso che avrebbero seguito. 
Come da comune buon senso gli yahg aveva costruito la loro base principale in una zona facilmente difendibile, dove potessero contare su barriere naturali da usare contro i difensori. 
Ma il disappunto di Steve non era dovuto a quello o che i nemici avrebbero sicuramente teso una trappola al I una volta entrato nello boscaglia. 
A dargli fastidio era non avere nessuna informazione su quella stramaledetta foresta davanti a se.
Erinle era un pianeta con una scarsa popolazione, dove pareva che tutti avessero altro da fare che mappare una foresta priva di qualsiasi valore.
Situata in una località che non era mai interessata a nessuno, lontana da ogni insediamento, apparentemente priva di un nome prima che i militari indicassero quel posto con il nome in codice di D3. Ignorata anche da botanici e affini perché di modeste dimensioni e formata da una specie di salice piangente di colore rosa acceso.
Era il tipo di pianta più diffuso sul pianeta, la foresta sembra essere formata interamente da essa.   
Il problema era che una foresta “modesta”, era pur sempre abbastanza grande da far sparire un esercito al suo interno. Sia si muovesse attraverso essa o fermo per tendere un'imboscata. 
Ovviamente non c'era uno straccio di sentiero, anche se Steve sperò fino all'ultimo di vedere uno. Speranze che rimasero tali. 
In più aveva un fitto sottobosco di colore lillà, con spolverate di rosa qua e là.
Con l'armatura NC-13 sarebbero potuti passare senza problemi, spezzando sotto i loro piedi qualsiasi arbusto. Tuttavia la vegetazione era così fitta che il nemico avrebbe potuto prenderli di sorpresa senza problemi, come e quando voleva. 
“Ok, figuriamoci se avevo un colpo di fortuna.” pensò fra se e parlando nel comunicatore disse « Rodi, raduna i tuoi. » 
Contattando nel frattempo gli altri ufficiali che aveva con se, per dare nuove disposizioni su come proseguire la marcia.
Un lembo di stoffa gli penzolò davanti, Steve alzò gli occhi verso alto. 
Isabella non aveva rinunciato a usarlo come portantina, purtroppo, sedendosi sulle sue spalle ogni volta che ritornava. Lui non chiese mai l'esito di quelle uscite. 
Conosceva il suo modo di fare, la testa del batarian che gli aveva portato era un buon esempio di come amasse occupare il tempo. Chiunque fosse, era decisamente morto male. 
« Sicura di saperle usare? » chiese lui. 
Lei si limitò ad annuire, mentre cercava di allacciarsi il cinturone di traverso e sopra alla spalla sinistra. Un'estremità le era infatti sfuggita di mano, dondolando davanti alla faccia di Steve.
“Mah...speriamo in bene.” rifletté fra se e rivolgendosi a lei « Come mai questa decisione? »
« Curiosità! » gli rispose sorridente. 

Grandi alberi secolari, con un tronco più grande di un uomo, formavano quella foresta ora sulla strada del I reggimento. 
Le fiamme arrivarono e tutto divenne cenere. I maestosi alberi si accartocciavano su se stessi come carta bruciata, divenendo polvere ancor prima di cadere a suolo. 
Il vespene dimostrava tutta la sua pericolosità, la ragione per cui era un'arma bandita. 
« Bene così ragazzi, spruzzi di due secondi a dispersione massima. » ordinò Rodi e si guardò intorno infastidito. “Nessuno mi ha detto che avrei dovuto bruciare un bosco.” pensò seccato fra se, preoccupato di avere abbastanza vespene. 
Poteva far arrivarne dei rifornimenti per via aerea, ma avrebbero richiesto tempo. Portarsi dietro dei bidoni di scorta sarebbe stato troppo rischioso, non avendo le misura di sicurezza delle corazze. 
Se uno solo di quelli fosse esploso, il gas sotto pressione sarebbe stato rilasciato bruciando tutto in almeno cinquanta metri. 
Doveva quindi farsi bastare il gas che i suoi piromani avevano in spalla. Una cinquantina di essi, tra cui Rodi,  avanzavano a punta a ranghi larghi. A occupare lo spazio fra i piromani due fucilieri, secondo uno schema preciso e una seconda linea di fucilieri alla spalle. 
Questi avevano il compito di proteggere i piromani, intenti a liberare la strada. 
Nel frattempo il I avanzava al centro di una striscia di cenere larga una ventina di metri, opera dei piromani, diviso in dieci tronconi da cinquecento soldati ciascuno. Procedevano mantenendo una distanza di cinque metri l'uno dall'altro. 

L'ostacolo apparve all'improvviso, quando alcuni alberi crollarono inceneriti al suolo. Tagliava completamente la visuale. Rodì valutò che fosse alto non più di cinque metri, fatto di terra e pietra.
Una parete verticale di terra.
Proprio la naturalezza di quell'ostacolo, non mise in allarme nessuno in quei primi istanti. 
Lui alzò la testa verso l'alto, mentre aveva preso a formarsi nella sua mente la domanda “Da dove salta fuori?” La valle in quel punto era pianeggiante, priva di rilievi apprezzabili. 
Vide in contro luce una grossa figura saltare dal bordo di quella muraglia di terra. Non ebbe il tempo di reagire che la lama gli sfondò la visiera, facendolo urlare di dolore quando gli tagliò e ustionò la guancia destra. 
Finì a terra, solo più tardi si sarebbe ricordato di ringraziare la propria fortuna, avendo la fugace visione di un'imponente figura con una corazza da combattimento con ambedue le braccia armate di lame energetiche. Rotolò all'indietro, evitando un colpo che quasi sicuramente l'avrebbe decapitato. 
Il nemico non era però solo, altri yahg armati in quel modo si lanciarono dall'alto cadendo su piromani e fucilieri, seminando il caos. 
Presi di sorpresa, i soldati del I non riuscirono a reagire prontamente.
Gli yahg, invece, si muovevano più agili di quello che la loro mole poteva far pensare. Circondanti da nemici, colpivano senza nessuna esitazione.
Apparentemente indifferenti alle ferite. Uno di loro aveva perso il braccio destro, ma smise di attaccare solo quando un colpo di T-17 gli fece saltare la testa.
Un nutrito fuoco di armi leggere giunse dalla sommità del muro insieme ad alcune granate, mettendo ulteriormente in difficoltà il reggimento.

« Tronconi dall'uno al quattro, ritirarsi! » ordinò subito Steve, dal centro della formazione di marcia. Permettendo alla sezione in testa di arretrare di preziosi metri per riorganizzarsi. Lasciando però un paio di caduti al suolo, non per opera di granate o armi da fuoco, ma di quelle lame che avevano trapassato la NC-13 in pieno petto. Vi erano anche una decina di feriti, trasportati al centro della formazione, quasi tutti con amputazioni più o meno estese. Qualcuno aveva perso una mano, altri un braccio o peggio. 
Steve osservava col binocolo il terrapieno da cui i nemici erano riusciti a sorprenderli, era perfettamente mimetizzato nella vegetazione. 
Un rumore sordo, lui dondolò lievemente. Alzò lo sguardo, Isabella si era messa seduta su un ginocchio. 
Il viso celato dall'elmetto integrale. Leggermente china in avanti, sembrava una molla pronta a tendersi. 
Anche se non poteva vederla in faccia, percepì l'intensità con cui fissava un punto della foresta ai suoi lati. 
Fu l'intuizione di un istante « Formazione a quadrato! Siamo circondati! Fuoco a volontà! » ordinò gridando nel comunicatore.
Ognuna delle dieci sezioni in cui era diviso il I si mosse, i soldati si disposero a formare un quadrato mentre dal limite della boscaglia il nemico attaccava. 
I soldati all'esterno della formazioni s'inginocchiarono, formando un perimetro. 
I restanti rimasero in piedi, alle loro spalle. 
Il suolo già bruciato dal vespene sembrava acqua che bolliva, tanto erano numerosi i colpi dei T-17 che rivoltarono ogni centimetro di terra. 
Sparavano rabbiosi contro i nemici fuoriusciti dalla vegetazione. 

Tanti, troppi, i vorcha attaccarono in massa e disordinatamente dai due lati. Tra di essi le enormi figura di quegli yahg corazzati. 
Correvano incuranti di ogni pericolo. 
I primi animati dalla propria ferocia. 
I secondi per onorare la dottrina. Erano i Tihru, soldati scelti del Dominio e strumenti della Dottrina. Solo uno yahg ogni dieci sopravviveva a quel feroce addestramento. 
I maschi yahg di più infima condizione, quelli a cui era proibito accoppiarsi perché geneticamente scadenti, potevano compiere il sacro rito del Droterm. 
Tramite autocastrazione dimostravano la propria determinazione, rinunciando a quello che li rendeva individui nella società yahg ma che era allo stesso tempo causa della loro “impurità”,
diventavano armi viventi il cui unico scopo era affermare la Dottrina. 

Fu solo un sospiro, ma qualcosa in esso spinse Isabella a guardare in basso.
Quello che vide la rese felice. 
Era tempo di giocare con il suo amico, ma sul serio questa volta. Era stanca di uccidere in solitaria.
Questa volta, i predatori sarebbero stati due.
  
A lei era sembrato un sospiro, ma in verità era stata una frase detta troppo flebilmente per essere udita. 
Steve si sentiva bene, lucido e con la mente sgombra da ogni pensiero futile. Nessuno dei rumori della battaglia lo distraeva. 
« Uccideteli tutti. » ordinò felice, ripetendola ma abbastanza forte da farsi sentire.
Isabella sorrideva. Steve sorrideva. 
Lo stesso sorriso. La medesima espressione.
Sopra di lui, Isabella brillava di un blu elettrico accecante. 


*****

 Arturus fece entrare Jessie nel proprio ufficio, chiudendo a chiave la porta e dando specifiche istruzioni di non essere disturbato, dopo che l'amica d'infanzia aveva chiesto rassicurazioni sul poter parlare liberamente e senza interruzioni esterne. 
Sorpreso da quelle richieste lui accettò, chiedendo in quali guai potesse trovarsi dato che erano due anni che non la vedeva. Aveva per lei diverse domande, tra cui come avesse fatto ad arrivare su Noveria? Una meta non aperta a tutti. 
« Fatto, adesso, Jessie spiegami: perché avevi urgentemente bisogno di parlare con Olivia? » chiese, pensando centrasse con il lavoro da scienziata di lei.
Aveva ipotizzato fosse coinvolto l'eezo 19, mentre aspettava che fosse condotta da lui, contro la cui ricerca per scopi bellici Olivia si era sempre opposta. Possibile che Jessie fosse venuta a denunciare qualcuno deciso a ignorare i divieti del Consiglio della Cittadella? Nelle sue ricerche, si era forse imbattuta in qualcosa che non doveva?  
La scossa elettrica fu improvvisa, lasciando Arturus svenuto al suolo. 
Sorridente la donna di colore si mise alla scrivania di lui, mettendo via la pistola elettrica, dove il terminale del direttore del carcere Tartarus faceva bella mostra di se. 
« Oh, serve una password...mmh, sono sicura che non sarà un problema. » disse malignamente. 

*****

 A casa di Arturus e Olivia intanto vi erano visite, Dante e Decunia erano rientrati accompagnati dai loro amici. Avevano occupato il salotto e c'era una certa vivacità. 
Le ragazze Weaver, per comodità, erano rimaste con le nuove corazze indosso. Abituate a indossarle, per loro era un indumento più che confortevole. 
Si erano solo tolte il casco, per poter conversare faccia a faccia con gli amici. 
Le chiacchiere erano quelle solite fra adolescenti, al momento stavano cercando di convincere Decunia e Dante a trovarsi anche il giorno seguente. 
Sorprendentemente il più restio era Dante « Domani...non saprei...dovrei fare una cosa, è un impegno che mi sono preso. Papà mi ha sempre detto di onorare tutti gli impegni presi...credo conti anche questo...credo, forse... » 
Tutti vollero sapere di cosa si trattasse, ma lui rimase in silenzio a testa china. 
« Non insistette. » affermò Alexya « È un bambino, lo mettete a disagio. »
Dante ebbe una sensazione strana, spiacevole, come se lei si fosse fatta più distante. 
La ragazza non aveva detto niente di male, pareva anzi essergli stata d'aiuto. 
Eppure...
« Sto scrivendo una mia storia originale, su un sito di autori amatoriali. » dichiarò a un tratto, stupendo tutti. 
« Come mai questa passione? » domandò William.
« Mi piace tantissimo leggere, un giorno mi piacerebbe insegnare letteratura, scrivere un libro o ambedue le cose...credo, non lo so... »
« Figo. Di cosa parla la storia? » volle sapere Henry. 
« Ecco, si, c'è una signora delle nevi, una del fuoco e dei ninja che devono fare cose a cui non ho ancora pensato. »  
« È per questo che non potevi venire domani? » chiese Taiga.
Lui annuì « Ho scritto che domani avrei aggiunto un nuovo capitolo. Ho preso un impegno e devo mantenerlo...credo...tutti dicono che gli impegni presi si mantengono. »
I gemelli Coats si scambiarono uno sguardo d'intesa, nell'istante successivo tirarono una giocosa sberla per guancia al viso di Dante gridando « Non c'è problema. » e risero di gusto. 
Nonostante i rimproveri di Decunia per quel gesto. 
Il bambino intanto li guardava senza capire, ancora dolorante per l'attacco a tradimento. 
« Puoi aggiornare dalla spiaggia, basta che ti porti il file. » spiegò Henry.
« Ma...io non ho un portatile. Uso quello di papà, ma non posso portarlo fuori di casa. »
William sorrise « Dante, puoi usare benissimo uno dei nostri omnitool o le qui presenti sorelle Weaver sono certo che non avranno problemi a farti avere un portatile qualsiasi. » 
« Mi piacerebbe leggerla. » dichiarò Alexya.
A quella dichiarazione a Dante sembrò che non una ma milioni di sberle gli fossero state date tutte assieme, per poi lasciarlo frastornato a riprendersi. 
Alexya avrebbe letto la sua storia? Questo lo rendeva felice e terrorizzato allo stesso tempo. 
« Ho però una domanda, che cos'è un ninja? » chiese la ragazza.
Taiga, William e Henry la guardarono stupiti.
« Bello scherzo, ammetto che ci ho creduto. » affermò Taiga.
« A cosa? »
« Che non sai che cos'è un ninja. »
« Non so veramente cosa sia, perché dai per scontato che lo sappia? » insistette Alexya.
Trish alzò la mano « Veramente, non lo so neanch'io. » disse a un tratto.
« Adesso voglio saperlo anch'io. » aggiunse Diana.
William si voltò verso di lei « Sul serio, non state scherzando? » 
Le tre sorelle fecero segno di no con la testa. 
I restanti erano increduli.
« Come diavolo fate a non saperlo? » sbottò Henry « I phantom ideati da Cerberus erano chiarimenti ispirati ai ninja, possiamo definirli i ninja del XXIII secolo. Anche le Ombre dell'Alleanza erano ispirate a questi guerrieri dell'antichità. Insomma, voi siete i ninja di questo secolo, siete tecno biotici ninja o roba simile. Come fate a non sapere cosa sia un ninja? » 
Alexya fece finta di niente come se fosse superiore a tutto e a tutti, fissando un punto in lontananza nascondeva il suo imbarazzo. 
Trish sorrideva impacciata, rendendosi conto della figura che dovevano aver fatto. 
Diana mise il broncio e gonfiò le guance « Niente coccole per te. » dichiarò a Henry.
In quell'istante una sirena d'allarme risuonò con forza per tutta la base.

Nota:Se avete letto le OS dopo Dopoguerra avete intervisto Jessie, personaggio che appare anche nelle storie Mass Effect 3,5 e 4, la sua presenza non viene mai dichiarata apertamente. Provate a indovinare chi era? Soprattutto vorrei sapere se vi piace questa idea e sul come l'ho gestita? Grazie.
Per maggiori informazioni sul vespene, i piromani e Rodi leggere la seguente OS: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3738450
 

 

   
 
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