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Autore: SweetPaperella    09/03/2019    8 recensioni
{CaptainSwan e outlawQueen AU}
Regina ha 38 anni ed è un famoso avvocato di Storybrooke, vive con la sua migliore amica Emma e il figlio di quest’ultima, Henry, che considera come suo. Non ha avuto un’infanzia facile e si nasconde dietro la maschera di “regina cattiva” per non soffrire. Ma se un un nuovo caso, quello di Robin Hood, scombinasse tutte le sue certezze e l’uomo riuscisse a vederle dentro come nessuno mai?
Emma, 18 anni e con un figlio di 4, lavora in un pub per mantenersi e non sa ancora cosa fare della sua vita. Può l’incontro con un ragazzo dagli occhi azzurri come il mare aprirla nuovamente all’amore? E Robin Hood il famigerato fuorilegge che è entrato nella vita di Regina, come può aiutarla a capire quale sia il suo futuro?
Incontri, scontri, un caso da seguire, nuovi amori e scomodi segreti del passato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo otto

Quando arriva in ospedale, scopre ben presto che Killian Jones è già stato trasferito in reparto e che oltre a un leggero trauma cranico e una gamba fasciata per il colpo d’arma da fuoco ricevuto, sta bene ed è sveglio. Il colpo l’ha preso solo di striscio, per fortuna. Deve restare in osservazione per 24h visto il trauma cranico, se pur lieve, ma è solo una precauzione.
Emma è fuori dalla sua porta e non sa ancora se entrare o meno, si sente così confusa, spaventata, ha paura di rivederlo, ha paura di gettargli in faccia la sua rabbia per lo spavento che le ha fatto prendere. Perché sì, lei è arrabbiata. É furiosa a dire il vero. Ha avuto paura di perderlo e mentre correva verso quel maledetto ospedale ha avuto mille pensieri negativi e la sensazione di non arrivare mai. Il tragitto dall’ufficio di Regina all’ospedale è di soli 20 minuti, ma a lei e sembrato un’eternità.
Facendo un lungo respiro, per calmare la pressione, la paura che ha addosso, entra nella stanza di Killian, anche se non sa bene nemmeno cosa dire e tanto meno se si sia calmata del tutto.
«Ti rendi conto che mi hai fatto prendere un colpo? Cosa volevi fare l’eroe?» arriva davanti a lui e gli getta in faccia ciò che sente nel cuore, non è riuscita a trattenersi, vederlo seduto sul letto con la sua solita faccia strafottente, ha mandato al diavolo tutti i buoni propositi di essere carina e gentile. Si è preoccupata a morte ed é arrabbiata con lui, ma anche con sé stessa, anzi soprattutto con sé stessa perché ciò vuol dire che si è affezionata a lui più di quanto lei stessa riesca ad ammettere.
«Swan, mi stai dicendo che ti sei preoccupata per me?» le chiede, mostrando il suo sorriso a trentadue denti, il suo meraviglioso sorriso, ciò che lo rende così irresistibile, ma anche tremendamente irritante.
«Certo che sì razza di idiota! Non capisci che non posso perdere anche te.» ora è vicino a lui e gli grida in faccia tutto ciò che sente, che prova.
Killian la guarda non riuscendo a dire altro, mantenendo il suo sorriso, ma è anche sbalordito da ciò che lei ha appena detto, non se l’aspettava. Da dopo il bacio non si sono più sentiti e ha anche capito che lei ha cercato di evitarlo, per questo lui ha voluto darle i suoi spazi, anche se le ha fatto comunque capire che lui c’era, sapendo che lei nascondesse qualcosa che ancora non gli avesse detto.
«Ho perso i miei genitori ancora prima di conoscerli, gettata come spazzatura davanti a un ospedale. Ho perso Neal, non so se gli sia successo qualcosa, se sta bene, mi ha abbandonato anche lui senza una parola. Ho perso Graham, mi ha gettata via quando ha scoperto che avessi un figlio e io avevo iniziato a fidarmi di nuovo... non voglio perdere anche te.» gli dice con le lacrime agli occhi, ricordare il suo passato schifoso è difficile, ma soprattutto ammettere le sue paure più profonde lo è ancora di più.
Ma le parole sono fuoriuscite senza che nemmeno le se ne rendesse conto.
«Swan, se c’è una cosa in cui sono bravo è sopravvivere, non può di certo un proiettile scalfirmi, sono sopravvissuto a una tempesta. Ma soprattutto io non ho nessuna intenzione di lasciati andare via e gettarti. Tu non sei spazzatura. Sei la persona più bella che io abbia mai conosciuto e non solo fisicamente, love.» le dice dolce, colpito delle sue parole, dal suo aprirsi e rivelarli il suo dolore. Finalmente è riuscito a far breccia nel suo cuore e buttare giù un tassello del suo muro.
Emma lo guarda senza parole, nonostante le lacrime che ancora le rigano il viso, senza riuscire a fare un solo movimento. É Killian ad afferrarla per un polso e attirarla a sé, per poi unire le loro labbra.
La ragazza sorpresa dal gesto, che si aspettava, ma è rimasta lo stesso sbigottita, non schiude subito le labbra, assapora il tocco delicato della bocca di Killian sulla sua, il suo tocco caldo. Solo quando sente quelle di lui schiudersi leggermente, allora lei fa altrettanto.
Le loro lingue si incontrano e si ritrovano subito a muoversi in sintonia, come se conoscessero già a memoria quella piacevole danza. La mano di Killian le accarezza la schiena, arrivando a sfiorarle la maglietta che Emma porta sotto la sua giacca di pelle rossa. La ragazza avverte i brividi e la sua mano calda, anche se essa è depositata solo sulla sua maglia. La mano della ragazza invece è tra i suoi capelli, sono morbidi e le piace accarezzarli.
Quando si separano dal bacio, si guardano ancora una volta negli occhi, senza riuscire a dire subito qualcosa, ancora travolti dalla passione del bacio.
La prima a dire qualcosa è Emma.
«Io... devo andare, devo prendere Henry a scuola oggi.» dice a bassa voce, quasi teme che lui non riesca a sentirla, ma poi si rende conto che sono ancora talmente vicini che ha quasi sfiorato le sue labbra nuovamente. Non gli dà nemmeno il tempo di rispondere che si allontana, lasciando la stanza.
Ancora una volta si è fatta prendere dalla paura, ma stavolta però è una paura diversa... Prima di fare qualsiasi mossa, prima di intraprendere qualunque cosa ci sia tra loro, deve sapere se il suo Henry sarebbe d’accordo, é lui l’unico uomo della sua vita e lei lo vuole consultare, vuole sapere se Killian gli piace. Prima di lasciare l’ospedale guarda un’ultima volta in direzione del giovane e lo vede scuotere la testa, ma sorridere.
«Quando finirai di scappare, non lo so... ma io ti rincorrerò sempre Emma.» dice alla porta ormai chiusa.

Per fortuna Regina per quel pomeriggio ha finito presto di lavorare ed è ben contenta di tornare a casa prima e godersi la compagnia del suo piccolo Henry e giocare un po’ con lui.
Quando rientra lo trova in salotto, ma non è solo... in sua compagnia c’è Roland. Sente le vocine di entrambi in modo inconfondibile, non sa però se ci sia anche Robin e in cuor suo non sa se desiderare di vederlo o meno. Lui in salotto non l’ha visto.
«Ciao Regina» ma poi eccola anche la sua di inconfondibile voce. É in cucina intento a preparare insieme a Emma la merenda per i bambini.
La ragazza appena vede Regina, porta lei la merenda ai due bambini, per lasciarla sola con Robin e magari chiarirsi, sa che muore dalla voglia di parlare con il fuorilegge e chiedergli scusa, anche se forse è troppo orgogliosa per farlo.
«Ciao Robin» dice incrociando il suo sguardo, ciò che nota subito è che l’uomo non sta sorridendo come é suo solito fare.
«Scusaci per l’invasione, Roland voleva a ogni costo giocare con Henry, ed Emma fuori scuola mi ha detto che non era un problema passare il pomeriggio a casa vostra» si giustifica Robin, da quando lei l’ha accusato di essere immischiato in traffici illeciti si sente a disagio a parlare con lei, si sente non capito e quindi tende a giustificare i suoi comportamenti più del dovuto.
«Non è assolutamente un problema.» risponde Regina, la quale vorrebbe dirgli tante altre cose, ma non ci riesce, si sente come bloccata, come se un enorme macigno si fosse depositato sul suo cuore e qualsiasi cosa, anche la più banale, anche il semplice chiedere “scusa” diventa difficilissimo. Per Regina Mills lo è poi ancora di più.
Si dirige poi verso il salotto, seguita subito dopo anche da Robin. I due si siedono sul divano abbastanza vicini da potersi sfiorare, ma troppo lontani per poterlo fare davvero ed è chiaro che entrambi lo vorrebbero.
Robin si sente a disagio al suo fianco, più che altro non capito e ciò lo rende triste, ma non può negare di voler buttare giù ancora una volta quel muro di diffidenza che si è palesato davanti a loro e ricominciare da capo, ha solo paura che la donna al suo fianco non voglia. Ha paura che lei lo respinga ancora una volta e lui non potrebbe sopportarlo, anche perché non ha digerito le sue accuse.
Si guardano ogni tanto con la coda nell’occhio, i due bambini sono lontani a giocare e loro si può dire che sono soli in salotto e regna un silenzio imbarazzante, talmente imbarazzante da non poterlo più gestire. O uno dei due dice qualcosa o uno dei due deve lasciare la stanza. Anche se nessuno si decide a fare nessuna delle due mosse.
Regina guarda Robin, ma cerca anche di guardare altrove, di rivolgere lo sguardo per quanto possibile verso i due bambini, per controllare che non si facciano male. Robin la guarda ma cerca anche di non darlo a vedere, soffermandosi sull’arredamento del salotto di casa Mills. È grande, luminoso, spazioso e l’arredo è moderno, proprio tipico di una come Regina. Conoscendola più affondo, si denota che lo stile della casa le appartiene completamente. Robin ancora non la conosce così bene, ma non ha dubbi sul fatto che sia stato scelto da lei. Solo alcuni giochi sul tappeto stonato con il resto dell’arredo, ma anche quelli fanno parte completamente della vita della donna e sono proprio quei giochi che la rendono ancora più meravigliosa ai suoi occhi, sapendo che vuole bene ad Henry se pur non è suo figlio.
«Robin io... volevo scusarmi con te.» l’ha detto, è riuscita a dirlo è nemmeno se ne rende conto di averlo fatto, fino a che non incrocia lo sguardo di Robin e gli occhi dell’uomo non si rispecchiano nei suoi.
«Hai espresso solo ciò che pensavi, non devi scusarti per questo»
«Si che devo, anche perché non è quello che pensavo. Io ho sempre saputo che tu fossi innocente, quelle accuse erano ingiustificate, ho solo avuto paura di avvicinarmi a te e ho trovato il primo pretesto che mi è stato offerto per allontanarmi da te... perciò scusa.» tira fuori tutto ciò che sente, senza ulteriori indugi, senza più paura e timore, quasi come se avesse bevuto e non riuscisse più a controllare il fluire delle sue parole, proprio come gli ubriachi che parlano senza pensare e senza imbarazzo alcuno, solo parole dettate dall’alcool. Ma lei non è ubriaca e soprattutto le sue parole sono sincere, sotto effetto di alcool forse non lo sarebbe così tanto.
Robin si stupisce della sua sincerità e non distoglie lo sguardo da lei nemmeno per un secondo, incapace di allontanarsi da quello sguardo così puro e sincero. Lo sguardo di Regina Mills che abbassa le sue difese e finalmente ammette le sue paure.
«Scuse accettate» è l’unica cosa che riesce a dirle, ma sorride, stavolta un sorriso torna a far capolino nel suo sguardo e anche Regina ride, facendosi contagiare da quello dell’uomo.
«Ho avuto paura perché ho sofferto molto e mi sono sempre ripromessa di non far entrare nessun altro nella mia vita, nessun uomo perché questo significava aprire le proprio porte e far entrare quella persona... ma poi non so, sei arrivato tu e io non ho provato più paura e questo mi ha spaventata. Ho avuto paura di non avere paura, capisci che cosa intendo?» non sa nemmeno lei che cosa gli ha appena detto, il suo discorso non ha né capo né coda e non è da lei fare discorsi così banali, così contorti. Lei, Regina Mills, che sa parlare in tribunale, sa discutere arringhe chilometriche senza mai battere ciglio e senza incertezze, senza quasi mai prendere fiato; ora si sta imbarazzando e sta balbettando parole scomposte davanti a un uomo, quello stesso uomo che la sta rendendo nervosa, lo stesso uomo che la spaventa perché in realtà non è spaventata, anzi... vorrebbe lasciarsi andare, come per anni non ha fatto, ha paura perché si è fidata di lui dal primo momento e tutto ciò la rende terribilmente confusa. Solo con Daniel si è sentita così per la prima volta.
«Ho capito perfettamente cosa mi vuoi dire, non credere che per me sia diverso... ho paura quando te Regina, non credevo che dopo Marion potessi essere così preso nei confronti di una donna. Non so cosa ci sia tra noi, ma io mi sento bene al tuo fianco e so che mi piaci e voglio imparare a conoscerti meglio.»
Anche Robin è sincero, vuole farle capire che non è sola, che anche lui è spaventato, tanto spaventato ma possono forse, allontanare le loro paure insieme. In fondo lo si sa, le migliore battaglie si vincono in squadra e loro potrebbero formare una perfetta squadra. Ricucire i pezzi rotti del loro cuore insieme.
Regina alle parole di Robin, senza dire altro si avvicina a lui. I loro respiri finalmente si mescolano, le loro bocche si vogliono disperatamente...
Robin che non aspetta altro che baciare le labbra carnose della donna che è al suo fianco, sorride e le sfiora con delicatezza con le sue, mentre con la mano raggiunge la sua guancia e l’accarezza dolce, talmente piano da provocarle i brividi. Lei porta le sue braccia intorno al collo dell’uomo.
É un momento perfetto, solo loro.
Resterebbero così per ore, felice di quel semplice contatto. Ma il desiderio di approfondire ulteriormente il loro momento magico é ulteriore...
Uniscono le loro labbra e immediatamente le loro lingue entrano in contatto, iniziando a muoversi lentamente all’inizio, poi sempre con più passione.
Con le mani si esplorano, quella di Robin si intreccia tra i capelli di Regina, quella della donna scende verso il collo di Robin, sfiorandolo delicatamente, ma con desiderio sempre più crescente.
É un bacio appassionato, che in poco tempo prende fuoco, aumentando sempre più di intensità.
A interrompere quel dolce contatto, sono le vocine di Henry e Roland che di corsa sono tornati in salotto.
Regina e Robin si allontanano l’uno dall’altra, ma con ancora il fiato corto.
«Mamma, Roland si è fatto male al dito.» dice rivolto alla sua mamma Henry.
Robin vedendo che il suo bambino piange, prende subito la sua manina tra le sue.
«Mi sono schiacciato il dito con un giocattolo di Henry» dice continuando a piagnucolare.
L’uomo gli da un bacino sul dito che gli fa male e lo guarda sorridendo: «Ora va meglio?» gli chiede e il piccolo annuisce, tornando a mostrare il suo enorme sorriso, come se non si fosse fatto mai male.
Regina guarda Robin e sorride a quella scena dolcissima e alla premura dell’uomo nei confronti di suo figlio.
I due bambini tornano a giocare e Robin torna a rivolgersi a Regina.
«Ti posso invitare a cena o scappi di nuovo?» la provoca.
«Ma quanto siamo spiritosi. Accetto volentieri. Ma chi paga?» chiede guardandolo negli occhi e cercando di provocarlo anche lei a sua volta, con la battuta sul chi offre la cena.
«Sai ho dei soldi da parte, fatti con i miei diversi furti, ti porto a cena con quelli.» ridendo di cuore e continuando a provocarla. Quel gioco gli piace, significa che il loro rapporto si sta evolvendo e poi deve ammettere che punzecchiare la donna, che si reputa la “regina cattiva” é davvero divertente e lo è ancora di più, il fatto che lui può considerarsi un perfetto “fuorilegge”.
«Faccio finta di non aver sentito» risponde lei, scuotendo la testa ma non potendo nascondere il sorriso che le é comparso sul volto.
«Ho preso da poco il mio primo stipendio e voglio usarlo offrendoti una cena romantica.» continua poi l’uomo, tornando serio e accarezzando la sua guancia con il dorso della sua mano. Regina chiude gli occhi e si lascia cullare dal contatto della mano calda di Robin.

Emma prima di andare a lavoro, vuole essere lei a mettere a dormire Henry e raccontargli la storia della buonanotte, ma vuole anche trovare il pretesto per parlare con lui. Per fortuna deve iniziare a lavorare più tardi quella sera e può benissimo occuparsi lei del piccolo Henry.
Dopo aver concluso la storia, che ha interamente inventato lei, sapendo che a suo piccolo piace sentire nuove storie; lo guarda negli occhi e prova a formulare un discorso sensato per chiedere a suo figlio il permesso di uscire con Killian Jones, ma decisamente non sa come fare, non è facile ammettere i propri sentimenti. Il chiedere il permesso a Henry significherebbe farlo e lei da una parte ancora non si sente pronta. Prova senza dubbio qualcosa per il ragazzo, ma ammetterlo é tutt’altra storia. Anche se non può negare che le sue parole, quel “Tu non sei spazzatura. Tu sei la persona più bella che io abbia mai conosciuto e non solo fisicamente” l’hanno colpita molto, il suo cuore torna a battere prepotente nel solo ripensarci.
«Mamma mi devi chiedere qualcosa?» le chiede Henry, avendo capito che la sua mamma ha bisogno di parlare con lui. É un ragazzino fin troppo sveglio per la sua età.
«No. Cioè... Si. A te piace Killian?» risponde a sua volta, prendendo il coraggio che ancora le mancava. Ora non può più tornare indietro e deve ammettere ciò che prova.
«Si mi piace, è simpatico e con lui mi sono divertito molto. Sa tante cose sui pirati.» il bambino entusiasta espone il suo punto di vista, ricordando il pomeriggio passato in compagnia del ragazzo, non ha mai conosciuto nessuno che ne sapesse tanto di pirati e poi il piccolo Henry deve ammettere, che a volte, vorrebbe un papà con cui giocare. Nel pomeriggio passato con Killian ha sentito un po’ che quel desiderio si fosse realizzato.
«A te piace?» chiede poi a bruciapelo a sua mamma, lasciandola completamente spiazzata.
«Si, mi piace. Infatti Henry, cosa ne pensi se decido di uscire con lui?»
«Che sono d’accordo, mamma.»
Emma ride alla risposta del figlio, capisce anche il suo desiderio di avere un papà, se pur non l’ha detto, ha colto il suo sorriso come una confessione inespressa. Lo abbraccia e lo bacia sui capelli senza pensarci, pur sapendo che suo figlio non ama troppo le effusioni, specie ora che sta crescendo sempre di più.
«Ora basta però mamma... Se Hook ti fa questo effetto, cambio idea.»
«Ragazzino, sei troppo maturo per la tua età, devo smettere di leggerti storie troppo impegnative, se continui di questo passo vai al collage prima del previsto.» gli dice ridendo di nuovo, suo figlio è davvero più maturo dell’età che ha, ha un intelligenza fuori dal comune e lo dimostra il fatto che abbia capito, ancora prima di Emma, quanto lei tenesse ad uscire con Killian.
Henry ride a sua volta e poco dopo si addormenta tra le braccia della sua mamma, stanco per la bellissima giornata trascorsa a giocare con Roland.
Emma gli dà un bacio e gli rimbocca meglio le coperte.
Mentre è a lavoro, pensa costantemente a Killian, ai suoi occhi, ai suoi baci, a come chiedergli un appuntamento, perché finalmente è pronta a dire di sì.




SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti, eccomi qui con il nuovo capitolo. Visto non ho fatto succedere niente a Killian :P Tutto fumo e niente arrosto, il nostro bel pirata è stato colpito di striscio dal proiettile e ha solo un leggero trauma cranico, ciò è servito per far sbloccare Emma, la testona di Emma che non voleva ammettere di provare qualcosa per il giovane e ora vuole chiedergli di uscire. Mi piaceva l'idea di di un confronto tra mamma e figlio sull'argomento Killian e quindi far dare il suo punto di vista a riguardo, sinceramente mi sarebbe piaciuto vederlo anche nella serie (chissà che non possa essere uno spunto per una shot :P)
Per quanto riguarda Robin e Regina invece si sono chiariti... Finalmente. E ora ci sarà un appuntamento, che vi anticipo sarà nel prossimo capitolo, il quale poterá alla luce altre novità dal passato, dal passato di Regina e... di? Chi altro? Questo non ve lo dico. Vi aspetto sabato o domenica prossimo per scoprirlo.
Colgo l'occasione per ringraziarvi tutti per seguire la mia storia, è bello avere anche nuovi lettori e nuove recensioni e sapere che cosa pensate della mia storia. Grazie di cuore a tutti.
Buon week end, un bacio.

 

   
 
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