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Autore: WhiteLight Girl    09/03/2019    2 recensioni
Dopo gli eventi di Nella tela del ragno, Adrien non si dà pace e parte per la Cina. Il suo viaggio, però, prende una piega inaspettata quando un varco si apre sotto i suoi piedi e lui finisce in una dimensione sconosciuta. Rimasto solo con Plagg, osa sperare che questo l'abbia portato più vicino a Marinette di quanto lo sia stato nei mesi precendenti, per una volta la fortuna sembra girare a suo favore, ma è davvero così o c'è di nuovo qualcosa o qualcuno che manovra i fili di ciò che gli sta accadendo attorno?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL SACRIFICIO

Dopo che ebbe capito che Plagg era un Kwami, l’ostilità dell’uomo parve svanire e lui mise via l’arma, permettendo ad Adrien di alzarsi. Non gli spiegò perché ora si fidasse, né dove e perché aveva incontrato Tikki e Marinette, ma lasciò che Adrien lo seguisse lungo il canyon e continuò a camminare in silenzio come se i due non fossero lì.
Non rispose a nessuna delle domande di Adrien su cosa volesse e cosa ci facesse lì, ma quando il ragazzo gli domandò di Marinette lui si fermò un istante, proprio sotto uno sperone di roccia, e si voltò a sorridere.
«Sì, lei aveva detto che saresti venuto a cercarla, ne era sicurissima.» commentò.
Adrien si sentì improvvisamente leggero, libero di un peso che aveva percepito per così tanto tempo da essersi convinto che ormai fosse parte di lui. L’aveva già immaginato, ma la consapevolezza che Marinette lo stesse aspettando gli scaldava il cuore in un modo che non avrebbe mai immaginato possibile.
«Lei sta bene?» domandò.
L’uomo sospirò e gli diede ancora le spalle, riprese a camminare, il borsone in spalla che ondeggiava ad ogni suo passo.
Il percorso scavato nella roccia iniziò a salire, i sassi si mossero e scivolarono sotto le loro suole, Adrien cercò di raggiungerlo, ma era di nuovo stanco e l’uomo era veloce e sicuro in quel territorio a lui familiare. Non esitava nei punti più bui, dove il canyon lasciava spazio a piccole gallerie appena sufficienti al passaggio di un uomo, né si preoccupava di controllare che lui riuscisse a stare al passo. Spazientito, Adrien tese un braccio e gli afferrò l’orlo della giacca.
«Aspetta.» gli disse. «Dimmi lei dov’è.»
L’uomo lo spinse avanti, trattenendolo al suo fianco ed impedendogli di fermarsi, Plagg gli ruotò attorno e lo fissò imbronciato.
«Sai, ragazzo, alcune domande sarebbe meglio che restassero senza risposta.» gli sorrise, ma il suo sguardo sotto le sopracciglia inarcate era triste.
Adrien strattonò il braccio per liberarsi dalla sua presa e puntò i piedi per terra, grazie a Gabriel Agreste era diventato molto bravo a controllare le proprie emozioni, ma la rabbia e l’esasperazione gli ribollivano dentro, il non sapere era come il gancio del coperchio di una pentola a pressione in procinto di esplodere. Si domandò quanto ci avrebbero impiegato, tutti quei sentimenti, a consumarlo dall’interno.
«Io voglio saperlo.» disse.
«Io, se fossi al tuo posto, preferirei di no, forse.» rispose l’uomo. Tastò con la mano una delle rocce che aveva davanti e si chinò per passare sotto ad uno spuntone che pendeva dal soffitto.
«Sei un vigliacco, allora.» ribatté Adrien.
Non era mai stato così duro, prima di allora, a parte forse qualche accesa discussione che aveva avuto con il padre nel corso degli ultimi anni, prima di decidere che non voleva avere più nulla a che fare con lui.
«Forse, ma ho cose più importanti a cui pensare che preoccuparmi di una ragazza che probabilmente è morta.» fu la risposta dell’uomo.
Non sembrava esserci rabbia nei confronti di Adrien, né riguardo a ciò che gli aveva detto, né sul modo in cui l’aveva fatto.
La sicurezza di Adrien, il suo desiderio di sapere, vacillarono per un istante. Le parole che aveva letto sui diari, i racconti di ciò che era successo nella vita di lei risuonarono nella sua testa. Deglutì.
«No, lei non può esserlo...» sussurrò. Ignorò la zampa di Plagg che gli accarezzava la guancia e respinse il suo tentativo di confortarlo a pugni stretti.
L’uomo scrollò le spalle. «Forse no, chi lo sa. Ma visto come è andata non mi stupirebbe se l’avessero uccisa.»
Tutto si riduceva a ciò che era successo; forse, se avesse saputo, avrebbe potuto prevedere cosa potesse essere accaduto dopo. Dopotutto, se l’uomo non aveva visto con certezza la morte di lei, se non l’avesse vista lui stesso con i suoi occhi, Adrien non era disposto a crederci.
«Perché? Come è andata?» domandò.
«Ha lasciato che la prendessero.»
Adrien scosse il capo, incredulo. Aveva sentito parlare di una Ladybug sicura sé, irriverente, furba, geniale e sempre con un asso nella manica. Non una sola parola tra quelle che aveva letto e sentito gli permetteva di pensare che lei potesse arrendersi.
«Non è possibile.» rispose.
«Era una ragazza dal cuore d’oro, quel giorno ha salvato molte vite.» ribatté l’uomo.
Forse era l’unica cosa che Adrien non avrebbe voluto sentire, poiché avrebbe reso possibile quell’eventualità. Marinette non si sarebbe mai arresa, a meno che questo non avesse significato salvare la vita a qualcuno e fosse l’ultima chance. Tornò a pensare a quello che Alya gli aveva raccontato del momento in cui gliel’avevano portata via, se non era riuscito a salvarla allora, avrebbe provato a farlo adesso; non poteva voltarsi da parte senza neanche averci provato.
«Se era così speciale allora dovresti permettermi di cercarla, dimmi da dove posso cominciare.» disse.
Avrebbe voluto che il suo tono non sembrasse una supplica, che l’uomo non potesse avvertire la sua disperazione, ma l’incertezza stava avendo la meglio su di lui e sembrava che non volesse lasciargli scampo.
«Da nessuna parte!» insisté l’uomo, gli occhi grigi che lo squadravano con biasimo, le labbra sottili strette e diritte. «Questo posto è un casino e sta morendo, ci trascinerà tutti nel nulla; l’unica cosa che puoi fare è unirti a noi e cercare di fermare la Carovana.»
Era quello che aveva detto anche Emma, ciò che si era preoccupata di ripetergli fino alla nausea come se fosse l’unica cosa che avesse importanza.
«Sei parte della resistenza.» Osservò allora.
L’uomo annuì. «Chi ti ha detto della resistenza?» gli chiese.
«Una ragazzina, si chiama Emma.»
Adrien lo vide accennare un sorriso, non se lo sarebbe aspettato. «Allora è viva. Ed era da sola?» domandò.
Gli fece cenno di seguirlo, ormai vedevano bene l’uscita dal canyon e, oltre essa, se Adrien strizzava gli occhi abbastanza, poteva vedere le rocce che lasciavano il posto ad una serie di cespugli rinsecchiti e morenti con i ramoscelli ripiegati verso l’interno.
«Sì, perché?» rispose, seguendolo mesto per quelle ultime decine di metri.
«Dove l’hai lasciata?» gli chiese l’uomo, invece di rispondere.
Adrien ripensò a lei per l’ennesima volta, alle sue parole, ai capelli che si agitavano nell’aria mentre cadeva.
«Si è lanciata in un burrone, ma ha detto che mi avrebbe raggiunto.»
Dirlo ad alta voce lo fece sentire ben più stupido di quanto avesse immaginato; come poteva una persona lanciarsi nel vuoto e sopravvivere? A meno il burrone non fosse ben meno profondo di quanto lui avesse immaginato.
L’uomo non pareva avere i suoi stessi dubbi. «Ottimo.» gli disse «Faremo in modo che trovi il suo piatto riferito a cena per i prossimi tre giorni. Ma non ti aspettare che ci raggiunga nello stesso modo in cui l’hai lasciata.»
Non spiegò cosa intendesse ed Adrien non pose domande, poiché non era sicuro che avrebbe potuto sopportare altre risposte negate o peggio, troppo sibilline.
Le pareti di roccia iniziarono a richiudersi sopra di loro; prima Adrien aveva pensato che fosse un effetto ottico, che le pareti si avvicinassero al punto da sembrare toccarsi, invece si unirono davvero per lasciare spazio ad una piccola galleria che proseguiva fino ai cespugli di rovi.
Avanzarono mesti, all’esterno c’era un vociare che li allertò, quindi tacerono entrambi camminando fianco a fianco, perfino Plagg iniziò a tendere le orecchie per capire di cosa si trattasse.
L’uomo spinse Adrien in un’insenatura, lo costrinse ad acquattarsi a pochi metri dai cespugli, restando abbastanza indietro per essere coperti da essi ed al contempo riuscire a vedere cosa stesse accadendo fuori.
Ormai Adrien era in grado di riconoscere le armature tipiche delle guardie di quel mondo, le loro armi ed i loro modi di fare, ma il vederli fare spazio ad un ragazzotto paffuto poco più grande di lui gli diede comunque una stretta al cuore.
«Fai silenzio.» gli raccomandò l’uomo fermo al suo fianco.
Adrien annuì, ma non poté impedirsi di domandare sottovoce: «Che succede?»
Vide il ragazzotto sorridere ai presenti, abbracciare la donna che lo accompagnava e stringere la mano di uno dei cavalieri. Nello spiazzo sembravano esserci solo loro, stretti in ranghi serrati tutti attorno ad una tavola di pietra rossa che sembrava essere scavata nella roccia stessa.
«Nutrono l’elemento Terra.» spiegò l’uomo ad Adrien.
Lui si corrucciò, confuso nel vedere salire il ragazzotto sulla tavola e stendervisi sopra, a pancia all’aria come se volesse fare un sonnellino.
«Che significa?» chiese Adrien.
«Sta’ a guardare.» insisté l’uomo.
Adrien strizzò gli occhi, qualcosa scintillava nella mano della donna, mentre lei si avvicinava alla tavola di pietra ed al ragazzotto. Plagg inclinò il capo, forse incuriosito, inspirò forte e sollevò il nasino come se avesse percepito qualcosa. La donna era ora accanto al ragazzotto, le larghe maniche svolazzanti ondeggiarono mentre lei sollevava le braccia, il pugnale stretto in mano.
«Adrien! Non guardare!» esclamò Plagg contro il suo orecchio.
Adrien si sentì tremare, mentre comprendeva il perché della preoccupazione del suo Kwami. Le zampette di Plagg gli coprirono gli occhi cercando di costringerlo a chiuderli, ma nonostante la nausea che l’aveva colpito, lui voleva vedere. Spinse via Plagg con dolcezza, malgrado la foga del momento, e si sporse in avanti con l’istinto che gli gridava di accorrere e intervenire. L’uomo e Plagg lo trattennero, lui frenò quell’impulso, la donna estrasse il pugnale intriso di sangue e il ragazzotto rimase inerme, già morto, sull’altare sacrificale.
Le guardie misero via le armi, tutti si inginocchiarono, iniziando a mormorare parole che Adrien non riusciva a distinguere, mentre il sangue sgorgava dal corpo del giovane e scivolava lungo la tavola di pietra e poi giù, fino al pavimento.
Poi il sangue divenne polvere e con lui anche il corpo del ragazzotto, i cavalieri e la donna si rialzarono e si allontanarono con calma, come se avessero strappato un semplice fiore da un campo. «È orribile.» disse Adrien, solo dopo diversi minuti, quando fu certo che fossero rimasti soli. Aveva ancora la nausea, sentiva la gola secca ed il cuore che rimbombava forte nell’orecchio. Se anche gli fossero arrivati alle spalle ed avessero provato a colpirlo, era certo che non se ne sarebbe accorto. L’uomo che era con lui, invece, non pareva affatto scosso. «È un membro della carovana in meno.» ribatté, tagliando corto.
Poi lo guidò fuori dalla grotta ed Adrien lo seguì, senza riuscire a distogliere lo sguardo dall’altare, dove ogni traccia dell’omicidio appena commesso pareva essere svanita.
   
 
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