Jason sospirò, affranto. Si
era ripromesso infinite volte di non fidarsi più degli
esseri umani, tuttavia
continuava a ricascarci. Tutti coloro con cui faceva amicizia lo
tradivano
invariabilmente, a volte mettendoci molto tempo, è vero, ma
ogni volta tutto
era destinato a finire. Il giocattolaio sollevò Liquorice
per la coda,
facendolo dondolare per qualche istante, poi lo infilò tra
le piume che
ricoprivano il collo del suo cappotto. Si alzò, prese il
cappello e si diresse
lentamente verso la porta blu... Doveva punire George.
Vine osservò con sguardo
critico il suo ultimo capolavoro. Quando aveva messo le mani su quel
ragazzo,
aveva capito che sarebbe stato un lavoro duro... Non era bello come gli
era
apparso da lontano. Aveva lavorato quasi tutta la notte, e il risultato
era
stupefacente. Un'altra bambola da aggiungere alla collezione. L'unica
pecca
erano gli occhi spenti del cadavere. Il Doll Maker si sfilò
dalla tasca alcune
biglie di vetro, cercando il colore che più si intonava ai
capelli e all'abbigliamento
della vittima. Scelse quelli blu.
Vine sollevò una delle due
sfere di vetro, poi la abbassò lentamente badando bene a non
rovinare la pelle
della bambola.
- Ehi, che stai facendo?
Il Doll Maker si voltò
stupefatto. Non c'era mai stata una porta blu su quella parete, ne era
sicuro.
E soprattutto, non c'era mai stato quello strano tipo dai capelli rossi
e gli
occhi ambrati che lo fissava incuriosito e arrabbiato insieme.
-Non farmelo ripetere... Che
stai facendo?- ripeté il giovane uomo, mentre gli occhi
diventavano verdi. Vine
arretrò spaventato.
- Una... Bambola...- sussurrò
intimidito, cercando delle vie di fuga. Il rosso si avvicinò
lentamente,
chinandosi sull'opera del Doll Maker, poi sorrise:- Un bel lavoro...
Stupendo.
A proposito, hai fatto qualcosa al cane?
Troppo sconvolto per parlare,
Vine si limitò a scuotere il capo. Jason si alzò
lentamente:- Perfetto... Me ne
occuperò io, allora.
Prima di allontanarsi, il
giocattolaio si avvicinò al castano e gli poggiò
in grembo un topolino
giocattolo rosso.
- Non muoverti, o esploderà.
Voglio proprio scambiare due parole con te... Appena avrò
finito con il cane,
ovviamente.
Vine rimase immobile,
osservando con attenzione il giocattolo. Respirava il meno possibile,
per
evitare di causare accidentalmente l'esplosione di quello splendido
oggetto. Se
quello strano tipo, alto e snello, ne era il creatore, era veramente
bravo. Il
fatto che lo avesse lodato per la sua misera bambola, pallida
imitazione delle
creazioni di suo padre, lo lusingava enormemente.
Jason tornò una decina di
minuti dopo, con un sorriso soddisfatto stampato sul volto. Fece
sparire il
topolino meccanico nella tasca del cappotto, poi si accomodò
sul divano,
fissando Vine.
- Prima domanda... Chi sei?
Il Doll Maker non rispose, ma
rimase immobile, come folgorato. Jason si piegò verso di lui
e gli agitò la
mano davanti agli occhi:- Ehi, tutto bene, mister Occhio-di-vetro?
- Si... Ho...ho avuto
un'idea, ecco. Puoi spostarti, per favore? Mi... Mi serve il divano,
tutto qui.
Quella richiesta era davvero
troppo strana per non accoglierla, rifletté il giocattolaio.
Il rosso si alzò e
si appoggiò alla parete, osservando il Doll Maker trascinare
le bambole da lui
create nel salotto e sistemarle sul divano, davanti al televisore. Per
finire,
andò a recuperare la bambola-cane di Jason e la
sistemò sul tappeto. Arretrò di
qualche passo, osservando il risultato.
- Wow, un bel quadretto -
commentò Jason inclinando leggermente la testa. Vine si
voltò entusiasta:- Lo
pensi davvero? Di solito la gente non apprezza le mie bambole umane...
- Quelle bambole sono
stupende, tant'è vero che mi chiamo Jason the Toy Maker!
Vine sorrise, sedendosi sul
tappeto. Jason avrebbe potuto essere un ottimo amico,
rifletté mentre
chiacchieravano. Poco prima dell'alba, i due oltrepassarono la porta
blu. Il
Doll Maker si voltò verso il salotto. Non l'avrebbe mai
detto davanti al
giocattolaio, ma quel cane faceva orrore.
Il Doll Maker si trasferì a
casa di Jason, una sorta di soffitta piena zeppa di stoffe colorate,
seghe,
bottoni ed esplosivo. Come aveva spiegato il rosso, quella stanza era
ovunque e
in nessun luogo, e la porta si apriva sul luogo desiderato da chi ne
varcava la
soglia, per poi spostarsi automaticamente altrove una volta richiusa.
Vine si
abituò rapidamente al soffitto basso e al pavimento ligneo
che scricchiolava
alla minima pressione e, nonostante l'insieme fosse un vero e proprio
labirinto
di scaffali pieni da scoppiare, riusciva sempre a trovare
ciò che gli serviva.
Mentre creava bambole di tutti i tipi, chiacchierava con il padrone di
casa. Le
loro conversazioni erano varie, ma nessuno dei due osava accennare al
proprio
passato. A conti fatti, la convivenza non era affatto difficile, se non
per un
particolare: la totale mancanza di senso estetico di Jason.
Vine si aggirava tra gli
scaffali, scegliendo i materiali migliori. Quando fu soddisfatto degli
oggetti
accumulati, si sedette a gambe incrociate sul pavimento e
cominciò a lavorare.
Aveva intenzione una serie di bambole ispirate agli arcani maggiori dei
tarocchi,
così mescolò il mazzo che aveva preso in
prestito in una sperduta città
dell'Est Europa, non ricordava neanche lo Stato, ed estrasse una carta
a caso.
La osservò: il numero dodici, l'Appeso. Il Doll Maker
appoggiò la carta per
terra e cominciò a lavorare, rapido e preciso come sempre.
- Hai smesso di fare le
bambole umane?- domandò Jason appoggiandogli il mento sulla
spalla. Vine non si
voltò neanche, ma il giocattolaio non se la prese. Ormai lo
conosceva bene.
- Non ho smesso... Ogni tanto
mi viene voglia di costruirle, ma non sempre. Sono faticose da creare,
e ci si
mette molto tempo a renderle perfette... Odio le articolazioni.
Inoltre,
esistono molte cose che danno buoni risultati in poco tempo... Stoffa,
carta,
porcellana... Tu non ti annoi, ad usare sempre lo stesso materiale?
Jason soppesò la risposta,
senza sapere bene come ribattere. Non aveva mai pensato agli esseri
umani come materiale
da costruzione. Per lui erano giocattoli, che troppo
frequentemente si
rivelavano difettosi e andavano aggiustati. Osservò di
sbieco l'occhio di vetro
di Vine, poi domandò:- E tu? Sei bravissimo a costruire le
bambole, perché non
provi a trasformare il tuo corpo in una bambola? Sarebbe stupendo, ne
sono
sicuro.
Vine rise amaramente:- Ci ho
già provato... Infinite volte. Non funziona, è la
materia prima ad essere
scadente... Non sarò mai perfetto come le bambole che faceva
mio padre.
Jason si fece attento di
colpo, sperando che il giovane si aprisse un po' di più e
cominciasse a parlare
di sé, ma il castano si chiuse nel silenzio.
- Ehi Vine, usciamo?
L'altro sospirò. Era la
quinta volta che gli toccava assistere alle punizioni del rosso, che
erano un
inno al cattivo gusto e alla barbarie.
- Chi è stato, questa volta?
- Johan... Peccato, speravo
fosse la volta buona...
Il Doll Maker non rispose,
limitandosi a seguirlo. Quella sera il suo compito sarebbe stato quello
di
restare davanti alla porta, controllando che nessuno provasse a
fuggire.
Jason saltellava per il
parco, tutto allegro:- Hai visto la faccia di Johan, com'era buffa? Ora
è
senz'altro molto più carina.
Dietro di lui, Vine camminava
strisciando i piedi, la testa bassa e le mani in tasca. Il giocattolaio
si
voltò verso di lui, preoccupato:- Ehi, tutto okay? Sei
più silenzioso del
solito.
Il castano si limitò a
borbottare qualcosa, senza degnarsi di alzare la testa. I due
camminavano uno
davanti all'altro, di fianco al muro di cinta del parco. La porta blu
li
attendeva qualche metro più avanti. Il rosso lo
guardò:- Seriamente, Vine. Che
hai? Sei strano.
Non ottenendo risposta, Jason
afferrò il polso dell'altro, che sollevò la testa
irato:- Che cos'ho, chiedi?
Che cos'ho?- urlò con
gli occhi che
brillavano. Jason arretrò di un passo, sorpreso:- Ehi, Vine,
calmati...
- Vuoi che io resti calmo,
davanti a quelle... quelle cose che tu hai il
coraggio di chiamare
bambole?!? Noi Volikov siamo costruttori di bambole da generazioni,
non
ti permetterò di paragonare le tue creazioni alle mie o a
quelle dei miei
parenti!
Jason provò a ribattere, ma
l'altro non gliene diede il tempo:- Le bambole devono essere belle,
non
terrorizzare! NON HAI IL MINIMO SENSO ESTETICO!
-È per questo che mi piaci,
allora?- ribatté il rosso, spingendo l'altro contro il muro.
Vine sussultò
mentre Jason cercava di sbottonargli la camicia, baciandogli la gola.
Il
giocattolaio gli passò una mano sui capelli, stringendosi a
lui.
Il respiro del castano
accelerò, mentre al volto del rosso se ne sovrapponeva un
altro, quello
dell'uomo che aveva odiato e temuto per tre lunghissimi anni, che gli
aveva
strappato tutto ciò che aveva e condannato alla pazzia.
Freneticamente, Vine
cercò qualcosa con cui difendersi, mentre la speranza di
poter avere finalmente
un amico lo abbandonava. All'improvviso, sentì sotto le dita
la forma del
coltello che teneva nascosto nella tasca dei pantaloni. Non ebbe
bisogno di
riflettere su come usarlo.
Jason barcollò all'indietro,
con una mano premuta sulla gola. Vine si lanciò verso la
porta blu e la
attraversò, con gli occhi ambrati del rosso che lo fissavano
pieni di sorpresa.
Il rosso si sedette a terra,
osservando le bambole create dal castano. Aveva passato una settimana a
cercarlo, ma senza successo. Anche provando con la porta, il Doll Maker
era
introvabile. La ferita sul collo si era rimarginata senza problemi, ma
non si
poteva dire lo stesso per quella nell'animo. Alla fine, aveva mandato
Liquorice
in giro per il mondo a cercare Vine, o quantomeno notizie inerenti alle
sue
creazioni. Finalmente, dopo tre giorni, il giocattolo era tornato
portando con
sé una pagina di un quotidiano scritto in cirillico. Jason
esultò mentalmente,
notando la fotografia di una delle bambole umane del castano. Era una
buona
pista... Il giocattolaio, di buon umore, afferrò la
maniglia: avrebbe passato a
setaccio tutta la Russia, fino a quando non avrebbe ritrovato Vine.
La porta si aprì senza un
rumore, restando in mezzo alla strada. Jason sbirciò fuori,
pronto a
richiuderla se si fossero mostrati dei curiosi. Non aveva bisogno di
pubblicità. Non si sorprese più di tanto quando
non vide nessuno. Era sul punto
di andarsene, quando Liquorice uscì dalla sua tasca e
cominciò a zigzagare
lungo la strada. Jason non poté fare altro che seguirlo. Il
giocattolo a molla
continuò per la sua strada per una mezz'ora buona, mentre il
rosso arrancava
per stargli dietro. Finalmente, la sua guida cominciò a
girare su sé stessa,
segno che la meta era stata raggiunta. Il giocattolaio
sollevò lo sguardo,
rendendosi conto di essere arrivato davanti a quel che restava di un
edificio,
ora ridotto ad un ammasso di travi carbonizzate. Doveva essere stato un
negozio, a giudicare dall'insegna annerita dal fumo e rovinata dal
tempo.
L'unica parola leggibile era Воликов. Il giocattolaio entrò,
vagamente
preoccupato. Non aveva idea di dove si fosse cacciato Vine,
così cominciò a
girare a caso. Lo notò dopo una decina di minuti. Il castano
era rannicchiato
in un angolo, con la fronte premuta contro le ginocchia. Jason gli si
precipitò
affianco, inginocchiandosi accanto a lui.
- Vine, stai bene? Che ti è
successo?
L'altro sollevò la testa,
nascondendo il volto dietro i capelli. L'unica cosa visibile erano gli
occhi,
blu e rosa. Jason impallidì quando lo sentì
chiedere:- Chi sei tu?
Il giocattolaio lo fissò
confuso:- Sono Jason, Vine... Ormai ci conosciamo da un po' di tempo...
Vine scosse il capo:- Io non
ti conosco. Non ti ho mai visto.
Detto questo, il castano si
chiuse nel silenzio, dondolandosi avanti e indietro. Il rosso
provò in tutti i
modi ad attirare la sua attenzione, ma invano. Era come parlare a un
muro. Sfiduciato,
Jason si rialzò e si allontanò. Non voleva
lasciare solo l'amico, ma non sapeva
proprio a chi chiedere aiuto.
Se almeno sapessi come mai
è scappato... Forse riuscirei a riappacificarmi con lui... Il
giocattolaio
si fermò, folgorato. In effetti un modo c'era per
sapere la verità sul
costruttore di bambole... O almeno in parte.
Jason rilesse per la terza
volta la pagina che aveva davanti. Era riuscito a trovare informazioni
sugli
omicidi di Vine, e ciò che lo aveva colpito maggiormente era
la dichiarazione
di uno psicologo:"... Sembra vivere in un mondo tutto suo". Per farla
breve, cancellandolo dalla memoria Vine lo aveva sbattuto fuori dal suo
perfetto mondo immaginario. Jason cominciò a camminare
avanti e indietro,
riflettendo. Doveva aggiustarlo, questo era certo.
Tuttavia non sapeva
come... Una botta in testa difficilmente avrebbe risolto la situazione,
e
trasformarlo in una bambola non sarebbe stato di alcuna
utilità. Non restava
che ricominciare tutto dall'inizio...
Vine non si era mosso da dove
Jason lo aveva lasciato, e non lo riconobbe esattamente come la prima
volta. Il
rosso gli si sedette accanto e cominciò a parlargli,
cercando di spiegargli nel
modo più chiaro e onesto possibile come erano diventati
amici. Il Doll Maker
non reagiva, ma l'altro non si perse d'animo e andò avanti
con la sua
narrazione, fino a sera. A quel punto Vine si alzò e
iniziò a parlare:- Questa
era casa mia... Quando avevo nove anni, un uomo ordinò che
fosse bruciata... Gier.
Per la prima volta, Vine
raccontò la sua storia a qualcuno. Raccontò la
sua infanzia passata nella
bottega del padre, il suo sogno di costruire bambole, di dare loro un
volto...
Poi aveva perso tutto. La voce di Vine tremò nel narrare le
violenze, le umiliazioni,
gli orrori subiti. La consapevolezza di non essere altro che un
passatempo per
quell'uomo, di non poter fare nulla per evitarlo. Sei la mia
bambola, gli
ripeteva nell'orecchio. Poi, dopo tre anni, Vine era riuscito a
fuggire,
lasciandosi un cadavere alle spalle. L'occhio di vetro, tutto
ciò che era
rimasto del suo passato con il padre, divenne una parte di lui. E Vine
cominciò
a costruire bambole. Jason lo ascoltò senza interromperlo,
esattamente come
aveva fatto l'altro. Alla fine, il rosso gli appoggiò la
mano sulla spalla:- Mi
dispiace - mormorò sincero - Mi dispiace di averti costretto
a rivivere tutto
questo...
Vine scrollò le spalle, poi
si voltò verso di lui:- Non so se quello che mi hai
raccontato è la verità, ma
non era male... Potremmo ricominciare da zero.
Jason sorrise, poi gli tese
la mano:- Piacere, sono Jason the Toy Maker e ho bisogno di qualcuno
che mi
insegni a fare delle bambole belle. Ti va di darmi una mano?