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Autore: la nouvelle vague    12/03/2019    1 recensioni
(Crossover: Dolce Flirt/Harry Potter; storia rivista e ripubblicata)
Prima Guerra Magica (1970-1981)
E se gli alunni del Dolce Amoris fossero stati dei maghi?
E se la loro vita ad Hogwarts venisse stravolta dall’ascesa del mago oscuro più potente di tutti i tempi?
Una storia di caduta e redenzione, di crescita, paura, ribellione, amicizia e amore.
“Di fronte a quello sguardo rabbioso, Castiel quasi indietreggiò, preso alla sprovvista. Ma lo stupore durò poco: un attimo dopo era la ragazza ad arretrare, fino a scontrarsi contro la balaustra. Deglutì, […] e alzò lo sguardo verso il volto del ragazzo, che si stagliava a pochi centimetri dal suo. Nei suoi occhi, stranamente arrossati, notò una collera cieca che le mozzò il respiro, unita a qualcos’altro che, lì per lì, non riuscì ad identificare. “Non fare finta di non saperlo, ragazzina” sibilò lui a denti stretti, con un odio tale da fargli tremare la voce[…]
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Armin, Castiel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hogwarts, 1 Settembre 1971
 

Maeve iniziò a disfare i bagagli senza molta voglia, sentendo addosso la stanchezza per il viaggio e il banchetto, mentre Rosa, accanto a lei, faceva lo stesso.
Mise sul comodino una cornice contenete una foto di un paio di anni prima, scattata durante una vacanza in Bulgaria, che la ritraeva insieme ai suoi genitori i quali, sorridenti e un po’ intimoriti, si allungavano per toccare la dura corazza di un drago incredibilmente mansueto.
Si gettò poi sulla trapunta verde scuro del suo letto a baldacchino, fissando la figura longilinea dell’amica che, inginocchiata a terra, cercava di far uscire senza successo il proprio gatto da sotto il letto.
Mentre quest’ultima era cresciuta almeno di quindici centimetri negli ultimi due anni, Maeve era rimasta sempre uguale. Scivolò giù dal letto con poca voglia mentre appellava dal baule il pigiama; lo specchio accanto al letto le restituì l’immagine di una ragazzina pallida e scompigliata, i crespi capelli rossicci quasi del tutto sfuggiti da una treccia fatta troppe ore prima e gli occhi scuri stanchi e cerchiati. Non riusciva mai a dormire la notte prima del rientro a scuola e, nonostante quella fosse la sesta volta che lo affrontava, si sentiva ancora eccitata e nervosa come una bambina del primo anno.
-Ecco, vieni qui Kiki, stupido ciccione- mugolò Rosa che finalmente aveva convinto il suo enorme Maine Coon ad uscire da sotto il letto. Lo prese tra le braccia e si sedette sul materasso, fissando pensosa un punto imprecisato oltre la spalla dell’amica
-Sai, non ti ho detto che quest’estate ho conosciuto un ragazzo piuttosto carino- disse, a voce insolitamente bassa per i suoi standard, rigirando assorta la propria spilla di Prefetto tra le mani.
-Mhmh? - chiese Maeve, distrattamente; ogni anno Rosa vantava un nuovo flirt estivo, perciò la notizia non poteva definirsi esattamente una novità -E come hai fatto a ‘’conoscere’’ qualcuno? Non mi pare giri molta gente nuova tra le nostre famiglie. - aggiunse, un po’ perplessa
Rosa le fece l’occhiolino
-Certo che non vedi mai nessuno di nuovo, solo un pazzo si avventurerebbe in mezzo alla brughiera irlandese per venirvi a trovare. - rise, mentre Maeve mimava un broncio: era piuttosto affezionata all’antico maniero irlandese che da secoli ospitava la sua famiglia -Questa estate abbiamo avuto parecchie visite a casa di zio Abraxas, e Lucius mi ha presentato questo Nathaniel. Ha finito Hogwarts lo scorso anno e ti giuro, è fantastico: alto, biondo, educato, qualcosa da rimanere senza fiato…- Rosa continuò ad elencare le doti del ragazzo, ma Maeve non la stava più ascoltando
-Nathaniel? - la interruppe piano, abbassando la voce ad un sussurro, sebbene il dormitorio fosse ancora vuoto -Nathaniel Yaxley? -
Rosa arrossì abbassando i grandi occhi nocciola a terra, e di colpo sembrò particolarmente interessata alle proprie pantofole di pelo rosa. Kiki si dimenò dalle sue braccia e con un balzo sparì nuovamente sotto il letto.
-Non dirmi che sei stupita,- borbottò morendosi nervosamente il labbro inferiore -sai benissimo che tipo di famiglia è la mia. -
Maeve guardò l’amica e sospirò, andandosi a sedere accanto a lei. Aveva letto dei Yaxley sulla Gazzetta del Profeta, dato che più di un membro era sotto stretta sorveglianza da parte del Ministero, e un certo Corban era addirittura riportato come un pericoloso ricercato
-No, non sono stupita,- ammise tristemente -ma avevo sperato te ne tenessero fuori. -
-È un po’ difficile starne fuori quando ogni posto in cui sei cresciuta è un continuo vai e vieni di suoi seguaci- sussurrò con eloquenza, per poi abbassare ulteriormente la voce, tanto che Maeve dovette avvicinarsi per sentire -Sai, l’ho visto un paio di volte, ha tenuto delle riunioni a casa di zio Abraxas… è molto, beh, persuasivo direi.- si fermò qualche istante, torturandosi le lunghe mani curate -Di una cosa posso dire che mi ha convinta: siamo in guerra, Maeve, una gran brutta guerra, e non tutti possiamo rifugiarci in mezzo alla brughiera e pretendere che non stia succedendo niente.- concluse con una certa agitazione
-Io…- scattò Maeve, per difendersi, ma Rosa la interruppe
-Ma finché stiamo ad Hogwarts mi piace pensare di starne fuori, di essere al sicuro… forse quando avremo concluso gli studi sarà tutto finito, e non dovremo prendere nessuna posizione scomoda. Quindi ti prego, non parliamone più. Promettimelo. -
Maeve aprì la bocca per protestare, ma la richiuse di fronte allo sguardo spaventato di Rosa. Pensò a come dovesse essersi sentita nell’ascoltare quel Lord Voldemort e un mucchio di persone a lei care esaltarsi all’idea di sottomettere, uccidere e torturare babbani e nati babbani, quando proprio due dei suoi più cari amici, Armin e Alexy, rientravano in quella rischiosa categoria.
Respirò profondamente
-Te lo prometto. -
 
             /*************************************/
 
Hogwarts, 2 Settembre 1971
 
Al primo giorno di lezione era sempre facile preferire la pratica di un qualche sport estremo, quale controllare le carie di uno Schiopodo Sparacoda in calore a mani nude o, almeno, così pensava Maeve mentre lasciava l’aula di trasfigurazione per recarsi in quella di pozioni, nei sotterranei, dove la attendevano altre due ore di lezione ad andare a sommarsi alle precedenti quattro.
-Non ci credo, siamo arrivati ieri e già abbiamo ottanta centimetri di pergamena sulla trasfigurazione umana! - piagnucolò Alexy mentre scendevano le scale verso i sotterranei
-Almeno tu ne sai qualcosa Alexy, sei un maledetto metamorfomago… io non ho capito un bel niente oggi, devo studiare tutto da capo. - esclamò Rosa, quel giorno piuttosto inacidita, poiché uno studente di Tassorosso le aveva accidentalmente trasfigurato i capelli in piume di canarino, e alcune ciocche ancora non avevano del tutto ripreso il colore consueto.
-Si certo Rosa, meno male che sono un metamorfomago di nascita e che questo non c’entri assolutamente nulla con la trasfigurazione, sicuramente mi aiuterà nella stesura di un chilometro di pergamena- ringhiò a denti stretti Alexy mentre, coerentemente, la sua chioma normalmente azzurra prendeva una minacciosa sfumatura rosso scuro.
-Di cosa ti lamenti Alexy, almeno tu hai tempo di riposarti- sbuffò Maeve, la spalla indolenzita sotto il peso degli enormi tomi che aveva in borsa.
Alexy infatti, dopo cinque disastrosi anni di pozioni sbagliate, potenzialmente letali e un quasi regalato Accettabile nelle pagelle dei G.U.F.O., aveva infine (saggiamente, avrebbe specificato) deciso di abbandonare il tanto odiato corso del professor Lumacorno.
-Dimentichi divinazione pomeriggio- esclamò Armin con un ghigno, facendo leva con sarcasmo sul nome del corso e causando un gridolino di esasperazione a Rosalya: non perdeva mai occasione di prendere in giro il fratello e l‘amica per la loro irragionevole passione per le lezioni del professor Faraize, che gran parte degli studenti, compresa Maeve, consideravano al limite del comico.
Alexy, offeso, si separò da loro per dirigersi al dormitorio, borbottando qualche insulto indirizzato al corso preferito del fratello, l’impossibile aritmanzia e causando a Maeve un risolino che, tuttavia, si spense trasformandosi in una smorfia disgustata non appena intravide gli studenti sostare fuori dall’aula di pozioni in fondo al corridoio.
Annullò la distanza a grandi falcate e sbirciò nell’aula, all’interno della quale la cospicua presenza di cravatte rosse e oro confermò i suoi timori
-Davvvero? Pozioni con i Grifondoro?! - sussurrò lievemente atterrita verso Rosalya, fermandosi accanto all’ingresso dell’aula. Questa roteò gli occhi al cielo con aria eloquente e con una scrollata di spalle seguì Armin dentro per prendere posto.
Chiunque avesse frequentato Hogwarts o anche solo sentito parlare della scuola di magia britannica, avrebbe saputo che le lezioni condivise tra Serpeverde e Grifondoro non erano esattamente il terreno ideale per un apprendimento serio e pacifico; tuttavia, il motivo della reazione di Maeve era un po’ più specifico, e quel motivo specifico stava ora attraversando con una falcata arrogante il corridoio che conduceva all’aula.
La pubertà e dei gusti decisamente stravaganti avevano reso Castiel McLaggen uno dei ragazzi più appariscenti della scuola: alto e ben piazzato, la divisa stropicciata e rigorosamente senza cravatta, esibiva con disinvoltura e un certo coraggio incosciente in tempi come quelli, dei lunghi capelli rosso scarlatto, chiaro frutto di una tinta babbana.
La passione per il mondo babbano del purosangue Castiel McLaggen era nota infatti più o meno a tutta la scuola, dato che il ragazzo non si preoccupava più di tanto di non farsi notare mentre fumava sigarette seduto sugli spalti del campo da Quidditch, né di indossare con scioltezza grossi stivali in pelle babbani sopra l’austera divisa scolastica; addirittura si diceva che tenesse nel dormitorio una chitarra eclettica stregata… o almeno così Maeve ricordava si chiamasse.
Questo sarebbe bastato a farsi disprezzare dalla gran parte degli studenti di Serpeverde, ma Castiel sembrava mettercela tutta per farsi prendere in antipatia da… beh, praticamente chiunque.
Solitario, scontroso, sarcastico e aggressivo, era praticamente impossibile concludervi una conversazione civile senza che finisse col deridere o -in caso- affatturare il malcapitato.
E, fin dal primo anno, uno dei suoi ‘’malcapitati’’ preferiti era proprio Maeve la quale, in quel momento, aveva incrociato le braccia rassegnata e preparata alle frecciatine che avrebbe ricevuto di lì a poco.
-Spostati nanerottola, blocchi la porta. - soffiò infatti il ragazzo nella sua direzione, nonostante ci fosse tranquillamente lo spazio necessario per passare.
-Non sto bloccando la porta, non è colpa mia se hai la stazza di un’acromantula, McLaggen- ribattè a mezza voce Maeve per non attirare l’attenzione, guardandolo storto dritto negli occhi, per quanto la notevole differenza d’altezza glielo consentisse.
Castiel sollevò un sopracciglio assumendo un sorriso sarcastico e, dopo aver spostato il peso da un piede all’altro, come indeciso sul da farsi, per tutta risposta entrò in aula premurandosi di darle una spallata.
-E non è solo la stazza ad essere enorme, Selwyn. - aggiunse ad alta voce, scatenando una serie di risate nell’aula piena e attirando definitivamente l’attenzione generale.
Maeve sbuffò, ma non si scompose: in cinque anni si era abituata a trattamenti ben peggiori. Prese posto tra Rosa e Armin, il quale invece, come di consuetudine, aveva le orecchie rosse di rabbia
-Io gli lancio una maledizione appena usciamo da qui, giuro. Gli metterei un basilisco nel letto a quel cazzone. - sussurrò, guardando con sguardo truce Castiel che, seduto un paio di file più avanti, stava stravaccato scompostamente al banco, col naso sprofondato tra le pagine di un quaderno la cui copertina ritraeva una ragazza babbana in bikini.
-Non esagerare Alexy, però potrei tranquillamente togliergli una ventina di punti, così magari…-
-Non puoi togliere punti ad altri prefetti, Rosa. Smettetela entrambi, neanche fosse la prima volta che succede. - sbottò Maeve irritata, sbattendo i propri libri sul banco.
Rosalya le lanciò un’occhiata risentita e si girò dall’altro lato senza dire nulla, mentre le orecchie di Armin divennero se possibile ancora più paonazze, mentre farfugliava qualcosa che Maeve non ascoltò.
Per qualche motivo i commenti dei suoi amici la irritavano ancora di più del breve scambio di battute con Castiel. Quella situazione le andava più stretta del previsto e, si rese conto, una parte di lei aveva sperato che, crescendo, tutti avrebbero smesso di imbastire quei ridicoli teatrini, a partire dall’insopportabile Grifondoro.

Accolse l’arrivo del professor Lumacorno con sollievo, poiché le avrebbe dato l’occasione di distrarsi e concentrarsi, invece, su l’unica disciplina in cui eccelleva indiscutibilmente.
Si sforzò dunque di ignorare le occhiatacce di Rosa e aprì la sua copia nuova di zecca di Pozioni Avanzate, fiduciosa, forse un po' troppo, che una pozione ben riuscita le avrebbe finalmente sollevato la giornata.

 
             /*************************************/
 
La lezione era stata più leggera del previsto, ma Lumacorno non si era risparmiato dall’assegnare altri cinquanta centimetri di pergamena sulla preparazione dell’Elisir dell'Euforia.
Sotto lo sguardo furente di Maeve, solo Castiel era riuscito ad evitare il compito, consegnando una pozione così perfetta che il zelante professore si era lasciato andare ad una serie di complimenti che avevano fatto storcere il naso persino al diretto interessato, e comunicando infine con un tono scherzoso che per poco non gli causò una fattura Orcovolante, che finalmente Maeve aveva trovato un degno avversario.
Raggiunta la sala comune a passo di marcia e in un rancoroso silenzio, il trio si divise: Rosa, ancora offesa, prese la sua roba e, con la schiena dritta e il naso per aria salutò solo Armin, per poi dirigersi a lezione di Divinazione.
Maeve la guardò uscire e con un sospiro, sentendosi addosso un certo senso di colpa e la negatività della giornata, si gettò su una delle poltroncine di pelle nera accanto al grande camino di pietra, osservando crucciata i piccoli motivi a forma di serpente scolpiti che ne decoravano la superficie. Armin le si sedette accanto, sul bracciolo della poltrona
-Mi dispiace per prima, - disse -non volevo fare una scenata. -
Maeve scosse la testa piano, alzando lo sguardo verso il ragazzo -Non scusarti, l’ho fatta io la scenata, non tu… anzi, avevi ragione. -
-Certo che avevo ragione, i geni matematici come me non sbagliano mai! – replicò Armin con fare saputo, strappando un sorriso alla ragazza
-Per l’ultima volta Armin, si chiama aritmanzia, non matematica, e meno male che è la tua materia preferita! – ridacchiò sommessamente Maeve, senza riuscire, suo malgrado, a staccare gli occhi dal ragazzo.
-Ma cosa ne vuoi capire tu che sei solo una strega. - le fece l’occhiolino Armin, scivolandole accanto sulla stretta poltrona.
Maeve arrossì pesantemente e tornò a fissare il camino mentre l’altro, inconsapevole, rovistava nella borsa in cerca di una pergamena pulita.
Nell’ultimo anno Armin era maturato in un ragazzo considerevolmente attraente, pur preferendo passare le giornate giocando a scacchi magici piuttosto che sul campo da Quidditch; il suo fisico era alto e asciutto e l’adolescenza aveva reso la sua flebile voce bassa e virile. Questi attributi, a cui si univano un paio di grandi occhi blu e degli scompigliati capelli corvini, tuttavia, se si escludevano le inesperte ragazzine dei primi anni, passavano largamente inosservati, a causa del carattere introverso e stravagante del ragazzo.
-Allora, iniziamo con Trasfigurazione? - disse Armin, traendo svogliato la pergamena fuori dalla borsa.
Maeve annuì e schiarendosi la voce si alzò di scatto, ancora un po’ imbarazzata per l’inaspettata vicinanza. –Forse è meglio se ci sediamo a un tavolo però… accio pergamena! – puntò la bacchetta alla borsa e si gettò su una sedia mentre una pergamena schizzava in aria colpendola in piena faccia.
-Sembra proprio che mi toccherà dare 10 punti a Serpeverde, Selwyn. – commentò con un ghigno Armin imitando malamente la voce roca di Castiel mentre fissava la ragazza negli occhi con un sopracciglio sollevato –Accidenti, deve essere stata una bella botta, ti si è arrossata la faccia! -
Maeve sì sentì il viso andare in fiamme e colpì il ragazzo sulla testa con il foglio arrotolato, mandandolo a quel paese a denti stretti. Trovava terribilmente frustrante la sua propensione alle figuracce maldestre ogni qualvolta aveva la fortuna di stare sola con Armin, quando invece avrebbe desiderato tirare fuori quel po’ di fascino da cui si considerava tragicamente sprovvista.
Durante gli ultimi mesi dell’anno precedente infatti la visione che aveva del suo migliore amico era drasticamente cambiata, quando di colpo si era ritrovata a scarabocchiare l’iniziale del ragazzo sui bordi dei fogli con tanto di cuoricini durante le lezioni. Patetica, pensò rassegnata, guardando l’amico che sfogliava il libro di Trasfigurazione con sguardo assente, presumibilmente come sempre troppo perso in qualche complessa equazione magica per concentrarsi sul compito corrente.
Le sembrò in quel momento tremendamente fragile, e i cupi discorsi della notte prima le riaffiorarono con prepotenza alla mente, facendole montare dentro, invece che la paura, una rabbia fino ad allora estranea, che la lasciò per un istante scossa e smarrita.
-Ehi, tutto bene? Hai una faccia terribile. – Armin la stava fissando lievemente confuso dall’altra parte del tavolo.
Maeve si riscosse di colpo
-Non so davvero cosa scrivere, Armie, ho la testa altrove. – ammise, con un sorriso sghembo, cercando di ricomporsi
Armin per tutta risposta si alzò e, portandosi accanto a lei, le porse la mano –Una bella signorina come Lei non merita di stare al chiuso in un giornata come questa, non con la Piovra Gigante che la aspetta nel parco. –
Maeve scosse la testa e afferrò la mano del ragazzo per tirarsi su. Un’ondata di calore partì dalle dita e si diffuse in tutto il corpo.
-Sei un deficiente, Armin. – sorrise.
 
   
 
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