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Autore: Enchalott    12/03/2019    2 recensioni
La vicenda si colloca all'incirca un mese dopo il termine del Budokai Uchuichi che, come sgradevole effetto collaterale, ha concesso a Frieza la resurrezione. Chiaramente, il tiranno si riorganizza e attacca la Terra come aveva meditato. Goku e Vegeta si fondono con i potara per fargli passare i bollenti spiriti, cacciandolo via con ignominia, ma... la fusione non si scinde!
"Vegett puntò lo sguardo intenso al cielo, distogliendo l’attenzione da… ehm, sua… moglie? Aveva percepito una riconoscibile energia spirituale in rapido avvicinamento. Nei suoi occhi a mandorla balenò un lampo di speranzosa aspettativa.
Accettare la fusione con il suo rivale era stata una causa di forza maggiore, altrimenti non ci avrebbe pensato neppure. Se l’era fatta andare a genio perché diventare tanto potente era una sensazione fantastica. Prendere a calci il suo avversario, poi, era ancora più soddisfacente. Era un Saiyan autentico e incredibilmente individualista nei combattimenti: una caratteristica comune a entrambe le sue personalità. Forse era per quello che gli riusciva così bene combinarle. Anzi, no. Non avrebbe affatto dovuto pensarlo, maledizione! Non ci teneva certo a restare con… lui! Così non avrebbe potuto superarlo come desiderava! Digrignò i denti, estremamente seccato".
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta, Vegeth | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti. Penultimo capitolo di questa breve fic! ^^ Grazie a chi mi sta seguendo e, soprattutto, a chi mi ha lasciato una recensione. Mi date benzina per proseguire! :)

Separazione

Una parte di Vegett iniziò a provare una temperatura indescrivibilmente rovente a fronte dei termini appassionati che Bulma aveva appena pronunciato.
Il desiderio da lei espresso penetrò la sua scorza e il suo tentativo maldestro di ignorare il problema, ossia il fatto che un recesso di lui era perdutamente innamorato di quella donna e che quel sentimento rifiutava stoicamente di venire messo all’angolo. Un altro angolo del suo io si mise in ascolto, come folgorato da una dichiarazione così esplicita, costituita di parole che non aveva mai udito come destinate a sé.
Un bacio. Beh, forse… invece no, stradannazione!
A ben vedere, furono quegli occhi turchesi, colmi d’amore e di sofferenza, a creargli uno scompenso fisico di portata epocale. Per non parlare del pulsare spasmodico del sangue nelle vene, in un rombo che gli stava scorrendo violentemente per tutto il corpo. O dei suoi pensieri, che presero a oscillare come un pendolo che ha perso il ritmo tra il desiderio dirompente, la crescente curiosità e la folle gelosia.
Metà di sé smaniava per prenderla tra le braccia e compiere quanto richiesto, quel gesto semplice e privato che gli mancava da troppi, troppi giorni e che sentiva come un diritto, un atto pulito e naturale. Che voleva in modo assoluto. Sua moglie. La sua Bulma… invece, lui non avrebbe mai dovuto osare!
L’altra metà esitò, apparentemente sorpresa da quanto ascoltato e timidamente frenata dalla strenua opposizione che lui stesso stava auto riservandosi. Una forma di rispetto per ciò che riconosceva come non suo e percepiva altrettanto difeso con acredine estrema da una buona parte del suo cuore di guerriero.
Eppure, tra tutte le sensazioni che filtravano attraverso il suo essere un uomo corretto e candido come la neve, ce n’era una che lo punse in misura maggiore e primigenia, mettendo a tacere la ringhiante minaccia della metà più orgogliosa della sua anima.
Era curioso.
Lei aveva parlato di amicizia e di semplice gesto d’affetto. E se Vegeta aveva iniziato a ribollire come magma per i comprensibili e contrastanti motivi di cui si rendeva conto attraverso il tangibile riverbero delle sue emozioni, Goku, dal canto suo, in esso non ci aveva letto nulla di male. Perché percepiva l’amore infinito del suo compagno di involucro per quella ragazza e riconosceva lo strazio insopportabile derivante dal suo tentativo di contenerlo e, addirittura, di nasconderlo. Inoltre, non voleva rendersi colpevole dell’angoscia del principe e neppure delle lacrime di Bulma, che era la più cara amica che avesse mai avuto. Perciò, nulla di perverso o di illegittimo o di oltraggioso in quello che sarebbe stato, se solo...
Un’ondata di furore incontenibile interruppe quella riflessione, che riprese dopo un istante non senza difficoltà.
Nessuno gli aveva mai domandato un bacio né come fusione né come Kakarott… lui non ci aveva neppure pensato nella vita, se non distrattamente, per dimenticarsene subito dopo, cacciando la testa nei suoi allenamenti sempre più eccitanti in giro per il cosmo. Invece, ciò che di Vegett non era lui, era riuscito a conciliare i due aspetti di uomo e di guerriero e non aveva mai mancato in nessuno di essi. Lo avvertiva chiaramente nelle sensazioni che irradiavano dall’altro lato della sua persona che, incredibile a dirsi, delle due era quella più pienamente umana. E quel sentimento che scorgeva aleggiare nel cuore condiviso di Vegett lo fece sentire strano e insolitamente defraudato di qualcosa.
Così, la sua curiosità era perfettamente spiegabile e totalmente non offensiva, in quanto motivata dall’amicizia e fondata sulla volontà di porre rimedio al guaio che aveva involontariamente prodotto. In fondo, era assumersi finalmente una responsabilità. Era capire.
 
Difronte a lui, Bulma tratteneva il fiato e stringeva le mani una contro l’altra.
Il Saiyan la guardò con maggiore intensità.
 
Per tutte le maledette galassie, non avrebbe retto a lungo! Le sue membra vibravano come un diapason che coglie il La. L’avrebbe trascinata a sé e poi… e poi niente, perché non lo avrebbe permesso per nulla al mondo. Anche se avrebbe potuto semplicemente sfiorarla e poi decidere se eccedere, perché la conosceva da talmente tanto tempo... Il che non era una giustificazione, ma solo una patetica scusa, quella di pensare di baciare una sorella, quando invece alcuni suoi pensieri erano tutt’altro che innocenti. Per tutti gli universi, non avrebbe creduto che potesse essere così…
 
Oh, insomma, muoviti e basta, quanti problemi… è stata lei a chiederlo e tu stai facendo la figura dell’imbecille… Ecco, bravo, Vegett, cedi pure all’assenza di ragione, è proprio da te. Almeno di una parte di te!
Sebbene non ci sia assolutamente niente di ragionevole nei sentimenti, invero. Si provano e basta, tentare di spiegarli è un’assurdità. E tu lo sai bene.
Allora non ti opporre, non c’è motivo… o c’è, ma l’ho dimenticato, perché lei mi sta guardando e il mio sangue non è mai stato così caldo ed è amore puro, la fonte a cui attingo per essere ciò che sono, che mi rende una creatura semi divina e innalza il mio ki… e senza questo amore non sarei nulla e dunque… e dunque…
 
Vegett allungò un braccio repentinamente e l’afferrò, attirandola al petto senza sforzo. Fu solo un attimo quello in cui gli occhi di Bulma si specchiarono, quasi stupiti, nelle sue iridi d’onice, un infinitesimo secondo che svaporò nell’attesa.
Si chinò leggermente e posò le labbra su quelle di lei.
Si era ripetuto che sarebbe dovuto essere un contatto appena accennato, ma no. Quello era un bacio vero e qualcuno in lui lo sapeva fare, fremeva mentre lo stava compiendo, sentendosi al contempo sbigottito e fuori di sé.
Ed era strano che lei si fosse sollevata sulle punte dei piedi per ricambiarlo. Era ovvio… e sarebbe stato altrettanto ovvio e ancor più salutare finirla immediatamente.
Le braccia della ragazza gli circondarono il collo con delicatezza.
Una parte di lui smise di trattenersi, un’altra venne catturata da una sensazione mai provata, entrambe strinsero più forte.
E fu un errore. O forse la soluzione.
Metà di Vegett raggiunse il limite della tolleranza e metà prese coscienza di essersi spinta su un confine da non valicare, ambedue percepirono il ki montare pericolosamente.
 
Bulma intese qualcosa di strano quando i suoi capelli corti presero a danzare come mossi dal vento e schiuse le palpebre, trovandosi circondata di elettricità statica. Allontanò il viso da quello di Vegett e lo vide piegarsi su di sé, come se avesse ricevuto un colpo in pieno petto.
Il guerriero fece un passo indietro, mormorando qualcosa di incomprensibile, poi iniziò a respirare affannosamente, portandosi le mani alla testa.
“V-veg…” chiamò la ragazza, turbata.
Non fece in tempo a completare il suo nome, che il guerriero esplose in un urlo devastante, emettendo verso l’alto un’ondata di energia deflagrante, che salì tra le nuvole in una scia azzurra abbagliante.
Poi, con uno schiocco, Vegeta e Goku si separarono, rovinando a terra agli opposti, come se fossero calamite di identica polarità.
 
La ragazza sbarrò gli occhi e rimase in piedi senza raccapezzarsi, ma fu solo un infinitesimo.
“Vegeta!” gridò, correndo verso il principe, che cercava di sollevarsi con incomprensibile fatica “Vegeta…”
Lo raggiunse e si tuffò tra le sue braccia, allacciandosi a lui, senza curarsi del fatto che fosse ancora a terra. Le bastò sentire le sue mani sui fianchi e lo spasimo angoscioso che le opprimeva il petto da giorni svanì come nebbia al sole.
“Grazie ai Kami…” mormorò cercando la sua bocca e inalando finalmente il profumo della pelle di suo marito, avvertendo tra le dita i suoi capelli ispidi di alieno e tutto ciò che le era mancato terribilmente.
Il Saiyan, che detestava essere schienato a terra anche durante un abbraccio, si girò con un movimento agile, prendendo il sopravvento.
“Io lo ammazzo!!” ringhiò, furibondo, tra un bacio e l’altro, mentre sua moglie lo cingeva al collo, impedendogli di sciogliere la stretta e trattenendolo con inconsueta facilità “E’ la volta che gli spezzo il collo senza remore!”.
“Vegeta…” sussurrò ancora lei, mentre una lacrima le sfuggiva da un angolo dell’occhio e sorrideva all’uomo che amava più di ogni cosa.
“E tu…” mugugnò lui, senza smettere di scrutare quelle iridi blu, che luccicavano sotto il suo sguardo ardente e fosco “Che diavolo ti è saltato in mente di fare!? Sei impazzita!?”
“Sì… sì!” rispose Bulma accarezzandogli il viso, inebriandosi di lui e del suo calore, che le passava attraverso i vestiti “Senza di te sono impazzita. Non negare che per te non sia stato lo stesso supplizio, Vegeta. Essere e non essere allo stesso tempo. Non ero più in grado di sopportarlo. Avrei fatto qualsiasi cosa, pur di riaverti…”
“Che cosa significa qualsiasi cosa, eh!?” sbraitò lui, indeciso se infuriarsi ancora di più o chinarsi nuovamente su di lei per avere ancora quella bocca ammaliante, che aveva popolato i suoi sogni da quando l’aveva incontrata e resa sua.
Per tutti i pianeti, aveva espresso bene il concetto. Un supplizio intollerabile… ma questo non forniva alcuna giustificazione alla richiesta irriverente che lei aveva rivolto a Vegett! Lei sapeva benissimo che… Un momento!
“L’hai fatto apposta?” tuonò, spalancando gli occhi a mandorla.
La scienziata lo fissò e trasse un sospiro, mentre lui si sollevava sulle braccia, allontanandosi con sforzo di qualche centimetro.
“Ho giocato d’azzardo” consentì poi, mettendosi a sedere a sua volta “Non ero certa che avrebbe funzionato”.
Vegeta aggrottò le sopracciglia e strinse le mani nelle sue.
“Sbrigati a parlare!” sibilò, gettando un’occhiata oltre la spalla “Devo urgentemente strappare la vita a Kakarott! Sono in ritardo sulla tabella di marcia!”
Goku era ancora seduto a terra e fissava il cielo, imbambolato e ansimante.
“Oh, piantala…” sbuffò lei “Ci ho pensato a lungo, dopo che ho realizzato che non avrei potuto tollerare altri infiniti mesi senza di te. Dopo che ho inteso il medesimo dolore nei tuoi occhi. Questa consapevolezza ha impedito che mi rassegnassi. Non saresti sincero, se sostenessi il contrario…”
Il principe abbassò lo sguardo, arrossendo lievemente.
“Di me…” balbettò “Di me non devi dubitare mai, Bulma” ammise.
“Mai” fece eco lei “Io ti amo, Vegeta. E ti comprendo e ti conosco. Ho cercato l’unica soluzione che avrebbe potuto creare in Vegett una frattura così vigorosa, da fare in modo che voi vi divideste anche senza Drago. Tu e Goku siete guerrieri. Amate la battaglia, desiderate migliorarvi e allenarvi con caparbia ostinazione. Avete la testa dura e siete persistenti. In ciò siete molto affini…”
“Ehi…” la ammonì il principe, sentitamente offeso.
Lei gli appoggiò le dita sulle labbra, procurandogli un brivido.
“Ma c’è una cosa in cui non vi assomigliate affatto e che vivete in modo completamente diverso: il rapporto che avete con i vostri sentimenti e come li esternate. Ho pensato che tu non avresti mai sopportato che Vegett si avvicinasse a me e che la tua gelosia avrebbe prodotto nella fusione un’incrinatura tale da spezzarla. Beh… in realtà speravo che succedesse prima che…”
Lui sbarrò gli occhi, ripensando alla furia che l’aveva travolto nell’esatto momento in cui entrambe le metà del guerriero avevano stabilito di baciare sua moglie.
“Questo non toglie che anche quello là abbia osato accettare!” ruggì.
In quel momento, Goku si sollevò, reggendosi a stento, e si puntò due dita alla fronte con lo sguardo perso all’orizzonte.
“Eh no!” gridò Vegeta, cercando a sua volta di raddrizzarsi.
Tuttavia, prima che riuscisse a mettersi in piedi, il Saiyan in arancio svanì.
“Maledetto!” grugnì il principe, congiungendo indice e medio nella stessa posizione.
Non accadde nulla.
“C-che cosa fai?” gli domandò Bulma “Tu non sai usare la trasmissione istantanea…”
“Ah già…” brontolò lui seccatissimo “Chi! È difficile riprendere l’autocontrollo dopo essere stato Vegett così a lungo. Fatico addirittura a stare eretto…”
Lei gli sorrise, prendendolo sottobraccio, ma il guerriero continuò a mantenere un cipiglio fieramente adirato.
“Che cos’ha pensato Goku?” gli domandò.
Nan…?” bofonchiò Vegeta, passando alla sua lingua madre, in evidente stato di agitazione interiore.
“Hai percepito il ragionamento di Goku, quando vi ho domandato il bacio?”
Hah. Ho percepito che è un deficiente!” ribatté lui irritato “Comunque… se vogliamo chiamarlo ragionamento, ho afferrato che lui aveva principalmente intenzione di evitare che tu soffrissi ulteriormente. Che anch’io… bah, razza di idiota! Di porre rimedio alla situazione. Che, in fondo, avrebbe sfiorato un’amica d’infanzia e perciò non ci sarebbe stato alcun problema”.
“Nessuna malizia, quindi”.
“No” ammise Vegeta, alzando le spalle con riluttanza.
“In fondo, ci ha aiutati. Se non avesse agito così, a fin di bene…”
“… io ora non dovrei polverizzarlo!”
Bulma gli si avvicinò e fece scorrere le braccia sulle sue spalle. Lui la fissò.
“Mi scuserò con lui, il torto è mio. Mi è parso alquanto scioccato dal tutto”.
Vegeta sbuffò, ancora adirato, ma la circondò con le braccia.
“Non me ne importa nulla di Kakarott! Tu, piuttosto… come hai intenzione di farti perdonare da me?” sogghignò.
“Proposte?” domandò lei civettuola.
“Varie e fantasiose”.
“Lo sai che sono tua, principe dei Saiyan”.
“Sì… in qualsiasi luogo e tempo, in eterno”.
“E in qualsivoglia forma”.
Chi!” sbottò lui, prendendola tra le braccia e sollevandosi da terra “Taci…”
   
 
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