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Autore: Aitch_Unchained    20/07/2009    0 recensioni
Fanfic Yaoi.
Una delle primissime che la mia mente da Yaoista ha partorito parecchio tempo fa.
E' incompleta e non credo la riprenderò in mano. Vedremo..
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai, a fatica, dato che perdere i sensi mi aveva spossato e non poco

Mi svegliai, a fatica, dato che perdere i sensi mi aveva spossato e non poco.

Aprì gli occhi, trovandomi nella sala principale della reggia e non nella camera da letto nel quale ero svenuto.

I ricordi, a poco a poco, riaffioravano nella mia mente, che era molto confusa.

Mi misi seduto sul divano largo, a tre posti, con i bracioli decorati con rifiniture in oro, imbottito con lana di alta qualità e coperto da uno strato sottile di velluto, molto morbido al tatto.

Sbadigliai, senza sapere quanto effettivamente avessi dormito.

A parer mio sembrava un’eternità.

Fuori, c’era ancora notte fonda, infatti la stanza era illuminata da alcune candele, poste alla rinfusa nel grande perimetro che formava la sala, usata sia per consumare i pasti, che zona-svago, durante il tempo libero (il mio era tanto).

Mi stropicciai prima un occhio e poi l’altro, sbadigliando sonoramente, cosa che stonava, per un nobile come ero io.

Accanto a me, vestito con una sola vestaglia, chiusa da un laccio, nella parte anteriore, c’era mio padre, che non mi stava però guardando, avendo lo sguardo fisso a terra, inespressivo quasi.

Arrossì vistosamente sulle gote, mentre per un secondo, mi tornò alla mente ciò che vidi, in modo vago e abbastanza indefinito.

Mio padre non parlò, ma nemmeno io lo feci.

Passarono così molti minuti, oserei dire anche un’ora!

Infine, dopo aver preso tutto il coraggio di cui ero detentore, cercando di vincere la vergogna mista all’imbarazzo per l’episodio che era stato anche causa della mia perdita dei sensi, mi schiarii la voce, tossicchiando.

-ecco padre.. io..-

-non dire una parola..-

Incalzò mio padre, che intravidi con la coda dell’occhio, notando che anche lui, nonostante cercasse di avere un tono serio, deciso, tipico del suo stile, lasciava trapelare un certo imbarazzo, che riuscii (ma senza sapere come) a percepire.

Sospirai, abbassando la testa, come se mi trovassi di fronte ad una importante divinità greca, come se davanti avessi un’essere superiore a me e io ero un povero nonché subdolo ragazzo.

-Mi dispiace..-

-cosa ti ho appena detto, Damian?!-

-Lo so! Lo so!-

Asserii, io, con tono triste, misto anche all’ancora presente imbarazzo, dato che la mia mente non riusciva a cancellare ciò che era successo.

-Non era mia intenzione rovinare quello che.. che stavate facendo..Padre..-

-Ho capito.. Ora vai a letto e non uscire dalla tua stanza, non ne voglio più parlare..-

Mi ordinò, con la sua voce che non ammetteva alcun genere di replica.

Come un cagnolino ubbidisce al suo padrone, io feci lo stesso, non volendo per nulla al mondo mettermi contro al volere di mio padre, nonché mio tutore.

Andai nella mia stanza, buttandomi a capofitto sul letto, che rimbalzò immediatamente, non appena ebbe contatto col mio corpo.

Sospirai, rumorosamente, guardando con occhi vacui il soffitto sopra di me.

La mia mente non sapeva più a cosa pensare.

Ogni pensiero si dissipava come la nebbia al sole.

Chiusi gli occhi, entrando in un mondo tutto mio.

Ma anche quello svagare della mia mente, fu vano, dato che, anche non volendolo, il mio pensiero andava alla persona che giaceva sotto a mio padre.

Ma chi era??

Quella domanda mi sorse moltissime volte; ma così tante che un milione è dire poco.

La porta della mia camera era aperta. A volte mi piaceva tenerla così, dato che mi permetteva di vedere l’andirivieni, talvolta silenzioso, degli inservienti. Chi portava qualcosa nella camera di mio padre, chi andava in giro per fare pulizie qui e là, nella reggia non c’era mai pace, nemmeno di notte.

Grazie alle luci delle candele, poste ai lati del lungo corridoio, riuscì a vedere qualcuno, un ragazzo, correre, vestito solamente con una vestaglia, simile a quella che aveva indosso mio padre.

Nonostante fosse passato velocemente, davanti ai miei occhi, riuscì a scorgere un particolare.

Infatti, i suoi capelli erano corvini e non lo dico solamente perché era buio, ma perché, cercando di focalizzare bene, quella persona, mi sembravano realmente neri!

Ci pensai sopra, meditandoci un po’, quando, all’improvviso, qualcosa mi fece venire all’improvviso in mente chi fosse, quella persona…

Ma non ci volli credere…

Com’era possibile che lui fosse vestito solamente con quella vestaglia, certamente appartenente a mio padre??

E perché stava correndo così velocemente??

Mi alzai di nuovo dal mio letto, volendo constatare una cosa.

Mi guardai prima per bene, sperando di non essere visto da nessuno.

Uscito dalla mia stanza, provai ad aprire le quattro porte, due per parete, notando che tutte erano chiuse.

Guardai per riflesso non condizionato in direzione della porta di mio padre, socchiusa.

Scossi la testa, dato che un pensiero riguardante allo strambo modo con cui ero entrato nella camera di mio padre, mi venne in mente.

*Non ci devo pensare, non ci devo pensare*>

Mi ripetei, mentre le gote mi tornavano rosse e calde.

Mentre stavo per entrare nella stanza di mio padre, spinto da una curiosità immotivata, qualcuno, a bassa voce, mi chiamò.

Girai il viso verso quella voce, che mi sembrava familiare e la era… Visto che quella persona era David, ancora vestito con la vestaglia di mio padre, dato che gli andava molto larga.

Arrossì ancora di più di quanto già fossi, abbassando subito lo sguardo a terra, guardando un punto impreciso del pavimento, mentre David mi guardava, senza dire una parola.

-Posso farle una domanda?-

Chiese, con voce debole e bassa, non volendo fare rumore né farsi sentire dalla servitù.

-Ehm.. Ecco..-

Balbettai, incerto, alzando e abbassando subito lo sguardo, a terra.

-Si, certo..-

Asserii poi, muovendo timidamente la testa, su e giù, annuendo.

-Come mai stava entrando nella stanza di suo padre?->

Chiese, quasi ingenuamente, mentre il mio cuore accelerava i battiti.

Come mai stavo andando lì dentro?? In quella stanza??

Non lo sapevo nemmeno io, ma una vaga idea ce l’avevo: volevo scoprire, in un qualche modo, chi ci fosse, assieme al padre, sotto di lui, perché era un uomo quello che era con mio padre….

Io non capivo come mai la persona-guida per la mia crescita, si dilettasse andando con gli uomini, facendo quelle cose con loro…

Non lo capivo, non lo concepivo minimamente!!!

E la mamma?? Come l’avrebbe presa, una volta saputo quanto accaduto?

Avrei voluto dirglielo, ma avevo paura che poi mio padre mi avrebbe messo in punizione e non lo volevo.. Quando diventava cattivo, mi faceva paura..

-Ecco.. Io.. Stavo.. Stavo cercando una cosa.. Sìsì.. Stavo cercando.. ehm.. un braccialetto..-

Dissi, titubante e David notò subito che mentivo.. Non ero bravo a farlo.

Si strinse nelle spalle, stringendo debolmente un lembo della vestaglia che indossava.

Mi sembrava nervoso, nonostante avessi solamente detto, inventandolo, che stavo cercando qualcosa, nella stanza di mio padre.

Di certo non potevo dirgli la verità!

-Ma anche tu.. cosa ci fai qui, con la vestaglia di mio padre??-

Domandai, sapendo di essere stato troppo diretto con lui..

Non riuscivo ancora a fare mente locale di tutto quello che stava accadendo..

Troppe cose in poco tempo!

Sta di fatto che David diventò pallido, quasi senza colore sul suo viso dai lineamenti belli.

Scossi la testa lievemente.

Io che davo del bello ad un inserviente??

Ma da quando??

Rimasi colpito dai miei stessi pensieri.

Ma nulla a confronto con la reazione del maggiordomo alla mia domanda.

Sembrava una statua di marmo!

-Tutto bene??-

Sembrava una creatura morta ma viva allo stesso tempo.. non riuscivo nemmeno io a descriverlo.

-Ehm.. Ecco.. Sì..-

Fece, più titubante di me, nel rispondere.

Avevo toccato un tasto dolente, quello l’avevo capito.

Ma non capivo, però perché la sua reazione fosse stata quella.

Ero così ingenuo…

-Io.. ecco.. ero rimasto senza vestiti, signorino.. ed.. ecco.. Suo padre è stato così gentile da darmi questa vestaglia..-

Non gli credetti..

Era impossibile.. Non ci voleva credere..

Suo padre dava sempre tanti vestiti ai suoi maggiordomi..

-Non ci credo!-

Dissi, io, con decisione.. Era la prima volta che ero così deciso, in vita mia.

-Ma mi creda, la prego..-

Fece David, con voce quasi disperata, pregandomi in silenzio di credergli.

-Perché?? Mio padre dà sempre tanti vestiti ai suoi maggiordomi, te incluso!->

Risposi, sempre deciso, dando del tu a David, dato che era lui a dovermi dare del lei e non viceversa..

-Ma la prego..-

-No.. Non riesco a crederti..-

Feci, io, con tono sicuro.

La curiosità di indagare su chi fosse la persona sotto a mio padre era troppa.

Non volli credere che fosse David, che esclusi dal principio.

-Vado a letto..-

Dissi, guardandolo, con occhi diffidenti.

Non me la stava raccontando giusta!

Come anche io, del resto, mentendogli sul perché stessi andando in camera da letto..

David mi bloccò la mano, mentre stavo per allontanarmi da lui, facendomi girare verso di se.

-Cosa..-

Ma non finì di chiedergli cosa volesse ancora, che mi zittì con un bacio.

Sentii le sue morbide labbra contro alle mie, umide e caldissime, per non dire bollenti.

Avvampai fin da subito, staccandomi da lui.

-Ma sei impazzito?!-

Domandai, con voce tra il meravigliato e l’incredulo.

-La prego mi creda.. Davvero..-

-No! Non ce la faccio! È impossibile!->

Dissi, io, con tono altisonante, per via di quel bacio improvviso.

-e non si baciano persone dello stesso sesso.. io non..-

Ma non finì ancora di parlare che lui mi zittii con un secondo e imprevisto bacio.

-mhh..-

Mugolai, mentre le sue labbra erano incollate alle mie.

Si incamminò verso di me, costringendomi a retrocedere fino al muro, mentre le sue labbra erano ancora incollate alle mie.

Ma perché non mi lasciava finire di parlare?

Perché mi zittiva con quei baci??

Non lo capii, non riuscivo a ragionare, per nulla, con quelle labbra morbide, fin troppo, incollate alle mie.

-Ba..basta ti prego, David! Siamo due ragazzi.. O meglio, io ho 16 anni e tu di più e siamo due persone dello stesso sesso!-

Gli dissi, cercandolo di far ragionare, ma invano.

-non mi importa, signorino..-

Fece, staccandosi però da me.

Io lo guardai con occhi straniti.

Ma perché mi baciava?? Perché ora si comportava così con me??

-Cosa ti sta succedendo, David?? Perché stai facendo queste cose con me?? Cosa ti ho fatto io??-

Domandai, con le lacrime che lottavano per non scendere.

Non riuscivo a capire, era una situazione così caotica!

-Non me lo chieda.. Non me lo chieda la prego.. Non so nemmeno io cosa sta succedendo..-

Fece, portandosi le mani davanti al viso.

Sembrava più confuso di me.

Una lacrima cadde, bagnandomi una guancia. Non riuscii a fermarla.

-Non ci sto più capendo niente.. niente!!-

Dissi, confuso al massimo, asciugandomi le lacrime che, copiosamente, scendevano dai miei occhi, bagnandomi il viso.

David.. mi aveva dato il primo bacio!

Me ne resi conto troppo tardi..

Io? Essere baciato da un ragazzo.. da una persona del mio stesso sesso.. Chi l’avrebbe mai detto?

-Basta… Me ne vado in camera!-

Corsi, piangente, in camera da letto.

Cos’altro potevo fare se non piangere??

Stavo perdendo il filo conduttore, ossia sapere chi c’era sotto a mio padre, nella sua stanza.

Non capivo più! Quel bacio.. Quelle labbra..

Avevano avuto, indirettamente, il potere di mandarmi in confusione.

Mi toccai le labbra, sentendo che erano calde, umide per le gocce di pianto che le avevano bagnate.

Ma l’essere calde non era dovuto alle lacrime.

Era ancora presente il tepore delle labbra di David.

Ma perché mi aveva baciato?? Perché?

Che l’avesse fatto apposta, per mandarmi in confusione??

Non capivo. Nella mia mente solo una parola regnava: disordine!

Mi addormentai, infine, sul mio letto, senza nemmeno aver chiuso la porta alle mie spalle, senza nemmeno essermi messo sotto alle lenzuola.

Ero stanco. Tutto quello che era successo, in quel piccolo arco di tempo, mi aveva massacrato, nel vero senso della parola.

  
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