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Autore: Hil 89    13/03/2019    2 recensioni
Si narra che le anime gemelle siano destinate ad incontrarsi, prima o poi.
Il percorso per trovarsi è segnato da visioni, ma il cammino non sempre è semplice.
Quello che è certo è che quando il destino chiama, non resta altro che rispondere.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11
 

 
Ci hanno scoperto



Sulle labbra insanguinate di Alec spiccava un sorriso storto ed il suo sguardo seguiva con attenzione le reazioni degli uomini che lo tenevano prigioniero.
L’uomo che aveva portato la notizia respirava velocemente, il viso era imperlato di sudore freddo e le sue iridi non erano in grado di nascondere il turbamento che lo scuoteva.
Jonathan strinse i pugni lungo i fianchi e si voltò verso il padre, il quale aveva incrociato le braccia al petto ed assunto un’espressione ancora più dura.
“Come è potuto succedere?” domandò il più giovane dei tre.
“Non è molto chiaro” iniziò a spiegare l’uomo abbandonando la sua posizione all’entrata della stanza per avvicinarsi ai due biondi, “Da quello che Hodge è riuscito a scoprire, pare che due squadre della S.W.A.T e due unità guidate dai Lightwood abbiano lasciato il Police Plaza circa venti minuti fa”
“Sei certo che stiano venendo proprio qui?” chiese ancora Jonathan afferrandolo per la stoffa delle maglia
L’uomo deglutì prima di annuire, “Pare che siano riusciti ad identificarvi” confessò con voce tremante, mentre volgeva lo sguardo in quello scuro del suo capo.
“Non è possibile” rispose il biondo lasciando andare la presa con malagrazia prima di fissare suo padre negli occhi, “Siamo come fantasmi” continuò restando poi in attesa di ricevere una risposta dall’uomo. Quest’ultimo non disse nulla, ma afferrò il cellulare che aveva nella tasca dei pantaloni e se lo portò all’orecchio.
“Sono io” il tono di voce era tagliente, rimase in ascolto per alcuni secondi prima di voltare lo sguardo verso il loro prigioniero, “Lei è lì?” chiese ancora mentre si avvicinava lentamente al poliziotto. “Lucian Garroway” continuò fermandosi di fronte ad Alec, il moro notò il pulsare della vena sul collo dell’uomo e un velo scuro oscurare ancora di più i suoi occhi. Lo vide stringere i pugni lungo i fianchi mentre annuiva, cercò di tendere l’orecchio per riuscire a capire le parole dell’altro capo del telefono, ma la voce era troppo distante e la conversazione era troppo concisa.
“Ho capito” concluse l’uomo chiedendo la comunicazione e passando il cellulare al figlio, “Starkweather sarà qui tra poco, chama Belcourt e preparatevi per un eventuale scontro. Tu invece resta qui” ordinò.
Jonathan annuì e lasciò la stanza velocemente, l’uomo prese posto al suo fianco.
Alec non distolse l’attenzione da quello che stava accadendo e memorizzò i nomi sentiti. Puntò nuovamente lo sguardo in quello dell’uomo anche quando quest’ultimo l’afferrò per i capelli e lo strattonò violentemente verso di lui, “Pensi che questo basti per mettermi in difficoltà?” gli sputò a pochi centimetri dal viso.
“Di certo non l’avevi previsto” rispose a tono il giovane senza togliersi il sorriso storto dalla labbra.
Le dita dell’uomo si chiusero sulla sua gola e gli mozzarono il fiato, Alec sentì l’aria mancargli ma strinse i denti e non allontanò lo sguardo da quello furioso del suo aggressore, “Lo ucciderò davanti ai tuoi occhi, lentamente” sibilò aumentando la presa, “Poi farò lo stesso con te” concluse lasciandolo andare.
Alec strinse le catene fino a far diventare la pelle quasi trasparente e sputò nuovamente in faccia all’uomo di fronte a lui, “Non te lo permetterò”
“Questo è da vedere, Lightwood. Al momento quello impossibilitato a muoversi sei tu” continuò con un sorriso crudele l’uomo prima di voltarsi verso l’altro uomo, “Pestalo fino a che non perde i sensi, ma non farlo fuori” ordinò per poi dargli le spalle ed uscire dalla stanza.
Si fermò sull’uscio e si voltò verso il poliziotto: “Quello che vi ha tradito è questo stupido legame delle anime gemelle. Sono sempre stato un passo avanti a voi, perché mia moglie credeva di essere al sicuro, ma io non ho mai smesso di cercarla. E quando ho finalmente rintracciato mia figlia, lei inconsapevolmente vi ha letteralmente consegnato a me su un piatto d’argento” rivelò quasi con voce di scherno, “Non avevo previsto che un damerino multicolor intralciasse i miei piani, ma come ho detto, risolverò il problema molto presto” concluse sorridendo perfido per poi chiudersi la porta alla spalle.
Alec strattonò ancora le catene cercando di allentarne la stretta, ora che sapeva i piani di quell’uomo ed aveva la conferma che Jace ed Izzy stavano arrivando, non doveva più restare fermo per cercare di carpire delle informazioni.
Doveva, ma soprattutto poteva reagire.
Allargò appena le gambe per poter avere una stabilità maggiore sul pavimento, mentre l’uomo di fronte a lui toglieva la pistola dalla fondina e l’appoggiava lontano da loro, per poi avvicinarsi con i pugni alzati, pronto ad eseguire l’ordine del suo capo.
Incassò i primi colpi per far credere all’avversario di avere il pieno controllo, approffittò del primo momento di pausa per spostare il peso del corpo sulla parte sinistra e facendo leva sulle braccia scagliò il primo calcio verso l’uomo, il quale colto impreparato si sbilanciò ed indietreggiò di un paio di passi.
Questo dette il tempo ad Alec di prepararsi al prossimo violento assalto, ma gli anni passati ad esercitarsi agli scontri a corpo libero con Jace, l’avevano allenato per sopportare qualsiasi tipo di pressione e questo gli permise di respingere l’ennesimo colpo con una ginocchiata al centro dello sterno dell’aggressore.
“Maledetto” l’uomo digrignò i denti e sputò a terra, prima di lanciarsi nuovamente contro il poliziotto, il quale flettendo le braccia riuscì a parare il colpo sollevando le gambe.
“Riesci a fare solo questo?!” lo sfidò Alec quando un pugno lo colpì in volto, “Ti senti un gran duro, vero?!” continuò ad infierire il moro respingendo l’affondo successivo con un altro calcio.
“Farei a pezzi il tuo culo da sbirro anche se fossi libero” rispose con un ringhio l’uomo mentre gli assestava un pugno sul fianco ferito.
Alec trattenne il fiato per un istante, ma sorrise beffardo puntando il suo sguardo blu in quello dell’uomo, “Ad armi pari, non avresti scampo!”  lo affrontò ancora il giovane, notando come le iridi del suo avversario presero a brillare furiose.
Alec era sempre stato molto intuitivo ed i suoi colleghi erano convinti che una della sue migliori doti era quella di riuscire ad analizzare la situazioni con fredda lucidità, anche in casi di estremo pericolo, e di creare dei piani geniali anche in situazioni critiche. Per questo motivo aveva deciso di sfidare l’uomo di fronte a lui, puntando sul colpire il suo orgoglio, nella speranza di essere liberato.
“Sei solo uno sbruffone, ragazzino!” esclamò quello colpendolo ancora al volto, “Ma voglio proprio vedere la tua faccia quando ti avrò tolto quel sorrisetto a suon di pugni!” continuò avvicinandosi per tiragli un pugno in pieno stomaco.
Alec si piegò in avanti per prendere fiato, ma sorrise quando sentì la mani dell’uomo armeggiare con il gancio delle catene che lo tenevano attaccato al soffitto.
Sentì la costrizione che gli teneva uniti i polsi allentarsi quando uno spintone gli fece perdere l’equilibrio e lo costrinse a terra.
Ebbe appena il tempo di scrollare le spalle che sentì il peso dell’uomo sopra il suo, con uno scatto di reni si mosse ed invertì le posizioni costringendo l’avversario a terra, assestò un paio di pugni sulle tempie e si alzò rapidamente allontanandosi appena per assumere una posizione difensiva.
L’uomo si rimise in piedi e sputò a terra, lanciandosi nuovamente contro il giovane, che prese a rispondere e parare gli attacchi con facilità.
Alle loro orecchie giunsero delle urla e dei colpi di pistola, l’uomo si distrasse un attimo ed Alec ne approfittò e lo colpì al fianco alcune volte costringendolo ad arretrare verso il muro, lo spinse contro la parete con durezza e con una mossa rapida e sicura strinse due dita all’altezza della gola dell'avversario.
L’uomo prese a dimenarsi velocemente, all’inizio, ma in poco tempo il suo respiro prese a farsi irregolare, ed il moro senza allentare la presa lo spinse più forte bloccandogli le gambe con le ginocchia, impedendogli cosi ogni movimento.
Non appena i tentativi di ribellione si fecero più deboli, Alec allentò la presa per voltarlo e stringere il braccio intorno al collo dell’uomo per fargli perdere definitivamente i sensi.
Rilasciò un lungo sospiro e si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato.
Fece passare una manciata di secondi prima di tornare in posizione eretta, si massaggiò i polsi indolenziti e dette una rapida occhiata alla ferita al fianco, poi prese le catene che erano cadute a terra e legò l’uomo lasciandolo steso contro il muro.
Recuperò la sua pistola controllando il numero dei proiettili che aveva a disposizione ed afferrò i suoi effetti personali abbandonati in fondo alla stanza.
Si avvicinò cauto alla porta chiusa, socchiudendola appena per sentire con attenzione i rumori all’esterno.
Una voce sopra le altre si distinse tra il caos: “Mio fratello è qui! Offrirò una confezione di birra decente al primo che lo trova!”
  
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