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Autore: Master Chopper    13/03/2019    2 recensioni
Un'altra misteriosa Hope's Peak Academy sembra essere apparsa, a qualche anno dalla morte di Junko Enoshima e dalla vendetta della Future Foundation. I suoi studenti sembrano aver vissuto una vita normale, fino a quando circostanze misteriose li trascinano in una prigione nel cielo dove sembra non esserci via d'uscita.
L'unica strada è verso l'alto, non si può più toccare terra. Cosa li attende sopra le nuvole: la speranza o solo un'immensa disperazione?
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto Naegi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Danganronpa FF Project'
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Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 3: Chekovs Gun just waiting to go off (and well never, ever meet again)

(Part 6)  Investigation Time

 

 

Aprì gli occhi.

La rabbia non aveva ancora abbandonato il suo corpo, per quanto la confusione tentasse di distrarlo. Non poteva definirsi del tutto concentrato sulla propria ira, doveva ammetterlo: era accaduto così improvvisamente che i suoni attorno a sé risuonavano soffocati e distanti.

Un cadavere pendente tra la luce e le ombre si stagliava di fronte al cielo, mentre lui e gli altri prigionieri in quella torre non potevano fare a meno di osservarlo. Come se gli sguardi fossero richieste di aiuto, come se guardare tutto ciò per abbastanza tempo avrebbe potuto procurare delle risposte.

 

“ Y-Yonamine …” Provò a pronunciare Kumagai, eppure il nome della sua compagna di classe le sfuggì dalla bocca, strappato dal dolore che le procurava quello spettacolo disumano.

Il silenzio degli studenti, protratti in silenzio sul piccolo balcone, era spezzato soltanto da un ticchettio prodotto da qualcosa di viscoso. Per l’appunto, da uno dei tre pali in acciaio che perforavano da parte il corpo dell’attrice, colavano inesorabilmente poche gocce di sangue.

Le stille si staccavano dal ferro con uno schiocco appena percettibile, ritrovandosi a dover compiere una discesa nel vuoto. Ciascuno di quei momenti era agghiacciante, e gli studenti li temevano, seppur consci che si sarebbero ripetuti ancora ed ancora.

 

Tuttavia, mentre lui osservava i ragazzi e le ragazze attorno a sé, agognava il momento in cui una in particolare si sarebbe presentata lì dinnanzi. Dopotutto, avrebbe dovuto farlo: anche gli assassini devono presentarsi al cospetto delle loro vittime quando Monokuma lo ordina.

 

“ Takejiro ?” Si sentì richiamato l’Ultimate Liar. Voltandosi, trovò Kigiri Yoko intenta a squadrarlo con espressione preoccupata.

“ Detective …” Rispose lui, con finta sorpresa.

“ Pensavo saresti stata incollata a Nashi da qui fino al Class Trial come tuo solito. Cosa vuoi da me ?” Ogni sua parola era fredda come il ghiaccio.

Non poteva tollerare come Kigiri e Nashi avessero interrotto il lavoro che doveva compiere poco prima. Nessuno aveva il diritto di intromettersi nei suoi affari, tantomeno di dirgli come dovesse comportarsi.

Cosa ancor più grave, ora era proprio la ragazza dai capelli lilla a custodire il coltello che gli aveva sottratto.

Kigiri rispose con tono pacato, forse cercando di tranquillizzarlo:

“ Volevo solo sapere dove fosse andata Lilith. Era con te al Secondo Piano quando vi abbiamo lasciati.”  

Lui distolse lo sguardo, sentendosi immediatamente sotto pressione. Non aveva intenzione di lasciarsi interrogare da quella ragazza, e anche se fosse semplicemente stata preoccupata non le avrebbe dato corda.

“ Se n’è andata.” Rispose semplicemente.

“ E non l’hai più rivista ?” All’ennesima domanda il corvino rischiò di perdere la sua non proverbiale calma.

“ Sono salito qui con tutti gli altri, dannazione !”

Con uno scatto si voltò, dando le spalle a Kigiri: pregò che lei avesse interpretato correttamente il suo gesto.

“ Devo prima dirti una cosa.” Anche quando pensava che non si sarebbe più fermato ad ascoltare le parole della criminologa, soltanto sentirsi richiamare in quel modo provocò in lui una sensazione bizzarra.

Comprese immediatamente di dover prestare attenzione e non reagire d’istinto, ma non sapeva spiegarsi il perché.

Le diede un’ultima opportunità, bloccandosi sul posto.

Alle sue spalle la ragazza si avvicinò quel tanto che bastava per potergli parlare con un tono di voce abbastanza basso.

“ Riguarda Lilith.” Takejiro venne attraversato da un brivido, e fu grato di essersi fermato.

 

“ Tre giorni fa, quando dopo aver scoperto quei documenti nell’ufficio della presidenza tu scappasti al Primo Piano… io incontrai Lilith.”

Kigiri era seria, e con quel discorso sussurrato, come una confessione segreta, aumentava ancor di più il livello di tensione nell’aria. Il ragazzo non osò interromperla.

“ Si era nascosta nel bagno delle ragazze, forse sapendo che lì tu non avresti potuto scovarla. Nel momento in cui io uscii dall’ascensore la incontrai, ed immediatamente le chiesi se avesse lasciato lei quei documenti, compresi i cartelloni, nell’ufficio. Sono pratica di interrogatori, dunque se avesse mentito me ne sarei accorta sicuramente …”

Una frase del genere precedeva sicuramente una negazione, eppure sembrava così assurdo che Takejiro rimase ad ascoltare come in trance, trepidante di sentire il continuo.

“ Non aveva idea di cos’altro ci fosse in quella stanza, oltre che alla lettera. Ciò vuol dire che non è stata lei a lasciarci l’indizio su Junko Enoshima… la quale a quanto pare solo tu puoi ricordare.”

La ragazza dai capelli lilla terminò il suo racconto mantenendo gli occhi puntati sulla schiena di Takejiro, il quale ormai non reagiva più: si era paralizzato come un blocco di pietra, e a stento pareva respirare.

“ Non farò sceneggiate.” Disse soltanto il ragazzo dopo un lungo silenzio.

Lei si irrigidì, accigliata dopo quella frase confusa.

“ Non ho intenzione di ripetere per l’ennesima volta che in realtà Lilith è Junko Enoshima, e che è sicuramente in combutta con chi ci ha intrappolati qui …” Con lentezza fin troppo rilassata l’Ultimate Liar si voltò verso la criminologa.

Sul suo volto sfoggiava un sorriso pacato, di chi aveva la vittoria già riflessa negli occhi e a portata di mano, mentre derideva internamente chi non lo aveva ancora compreso.

“ Perché al Class Trial vi dimostrerò che è lei l’unica vera colpevole di questo crimine! In punto di morte, chissà, ammetterà davanti a tutti voi la verità e allora non basteranno più le mie parole… sai, quando si sta per morire e non puoi fare nulla per evitarlo, persino mentire non ha più senso. Fidati, te lo dice uno che mente per sopravvivere.”

Takejiro diceva tutto ciò con estrema convinzione, e non aveva interesse nel sapere se Kigiri appoggiasse il suo pensiero o meno.

Guardò la ragazza impallidire, e si sentì superiore nel portare in cuor suo una tale determinazione.

- Io sono più forte.- Pensò, mentre il suo sorriso si allargava.

- Non voglio che si fidino di me, o che mi seguano ciecamente… basta soltanto trovare il modo per guidarli verso la verità lampante: solo così posso sopravvivere.-

 

Lasciando l’Ultimate Criminologist alle spalle, ma continuando a percepire il suo sguardo inquieto addosso, Takejiro volle avvicinarsi al cadavere.

- Quel che ne rimane …- Si disse, giustamente.

Il corpo decapitato di Yonamine Genjo non era esattamente sospeso: i piedi poggiavano sul parapetto del balcone, ma in posizione precaria. Infatti, l’unico equilibrio era dato da tre aste di acciaio conficcate circa al centro del torace.

Due di esse avevano un’estremità incastrata nei bordi opposti del balcone, spingendo dunque l’una verso l’altra. Una terza era invece conficcata poco sotto, nella pancia, e parallela al terreno lasciava colare giù poche gocce di sangue.

- Non perde quasi sangue.- Osservò il ragazzo, notando con quanta lentezza ogni stilla colasse giù dalla ferita centrale.

Temeva di esaminare il corpo da troppo vicino, magari anche toccandolo, in quanto non avrebbe voluto farlo precipitare involontariamente di sotto.

- Non posso vedere quindi com’è il corpo sotto i vestiti, ma se non cola più molto sangue, deve averne perso parecchio in precedenza.-

Diede un’occhiata al percorso intrapreso per giungere fino alla Sala di Musica. Tutti loro studenti avevano fatto attenzione a non scivolare su qualche chiazza di sangue sul pavimento, quindi esse erano ancora intatte.

Si chinò per osservarne una: era costituita da poche macchioline, e fin troppo piccole.

- È impossibile rimaner dissanguati per aver perso così poco sangue.- Prese nota mentalmente, e riportò la sua attenzione sul cadavere dell’ex compagna.

 

Gli abiti indossati erano i soliti: una giacca grigiastra sopra una camicia, con annessa cravatta verde. Mancava solo la sciarpa rossa, ma non gli sembrava di averla vista da qualche parte.

- Anche il solito cappello non è stato ancora trovato, e non era assieme alla testa.- Ripensò alla testa lasciata al Secondo Piano, evocando l’orrore di quanto avesse visto.

Non avrebbe mai pensato che qualcuno lì dentro sarebbe stato capace di ridurre in tal modo una ragazza come loro. Sembrava quasi un’insensata brutalità, più frutto di un raptus omicida.

- Non sono io l’incaricato di immedesimarsi nelle menti degli assassini …- Volse lo sguardo verso l’Ultimate Criminologist, trovandola intenta a scrutarsi attorno assieme agli altri.

- Però la separazione delle parti del corpo è stata fatta sicuramente per rendere più difficile l’indagine e la risoluzione del crimine. Sembra dunque che le indagini dovranno proseguire su più piani …- Constatò freddamente, sfiorandosi le labbra con il pollice.

D’improvviso un dettaglio catturò la sua attenzione, spingendolo inavvertitamente ad avvicinarsi al cadavere.

Osservando i punti ove le aste d’acciaio erano conficcate nella carne, il vestito era stato lacerato e si era impregnato di rosso, eppure su di un altro punto della giacca era presente una quarta lacerazione: il tessuto sembrava essersi bruciato, in quanto era annerito ai bordi del buco creatosi, scoprendo addirittura parte dello sterno di Yonamine.

La pelle che si intravedeva era bianca ed intatta, nonostante lo squarcio avesse attraversato sia giacca che camicia, lasciando presupporre fosse stato procurato da una ferita.

“ Queste …” La voce di Zayasu lo sollevò dai suoi pensieri, o più che altro, distraendolo.

“ Per infilzare Yonamine hanno utilizzato le aste delle bandiere che si trovavano nell’ufficio della presidenza ed in una delle classi.” Lo scrittore pareva molto concentrato sui tre pali conficcati nel tronco dell’Ultimate Actress.

Takejiro inarcò un sopracciglio, colto da un dubbio.

“ Come fai ad esserne sicuro ?”

“ Perché ho detto “si trovavano”. Non sono più lì ora …” Zayasu scrollò le spalle.

Il corvino però trovò qualcosa di sbagliato in tale affermazione, e provò a riportare alla memoria l’immagine della stanza presente su quel piano. Non l’aveva visitata molto spesso, però non ricordava ci fossero tre bandiere.

“ Nella presidenza c’erano solo due bandiere. Mi stai dicendo che in una delle classi c’erano altre bandiere ?” Domandò all’Ultimate Fanfiction Writer.

“ Durante l’esplorazione di tre giorni fa abbiamo scoperto che nelle classi ci fosse molto materiale: più che altro strumenti per pulire le stanze, quaderni e penne… ma c’erano anche delle bandiere in più, sì.”

“ Tuttavia non sono state prese due bandiere dalla presidenza ed una dalla classe, ma il contrario: nell’ufficio è rimasta una sola bandiera.” Aggiunse Zayasu dopo aver tratto un sospiro.

“ Aste senza i drappi della bandiera. Mi chiedo dove siano finite …” La frase del corvino, rivolta più a se stesso che ad altri, venne ascoltata da una terza persona, la quale si intromise nella loro discussione.

“ Una era al Secondo Piano, ricordi ?”

Kigiri era riapparsa dal nulla, posizionandosi tra Zayasu e Takejiro con naturalezza. Quell’intromissione inaspettata, oltre che al fastidio di ritrovarsi nuovamente la ragazza tra i piedi, fece gonfiare una vena sulla fronte dell’Ultimate Liar.

Tuttavia dovette darle ragione, maledicendo se stesso: avevano visto una bandiera al Secondo Piano.

“ Era usata per avvolgere la testa dell’attrice. L’assassino ha sicuramente scelto uno strumento con molti utilizzi …” Mormorò a voce bassa, trovando il caso di quella mattina sempre più assurdo.

 

“ Ehi! Non chiamarla attrice !” Stavolta fu l’albino ad interromperlo, sollevando un dito con sdegno.

Takejiro lo squadrò confuso, ritrovandosi davanti lo sguardo severo del ragazzo.

“ Aveva un nome, ed era Yonamine Genjo! Dopotutto era anche una tua compagna di classe, dovresti per lo meno rispettarla dopo la sua morte.”

Le parole dello scrittore avrebbero dovuto subire un effetto intimidatorio sul corvino, ma questo parve rinchiudersi ancor di più nelle proprie riflessioni. Con il volto rabbuiato corrugò la fronte, come se stesse venendo scavando nella sua mente per cercare un’informazione da tempo dimenticata.

“ Ah, sì… ma come ti chiami tu, scrittore ?” Domandò infine, arrendendosi.

“ Zayasu Korin.” Rispose prontamente Kigiri.

“ Ma non è vero! Sono Corex, per la miseria !” Sbottò lo scrittore di fanfiction, diventando rosso dalla rabbia.

 La ragazza dai capelli lilla non batté ciglio, e con passo silenzioso ma fermo avanzò fino al bordo del balcone. Sotto gli sguardi interrogativi dei ragazzi, premette un dito sul parapetto, poco distante da dove si trovavano i piedi di Yonamine.

“ Cosa fai ?” Chiese Takejiro, avvicinandosi senza aver compreso il gesto di lei.

Seguì lo sguardo di Kigiri, puntato esattamente sul proprio indice, e così gli parve di scorgere un riflesso dei raggi solari sotto il polpastrello ricoperto dal guanto nero.

Simile ad un filo, ma più sottile, qualcosa venne afferrato nella mano della ragazza e sollevato ancor di più alla luce.

“ Un capello …” Contemplò, ammutolendosi mentre socchiudeva gli occhi per analizzare meglio quell’indizio quasi invisibile.

“ Deve appartenere a Yonamine …” Affermò serio Zayasu, incrociando le braccia al petto.

“ Cosa te lo fa credere? Può appartenere a chiunque.” Ribatté Takejiro, molto più scettico.

“ L’hanno decapitata, è normale che anche i capelli siano stati recisi. E se è stata decapitata qui, è il luogo giusto dove potrebbero trovarsi.”

“ Yonamine Genjo non aveva i capelli così lunghi da arrivarle fino al collo. È impossibile che recidendole la gola siano stati tagliati anche i capelli.”

Il commento di Kigiri arrivò freddo come una lama, spezzando immediatamente le supposizioni dell’albino, il quale si sentì visibilmente abbattuto.

L’Ultimate Liar aveva visto i restanti compagni di classi raggiungerlo al Secondo Piano dopo la salita di Nashi e Kigiri, e tutti loro si erano ritrovati di fronte alla testa mozzata.

Più ricordava quel volto, e più trovava qualcosa di strano nelle affermazioni della ragazza.

“ Però la testa era calva, le erano state recisi i capelli.” Suggerì, volendo dare corda alla teoria di Zayasu.

“ Lo so, infatti credo che i capelli siano al cento per cento suoi, ho solo detto che non possono esserle stati recisi durante la decapitazione.” Rispose prontamente la criminologa, con il suo solito tono distaccato.

“ Eppure... questo non mi sembra appartenere a lei.”

Nuovamente i due ragazzi si ritrovarono ad osservarla allibiti, sentendosi presi in giro dal pessimo modo di fare di Kigiri. Ovviamente lei non aprì più bocca, chiudendosi in se stessa e nelle proprie deduzioni.

 

 Successivamente Takejiro comprese che in quella stanza non ci fosse più nulla di interessante, e decise di seguire le macchie di sangue a ritroso.

Uscì così dalla stanza, ed osservò come il percorso tracciato si dirigesse poco più alla sua sinistra, verso il lato est del piano. Non proseguiva per molti metri, ed anzi pareva interrompersi di fronte all’ultimo porta: quella del Laboratorio di Chimica.

Poco prima di avvicinarsi, però, una puzza pungente tornò ad infestargli le narici. L’aveva percepita non appena aveva fatto il suo ingesso nel piano, e senza dubbio gli ricordava qualcosa.

Abbassò lo sguardo, individuando una chiazza la quale aveva reso il pavimento davanti alla porta del laboratorio più scuro, come se ci fosse una macchia di umidità impressa nel cemento.

Eppure non gli sembrò umidità, ed accovacciandosi notò come il pavimento stesso emanasse la puzza sulfurea percepibile praticamente ovunque.

- Non sembra cenere o sporco, qualcosa dev’essere stato versato qui, forse un liquido …- Vide come il sangue si interrompesse poco prima di quella chiazza, e come sia le macchie secche che l’odore fossero completamente diversi.

Non poteva dunque trattarsi del sangue dell’attrice, e anzi faceva pensare a qualcosa di ben diverso.

Si voltò quasi istintivamente verso la porta del laboratorio, trovandola aperta. La misteriosa chiazza si trovava precisamente davanti ad essa, senza però avvicinarsi troppo.

 

Il ragazzo decise di osservarla ancor più da vicino, e vi posò la mano sulla maniglia. Immediatamente sentì un cigolio provenire dai cardini, e sentì come se fosse impossibile anche solo spostare la porta di un millimetro: era pesante ed in acciaio, ma non aveva senso che fosse così difficile da muovere.

Sporse il capo verso l’attaccatura alla parete, dove risaltavano delle viti fin troppo piccole incastrate tra i cardini ed il muro. Provò ad allungare la mano per toccarle, ma anche se la porta fosse stata chiusa sarebbe stato impossibile: erano fin troppo incavate e piccole.

- La porta ha subito un urto, e alcune viti si sono staccate, rendendo impossibile chiuderla ulteriormente. Mi chiedo però come si possa rompere una porta così dura …- Cercò altri indizi, ma nemmeno un’ammaccatura era impressa sull’acciaio.

Mentre era accovacciato per investigare ancora sul pavimento, un rumore di passi lo colse alla sprovvista.

Qualcuno fuoriuscì dal laboratorio, qualcuno che non aveva minimamente udito.

“ Takejiji …” Lo riconobbe Fujima, sorpresa quanto lui. La ragazza aveva un’espressione poco serena in volto.

“ Tossicologa.” Salutò lui, non badando molto alle formalità. “Cosa stai facendo ?”

Lei tirò su col naso, con fare agitato.

“ Sto cercando qualcuno per aiutare Nashi, ma tu forse sei la persona meno adatta.”

Il corvino si sentì molto sminuito da quelle parole, però cercò di sorvolare sui i pochi peli sulla lingua di Fujima.

“ Aiutare ?” Domandò, alzandosi per sporgere oltre la sua testa.

Per quanto la ragazza cercasse di trattenerlo, riuscì a muovere qualche passo all’interno del laboratorio buio.

Lì lo vide.

 

Nashi Jonetsu era rannicchiato in posizione fetale tra due armadi, con la testa incassata tra le ginocchia e coperta dalle braccia incrociate.

Nel silenzio e nell’oscurità il suo corpo sembrava vibrare di un’energia triste ed annichilente.

La rabbia cominciò a montare nel petto dell’Ultimate Liar, il quale avanzò a passo spedito verso il ragazzo.

“ Che diavolo credi di fare ?!” Urlò, afferrandolo violentemente per le braccia e trascinandolo verso l’alto.

Il bruno venne scosso come una bambola, e ricadde pesante sulle ginocchia anche mentre veniva mantenuto dal corvino.

Takejiro lo guardò negli occhi, e con un tremore serrò le labbra: il Nashi che aveva conosciuto non c’era più, ed ora solo un volto colmo di abbandono e stanchezza era rivolto verso di sé.

“ Io non …” Con voce rotta, l’Ultimate Memory provò a parlargli, ma il capo cedette e crollò verso il basso.

“ Tu non ?” Lo incalzò con nervosismo l’altro.

“ Io non posso essere d’aiuto a nessuno in questo caso… non posso essere d’aiuto a Masuku.”

Le sue parole erano farfugli confusi e patetici, simili ad un piagnisteo, aumentando soltanto l’alterazione di Takejiro.

“ Non puoi essere d’aiuto a chi?! Un giorno mi dicesti che volevi far fidare tutti degli altri reciprocamente, ma come faccio a fidarmi di uno in queste condizioni ?!” L’Ultimate Liar ringhiando lo spinse contro l’armadio alle sue spalle, generando un gran baccano.

“ Fermati !” Gli intimò Fujima, bloccandogli il braccio.

Al corvino però non interessava di quanto lei si stesse spaventando: fissava il ragazzo ai suoi piedi, ora scivolato verso il pavimento dopo il tonfo senza dare segni di ripresa.

“ È inutile… non posso fare proprio niente.” Biascicò l’Ultimate Memory, venendo colto da uno spasmo di tosse, forse a causa del colpo.

“ Inutile …?” Ripeté l’altro, colmo di disprezzo. Corrucciò il volto e rimase impassibile, mentre Fujima lo trascinava lontano.

“ Non pensavo che una parola del genere sarebbe uscita dalla tua bocca… anzi, credevo saresti stato sempre tu a riprendermi come il bambino ingenuo che sei, nel caso avessi detto qualcosa di simile. Si può sapere cosa ti è successo ?”

Si era fatto di colpo più serio, lasciando sbollire la rabbia. Non oppose nemmeno più resistenza alla ragazza, la quale se ne accorse, e rimase sorpresa.

Il bruno scosse il capo lentamente, non accennando a rispondere.

Eppure Takejiro, senza nemmeno guardarlo negli occhi, gli stava leggendo nella mente. Non attraverso il linguaggio del corpo, o perché lo conoscesse: si trattava di pura empatia.

Sentimenti come la sofferenza, il dolore, l’impotenza, a lui parlavano sempre e comunque, per quanto deboli fossero i loro segnali. Non avrebbe mai pensato di trovare Nashi schiacciato da quel peso, e si sentì sinceramente partecipe di tale pena.

“ Non puoi dirmelo, non è così ?” Domandò infine.

Il silenziò tornò sovrano nella stanza, paralizzando i tre studenti presenti ed immortalandoli in quell’attimo di tensione.

L’Ultimate Toxicologist si voltò verso il ragazzo a terra, colta alla sprovvista da tale affermazione.

“ È v-vero, Nashi? È per questo che non volevi dirmi niente ?” Chiese con delicatezza, forse con il timore di poter spezzare il suo compagno, ora così fragile all’apparenza.

L’Ultimate Memory curvò le spalle, forse percependo il peso sulle sue spalle gravare con ancor più insistenza, al punto da volerlo incassare nel suolo per farlo sparire definitivamente.

 

“ Si tratta di un Monokuma Bangle, se non ho capito male.” Il ragazzo aveva notato qualcosa che Nashi non indossava la sera prima, e si trattava proprio del bracciale fornito a tutti loro da Monokuma.

“ Intendi dire che qualcuno gli ha impedisce di parlare di qualcosa? Che Nashi abbia assistito all’omicidio ?” Suggerendo quel dettaglio raccapricciante con inquietudine crescente, la ragazza si sentì anch’ella atterrita dal silenzio del suo compagno di classe.

“ Ma quando può essere successo? Stamattina si è presentato nel Salone, e poi è corso al Secondo Piano con Kigiri, dove c’eravate solo voi due.” L’Ultimate Toxicologist aveva assistito alla corsa disperata del ragazzo quella stessa mattina, per poi ritrovarlo al Terzo Piano direttamente davanti al cadavere.

Takejiro posò lo sguardo sul suo stesso Monokuma Bangle, scostando appena la manica della felpa.

“ Può essere accaduto solamente ieri sera, dopo l’incontro con me e Kigiri.” Constatò, riportando poi l’attenzione su Nashi. Le condizioni in cui riversava erano umilianti, al pari di un giocattolo rotto abbandonato in un angolo.

“ Oh, Nashish !” Esalando un singhiozzo, Fujima si piegò verso l’Ultimate Memory, cingendolo in un abbraccio.

Strinse forte il suo corpo immobile, strofinando persino la faccia sul suo petto.

“ Non puoi soffrire così! Anche se non puoi dirci niente, saprai sicuramente come aiutarci… l’hai sempre fatto !”

Purtroppo le sue parole sembrarono non raggiungere minimamente il ragazzo, per quanto fossero state forti e sincere.

Nonostante quella situazione così triste, Takejiro si sentì quasi intenerito, e con un piccolo sorriso distolse lo sguardo dai due.

 

- Nashi… per tutto questo tempo ti sei preoccupato di rassicurare gli altri attorno a te, ed ora che sei tu in difficoltà qualcuno sta ricambiando il favore.-

Fino a prima di conoscere Nashi non avrebbe mai immaginato che qualcuno del genere esistesse: vivere aiutando gli altri non significava mai essere aiutati in cambio, eppure quel ragazzo non aveva mai desiderato nulla. Si preoccupava per i suoi compagni perché era nel suo istinto, e niente avrebbe potuto cambiarlo.

Nel corso di quei giorni aveva provato a fargli aprire gli occhi più volte, al fronte della disperazione dilagata nella torre a partire dal primo momento in cui vi erano entrati.

 

“ Fidati di qualcuno e sei perduto …”

 

Davanti ai suoi occhi, il ragazzo che considerava così debole da non poter sopravvivere nemmeno un giorno in quell’ambiente così ostile, stava raccogliendo ciò che aveva seminato. Mentre lui, ancora in piedi per combattere la sua personale battaglia contro Lilith, agiva nell’ombra e nel silenzio senza meritare nemmeno un aiuto.

- Mi sembra giusto così. - Ammise con il suo tipico cinismo.

 

“ Tossicologa, vammi a chiamare Kigiri.” Disse d’un tratto, continuando distrattamente a vagare per il laboratorio.

Fujima strizzò gli occhi indispettita, balzando in piedi.

“ Perché chiami loro Nashi e Kigiri e solo me in questo modo? Uffa !” Replicò gonfiando le guance dalla rabbia.

“ Potrei dire lo stesso dei tuoi soprannomi.” Il corvino le fece l’occhiolino, divertito da tale reazione.

Nolente o dolente, la ragazza uscì dal laboratorio borbottando offesissima, comprendendo però come l’aiuto di Kigiri Yoko potesse sempre servire.

I due ragazzi rimasero dunque soli, senza che la luce fosse stata ancora accesa, lasciando così i loro sguardi sospesi nel buio.

Nashi non parlava, e Takejiro non si sentiva di fare il contrario.

Riprese ad investigare. Dopotutto, quello era il piano in cui era avvenuto l’omicidio, e se non avessero scoperto il colpevole sarebbero morti tutti: a Nashi ci avrebbe pensato la criminologa non appena fosse arrivata.

 

Il laboratorio si presentò non molto pieno di risposte, eppure lui sapeva dove cercare. Individuò immediatamente il manichino anatomico, accertandosi di come gli mancasse la testa.

- Non ce ne sono altri, quindi dev’essere per forza la sua quella trovata al Secondo Piano.- Ripensò con rabbia a Lilith. Kigiri e Nashi erano intervenuti mentre era sul punto di ucciderla e porre fine a tutto ciò.

Se avesse ucciso l’assassina prima del Class Trial, cosa avrebbe fatto Monokuma? Forse non avrebbe più continuato con il suo assurdo gioco, anche considerando che Lilith in realtà era Junko Enoshima.

Non ebbe nessun dubbio sul perché la testa del manichino si trovasse in quel punto del giardino, ed in quell’esatto momento.

 

  Rivolse lo sguardo al tavolo centrale, come al solito in perfetto disordine. Nulla sembrava fuori posto in quel caos, tranne un provetta abbastanza curiosa: il suo contenuto erano appena qualche gocce di un liquido dall’acceso colorito violaceo.

Il ragazzo vi si avvicinò, prendendola tra le dita. Solo un tappo di sughero sigillava quella fiala, anche se praticamente vuota. Ovviamente non aveva minimamente idea di cosa fosse, perciò fu lieto di trovare un iscrizione su di un etichetta lì sopra.

La lesse:

“ Acido di Monokuma. Prodotto da Monokuma, per Monokuma, con Monokuma.”

- Gli orsi non producono acido …- Si ritrovò a pensare, disgustato.

“ Attenzione: altamente corrosivo, può provocare ustioni di secondo e terzo grado a contatto con la pelle, ed è capace di corrodere istantaneamente anche l’acciaio. Si disperde in gas a contatto con l’ossigeno, e l’inalazione prolungata può causare conseguenze quali irritazioni ed emesi. Tuttavia gli effetti nocivi si disperdono dopo pochi secondi.”

Era insolito come ampolle e contenitori nel laboratorio fossero completamente, o per metà pieni, mentre quella fiala contenesse a malapena un dito di acido. Abbastanza riluttante dall’idea di maneggiare solventi chimici, tolse il tappo ed avvicinò il naso alla bocca della provetta.

L’odore pungente rispose a qualsiasi dubbio: era la stessa puzza, seppur più intensa e ributtante, che aleggiava nel corridoio nord di quello stesso piano, proveniente dalla macchia fuori dal laboratorio.

Richiuse preventivamente la boccetta, respirando a grandi boccate aria pulita.

- Questo acido è stato dunque versato sul pavimento lì fuori. Potrebbe esser stato usato come attacco da parte dell’assassino, ma… è troppo presto per definirlo l’arma del delitto.-

 

Mentre era perso nelle proprie riflessioni, sentì un rumore di passi avvicinarsi all’ingresso. Essendo la porta spalancata, o meglio, bloccata, poté vedere distintamente la sagoma di Kigiri.

“ Nashi …” Disse immediatamente la ragazza, facendo il suo ingresso.

Persino Takejiro a quel punto si voltò verso l’Ultimate Memory, e lo ritrovò esattamente come qualche minuto prima.

Posò la provetta, avvicinandosi ai due. Mentre faceva tutto ciò percepì un senso di disagio dentro sé.

Provò ad ignorarlo.

“ Dev’essere successo qualcosa ieri sera. Qualcuno però gli ha proibito di raccontare cos’abbia visto con un Monokuma Bangle.” Spiegò alla ragazza dai capelli lilla.

Tutti loro indossavano i bracciali al polso.

“ Quand’è stata l’ultima volta che l’hai visto ?” Gli domandò lei. Intanto si accovacciò al fianco del bruno, il quale sollevò a malapena lo sguardo, tristemente.

Takejiro arricciò il naso, sforzandosi di ricordare.

“ Credo dopo aver parlato con voi due, dopo cena.”

“ Sì, poi te ne sei andato. Erano le undici passate ” Annuì Kigiri.

“ Mentre noi stavamo tornando alle nostre camere però, Nashi è voluto andare al Terzo Piano.”

“ Al Terzo Piano? E perché mai a quell’ora ?” Domandò sorpreso il ragazzo, fissando l’altro, anche se sapeva che non avrebbe ricevuto risposta.

“ Ha detto che poco prima aveva visto salire Fujima per chiudere la porta di questo laboratorio, ma che non era più scesa.”

Alla spiegazione della criminologa, lui iniziò a rivalutare l’importanza di quel maledetto laboratorio nel corso della storia.

“ E quando poi è tornato ?“ Domandò, ma l’altra gli rivolse uno sguardo drammaticamente serio.

“ Non l’ho aspettato. Era tardi, ma sapevo che avrebbero avuto tempo a sufficienza per tornare alle proprie camere… forse sarei dovuta andare con lui, ed ora sapremmo in due quant’è accaduto.”

 L’Ultimate Liar si prese una pausa di riflessione, sedendosi per terra a gambe incrociate e con dita puntate sulle tempie.

Serrò le palpebre, corrucciando la fronte in segno di grande sforzo e concentrazione. Rimase in silenzio, immobile come una statua buddhista per circa mezzo minuto.

“ Allora! Vuoi parlare o no ?!” Esplose tutto d’un tratto, afferrando Nashi per il collo della camicia e strattonandolo avanti ed indietro con violenza.

Il ragazzo, sorpreso quanto confuso, si ritrovò così sballottato al punto da non poter nemmeno parlare.

Persino Kigiri ora osservava i due con molta confusione.

 

Ad un certo punto il corvino si fermò, lasciando l’altro dalla presa. Prese un gran sospiro, e mettendosi le mani sui fianchi gli disse:

“ Ok, avanti adesso: dicci qualcosa, qualunque cosa. Ci sarà pure un modo di dirci qualcosa senza essere vincolato dagli ordini del Monokuma Bangle. Le limitazioni sono fatte per essere aggirate !”

Al suono di queste parole, Nashi parve quasi rinsavire.

Il trauma di tutti quegli scossoni aveva aiutato in parte a risvegliarlo dallo stato di torpore in cui era caduto, però guardando gli occhi di Takejiro si animò visibilmente.

Il corvino lo stava guardando con fiducia, sperando che riuscisse ad aiutare tutti loro, ma soprattutto se stesso.

 

Per la prima volta dopo molto tempo, si schiarì la voce con convinzione. Sollevò lo sguardo verso l’Ultimate Liar e l’Ultimate Criminologist, la quale aspettava che iniziasse a parlare con la stessa speranza riposta in lui di tutti gli altri.

“ I-Io …” Incominciò il ragazzo, con la voce rotta dal troppo silenzio.

“ Sono andato al Terzo Piano per accertarmi che Fujima scendesse prima dell’orario notturno. Arrivato qui, ho sentito un rumore, ed una forte puzza, come quella di adesso lì fuori… mi sono avvicinato alla Sala di Musica, trovando la porta aperta, e …”

Si interrupe bruscamente, colto da un pensiero che gli rizzò i capelli per la pressione.

“ Stavi per rivelare ciò che il Monokuma Bangle ti ha proibito di dire, scemo.” Lo rimproverò Takejiro, al che il ragazzo sospirò dal sollievo, seppur fosse pallido in volto.

“ E poi? Chi è stato ad importi l’azione proibita ?” Lo incalzò Kigiri per farlo riprendere dopo l’interruzione.    

“ Sono stato attaccato alle spalle, e sono svenuto. Al mattino ero in camera mia.” Disse semplicemente Nashi, con una calma sorprendente.

“ Eh ?!” Sbiancò Takejiro.

L’Ultimate Memory, molto imbarazzato, sollevò le mani in segno di scusa e accennò un sorriso nervoso.

“ Davvero, è tutto ciò che mi ricordo.” Si giustificò, sotto gli sguardi ancora increduli degli altri.

L’Ultimate Liar emise un brontolio soffocato, serrando i denti.

“ Com’è possibile che ti sia ritrovato in camera tua? Qualcuno deve averti portato lì, certo… ma chi ?”

“ Bhe, è una fortuna se ci pensi.” Lo interruppe Nashi, razionale.

“ Se fossi rimasto lì dopo l’orario notturno sarei stato giustiziato da Monokuma: almeno abbiamo la certezza che qualcuno mi abbia riportato in camera mia prima della mezzanotte.”

“ Che sia stato l’assassino ?” Si chiese il corvino.

“ A proposito dell’assassino.”

Kigiri sembrava aver trovato un’altra pista da seguire, come si poteva intuire dal bagliore negli occhi che le era appena guizzato.

“ Se davvero l’omicidio è avvenuto ieri sera, perché stamattina al nostro risveglio la Cucina era aperta? Le chiavi erano custodite proprio da Yonamine, quindi l’assassino deve avergliele perse… e prima del nostro risveglio ha aperto la cucina, perché se l’avesse fatto davanti a tutti si sarebbe palesemente rivelato colpevole.”

Sentendo quel ragionamento, l’Ultimate Memory sussultò. Senza aprir bocca portò immediatamente mano alla tasca, ed a quel punto spalancò gli occhi. Prese a tastarsi dalla giacca alle tasche anteriori dei pantaloni, sempre più freneticamente.

“ Cosa fai ?” Gli domandò Takejiro.

“ Le chiavi della Sala Computer !” Esclamò in preda all’agitazione l’altro.

“ Al mio risveglio avevo quelle della mia camera, però adesso non ho più le chiavi della Sala Computer !”

L’Ultimate Liar si portò le mani alla testa, iniziando a lamentarsi con una smorfia di sofferenza.

“ Dannazione! Non ci capisco più niente così !”

 

“ Se l’assassino ha sottratto a Nashi le chiavi della Sala Computer ci dev’essere un motivo. Dobbiamo andare a cercare risposte proprio lì.” Constatò Kigiri con fermezza.

Si alzò in un lampo, ed i due ragazzi intuirono perché: la clessidra di Monokuma scorreva inesorabile, ed il tempo rimasto prima del Class Trial era poco ormai.

 “ Ah, un momento !” La criminologa si arrestò di colpo, facendo capitombolare a terra Nashi e Takejiro per la sorpresa.

“ Prima di andare devo dirvi cos’ho trovato in Sala Musica …” La ragazza estrasse dall’interno della sua giacca viola una busta trasparente.

Al suo interno era facilmente visibile una maschera nera, di quelle usate solitamente per dormire meglio. Un dettaglio raccapricciante però, era che essa fosse macchiata di sangue secco, assorbito dal morbido tessuto.

“ Era lontana dal cadavere, si trovava sotto una delle sedie nella tribuna.” La passò a Takejiro, il quale la osservò impassibile, non sapendo cosa pensare.

“ Inoltre ho scoperto come deve aver fatto il colpevole a crocifiggere Yonamine sul balcone. Sul tetto c’è un gancio, probabilmente da usare per appenderci le tende: può essere allungato verso il basso, ed arriva fino al collo del cadavere. Solo così può essere stata trafitta in quella posizione precaria.”

Il corvino a quel punto annuì con convinzione.

“ Ed è l’unica spiegazione sul perché non sia così tanto sangue su questo piano! Avendola impalata sul balcone, tutto il sangue è sceso fino al prato del Secondo Piano, come abbiamo  visto prima.”

Durante quella conversazione Nashi era rimasto in silenzio, eppure, con voce debole, aggiunse:

“ Masuku… si chiamava Masuku.”

I due si voltarono verso di lui, non comprendendo inizialmente le sue parole.

“ Il suo vero nome era Masuku Yonamine, non Genjo. Per tutti questi anni ha interpretato il ruolo della persona che le aveva salvato la vita.”

Per quanto stesse cercando di nascondere lo sguardo, bastava ascoltare la sua voce per comprendere come gli occhi di Nashi si stessero riempiendo di tristezza e rimpianto.

Takejiro si soffermò un istante a pensare.

In quel momento combattevano, si aggrappavano disperatamente alla vita nella ricerca di una verità assoluta, ma tutto ciò era successo solo perché una di loro era morta. Una loro compagna, qualcuno che fino al giorno prima aveva mangiato alla loro tavola, e che aveva combattuto come facevano adesso per gli scorsi Class Trial.

Comprese il vero motivo della sofferenza di Nashi, e del perché fosse così distrutto dal pensiero di non poter essere utile.

 

Uscendo dal laboratorio, i tre incapparono in una figura piombata nel corridoio come una furia.

“ Ragazzi !” Urlò Zetsu Jitsuke, inciampando davanti a loro. I suoi occhiali vennero catapultati sul pavimento, ma lui parve non farci caso, e si rivolse a Nashi con molta preoccupazione.

“ Stai bene? Non ti ho più trovato da quando sono arrivato in questo piano.” Disse all’amico, il quale non resistette all’idea di sorridere.

“ Sì, sto bene. Stavamo… investigando.” Rispose, chinandosi per raccogliergli gli occhiali.

“ Ok! Però c’è un problema in Sala Musica !” Aggiunse il verde non appena ebbe indossato le lenti, questa volta squadrando il trio nella sua interezza.

“ Problema ?” Ripeté Kigiri.

“ È arrivata Lilith.” Disse tombale Zetsu, visibilmente agitato.

Non dovette nemmeno concludere l’ultima parola, prima che le pupille di Takejiro si restringessero di colpo, all’unisono con tutti i nervi del suo corpo in perfetta tensione.

Il corvino tremò appena, perché i suoi pugni si erano serrati in automatico.

Con un impeto di rabbia mosse un passo verso la sala menzionata, ma l’Ultimate Criminologist si frappose fra di lui e la strada con fermezza.

“ Calmati !” Gli intimò, venendo subito affiancata da Nashi.

“ Come posso calmarmi?! Starà infangando la scena del crimine per rimuovere delle tracce, e questo perché è lei l’assassina !” Rispose il ragazzo ferocemente, cercando di scrollarsi i due di dosso.

“ Non c’è più niente in quella stanza, ho controllato personalmente.” La ragazza fu irremovibile sulla sua posizione, e non accennò a resistere alle insistenze dell’altro.

“ Ti prego, Takejiro …”  Lo supplicò Nashi, afferrandolo per il braccio.

“ Se ancora non ti fidi di Lilith, almeno fallo con Kigiri! Non c’è bisogno che tu ti preoccupi di lei.”

L’Ultimate Liar sarebbe stato anche propenso ad ascoltarli, lasciandosi convincere a mantenere la calma, però l’intervento un po’ titubante di Zetsu gli tolse ogni dubbio.

“ In realtà… Lilith ha chiesto esplicitamente che voi andaste da lei.”

 

Un alone di confusione ed inquietudine si diffuse tra i ragazzi, accompagnando l’ultima affermazione del verde.

Intanto, proprio dalla Sala Musica iniziarono ad uscire tutti gli studenti presenti, radunandosi lì fuori o disperdendosi nei corridoi.

“ Ehi… Nashi, tutto bene ?” Avvicinandosi a loro, Umezawa si rivolse prontamente all’Ultimate Memory. Il ragazzo aveva in volto un’espressione frustrata.

Il bruno annuì, al che l’altro rispose:

“ Bene. Spero che anche questa volta tu e Kigiri saprete trovare il colpevole.”

“ Potresti impegnarti anche tu, ogni tanto.” Mormorò a denti stretti Takejiro, abbastanza forte da farsi comunque udire dall’Ultimate Stuntman.

Questo gli rivolse un’occhiata truce.

“ Cosa stai insinuando? Vuoi di nuovo cercare rogne come l’altro giorno ?!” Sollevò un pugno davanti al viso, sostenendo uno sguardo di sfida con l’Ultimate Liar per qualche secondo.

Nonostante la rabbia, però, dopo poco abbassò la mano e sospirò esasperato.

“ No… lascia stare.” Con un tono tanto abbattuto e debole da non sembrare appartenente proprio a lui, si infilò le mani in tasca e camminò via.

I ragazzi lo guardarono allontanarsi in solitudine, non potendo non trovare strano tutto ciò.

Successivamente però prestarono la loro attenzione alle facce dei restanti compagni appena usciti dalla stanza: tutti loro presentavano una tensione davvero evidente, la quale li faceva sembrare come dei corpi senz’anima.

 

“ Ok… però, se Lilith ci ha chiamati forse dovremmo andare a sentire cos’ha da dirci.” Valutò attentamente Nashi, tentando di distrarsi da tutta quella negatività nell’aria.

“ E se volesse attaccarci? Ce l’hai ancora il mio coltello lì con te ?” Takejiro si rivolse alla criminologa, la quale prontamente mise mano all’interno della sua giacca: estrasse in parte il coltellaccio affilato, ma con tanta serietà che gli occhi le brillarono iniettati di sangue.

“ Aaargh !” Sussultò Zetsu, intimidito dall’involontaria aura di morte della ragazza.

 

Nel momento in cui i ragazzi entrarono, qualcosa venne captato dalle loro orecchie: musica.

L’aula era deserta, abbandonata completamente dagli altri studenti, fatta eccezione per qualcuno seduto al piano. Lì, Lilith Kurenai suonava una melodia lenta, ma inarrestabile come un dolce fiume di luce il quale si palesava nella stanza accompagnato da quei suoni.

Ai primi accordi legati il brano sembrò mutare del tutto, accompagnando l’ingresso dei tre con un’atmosfera onirica e di forti emozioni.

Disperazione e Speranza: Takejiro non aveva mai pensato a quelle parole, però in qualche modo tale musica gliele sussurrava all’orecchio, forse resuscitandole da una memoria ormai cancellata.

D’improvviso il giovane rinsavì, accorgendosi di essersi immobilizzato di sasso. Non comprese cosa gli fosse preso, o da quale parte recondita della sua immaginazione fossero scaturite quelle emozioni.

 

“ Bene.” L’Ultimate Majokko non concluse mai la canzone, ma sollevò di scatto le mani dalla tastiera, voltandosi di centoottanta gradi.

Il suo sorriso attraversava la faccia da un orecchio all’altro, mentre gli occhi assottigliati scrutavano i nuovi arrivati con animata soddisfazione.

Nel momento in cui Takejiro si fu ripreso dalla trance, recuperò la distanza tra di sé ed i suoi compagni, dirigendosi a passo spedito verso il palco.

“ O-hoo… ti avvicini? Invece di scappare, ti avvicini ?” Lo cantilenò provocatoria Lilith, alzandosi addirittura dallo sgabello per assumere una posa imperiosa.

“ Ne ho fin sopra i capelli di te! Dammi una giusta motivazione per non decretare adesso la tua sentenza prima del Class Trial, e protrarrai la tua vita ancora per qualche tempo.” L’Ultimate Liar sollevò lo sguardo per rispecchiarsi a pieno negli occhi della rossa, come se stesse prendendo accuratamente la mira sul suo obbiettivo.

Lilith gongolò, divertita da quelle parole.

“ Non metto in dubbio che tu voglia giudicarmi colpevole, e per questo volevo solo darti un indizio… dopotutto, vedo che per la prima volta stai partecipando all’investigazione con Nashi e Kigiri. Cosa c’è, ti sei forse stancato di essere in disparte e cerchi degli amici per della compagnia ?”

Fortunatamente fu più rapida Kigiri a rispondere alle provocazioni della ragazza, lasciando così il corvino con la bocca spalancata ma solo un grugnito sospeso a mezz’aria.

“ Che tipo di indizio ?”

L’Ultimate Majokko ammiccò gioiosamente.

“ La Cucina! Vi manca da esplorare ancora la cucina !”

“ La Cucina ?” Ripeté Zetsu, incredulo.

“ Ma è completamente da un'altra parte rispetto al cadavere !”

La ragazza non rispose, e semplicemente rimase ferma ad osservarli dall’alto con il suo classico sorriso.

 

“ Eccovi qui, finalmente !”

Una voce purtroppo assai familiare interruppe il momento drammatico: Monokuma era balzato tra i ragazzi, più rosso che bianco a causa della rabbia.

“ Se continuate a spostarvi senza sosta come posso dirvi che anche per questo caso avete ricevuto i Monokuma File ?!” Strillò, sventolando le zampe munite di artigli acuminati.

“ Ok, ok! Li guardiamo subito !” Lo assecondò spazientito Nashi, al che l’orso rimase immobile a fissarli.

Cercando di ritornare concentrati sull’investigazione, i tre ragazzi presero mano agli e-Handbook, constatando come effettivamente fosse apparsa nuovamente la schermata dei Monokuma File.

Aprirono il documento:

 

Vittima: Non identificabile

La testa mozzata è stata ritrovata nel Prato al Secondo Piano, mentre il corpo decapitato nella Sala di Musica al Terzo Piano.

L’ora del decesso è circa le 11:30 pm.

La vittima presenta il volto deturpato da un’unica ustione, torace penetrato in tre punti, collo reciso e soggetto ad ingenti traumi provocati da un corpo contundente.

 

“ Vittima… non identificabile ?” Lesse Nashi, avendo notato il dettaglio più senza senso in quel rapporto.

Monokuma, di tutta risposta, rise contento della sua confusione.

“ Già, già! È impossibile riconoscere la faccia, vero? Per questo non saprete mai chi è morto! Puhuhuhuhu !”

“ Veramente sappiamo già di chi si tratti. Basta capirlo dai vestiti.” Rispose prontamente Takejiro, e l’orso si paralizzò da capo a piedi con un brivido.

Lo guardò inclinando il capo ed iniziando a sudare, per poi scuotere lentamente la testa.

“ N-Nooo, non è vero …” Provò a mentire tra i brividi.

“ Ma chi pensi di prendere in giro ?!” Gli gridò contro l’Ultimate Liar, al che Monokuma scomparve spaventato.

I ragazzi ebbero finalmente un po’ di tregua, così Kigiri iniziò a riporre il proprio e-Handbook nella giacca.

“ Almeno adesso abbiamo una certezza: l’omicidio è sicuramente avvenuto ieri sera, proprio nell’orario in cui Nashi è salito fino a questo piano per avvisare Fujima.” La ragazza cercò con lo sguardo la certezza nei volti dei suoi amici, ed effettivamente tutti sembrarono d’accordo con le sue parole.

 

“ A proposito !” La voce squillante di Lilith fece ricordare ai ragazzi il motivo per cui erano giunti fin lì, e del perché stavano sprecando tempo prezioso per le investigazioni.

“ Io vi ho dato un consiglio poco fa, quindi dovreste ringraziarmi.” Richiese la rossa con tono suadente.

“ La Cucina? Sul serio, ci hai parlato di esplorare la Cucina, ma non ha minimamente senso !” Protestò Zetsu, sull’orlo di perdere la pazienza.

L’Ultimate Majokko non rispose, ma sostenne il sorriso sulle proprie labbra con gioia, come se stesse attendendo quel momento. Sollevò il braccio verso il ragazzo dai capelli verdi, il quale ebbe appena l’accortezza di irrigidirsi dalla paura.

“ Però, come ringraziamento… potresti buttarti dal balcone per me, Zetsu !” Pronunciò tali parole con lentezza, emanando a tutti gli effetti una sentenza di morte mentre premeva con il dito dell’altra mano proprio sul Monokuma Bangle indossato.

 

I ragazzi attorno a Zetsu sussultarono, eppure non poterono comprendere il terrore che attanagliò immediatamente gli occhi del ragazzo: i suoi occhi persero la luce, venendo ricoperti dal buio, ed ogni traccia di vita dalla sua pelle si dissolse nell’aria.

L’ordine era stato pronunciato, e secondo le regole del Monokuma Bangle sarebbe stato costretto ad ubbidire.

“ Scheeerzo! L’ho già usato, non può più funzionare !” Rise però Lilith, spezzando la maschera di perfidia e sadismo indossata un attimo prima.

Nashi, Takejiro e Kigiri impiegarono qualche secondo prima di comprendere come la pazzia della rossa fosse reale, al contrario Zetsu svenne cadendo all’indietro.

“ Zetsu !” Seppur tremante per lo shock, Nashi riuscì ad afferrare l’amico al volo.

“ Maledetta... !” Ringhiò sommesso l’Ultimate Liar, serrando le labbra appena da scoprire le punte dei suoi denti contratti. Ogni secondo che passava odiava qualsiasi cosa di quella ragazza, e sentirsi preso in giro per l’ennesima volta non faceva altro che alimentare il suo odio come legna buttata in un braciere.

L’Ultimate Criminologist gli rivolse però uno sguardo fugace, e gli posò la mano sul petto per esercitare una leggera pressione: voleva che se ne andassero.

Zetsu iniziava già a rinsavire, siccome Nashi urlava dalla paura e lo percuoteva con schiaffi inspiegabilmente violenti sul viso.

Takejiro non voleva però arrendersi, o dimostrare a Lilith che lei lo tenesse in pugno. A malincuore, però, dovette arrendersi all’idea che nel breve tempo rimasto prima del Class Trial serviva più ai suoi compagni.

Indossando il cappuccio sulla testa per coprire l’espressione tetra e colma di rimorso sul volto, diede le spalle al palco ed uscì dalla stanza. Sentì fino all’ultimo passo lo sguardo dell’Ultimate Majokko incollato alla sua schiena.

 

“ Mamma mia ragazzi, pensavo che stavolta fosse davvero la fine.” Ridendo con un sorriso beffardo, Zetsu tentò di rassicurare i suoi amici non appena furono usciti di lì.

Sfortunatamente il volto gonfio e livido non gli forniva certo un’espressione sicura di sé come forse voleva assumere.

“ C’era per forza bisogno di conciarlo così ?” Sussurrò Kigiri a Nashi con discrezione, e molto, molto rimprovero.

Il bruno si imbarazzò tantissimo per la predica, ma non poté fare a meno di sorridere.

“ Non sono molto pratico di primo soccorso.” Si giustificò.

“ Non perdiamo altro tempo, dai… controlliamo le altre aree di interesse.” Il corvino tagliò corto, incamminandosi già verso il bagno. L’incontro con Lilith lo aveva fatto sentire umiliato, eppure si sentiva maggiormente motivato a concludere l’investigazione.

“ Potremmo dividerci.” Suggerì Kigiri.

“ Siamo in quattro, e ci resta soltanto da ritornare nel Prato al Secondo Piano… ed in Cucina, secondo il consiglio di Lilith.”

“ Pensate davvero che non sia una trappola per distrarci ?” Domandò scettico Zetsu.

“ A maggior ragione, se andassimo tutti in Cucina avremmo perso tempo in modo irrecuperabile.” Rispose per Kigiri il corvino, poggiando successivamente una mano sulla spalla del ragazzo dai capelli verdi.

“ Noi andiamo nel Prato, allora …”

Nashi annuì energicamente.

“ Allora io e Kigiri controlleremo in Cucina.”

Essendosi accordati sulla divisione dei gruppi, i ragazzi si divisero. Mentre Takejiro si dirigeva verso il bagno con i due, rifletté sul comportamento dell’Ultimate Memory.

Fino a nemmeno un’ora prima si trovava per terra, incapace anche solo di alzarsi, mentre al momento camminava dietro di sé con sicurezza e determinazione.

- Sono stato io a ridurlo così ?- Non aveva intenzione di prendersi il merito di qualcosa del genere, anche perché non credeva di esserne sul serio capace.

 

Al loro ingresso nel bagno però li accolse un urlo di assoluto terrore.

“ Per tutti i Senbonzakura!” Inveì Akagi Aozame, inciampando all’indietro e rotolando fino ad una parete.

“ Che razza di esclamazione sarebbe ?!” Si domandò scandalizzato Zetsu, mentre i restanti due accorrevano dall’Ultimate Rhythm Game Player.

“ Che succede, Akagi ?” Chiese Nashi, notando l’espressione impietrita dell’amico.

Questo, con mano tremante, gli indicò davanti a sé.

“ D-Dopo la comparsa di Lilith… ecco… ho avvertito un certo stimolo e sono corso qui. Però …” Tremando, il ragazzo dai capelli viola riuscì a scandire poche parole, ma quando tutti seguirono il suo sguardo ebbero una risposta più che sufficiente.

All’interno di un box bagno, quello dal quale era uscito Akagi, giaceva appoggiato al muro una quarta asta di bandiera dalla punta acuminata, ricoperta di sangue ormai secco e rappreso sull’acciaio.

“ Un’altra asta ?!” Strillò Nashi, colto alla sprovvista da quella rivelazione.

Takejiro rimase in silenzio, appoggiando la schiena alla parete come se la distanza con quell’oggetto insanguinato lo rasserenasse di più.

“ P-Pensa se mi fosse caduta in testa mentre… ehm, ero seduto !” Squittì Akagi, ancora in preda al panico.

“ Non è questo il problema, cretino !” Sbraitò Zetsu, in preda all’agitazione quanto lui.

Purtroppo l’asta non presentava indizi davvero rilevanti: come quelle già usate per trafiggere Masuku Yonamine, la punta era stata privata del pomo e spezzata, risultando così incredibilmente affilata.

Ovviamente rappresentava un dettaglio di cui tener nota, ma i ragazzi decisero di continuare per il percorso già scelto. Akagi si unì a loro, probabilmente per non rimanere ancora in compagnia di quell’affare.

 

Dopo i fatidici cinque minuti di discesa, le porte dell’ascensore si aprirono nella Palestra al Secondo Piano.

Automaticamente Takejiro, Zetsu ed Akagi uscirono, ma il corvino si voltò per un attimo, rivolgendo uno sguardo all’Ultimate Memory.

Questo gli sorrise, e senza aggiungere nulla premette il pulsante numerato con l’uno.

I loro sguardi vennero separati dall’ascensore quando questo si chiuse, lasciando soltanto un riflesso nell’acciaio in cui l’Ultimate Liar poté specchiarsi.

Riprendendosi da quel momento di introspezione, decise di uscire con Zetsu alla luce del sole.

Con la coda nell’occhio videro Kumagai, Amari e Fujima uscire in quell’esatto momento dalla porta della Piscina: anche l’ascensore femminile si era fermato in quell’esatto momento, e Kigiri sarà sul punto di dirigersi al Primo Piano come Nashi, questo fu il pensiero di tutti loro.

Il giardino all’aria aperta, purtroppo, non presentava la stessa piacevole atmosfera di pace e serenità.

“ Come con Mitsuko… l’erba si è tinta di rosso.” L’Ultimate Rhythm Game Player chinò il capo, ricordando con tristezza l’Ultimate Hexer ed il momento in cui avevano trovato allo stesso modo il Prato macchiato di sangue.

Zetsu si chinò, osservando uno stelo appena sotto la statua di Monokuma.

“ L’erba è una superficie sorprendentemente efficace per preservare le tracce di sangue, specie se si secca. In tal caso, l’unico modo per disfarsene sarebbe radere questa intera porzione di Prato.”

Ascoltando questa riflessione, Takejiro volle però non focalizzarsi  sul sangue secco: certamente l’erba attorno a quella zona, il drappo della bandiera e la testa del manichino anatomico ne erano macchiati, eppure poco prima aveva visto del sangue fresco colare tra braccia di Nashi.

Posò lo sguardo sulla testa di Masuku, ancora avvolta in parte dalla bandiera impregnata di rosso.

Dal collo reciso, proprio all’arrivo dell’Ultimate Memory e dell’Ultimate Criminologist il sangue aveva ricominciato a coagulare, come se la ferita si fosse riaperta seguendo un tempismo preciso.

“ Certo che Lilith ce la mette tutta a sembrare la colpevole, o comunque a farsi odiare da te.” Commentò distrattamente Zetsu mentre girovagava lì attorno.

Istantaneamente lo sguardo freddo di Takejiro  lo trafisse, facendolo rabbrividire.

Successivamente il corvino tirò un sospiro, massaggiandosi il ponte del naso con i segni della stanchezza visibili nel suo atteggiamento.

“ Già. Però se non svelo come ha fatto ad uccidere… Masuku, Kigiri si rifiuterà di sostenermi. In realtà non so chi voglia farsi più odiare da me ...”

“ Non potresti usare il tuo Monokuma Bangle per far confessare Lilith ?” Intervenne Akagi, il quale aveva origliato la conversazione.

Il corvino si fissò per un attimo il bracciale indossato, per poi rispondere con una smorfia d’indisposizione:

“ No, il mio purtroppo l’ho già usato. Potreste farlo voi, no ?”

Notò come Akagi non avesse indossato proprio niente, così si rivolse a Zetsu, attendendo una sua risposta.

Il ragazzo con gli occhiali si grattò la nuca nervosamente, e con molto imbarazzo ammise:

“ C-Chi, io? No, no… ho troppa paura, non vorrei come nemica Lilith. Certo, nemmeno come amica, però …”

 

“ Scoperto qualcosa, miei giovani detective ?” Un richiamo  che risuonò nelle orecchie dei ragazzi come un verso infernale risuonò nella vuota radura.

I tre studenti spalancarono gli occhi, completamente all’erta per comprendere se quel suono sentito fosse soltanto la loro immaginazione.

Sfortunatamente, da dietro la statua di piena emerse dapprima un’ombra, ed infine un volto sorridente facente capolino.

“ Tipooo… l’identità dell’assassino, ovvero la sottoscritta ?” Domandò giocosa Lilith.

Zetsu balzò all’indietro dallo spavento, venendo imitato da Akagi.

“ Come fai ad essere qui?! Ti abbiamo lasciato nella Sala di Musica, e quando l’ascensore delle ragazze è arrivato a questo piano tu non sei uscita dalla Piscina !” Il verde stava trovando tutto ciò fin troppo assurdo anche solo per voler fermarsi e trovare una spiegazione logica.

Allo stesso modo, Takejiro era bloccato in ginocchio sull’erba, con lo sguardo fisso nel vuoto ma i sensi completamente all’erta.

 

“ Allora, Takejiro, ho sentito che ti andrebbe di parlare di Junko Enoshima …”

 

Intanto, al Primo Piano, Nashi e Kigiri si erano appena riuniti nel Salone. I due individuarono immediatamente qualche altro studente intento a contemplare i Monokuma File seduti ai tavoli, ma uno in particolare si avvicinò loro.

“ Cosa vi ha detto Lilith, là sopra ?” Domandò Zayasu Korin, affiancandosi ai due con le braccia incrociate al petto.

Il tono dello scrittore era freddo e serio come suo solito, però Nashi captò immediatamente una punta di preoccupazione.

“ Ha parlato di un indizio in Cucina.” Rispose prontamente, suscitando la curiosità del ragazzo.

“ In Cucina? Ma… ci siamo stati stamattina per la colazione, e non abbiamo trovato niente di strano.”

“ È vero.” Concordò la ragazza.

“ Anzi, fino al tuo arrivo Nashi non c’erano nulla di sospetto che ci potesse far presupporre un crimine.”

L’Ultimate Memory comprendeva quanto quella spiegazione fosse strana e priva di fondamento, però gli tornò in mente le parole di Takejiro: anche l’Ultimate Liar voleva che loro andassero in Cucina, quindi a modo suo significava che si fosse fidato di Lilith.

Sarebbe stato ancora più insensato ignorare un consiglio del genere, in cuor suo.

“ Voglio andarci lo stesso.” Annuì dopo una pausa di silenzio, guardando dritto nei suoi occhi azzurri l’albino.

Zayasu sembrò dimenticare ogni dubbio di fronte a quella determinazione, e rimase in silenzio.

“ Ok, andiamo. Verrò con voi.” Disse loro, non lasciando trapelare alcun’emozione, nonostante il suo volto scuro tradisse un certo turbamento.

Il ragazzo e la ragazza annuirono, e senza perdere ulteriore tempo si diressero insieme verso la Cucina.

 

“ Non ci sono da nessuna parte le chiavi.” Constatò la criminologa non appena furono davanti alla porta designata, e proprio come quella mattina riuscirono ad aprirla senza alcun problema.

Nashi, il quale non era mai stato in quella stanza dalla sera precedente, si guardò attorno un po’ spaesato.

- Ah, se solo Lilith ci avesse detto cosa cercare… non abbiamo idea di cosa sia l’indizio a cui accennava.- Sospirò, rassegnato al dover intraprendere una ricerca praticamente nel buio.

Tuttavia, prima di mettersi al lavoro come Zayasu aveva già fatto, notò che Kigiri stesse trafficando con il pannello di controllo dei climatizzatori accanto alla porta.

Immediatamente un’illuminazione lo colse, e si ritrovò ad esclamare battendosi il pugno sulla mano come nei cartoni animati.

“ Certo! Se Lilith ci ha parlato della Cucina vuol dire che deve esserci stata, e solo comprendendo a che ora ciò sia avvenuto sapremo di più su ciò che fatto.” Si avvicinò così alla ragazza dai capelli lilla, la quale aveva appena avuto accesso all’orario di accensione dei climatizzatori.

“ Esatto, nel momento in cui ha menzionato la Cucina, verificare a che ora lei vi fosse entrata è stato il mio principale obbiettivo.” Rivelò lei, muovendo un passo indietro per permettere anche all’altro di leggere sul display.

Ore 10:55 pm. Spegnimento

Ore 11:45 pm. Accensione

Ore 11:50 pm. Spegnimento

Ore 6:05 am. Accensione

Ore 6:07 am. Spegnimento

Ore 6: 30 am. Accensione

 

“ Alle 10:55 di ieri sera Masuku ha chiuso la Cucina, vero ?” Domandò Nashi, nonostante la sua memoria perfetta avesse già confermato tale dettaglio.

“ Sì, mentre alle 6:30 di oggi ho visto personalmente Kumagai entrare per apparecchiare la tavola.” Spiegò la ragazza, facendosi subito pensierosa.

“ A quanto pare, però, qualcuno è entrato qui poco prima dell’orario notturno di ieri sera, e prima che chiunque di noi giungesse qui.” Ovviamente nella sua mente, quel “qualcuno” aveva un nome ed un cognome preciso, in base ad i recenti avvenimenti.

“ Alle 11:45 Masuku era morta da quindici minuti… e per entrare bisognava necessariamente avere la chiave.”

Tali parole risuonarono vuote nella testa del bruno, anche dopo averle pronunciate.

Si sentiva immerso in un abisso buio e profondo, dove informazioni contrastanti o piene di menzogne e doppie verità nuotavano tra di lui come pesci, sfiorandolo in una perversa danza mentre affondava sempre più.

“ Ecco !” Durante la loro conversazione l’Ultimate Fanfiction Writer non aveva smesso di cercare ovunque, però i due quasi non gli credettero quando li richiamò a gran voce.

Il ragazzo era davanti al gigantesco frigorifero spalancato, e fissava il suo interno con incredulità.

“ C’è davvero qualcosa.” Mormorò a labbra strette, come se volesse convincere se stesso più che gli altri.

I ragazzi si avvicinarono, ponendosi ai suoi fianchi.

All’interno del frigorifero, dove l’albino aveva appena fatto spazio tra cibi surgelati e contenitori, un pezzo di stoffa era rimasta appiccicata alla griglia.

Kigiri la sfiorò con il guanto, provando poi a staccarla: il tessuto era piccolo e sottile, e quando lo prese tra le mani parve essere soltanto uno straccio.

L’Ultimate Memory però lo riconobbe all’istante, soprattutto per via di una macchia rossastra sul bianco candido.

“ È un pezzo di bandiera.” Constatò, con una nuvoletta di aria condensata che gli uscì dalla bocca.

“ Se appartiene alla stessa bandiera al Secondo Piano… cosa ci fa qui ?” Si chiese la ragazza.

 

“ Yaaargh !” Monokuma esplose in un urlo battagliero, emergendo proprio dalla sommità del frigorifero.

“ Nel momento meno atteso, io ci sono per spezzare la tensione !” Si presentò, saltando tra i ragazzi.

Con immensa soddisfazione li squadrò sogghignando.

“ Mancano pochi minuti alla fine delle investigazioni. Vi conviene radunarvi già davanti all’ascensore qui accanto. Ricordatevi che chi non segue le regole verrà punito da me stesso in persorsona !”

I ragazzi si guardarono tra di loro, cercando un po’ di conforto all’ultimo scoccare di quella ricerca.

“ E se… volessimo dare un’occhiata alla camera di Yonamine ?” Propose sorprendentemente Zayasu, con gli occhi puntati verso i suoi amici.

Kigiri si accigliò, fissandolo con freddezza.

“ C-Che succede ?” Domandò intimidito l’albino.

“ Perché non hai questo spirito partecipativo sempre costante ?” Lo rimproverò lei.

“ Ma chi ti credi di essere, mia madre !?”

Nashi non si lasciò distrarre ulteriormente, ed ispirato dall’idea dell’amico si rivolse a Monokuma:

“ È possibile entrare nella camera di Mas- ehm! Di Genjo Yonamine ?”

L’orso non gli rispose, semplicemente guardandolo con i suoi occhi robotici ed inespressivi.

Non emanava nemmeno un respiro, perciò per l’Ultimate Memory sembrò quasi che il tempo si fosse fermato.

“ Potrei farlo, ma sarebbe un mio favore nei tuoi confronti.” Disse l’orso. Non presentava malizia o arroganza stavolta, ma dura e fredda serietà.

 

Il ragazzo sussultò, non comprendendo quel comportamento inusuale.

“ Per tutto questo tempo hai cercato di mettermi i bastoni fra le ruote, forse considerandoti persino un nemico capace di contrastarmi con la tua patetica speranza …” Monokuma rise sommessamente, per poi riprendere a parlare:

“ Ebbene, ogni qual volta che ti credi il salvatore di qualcuno, o il vendicatore dei morti ammazzati… ricordati che faccio io le regole in questa torre. E se vuoi davvero un favore che possa aiutarvi nel Class Trial, allora ti devi inginocchiare e chiedermelo supplicando.”

Gli studenti rimasero pietrificati dalla crudeltà di quel discorso, il quale aveva messo a nudo tutto ciò che c’era di vero nella prigione in cui vivevano.

Volenti o nolenti, Monokuma era il loro aguzzino.

“ Non sei obbligato a farlo, Nashi.” Kigiri Yoko non avrebbe mai messo l’onore davanti alla necessità, però in cuor suo sapeva che tutto ciò che Nashi detestava era Monokuma.

Non voleva vederlo piegato così.

Indipendentemente da ciò che lei volesse, però, il ragazzo si chinò prima ancora di sentire le sue parole, accovacciandosi con le ginocchia, i palmi delle mani e la fronte per terra.

“ Ti prego… permettici di entrare nella sua camera per questa investigazione.”

Il ragazzo scandì quella richiesta davanti agli sguardi increduli dei compagni, mentre Monokuma non rivelava alcuna reazione.

“ Divertente.” Aggiunse dopo qualche secondo di silenzio.

“ Potete andare.” Scomparve senza aggiungere altro.

 

L’Ultimate Memory si rialzò, e la prima cosa che fece fu sorridere. Kigiri rimase ancor di più meravigliata: dal suo sguardo non trapelava debolezza o umiliazione, ma solo e soltanto sollievo.

“ Se non l’avessi fatto, sarebbe stato come aiutare l’assassino a non avere ulteriore prove a suo svantaggio. Non è ciò che voglio …”

Rivelò il ragazzo. Dopo poco si sentì a disagio per via degli sguardi di silenziosa ammirazione rivolti su di sé, e si fece piccolo piccolo stringendosi nelle spalle.

“ È stato davvero un gesto degno di nota, Nashi. Sono sicuro che Monokuma si aspettava tutto da te, tranne che tu ti prostrassi davvero.” Si complimentò Zayasu, cingendogli improvvisamente la schiena con un braccio.

“ Se c’è fiducia c’è tutto, e noi confidiamo che tu non potrai mai piegarti nell’anima alla disperazione… sul serio.”

Con una grande responsabilità nel cuore, il trio si diresse verso la camera di Masuku Yonamine.

 

Il Terzo Piano era deserto quando la porta del bagno dei ragazzi si spalancò con furia. Tutti gli studenti si erano ormai recati al Primo Piano, radunandosi davanti all’ascensore che li avrebbe condotti al terzo Class Trial della loro prigionia.

Tutti, meno due.

“ Non ho ancora capito cos’hai intenzione di fare !” Urlò Zetsu, correndo disperatamente dietro Takejiro.

Il corvino scattava da un corridoio all’altro con balzi felini, respirando appena possibile mentre solcava il pavimento del piano a grandi falcate.

In un istante si ritrovò davanti alla Sala di Musica, e vi ci fiondò dentro.

“ Takejiro! Manca poco al processo !” Provò ad avvertirlo, invano come nei precedenti tentativi, il ragazzo dai capelli verdi. L’aveva voluto seguire sentendosi addosso gli sguardi preoccupati di chiunque avesse incrociato, ma a nulla erano valsi i suoi richiami: per l’Ultimate Liar la sua voce non era nemmeno udibile.

 

Takejiro arrestò la sua corsa soltanto quando fu giunto davanti al cadavere di Masuku, sul balcone ancora illuminato dalla luce del sole.

Il suo Monokuma Bangle continuava a squillare, segnalando la morte della sua indossatrice.

 

“ Nella bandiera dell’ufficio della presidenza… c’era qualcosa.” Riuscì a pronunciare debolmente mentre riprendeva fiato, per la prima volta dopo tempo rivolgendosi a Zetsu.

Il ragazzo alle sue spalle si soffermò su quelle parole, ancora troppo agitato per la corsa.

“ C’erano …” Incominciò, ma si interruppe quando vide l’altro afferrare con entrambe le mani una delle aste di bandiera conficcate nel petto dell’attrice.

“ Aspetta! Cosa fai ?!” Impallidì.

Takejiro aveva ricominciato a non prestargli più attenzione. La sua bocca si muoveva in automatico, mentre negli occhi roteava un turbine nero di confusione e realizzazione.

“ Perché due delle bandiere sono state prese da una classe, mentre solo una dalla presidenza? Semplice: perché in quella bandiera c’erano …”

Con uno sforzo immane, accompagnato dal rumore di sottofondo delle grida terrorizzate dell’altro, estrasse l’asta dal freddo cadavere.

Uno spruzzo di sangue, quel poco rimasto in corpo a Masuku, lo ricoprì come una doccia fredda, rossa e nauseabonda.

Rivoli scarlatti colavano tra le labbra e tra i capelli neri del ragazzo, quando, incurante della situazione grottesca in cui si ritrovava, piegò l’asta verso il basso.

Sorprendentemente, dal suo interno scivolò fuori qualcosa: sembrava carta, ma il sangue l’aveva impregnata fino a renderla irriconoscibile, e quando toccò terra si liquefece in poltiglia.

Takejiro Kurisu non vantava del dono della memoria come Nashi, eppure avrebbe ricordato per tutta la sua vita cosa aveva visto tra quei fogli tre giorni prima.

 

“ Allora, Takejiro, ho sentito che ti andrebbe di parlare di Junko Enoshima …”

 

Un solo squillò risuonò in ogni piano della torre, all’accensione di tutti i monitor:

“ Mi sono stancato di aspettare! Andate tutti all’ascensore che vi condurrà all’aula del Class Trial, IM-ME-DIA-TA-MEN-TE! Upu pu pu pu puh !”

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Questo capitolo avrei voluto pubblicarlo con tre giorni di anticipo, but still, sono soddisfatto dell’andamento di pubblicazione. Cercherò di andare avanti fino a quando il blocco dello scrittore non mi trancerà le gambe in scivolata: “surprais sonovabicc!”

Comunque… questo capitolo volevo improntarlo su di un cambio di prospettiva radicale: non è stato Nashi l’occhio delle investigazioni (almeno fino alla sua parte in Cucina), ma per la maggior parte Takejiro.

Questo perché il nostro Ultimate Memory ha la bocca tappata da un Monokuma Bangle, e non può raccontare a nessuno cos’ha visto la notte prima (nemmeno a voi lettori per adesso, mi dispiace!)

Quindi, cosa ha visto?

Lo scoprirete soltanto con il, finalmente sopraggiunto, terzo Class Trial!

Fatemi sapere le vostre teorie ed i vostri pensieri in merito ad un capitolo un po’ diverso dal solito.

Vi consiglio di rileggervi interamente questo Chapter Three prima del Class Trial, in modo da avere un quadro generale ben chiaro della situazione che si è andata a creare. Inoltre, avrei corretto tutti gli errori presenti nei precedenti capitoli, e cambiato qualcosa nel Chapter One.

Alla prossima!

 

   
 
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