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Autore: Yurha    14/03/2019    1 recensioni
Il Natale era ormai alle porte nella città di New York.
Tutto si trasformò, infondendo un'atmosfera di gioia e festa in ogni suo abitante ma, sfortunatamente, un serial killer chiamato dalla polizia 'lo Strangolatore' fece la sua comparsa in una notte di inizio Dicembre, esattamente come un predatore in cerca delle sue prede indifese.
I Detective Lupo e Bernard, insieme ai Procuratori Cutter e Rubirosa, riusciranno a catturarlo prima che mieta altre vite e prima della Magica Notte dell'Avvento?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 38

Finalmente arrivò la notte della Vigilia di Natale.
Per tutto il giorno prima fino a quel momento, Mike si tenne forzatamente molto impegnato, fino al punto di non si accorgersi dello scorrere del tempo e della fame.
Gli Assistenti e i Procuratori volontari staccarono il turno e andarono a casa dalle loro famiglie da ormai qualche ora mentre lui, come molte notti durante il resto dell’anno, restò lì nel suo ufficio, pensando solo che probabilmente avrebbe passato la notte sul suo divano beige, in fondo a casa non c’era nessuno ad aspettarlo.
Sospirò stropicciandosi gli occhi poi, casualmente gli capitò di guardare verso l’ufficio vuoto di Connie.
Lei partì la notte del giorno in cui incastrarono Regan e sarebbe rimasta su un’isola delle Maldive per un paio di settimane col suo uomo.
Sospirò di nuovo e abbassò lo sguardo per riprendere a leggeri i fascicoli dei casi arretrati appoggiati sul piano della scrivania.
“Alle Maldive col suo uomo..” pensò di nuovo, non riuscendo a concentrarsi sul suo lavoro. “Chissà, magari quel Graham ha deciso di sposarla. In fondo qualunque uomo vorrebbe passare tutta la vita con lei.. Di solito non si organizza un viaggio del genere con la fidanzata di un mese, se non è una cosa seria.” pensò ancora, frustrato, forse un pò depresso.
Sorrise amaramente. “Maledetto destino, ho giocato le uniche carte che avevo ed ho fallito miseramente.. Magari l’ho fatto quando era già troppo tardi, quando aveva già scelto di stare definitivamente Graham Magnusson.”
Buttò sulla scrivania la penna e fece reclinare la poltrona all’indietro, mettendosi le mani incrociate dietro la nuca e i piedi appoggiati all’angolo del tavolo. “Ah.. Ma a che penso.. La realtà è che non ho mai avuto neanche mezza chance con lei, neppure se avessi fatto prima le mie mosse.”
Quel pomeriggio, gli arrivò finalmente il referto balistico sulla pistola ritrovata nell’appartamento di Leonard ‘Lenny’ Higgins dopo la perquisizione ordinata direttamente da Jack McCoy e, per sua grande felicità, risultava compatibile con le striature del proiettile ritrovato conficcato nel poggiatesta dal lato passeggero dell’auto di servizio di Quinn, dopo avergli attraversato il cranio, quindi potè finalmente e con grande soddisfazione, spiccare il mandato d’arresto per quell’uomo, pensando che alla fine, fosse davvero un buon Natale.
Si alzò dalla sua poltrona di pelle nera e si mise a guardare fuori dalla finestra la neve cadere copiosa sulla città.
Sapeva fin troppo bene che dopo quei giorni, New York sarebbe tornata ad essere la stessa città di sempre, un luogo in cui correre a destra e a sinistra senza tregua, senza più alcuna magia, senza luci colorate, senza profumi di dolci e che l’unica cosa che sarebbe rimasta fosse solo l’illusione di aver vissuto qualcosa di bello, quella che Connie definiva spesso la Magia del Natale.
Sospirò. “Ho bisogno urgentemente di una cioccolata per tirarmi su di morale..” pensò avviandosi verso la sala ristoro.
Passò davanti lo schedario e si fermò un attimo davanti al piccolo abetino decorato da lui in persona.
«Ciao piccoletto. Sei davvero bello, sai?» disse guardandolo come farebbe un bimbo. «Da questo momento in poi, devi brillare in tutta la tua bellezza.» disse ancora sorridendo.
Si accorse che la stellina che aveva posizionato in cima era caduta dietro di lui, sopra una pila di fascicoli riposti malamente da qualcuno.
La prese e la riposizionò con molta cura. «Riesci a sentire la pace? Non c’è proprio nessuno in ufficio. Quest’anno passeremo insieme le feste, contento? Io moltissimo.» continuò prendendolo con sè e portandolo nel suo ufficio, appoggiandolo poi sul davanzale. «Tranquillo, torno subito, non ti abbandono.» concluse uscendo per andare a prepararsi una bella tazza di cioccolata calda.
Mentre stava arrostendo un marshmallow, sentì un rumore strano proveniente dal suo ufficio.
Lasciò la tazza sul bancone e tornò velocemente nel suo studio.
Quando arrivò sulla porta, spalancò gli occhi.
«Connie.. Che ci fai qui..?» sussurrò incredulo.

  
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