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Autore: Shora    14/03/2019    3 recensioni
Marinette ha diciotto anni ed ha un solo nemico, il ragazzo più bello della scuola: Adrien Agreste. Tutto sembra andare per il meglio, ma quando sua nonna si ammala, i suoi genitori sono costretti ad andare in Cina, affidandola alla famiglia di Alya. Sarà proprio la sua migliore amica a dare una scossa alla sua vita, esagerando solo un po', ad un semplice gioco come obbligo o verità.
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Tutto si svolge in una realtà alternativa dove i due protagonisti non hanno mai ricevuto i loro Kwami.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo nove:
La mattina dopo, in silenzio, aspettavamo Alya. Ci aveva svegliato con una chiamata elettrizzata dicendoci che stava arrivando e quindi ci eravamo diretti di sotto. Avevo gli occhi gonfi e rossi a causa della notte insonne e piena di lacrime che Adrien mi aveva fatto passare. Ogni due secondi ero dietro a stropicciarli. La giornata era serena e dalle finestre della pasticceria entrava un bel sole caldo, ma nonostante giornate come quelle mi mettessero sempre di buon umore quel giorno ero tetra come la notte più scura. Alya entrò raggiante dato che avevo aperto la porta, in modo che non fosse più chiusa a chiave e io cercai di imitare il suo sorriso in modo tale da non insospettirla. Non volevo che mi facesse domande, non garantivo di trattenere le lacrime e non volevo piangere davanti a lei e avevo paura che Adrien mi prendesse in giro e quello avrebbe fatto solo più male di quanto ne provavo ora.
-Ehilà ragazzi!- esclamò, mostrandoci la chiave argentata che brillava al sole.
-Avanti facciamola finita.- disse seccamente Adrien porgendole la mano e trascinando me al suo fianco. Barcollai un poco. Mi sentivo intontita e mi pareva che il cervello fosse pieno di ovatta. Tutta colpa del pianto di quella notte e forse stavo subendo anche un po’ di postumi. Lo sbirciai per vedere se almeno nel momento della nostra liberazione mi rivolgeva uno sguardo, un sorriso, ne andava bene anche uno sbilenco o cattivo. Qualsiasi cosa purché mi degnasse di attenzione dato quella mattina per lui ero inesistente, un fantoccio di carne da trascinarsi dietro per forza. Alya inserì la chiave e si sentì un sonoro “click” e le manette si aprirono, liberandoci. Adrein rise e sollevò entrambe le braccia come se fosse un miracolo poterle muovere entrambe senza impedimenti di qualsiasi genere.
-Bene, ci vediamo Cèsaire.- e così dicendo, senza guardarmi né salutarmi uscì e fu come se quel gesto simboleggiasse di più. Stava uscendo completamente dalla mia vita. Il mio cuore tremò e si restrinse, facendomi male. Deglutii a fatica. Dovevo respirare. Ricacciai le lacrime indietro e mi volsi verso Alya che mi stava parlando. Non avevo sentito una sola parola.
-Quindi?- mi chiese infine.
-Scusa puoi ripetere.- chiesi in imbarazzo per non averla ascoltata.
-Sei sempre la solita Marinette, ti distrai con niente.- ridacchiò. Io la imitai falsamente e notai una leggera incrinatura isterica nella voce.
-Ti stavo dicendo di andare a prendere le tue cose, che andiamo a casa mia come da programma.-
-Ah… io…- non avevo voglia di andare da Alya in questo momento.
-Magari ti raggiungo più tardi. Volevo mettere un po’ a posto e assaporare la mia libertà.- mentii. La voce si incrinò pericolosamente.
“Resisti ancora un po’ Marinette!” mi rimproverai.
-Okay.- Alya mi guardava non del tutto convinta. La salutai con la mano dopo averla accompagnata fino alla porta e una volta che la chiusi mi ci addossai e strinsi gli occhi. Provai a fare dei respiri profondi, ma uscirono spezzati. Le lacrime cominciarono a scendere per l’ennesima volta, anche se pensavo di averle finite tutte durante la notte. Che stupida che ero. Piangere per una situazione nella quale non solo mi ero cacciata da sola, ma avevo anche favolisticamente colorato. Mi sentii scivolare per terra tra i singhiozzi. Avevo pensato che Adrien fosse cambiato, anzi no. Avevo pensato di averlo cambiato. In verità sotto quella facciata gentile che aveva issato era rimasto il solito egoista. Raccolsi le gambe al petto e le abbracciai, mentre posavo la testa sulle ginocchia continuando a piangere. Pensavo di essere superiore a tutte quelle ragazze che si struggevano per lui. Avevo passato anni ad alzare gli occhi al cielo alle sue stupide battutine, ai suoi mezzi sorrisi ed era bastato passare qualche settimana con lui per cadere ai suoi piedi come una rosa recisa. Avevo peccato di superbia. Avevo tanto schernito Chloè per essere caduta in quel circolo vizioso che tanto la rendeva cieca che non mi ero accorta di esserci caduta io stessa e non avevo la più pallida idea di come uscirne. Ma di una cosa ero assolutamente certa: non avrei mai più permesso ad Adrien Agreste di prendere il mio cuore e calpestarlo senza ritegno. Non gli avrei più permesso di prendermi in giro.

Quando raggiunsi la casa di Alya ero certa di avere un aspetto terribile, ma non ero affatto sicura di aver finito le lacrime. Speravo solo che la mia migliore amica non dicesse determinate parole in un certo ordine, del tipo: “Come è andata con Adrien la vostra ultima sera?”. Perciò per tutto il tempo, quando mi sembrava si stesse per toccare un tasto sensibile, dirottavo la conversazione su un altro argomento o fingevo di aver sentito le sue sorelle chiamarmi. Pensavo di essere stata un’attrice perfetta per tutto il pomeriggio, finché dopo cena Alya mi inchiodò a vedere un film con lei anche se io volevo solo andare a dormire. A metà di quell’assurda commedia romantica trita e ritrita che di certo non era un toccasana per il mio cuoricino sanguinante, la mia migliore amica mi sorprese.
-Allora mi dici che ti succede?-
-Non capisco cosa intendi.- risposi fingendo di non capire.
-Oh avanti Marinette. Hai una faccia pesta e stiamo evitando l’argomento Adrein come la peste. Posso sapere cosa succede alla mia migliore amica?- mi guardò con tenerezza e mi prese una mano. Mi morsi il labbro inferiore che aveva preso a tremare. Sullo schermo la povera protagonista era appena stata schizzata da un taxi con l’acqua di una pozzanghera. Non volevo raccontare ad Alya cosa mi era successo. Non volevo dirlo a nessuno. Forse solo Tikki era degna di quel segreto, per lo meno non poteva raccontarlo a nessuno nemmeno se avesse voluto. Buttai lì la prima bugia che mi venne in mente.
-Sono solo in pensiero per mia nonna.- non era vero. Avevo ricevuto dei messaggi dai miei genitori che mi avevano detto che non era nulla di grave e che sarebbe stata dimessa presto.
-Ma non avevi detto che era tutto a posto?- mi chiese lei con gentilezza comunque.
-Sì, ma sai come sono fatta. Mi è presa un po’ d’ansia e ho avuto difficoltà a dormire.-
-Quindi Adrien non c’entra?- mi guardò attenta a notare il minimo cambiamento nel viso.
-Non lui non centra.- lo dissi quasi ringhiando e stringendo a pugno la mano libera.
-Capisco. Eppure stamattina mi sembrava strano. Come se fosse arrabbiato con te…-
“Lui arrabbiato?! Dovrei esserlo io!” pensai innervosita.
-No, ti sarai di sicuro sbagliata.- le dissi con un piccolo sorriso.
-Sarà…- rispose, stringendosi nelle spalle. Rimase zitta per un po’ guardando la televisione e cercando di riprendere il filo del film.
-Quindi tra voi non c’è nulla?-  chiese. Mi uscii un piccola risata. Come aveva potuto pensarlo?
-No, assolutamente.-
-Meglio. Perché l’ho visto al parco con Chloè che ci dava parecchio dentro.- mi pietrificai. Lei non se ne accorse.
-Sembrava non toccasse una donna da millenni a giudicare da come la stringeva e la baciava. Volevo quasi gridargli di prendersi una camera.- rise mentre si ficcava una manciata di pop corn in bocca, presi dalla bacinella arancione davanti a noi. E così con me non voleva niente a che fare, ma con quell’arpia bionda ci dava dentro? Bene. Che andasse pure con tutto il corpo femminile della scuola. A me non mi interessava più nulla. Per me Adrien Agreste era morto e sepolto. O almeno avrei voluto che fosse così. Magari in questo modo avrei smesso di stare così male al pensiero di quel demone biondo che baciava altre ragazze. Invece avevo solo voglia di piangere e prenderlo a calci. Mi concentrai sullo schermo della TV. Cancellato.
Avrei cancellato Adrien dalla mia vita. In un modo o nell’altro.
  
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