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Autore: Gun    14/03/2019    1 recensioni
Sakura aveva sempre voluto vedere Kakashi senza maschera, anche se questo era troppo persino per lei...
Tutto inizia a causa dell'ennesimo ritardo di Kakashi, in una calda mattinata.
Tra imbarazzi, mutandine rubate, inganni ed incomprensioni, Sakura si addentra nel mondo dei piaceri fisici con l'aiuto dell'unico uomo che non avrebbe mai considerato. Ma se dall'amore può nascere il sesso, dal sesso può nascere l'amore?
KakaSaku.
Traduzione precedentemente pubblicata in parte da eveyzonk.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Tsunade
Note: Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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. 5 .

Scambi a bordo strada

 

 

 

 


 

Fu lo sbattere della porta a svegliare Kakashi quel mattino. Ancora mezzo addormentato, mosse inconsciamente la mano alla ricerca del calore lasciato sul lato opposto del materasso, dove fino a qualche istante prima qualcuno giaceva. Una debole scia di profumo aleggiava nella stanza, ed un distante ticchettio di tacchi alti risuonava sulle scale del condominio.
Un paio di orecchini dimenticati luccicarono dal comodino.

Si stava definitivamente stancando di lui: in genere, a quel punto, si sarebbe svegliata solo per avere un bis della notte precedente.

Uno sbadiglio assonnato gli fuoriuscì dalla gola, mentre afferrando la sveglia provava a rendersi conto di che ora fosse: aveva ancora mezz’ora di tempo prima dell’incontro con il suo team, al ponte; la missione di quel giorno consisteva nel ritornare al villaggio delle miniere d’oro, sperando – con un po’ di fortuna – di acciuffare i banditi.
In pratica avrebbe passato un altro gioioso pomeriggio seduto in una fossa, a pentirsi di non aver fatto il contabile.

Era abitudine di Kakashi quella di prendersela comoda prima di alzarsi dal letto: gli servivano cinque minuti buoni per racimolare la voglia di mettersi a sedere, altri tre per poggiare i piedi sul pavimento dove sarebbe rimasto per altri due minuti, sbadigliando e passandosi le dita tra i capelli. Dopodiché, si trascinava in bagno e di conseguenza sotto la doccia, dove restava per sette minuti e trentaquattro secondi, valutando se comprare o meno una spugna nuova, dato che l’attuale era diventata verde sui bordi – in genere accantonava l’idea perché richiedeva troppi sforzi e spese.

Dopo essersi vestito aveva ancora dieci minuti, così mise il bollitore sul piano cottura.

E fu mentre sorseggiava una bella tazza di tè alle erbe che sentì un suono flebile arrivare dalla finestra.
Si voltò, aspettandosi irrazionalmente di vedere Sakura, possibilmente con la stessa espressione sconvolta che aveva l’ultima volta che l’aveva vista sul suo davanzale.

Ma – purtroppo – non era lei: era solo il presuntuoso persiano grigio del vicino, che lo scrutava minaccioso con un grosso occhio arancione; l’altro occhio mancava da quando Kakashi lo conosceva, ed era un handicap nel quale poteva rivedersi senza difficoltà.

« Hey, micetta » Kakashi la chiamò dolcemente.

Non conosceva il nome della gatta, quindi si arrangiava come poteva con il primo soprannome che gli veniva in mente: era risaputo che gli uomini intelligenti fossero anche i meno creativi.

Quando si sedette al tavolo per finire il tè, il gatto saltò sul suo letto e agilmente si avvicinò a lui, per poi avvolgere la coda intorno alla gamba della sedia sulla quale Kakashi poggiava.
Sapeva perfettamente cosa gli stava chiedendo, quindi immerse un polpastrello nella tazza e lo porse al gatto per farglielo leccare: non sapeva se il tè facesse bene ai gatti, ma a questo almeno sembrava piacere.

Non era un gatto particolarmente attraente, ma a Kakashi piaceva: con il suo naso schiacciato ed un solo occhio umidiccio, era effettivamente bruttino, ma in qualche modo gli ricordava Pakkun, anche se non era neanche lontanamente carino quanto quel piccolo bastardo rugoso.

« Kakashi-sensei! »

Kakashi buttò un occhio alla finestra, con la tazza a metà strada dalla sua bocca: non c’era nessuno, ma quella voce era inconfondibile.

« Kakashi-sensei! È lì? Ascolti, dobbiamo sbrigarci! »

Un piccolo sorriso gli fulminò le labbra: per qualche motivo, sentiva che quella mattinata era appena migliorata nettamente. « Sei tu, Sakura? » le rispose. « Perché non sali? »

Ci fu una lunga pausa occupata solo dalle fusa del gatto, mentre Sakura rifletteva.

« È presentabile? » la sentì chiedere esitante.

« Mmh » borbottò, raccogliendo il gatto per avvicinarsi alla finestra. « Ma credo tu non voglia salire, sto intrattenendo una micetta... »

Si affacciò appena in tempo per notare il viso di Sakura in fiamme nel bel mezzo della strada: quello rendeva di sicuro la sua mattinata molto più interessante. « Cosa c’è? » chiese ai suoi borbottii.

« Che pervertito! » sibilò.

« Perché? » chiese Kakashi, poggiando la gatta sulle scale d’emergenza, dove questa si stiracchiò goffamente. « Che tipo di micetta pensavi intendessi? »

La sua allieva era ormai quasi tanto rossa quanto la sua maglietta, e stranamente quella sfumatura si abbinava con il colore dei suoi capelli. « È in ritardo, Kakashi-sensei! » sbraitò,
« La aspettiamo al ponte da più di un’ora! »

Kakashi diede un’occhiata al suo orologio. « Mi hai ingannato... » rifletté.

Di sotto, Sakura incrociò burberamente le braccia con un moto d’impazienza.
« Di questo passo perderemo l’obbiettivo, viene o no? »

Con un cenno liquidatore le rispose « Dammi un minuto ».

Gliene diede tre. Dopo aver preso l’equipaggiamento ed aver indossato le scarpe, la raggiunse giù per le strade, donandole un sorriso gentile per cercare di pacare un po’ della sua impazienza.
In risposta, ottenne un sospiro esasperato ed uno sguardo ancora più infastidito, se non leggermente frustrato.

Si incamminarono silenziosamente verso il ponte, tagliando per il mercato affollato. Sakura non sembrava essere particolarmente calorosa ed eloquente, quindi Kakashi tirò fuori il suo libro preferito con l’intenzione di riprendere la sua solita lettura, mentre si facevano strada tra le bancarelle ed i negozi.

« Ero lì da un po’ » disse Sakura improvvisamente.

« Dove? » chiese, voltando distrattamente una pagina.

« Lì, a casa sua, circa venti minuti fa » rispose brevemente « L’ho vista, mentre andava via »

« Ficcanasare non si addice affatto ad una signorina » rispose Kakashi.

Sakura lo fulminò con lo sguardo. « Non stavo curiosando! E se ben ricorda aveva detto che fosse finita! »

« Ah » la corresse, « ho detto che era quasi finita, e se l’hai vista uscire, perché non mi hai chiamato prima? Non stavi provando a sorprendermi di nuovo nudo, vero? »

« Basta! » sibilò. « Non vorrei vederla nudo nemmeno se fosse l’ultimo uomo sulla terra! »
La voce la tradì con un leggero tremolio, che fece pensare a Kakashi che non fosse del tutto onesta.

« Se io fossi l’ultimo uomo, e tu l’ultima donna » cominciò lui « significherebbe che dovremmo– ».

« No » lo interruppe Sakura.

« Ma l’intera razza umana potrebbe– »

« Non mi interessa »

« Un’intera specie vivente sull’orlo dell’estinzione e tu mi rifiuteresti solo perché non vuoi vedermi nudo? » chiese, cercando di sembrare ferito.

Sakura si imbronciò, pensierosa, poi mormorò « E va bene! Forse. Ma con la luce spenta ».

« Meraviglioso » ora Kakashi aveva un motivo per aspettare la fine del mondo.
Rivolse un sorriso innocente alla sua allieva, ma scivolò via lentamente dal suo viso mentre ne osservava il profilo: si stava pizzicando il labbro inferiore con il pollice e l’indice – le mani visivamente tremolanti – con lo sguardo intensamente perso nel vuoto. Forse l’aveva fraintesa? Il giorno prima era sicuro che Sakura fosse perfettamente capace di sostenere qualche battuta tra adulti... ma ora sembrava troppo per lei.
Sakura era giovane, senza esperienza, e di quella linea di confine che si era promesso di non oltrepassare quando l’aveva vista così abbattuta fuori l’accademia aveva ormai perso le tracce.

Era innanzitutto e soprattutto la sua allieva, e ci sono cose di cui gli studenti e gli insegnanti non parlano, come–

« Non sarei così avversa » disse Sakura improvvisamente, donandogli uno sguardo timido
« Sembra abbastanza bravo a letto... e... uhm... ecco, sì ».

Pizzicò ancora di più il labbro e diventò più rossa: per l’ennesima volta, aveva mostrato una pudicizia che stonava completamente con ciò che diceva. Kakashi scosse la testa, divertito, e stava per formulare una risposta quando fu interrotto dai piagnucolii di Naruto.

« Sakura-chan! Kakashi-sensei! »

Contemporaneamente, alzarono lo sguardo al ponte che si estendeva davanti a loro ed incontrarono quelli dei loro due compagni di squadra: il biondo li salutava entusiasta.
Kakashi alzò la mano per ricambiare il saluto, sebbene più pacatamente, ma nello stesso istante in cui Naruto si voltò per coinvolgere Sasuke in uno dei loro soliti battibecchi, lasciò scivolare la stessa mano dietro la schiena di Sakura, per poi poggiarla sul suo sedere. La leggera pacca sul suo fondoschiena la fece squittire e sobbalzare di almeno due passi in avanti.

« Neanche tu sei così male, ne sono certo » ribatté sottovoce.

 


 

 

Il viaggio verso Asahi sembrò essere più scorrevole della prima volta: in quell’occasione, Sakura era rimasta in completo shock per tutto il giorno, dopo aver sorpreso Kakashi... in quel modo, con quella.
In compenso, aveva camminato in disparte per tutto il tempo, combattendo tra il non riuscire a guardarlo ed il fissarlo con fin troppo interesse.
Nell’occasione corrente, invece, era sicuramente molto più rilassata: chiacchierava amabilmente con Naruto riguardo l’imminente fusione della casata principale degli Hyūga con quella cadetta, ed il ricevimento che ne sarebbe conseguito.
Erano tutti invitati, ma Naruto era indubbiamente l’ospite d’onore, essendo parzialmente la ragione per l’unione delle due casate.
Mentre ascoltava Naruto chiacchierare di Hinata, cercava di rubare qualche occhiata galeotta a Kakashi.

« Ha intenzione di venire, Kakashi-sensei? » gli chiese Naruto.

« Forse » rispose vago: Sakura non credeva di certo fosse un animale da festa.

Quando arrivarono ad Asahi, si divisero di nuovo negli stessi team della volta precedente e si separarono. Così cominciò la lunga e tediosa attesa, seppellita in una lurida buca in una giornata rovente, con l’incessante frinire delle cicale nelle orecchie.
Sakura sospirò e diede un’occhiata ad entrambi i lati della strada, sperando che i banditi si sbrigassero ad attaccare: non aveva affatto voglia di tornare ancora in quel posto e rifare tutto da capo.

Kakashi non era più visibile dalla sua posizione: immaginò fosse nascosto nella buca all’altro lato della strada, a leggere il suo libro ma con un orecchio teso per percepire qualsiasi suono inusuale.
Scacciò le amichevoli formiche che le si arrampicavano tra i capelli e prese a giocherellare con le foglioline di rododendro che circondavano il suo nascondiglio: era mortalmente annoiata.
Annoiata, ma anche terribilmente incuriosita, e Kakashi era proprio lì; forse non era appropriato chiacchierare durante una missione così importante, ma non c’era nessun pericolo.

Portandosi un dito all’orecchio, premette il pulsante di accensione della radio: « Sensei? »

« Qualcosa non va? » gracchiò la voce di lui. « Hai sentito qualcosa? »

« No, sensei, mi stavo solo chiedendo... »

« Sì? »

« Perché Kimura Yoshi? »

Ci fu una lunga pausa, prima che la radio gracchiasse ancora. « Sai, sono sicuro che questa conversazione si sia tenuta già ieri ».

« No – sono davvero curiosa » disse in fretta, mordendosi le labbra. « Perché lei? È il suo tipo o qualcosa del genere? »

« Il mio tipo? » lo sentì chiedere, con una nota di sorpresa nella voce. « Non credo di avere un tipo ».

Sakura scacciò un’altra cicala dal braccio. « Beh, quindi... » riprese pensierosa. « Ci dev’essere stato qualcosa che l’ha spinta verso lei. Cosa le piace di quella donna? Non può di certo interessarle solo per il sesso, no? »

Silenzio.

« No? » chiese ancora, con più decisione.

« È davvero buon sesso » rispose Kakashi vagamente.

« Sensei! » sibilò lei. « È davvero così superficiale? »

« Penso che abbia una fronte davvero dolce, non credi? »

« No » rispose cupamente.

« E profuma sempre di buono: lo apprezzo sempre, in una donna ».

« Davvero? » sniffò frettolosamente la propria ascella e si morse ancora di più le labbra.
« Che altro? »

« È alta: è sempre una cosa positiva ».

Colpita e affondata! Col suo metro e sessanta scarso era a malapena nella media e sicuramente non poteva definirsi alta. Avrebbe anche potuto indossare dei tacchi, ma anche un completo idiota sa che è una pessima idea quando passi la maggior parte del tuo tempo a correre, saltare e arrampicarti sugli alberi.
Ma perché tutti gli uomini preferivano le donne alte?
Forse questo spiegava perché lei attirava solo feccia...

« E poi? »

« È esuberante. Apprezzo anche quello, credo ».

Sakura sbuffò silenziosamente prima di rispondere. « Non è un sinonimo di aggressiva? »

« No – aggressiva lo sei tu. Yoshi è solo determinata– »

« Io non sono aggressiva! » abbaiò improvvisamente, offesa.

« Lo sei, un po’ » disse.

« No invece! » si imbronciò lei. « Sono una vera e propria micia ».

Una risata smorzata la raggiunse dall’altro lato della strada, prima che la radio gracchiasse ancora. « Davvero? » chiese, divertito. « E fai anche le fusa? »

La bocca di Sakura si spalancò, sorpresa. Per un attimo, non seppe cosa rispondere e sentì il viso andarle in fiamme.
Non era un’ingenua: aveva percepito il suo cambio di tono, e per qualche ragione la eccitò.
Ma dove portava quella frase?

« Dipende... » disse, a bassa voce, « da come mi coccola ».

Dopodiché la radio restò silenziosa: orribilmente, silenziosa.
Sakura si chiese quanto effettivamente avesse scavato la sua fossa e se staccare a morsi il proprio pugno fosse un modo utile di alleviare l’umiliazione: aveva shoccato uno dei più grandi pervertiti di Konoha, quello sì che era un traguardo.

Attese con il cuore in gola, fino a che non arrivò la sua risposta. « E come ti piace essere coccolata, Sakura? » chiese, lentamente: non c’era più traccia di divertimento, nella sua voce. Nel suo eco restava qualcosa di scuro, adulto e sicuramente troppo spaventoso per una come Sakura... quindi rise.

« Sulla pelliccia, credo! » disse, con forzata leggerezza, grata del fatto che fosse dall’altro lato della strada: meglio che doverlo affrontare di persona. « Quindi la sua donna ideale è alta e stronzetta, huh? »

E, come per magia, tutto tornò alla normalità. « Trovo difficile dire che Yoshi sia la mia donna ideale » disse, ritrovando quella nota di divertimento come se niente fosse successo.
« Stavo solo facendo una lista delle cose che mi piacciono di lei ».

Il cuore di Sakura continuava ancora a battere innaturalmente veloce. « Quindi qual è la sua donna ideale? » chiese, curiosa.
Se avesse mai immaginato un tipo di donna per Kakashi, Kimura Yoshi sarebbe stata sicuramente quella perfetta – alta, snella, raffinata e bella. Peccato per il fatto che fosse sposata con figli.

« Deve avere degli occhi interessanti » disse lui, dopo una lunga pausa.

Sakura scrollò le spalle: era un pensiero dolce – vago, ma dolce.

« E deve apprezzare Icha Icha ».

« Non esiste una donna del genere, sensei » disse, schietta.

Lui la ignorò. « Deve avere un bel sorriso, è molto importante. E dev’essere gentile. Credo... che non mi importi molto del resto ».

Sakura rimase silenziosa nella sua buca, rimuginando sulle sue parole: aveva fatto la stessa domanda ai suoi ex e la riposta era sempre prevedibile, dato che facevano solo una lista delle caratteristiche fisiche. I più scaltri descrivevano qualità che Sakura aveva; gli stronzi come Ikki descrivevano senza mezzi termini bamboline alte, con seni enormi, fianchi stretti e sederi sodi, completamente ignari del fatto che la presa della loro ragazza sulla loro mano stava diventando dolorosamente stretta.

« E tu? » chiese Kakashi.

« Huh? »

« Mi hai chiesto qual è il mio tipo di donna, in cambio voglio sapere qual è il tuo ».

« Non ho una donna ideale » scherzò lei.

« Okay, va bene anche un uomo ».

Sakura sospirò e alzò lo sguardo al grosso rododendro che danzava al vento, su di lei.
« Credo... mi piaccia qualcuno che sappia fare il proprio bucato, e bene. E... qualcuno che conosca il significato di “igiene personale” – o solo di igiene, in generale. Preferisco i mori, ma adoro anche i biondi. E mi piacerebbe qualcuno a cui piaccia leggere – libri decenti, non pornografia– »

« Ma– »

« E mi piacerebbe un uomo a cui interessa cosa ho da dire, » disse, continuando.
« Qualcuno a cui interessi come è andata la mia giornata e cosa mi è successo, non qualcuno che mi grugnisca e mi ignori per guardare la televisione. E vorrei che fosse galante, anche, è sempre bello avere qualche attenzione cortese, e dev’essere divertente, affascinante, spiritoso e deve saper baciare. Deve conoscere il concetto di “preliminari” ed essere generoso a letto. Dominante, ma non cattivo, e deve durare più di trenta secondi o–  »

Sakura si bloccò, rendendosi conto troppo tardi di aver invaso il territorio confidenziale ancora una volta.

La risposta di Kakashi fu asciutta. « Quindi non chiedi tanto, huh? »

« Beh, almeno ho idea di ciò che voglio » sbuffò « mentre lei – il suo ideale di donna è una con occhi e bocca ».

« Ed anche in quel caso posso scendere a compromessi ».

« Oh! » Sakura si ricordò di qualcosa. « E deve anche saper indossare un’uniforme! »

Ci fu una breve ed enigmatica pausa. « Che intendi? »

« Beh, ci sono un sacco di persone che sanno come indossare un’uniforme ed altri che sembrano completamente ridicoli: io sono tra i secondi, ma amo gli uomini in uniforme – soprattutto quelle ANBU; ma se uno ha le cosce di pollo non funziona. Sembrerebbe un pigiama o qualcosa del genere, indossata da uno così ».

« Mmh » rifletté Kakashi. « A volte uso i miei set di scorta come pigiama ».

Sakura sollevò un sopracciglio, ed anche se Sakura sapeva che non poteva vederla in alcun modo, Kakashi fece in modo di percepirla. « Non l’hai mai fatto? »

« No » tagliò corto lei. « Se indossassi i pigiama, ne comprerei qualcuno appropriato... con i gattini ».

« Non indossi il pigiama? » chiese. « Quindi sei più tipo da vestaglia? »

Forse, solo una settimana prima – o anche due giorni – Sakura avrebbe annuito e cambiato discorso, ma esplose nel profondo di sé quella stessa audacia che l’aveva spinta a fallire miseramente durante l’allenamento solo per sentire le mani di Kakashi sul suo corpo.
Proveniva dalla parte di sé che riconosceva la sessualità di Kakashi e la vedeva per ciò che era... e voleva contraccambiarla.

Prendendo un sospiro tremolante, si morse le labbra. « No, sensei, non indosso nulla a letto ».

Dall’altra parte della strada, il piede di Kakashi scivolò dalla parete viscosa contro la quale poggiava. Fece addirittura quasi cadere il suo libro, per la sorpresa, ma si ricompose in fretta.
Era certo di aver capito male, e stava quasi per chiederle di ripetere... ma no, sapeva cosa aveva detto e chiederle di ripetersi l’avrebbe solo imbarazzata. Quella ragazza era terribilmente volubile quando si parlava di quelle cose, e lui era troppo impegnato a godersi l’immagine mentale.

« La smetta » gracchiò la sua radio.

« Mmh? » chiese lui.

« La smetta di restare in silenzio, sento che lo sta immaginando ».

Un sorriso leggero si diffuse sul viso di Kakashi. « Ma io lo sto immaginando » disse, intrigato. « Dormi sempre nuda? »

La sua risposa esitante fu preceduta da una leggera pausa.« N-No... Di solito indosso le mutandine ».

« Che tipo di mutandine? » chiese lui, la voce bassa ma ancora giocosa.

« Uhm... beh, ne ho davvero un sacco di tipi » rispose coraggiosamente.

Kakashi poggiò il suo libro sul petto e congiunse le dita sullo stomaco, con l’interesse in quella conversazione alle stelle. « Davvero? » mormorò, provando ad immaginare Sakura con indosso solo un paio di mutandine, ma di che tipo?
Nere, bianche, blu, verdi? In pizzo? Sottili? Modello slip? Modello tanga? Aveva bisogno di una descrizione! « Quali indossi ora? »

« N-Non ricordo, aspetti un attimo... »

Stava controllando.
Sakura era dall’altro lato della strada, che sollevava la gonna e scostava i pantaloncini per controllarsi la biancheria.
Quel pensiero non avrebbe dovuto eccitarlo così tanto.

« Sono bianche » arrivò la risposta di Sakura « con i bordi rossi, delle ciliegie sul davanti e dei fiocchetti rossi sui lati ».

Kakashi assaporò l’immagine. « Slip o tanga? »

La sua voce era bassa. « Tanga... »

Molto meglio. Ora poteva immaginare Sakura prepararsi per andare a letto molto più accuratamente, con le sue gambe magre che si intrecciano in un triangolino di stoffa rossa e bianca.
L’idea dei fiocchetti, poi, la faceva sembrare un delizioso regalo incartato.

Un regalo che era tentato di scartare.

Kakashi strofinò un dito sulle labbra mascherate, mentre continuava a vagare con la mente sull’immagine della sua studentessa seminuda. Era un viale pericoloso e proibito lungo il quale avviarsi, ma quell’immagine era troppo tentante, anche se nessun insegnante sano di mente ci si sarebbe soffermato.

Ma chi diceva che Kakashi fosse un uomo sano di mente?

« E lei? »

Kakashi alzò la testa. « Io? »

« Le ho detto cosa sto indossando, ora lei deve fare lo stesso » disse Sakura, piano.

Sorrise: la verità è che stava indossando un vecchio e noioso paio di slip blu notte, con il suo nome cucito sul retro, ma di certo quello non avrebbe acceso l’immaginazione, no?
Il suo sorriso si ingrandì, mentre premeva ancora il tasto della radio. « Niente ».

« Niente? » la voce di lei diventò più acuta.

« Lo stai immaginando? » prese in giro lui.

« No! » rispose, con tono così alto che a Kakashi non servì la radio per sentire la vena di colpevolezza nella sua voce. « Non faccia il pervertito! »

« Hai cominciato tu » le fece notare lui, divertito. « Se qualcuno è perverso qui, sei tu ».

« Non sono una pervertita! » piagnucolò lei, shoccata.

« Non lo so » si finse onesto. « Eri tu quella che spiava la mia vita sessuale ».

« Io­­ – non stavo – lei non – ah! » la radio diventò minacciosamente silenziosa e dopo poco Kakashi sentì il suono dei passi carichi di rabbia proprio dietro di lui. Si voltò giusto in tempo per vedere la scia di una mano avvolta in un guanto apparire da chissà dove per colpirlo dietro l’orecchio, e non gentilmente.

Sparì così com’era venuta, lasciando Kakashi con un orecchio fischiante e con una pulce all’interno. Ancora una volta, era rimasto sconcertato dalla sua studentessa: un attimo prima gli stava mormorando sensualmente all’orecchio, con tanto di descrizioni intime e ad un passo da dargli una dannata erezione – e quello dopo, aveva cambiato umore e gli aveva dato uno scappellotto. « Va meglio? » le chiese seccato, tramite la radio.

« Zitto! » lo ammonì lei.

Passarono il resto della missione in silenzio.

 


 

 

In realtà, Sakura era più spaventata che arrabbiata. E se fosse stata davvero una pervertita?

Era eccitante – e sbagliato – sentirsi chiedere dal suo sensei che tipo di mutandine indossasse... e rispondergli. Eccitante, ma soprattutto sbagliato.

Ed avrebbe anche potuto fingere che fosse accettabile, se lui non l’avesse chiamata pervertita.

Dannato quell’uomo e dannata quella sua vocina interiore che parlava senza permesso, ma non poteva farci niente: quando sentiva la voce di Kakashi nel suo orecchio, con quel tono cupo e seducente che non aveva mai sentito prima, non riusciva a credere che fosse il suo maestro. Conosceva Kakashi Hatake da sei anni ormai, ma non conosceva l’uomo con cui flirtava, scherzava e giocava; aveva sempre saputo che fosse un pervertito, ma non lo aveva mai appurato.

Oltre ciò, i suoi modi la stavano coinvolgendo: sapeva, mentre camminavano sulle strade polverose di ritorno verso Konoha – con un’altra missione fallita – che se non si fosse tenuta a distanza da lui, l’avrebbe trascinata nella sua spirale di depravazione. Sapeva di avere questo effetto su di lei? O credeva che era solo un semplice scherzo senza pericoli? Si rendeva conto del fatto che, mentre lui le pizzicava i fianchi o le diceva che la stava immaginando in nient’altro che un paio di tanga, le sue interiora si scioglievano e non riusciva a pensare a nient’altro che caldo e sporco sesso?
E lei non sapeva nemmeno che il sesso caldo e sporco esistesse al di fuori delle fantasie, prima di vederlo con quella.

E dio, lo voleva: lo voleva così tanto che avrebbe urlato di collera per l’ingiustizia dell’essere una diciottenne che non riusciva ad attrarre un amante decente.
E mentre lei attirava la feccia come Ikki, Kimura Yoshi si beccava la crème de la crème.
E non era giusto, perché Sakura conosceva Kakashi sicuramente da prima di quella, quindi se a qualcuno spettava del buon sesso – quella era lei.

Ed a quel pensiero il suo animo si spense un po’, perché mentre l’idea del sesso con Kakashi la allettava, in qualche modo era riluttante.

Non era per lei di certo come un padre o un fratello... più come un ex babysitter... o forse come un insegnante.

Quando finalmente tornarono a Konoha, era di nuovo tardo pomeriggio.
Stavano per dividersi tutti, quando d’un tratto Naruto chiamò Kakashi.

« Quindi verrà al ricevimento o no? » chiese all’uomo, che stava voltandosi per andare via.

Kakashi gli rivolse lo sguardo. « Dipende. Quando si terrà? »

« Domani, alla tenuta degli Hyūga, alle tre ».

In realtà era alle quattro, ma il team sette era cresciuto con la consapevolezza di dover dare un orario sbagliato al proprio insegnante, per sperare che si presentasse puntuale: era di comune conoscenza il fatto che la giornata di Kakashi andasse indietro di un’ora rispetto a quella degli altri.
Kakashi valutò la proposta ed annuì. « Certo, credo. Se non sarò impegnato a pulire il cassetto dei calzini o accoppiare i piccioni ».

Significava che la verità era tra il “no” ed il “forse”.

« Ma– » Naruto cominciò a protestare.

« Scusa, ora devo proprio andare » disse Kakashi e, facendo un occhiolino a Sakura, aggiunse « la mia micetta sentirà la mia mancanza ».

Le guance di Sakura si infiammarono, mentre rivolgeva lo sguardo al suolo: sospettava che non si riferisse affatto ai gatti...

Naruto sembrava confuso, mentre osservava Kakashi voltare le spalle. « Kakashi-sensei ha un gatto? »

Sasuke fingeva indifferenza, quindi Sakura scrollò le spalle. « Cosa vuoi che ne sappia ».

« E perché ti ha fatto un occhiolino? » chiese Naruto.

« Non l’ha fatto » scattò Sakura. « Stava solo battendo le palpebre ».

« L’ha fatto invece » sottolineò Sasuke, ripulendosi le unghie. « Ti ha fatto un occhiolino, tu sei diventata rossa e hai distolto lo sguardo, come mai? »

« Come mai tutti gli uomini sono così bastardi? » rispose caldamente, pur sapendo che quella fosse una tattica davvero debole per aggirare la domanda. « Rispondi a questo e poi ne riparleremo – ed ora se vuoi scusarmi, ho un appuntamento ».

« Ooh, con chi? » la stuzzicò Naruto. « Con Kakashi-sensei? »

Era il tipo di battuta che nasceva dall’assoluta certezza che non fosse vero: se Naruto avesse pensato per un solo secondo che avesse un appuntamento con il loro maestro, gli sarebbero spuntate un paio di code del Kyūbi dalla furia.

« Sta’ zitto » borbottò, e corse via.

Ino era seduta allo stesso tavolo dell’ultima volta, mentre mordicchiava distrattamente la cannuccia del suo milkshake: le sfumature del tramonto che battevano sulle tendine rosse del locale le concedevano un aura amorevole. Accomodandosi di fronte a lei, Sakura avvertì immediatamente il profumo di giacinti e gigli, segno del fatto che Ino avesse lavorato al negozio di fiori per tutto il giorno. Ancora una volta, paragonata a lei, Sakura si sentiva sudicia, in disordine e in urgente bisogno di un bagno.

Ma prima... « Voglio quello che hai tu » disse, occhieggiando il suo milkshake.

Ino le rivolse un’occhiata indagatrice. « Una fantastica vita sessuale? » le chiese, schietta.
« È comprensibile, considerando quanto faccia schifo la tua ».

Sakura si accigliò. « Neanche quella mi resta » confessò, mogia. « Ho rotto con Ikki ».

« Hah! » Ino si drizzò sulla sedia, facendo saltare la cannuccia dal bicchiere e schizzando Sakura. « Sapevo che non eri così stupida, dopotutto! L’ho visto con un’altra, stamattina; sai, quella della Radice, con i capelli neri e gli occhi azzurri, una di quelle che può colpire una pulce sulla schiena di un cane con un kunai a– »

« Sì, lo so » Sakura borbottò cupamente, passando una mano tra le ciocche scombinate.

« Quindi ti tradiva? » chiese Ino.

Sakura fece spallucce. « Probabilmente. Ha detto che dovremmo vedere altra gente, ma sembra che ci fosse già qualcuno dietro l’angolo ad aspettarlo »

Ino sbuffò sonoramente e buttò gli occhi al cielo. « Almeno lui è finalmente sparito dalla tua vita e noi possiamo dedicarci a trovare qualcuno di decente ».

« Noi? » fece eco Sakura, prima di comprendere il senso della frase. « Oh – Ino, no. Non voglio andare a caccia di uomini. Voglio solo essere single per un po’, senza dover pulire vomito dal mio bagno e senza puzza di piedi tra le lenzuola ».

« Sakura – gli uomini normali non sono così. Se ti trovassi un ragazzo decente, ti divertiresti! »

Dovevano parlarne per forza? Tutto quello che Sakura chiedeva era un milkshake e qualche pettegolezzo sulla vita sessuale degli altri, giusto per farle dimenticare Ikki e la sua nuova ragazza, o Kakashi ed il suo corpo nudo. « Ino... » cominciò, stancamente.

« E se provassimo qualcuno di più vecchio? » suggerì l’amica, come se stessero parlando di decorazione d’interni. « Sono uscita con un quarantenne un po’ di tempo fa, e credimi se ti dico che sapeva perfettamente cosa stava facendo. Certo, tutta quella resistenza era un po’ sospetta... ma sul serio, una volta bastava per due ».

« Ugh... Ino! »

« E magari sarebbe meglio trovare qualcuno che non ha intenzioni serie: ti conosco, sei così disperata che sposeresti il primo idiota che ti rende quantomeno apparentemente felice. Ciò che ti occorre è un’avventura con uno bravo: idee? »

Sakura poggiò il mento sul palmo e distolse lo sguardo: come sarebbe stata un’avventura con Kakashi? Di sicuro lui era “uno bravo”, ma nemmeno lui avrebbe potuto fare miracoli, perché lei a letto faceva schifo.

Sarebbe stato un completo disastro.

Perché ci stava anche solo pensando?

Scosse la testa. « Non ha senso, Ino » sospirò. « Non tutti hanno bisogno di un fidanzato e del sesso per essere qualcuno ».

« No, è vero » annuì lei. « Ma probabilmente tu sei tra quelli che ne hanno bisogno, almeno non saresti così depressa quando parlo di sesso ».

« Tu parli sempre di sesso! » protestò Sakura.

« E tu sei sempre depressa! » ribatté Ino. « Ascolta, conosco un paio di persone che potrebbero fare al caso tuo, te lo presenterò domani al ricevimento degli Hyūga, va bene? »

« Ino, non credo sia una buona idea... »

Ino scosse la testa. « Non è un appuntamento al buio » disse. « Io te li presento e tu deciderai se fanno al caso tuo ».

Sakura sospirò in rassegnazione: Ino avrebbe portato quei ragazzi a prescindere dal suo consenso e l’unico modo per evitarli sarebbe stato saltare il ricevimento, ma in quel caso si sarebbe ritrovata nella lista nera degli Hyuga per aver rifiutato la loro ospitalità.

« Bene! » disse Ino, vedendola esalare la sua arresa. « Fa’ uno sforzo, no? Lavati i capelli, mettiti qualcosa di pulito – un vestito, ma niente di volgare – e per l’amore del cielo, depilati le gambe ».

La fronte di Sakura colpì il tavolo con un tonfo sordo ed un gemito di frustrazione: stava davvero cominciando a temere la festa in arrivo. Il solo provare a ricordare l’etichetta e le buone maniere per la cena era abbastanza stressante, senza contare il doversi guardare le spalle da un gruppetto di “uomini ideali”, secondo Ino.

Si chiese se Kakashi sarebbe venuto.

Poi si chiese perché sarebbe dovuto importarle.
Tuttavia, buona parte di lei sarebbe stata più contenta se non si fosse presentato; ma una piccola e ribelle parte lo immaginò arrivare, sedersi accanto a lei al tavolo e riservarle un altro occhiolino segreto.

Ed infine si chiese a che punto avrebbe dovuto cominciare a vedere un medico per quella che cominciava chiaramente ad essere follia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con questo capitolo si conclude definitivamente la parte “lenta” di The Window.
I prossimi capitoli saranno tutti più dinamici rispetto ai primi cinque, e dal prossimo capitolo ci saranno degli approfondimenti riguardo la famiglia di Sakura, la quale sarà un elemento molto importante negli svolgimenti della trama e, soprattutto, chiave fondamentale per capire la “psiche” della Sakura dell’autrice.

È passato un mese quasi dall’ultimo aggiornamento e me ne dispiaccio, ma non ho avuto il tempo necessario da dedicare a questa storia, né la concentrazione necessaria.
Siccome il prossimo capitolo precede il mio preferito ed è una parte della storia che adoro, spero e credo di poter aggiornare più rapidamente.

P.S.: Se tra i lettori di The Window ci fosse qualcuno che segue “As The Night Falls”, volevo solo avvisare che la storia non sarà lasciata in sospeso, ho solo problemi nello strutturare i prossimi capitoli, mi dispiace!

Grazie come sempre di essere arrivati fin qui!

  
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