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Autore: The Blue Devil    14/03/2019    3 recensioni
Un mero esercizio di stile, tanto per non perdere la mano... tratta del rapporto ambiguo tra una cameriera e un'istitutrice, come da titolo.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il soggetto è mio, originale, solo qualche nome trae ispirazione da un anime. Ma sono dettagli. Al momento trattasi di One-shot, ma non si sa mai...

Buona lettura

 
LA CAMERIERA E L’ISTITUTRICE
 
Miss Abigail Granger, finito l’orario di lezione con i rampolli Wentbury, ancora un po’ scossa per la brutta avventura occorsa alla piccola Millicent, a causa della cattiveria del fratellastro e della sorellastra, decise di prendere un po’ d’aria e uscì in giardino.
Subito notò che Jillian, una delle cameriere di casa, vi stava lavorando.
Si soffermò ad osservarla: era davvero ancora una gran bella donna, quella cameriera sulla cinquantina; a parte i seni, grossi e forse allungati, a dispetto dell’età, Jillian aveva due bellissime gambe, completamente visibili, ora che era accucciata, con una gamba più sollevata dell’altra; le calze bianche trasparenti, sorrette da un reggicalze di ugual colore, che le inguainavano, donavano loro ancor più luce.
Abigail le si avvicinò per darle una mano, fissando il suo sguardo sui suoi seni, e prima ancora sul suo fondoschiena – come se possedesse la vista a raggi infrarossi, o la "supervista" di Superman – che tanto la attraevano. Ad un certo punto, nel sistemare una pianta, le sfiorò una mano. Fu allora che, con la mente confusa, le chiese a bruciapelo:

"Jillian... tu hai mai... hai mai baciato un'altra donna, una ragazza?".

La cameriera si paralizzò all’istante e rispose:

"Miss Granger! C-che domande mi fate? Lo sapete c-che...".

Abigail, che intanto le aveva preso una mano, aggiunse:

"Hai ragione... posso darti del tu, vero? Hai mai provato il desiderio o il bisogno di farlo? Vorrei tanto sapere cosa si prova... tu no?".

Tenendole sempre la mano, Abigail la fece alzare e la bloccò contro un muro, cingendole poi i fianchi; le sue mani ansiose scivolarono sui suoi glutei.

Abigail l’aveva notata subito, quella donna ancora così attraente, così affascinante, malgrado l’età; la ammirava, per il modo signorile e mai scomposto, col quale sopportava le continue angherie cui era sottoposta dai figli della marchesa, due discoli insopportabili e cattivi, e dalla stessa marchesa, spocchiosa e arrogante aristocratica parvenue (praticamente una cafona arricchita); per il modo in cui difendeva la padroncina Millicent, ora che Sarah, la sorella maggiore di Millicent, era stata rinchiusa in un’inaccessibile e misteriosa clinica privata dalla matrigna. E tutto questo, rischiando ogni giorno di essere licenziata: bastava una sciocchezza qualsiasi, un pretesto, e sarebbe stata buttata in mezzo ad una strada; ma lei non aveva mai dato appigli alla perfida padrona, riuscendo a barcamenarsi perfettamente in quella difficile situazione. La ammirava e la stimava per tutte queste ragioni, e poi... era bella, veramente bella, ed esercitava su di lei un’incredibile attrazione, alla quale Abigail, non pensava di poter resistere ancora a lungo. E forse neanche lo voleva.

Divenuta rossa come il Sole al tramonto, Jillian sussurrò:

"M-ma s-signorina... cos... mlm... mmh...".

Le labbra di Abigail – che aveva sussurrato "Jillian, sei bellissima" – si erano impossessate di quelle dell’altra e la sua lingua era riuscita ad aprirvi un varco nel mezzo: inaspettatamente la cameriera, che sentì una mano della giovane istitutrice insinuarsi sotto l’orlo della sua gonna, ad accarezzarle una delle sue gambe inguainate come detto, si arrese e, chiusi gli occhi, le restituì la "cortesia". Le loro lingue, cercatesi e trovatesi, cominciarono a mulinare dolcemente e vorticosamente.
Jillian aveva deciso di assecondarla, avendo necessità di conservarsi il posto di lavoro... o almeno, questo era ciò che si andava raccontando, ma un pensiero, scaturito chissà da dove, le svelò la verità:
 
"In fondo è una bella ragazza, mmh, non è così male... una lingua di velluto, mlm, mmh...".
 
Già, Jillian, dal primo momento in cui l’aveva vista, aveva provato qualcosa d’intenso per lei e aveva cercato d’immaginarsi cosa avrebbe provato a stare tra le sue braccia; come sarebbe stato il tocco della sua lingua... Insomma, Abigail l’aveva conquistata, con i suoi modi gentili ed educati, forse troppo, e la sua particolare maniera, molto maliziosa, di guardarla. E poi vi erano stati degli episodi in cui l’istitutrice le aveva dimostrato delle premure sospette, correndo in suo aiuto ogniqualvolta si era trovata in difficoltà, per colpa delle birbanterie dei pestiferi figli della "padrona". Premure che nessuno le aveva mai riservato, né il vero padrone di casa – ora assente – né la nuova padrona, che invece la trattava, al pari dei figli, come una sguattera.
Jillian, pur non essendosi mai sposata per motivi che nemmeno lei stessa aveva mai compreso, non aveva mai pensato alle donne in "quel" modo; nemmeno quando aveva ricevuto – e respinto – l’attacco della marchesa, donna bellissima e affascinante, volto a corromperla per "portarla dalla sua parte" contro quelle che lei considerava come le vere padroncine, Sarah e Millicent. Potrà sembrare strano ma la "signora marchesa", libertina e spregiudicata, non conosceva altri modi per "conquistare" le persone: era capace di portarsi a letto chiunque – era stata l’amante del conte di Wentbury, prima che questi diventasse suo marito, e di sua moglie Francine, debole e sottomessa alle sue voglie, prima che questa morisse, in circostanze poco chiare – pur di averlo dalla sua parte! Uomo o donna, vecchio o giovane, per la marchesa, non faceva differenza. Fortunatamente per lei, ma anche no, per diventare marchesa, non aveva avuto bisogno di portarsi a letto nessuno, all’infuori del marchese di Westhampton, dato che il padre di Sarah e Millicent era già vedovo. Qualcuno aveva malignato che la contessa si era dispiaciuta di non essersi potuta divertire con un’altra giovane signorina di nobili orgini, per poi avere il piacere di eliminarla.
Ma ora Jillian, con la lingua dell’altra stabilmente in esplorazione nella sua bocca, non riusciva a reagire, a respingerla; probabilmente non voleva; il cuore le stava scoppiando nel petto e, dal calore che la stava pervadendo, capì di essere arrossita prepotentemente: le piaceva veramente tutto di quella ragazza, anche quelle cose di ella che, fino a quel momento, aveva solamente potuto immaginare; e questo la faceva vergognare, poiché si sentiva come una ragazzina alle prime armi, alle prese con la prima cotta adolescenziale, lei che era una donna. Una donna fatta e matura.
 
La voce di Tom, il giardiniere, ruppe quel dolce intermezzo e riportò Abigail alla ragione:

"Jillian, di’ alla padrona che se avesse bisogno di me, sono dall’altro lato del palazzo, a riparare alcune assi".

Cameriera e istitutrice – le cui mani non erano state inoperose: quella che s’era insinuata sotto la gonna di Jillian, aveva raggiunto il fondoschiena e stava per entrarle nelle mutandine; l’altra si era impossessata di un seno – si staccarono e la prima sussurrò, con un filo di voce:

"V-va b-bene... T-Tom...".

Nel momento in cui udì la voce dell’uomo, che non le poteva vedere, poiché era dietro l’angolo del muro, la rossa insegnante pensò, staccandosi bruscamente dalla cameriera:

"M-ma che sto facendo? S-sono impazzita? Mio Dio che vergogna...".

Poi, divenuta anch’ella purpurea, si rivolse all’altra, balbettando:

"Jillian... s-scusa... p-perdonami... non so c-cosa m-mi sia preso...".

Senza attendere risposta si allontanò correndo.

Ancora confusa e scossa per l’accaduto, Jillian, passandosi un dito sul contorno delle labbra, sospirò, osservando l’altra che si allontanava...

"Mi ha chiesto scusa... mi ha chiesto perdono... a me?", pensò, stupendosi di quelle due circostanze.
 
 
Abigail aveva arrestato la propria corsa, decisa a tornare sui propri passi: le doveva una spiegazione, doveva assicurarsi che ella avesse compreso che il suo era stato un momento di follia, generato dalla grande confusione in cui si era venuta a trovare dopo gli ultimi eventi. Non era affatto sicura che sarebbe stata una buona idea dirle tutta la verità, per cui aveva deciso che avrebbe dato la colpa allo stress, alla preoccupazione per la salute di Millicent o per quella di Sarah – seppur non l’avesse ancora conosciuta – o a qualsiasi altra stupidaggine le fosse venuta in mente. Anche perché lei stessa non sapeva bene quale fosse la verità.
Ma subito scacciò quei pensieri.

"Ma perché poi dovrei darle delle spiegazioni? Le ho anche chiesto scusa e perdono, ma... la posizione che occupo in questa casa è di molto superiore alla sua e, se lo volessi, potrei approfittare delle sue grazie, ogniqualvolta me ne venisse la voglia... basta che non si sappia".

Per cui decise di rientrare in casa, senza passare da Jillian. Avrebbe avuto modo e tempo, in futuro, d’intrattenersi ancora con lei.
 
CONTINUA (FORSE)...
 

 
© 2019, The Blue Devil
   
 
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