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Autore: Ofeliet    15/03/2019    0 recensioni
Alla fondazione del complesso del collegio, i professori avevano in mente grandi progetti per esso. Doveva essere una dimostrazione di eccellenza e perfezione. I suoi iscritti, comunque, vantano ben poco simili qualità.
D'altronde, cosa puoi fare con un folto gruppo di adolescenti impegnati a rivaleggiare e sgominare team malvagi da quando hanno iniziato a viaggiare? Niente. Puoi solo insegnargli ad essere studenti modello, e fallire nel tentativo. D'altronde, si ha a che fare con campioni non più in erba ed esperti del mestiere, tutti focalizzati sul diploma e sulla gloria che deriva da esso.
Qui tutti hanno più di un asso da giocare, e soprattutto hanno voglia di vincere.
| Airplane Bikini Contest DualRival FerrisWheel Ikari Pokè Ranger | ed altre...
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Ash/Misty, Drew/Vera
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo della scuola. ~'
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Capitolo Sedici: Ben venga il caos, l'ordine non ha funzionato.


Il team Idro non era riuscito a portare pazienza a lungo. La squadra non aveva mai accettato l’idea di condividere il territorio con il team Magma, i loro ideali sarebbero sempre stati agli antipodi. In verità entrambi avevano sperato che i loro capi potessero andare d’accordo, per formare un’unica armata, ma non sembrava l’intenzione dei loro leader che non avevano fatto che bisticciare per tutto il tempo. Certo, qualche recluta aveva definito i loro litigi “da coppia sposata che baccaglia un giorno sì e l’altro pure” – cosa non troppo lontana dalla verità, era il pensiero di tutte le reclute – ma la tensione che esisteva tra Ivan e Max non si sarebbe mai appianata del tutto. Era bastata una considerazione acida di troppo perché Ivan perdesse la pazienza, e uscisse allo scoperto attaccando il team Magma.
Da lì in poi la situazione a Hoenn era degenerata. Gli abitanti della regione, che si stavano preparando per l’apertura della stagione turistica, erano rimasti coinvolti in una faida con la quale non volevano avere niente a che fare.
I due team erano tornati a insediarsi nei loro covi originari, che nessuno aveva ancora smantellato, e si erano dati battaglia incuranti dei piani precedentemente accordati, della grande intesa con gli altri team e incuranti persino delle persone che li circondavano.
La notizia al collegio era arrivata con molto ritardo e a battaglia che già infuriava.
« Non ci posso credere. » sussurra Vera, ancora sotto shock. Il professor Birch aveva riferito loro la notizia, e li aveva lasciati soli per poter rimuginare su cosa volevano fare. Magdalena, con un po’ di apprensione, cerca di consolarla come meglio può. I Capipalestra erano già partiti alla volta della regione nel tentativo di aiutare, mentre Allenatori ordinari come lei e i coordinatori in un simile momento sarebbero stati considerati più un intralcio che un aiuto, ed erano costretti a rimanere inermi. Per quanto Magdalena ne sapeva, Porto Alghepoli era uno dei luoghi più a rischio in una simile situazione ed era in pena per la madre e la nonna che sicuramente erano state sfollate.
Natsumi, accanto a loro, era più tranquilla. Di certo Bluruvia era stata ignorata, come sempre, ma la frustrazione che provava era comunque enorme. Non le piaceva l’idea della sua regione invasa, e voleva essere d’aiuto.
« Forse ho un’idea. » dice d’improvviso Drew, rimasto in silenzio fino a quel momento. Le tre ragazze, allora, spostano lo sguardo su di lui. « Non so se la accetteranno in un momento di tale tensione, ma pensavo di offrirmi come volontario per aiuti umanitari. Sicuramente hanno bisogno di aiuti esterni, e non ho bisogno di protezione vista la mia abilità nella lotta. » Natsumi considera simile opzione, e annuisce.
« Io ci sto. » Magdalena la anticipa, lei era quella più preoccupata tra di loro, e anche Natsumi si trova ad annuire.
« Contate anche su di me. » dice, e sposta lo sguardo su di Vera, che annuisce.
« Verrò anch’io. » Drew sorride, più determinato.
« Bene. Siamo tutti d’accordo allora. Si torna a Hoenn. » Natsumi sapeva che il professore non li avrebbe lasciati andare così facilmente, ma dovevano almeno tentare.
« Professore. » inizia Drew, quando Birch torna da loro con espressione grave. « Sappiamo di non poter essere d’aiuto nell’arginare la lotta, ma tutti noi vogliamo essere d’aiuto alla nostra regione. » l’uomo sta per replicare, ma Natsumi si affretta a interromperlo.
« So che sembra una follia, ma la mia famiglia sarà più che felice di aiutare con beni di prima necessità. » l’uomo scuote la testa, l’aria grave non lo abbandona.
« Abbiamo ricevuto notizie della presenza del team Rocket nella regione di Hoenn. Stanno attaccando entrambi i team, ed è meglio che pure voi andiate. C’è bisogno di evacuare i civili da tutta la parte orientale della regione. » Vera se possibile sbianca ancora di più, insieme a Magdalena che le era accanto. La situazione stava degenerando più velocemente di quanto avessero immaginato, e l’improvviso coinvolgimento del team Rocket peggiorava il tutto. « Avete il permesso di tornare nella vostra regione, vi metteremo in contatto con i ranger che si trovano già lì. »
Birch aveva dato ai ragazzi le ultime informazioni, e li aveva spediti nei dormitori per prepararsi. Sarebbero partiti l’indomani stesso, non c’era tempo da perdere.
Magdalena si sentiva spaesata. Sapeva che chiamare la sua famiglia si sarebbe rivelato inutile, e la sua ignoranza della loro condizione la faceva sentire male. Sentiva lo stomaco contorcersi e dolerle, a tal punto che temeva che le schizzasse fuori dalla pancia. Sentiva di dover tornare a casa, doveva scoprire cosa era successo alla sua famiglia. Camminando davanti a lei, Natsumi e Vera erano entrambe assorte nei loro pensieri. Nessuna di loro aveva proferito parola, e tutte si erano presto ritirare nelle loro stanze per prepararsi. Quello che le attendeva era più grande di loro, e avrebbero presto dovuto affrontarlo.


« Questo cosa vorrebbe significare? » esclama Ash, scattando in piedi. Il professor Oak li aveva riuniti nell’aula magna, e aveva terminato tutta la spiegazione. Erano giunti alla conclusione che quell’attacco improvviso era tutt’altro che programmato, e ciò aveva portato a considerevoli perdite. Inoltre ancora non erano giunte notizie dalla regione di Unima, probabilmente nessuno era ancora riuscito a ripristinare le comunicazioni.
Con una regione devastata e l’altra desolata, i professori avevano capito che non potevano più tenere tutto all’oscuro. Dovevano dirlo agli studenti.
« Significa che ben due regioni sono sotto attacco. »
« Dovremmo andare ad aiutare, allora! » propone Nicky, ma Samuel scuote la testa.
« Raggiungere Unima attualmente è impossibile, e abbiamo mobilitato molte forze per Hoenn. Mandare voi, inesperti del territorio, sarebbe solo d’intralcio. »
« Quindi dobbiamo aspettare che siano loro i primi ad attaccare? » ringhia Sandra, stringendo le mani in pugni. L’idea che quei ladruncoli da quattro soldi potessero portare scompiglio nella sua città la faceva ribollire di rabbia.
« Sappiamo che il team Rocket è impegnato a Hoenn, quindi dubito abbia fretta di provocare danni in queste regioni. » fa una pausa. « Le grandi incognite sono il team Plasma e il team Galassia, il secondo è rimasto quieto fino ad adesso. Consideriamo più urgente tenere quei due team d’occhio, degli altri se ne stanno già occupando gli allenatori di Hoenn, insieme ai ranger. »
« Sì, ma non mi sembra comunque giusto! » esclama allora Chiara, che era rimasta quieta fino a quel momento. « Io devo proteggere Fiordoropoli, non posso rimanere qui! » il professore annuisce.
« E’ questa la ragione per cui vi ho chiamati oggi. Abbiamo bisogno che torniate tutti alle vostre case, e vigiliate sulla situazione. Potrebbe non succedere niente e quello che stiamo facendo inutile, ma preferiamo che siate pronti in caso di necessità. »
« Significa che torneremo a Sinnoh. » commenta Marzia, cercando di allentare la tensione che provava. Rupepoli era il covo del team Galassia, se fosse successo qualcosa lei sarebbe stata la prima che poteva intervenire. « Quando potremo partire? »
Il professor Oak la guarda, esitando un attimo. « Considerando che la via per Sinnoh non è disturbata e non sembrano esserci problemi, potete partire quando più lo riterrete comodo. La vostra presenza nella regione non è urgente come negli altri casi. » la sua risposta sembra soddisfare Marzia, che torna a sedersi con vaga compostezza. La ragazza cercava di essere positiva, cercando di calmarsi. Voleva convincersi che a Rupepoli non ci sarebbe stata nessuna emergenza e che sarebbe persino passata dal centro commerciale per fare man bassa di snack esotici. Voleva davvero sperare che la situazione a Sinnoh fosse idilliaca, e che non avessero bisogno di alcun intervento. Leggeva le notizie che provenivano da Hoenn, e dentro di sé il cuore si stringeva in una morsa dolorosa. Non riusciva a immaginare ciò che dovevano affrontare i suoi amici.
« Io non ho alcun luogo di mia competenza. » dice allora Lance. Aveva mantenuto il suo ruolo di Superquattro e occasionalmente prendeva anche il posto di Campione, e la sua posizione era probabilmente quella più particolare.
« Puoi scegliere qualunque luogo Lance. L’importante è che tu faccia rapporto regolarmente della tua posizione. » il ragazzo annuisce.
« Probabilmente mi stabilirò a Fiordoropoli. » annuncia, quindi, e si siede. Sandra lo osserva, sorpresa. Era convinta che avrebbe scelto Ebanopoli, ma sembrava che avesse sbagliato nuovamente a indovinare i pensieri del cugino. Ne era un po’ delusa, e anche un po’ arrabbiata per un simile voltafaccia alla loro città natale, ma non era nessuno per questionare le decisioni di Lance. Questi sembra notare la sua espressione torva perché le appoggia la mano sulla spalla, come per essere di conforto.
« Non te la prendere, San. Vado a Fiordoropoli perché è il cuore di Johto, se il team Rocket tentasse di prendere il controllo inizierebbe sicuramente da lì. »
« Non devi delle spiegazioni a me. » sbotta lei, distogliendo lo sguardo. Il professor Oak, dopo aver fatto le ultime raccomandazioni, li aveva congedati. Stava a loro decidere cosa fare, se prepararsi o meno ad un eventuale emergenza.
« Tu cosa ne pensi, Kenny? » chiede allora Lucinda all’amico. Dopo San Valentino non si erano parlati. Lui l’aveva vista donare la sua cioccolata a un Paul indifferente – il quale però non l’aveva rifiutata – e comprendeva che potesse essere arrabbiato con lei. In una simile situazione pensava però che entrambi potessero mettere da parte una simile esperienza per il bene della loro regione. « Tornerai a casa? »
« Penso di sì, non sono tranquillo. Tu? » Lucinda annuisce.
« Sì, anch’io. Non potrei fare molto se ci fosse un attacco, ma vorrei rendermi utile nelle eventuali condizioni di soccorso. » in un simile momento si pentiva di non essere diventata un’allenatrice, ma ora ormai era troppo tardi per pensarci. Voleva rendersi utile come poteva.
Chissà cosa avrebbe fatto Paul. Anche lui, dopo la cioccolata, non le aveva rivolto una parola più del necessario e lei aveva esaurito tutto il suo coraggio per tentare di approcciarsi nuovamente. Forse sarebbe tornato insieme a loro, aveva un fratello a Sinnoh, avrebbe tanto voluto chiedergli di farsi il viaggio insieme. Avrebbe voluto anche una risposta per la sua implicita domanda posta ormai un mese fa, ma temeva che non ne avrebbe ricevuto una.
« Quando pensi di tornare? » la voce di Kenny la riscuote dai suoi pensieri, facendola sobbalzare leggermente.
« Domani o dopodomani, non credo di essere l’unica che si precipiterà in fretta a casa. »
« Vogliamo andare insieme? » simile proposta la coglie di sorpresa, tanto che sgrana un po’ gli occhi incredula, e annuice.
« Sì. Mi farebbe piacere. » Kenny le sorride, e sembra essere tornato tutto come ai vecchi tempi. Le batte una mano sulla spalla, divertito, e poi le si avvicina con aria confidenziale.
« E comunque io la mia benedizione per Paul te la do. » le dice, facendola arrossire e lasciandola imbambolata in mezzo al corridoio a tenersi il viso in fiamme.


La parte est dell’isola di Hoenn era nella devastazione totale.
Forestopoli e Porto Alghepoli erano le zone più colpite dallo scontro tra i tre team, e gli sfollati stavano aumentando di numero di giorno in giorno. Natsumi era tornata a casa, giusto in tempo per incontrare i suoi genitori. Anche loro avevano messo a disposizione le loro risorse per aiutare le persone in difficoltà, e Natsumi aveva caricato al massimo Salamence e Flygon, per poi partire alla volta di Ciclaminopoli, diventato nel frattempo un centro di accoglienza.
C’erano diversi feriti, ma fino a quel momento nessuno di veramente grave. Gli Allenatori riuscivano a difendere i confini della città dagli attacchi nemici, ma erano tutti consapevoli che avrebbero dovuto ricollocare tutte quelle persone vulnerabili, possibilmente il più lontano dalle grinfie dei team. Realtà difficile da mettere in pratica, almeno per il momento.
Avvicinandosi alla città elettrica Natsumi nota una nuova orda di sgherri avvicinarsi al centro abitato. Sembravano non finire mai, e gli allenatori in difesa sembravano poco entusiasti di riceverli.
« Salamence, usa Lanciafiamme. » per una volta, il Pokémon non sembra obiettare al suo ordine, e dalla sua bocca scaturiscono fiammate che vanno a colpire i Poochyena che si stavano apprestando ad attaccare. Il suo intervento sembra placare l’avanzata degli sgherri, che optano per una ritirata, e lei fa atterrare con calma Salamence e Flygon.
Gli allenatori la ringraziano per l’aiuto dato, e lei sorride in risposta, prendendo le cose sul dorso di Salamence e avviandosi dentro Ciclaminopoli. Una volta consegnato i beni di prima necessità la ragazza si guarda intorno, alla ricerca della sua famiglia. Aveva ricevuto notizie di Motoki, che era rimasto a Sinnoh, mentre i suoi genitori e il cugino più piccolo si erano prodigati in aiuti in città insieme a lei. Non riusciva a contattare i due gemelli, ma le comunicazioni con Unima non sembravano funzionare e non ne aveva compreso il motivo, finché non aveva parlato con Magdalena.
La ragazza si era tranquillizzata quando aveva ritrovato i suoi parenti, e anche lei si era messa a disposizione della città per eventuali aiuti. Era rimasta in contatto con i suoi compagni a Kanto, e aveva scoperto che Unima era isolata da qualsiasi tipo di comunicazione. Simile notizia aveva colto di sprovvista Natsumi, e le aveva dissipato i dubbi sull’improvviso ritorno dei due cugini alla loro regione. Se il team Plasma stava dando problemi, tornare a casa era il minimo che potessero fare.
L’aveva ringraziata e si era avvicinata a Vera, impegnata anche lei in operazioni di soccorso, informandola degli ultimi sviluppi, ma la ragazza aveva liquidato in fretta la questione. Frequentava insieme a molti studenti di Unima, ed era consapevole della loro forza e determinazione. A detta sua non c’era da preoccuparsi, qualsiasi cosa fosse successo ne sarebbero usciti vittoriosi. Natsumi voleva pensarla come lei, ma non si sentiva completamente a suo agio nel pensare in maniera così positiva, non stando in mezzo a persone che avevano perso la loro casa e che non sapevano quando sarebbero stati in grado di ritornarci. Certo, lei aveva una casa a Bluruvia, luogo lontano e intoccato da quel conflitto, ma tutte quelle persone intorno a lei no. Non sapevano nemmeno se il conflitto fosse destinato a terminare presto, o quanta devastazione avessero portato i team nei luoghi che erano a loro cari. Alice era rientrata sconfortata dalla sua perlustrazione aerea, e lei aveva intuito che la situazione a Forestopoli fosse tutt’altro che rosea.
C’era però qualche nota positiva. Per esempio Magdalena che era riuscita a riunirsi alla sua famiglia, scampata per un soffio all’invasione di Porto Alghepoli, o il fatto che Vera e Drew stessero pacificamente cooperando nell’organizzarsi nelle mansioni che gli erano state affidate. Nonostante fuori dalla città stesse infuriando la guerra, dentro Ciclaminopoli si era creato un clima di piena comunità tra persone che non si conoscevano nemmeno. Tutti loro cercavano di aiutarsi a vicenda, e stava funzionando.
« Natsumi, puoi aiutarmi? » Drew le si era avvicinato, e stava portando diversi scatoloni che gli intralciavano la vista. La ragazza ne prende due, e lo segue fino al deposito. Quando appoggiando le scatole Drew sospira, passandosi una mano sulla fronte.
« Per fortuna da Ceneride hanno spedito altri viveri, le scorte erano scese a sotto la metà. » Natsumi annuisce.
« Finché non si riesce a fare un conteggio accurato dei rifugiati non si può nemmeno razionare il cibo. » il ragazzo sospira, improvvisamente stanco. Natsumi non aveva idea se la città di Drew fosse tra quelle coinvolte, ma non lo vedeva preoccuparsi, quindi aveva concluso che sotto quel punto di vista lui non avesse problemi.
« Lo ha detto anche Vera. » dice, sottovoce, ma Natsumi lo sente. Per quanto ne sapeva, il rapporto tra i due ragazzi era sempre stato teso, nonostante non avesse mai scoperto la ragione. La loro incrinatura era sconosciuta a quasi tutti, e coloro che sapevano della faccenda non si erano mai sbottonati a riguardo. Quella situazione d’emergenza, però, sembrava averli riavvicinati. Si parlavano, e spesso venivano assegnati alle stesse mansioni, tanto che le loro rispettive squadre mangiavano insieme quando era l’ora dei pasti. Natsumi sospira, perplessa.
Quel mistero non sarebbe mai stata in grado di sbrogliarlo.


Sinnoh sembrava pacifica. Lucas aveva accompagnato Anita fino a casa, e poi si era diretto al laboratorio. Il posto, nonostante l’assenza della loro mente più geniale, ferveva come sempre di attività. Nessuno sembrava aver notato particolari anomalie, e una simile notizia l’aveva un po’ tranquillizzato. Mesprit levitava intorno a lui, e il ragazzo gli dona una lieve carezza. Quando aveva intorno quel Pokémon si sentiva meglio, forse più vivo. Magari doveva tornare alla sua casa a Duefoglie, nonostante questa fosse vuota.
« Wow, ma quello è Mesprit? » il ragazzo si gira, un po’ sorpreso, e nota Anita con diversi sacchi di carta tra le mani. Accenna un saluto, ma la ragazza sembra dirigersi direttamente verso il Pokémon che si tende nella sua direzione, entrambi incuriositi dall’altro. « Hai ricevuto la benedizione di un simile Pokémon, che invidia! » esclama allora la ragazza, spostando il suo sguardo verde su di lui. Lucas inizia a sentire un’emozione che riconosce come disagio, ma Anita gli sorride apertamente. « Tu dove abiti? A Sabbiafine? O a Duefoglie? » lui la osserva, confuso, ma non riesce a replicare. « Senti, ti va di venire a pranzo da me? I miei genitori sono al lavoro, e non li ho avvisati che tornavo. Da sola mi annoierei! » Lucas la osserva ancora più perplesso, incapace di risponderle.
« Daaai, vieni! » Anita si ferma, rimuginando un attimo. « Oh, forse tu hai i tuoi genitori che ti aspettano. Scusa se ho cercato di insistere. » Lucas scuote la testa, sentendo la zampa di Mesprit sulla sua spalla.
« Mi farebbe piacere pranzare con te. » sorride debolmente, e tende le mani per prendere le buste con il cibo della ragazza, che gli sorride, e si avviano a casa di lei. Mesprit e Luxio li seguivano, il Pokémon Favilla incuriosito dall’altro.
Anita apre la porta e fa uscire la propria squadra dalle sfere, incoraggiando Lucas a fare la stessa cosa. Una volta riempito le loro ciotole di cibo, e aver raccomandato loro di dividerli con gli ospiti, Anita si dirige in cucina seguita da Lucas, più in soggezione. Quindi era quella una casa dove abitava una famiglia. Certo, era molto simile alla sua ma gli dava l’impressione di essere più vissuta.
« Tu hai preferenze sul cibo? » gli chiede allora Anita, infilandosi il grembiule e legandosi i capelli. Lucas nega con la testa.
« Posso aiutarti in qualche modo? » lei sembra pensarci un po’.
« Se ti va, potresti riempire di acqua il cuociriso. » gli indica allora lei, iniziando a pelare le verdure. Lucas fa come comandato, e con la cosa dell’occhio osserva i suoi Pokémon che stavano facendo amicizia. Trovava il loro modo di approcciarsi straordinario, avrebbe desiderato che per lui fosse così semplice. Anita gli stava parlando, raccontando del viaggio fino a Sinnoh, della sua difficoltà con le lotte Pokémon, della sua famiglia allargata e piena di cugini. Lucas sentiva qualcosa dentro di sé, ma senza la vicinanza di Mesprit non riusciva a dare un nome alla sua emozione.
« E quella ragazza del quarto anno, poi! » esclama all’improvviso Anita, assumendo un’espressione più contrita. « Una simile reazione me sa sarei aspettata da Paul, è famoso per il suo carattere per niente carino, ma non da lei! Ma d’altronde, la scuola si basa più sull’abilità di un allenatore che sul suo buon carattere per la selezione. » bofonchia infine. Lucas si ricorda l’episodio, in quel momento stava leggendo tranquillamente un libro quando una ragazza bassina si era alzata in piedi e aveva intimato ad Anita di tacere perché la stava infastidendo. La situazione non era degenerata perché Lucinda era intervenuta, ma il resto del viaggio lo avevano trascorso in silenzio, nonostante qualche sporadico bofonchiare di Anita a riguardo.
Anche lui aveva considerato quella reazione esagerata, d’altronde tutti loro erano nervosi per le loro famiglie, ma per fortuna una volta arrivati quella ragazza aveva intrapreso la via verso il nord, e tutti avevano tirato un sospiro di sollievo. Lucinda invece non aveva preso la loro stessa strada, e si era diretta verso Cuoripoli, seguendo Paul.
« Sicuramente stanno insieme. » commenta d’improvviso Anita, un lieve rossore che le colora le guance, con aria sognante. « Paul non la tratta male, e sono più che sicura che lei gli ha regalato della cioccolata, ma nessuno dei due vuole dirlo in pubblico per vivere tranquilli! »
Lucas non comprendeva una simile vena romantica, ma ammirava tanta creatività. Anita era una ragazza piena di sorprese. « Tu cosa ne pensi Lucas? » gli chiede allora lei, osservandolo divertita. Il ragazzo boccheggia per una simile domanda, indeciso come rispondere.
« Non lo so. » risponde, decidendo di optare per la sincerità. « Non sono molto pratico di queste cose. » Anita lo osserva, a sorride divertita nella sua direzione.
« D’accordo, non voglio rendere questo discorso imbarazzante. » dice. « Accendiamo la tv, magari c’è qualcosa di interessante. » Lucas annuisce, andando a prendere il telecomando e accendendo.
C’era il notiziario, quindi con un po’ di stizza Lucas cambia canale. Anche sull’altro sembra esserci lo stesso programma, e la cosa lo stranisce, tanto da alzare il volume dell’apparecchio per sentire cosa fosse successo.
« Non abbiamo certezze né conferme della situazione, ma sembra che il team Galassia abbia rivendicato l’esplosione all’Arena delle Virtù. » entrambi i ragazzi impallidiscono, il loro pranzo improvvisamente dimenticato. Ascoltano le ultime informazioni – l’esplosione, i feriti, i danni – finché qualcuno fuori dal campo visivo della telecamera aggiorna la presentatrice con delle novità. Osservano la donna irrigidirsi, poi fissare direttamente lo schermo.
« Mi riferiscono che hanno confermato il rapimento di Jenness Olga e di sua figlia Lucinda. » Anita emette un verso strozzato, di pura angoscia. Sembrava irreale che fino a poche ore prima avevano parlato tranquillamente con la ragazza, e ora la scoprivano in mano al team Galassia. Lucas, che si era seduto sul divano, rimuginava.
Entrambe erano famose Coordinatrici, rapirle sarebbe stato un grosso schiaffo alla loro regione. Se fossero riusciti a convincerle di passare agli ideali della loro organizzazione sarebbe stato fatale per tutti. Nessuno dei due ragazzi parla, non sapendo cosa fare. In una simile situazione non c’era niente da fare.

« Siamo riusciti a fare un’ottima mossa. » commenta Martes, soddisfatta. Non nutriva dubbi sull’attività del loro team, ma credeva che fosse ancora troppo presto per venire allo scoperto. Neptune però sembrava di un altro avviso, e anche quella volta aveva avuto ragione. Lei aveva chinato la testa, e loro avevano raggiunto il successo.
Certo, l’esplosione l’aveva creduta più controllata, ma non toglieva il fatto che faceva ancora fatica a fidarsi del loro nuovo leader. Saturn invece era ciecamente fiducioso del suo operato, e di Giovia nemmeno parlava. Di certo Neptune sarebbe stato in grado di riportare il loro team alla grandezza di un tempo, e Martes sperava che questo nuovo capo non li avrebbe abbandonati in favore di folli utopie.
D’altronde Neptune era più presente nelle loro attività, ascoltava i rapporti e riceveva i reclami personalmente. Le reclute, ormai, lo veneravano. Anche lei avrebbe dovuto farlo, ma la sua mente tornava sempre a Giulia. Aveva mentito a Plutinio, quando questi le aveva intimato di restituire quella preziosa cavia, gli aveva detto che era morta di stenti per essere stata abbandonata. In realtà sperava che Giulia fosse ancora a Kanto, e che non tentasse mai più di raggiungerla. Sarebbe stato meglio per entrambe, avrebbe dovuto fare affidamento agli amici che si stava lentamente creando al collegio, invece di rincorrere lei. Lei aveva la sua parte di esercito da amministrare, e non aveva più desiderio di giocare con lei alla sorella maggiore. Aveva messo in piedi quella recita per anni, ma non era un ruolo che le competeva. L’aveva presa con sé per pietà, e per sfruttare il suo potenziale.
Sapeva di mentire a se stessa, ma se continuava a ripeterselo pensava di riuscire a crederci.
« Martes. » Neptune l’aveva colta alla sprovvista, facendola sobbalzare. L’uomo le sorride, incoraggiante, e lei scatta sull’attenti.
« Mi scusi per non aver risposto subito. » Neptune fa un gesto di noncuranza con la mano.
« Martes, siamo entrambi generali. Potresti rivolgerti con più confidenza. »
« Siete stato voi a ricostruire tutto dalle macerie, il rispetto è il minimo che vi devo. »
« Se mi rispetti, Martes, avresti dovuto consegnare l’esperimento C-23 a Plutinio invece di nasconderlo. » Martes impallidisce, l’aveva scoperta. Come ci fosse riuscito era un mistero, ma sembrava che non ci fosse informazione che gli sfuggisse.
« Mi dispiace per la mia mancanza, generale, ma ormai l’esperimento è fuori anche dalla mia stessa portata. E’ in mano ai professori. » Neptune sembra infastidito da simile rivelazione, ma non replica. Il silenzio si fa pesante, e Martes non ha idea di cosa fare a riguardo. Era vero che Giulia si trovava al sicuro al collegio, lontano dalle mire di scienziati folli. Non stava mentendo.
« Pazienza. » dice allora Neptune, recuperando un’aria più accomodante. « Vorrà dire che dovremo fare gli esperimenti della nuova rossocatena su altri soggetti. Un vero peccato, C-23 era il soggetto che era riuscito a resistere anche alle prove delle precedenti, ma non c’è niente che possiamo farci a riguardo. »
Martes sapeva cosa l’uomo intendeva, ma preferiva non pensarci. Anche Cyrus aveva permesso a Plutinio di fare ciò che più desiderava, e lei ne ricordava le conseguenze. Essere appellati astronauti era una sciocchezza se pensava a cosa era successo tra le mura della loro sede.
« Qualcosa ti turba, Martes? » la donna nega con la testa.
« No, pensavo a dove ricollocare gli ostaggi presi. Tenerli nei sotterranei non mi sembra sicuro, sono facili da evadere. » Neptune schiocca le dita, sorridendo.
« Mi piace come ragioni! Quale sarebbe la tua proposta a riguardo? » Martes si ferma a pensarci un attimo, prima di farsi venire un’idea.
« Bisogna trovare una stanza molto interna, senza finestre e con un’unica via di comunicazione. Inoltre mettere di guardia delle persone accanto a quell’unico teletrasporto. » Neptune sembra soddisfatto della sua risposta, battendole una mano sulla spalla.
« Ho sempre pensato al motivo per cui hai fatto carriera, Martes, e adesso ne comprendo il motivo. » la donna non sa se prenderlo come un complimento o un insulto, e decide di rimanere in silenzio. Di certo prendere ostaggi così popolari era un’idea geniale. Un simile gesto avrebbe creato confusione, e avrebbe abbassato la morale della popolazione. Una simile mossa era una dimostrazione che avevano pieno potere su tutti loro, e che potevano prendere tutto ciò che gli era caro in qualsiasi momento. Certo, le due coordinatrici avevano dato loro del filo da torcere, ma niente avevano potuto di fronte alla forza bruta e alla loro organizzazione.
Erano passati diversi giorni, e le due donne si rifiutavano di mangiare. Probabilmente avrebbero dovuto forzarle, o nel peggiore dei casi affidarle a Plutinio perché le tenesse in vita. Di certo in un simile momento non erano propense ad ascoltare le loro richieste, o ad accogliere le loro idee, ma un po’ di digiuno si sarebbe rivelato più nocivo a se stesse che a loro.
Martes sorride, volgendo lo sguardo a Neptune.
Quell’uomo aveva pensato proprio a tutto. Probabilmente un genio carismatico come lui nasceva molto raramente, ed era stato un miracolo che fosse destinato alla loro causa.
« Gli ostaggi si rifiutano ancora di mangiare? » Martes sobbalza, le sembra quasi che le abbia letto nel pensiero, e annuisce.
« Sì, ma per quanto in minime quantità bevono. Significa che non vogliono lasciarsi morire. » Neptune sorride, criptico.
« Donne del loro calibro non morirebbero mai in maniera così misera. » commenta. « Il loro orgoglio potrebbe costare loro molto caro. » la donna annuisce. Aveva la stessa maniera di ragionare, non poteva crederci. Neptune sospira, e congeda Martes che si affretta a defilarsi, e torna nella sua stanza.
Di certo gli altri team stavano venendo a conoscenza del loro operato, sapeva che Daniel avrebbe venduto bene le informazioni in suo possesso. Sapeva bene di non potersi fidare di quel ragazzo, ma non negava che le informazioni che lui stesso riceveva erano molto utili. Sospira nuovamente, sperando che non sia trapelata la notizia dei loro esperimenti e del loro scopo finale.
Certo, non si fidava degli altri team, ma era ben conscio che una volta saputo cosa stavano per fare non ci avrebbero pensato due volte a fermarli. Era come camminare su una corda tesa su un burrone, un passo falso significava il fallimento di tutti i piani meticolosamente costruiti. Non poteva permetterselo, non aveva alcuna intenzione di fallire ora che erano così vicini alla loro gloria.
Con calma Neptune ripensa ai suoi schemi, mentre si dirige nei sotterranei. L’idea di Martes era buona, dovevano spostare gli ostaggi prima che succedesse qualcosa di irreparabile. Le reclute a guardia scattano alla sua vista, e Neptune li saluta prima di entrare nella stanza che teneva le prigioniere. La donna non gli presta attenzione, stoica, mentre la ragazzina nel sentirlo entrare scatta e lo guarda. Erano pallide e più magre rispetto a quando le avevano catturate, ma ancora impossibili da piegare.
« Mi dispiace se, finora, vi abbiamo collocato in simili alloggi. » inizia allora Neptune. Voleva, e doveva, mantenere una facciata di cordialità. « Spero che le persone a guardia non vi abbiano contrariate. » la ragazzina, Lucinda, apre bocca per replicare ma l’occhiata della madre la placa subito. Forse doveva separarle, probabilmente Lucinda sarebbe stata più facile da convincere. « Oggi stesso vi daremo a disposizione stanze molto più confortevoli, sperando siano di vostro gradimento. »
Entrambe non hanno nessuna reazione alle sue parole, e Neptune capisce che tentare un dialogo in un simile momento sarebbe stato inutile, ma magari dopo qualche giornata circondate da ogni confort sarebbe riuscito ad ammorbidirle. Fino a quel giorno era riuscito a piegare chiunque, di certo non avrebbe fallito adesso.



Well well well:
- nel caso ve lo chiediate, sì, intendevo facessero esperimenti umani





Welcome back su questo lido.
Puntuale come un treno svizzero. O tedesco. Sicuro i capitoli non viaggiano su Trenitalia.

Commenti sul capitolo:

Questo, probabilmente, è il mio più grande momento di frattura su questa storia.
Nell'idea originale avrei avuto gli scontri uguale, ma col senno dell'età adulta (relativamente) ho voluto metterci un tono più maturo. E' spiegato tutto qui. (No, davvero, non avete idea di quanti memyni durante la stesura di questa parte della storia)(E va peggiorando)
Probabilmente col senno di prima non l'avrei fatto, ma col senno di adesso... beh, perché no. Sono temi che mi interessano e a qui in qualche modo tengo, quindi ci ho trovato il giusto spazio.
E non temete per Lucinda, non siamo in Game of Thrones.

Ringraziamenti:

Io un po' mi commuovo, ringraziando Gwen Kurosawa e EmaBixx che hanno recensito lo scorso capitolo, e la gente che ha messo sta storia in qualche lista. Cioè. Wow. Mi fate sentire una VIP.



   
 
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