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Autore: _Turs_    15/03/2019    4 recensioni
Di come il sistema solare non è l'unica cosa di cui Sherlock è all'oscuro, o per meglio dire, di come un ex-medico militare lasci tanti fiori in diversi momenti della sua residenza a Baker Street e di come un consulente investigativo non sia davvero interessato al linguaggio dei fiori.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo, Girasoli, Orchidee e un leggero tocco di Glicine
 
Io conosco il prezzo del successo: impegno, duro lavoro e un'inarrestabile devozione alle cose che vuoi veder succedere.
-Frank LLyod Wright

 

Le campanule non furono le uniche a presentarsi su quel tavolino nel tempo. La maggior parte delle volte Sherlock nemmeno se ne accorgeva prima che sfiorissero e si ritrovasse con i petali appassiti sulla poltrona un attimo prima di sedersi, altre volte ci si sedeva sopra attaccandoli ai vestiti e finiva per portarli in giro con sè, con le conseguenti risatine di Anderson e Donovan sulla scena del crimine.
Se si ritrovava in un periodo morto per Scotland Yard e gli era stata requisita la pistola (con suo sommo disappunto considerato che non era lui a mancare di rispetto ai vicini con il suo fracasso, come era solito dire John, ma loro a lui con la stupidità di cui erano muniti) molte volte prendeva quelle foglioline posizionandole sotto il microscopio per analizzarle. Nei momenti di massima noia tentava di capire che fiore fosse solo prendendolo tra le mani, per tentare di tenere la mente occupata. Mente che si sarebbe potuta occupare tranquillamente con una sigaretta, ma quelle sembravano essere un'opzione negata sia dalle continue proteste del coinquilino sia dalla Sig. Hudson. 
A volte erano girasoli, altre orchidee, l'ex soldato ultimamente sembrava essersi fermato su quei due fiori, seppur ben poco si addicessero al vaso in cui erano sistemati. Rimaneva di cattivo gusto comunque. Ormai quelle due piante sembravano aver fatto parte della loro quotidianità, talvolta Sherlock pensava pure di sognarsele, notandole con la coda dell'occhio nel mentre girava per i corridoi di quel palazzo che era la sua mente. 
Erano nel bel mezzo di un caso, o come la chiamava lui "la sfida", quando il pensiero di quei fiori gli si parò davanti, quasi un campo che si estendeva in altezza e larghezza a bloccare completamente il suo passaggio nel corridoio che l'avrebbe dovuto condurre verso la soluzione del caso, e loro non avevano tempo da perdere. Tanti girasoli che con i loro fiori toccavano il soffitto, maestosi e quasi luccicanti alla vista, nemmeno brillassero tra le mura della sua mente.
"Perchè dovrebbe essere un falso, perchè, perchè, perchè- John, perchè i girasoli?" Aveva interrotto la sua stessa frase, indicando con un gesto veloce della mano il vaso che faceva bella mostra di sè al centro del tavolo, i  petali che avevano perso già da qualche giorno il caratteristico colore giallognolo. Questo perchè John non li innaffiava da quando quel maledetto cellulare rosa era stato recapitato loro, troppo occupato con i mille e uno enigmi del dinamitardo che tanto gioiva nel mettere in pericolo le persone per il puro divertimento di vedere i piccoli ingranaggi del cervello del consulente investigativo muoversi. Non si era nemmeno bloccato, continuando a camminare avanti e indietro come suo solito mentre ragionava, quasi come se quella domanda fosse relativa al caso e gli stesse chiedendo di ricontrollare un'informazione. 
Al sentirsi richiamare, il coinquilino, assopito su quella scomoda sedia con il viso appoggiato sulla mano, gli occhi ormai quasi completamente chiusi e la mente nel mondo di Morfeo, si ridestò completamente. Sobbalzò leggermente, sbattendo le palpebre prima di passarsi indice e pollice sugli occhi assonnati. Quand'era l'ultima volta che aveva davvero dormito? Se Sherlock non si fosse messo a vorticare come un tornado per la stanza, sollevando i fogli che ormai erano diventati parte del pavimento, avrebbe senz'altro dedotto che era passato molto tempo, forse da prima dell'inizio di quel grande gioco che comprendeva la sua mente e quella di questo fantomatico Moriarty. 
Al non sentire la risposta alla sua domanda, dato che John era molto più occupato a ricordarsi chi fosse e dove si trovasse al momento, si voltò verso di lui gesticolando animatamente, le mani che passavano più volte tra i capelli mentre compiva qualche altro passo veloce in quel tratto di pavimento davanti al divano. 
"Perchè? Potresti usare qualunque altro fiore e invece ti sei fissato sui girasoli, o sulle orchidee, che personalmente odio, quindi grazie per non averle fatte comparire eccessivamente. Non si addicono al vaso, d'altronde come potresti capirlo tu, considerati i tuoi maglioni non sai nemmeno cosa sia il buon gusto. Non sono nemmeno tra i tuoi fiori preferiti, dato che non rimani a fissarli o cambi espressione al vederli, quindi direi che per te sono fiori come altri. Niente di speciale o di nostalgico per cui. Quindi perchè proprio i girasoli? Mh?"
Gliel'aveva sputato in faccia come niente, quasi fosse l'ennesimo quesito che si poneva per i casi. Però solitamente quella parlantina veloce Sherlock la usava quando parlava tra sè e sè. Per questo John rimase qualche secondo a fissarlo, le fronte corrucciata e la bocca schiusa, ormai sveglio per via della voce alta usata dall'altro, che intanto lo guardava con un sopracciglio inarcato, scorrendo gli occhi su di lui, fulminei. Stava cercando di capire dalla sua reazione la risposta, potè intuire l'ex soldato, mentre si sentiva, come suo solito, sotto lo scanner che gli occhi chiari del coinquilino rappresentavano.
"Eh? I girasoli? Sherlock-" si passò le mani sul viso stancamente, per eliminare completamente le tracce di sonno che ormai lo prendevano quando il consulente iniziava i suoi monologhi interiori "Ma cosa ti interessa se metto i girasoli piuttosto che le rose? Non dovresti pensare a risolvere il caso? Sai, il dinamitardo, vite in pericolo da salvare, magari nessuna bomba pronta ad esplodere nel giro di un miglio da qui..."
Era sulla difensiva, questo il detective lo scorse subito dalla sua espressione, dal come si fosse alzato rigidamente dalla sedia, diretto verso la cucina per preparare il tè, che come sempre fungeva da interruzione per qualsiasi discussione poco gradita. John Watson era il perfetto inglese d'altronde.
Forse Sherlock non si sarebbe nemmeno concentrato su quelle piante, non nel bel mezzo di un caso almeno, se non fosse che da quella giungla di fiori nel suo cervello non fosse comparso Mycroft, impeccabile nel suo vestire, l'ombrello tra le mani che veniva sbattuto sul pavimento piastrellato con fermezza. L'espressione del fratello divenne sempre più ghignante, come quella di qualche giorno prima, quando era andato da lui ad assumerlo per quel noiosissimo caso di informazioni missilistiche perdute. Come quel giorno si era voltato a guardare i fiori, il sorrisetto che si faceva sempre più grande sul suo viso, prima di parlare.
"Oh Sherlock, tu osservi ma non comprendi." 
Inutile dire che come un soffio di vento lo fece sparire da davanti a sè, accompagnato con un gesto della man0, simile al gesto dello scacciare una mosca fastidiosa. Non che Mycroft fosse molto differente da essa per lui. Il politico si era rivolto, dopo quelle parole, verso il suo coinquilino.
"Non si preoccupi, Dottor Watson, Sherlock è sempre stato quello lento della famiglia."
Ed era così sparito dalla porta, non prima di aver lasciato i dati di quel caso, prontamente cestinati. 
Da quel momento il pensiero di quei fiori non aveva abbandonato il minore degli Holmes, portandolo a quell'istante, mentre seguiva il medico nell'altra stanza, determinato ad avere una risposta, le mani che fremevano dal muoversi. John finse di non notarlo, continuando a bollire l'acqua per il tè, anche se Sherlock dalle sue spalle contratte poteva ben intuire che fosse teso. Perchè così tanta segretezza per quei maledettissimi fiori? Non lo comprendeva, e ciò lo faceva impazzire. 
Stava per parlare ancora, ma le labbra si fermarono nell'atto, trasformandosi all'ultimo in un sorriso vittorioso. Ma certo! Era stato così lento.
"John, dobbiamo andare al museo. Adesso."
Lo interruppe spegnendo il fornello con un gesto veloce della mano senza nemmeno aspettare la risposta del coinquilino, dirigendosi verso la porta, sicuro di essere seguito. D'altro canto, il medico, confuso da quel cambio di direzione, ci mise mezzo secondo prima di andargli dietro, chiudendo con forza la porta, ormai dimentico del discorso che avevano intrapreso. 
Intanto alcuni petali caddero delicatamente sul pavimento, quasi fossero stati presi alla sprovvista.



"Questa tua "passione" per i fiori ci porterà a qualcosa di male un giorno."  Mormorò Sherlock mentre si sistemava la giacca e seguiva John all'interno di quel negozietto, alzando lo sguardo nemmeno mezzo secondo prima di arricciare il naso per il soffocante odore di "natura" e passare una mano sotto di esso. Non era nemmeno sicuro di ciò che aveva detto, voleva solo uscire nemmeno un secondo dopo aver superato la porta in legno. Evitò perfino di guardare attentamente qualunque cosa se non il pavimento, dove potè notare qualche macchia di cemento, sicuramente un muratore che appena finito il suo turno si era deciso a comprare un mazzo di rose per la sua fidanzata. No, era l'amante, decisamente. Nessuno comprerebbe quelle rosa per una fidanzata e sopratutto non le stringerebbe così forte da farne cadere quasi completamente i petali, che erano rimasti ormai nel cemento secco. Almeno quello lo aveva distratto qualche secondo, prima di sbuffare. Sinceramente, quale fioraio era aperto dopo le 8 di sera? E sopratutto, perchè John Watson doveva proprio decidere di andarci dopo le 8 di sera, quando nemmeno un'ora prima era ricoperto da un giubbotto pieno di esplosivo, in ostaggio di uno psicopatico con un discreto gusto per la musica?
Eppure lui da quando erano usciti da quella piscina sembrava tranquillo, anzi, gli angoli della bocca erano leggermente tirati verso l'alto in un sorriso segreto, mentre guardava i vasi ricolmi.
"I fiori non hanno mai fatto del male a nessuno Sherlock, non più di una pistola o di una bomba." Rispose infatti calmo il medico, allungando la mano verso alcune piante che ricadevano dal soffitto. Glicine, lo catalogò in un secondo nella sua mente il detective, un attimo prima di sollevare gli occhi al cielo esasperato.
"Dillo a Laurel Prince, che è stata avvelenata da un mazzo di fiori mandato dall'amante del marito nel 2008. Un caso da 6." Fu allora il turno di John di alzare gli occhi al cielo, prima di rivolgersi all'addetto per chiedere qualche pianta di quel fiore che sembrava averlo incantato, evitando così di rispondere alla sua provocazione. Per fortuna dopo qualche minuto furono fuori da quello che Sherlock aveva appena finito di catalogare come "inferno, evitato accedere", il più basso con i fiori tra le braccia e un sorriso soddisfatto in viso.
"Almeno così non ti lamenterai più dei girasoli, no?" Gli disse l'amico, facendolo bloccare nel mezzo del marciapiede, prima che una risatina gli scappasse dalle labbra, in tempo perchè un taxi si avvicinasse al lato della strada.








Angolo Autrice:
Benritrovati nel mio angolino, appena due giorni dopo il primo capitolo perchè sinceramente in questi giorni ho tempo libero, non prometto aggiornamenti così veloci dopo questo. Prima di tutto grazie a tutti quanti quelli che hanno messo la ff tra le seguite e anche a chi l'ha recensita, mi fa davvero piacere che siate interessati, ma ora passiamo alle cose più tecniche.
Questo capitolo è ambientato nell'1x03, aka durante il gioco di Moriarty e i vari casi che si susseguono. La prima parte durante il caso del dipinto falso, la seconda appena dopo l'incontro in piscina (che qui ho già fatto concludere senza prolungarlo nel capitolo che sarà ambientato nella 2x01). Specifico non sia mai non sia riuscita a farlo intendere, scusate.
I fiori citati nel capitolo sono: i girasoli (devozione), le orchidee (dedizione) e il glicine (amicizia). Per quanto riguarda la devozione e la dedizione, penso che in un certo senso rappresenti il loro rapporto tra coinquilini (non ancora come amici, non per niente John compra il glicine solo alla fine) come quando John si occupa di Sherlock per il cibo o le sue strane prese di posizione, la dedizione sopratutto (per questo Sherlock poco le sopporta, odia che la gente si occupi di lui). 
Come ultima precisazione, il caso citato alla fine, quello della morte per mano del mazzo di fiori, è ovviamente inventato. 
Penso di aver detto tutto, lasciate pure una recensione per dirmi cosa ne pensate, al prossimo capitolo
_Turs_ 

 
   
 
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