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Autore: Corvonero_mancata    18/03/2019    0 recensioni
Piccoli dialoghi immaginari tra i fratelli Weasley e il gemello più amato di tutta la letteratura fantasy, in un percorso che vi porterà a scoprire che anche voi, senza di lui, non sapete proprio vivere.
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1) Bill Weasley
2) Charlie Weasley
3) Percy Weasley
4) George Weasley
5) Ronald Weasley
6) Ginny Weasley
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Buona lettura!
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La lapide si erge tra i fiori sotto il sole di primavera, i cui raggi fanno risaltare le lettere dorate incise sul marmo, circondata da ciuffi d’erba incolta. 
Ricordi questo posto, fratellino?

L’abbiamo scoperto noi due quel giorno che la mamma ti aveva messo in punizione e non volevi saperne di restare in casa senza George, testardo come sempre e determinato a non cedere alle lusinghe senza opporre resistenza, da vero Weasley qual eri. 

Ne avevate combinata una delle vostre, nascondendo un fuoco d’artificio del Dottor Filibuster pronto a scoppiare sotto la sedia del povero Perce, che era intento a ripassare le sue solite pergamene fitte di appunti e non si era accorto di niente, sedendosi nel luogo incriminato e rischiando di andare a fuoco insieme ai suoi preziosissimi scritti, frutto di “duro lavoro” a sentir lui. Così, attirata dalle urla, la mamma era scesa armata di strofinaccio e bacchetta, ma voi eravate fuggiti finché, con un incantesimo ben riuscito, la biancheria non si era levata in aria e George era rimasto intrappolato tra le grinfie di un paio di calzini dall’aria sudicia. 
Probabilmente di Ronnie, a dirla tutta. 

Tu, da bravo fratello gemello, non l’avevi abbandonato ed eri rimasto a fare compagnia al tuo fido compare mentre le soavi grida di Molly Prewett in Weasley avevano squarciato le pareti della cucina, per concludersi in un sonoro schiocco quando, in un batter d’occhio, senza che ve ne accorgeste in tempo, si erano smaterializzate con lei a Diagon Alley. Assieme al paio di calzini indemoniati e.. Georgie. 

Avevi perso immediatamente il sorriso, sostituito da una smorfia infastidita e da un ghigno assai preoccupante, ti ero voltato verso di me -Perce, codardo pure allora, se n’era andato- e avevi incrociato le braccia, come se ti aspettassi che ti ricongiungessi alla tua metà. Quando, pochi attimi dopo, il mio palese rifiuto si era manifestato, ti eri precipitato in giardino e, in una manciata di secondi, io mi ero ritrovato a correrti dietro con il fiatone, superando molti cespugli colmi di gnomi e colline erbose prima di raggiungerti. 

Quando, non troppo tempo dopo (ero ancora giovane all’epoca!) mi eri capitato sotto gli occhi, ero rimasto a bocca aperta. 

Non perché tu fossi uno scenario particolarmente divertente da contemplare, bensì perché da quello sprazzo d’erba sotto un’enorme quercia si stendevano a perdita d’occhio campi incolti fino alla Tana, svettante in lontananza come un faro nella nebbia, una certezza. Le tue gambe si dondolavano nel cielo dal ramo più alto dell’albero mentre canticchiavi una canzoncina sconcia -che Charlie vi aveva insegnato qualche giorno prima lontano dalle orecchie della mamma- e la tentazione era stata irresistibile, così le avevo afferrate e in pochissimo tu eri tra le mie braccia, impossibilitato alla fuga. 

A nulla erano servite, stavolta, le tue lamentele: mi ero precipitato a casa di corsa, incurante della fiera resistenza che ancora tentavi di opporre.
Così, quando mamma e George erano rientrati, reduci da un incontro con zia Muriel che aveva turbato la prima e allietato il secondo, tu eri ancora seduto davanti alla finestra a braccia conserte, nella cucina sovrastata dal litigio tra i piatti che, ne sono certo, stavi provocando per infastidirmi. 
Guardavi le colline che si stagliavano a perdita d’occhio, compresa quella con la quercia che ti aveva offerto rifugio, ma non sembravi infuriato, semmai divertito.

Allora avrei dovuto immaginare che la quiete prima della tempesta non dev’essere sottovalutata, tuttavia preferii sperare che né tu né il tuo complice gemello avreste ideato una vendetta con i fiocchi e fu per questo che, quando mi risvegliai legato al tronco del fatidico albero dopo un “pisolino” indotto dalla pozione calmante che mamma teneva sotto chiave in cucina, incolpai me stesso. 

Da quel giorno smisi di mettermi in mezzo alle discussioni e preferii tenermi alla larga da Perce, ma ormai il danno era fatto: la collina con la quercia divenne teatro dei nostri giochi, conosciuto soltanto da pochi eletti, e nascondiglio ideale per pianificare le vostre malefatte. 

Sai, Freddie, allora non sapevo che un giorno avrei dato qualsiasi cosa per risvegliarmi legato con una vecchia corda. 
Allora non immaginavo che sarei finito per tornare sempre qui, lontano da tutti, in cerca di compagnia. Allora tu eri ancora il mio fratellino combina guai e io il rompiscatole che t’intralciava i piani tra una risata e l’altra. Allora non credevo che si potesse sentire così tanto la mancanza di qualcuno.. ma oggi lo so e adesso, di fronte a questa lapide, tutto ciò che vorrei è stringerti tra le braccia per impedirti di fuggire, proprio come quando eravamo piccoli e avevi appena dato fuoco agli appunti di Percy. 

E sì, so che è impossibile, ma finché resto seduto tra i fiori, sotto il nostro albero, quasi quasi riesco quasi a sentire la tua voce. E mi manchi un po’ meno. 
   
 
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