L’idea era di alleviare alcune delle tensioni che si erano create da
separate famiglia ai tempi della Guerra, così come era inevitabile con dei
bambini che frequentavano il collegio.
Gli studenti nervosi potevano avere qualcosa su cui lavorare sapendo di
vedere la famiglia occasionalmente, un pensiero confortante in tempi così
instabili. I genitori potevano controllare i loro bambini senza mandare nel
panico nessuno. Se i voti crescevano di conseguenza, tutto andava per il
meglio.
Quando Silente annunciò la nuova Serata della Famiglia trimestrale, molti
erano entusiasti dell’idea, specialmente da quando la nuova restrizione
sulla magia per i minorenni non permetteva agli studenti di far vedere cosa
avevano imparato ai loro genitori durante le vacanze. Ci sarebbero stati
progetti da preparare per gli eventi, grandi banchetti e tour del castello,
che sarebbero stati nostalgici per i genitori maghi ed eccitanti per i
genitori Babbani.
Era stato un successo. Gli studenti avevano lavorato sodo per i loro
genitori impazienti e tutti sembravano divertirsi, specialmente guardando i
Babbani esplorare il castello per la prima volta.
Si, tutti adoravano l’idea.. tranne una persona.. beh, due se si contasse
Piton, ma lui, ovviamente, non adorava mai nulla.
Come la Serata si avvicinava all’ora del banchetto, Harry Potter era stato
trovato fuori e da solo dall’altra sponda del lago, lanciando tristemente
le pietre sulla superficie. Ron e Ginny, ovviamente, gli avevano proposto
di dividere la loro famiglia con lui, ma Harry declinò, sapendo sia che non
sarebbe stato lo stesso sia che loro due meritavano l’occasione di
eccellere.
Guardò il suo professore preferito andare verso di lui.
“Ciao, Harry, perché non sei con gli altri?” Chiese un preoccupato Hagrid
una volta raggiunto il suo studente preferito.
Harry fece spallucce. “Non è il mio posto.” Disse con un sorrisetto triste.
“Pensavo che chiedevi a Lupin di venire.” Chiese il gigante preoccupato.
Harry evitò il suo sguardo e deglutì. “L’ho fatto.”
“Oh, era impegnato?” Domandò Hagrid comprensivo.
“No,” Rispose Harry abbattuto. “Credo sia un po’ arrabbiato con me.
Riguardo Sirius. Credo che mi dia la colpa, non che non dovrebbe. So che è
stata colpa mia, ma –“
“Ah, Harry, no! Non è colpa tua! Sono sicuro che Remus aveva altre cose da
fare.” Disse Hagrid poggiando la mano pesante sulla spalla di Harry.
“Mi ha detto che sarebbe venuto solo se avessi avuto qualcosa di speciale
da mostrargli, altrimenti, non avrebbe avuto il tempo.” Sospirò Harry.
“Beh, gli hai detto del tuo First a Difesa? Se quello non è speciale, non
so cosa può esserlo.” Disse Hagrid cercando di tirarlo su. Harry gli fece
un debole sorriso in segno di riconoscimento.
“Si, gliel’ho detto e mi ha detto che ci avrebbe pensato, ma dopo mi ha
mandato una lettera dicendo che sarebbe venuto la prossima volta se avessi
migliorato i miei voti.”
Hagrid aggrottò le ciglia ma non fece vedere ad Harry il suo disappunto.
“Beh, giusto per fartelo sapere, il tuo progetto di Cura delle Creature
Magiche era fantastico. La maggior parte degli altri hanno fatto il loro
sugli unicorni e io non ho ancora spiegato quell’argomento.”
“Questo è solo perché le persone sono attratte dalle cose belle e semplici
da trovare, come gli unicorni, non è per colpa delle tue lezioni Hagrid.”
Hagrid, riluttante, guardò la classe di Cura delle Creature Magiche in
lontananza. “Beh, Harry, devo finire di mettere in ordine tutto per quando
i genitori finiscono il pasto. Starai bene?”
“Si, sto bene.” Disse freddamente Harry. “Comunque non mi sono mai piaciute
queste cose. Le abbiamo fatte anche alle scuole elementari. Passerò il
tempo a studiare.”
Hagrid annuì e diede a Harry una pacca sulla spalla. “Non esagerare però,
okay?”
“Okay.” Annuì Harry strofinandosi la spalle mentre guardava Hagrid
allontanarsi.
Ma Harry aveva un piano. Lo scorso anno, il suo fallimento nello studiare
Occlumanzia era costato la vita di Sirius, e Remus ovviamente lo sapeva.
Harry voleva mostrare a Remus che poteva prendere seriamente i suoi studi,
anche se era troppo tardi per il suo padrino. Avrebbe lavorato più
duramente di come avrebbe fatto prima e avrebbe alzato i suoi voti per dare
a Remus un motivo per venire alla prossima Serata della Famiglia. Forse
poteva provare a Remus che stava cambiando, maturando, cercando di essere
qualcosa di più che una responsabilità per le persone a cui teneva. Forse
se Remus avesse visto quanto era arrivato lontano, Harry avrebbe avuto
qualcuno fiero di lui.
Hermione era estasiata per il nuovo piano di studi di Harry. Dal momento
che non aveva detto loro il perché avesse voluto iniziarlo, Hermione era
convinta che fosse perché Harry stava finalmente realizzando che lei aveva
sempre avuto ragione e stava cercando di alzare i suoi voti per gli ultimi
anni ad Hogwarts prima di cercare lavoro nel mondo magico.
Ron era terrificato, ovviamente, e aveva accettato di studiare con Harry e
Hermione solo per quanto faceva normalmente, e altrimenti sarebbe stato in
compagnia degli altri Grifondoro fino a quando Harry non avesse recuperato
tutti i sensi.
Quindi Harry e Hermione lavorarono insieme, Harry decidendo di studiare
ogni volta che lo faceva Hermione, specialmente da quando lei era
evidentemente la studiosa più vigorosa nella scuola. Almeno era distratto
dall’anno precedente e dal dolore che costantemente gli ricordava la morte
di Sirius.
E lo studio ripagò. Gli insegnanti lo chiamavano a fine lezione per
congratularsi con lui su come i suoi voti erano aumentati, tutti tranne
Piton ovviamente. Aveva anche alzato i suoi voti a Divinazione. Dopo tutto
aveva pensato che Occlumanzia fosse inutile e visto ciò che era successo
dopo, non voleva sottovalutare più nessuna disciplina.
Quasi all’arrivo della seconda Serata della Famiglia, orgoglioso, Harry
inviò i suoi voti a Remus chiedendogli di venire per la prossima Serata.
Quando ricevette la lettera di Remus che disse che sarebbe stato lì quella
sera, Harry si sentì sollevato. Fece in modo che tutti i suoi progetti
fossero perfetti e all’arrivo della serata, dovette essere che sembrasse
elegante e stette alle prese con i suoi capelli per una buona mezz’ora.
Si trovava con Hermione e Ron vicino all’entrata ad aspettare gli adulti,
continuando ad agitarsi nervosamente.
“Harry, calmati.” Disse Hermione con una risatina divertita, felice per
Harry che finalmente aveva qualcuno con cui passare questi eventi, era
infatti sicura che i Dursley non ci fossero mai stati quando lui si trovava
alla scuola babbana.
Remus era stato il primo ad arrivare tra tutti gli adulti che stava
aspettando il trio, ma non vide Harry mentre cercava di farsi strada tra la
folla di genitori e studenti. Harry, eccitato, salutò i suoi amici quando
Ron avvistò il gruppo familiare di teste rosse entrare dalla porta, e si
spinse tra la folla per raggiungere il professore di Difesa.
“Remus! Remus!” Lo chiamò finalmente liberatosi dalla massa, chiedendosi
dove l’uomo stesse andando dal momento in cui si stava dirigendo in fondo
al corridoio. Non era ovvio che Harry sarebbe stato insieme agli altri
studenti?
Remus si girò e vide Harry correre verso di lui, la sua espressione vuota
fece trasformare l’eccitazione di Harry in preoccupazione. Provò a non
mostrarlo e abbracciò Remus, non essendo capace di contenere il so
sollievo.
Quando Remus non fece una mossa per ricambiare il suo gesto, Harry
imbarazzato interruppe l’abbraccio e iniziò a camminare con il professore
che aveva ripreso la sua strada verso le scale.
“Oh, volevi guardarti intorno prima? Le cose riguardo le classi non ci
saranno prima del banchetto e penso manchi ancora mezz’ora. Potrei
mostrarti la sala comune dei Grifondoro se vuoi, così potresti vederla
nuovamente. Te l’ho detto che sono il primo della classe a Difesa?” Chiese
impaziente, cercando di catturare lo sguardo di Remus. “Uh, beh, grazie per
essere venuto. Significa molto, specialmente da quando i Durs-“
Harry venne interrotto da Remus che si girò e lo guardò con un’espressione
attenta. “Mi dispiace che la mia lettera sia stata fraintesa, Harry. Ti ho
detto che sarei stato ad Hogwarts stasera, ma non per questo. Devo prendere
la mia pozione Antilupo dal professor Piton.”
Harry sentì il suo stomaco capovolgersi e suoi polmoni dimenticarono di
funzionare. “Oh.” Squittì.
Quasi come se avesse sentito il suo nome, Piton apparse in quel momento,
con un umore più cattivo del solito, probabilmente a cause delle numerose
famiglie degli studenti.
“Che tenero, il lupo mannaro non è venuto solo per prendere la sua pozione
ma anche per vedere il Grifondoro d’oro in tutta la sua gloria.” Ghignò
sarcastico Piton.
“Veramente, sono venuto per la pozione, Severus. Se potessimo andare a
prenderla ora, te ne sarei grato.” Disse Remus, prendendo Piton di
sprovvista, qualcosa che si diceva fosse quasi impossibile. Il professore
di Pozioni guardò entrambi studiandoli, prima di annuire.
“Molto bene, andrò nelle segrete adesso.”
Remus annuì e iniziò a seguirlo, ma Harry prese disperatamente il suo
braccio.
“Beh, forse vuoi restare? Voglio dire, non ci sarà la luna piena fino ai
prossimi giorni e non dovresti rimanere tanto. Potresti vedere giusto un
paio di progetti forse?” Chiese, odiando il tono di supplica presente nella
sua voce ma non riuscendo a fare niente per evitarlo. “Anche solo quello di
Pozioni dal momento che tanto stai andando nelle segrete. Non è il
migliore, ma ho lavorato veramente –“
“Forse la prossima volta, Harry. L’anno scorso non ti sei impegnato molto
nelle cose che i professori stavano cercando di insegnarti; se mi proverai
che ti stai impegnando veramente il prossimo trimestre, verrò alla prossima
serata.” Disse, sembrando troppo freddo per essere l’amichevole uomo che
era prima.
Harry non riuscì a smettere di implorarlo. “Vuoi almeno restare per il
banchetto? Potresti andartene dopo se vuoi, così potremmo mangiare e
parlare dal momento che non parlo –“
“Ho detto di no, Harry. Quando te lo sarai guadagnato, ne riparleremo.”
E così i due uomini scomparvero, sotto nelle segrete, a prendere quello per
cui Remus era venuto, lasciando Harry da solo nel corridoio.
Harry si sentì abbandonato e confuso. Sapeva di non poter tornare al
banchetto, non sarebbe stato in di affrontare le domande che gli avrebbero
fatto le altre persone. Anche pensare al cibo in quel momento, gli fece
venire la nausea.. o forse non era solo il pensiero del cibo.
Più ricordava quello che era successo, più rifiutato e sofferente si
sentiva, fino a quando non portò la mano alla bocca e corse verso il bagno,
facendo giusto in tempo. Si inginocchiò e rigettò tutto.
Dopo, sedette sul pavimento per un po’, pensando a cosa potesse fare quella
sera, non volendo incontrare gli amici e le loro famiglie. Pensò di andare
nella Stanza delle Necessità, ma sapeva che qualche membro dell’ES poteva
essere lì, per mostrare la stanza alla famiglia.
Sentì qualcuno arrivare, e conoscendo solo poche persone che non sarebbero
state al banchetto ma in quest’area del castello, alzò la testa verso la
porta. Abbastanza sicuro, vide Remus di spalle mentre andava in fondo al
corridoio verso le scale.
Harry, confuso, andò in cima alle scale e vide Remus dirigersi verso la
porta principale.
Rimase lì in leggero shock fino a quando non sentì il suono delle persone
alzarsi dai loro posti. Sapendo che il banchetto era finito, Harry iniziò a
correre cercando di pensare ad una parte del castello in cui nessuno
sarebbe potuto andare. Doveva stare da solo adesso; poteva capire che stava
per piangere, vergognandosi di ammetterlo, e l’unica cosa a cui riusciva a
pensare di fare era essere sicuro che nessuno lo vedesse.
Corse, superando una statua, quando all’improvviso inchiodò, ricordando che
fosse l’entrata di un passaggio che i gemelli Weasley aveva menzionato
prima. Fortunatamente, aveva memorizzato tutti i trucchi per entrare in
ognuno di loro, dato che inizialmente considerava l’idea dei passaggi
segreti intrigante. Dopo aver balbettato la parola d’ordine, il passaggio
si aprì e Harry strisciò dentro, facendosi luce con la bacchetta per
impedire a se stesso di sprofondare nell’oscurità.
E mentre il resto della scuola rideva e passava del tempo con la famiglia,
Harry Potter sedeva rannicchiato in un passaggio abbandonato, arricciato
come una palla, piangendo silenziosamente per se stesso per aver affrontato
il dolore crudele dell’abbandono, non per la prima volta nella sua vita.
Harry affrontò il terzo trimestre con una nuova missione. Avrebbe preso una
A in tutte le materie, non importava cosa sarebbe costato. Il suo obiettivo
era l’essere lo studente migliore in quante più classi poteva.
Il suo primo passo era stato andare dai professori delle poche classi in
cui non aveva una A (anche se con il lavoro del trimestre precedente, molti
dei suoi voti erano A) per chiedere delle ripetizioni.
La McGranitt aveva già accettato lo scorso anno mentre cercava di provare
alla Umbridge che anche i dittatori più cattivi come lei potevano fermare
Minerva McGranitt dall’aiutare un suo studente a diventare un Auror. E
questa era la scusa che utilizzava con ogni insegnante. Loro non dovevano
sapere che diventare un Auror era l’ultima cosa che avrebbe mai voluto
fare.
Dopo il suo miglioramento nello scorso trimestre, erano tutti desiderosi di
aiutarlo se sarebbe stato pronto a metterci un impegno extra, con
l’eccezione di Piton, ovviamente, che non era mai desideroso riguardo nulla
tranne che di togliere punti ai Grifondoro e di assegnare punizioni. Ma
sorprendentemente, Piton accettò.. dopo una predica veramente lunga su come
Harry non dovesse sentirsi specialmente per questo.
Le ripetizioni con Piton erano, certamente, quelle di cui era più ansioso.
Ma ancora sorprendentemente, Piton non usava l’opportunità per insultarlo
ulteriormente, a parte chiedergli se avesse il cervello nel posto giusto
occasionalmente. Harry presto decise che avrebbe usato bene queste sessioni
di studio e alla fine fece delle domande che ostacolavano la sua creazione
delle pozioni. E per sua sorpresa, Piton rispose. Sembrava come se al
professore piacesse insegnare a qualcuno che stava veramente cercando di
migliorare nella materia piuttosto che farlo esclusivamente per “dovere” o
per “mostrarsi”, ciò che pensava di Hermione.
Per grande sorpresa di Harry, iniziò a migliorare notevolmente a
pozioni. Le trovava molto prima semplici di quanto le avesse mai trovate
prima, e anche Piton aveva smesso di trovare gli errori, il che era
sicuramente qualcosa. Migliorò anche nelle altre classi, ma pozioni era la
sua vittoria più grande.
In aggiunta alle sessioni di studio con i suoi professori, Harry studiava
molto più spesso, superando anche Hermione nel suo tempo di lettura di
libri e appunti. La ragazza con i capelli cespugliosi era un po’
terrorizzata all’idea che qualcuno potesse studiare più di lei, e provò a
rimettersi in paro, ma quando Ron iniziò a chiederle di uscire, aveva
qualcosa di più oltre cucire maglioni per gli elfi e studiare per occupare
il suo tempo.
Era per queste ragioni che Harry iniziò a vedere sempre meno i suoi amici.
Faceva male sapere che i suoi amici erano diventati più legati e non
pensavano più a lui. Avevano sempre fatto tutto l’uno per l’altro, e
l’amicizia tra loro era stata diversa, ma sempre alla pari. Ma adesso,
Harry si sentì come se fosse stato abbandonato, ma non fece nulla per
fermarlo.
Dopo tutto, era probabilmente meglio così dopo quello che era successo a
Sirius.
Così studiò più duramente per togliere quei pensieri dalla sua testa.
Quando arrivarono gli esami, Harry saltò pasti e ore di sonno per essere
sicuro di essere pronto il più possibile.
Venne tutto ripagato quando i risultati dei suoi esami superarono quelli di
Hermione, e Harry sapeva che sarebbe stata una questione di tempo prima che
fosse diventato lui il primo di alcune classi rispetto a Hermione.
Sfortunatamente, questa era stata anche la scintilla che accese la più
grande discussione che Harry e Hermione avessero mai avuto.
“Harry,” Disse seriamente, rivolgendosi al ragazzo dai capelli neri che
stava iniziando a studiare per l’esame di Incantesimi nella sala comune
appena l’ultima persona era andata a letto. Ron era in piedi dietro di lei,
sembrando combattuto sull’avere o meno questa discussione. “Dobbiamo
parlare.”
“Riguardo cosa?” Chiese Harry, poggiando il suo libro, ma segretamente
pensando alla corretta pronuncia delle quattro variazioni degli incantesimi
di calore nella sua testa. Era abbastanza sicuro di sapere di cosa volesse
parlare. Aveva visto lo sguardo di Hermione quando avevano ricevuto i
risultati di pozioni.
“Guarda, Harry, penso che sia un’ottima idea cercare di alzare i tuoi
voti,” iniziò esitando, “ ma io e Ron abbiamo notato che è tutto quello che
fai ultimamente, davvero. Non mangi molto e Ron dice che non dormi
abbastanza…”
Harry guardò tradito Ron e Ron si sentì in colpa.
“… e siamo preoccupati per te, Harry. Non credo sia buono per la tua
salute.”
Harry guardò i suoi amici. “Prima di tutto, grazie molte per aver parlato
di me alle mie spalle. E Ron, apprezzerei se tu non riportassi le mie
abitudini notturne a Hermione. Non sei il mio custode.”
Ron aprì la bocca per replicare, ma Harry lo interruppe.
“E Hermione, mi dispiace di non poterti prendere seriamente adesso perché
sto studiando in questo modo da tempo ed eri felice fino a quando non ho
iniziato a prendere voti più alti di te.” Sbottò.
“Ora, Harry, questo non è vero. Sono preoccupata, ho solo…”
“Solo cosa? Non avevi tempo per venire a parlare con me perché eri
impegnata ad uscire con Ron?” Chiese Harry arrabbiato.
“Hey, cosa dovrebbe significare?” Domandò Ron indignato.
“Significa che voi due potreste essere felice per me perché sto migliorando
i miei voti, ma invece, Hermione ha paura che la batterò in classe e quindi
ha deciso di provare a buttarmi giù di qualche gradino e tu sei qui perché
sei più fedele a lei che a me!” Abbaiò Harry irritato.
“Non è giusto, Harry!” Gridò Hermione. “Come osi! Non lo farei mai per
invidia! Sono preoccupata per te! Non capisco neanche perché stai facendo
tutto questo!”
Harry non aveva raccontato ai suoi amici di ciò che era successo con Remus
quella sera, invece aveva preferito dire che Remus non poteva assolutamente
restare, ma che voleva vedere Harry prima di andare via.
“Perché? Non pensi che io possa essere intelligente, Hermione? So che pensi
che io sia un’idiota e non mi impegno su niente, ma guarda caso, posso
farlo. Posso impegnarmi quanto te!”
“So che puoi e so che sei intelligente! Senti, Harry, questo ha qualcosa a
che fare con me e Ron che stiamo insieme?” Chiese Hermione cauta.
“Dio, Hermione, non tutto ruota intorno a te! Sto alzando i voti per mie
ragioni. Non sto cercando di batterti e di certo non vi fermerò dal
coccolarvi o qualsiasi cosa facciate voi due insieme!” Disse Harry
furiosamente.
“Merlino, Harry, ascoltati! E’ come se non ti conoscessi più!” Disse
Hermione, sembrando terrificata.
“Bene!” Gridò Harry, alzandosi. “Dovreste essere grati! Il vecchio Harry
faceva schifo! Ero irresponsabile e tutto quello che facevo era far morire
le persone! Non so se la vostra mente superiore riesce ad afferrare il
concetto, ma un giorno, mentre tu e Ron sarete via a sbaciucchiarvi da
qualche parte, io starò combattendo con Voldemort e se voglio avere una
possibilità contro di lui, devo essere preparato!” Urlò, agitando un libro
in aria prima di sbatterlo sulla scrivania.
“Non lo combatterai tu…” Disse Ron tranquillamente, mostrandosi un po’
spaventato. “Lo farà Silente…”
“No, scusa Ron, ma ti sbagli. Perché pare che ci sia una profezia, sì,
quella del Ministero che pensavamo fosse andata persa per sempre, ma io
sapevo cosa diceva perché Silente lo sapeva. E sono io o è Voldemort, e
lasciamelo dire. Non la vedo bene per me in questo momento.”
I suoi due amici erano in silenzio, sconvolti, e prima che uno di loro
potesse pensare a cosa dire Harry prese i suoi libri e i suoi appunti.
“Quindi, Hermione, mi dispiace che tu sia preoccupata per i tuoi voti, ma
ho cose più importanti a cui pensare al momento e non fermerò il mio studio
per farti sentire meglio.” Disse freddamente.
Si affrettò ad andare nel dormitorio giusto il tempo di prendere il
mantello dell’invisibilità e indossarlo. I suoi due amici erano seduti
accanto al fuoco quando scese, e anche se non poteva vederlo, potevano
sentirlo attraverso il dipinto.
“Harry, ti prego, aspetta. Dobbiamo parlare…”
Ma la porta-ritratto si chiuse prima che lei potesse finire di parlare.
Ron sospirò. “Beh, è andata bene,” Disse con sarcasmo, tra rabbia e
confusione. “Cosa gli è successo? E’ così diverso ora.”
“Credo sia quello che la mancanza di sonno, stress e il non mangiare
facciano ad una persona. Possono diventare irritabili e paranoici.”
Constatò facilmente Hermione, e Ron era sicuro che avrebbe letto al
riguardo non appena sarebbe diventata più preoccupata per il loro amico.
“E’ per la Serata della Famiglia, ne sono sicura. Ha iniziato tutto questo
dopo la prima e ha chiesto le ripetizioni ai professori subito dopo la
seconda.”
“Pensi che sia successo qualcosa quelle sere? Tipo che qualcuno gli abbia
detto qualcosa?” Chiese Ron. “Pensi che Malfoy gli abbia detto qualcosa?”
“Potrebbe essere,” Disse Hermione con tono sbrigativo, il che indicava che
stava cercando di leggere tra le righe. “Ron, perché non scrivi ai tuoi
genitori chiedendogli se sanno cosa dovesse fare quella sera Remus? Credo
che Harry abbia detto che fosse qualcosa riguardo l’Ordine, quindi
probabilmente i tuoi genitori lo sapranno.”
“Pensi che abbia qualcosa a che fare con Tu-Sai-Chi?” Chiese Ron sorpreso.
“Sono più interessata a sapere se lui avesse veramente delle cose da
sbrigare.” Disse Hermione, corrugando le sopracciglia per la
preoccupazione.
“Pensi abbia mentito ad Harry?” Chiese Ron sorpreso.
“Beh, potrei sbagliarmi, Remus potrebbe aver avuto veramente qualcosa da
fare. Ma in caso non fosse così, spero veramente che abbia mentito ad
Harry.
Ron la guardò, sconcertato.
Lei sospirò e continuò. “Perché se non ha mentito ad Harry, significa che
Harry ha mentito a noi e ci deve essere una motivazione. Non saprei perché
Remus se ne sarebbe andato altrimenti, ma se ha avuto questo effetto su
Harry… Ho solo un brutto presentimento su tutto questo.”
Harry si svegliò il mattino seguente con un disagio che viene quando ti
svegli ma non era tua intenzioni addormentarti. Si guardò intorno in
confusione, realizzando che si trovava ancora una volta sul divano della
Stanza delle Necessità, fogli sparsi sulla scrivania di fronte a lui, con
una macchinetta per il caffè ai piedi del divano che era responsabile di
aver aiutato Harry ad avere solo due ore si sonno per la notte precedente.
Controllando il suo orologio, realizzò che la colazione sarebbe finita
presto. Con un gemito, prese le sue cose e corse verso il dormitorio,
sperando di fare in tempo a fare una doccia veloce e di cambiarsi prima
dell’inizio della sua prima lezione.
Ricordando il litigio avvenuto la sera prima con Hermione, il suo stomaco
si contorse. Anche se era irritato dal fatto che a Hermione importasse più
dei suoi voti rispetto al miglioramento di Harry, lui non voleva di certo
litigare con i suoi amici. Diceva a se stesso che era per il meglio, e se
loro non fossero stati suoi amici, non sarebbero stati in pericolo, ma
l’idea di non aggiustare le cose con loro gli faceva stringere il cuore più
di quanto fosse successo la sera dell’abbandono di Remus.
Mentre andava a Divinazione, pensava se aggiustare le cose o meno con loro,
sapendo di dover decidere in fretta dal momento che lui e Ron sedevano
vicino in quella lezione.
Quando prese posto, Ron lo guardò preoccupato e gli passò qualcosa coperto
con un tovagliolo sotto al tavolo. Erano un paio di focaccine.
“Non sei venuto a colazione.” Sussurrò, come se Harry non lo sapesse. “Ti
dirò se la Cooman guarda in questa direzione.”
“Grazie, Ron.” Disse, più sinceramente di quanto Ron potesse mai
immaginare. Il sollievo che travolse Harry era schiacciante. Non solo Ron
non era arrabbiato con lui, aveva anche pensato a lui abbastanza da
portargli il cibo.
Harry mangiò ogni volta che la professoressa guardava dall’altra parte e
quando la Cooman lo chiamava non appena aveva messo un pezzo in bocca, Ron
attirava l’attenzione su di lui, i suoi occhi piena di risate quando
provava a guardare Harry cercando di uscire fuori da quella situazione. Ciò
faceva sentire Harry più leggero di quanto non si fosse mai sentito, fino a
quando la professoressa svitata predisse un calo dei suoi voti.
Sia fosse una predizione sia una minaccia per il suo perdere tempo, Harry
iniziò immediatamente a sgridare se stesso per non aver prestato attenzione
alla donna che aveva fatto una predizione importantissima nella sua vita.
Anche se credeva che la disciplina fosse strana, cosa sarebbe successo se
si fosse sbagliato così come si era sbagliato riguardo l’Occlumanzia? Se
lui avesse interpretato male un segno che avrebbe potuto salvare la vita a
qualcuno, non sarebbe mai stato capace di perdonarsi.
Non appena la Cooman andò verso l’altro lato dell’aula, spiegando cosa
significassero i diversi presagi, Ron colpì leggermente Harry mentre
prendeva appunti.
“Ti va di andare a volare intorno al campo dopo le lezioni?” Sussurrò.
Harry sbatté le palpebre sorpreso prima di assumere uno sguardo colpevole.
“Non posso.” Sussurrò.
“Perché no?” Chiese Ron infastidito, già immaginando la risposta.
“Devo studiare. Devo alzare i miei voti se vorrò essere un Auror.” Rispose.
“Questo è ridicolo, Harry.” Sibilò Ron mentre la Cooman stava indugiando su
un’emozionata Parvati Patil dicendole che la sua aura stava splendendo.
“Verrai accettato nel programma degli Auror senza ucciderti.”
“Non mi sto uccidendo, devo anche sconfiggere Voldemort in caso te ne fossi
dimenticato.” Sussurrò Harry con uno sguardo torvo mentre cercava di vedere
se potesse scovare dei presagi dal suo libro nella stanza.
“Si, beh, una pausa non ti farà male, altrimenti diventerai pazzo.”
Protestò Ron, ma Harry non rispose. Ron si fece scappare un sospiro
esasperato. “Senti, Harry, tutto questo ha qualcosa a che fare con la
Serata della Famiglia?” Chiese cauto.
La testa di Harry si alzò così velocemente che Ron aveva avuto un po’ paura
che si sarebbe preso un colpo di frusta.
“Cosa?” Chiese con un tono basso, ma furioso.
“Perché non ti dimentichi di Lupin e stai con la mia famiglia? Mamma
adorerebbe…”
“Non essere stupido, Ron. Perché dovrebbe interessarmi una stupida serata
in cui tutti stanno con i propri genitori? Tutto questo riguarda Voldemort
e il mio futuro.” Insisté. “E poi, Remus verrà alla prossima.” Aggiunse,
senza guardare Ron. “Adesso, potresti farmi delle domande su cosa siano
quei presagi?”
Ron annuì velocemente e accettò di prendere il libro che Harry gli stava
porgendo, almeno per non perdere il suo migliore amico.
Piton guardò con un cipiglio Harry Potter che stava lavorando alla pozione
che lui stesso gli aveva assegnato per le ripetizioni. Il ragazzo sembrava
assolutamente esausto e stressato, come accadeva spesso ultimamente. Anche
se Piton non l’avrebbe mai ammesso, si sentiva un po’ preoccupato per lui.
La situazione di cui era stato testimone tra Lupin e il giovane Grifondoro
all’ultima Serata della Famiglia era stata sorprendente e un po’
inquietante. Quando aveva furtivamente provato ad estorcere qualche
informazione da Lupin riguardo le ragioni dietro il crudele trattamento che
stava riservando ad Harry, era turbato nel trovare una risposta. Sembrava
che la morte di Sirius Black fosse stata l’ultima goccia per Lupin,
facendolo diventare uno squilibrato. La parte peggiore era che,
evidentemente, stava gettando tutta la rabbia e la colpa su Harry,
accusando ingiustamente il ragazzo.
Sicuramente, Piton era d’accordo sul fatto che Harry avesse potuto
impegnarsi di più nell’apprendimento dell’Occlumanzia, ma non era una scusa
per la crudeltà di Lupin. Come poteva qualcuno dare la colpa ad un bambino
per una cosa così orribile? Chi poteva mettere tutta quella colpa sulle
spalle di un semplice adolescente, forzandolo così pesantemente ad espiare
peccati che non aveva mai commesso?
Come sempre, sembrava che solo Piton , tra gli insegnanti, prese la
situazione per quello che era veramente. Il resto trovava incoraggiante che
Harry stava alzando i suoi voti ed era così impaziente di imparare.
Sospettò che la McGranitt stesse iniziando a vedere che c’era qualcosa di
sbagliato, ma tutti gli altri preferivano fare finta di niente, anche il
Preside.
Tutti loro pensavano che fosse un modo sano trovato da Harry per venire a
patti con la morte del padrino. Nessuno poteva vedere il ragazzo infelice,
che disperatamente cercava di afferrare l’ultima figura paterna che gli era
rimasta, che silenziosamente gridava le sue suppliche a Lupin di non
abbandonarlo come ogni altro adulto nella sua vita aveva fatto.
“Ho finito, professore.” Disse una voce ansiosa. Come sempre, Harry stava
controllando per la terza volta i suoi appunti anche quando Piton arrivò da
lui.
“E’ leggermente densa. Sai cosa hai fatto e quali effetti potrebbe avere?”
Chiese.
“Ehm, è stato perché ho lasciato la prima parte freddarsi troppo
velocemente e potrebbe causare… potrebbe causare un tempo più lungo di
riassorbimento e indebolire gli effetti?”
Piton alzò un sopracciglio. “E’ una domanda o una risposta?”
“Una risposta, signore.” Disse Harry insicuro, ma facendo in modo che
sembrasse un’affermazione.
Piton annuì. “Bene.”
“Dovrei passare alla Worming Draught, signore?” Chiese Harry. Allo sguardo
sorpreso di Piton, lui si affrettò a spiegare. “Voglio solo essere sicuro
di essere preparato per il test di questo venerdì.”
“No, Potter, lo faremo domani.” Rispose Piton. Harry sembrò deluso, e Piton
sperò che fosse solo perché a Harry piacesse la creazione delle pozioni.
“Professore, mi stavo chiedendo quale fosse la mia posizione per quanto
riguarda i voti di Pozioni.” Disse Harry con tono nervoso.
Piton lo guardò, attento nel mantenere neutrale la sua espressione. “La mia
classe non è una competizione, Mr. Potter. Non rilascio informazioni
riguardo i voti degli altri studenti.”
“Beh, signore, lei pubblica chi ha ricevuto il voto più alto alla fine del
trimestre, volevo solo sapere se fossi vicino. Se fosse possibile, farei di
tutto per avere i voti più alti. Devo solo sapere cosa fare e lo farò.”
Disse Harry determinato, ma anni passati a capire cosa le persone stavano
cercando di non mostrare, fecero percepire a Piton la disperazione che
guidava quella richiesta.
“Potter, siediti, vorrei parlare di una cosa con te.” Piton ignorò lo
sguardo preoccupato di Harry e tolse il disordine con un colpo di
bacchetta, facendo lievitare gli ingredienti fino alla mensola.
Indicò la sedia e Harry cautamente si sedette. Mentre Piton versava del tè,
ancora una volta, ignorando lo sguardo sconcertato del ragazzo, Harry si
schiarì la voce imbarazzato.
“Ehm, non c’è speranza? Ho provato a calcolare il mio voto, e ho cercato di
capire cosa mi servisse per ogni esame, ma è difficile senza sapere i punti
totali del trimestre e che punteggio mi serve per superarlo, quindi io…”
Piton alzò una mano per far tacere il ragazzo. Harry immediatamente chiuse
la bocca. Piton spinse una delle tazze di tè verso di lui. Il fatto di non
aver fatto domande era una conferma alla stanchezza di Harry e alla sua
mente annebbiata, specialmente dopo quanto era successo lo scorso anno con
la Umbridge che aveva provato a somministrargli il Veritaserum.
Non sapeva come iniziare questa conversazione. Come si poteva dire ad uno
studente di smettere di studiare così tanto? Come si poteva dire ad uno
studente che i suoi voti stavano iniziando ad essere troppo alti? Come si
poteva iniziare questa conversazione e dare l’impressione che ancora non ti
importava niente di nessuno, specialmente Harry Potter?
“Potter, la tua capocasa ti ha parlato delle tue abitudini di studio?” Osò.
Harry sembrò confuso. “Certo. Mi sta dando ripetizioni per Trasfigurazione
e sta dicendo che è contenta di vedermi così impegnato a scuola. Si è
fermata ultimamente perché stava diventando un po’ superfluo… perché?”
Piton insultò mentalmente la sua collega per non aver avuto questa
conversazione con Harry, lasciando lui ad occuparsene.
“Potter, cosa fai a parte studiare e fare i compiti?” Chiese Piton.
Harry sembrò quasi preso di contropiede, ma rispose subito alla domanda.
“In realtà nulla. Mi sto veramente impegnando per alzare i voti. Stavo
pensando di aggiungere al mio tempo altro studio di Pozioni se potesse
aiutare a far alzare il voto.”
Piton alzò il sopracciglio.”Aggiungere al tuo tempo studio extra? E cosa
potrebbe sostituire quello studio extra a questo punto? Stai già saltando i
pasti, state pianificando di andare a mangiare tutti insieme?”
Harry adesso sembrava confuso. “Mangio,” Disse velocemente. “Ma se mangiare
in un posto in cui posso studiare più spesso potrebbe aiutarmi per
Pozioni…”
“Potter, non pensare al tuo voto di Pozioni, non è quello che…”
“Quindi ho già il voto più alto?” Spiattellò Harry, sollevato.
“No, non ce l’hai.” Abbaiò Piton. Fremendo interiormente per essere
lasciato sfuggire questa informazione. Draco Malfoy era naturalmente
portato per Pozioni e aveva il voto più alto senza battere ciglio. Harry
stava contendendo con Hermione il secondo posto, anche se non era sorpreso
all’idea che Harry lo avesse già preso prima della fine del trimestre.
L’infelice sguardo sul volto di Harry gli ricordò perché non voleva che lui
lo sapesse.
“Potter, non preoccuparti di chi è migliore o peggiore di te. O dovrei
dire, non preoccuparti di come Remus Lupin reagirà verso chi è migliore o
peggiore di te.”
Harry lo guardò in stato di shock. “Io non…”
“Dimentichi che sono stato presente durante la tua breve conversazione con
lui all’ultima Serata della Famiglia.” Tagliò corto Piton.
“Allora dovrebbe sapere più di tutti che ho bisogno del primo posto. Devo
mostrargli che sto provando e lavorando più duramente che posso.” Disse
Harry, distogliendo lo sguardo imbarazzato.
“Se richiesto, lo informerò dei tuoi sforzi nella mia materia, ma in cambio
dovrai dimezzare il tuo tempo di studio.” Disse Piton intensamente, non
sorpreso quando Harry lo guardò sconcertato.
“Huh, non capisco. Voglio che lui sappia che sto lavorando duramente…”
“Non c’è cosa come lavorare duramente, Potter. Ti sei guardato allo
specchio ultimamente? Sembri un morto vivente.” Disse Piton in modo
tagliente.
Harry lo guardò. “Mi dice sempre di studiare di più, prendendomi in giro in
classe, facendosi beffe di me quando non capisco un argomento o altro. E
ora che sto studiando di più lei vuole che io studi di meno? E’ che lei non
vuole che io sia il primo della classe, vero? E’ così terribile per lei
avere il figlio di James Potter come primo della classe di Pozioni? E’
questo?” Domandò Harry, la voce che si riempiva di rabbia.
“C’è una piccola cosa chiamata bilancio, Potter, e sembra che tu voglia
solo arrivare in cima alla scala. Stai mettendo a rischio la tua salute.”
Disse Piton furente.
“Sa una cosa? Si dimentichi le ripetizioni. Sono rimaste poche settimane
alla fine del trimestre e posso farcela da solo senza avere a che con lei
che prova… prova a buttarmi giù perché non riesce a lasciarsi il passato
con mio padre alle spalle!” Gridò Harry, alzandosi dalla sedia e mettendo
fuorisamente la sua borsa in spalla. “Non riesce nemmeno a vedere che io
non sono così! Non sono un bullo, non mi metto al centro dell’attenzione,
non attacco persone indifese! Dio, non sono mio padre!”
E con quello uscì dalla stanza sbattendo la porta dietro di lui.
Il fatto era che Piton aveva capito che Harry non fosse come suo padre,
aveva visto i primi indizi dai ricordi che aveva visto durante le lezioni
di Occlumanzia e lo realizzò veramente quest’anno con le sessioni di
ripetizioni che stava dando al ragazzo. Era per quel motivo che era
preoccupato. James Potter era circondato da amici, famiglia e ammiratori e
si sarebbe difeso facilmente se qualcuno lo avesse trattato così
orribilmente. Ma Harry Potter, era un ragazzo davvero solitario, con
nessuno di cui si fidava per appoggiarsi e di cui si fidava per farsi
aiutare in questi tempi difficili. James Potter non sarebbe stato
danneggiato così da simili eventi, ma Piton lo sapeva su Harry Potter, che
tutto questo avrebbe potuto distruggerlo.