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Autore: KatherineFreebatch    23/03/2019    5 recensioni
“Vorrei tanto che qualcuno mi guardasse come Roger guarda te” dice Rami a Brian. E tanto basta per risvegliare sentimenti assopiti nei due musicisti. [Maylor a 3 capitoli]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Body Language
 

Se c’era una cosa di cui Brian andava fiero era l’essere in grado di notare praticamente tutto, la sua attenzione per i dettagli era maniacale ed era raro, se non impossibile, che qualcosa potesse sfuggire alla sua attenzione. Eppure....

Eppure Rami, solo il giorno prima gli aveva sussurrato all’orecchio una frase che aveva alterato la sua percezione di Roger drasticamente.

Brian e Roger erano arrivati sul set di Bohemian Rhapsody di buon ora come d’abitudine. Quella mattina, però, erano accompagnati da una piccola troupe assemblata appositamente per quella giornata in cui avrebbero ripreso alcune scene del duo Queeneiano sul set ed un’intervista che sarebbe poi finita negli extra dei dischi per gli home video.

I due erano ben consci della telecamere puntata su di loro, ed ognuno aveva reagito a modo suo: Roger sfoggiando il paio di occhiali da sole più grosso che era riuscito a trovare insieme ad una berretta di lana e Brian sbottonando un paio di bottoni in più della camicia. Il chitarrista, poi, si era perso in convenevoli molto più plateali del solito, abbracciando e baciando chiunque gli finisse sotto tiro, Rami compreso. Mentre lo stringeva forte a sé, l’attore aveva affondato il viso nel suo petto e borbottato: “Adesso Roger mi scuoia.”

“Uhm?” Chiese Brian, confuso, sciogliendo l’abbraccio. E Rami aveva replicato:


“Niente. Solo che vorrei tanto avere qualcuno che mi guardasse come Roger guarda te.” Poi una luce era cambiata nei suoi occhi, la schiena si era rizzata e Freddie pareva essersi materializzato mentre lui dava un pugno scherzoso alla spalla del musicista dicendo con un perfetto accento inglese: “Ciao, tesoro.” E se ne era andato lasciandosi dietro un Brian alquanto sbigottito.

Le sue parole erano rimaste nella mente del chitarrista, e non lo avevano abbandonato per tutta la giornata, lasciandolo pensieroso e distante da Roger tanto che, quando era arrivata l’ora di abbandonare il set, il batterista si era girato verso di lui e gli aveva chiesto un po’ seccato: “Ti riporto a casa io, od oggi ti do così fastidio che mezz’ora in macchina con me non riesci a sostenerla?”

Brian lo aveva guardato stranito e mortificato. “Scusa,” aveva risposto sorridendo senza riuscire a ricambiare lo sguardo dell’amico “è che i ragazzi sono così bravi e Rami è così Freddie che sono rimasto turbato tutto il giorno.”

A quella scusa, che poi non era completamente una bugia, Roger si era ammorbidito.

“Dio, più invecchi, più diventi melenso.” Aveva borbottato con uno sbuffo. E l’amico aveva risposto dandogli una leggera spallata e aveva replicato:

“Dì la verità, che non mi vorresti in nessun altro modo...”

A ciò Roger aveva scosso la testa ed aperto la portiera della sua auto, evitando accuratamente di guardare e rispondere in qualsiasi modo alla provocazione del chitarrista.

Era ormai scesa la notte e, anche se le luci della città offuscavano le stelle, la luna splendeva alta e maestosa nel cielo. Brian tenne fissi gli occhi su di lei, perdendosi nei propri pensieri.

Vorrei tanto avere qualcuno che mi guardasse come Roger guarda te.

Quella frase continuava a rimbalzargli nella mente. Pensò che Rami si tesse sbagliando, che Roger in realtà non lo guardava in nessun modo particolare, che Roger non avesse alcun tipo di sentimento romantico nei suoi confronti, che quella cotta che si portava dietro per il batterista da decenni doveva rimanere sepolta dalla consapevolezza che, appunto, non era altro che una cotta stupida e con nessuna possibilità di essere ricambiata.

La mano di Roger sul suo ginocchio lo fece trasalire. Il batterista gli diede una pacca leggera e poi lasciò lì la sua mano, calda e rilassata.

“Ancora perso nei ricordi, Brian?” Chiese senza distogliere lo sguardo dalla strada.

Il chitarrista si strinse nelle spalle mentre non riusciva a staccare gli occhi dalla mano di Roger.

“È che a volte Fred mi manca più del solito.” Sospirò, strappando un sorriso tirato all’amico. Roger gli strinse il ginocchio.

“Oggi è mancato tanto anche a me.” Disse, schiarendosi la voce. “E vedere i ragazzi lavorare, mi ha fatto sentire tanto, tanto vecchio.”

Guidato dall’istituto, Brian posò la propria mano su quella del batterista.

“Noi siamo vecchi, Rog.” Disse sistemandosi meglio sul sedile in modo da poter guardare l’amico senza sforzo. “Ma siamo ancora giovani abbastanza. “

Roger rise, sarcastico.

“Siamo ancora abbastanza giovani per fare cazzate? È questo che mi stai dicendo?”

Brian, con il cuore improvvisamente in gola, annuì.
“Sì, siamo ancora giovani abbastanza per fare quello che vogliamo.” Disse, la voce appena tremante. Fece scivolare la mano sotto quella di Roger, palmo contro palmo e intrecciò le loro dita. “E siamo vecchi abbastanza per sapere che non potrebbe mai essere una cazzata.”

Sotto le sue dita, Roger sussultò appena, ma, dopo qualche attimo di indecisione che a Brian parve durare una vita intera, serrò la presa sulla mano del chitarrista.
 

“Non lo è. Certo che non lo è. Non potrebbe mai esserlo.” Sentenziò il batterista, serio come mai lo era stato. E dopo qualche secondo aggiunse “Come hai fatto a capirlo? Sono anni che...” si bloccò, imbarazzato e l’altro, anche nel buio della macchina, riuscì a scorgere un rossore avanzate sotto la barba candida.

“È stato Rami.”Disse Brian, sorpreso da come le cose, una volta scattata la scintilla, si stessero muovendo tanto velocemente. “Ha detto che vorrebbe tanto avere qualcuno che lo guardi come tu guardi me e mi sono reso conto che ha ragione. E che sono stato troppo impegnato a cercare di nascondere come io guardassi te per riuscire a vedere che i miei sguardi sono sempre stati ricambiati.”

Roger sbuffò, incredulo e sciolse la presa tra le loro mani per cambiare marcia.

“Mi stai dicendo che sei sempre stato aperto all’idea di questa cazzata?” Chiese, ironico.

Brian si lasciò cadere contro il sedile e sospirò.

“È una cosa che è lì da molto, molto tempo, Rog. E francamente non mi va di parlarne, ora.”

L’amico annuì e rimase chiuso in un silenzio pensieroso finché non arrivarono sotto la casa cittadina di Brian.

“E ora?” Chiese Roger quando l’altro si aspettava una buonanotte.

“E ora cosa?” Chiese il chitarrista, il cuore che di nuovo batte a furioso.

“E ora la vogliamo fare questa cazzata o no?” Insistette Roger, afferrando la mano di Brian. Ricevette un cenno del capo dall’altro e lo vide chiudere gli occhi, trattenendo il respiro. Respiro che subito lo abbandonò quando sentì il palmo calloso dell’altro sulla sua guancia.

Roger lo guidò verso di sé, fermandosi a pochi millimetri dalle sue labbra per sussurrare:
“Ultima occasione per tirarsi indietro.”

Gli occhi di Brian si spalancarono, riflettendo per un attimo la luna piena.

“Roger,” fece, cauto “vuoi salire a vedere la mia collezione di cucchiai?” Aggiunse prima di baciarlo.

 
   
 
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