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Autore: lisi_beth99    23/03/2019    1 recensioni
Minho è stato catturato ed il resto del gruppo cerca di salvarlo dalle grinfie di W.C.K.D.
Lane dovrà lottare un'ultima volta per riuscire a lasciarsi tutto alle spalle e poter costruire una vita pacifica con Newt.
Ma ci sarà un segreto fra loro...
Riusciranno a vincere contro l'organizzazione e a raggiungere un luogo sicuro?
Questo è l'ultimo capitolo della saga, dove tutto si concluderà nel bene, o nel male
//SEQUEL DI: RUN FIGHT SURVIVE\\
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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-Cosa? – domandai incredula – Non può essere… - sussurrai abbassando lo sguardo sulla mano della ragazza ancora appoggiata sulle mie.
-Invece è proprio così. Ho rifatto l’esame tre volte per sicurezza. Non ci sono dubbi: aspetti un bambino. – sembrava eccitata e preoccupata al tempo stesso.
Scostai le mie mani in malo modo – Perché me lo stai dicendo? È una qualche tecnica per portarmi dalla parte tua e di quella pazza della Page? – sbraitai incapace di capire in che razza di situazione mi stavo ritrovando. Teresa si alzò e mi si avvicinò maggiormente, arrivando ad inginocchiarsi accanto alla mia sedia – No Lane, tu non capisci. Ti sto dicendo tutto questo per proteggerti. È vero, vi ho traditi tutti. Ma l’ho fatto perché credevo che fosse il modo giusto. E lo credo ancora. Ma se sapessero che aspetti un bambino, che un’immune aspetta un bambino… Ti userebbero come cavia, farebbero esperimenti su quella creatura – indicò la mia pancia – questo non lo posso permettere. Già si sfiorano dei limiti su cui è difficile passare sopra, ma un neonato… NO! Non riuscirei a guardarmi più allo specchio. Capisci? – domandò sorridendo gentilmente.
In quel momento rividi la ragazza con cui credevo di poter instaurare un rapporto, quella con cui avevo parlato appena arrivate nella struttura che credevamo un posto sicuro… Ma potevo fidarmi di lei? Ci aveva traditi tutti poco più di sei mesi prima…
-Cosa proponi di fare? – chiesi restando il più distaccata possibile. Lei si rimise in piedi – C’è una dottoressa, una di cui mi fido, che potrebbe farti un’ecografia, così da sapere di più sulla creaturina che cresce nella tua pancia. Poi parleremo con la dottoressa Page, le diremo che ti ho fatto capire quanto il nostro lavoro qui sia importante e le chiederò se puoi venire a stare da me. Poi il resto lo vedremo mano a mano. Ci stai? – mi guardò speranzosa.
Sembrava volesse trovare un modo per redimersi da ciò che aveva fatto all’accampamento del Braccio Destro.
-Va bene. Fammi uscire da qui. – in quel momento riuscivo solo a pensare al bambino che stava crescendo dentro di me, il mio bambino.
Teresa sorrise raggiante, chiamò la guardia appostata fuori e gli ordinò di liberarmi – Le ho fatto tornare la ragione. – esclamò prendendomi per un braccio e accompagnandomi fuori.
Attraversammo alcuni corridoi, venendo superate da diverse persone con camici bianchi. – Questa dottoressa è qui da non molto, ma sono sicura che terrà la bocca chiusa. – mi stava dicendo la mora mentre entravamo in un piccolo laboratorio con un lettino e poco più al suo interno. In quel momento entrò una donna bassina, dai capelli biondo miele e la pelle chiarissima. Tirò una tenda, così da coprire la vista a chi era fuori.
-Io sono Rebecca. – disse rivolta a me, poi si voltò verso Teresa – Sai che sto rischiando molto vero? Se la Page lo scopre mi fa uccidere… - nel frattempo stava estraendo un macchinario dall’unico armadio presente nella stanza. –Tranquilla. Non lo verrà a sapere. – le rispose la mora dando una sbirciatina fuori dal vetro.
Era tutto così assurdo! La mia testa stava per esplodere. Fino a quel momento avevo considerato quelli che lavoravano per W.C.K.D. come dei pazzi, dei mostri che torturavano giovani senza colpa. Ma in quel momento… non lo so, mi sembravano delle persone come me. Persone che cercavano di andare avanti senza farsi uccidere dal virus o dalla Page. Forse avevamo avuto sempre un’impressione sbagliata. Anche mia madre si era rivelata diversa da ciò che credevo… E Teresa… Era lì in quel momento, con me, che cercava un modo per salvare me e il mio bambino. Forse anche lei era come me…
No! Erano sicuramente gli ormoni che mi facevano pensare quelle cose. W.C.K.D. non è buono! E nemmeno quelli che ci lavorano.
-Guarda! – esclamò Rebecca girando il monitor dell’ecografo così che lo potessi vedere – Dalle dimensioni direi che è di circa tre mesi… - disse stampando una foto del bambino e passandomela.
Mi ritrovai con la foto di mio figlio, o figlia, fra le mani. La guardai per quelli che mi sembrarono secoli. Da tutta quell’orribile situazione era nato qualcosa di meraviglioso. Mi commossi mentre vedevo la foto in bianco e nero di un fagiolino arrotolato su se stesso. A malapena si distingueva quella che immaginai essere la testa. Mi asciugai velocemente una lacrima che era scappata al mio controllo. Se solo Newt fosse stato lì…
-Dobbiamo andare Lane. – disse Teresa mentre mi passava un panno per pulirmi dal gel che mi aveva messo sull’addome per fare l’ecografia. Non mi ero nemmeno accorta che lo avessero fatto, ero proprio su un altro pianeta in quel momento. Ma dovevo ritornare con i piedi per terra! Non eravamo ancora al sicuro.
Riabbassai la maglietta ed uscii dalla stanza con la mora. – Ora andiamo a cercare la dottoressa Page. Dobbiamo essere credibili. – stava sussurrando al mio orecchio mentre camminavamo.
-Eccoti qui Teresa. Ti stavo cercando. – quella voce non poteva essere confusa: era la Page. Ci voltammo cercando di mantenere la calma. Quando la donna mi vide si bloccò sul posto - Lane? – chiese dubbiosa. Teresa le si avvicinò – Io e Lane abbiamo fatto una chiacchierata. Le ho fatto capire quanto siano importanti i nostri esperimenti. Ha capito. Ora vuole aiutare. – era rimasta impassibile, era stata bravissima a mentire. E se lo avesse fatto anche con me?
Istintivamente portai una mano nella tasca dei pantaloni in cui avevo messo l’ecografia e la strinsi forte.
-Ah, è così? – la bionda si voltò a guardarmi. Io abbassai il capo in segno di scuse – Voi state facendo tutto il possibile per salvarci tutti. Thomas ha sbagliato a ribellarsi e, così, anch’io. Ma Teresa mi ha fatto ricordare tutta la miseria che c’era prima che W.C.K.D. cominciasse il suo lavoro. Le chiedo scusa, dottoressa Page. – sperai di non aver esagerato con le parole melliflue…
La donna sembrò crederci, le spuntò un sorriso – Speravo che avresti capito. Mi dispiace per tua madre, ma lei aveva perso di vista l’obiettivo finale… - mi fissò, quasi sperando in un mio passo falso. Io la sorpresi – Capisco. Non deve chiedere scusa, io l’avevo data per morta quando mi abbandonò quindi… - sentii il mio cuore rimproverarmi per quelle parole. Non avevo detto una bugia… e lo sapevo benissimo.
-Bene, se è così, allora sarai felice di aiutare Teresa a somministrare la cura ad una nostra giovane paziente. – disse Ava mentre si incamminava nella direzione da cui era venuta.
Seguimmo la bionda fino ad un’ampia stanza piena di macchinari di cui ignoravo l’uso. Io e Teresa entrammo passando da un getto di aria che serviva a sterilizzare i nostri abiti. Indossavamo un camice, portatoci da un infermiere. Poi la vidi: era una ragazzina, sdraiata su un lettino, con le vene ingrossate e blu. Mi ricordò molto me nei giorni in cui ero stata infettata. E mi ricordò ancora maggiormente Winston…
-Ciao Teresa – salutò debolmente la piccola mentre la mora le si avvicinava – Come ti senti? – le chiese l’altra mentre un infermiere disinfettava il braccio alla ragazzina – Così… Con quello starò meglio? – domandò con un filo di voce guardando una sorta di siringa che teneva in mano Teresa – è quello che spero. – sul viso della mora comparve un sorriso rassicurante.
Io ero rimasta in disparte, cercando di cogliere anche il più piccolo cenno che Teresa fosse ancora la traditrice e volesse in qualche modo fregarmi… ma nulla. In quella scena vedevo solo una persona che cercava di far stare meglio una bambina che soffriva molto.
Era davvero chi diceva di essere. Vero?
Le iniettò la cura e sembrò stare meglio anche se l’iniezione era stata dolorosa…
Dopo qualche minuto Teresa si rialzò dalla sedia e mi fece cenno di uscire. – Ora ti porto nel mio appartamento. Così ti puoi riposare un po’. – disse togliendosi il camice e lasciandolo su un tavolo cosparso di provette. Io la imitai e la seguii fuori da quel posto.
   
 
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