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Autore: lisi_beth99    23/03/2019    1 recensioni
Minho è stato catturato ed il resto del gruppo cerca di salvarlo dalle grinfie di W.C.K.D.
Lane dovrà lottare un'ultima volta per riuscire a lasciarsi tutto alle spalle e poter costruire una vita pacifica con Newt.
Ma ci sarà un segreto fra loro...
Riusciranno a vincere contro l'organizzazione e a raggiungere un luogo sicuro?
Questo è l'ultimo capitolo della saga, dove tutto si concluderà nel bene, o nel male
//SEQUEL DI: RUN FIGHT SURVIVE\\
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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Uscite dall’edificio, sede della W.C.K.D. ci incamminammo per le strade dell’Ultima Città. Mi ritrovai spaesata, in mezzo a una miriade di persone che camminavano freneticamente in ogni direzione. Molti di loro indossavano delle mascherine su bocca e naso, come quelli che avevo visto il giorno prima, fuori dalle mura.
Cercai di memorizzare il percorso che facemmo, così da sapere come tornare alla sede. Se fossi riuscita a trovare i ragazzi, avrei potuto condurli direttamente dalla Page.
-Da questa parte. – disse Teresa, indicando un edificio di una decina di piani. Entrammo nell’atrio decorato in argento e prendemmo l’ascensore. – Spero che ora tu ti fidi di me. – fece la mora mentre le porte si riaprivano al quinto piano.
-Non ne sono ancora sicura. – le risposi onestamente – Ma ti ringrazio per quello che hai fatto per me e per il mio bambino. – sorrisi mentre entravamo nell’appartamento.
Dall’entrata si accedeva immediatamente ad un ampio soggiorno con un divano bianco. La proprietaria mi fece fare un rapido giro della casa: sulla sinistra c’erano le due camere da letto e un bagno, sulla destra c’era una piccola cucina e una dispensa.
-Non l’ho praticamente usata quella parte della casa. Non ci sto molto qui dentro. – confessò mentre appoggiava la giacca sul divano e andava verso la cucina – Fai come se fossi a casa tua. Fatti una doccia, mangia qualcosa e vai a riposare un po’. – continuò mentre si prendeva un bicchiere d’acqua.
Io ero ancora spaesata. Come aveva fatto ad abituarsi a quella vita in soli sei mesi? Si aggirava per l’appartamento come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
-Lane? – domandò rispuntando dalla cucina – Tutto bene? – mi si avvicinò con un bicchiere d’acqua e me lo porse – Sì… - risposi prendendolo – Devo solo mettere in ordine i pensieri. Tess sono incinta. Ho avuto qualche segnale ma credevo fosse qualche strascico del virus… - dissi senza accorgermi che l’avevo chiamata Tess.
Lei si sedette sul divano – Tu sei stata infettata? Quando? Potrebbe essere un problema per il bimbo. – era più preoccupata di quanto non fossi io. – Sono guarita il giorno in cui siamo arrivati all’accampamento del Braccio Destro. Non c’è alcun rischio per lui… - spiegai accarezzando istintivamente la pancia. Mi lasciai cadere sul divano, accanto alla mora che mi sorrideva come una vecchia amica.
-Lo dirai a Newt? – chiese dopo qualche istante di silenzio. Sollevai le spalle – Quando tutto questo sarà finito… e se mai dovessimo rivederci. – purtroppo c’era ancora il dubbio che potessi riuscire a rivedere il mio amato, il padre del mio bambino.
Forse non ci saremmo mai più riuniti, forse…
-Te l’ha regalata lui vero? – domandò ancora la mora alludendo alla conchiglia che, distrattamente, stavo accarezzando con la punta dell’indice. Annuii con un sorriso triste sulle labbra mentre il ricordo delle sue parole riaffiorò nella mente. La speranza che tutto questo finirà e noi due potremo avere una vita felice. Ripetei nella mia mente.
-Immaginavo fosse stato Newt. È per questo che te l’ho rimessa dopo che ti avevano cambiato gli abiti. – continuò guardando fuori dalla finestra.
Quindi era stata lei… Senza secondi fini. Potevo finalmente tornare a fidarmi di lei?
-Io devo tornare in laboratorio. Tu resta e fai quello che vuoi. Ti lascio un mio vestito sul letto. – Teresa si alzò e mi strinse un ginocchio con fare amichevole.
Sparì nella sua camera; io estrassi l’ecografia dalla tasca dei pantaloni. – Ciao piccolino. – sussurrai mentre accarezzavo quella che poteva assomigliare alla fronte di mio figlio.
-Il color corallo dovrebbe starti bene! – urlò Teresa, probabilmente da dentro l’armadio. – Te l’ho lasciato sul mio letto. Ora vado. A questa sera. – riemerse dalla sua camera dopo cinque minuti, con dei pantaloni blu, una maglietta bianca, una camicia sui toni del bordeaux e degli stivaletti marroni. Prima di aprire la porta d’ingresso riprese il cappotto beige dal divano e mi salutò con un sorriso. – Ci vediamo! – esclamai mentre la porta si richiudeva.
Rimasta sola mi guardai un po’ attorno, poi decisi di farmi una doccia e cancellare l’odore di cella che avevo addosso.
In bagno trovai un asciugamano color glicine appoggiato sul lavandino, pronto per essere usato. Teresa sembrava completamente cambiata da quando l’avevo vista sparire a bordo della Berga, portandosi dietro Minho.
-Minho! – esclamai mentre aprivo il getto della doccia. Mi ero completamente dimenticata di lui. E così avevo fatto con Maggie, Theo e Josh. –Dannazione! – dissi a me stessa mentre una nube di vapore cominciava a riempire il bagno. Gli avevo promesso che li avrei portati fuori di lì e mi ritrovavo a farmi una doccia tranquillamente nell’appartamento di una di quelli che li aveva torturati…
Avevo avuto troppi pensieri in troppo poco tempo. In quel momento nella mia testa c’era solo mio figlio e il suo benessere.
Mi misi sotto al getto caldo e lasciai che l’acqua mi scorresse lungo la schiena e mi rilassasse. Mi ricordai della doccia con Newt, appena arrivati in quel luogo che credevamo sicuro.
Accarezzai la mia pancia – Tranquillo piccolino. Il tuo papà verrà a prenderci. Ci potrei giurare. – sorrisi e rimasi a godermi ancora un po’ l’acqua calda.
Per qualche motivo, mi ritrovai a pensare a mia madre. Quale sarà stata la sua reazione quando aveva scoperto di essere incinta? In che modo era riuscita a dirlo a suo marito? E come l’aveva presa lui quella notizia? Immancabilmente mi trovai a fare dei paragoni. Newt sarebbe stato felice? Mia madre aveva sempre detto che erano stati colmi di gioia, dopo aver ricevuto quella notizia, ma… Non è ciò che tutti i genitori dicono ai propri figli?
Mio padre era morto poco dopo la mia nascita, così mamma era sempre stata il mio unico punto di riferimento. Quando mi aveva abbandonata avevo creduto di sprofondare… Poi però avevo trovato le forze per riprendermi e combattere. L’avevo odiata; eccome se l’avevo odiata! Per tutto il male che era scaturito da quella sua maledettissima decisione di scappare senza di me; per avermi fatta crescere in un posto orribile; per non avermi mai rivelato i veri piani di W.C.K.D. Certo, ero solo una bambina però…
Poi, quando l’avevo ritrovata in quell’accampamento non avevo nessuna intenzione di perdonarla. Eppure… in qualche modo mi era stato chiaro il motivo che l’aveva spinta a lasciarmi.
Qualche mese dopo il nostro arrivo al porto, Vince mi aveva portata sulla spiaggia per parlare.
 
Seguo silenziosamente l’uomo baffuto. Non chiedo nulla: sarà lui a parlare. Poi si ferma proprio davanti ad uno scoglio e fissa l’orizzonte. –Sai? Tua madre ti amava tantissimo. E non passava giorno che non rimpiangesse la sua decisione. – si volta per guardarmi e noto quell’immancabile vena di tristezza nei suoi occhi. Doveva averla amata veramente molto…
Ancora non apro bocca. Non so cosa dire. – Ogni volta che portavano nuovi ragazzi al Braccio Destro, sperava che ci fossi anche tu. – fa un’altra pausa. Forse spera che io chieda qualcosa, o dica qualcosa. Capendo che non aprirò bocca, decide di continuare – Però poi Mary temeva il vostro incontro. Temeva di leggere l’odio e il disgusto che provavi per lei nei tuoi occhi. – una fitta al cuore mi fa scendere una lacrima silenziosa lungo la guancia. Se le avessi parlato… Invece avevo rimandato e poi… e poi era successo di tutto e non avevo avuto modo di sedermi e dirle tutto quello che pensavo e avevo provato.
-Ti amava con tutto il suo cuore Madeleine. Avrebbe fatto di tutto per tenerti al sicuro. – conclude Vince, tornando poi a guardare il mare. Rimaniamo lì per svariati minuti, a contemplare la maestosità di quella distesa blu. – Grazie. – dico solo, prima di allontanarmi e raggiungere Newt che mi chiama dal molo.
 
Ritornai al presente, ricordando con il magone quelle parole e ciò che ne conseguivano.
Quando riemersi dal bagno, dopo una ventina comoda di minuti, andai nella stanza di Teresa, trovando un abitino color corallo, con la manica a trequarti e la gonna che cadeva morbida. Non mi sarei mai aspettata di poter indossare nuovamente un abito…
Indossai l’abito e decisi di curiosare un po’ in giro per provare a capire meglio Tess. In soggiorno c’era solo il divano ed un tappeto, nessun segno che ci abitasse realmente qualcuno. Come se la mora non si fosse trovata realmente a casa sua…
Anche il resto dell’appartamento era scarno di soprammobili o foto…
Mi sdraiai sul divano con l’intento di riposarmi solo un po’, per poi tornare alla sede di W.C.K.D. Avevo infatti pensato che, avendo il libero accesso alla struttura, ora che ero “passata dalla loro parte”, forse avrei potuto trovare un modo per salvare almeno Minho e gli altri tre ragazzini.
Purtroppo però non mi ero accorta di quanto fossi stanca e fui accolta nel mondo dei sogni.

 
   
 
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