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Autore: _Cthylla_    24/03/2019    1 recensioni
[COMPLETA || Ambientata in Transformers: Armada. Purtroppo su questo sito manca il contesto giusto, quindi si fa quel che si può, se il Dio Esterno Yog Sothoth vuole!]
Come inizia la storia del Deviant Team nell'Universo Armada? Con la ricerca di una particolare vernice rosa nella base lunare sbagliata.
Tra il quasi furto di una certa Spada Stellare, tra follie e pollerie, pericolosissimi titani planetoidi e oscure divinità che si manifestano più o meno concretamente, riusciranno Mintaka, Deathstar, Stylequeen, Pkangu e Zoira a sopravvivere a tutto ancora una volta grazie al PDBDC?
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Megatron, Optimus Prime
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers Animated
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Deviant Team: Madness is Everywhere!'
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Chi avrebbe mai detto che sarei tornata nel fandom dei transformers dopo anni? :'D
Prima che iniziate a leggere voglio chiarire una cosa: questa one shot a caso è slegata dalle altre cose sul Deviant Team che ho in giro, incluse quelle su altri siti.
Buona lettura!






«’Taka».
 
«Sì, ‘Star?»
 
«Ricordami come e perché siamo finite qui dentro».
 
“Qui dentro”, alias uno sgabuzzino malmesso, stipato di roba cybertroniana e polveroso, in cui le due transformer entravano per un pelo.
Una situazione bizzarra ma c’era da dire che, nei loro milioni di anni di vita, Mintaka e Deathstar -rispettivamente una motocicletta girgia, blu e nera e una jetformer nera, rossa e bianca- si erano ritrovate in situazioni molto più strane.
 
«Questa volta non c’è bisogno di riflettere granché per concludere che non è tutta colpa nostra… ma perlopiù di Stylequeen e del rosa più rosa dell’Universo» disse Mintaka.
 
«EH! Quello!»
 
La loro amica Stylequeen era un’automobile, e probabilmente era anche la femme rosa più rosa tra le femmes rosa.
Solo che il rosa di cui era dipinta la sua carrozzeria attualmente aveva iniziato a sembrarle un po’slavato, ragion per cui si era messa in testa di cercare nientemeno che il rosa più rosa dell’Universo con cui ridipingersi.
Aveva costretto Pkangu -il tecnico nonché unico maschio del gruppo- a cercare suddetta vernice in tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i laghi (?) e soprattutto in tutte le reti in cui fosse riuscito a penetrare, incappando infine nel sito d’un tal Stuart Semple col suo “Pinkest Pink”.
Peccato che ci fossero diversi problemi: per esempio che la spedizione di quei prodotti fosse disponibile solo sul pianeta chiamato Terra, che suddetto pianeta fosse praticamente dall’altra parte del cosmo e che la piccola astronave del loro gruppo non possedesse un sistema adeguato per arrivare lì in tempi brevi. Era una tecnologia a disposizione solo delle basi militari presenti in tutte le colonie cybertroniane, e loro non si erano mai voluti schierare.
 
Solo che Stylequeen, per raggiungere il “suo” rosa, non si era fatta fermare da nulla di tutto ciò.
 
Escludendo dai propri recettori uditivi qualunque voce ragionevole, nottetempo aveva convinto Deathstar e Mintaka ad aiutarla a infiltrarsi nella prima base Autorobot che avevano trovato.
Deathstar e Mintaka non erano precisamente due tipe discrete, specialmente quando erano insieme, però Deathstar era portatrice di qualcosa che nessun’altra creatura conosciuta possedeva: il mitico PDBDC, alias il Potere Della Botta Di Culo. Proprio quel che serviva per entrare in una base militare e sfruttarne il teletrasporto a lungo raggio, insomma.
Era filato tutto abbastanza liscio, principalmente perché Deathstar e Mintaka avevano premuto a caso un pulsante che aveva dato il via a un allarme che aveva causato un’evacuazione generale e fatto svuotare la base intera, ma le cose erano precipitate appena dopo la partenza di Stylequeen, quando vari soldati Autorobot erano rientrati e le avevano trovate vicine al teletrasporto.
Le due si erano gettate dentro immediatamente, venendo teletrasportate via appena dopo aver visto un Autorobot precipitarsi al computer per tentare di bloccarle, ed ora eccole lì, nello sgabuzzino di chissà quale edificio in chissà quale posto dell’Universo.
 
«Non credo che Stylequeen abbia trovato qui la sua vernice» disse Deathstar «A dirla tutta mi chiedo anche se noi due troveremo qui Stylequeen, perché francamente questo non mi sembra un posto molto vernicioso».
 
«Visto che hanno tentato di bloccarci è possibile che siamo finite in un luogo diverso da quello stabilito» osservò Mintaka «Io dubito che Stylequeen sia sbucata qui. Un po’ me lo auguro pure, perché se no chi la sente?»
 
«Ohé! Chi rosa vuole apparire un po’deve soffrire!» sentenziò la jetformer «Usciamo di qui e andiamo a cercarla, va’».
 
Furono costrette a prendere in mano alcuni oggetti per poter riuscire ad arrivare alla porta e ad aprirla.
Trovandosi davanti un Demolisher qualunque che in quel momento stava passando proprio di lì.
 
«Ciao Coso!» lo salutò Deathstar «Hai mica idea di dove possiamo trovare la tizia rosa più rosa che tu abbia mai visto?»
 
Il povero ufficiale Decepticon, troppo attonito per rispondere e con la bocca semispalancata, rimase in silenzio.
 
«Vabbè, continuiamo a cercare. Grazie lo stesso» sospirò Mintaka, appioppando in mano al mech gli oggetti che aveva preso dallo sgabuzzino.
 
«A buon rendere!» aggiunse Deathstar, rifilando a Demolisher anche i propri oggetti.
 
Entrambe corsero via e, finalmente, quando scomparvero dietro l’angolo Demolisher si riebbe abbastanza da lasciar cadere a terra tutto quel che aveva in mano.
 
«Ma che diavolo?!... devo avvisare subito Megatron!» esclamò.
 
 Corse via a sua volta, verso l’esterno, sapendo che avrebbe trovato lì il suo capo. Il giorno prima gli Auturobot si erano accaparrati il minicon e Megatron dunque, come testimoniava la presenza di nuovi crateri sul suolo lunare, era ancora di malumore.
 
Normalmente sarebbe stata un’ottima ragione per stargli più lontano possibile, però c’erano degli intrusi nella base, quindi Demolisher riteneva di doverlo avvertire. «Megatron!...»
 
«Che vuoi?!»
 
Un’accoglienza non delle migliori, che soffermandosi sull’espressione del leader dei Decepticon e sulla Spada Stellare che egli stringeva saldamente in mano diventava pessima, però l’ufficiale si fece coraggio. «Ci sono degli intrusi, Megatron!»
 
«Cosa?! Intrusi! Mi stai dicendo che Optimus Prime e i suoi cagnolini hanno osato penetrare nella mia base?!»
 
«No… trattasi di due femme sconosciute uscite da uno sgabuzzino, signore!»
 
Per un lungo, lunghissimo attimo, Megatron lo guardò senza proferire verbo.
Poi però…
 
«IDIOTA!» sbraitò.
 
 «Ma Megatron-»
 
«Non sono in vena di stare a sentire assurdità del genere!» lo interruppe questi «Femme che escono da uno sgabuzzino! Per chi mi hai preso?! Nemmeno Cyclonus crederebbe a una simile idiozia. Hai cinque secondi per toglierti di torno prima che decida di farti fondere! Uno…»
 
«Ma ci sono davvero, lo giuro!» insistette l’ufficiale.
 
«Cinque!»
 
«Va bene, va bene!» esclamò Demolisher, allontanandosi più in fretta possibile «Poi però che non si venga a lamentare con me se succede qualcosa, io glielo avevo detto» borbottò «Anche se in effetti, due femme che escono dallo sgabuzzino… forse me lo sono sognato…»
 
Guardando Demolisher allontanarsi, Megatron scosse la testa con fare seccato. «Un soldato con un livello di intelligenza normale. Uno. Non mi sembra di chiedere tanto» disse tra sé e sé «Eppure a quanto pare è troppo anche questo!»
 
La colpa di ciò era in parte imputabile a lui, perché in realtà non gli piaceva avere attorno persone di intelligenza pari o superiore alla sua, però era qualcosa che non avrebbe mai ammesso; e con un ultimo sbuffo seccato, dopo aver dato un’occhiata ai buchi nel terreno creati dalle sue cannonate, decise che sarebbe rientrato nella base a breve.
 
Base in cui nel frattempo Deathstar e Mintaka continuavano a vagabondare indisturbate.
 
«Stylequeeeeen! STYLEQUEEEEEEEEEEEEEEN!» strillò Deathstar «RISPONDIIII-»
 
«STYLEQUEEEEEEN! Ho la corazza graffiata da ridipingere!» urlò Mintaka «…ok, non è ancora arrivata di corsa, dunque mi sa proprio che non è qui. Ovunque sia “qui”. A proposito, il tizio di prima aveva simboli addosso?»
 
«Io non ci ho fatto caso. Chi diavlo c’è?!» esclamò la jetformer, affacciandosi in una stanza a caso «Nessuno… chi diavlo c’è?!» gridò di nuovo poco dopo, facendo la stessa cosa in un’altra stanza «Di nuovo nessuno…»
 
«’Star, qui c’è qualcuno» disse Mintaka, trascinando l’amica in una stanza all’altro lato del corridoio.
 
Il qualcuno cui si riferiva Mintaka era nientemeno che Cyclonus che, tanto per cambiare, stava poltrendo alla grandissima sdraiato su un paio di grosse scatole contenenti chissà che cosa.
Il suo sonno beato però ebbe vita molto breve, perché le due femme iniziarono a scuoterlo.
 
«Ehi!»
 
« Coso Due! Sveglia!»  
 
«M-Ma che succed-» farfugliò l’elicottero, ancora assonnato.
 
«Buongiorno!» lo salutarono in coro, sorridendo.
 
«Di’: è mica passata di qui la tizia rosa più rosa che tu abbia mai visto?» gli domandò Mintaka.
 
«Oltre che essere rosa è anche bona. Per la precisione è bona assai» puntualizzò Deathstar.
 
«Eh, sarebbe bello averla vista!» sospirò Cyclonus «Ormai è da un pezzo che qui le donne più o meno belle ce le sogniamo e basta… come sto facendo io in questo momento, per esempio» aggiunse.
 
«A beh» Deathstar fece spallucce «Allora noi continuiamo a cercarla. Grazie lo stesso, Coso Due!»
 
«Mi chiamo Cyclonus. Fate, fate… non c’è di che» sbadigliò il Decepticon, per poi tornare a dormire.
 
«Comincio a chiedermi se troveremo Stylequeen entro oggi» disse Mintaka, uscendo dalla stanza assieme a Deathstar.
 
«Comincio a chiedermelo pure io. Non che in realtà abbia tutta questa fretta di trovare Chiacchiera» tale era il soprannome di Stylequeen «O meglio, una Chiacchiera che non ha avuto la sua vernice… ma perdersi in tre è meglio che perdersi in due, anche perché lei ha più senso dell’orientamento di noialtre».
 
«Un buon motivo per continuare a chiamarla, ‘Star. STYLEQUEEEEEEEEEN!»
 
«STYLEQUEEEEEEN!... Mintaka, una cosa».
 
«Dimmi».
 
«Tu hai fatto caso alla presenza o meno di un simbolo sul tizio che dormiva?» domandò Deathstar, continuando a camminare.
 
Ormai erano arrivate davanti a un incrocio di corridoi in cui sarebbe servito riflettere attentamente sulla direzione da prendere -o prenderne una a caso, come invece era tipico di loro.
 
Mintaka si diede un pugno in fronte. «L’ho dimenticato! E va beh, cerchiamo di farci caso col prossimo che incontriamo, se lo incontriamo».
 
«Voi due chi siete?!»
 
Alla loro sinistra era spuntato un seeker dagli occhi aranciati, che teneva la mano destra sull’elsa di una spada ricavata dalla sua ala sinistra. Dei Decepticon che le avevano incontrate fino ad ora, Starscream era l’unico a ritenerle qualcosa più di un sogno o di traveggole.
 
«Ehi, ciao Coso Tre! Noi siamo Deathstar e Mintaka, stiamo cercando una nostra amica che forse è qui dentro» disse la jetformer, con la massima nonchalance «Tu sai per caso dove possa essere la tizia rosa più rosa che tu abbia mai visto?»
 
«Quando abbiamo detto che avremmo continuato a cercarla, Cyclonus ha detto “Fate, fate”» disse Mintaka.
 
«Mi chiamo Starscream, non Coso Tre!... conoscete Cyclonus?» si stupì leggermente Starscream, togliendo la mano dall’elsa.
 
Le due annuirono.
 
“Forse avrei dovuto immaginarlo. Sembrano due tipe piuttosto scoppiate, come lui del resto” pensò il seeker, guardando dritto nei loro sensori ottici rossi prima una, poi l’altra. «Quindi conoscete Cyclonus e c’è una vostra amica che si è persa».
 
«Eh già. Allora? Hai visto una femme rosa rosissima molto rosa con gli occhi azzurri oppure no?» gli chiese Mintaka.
 
«No, mi spiace. Tsk… quel deficiente non può far venire qui delle civili e lasciarle girare tranquillamente. È una base militare, non un parco giochi» sbuffò Starscream.
 
«In questo posto per caso avete il Pinkest Pink di Stuart Semple? È una vernice che hanno sulla Terra» spiegò Deathstar «La nostra amica Stylequeen è venuta qui per quella».
 
«Quello in cui ci troviamo è un posto che si chiama Luna, è il satellite del pianeta Terra» disse Starscream, facendo loro segno di seguirlo fino a un’apertura nel muro «Che è quello che vedete laggiù» lo indicò «E comunque no, ovviamente non abbiamo una vernice in quel modo».
 
«Allora non siamo sulla Terra!» esclamò Mintaka «Come pensavo, è andato storto qualcosa nel teletrasporto quando siamo passate noi. Lei però dovrebbe essere arrivata nel posto giusto».
 
«Quindi non siete venute qui per fare visita a Cyclonus» osservò Starscream.
 
«Una cosa non esclude l’altra» spallucciò Deathstar «Il bagno dove sta? Se aspetto un altro minuto ti ritroverai una pozza di energon esausto vicino ai piedi, te lo dico!»
 
«Vi accompagno» disse il seeker, dopo una breve esitazione.
 
La strada per raggiungere il bagno fu breve e durante il tragitto nessuno disse una parola.
 
Una volta arrivati, Starscream aprì loro la porta. «Prego. Io vi aspetto qui fuori».
 
«Grazie, grazie!» sorrise Mintaka, entrando con Deathstar e chiudendo la porta dietro di loro «’Star, mi sa che dobbiamo- cosa c’è?»
 
La jetformer, con un cenno del capo, indicò un robot scuro assolutamente enorme che aveva appena finito di scaricare l’energon esausto -e che dunque non aveva ancora rimesso al suo posto l’armamentario adibito allo scopo.
Essendo tutti uomini solitamente non c’erano problemi di sorta per quanto riguardava il bagno, però loro due non erano uomini, e il robot gigantesco in questione con un’espressione che gridava “Voi siete donne oddio cosa ci fate qui”.
 
«Oh. Eh… saaalve» disse Mintaka «Noi non abbiamo visto niente!»
 
«Come hai fatto a non vedere niente?!» allibì Deathstar «È grosso e lungo quanto il mio braccio, spalla e mano compresa! Fagli i complimenti, se mai. Complimenti!» disse poi al gigante, con un breve e sentito applauso.
 
«Tydal Wave ringrazia» borbottò il transformer.
 
«Ascolta, già che ci sei puoi mica aiutarci a salire lassù?» gli chiese Mintaka, indicando un ampio condotto di aerazione «Io e la mia amica dobbiamo fare dei lavori, siamo qui apposta».
 
Tydal Wave non si fece domande -un po’per la scarsa intelligenza e un po’perché era ancora imbarazzato e voleva solo che quell’incontro finisse il più presto possibile- e le accontentò, issandole fino al condotto, nel quale le due si infilarono dopo un “Ciao ciao!”.
 
«A quanto pare siamo finite in mezzo ai Decepticon, ‘Taka».
 
«Eh sì, ‘Star, quindi facciamo meglio a cercare uno straccio di teletrasporto o navetta d’emergenza, augurandoci che ce l’abbiano, e andare sulla Terra. Sperando che Stylequeen sia lì per davvero e non sia dispersa qui dentro» disse Mintaka, mentre lei e Deathstar procedevano a gattoni nel condotto.
 
«Se tre persone dicono di non averla vista vuol dire che non c’è. Non è che sia molto discreta, sai… e se finendo sulla Terra non ha trovato la vernice che cerca, Primus abbia pietà di chi sta avendo a che fare con lei in questo momento!»
 
 
 
 
*** Terra, base degli Autorobot ***
 
 
 
 
C’era un certo fermento all’interno della base e, per una volta, i minicon non c’entravano nemmeno un po’.
 
«Se anche è una terrena non importa, la faccio volare io» dichiarò Jetfire «In tutti i sensi che vuole!»
 
«Ehi! Tieni giù le mani, ci sono prima io, Hot Shot ha mandato le immagini a me!» protestò il giovane Sideswipe.
 
«Ah, ma andiamo! Quella non è una femme adatta a un ragazzetto, e io sono il vice comandante nonché un pluripremiato asso dell’aviazione. Fatti da parte che è meglio» disse il jetformer, con voce annoiata «Per l’amor di Primus! Una femme!»
 
Sembrava che Hot Shot, durante un giro di ricognizione, avesse trovato una cybertroniana poco lontana dalla base.
Avendo appurato che era una civile e che non aveva le idee ben chiare né su dove si trovasse né sulla propria destinazione, dopo aver inviato delle immagini ai compagni per una breve verifica aveva chiesto e ottenuto il permesso di portarla alla base.
 
«Ti consiglio una doccia fredda, almeno non farai fare una figura barbina a tutta la squadra» sbuffò Scavenger, seccato «È una femme, e allora?»
 
«Finalmente vedo una femme, dopo tutto questo tempo! E che femme! Avete visto che paraurti? E vogliamo parlare del bagagl-»
 
«Sei il penultimo che è arrivato qui, Jetfire, hai smesso di avere compagnia femminile da molto meno tempo di noi! E in ogni caso cerca di contenerti con il linguaggio» gli ordinò Optimus «Stiamo dando asilo a una civile dispersa».
 
«Ma Optimus!...»
 
«Hai sentito il comandante. Contollati» tagliò corto Scavenger.
 
«Seh, seh… va bene» si arrese Jetfire «Però ricordatevi che l’ho prenotata io!»
 
Smokescreen alzò gli occhi al cielo. «Non puoi prenotarla, non è una cena in un locale».
 
«Meglio passare direttamente al dopocena infatt-»
 
«Jetfire!» lo riprese Optimus.
 
«Sì… scusa».
 
Nei comm-link di tutti giunse il segnale di una comunicazione in entrata.
 
­­– Qui Hot Shot, siamo arrivati, aprite.
 
Dalla voce sembrava che il giovane Autorobot fosse piuttosto abbacchiato, però i più pensarono che fosse solo un’impressione, mentre altri non ci badarono proprio.
 
Fu in quel momento che gli umani fecero il proprio ingresso nella stanza.
 
«Ehi Optimus! Che succede?» domandò Rad.
 
«Hot Shot sta tornando alla base insieme a una civile della nostra razza» sintetizzò Bloor, lapidario come suo solito.
 
«“Una” civile? Una femmina?» si stupì Alexis «Ci sono delle transformer femmine?! Quindi è così che nascono nuovi transformers!»
 
«Per la creazione di nuovi individui abbiamo più di un metodo, alcuni richiedono più tempo e altri meno… ma non penso sia opportuno approfondire» si limitò a dire Optimus, che li riteneva troppo giovani per discutere di certe cose.
 
«Eccola! Arriva!» esclamò Jetfire, esaltato nel sentire il rumore della porta che si apriva «Non vedo l’ora di-»
 
«… ho attraversato metà Universo per avere quella vernice, quindi metterete da parte la ricerca dei minicon e mi aiuterete a trovare il Pinkest Pink di Stuart Semple, senza se, senza ma e senza protestare di continuo come hai fatto tu. Possibile che i mech di oggi non siano più disposti a dare una mano a una femme giovane e bella come me?! Dove sono finite la galanteria e la cavalleria di una volta? Io allibisco! Ma che modi! Ma che roba!»
 
Sentendo ciò, tutti i presenti si scambiarono occhiate che la dicevano molto lunga.
 
«Tutta tua!» sentenziò Jetfire, dando a Sideswipe una pacca su una spalla.
 
«No no, l’hai prenotata tu!» si tirò indietro questi.
 
«Disdico!»
 
«Eccoci Optimus» disse Hot Shot, arrivando finalmente sul posto, con aria scocciata e sfinita «Questa è-»
 
Un turbine del color rosa più rosa che si fosse mai visto entrò nella stanza subito dopo di lui, dirigendosi immediatamente verso il comandante.
 
«Tu sei Optimus Prime, giusto? È un vero piacere fare la tua conoscenza. Il mio nome è Stylequeen» si presentò la femme, con un sorriso smagliante «E ho tanto, tanto bisogno dell’aiuto di un baldo e intrepido eroe» disse con aria supplichevole, stringendogli entrambe le mani «È una questione di vitale importanza! Aiutami a trovare la vernice color Pinkest Pink di Stuart Semple!»
 
Il più completo silenzio calò nella stanza per almeno quindici secondi.
 
«La vernice» ripeté Optimus, senza sapere bene cos’altro dire,
 
«Esatto. Il creatore di quella vernice ne definisce il colore come “Il rosa più rosa dell’Universo”, il che ovviamente la rende perfetta per me perché, beh, guardami» disse Stylequeen «Il punto è che la vendono solo su questo buco di pianeta all’altro capo dell’Universo, quindi per arrivare qui in tempi decenti io e due mie amiche abbiamo dovuto introdurci in una delle tue basi e sfruttarne il teletrasporto, ma tu sei una persona saggia, sono certa che puoi comprendere che avevo ottimi motivi!... a proposito delle mie amiche, in realtà non ho idea di dove siano, avrebbero dovuto essere con me» aggiunse, quasi tra sé e sé «Immagino che non siano riuscite a partire o sia andato storto qualcosa durante il passaggio, ma tanto stanno bene di sicuro…»
 
«Siete entrate in una base militare senza permesso e siete venute fin qui per una vernice? Ci stai prendendo in giro o hai qualche transistor saltato?!» allibì Scavenger, persona troppo pratica per ritenere una cosa del genere anche solo minimamente sensata.
 
«Zitto! Sto parlando con Optimus Prime, non ti ho mai interpellato!» ribatté Stylequeen con un’occhiata tale che, se fosse stata un laser, avrebbe incenerito il veterano sul posto «So che avete da fare una guerra e trovare i minicon e bla bla bla» disse, tornando a rivolgersi a Optimus «Però potete mettere da parte queste cosette e aiutare una povera donzella in difficoltà, vero?»
 
“Sarà una Decepticon sotto copertura?” pensò Optimus “Però se lei e le sue amiche, sempre che siano in giro davvero, fossero delle Decepticon, ammettere di essersi introdotte in una delle mie basi per venire qui sarebbe assurdo. Per non parlare del fatto che se fossero delle Decepticon avrebbero utilizzato una delle loro… insomma, io dovrei credere che questa femme abbia fatto tutto ciò per avere una vernice?!”
 
«Ehm. Io penso di poterti aiutare» disse Alexis.
 
Stylequeen si chinò immediatamente verso di lei. «Tu sei una femmina della tua specie, vero? Certo che lo sei. Chi altri avrebbe potuto capirmi se non una ragazza? Allora, sai dove posso trovare la mia vernice?»
 
«In verità quello che stai cercando tu è un pigmento, quindi è in polvere, però volendo può tranquillamente diventare la vernice che cerchi. Posso fartelo provare, ho portato con me il barattolino perché devo fare un lavoro per scuola».
 
Carlos sollevò le sopracciglia. «Hai veramente quel rosa lì?»
 
“Sì, quindi glielo faccio provare, così che poi ne ordini uno stock e se ne torni presto a Cybertron” pensò la ragazzina. «Certo. Ce l’ho di là…»
 
«Hot Shot, accompagna nell’altra stanza i ragazzi e la nostra ospite» ordinò Optimus «Intanto direi di cercare notizie sulle altre due disperse, prima che finiscano in mano ai Decepticon».
 
«Sissignore» sospirò l’Autorobot, rassegnato.
 
«Ci sono i Decepticon qui in giro? Allora sono sicuramente finite lì per un qualunque motivo più o meno assurdo ma non preoccupatevi, ricompariranno presto» minimizzò Stylequeen «Sapevo che sareste riusciti ad aiutarmi, siete proprio brave persone. Grazie, grazie e grazie!»
 
Appena Stylequeen si fu allontanata, il leader degli Autorobot si lasciò andare a un sospiro. «Non so bene come dovrei prendere tutto questo. Non avevano il permesso di entrare nella nostra base ma infierire su qualcuno che ha già dei problemi ai transistor va contro l’etica nella nostra fazione».
 
«Io intanto ho contattato le nostre basi, una di esse ha confermato che tre intruse sono entrate e hanno usato il teletrasporto» disse Red Alert «Problemi ai transistor o meno, le amiche di Stylequeen sono veramente in giro da qualche parte qui vicino. Spero per loro che non siano veramente finite in mano ai Decepticon».
 
«In quel caso invece di riunire il terzetto andando a salvarle potremmo riunirlo consegnando a Megatron quella svitata di là» commentò Jetfire.
 
«Fare una cosa del genere è fuori discussione» disse subito Optimus, serissimo «In questa guerra non siamo noi gli aggressori, consegnare quella civile ai Decepticon ci renderebbe più spietati verso i nostri nemici di quanto loro siano con noi».
 
«… MA NON È POSSIBILE!» si sentì gridare Stylequeen dall’altra stanza «Ho fatto questo viaggio assurdo per una vernice che è dieci volte più slavata della mia?! Si chiama Pinkest Pink! Doveva essere il rosa più rosa del’Universo, una cosa del genere non è possibile! Fanno pubblicità ingannevole! Se non è il rosa più rosa dell’Universo allora non dovevano chiamarlo così! Come hanno potuto?!»
 
«Hai senz’altro ragione, Optimus» disse Scavenger «Io propongo di cercare le altre due e trovare un modo di liberarcene in fretta… anche se non so come dato che, se il teletrasporto dalle nostre colonie a qui funziona, al momento quello inverso è inattivo».
 
«Mi inventerò qualcosa. Dividiamoci, chiediamo ai ragazzi di aiutarci con Laserbeak e cerchiamo le due disperse».
 
«Sissignore!»
 
 
 
 
*** Luna, base dei Decepticon ***
 
 
 
 
«Ci conviene uscire da qui e scendere a cercare teletrasporto o navette, da dentro questi condotti non si vede granché» disse Mintaka.
 
Deathstar indicò una grata alla loro destra. «Buttiamola giù!»
 
Rimossa la grata a suon di calci, le due sbucarono in una grande stanza il cui elemento centrale era un trono di metallo. Sopra di esso era appeso un drappo rosso che contornava il simbolo violaceo dei Decepticon e, appoggiata contro il trono, c’era una grossa spada dalla luminescenza azzurrina.
 
«Uuuh, bella questa» disse Deathstar «Niente teletrasporto però è carina. ’Taka!»
 
«Dimmi!... che fai con quel drappo?»
 
Deathstar, ora in piedi sul trono con la spada in mano e il drappo a mo’di mantello, si schiarì la voce. «Io, Lady Deathstar, nomino te, Lady Mintaka, cavaliere di… di che?»
 
«Del “che diavlo è”, direi!»
 
«Eh! Giusto! Io Lady Deathstar» poggiò la lama della spada sulla spalla destra di Mintaka «Nomino te, Lady Mintaka, primo e unico cavaliere dell’ordine del Che Diavlo È!»
 
«Primo, unico e se non metti subito giù la mia Spada Stellare anche ultimo!»
 
Megatron -già pronto a sparare cannonate alle intruse- sembrava solo arrabbiato, ma in realtà si era sorpreso non poco scoprendo che le due femmes che Demolisher aveva visto uscire dallo sgabuzzino erano reali al cento per cento.
E che, pur sapendo per forza di cose di trovarsi in una base Decepticon, si erano messe a giocare con il drappo.
Nonché con la Spada Stellare che lui, accorgendosi di non avere nemmeno un cubo di energon extra forte in uno scomparto o lì vicino, aveva lasciato incustodita quarantadue secondi netti per andare a prenderne un paio dalle sue stanze private.
Quarantadue secondi netti che erano bastati e avanzati per mandare la giornata ancor più a puttane, a quanto sembrava.
 
«Aaah…»  disse Mintaka, guardandolo con gli occhi sbarrati.
 
Lei e Deathstar potevano non conoscere gli ufficiali Decepticon ma la figura di Megatron, già solo per le corna, era nota perfino a loro.
 
«Eeeh…  ciao» disse la jetformer, rivolta a Megatron «Di’, hai mica visto passare di qua la femme rosa più rosa che tu-»
 
«COOOOOOORRIIIIIIIIII!» urlò Mintaka, trascinando via Deathstar appena prima che venisse colpita da una cannonata -la quale distrusse metà trono-.
 
«Non lascerete questo posto, tantomeno da vive! A tutti i Decepticon, ci sono degli intrusi!» gridò nel comm-link mentre si lanciava all’inseguimento delle due donne «Bloccate tutte le uscite!»
 
– È da prima che io e Tydal Wave cerchiamo di dare l’allarme, il sistema è guasto!  esclamò Starscream.
 
  Tydal Wave insegue.–
 
Ma quindi non me le ero sognate?– domandò Cyclonus.
 
Io l’avevo detto che erano uscite dallo sgabuzzino – disse Demolisher – Thrust dove diavolo è?!
 
Sto ancora studiando il campo di battaglia per la trappola che volevamo preparare, che sta succedendo lassù?! – si fece sentire lo stratega, momentaneamente sulla Terra.
 
«Due inette che si sono intrufolate nella base sbagliata» disse Megatron, chiudendo bruscamente ogni comunicazione mentre continuava a correre dietro Deathstar e Mintaka «Lasciate andare la spada, non avete speranze di scamparla, arrendetevi!»
 
«Noi cercavamo solo Stylequeeeeeeeeeen» strillò Deathstar, diretta verso l’unica uscita praticabile, stringendo una mano di Mintaka con la propria mano sinistra e la Spada Stellare con la destra.
 
Erano veloci ma Megatron, spinto dal pensiero della Spada in mani diverse dalle proprie, lo era quasi quanto loro. Ormai erano vicine all’uscita ma in due falcate le avrebbe raggiunte, mancava poco, mancava pochissimo, due falcate e un braccio teso, doveva solo…
 
«Ma cos-»
 
Per un attimo vide tutto rosso, colpa del drappo che era volato via dalle spalle di Deathstar e si era appiccicato alla sua faccia, poi giunse il colpo.
Quello dello stipite dell’ingresso contro il suo naso.
 
«Maledette!» ringhiò, massaggiandosi il volto.
 
«Megatron!» accorse Demolisher, appena giunto sul posto assieme agli altri Decepticon presenti nella base «Stai ben-»
 
«Andate a prendere quelle due, idioti! Hanno la Spada Stellare!» sbraitò il leader dei Decepticon.
 
«Cosa?! E come hanno fatto a prenderl-»
 
«Cyclonus, questo non è il momento di fare domande!» tagliò corto Starscream «Prendiamole, prima che volino via!»
 
Non potevano saperlo ma Deathstar -intenta come Mintaka a scappare evitando i loro colpi e urlando “moriremo”- era probabilmente l’unica jetformer esistente che avesse paura dell’altezza, senza un motivo apparente dato che a livello fisico stava benissimo, e che quindi non fosse in grado di volare.
 
«Dove andiamo?!» strillò, mulinando la Spada Stellare in modo randomico e finendo col deviare un colpo laser di Demolisher senza nemmeno accorgersene «Dove andiamoooooo?!»
 
«Non lo so! Speriamo in direzione del teletrasporto! Di qua!» gridò Mintaka, saltando con Deathstar in un’apertura causata da un colpo di Megatron che le aveva evitate per un soffio.
 
«Possibile che non siate in grado di catturare nemmeno due femmine a caso?!» inveì Megatron all’indirizzo dei soldati «Che branco di incapaci siete?!»
 
«Neanche tu le hai prese però» borbottò Demolisher.
 
«Come hai detto?!»
 
«Ah… n-niente, signore!»
 
«Tydal Wave sfonda» sentenziò il colosso, distruggendo completamente la parete per entrare nell’apertura da cui erano passate Deathstar e Mintaka.
 
«Chissà se si riferiva alla parete» si chiese Cyclonus.
 
Le due fuggitive intanto, purtroppo per loro, erano sbucate in una stanza con una sola porta di entrata e nessun’altra uscita, strapiena di scatole dal contenuto misterioso, grandi abbastanza da poter entrare entrambe in una.
 
«’Taka! Che facciamo?!»
 
«Non lo so! I laser delle mie braccia non riusciranno mai a bucare la parete!»
 
«Apriamo una di queste scatole, svuotiamola e infiliamoci dentro!»
 
Non sapendo cos’altro fare, Mintaka decise di darle retta. «Cubi di energon. Dev’essere il magazzino dei Decepticon!»
 
«Così pare! Nascondiamoci, arrivano!»
 
Fecero appena in tempo a chiudere il coperchio che Tydal Wave, senza far caso al luogo in cui si trovava, sfondò la parete e iniziò a sparare all’impazzata, andando a colpire i cubi di energon che le due femmes avevano tirato fuori.
Cubi che, se colpiti da fuoco o laser, potevano causare potenti esplosioni.
Come quella che fece volare fuori dalla base la scatola in cui si erano rinchiuse le due deviate del Deviant Team, per esempio.
 
«MORIREMOOOOOO!» urlarono all’unisono.
 
La scatola atterrò qualche decina di metri più avanti e, ringraziando Primus per averle fatte metalliche, nessuna delle due si fece male.
 
«Siamo fuori!» esclamò Mintaka, una volta aperto il coperchio.
 
«Già, peccato che il teletrasporto invece sia da qualche parte lì den… Mintaka! Mi sa che lo vedo!» strillò Deathstar, indicando con la Spada Stellare un punto davanti a loro.
 
L’esplosione aveva buttato giù buona parte delle pareti del magazzino che davano sull’esterno, ma aveva fatto crollare anche una di quelle interne, al di là della quale si trovava proprio il sistema di teletrasporto dei Decepticon.
 
«Sì! È lui!» esultò Mintaka «Ora dobbiamo-»
 
Nessuna delle due però poté fare un’altra mossa, perché qualcuno le spinse brutalmente a terra e strappò a Deathstar la Spada Stellare dalle mani.
 
«Fine della corsa, signorine! Avete fatto abbastanza danni» disse Thrust, tornando alla modalità visibile «Ora è tempo che Megatron si occupi di v-»
 
«Ma che diavlo di testa è?!» lo interruppe Deathstar, alludendo alla testa a punta del mech e scoppiando a ridere come una deficiente.
 
«… di voi, e spero che mi permetta di fare molto male a tutte e due» aggiunse lo stratega.
 
«E io spero che tu un giorno muoia peggio che male, per quel “tutte e due” che hai detto» ribatté Deathstar, senza più ridere.
 
Si sentì un rumore di passi in avvicinamento, ed ecco che l’istante dopo si trovarono circondate da tutti i Decepticon -escluso Tydal Wave, danneggiato dall’esplosione.
 
«Hai recuperato la Spada Stellare e le hai bloccate, ottimo lavoro Thrust» si complimentò Megatron, ghignando soddisfatto nel farsi restituire la Spada «Il tuo rientro alla base ha avuto un tempismo perfetto».
 
«Grazie, signore».
 
Megatron puntò la Spada Stellare verso le due femmes, entrambe inginocchiate e strette una all’altra. «Non so per quale motivo siate venute qui…»
 
Mintaka deglutì. «Cercavamo la nostra amica Style-»
 
«Taci! Non so per quale motivo siate venute qui, ma dopo tutto quel che avete combinato-»
 
«Guarda che il casino l’avete fatto voialtri per inseguirci» gli fece notare Deathstar.
 
«Silenzio! Dopo tutto quel che avete combinato potete dire addio a tutte le vostre speranze di lasciare la mia base da vive!»
 
«Questo non lo aveva già detto prima dell’esplosione?» bisbigliò Mintaka a Deathstar, la quale annuì.
 
«Come atto di galanteria vi concedo di dire le vostre ultime parole» concluse Megatron «Ora o mai più».
 
«POTERE DELLA BOTTA DI CULO AIUTACI!» gridò Deathstar, alzando le braccia verso il cielo.
 
Cyclonus, Demolisher e perfino Thrust scoppiarono a ridere, mentre Megatron guardò la jetformer con aria di sufficienza. «Immagino che non potessi aspettarmi qualcosa di meglio» commentò, sollevando la Spada Stellare «Add-»
 
La potente sirena di un allarme non meglio identificato interruppe il mech prima che potesse finire la frase.
 
«Il sistema dev’essere tornato a funzionare almeno in parte» osservò Demolisher «Significa che ci sono altri intrusi?»
 
«Questo non è l’allarme degli intrusi!» esclamò Starscream, improvvisamente molto allarmato «Questo è l’allarme dei-»
 
«METEORITIIIIIIII!» urlò Cyclonus, indicando il cielo.
 
Dal quale stava arrivando una scarica di meteoriti di grandezza variabile che stava per cadere loro addosso.
 
«Abbiamo una barriera apposta, ci proteggerà!» esclamò Megatron.
 
«La barriera avrebbe dovuto essere già attiva! Via di qui!» gridò Thrust, dandosi alla fuga più velocemente che poteva e, nonostante ciò, senza riuscire a evitare di subire almeno parzialmente l’impatto del primo meteorite che precipitò a terra.
 
Megatron, come aveva fatto in un’altra occasione con lo Scudo Stellare quando era ancora in suo possesso, distrusse con la Spada Stellare il meteorite che stava per colpirlo. «Questo è maledettamente impossibile!» sbraitò «Tu-»
 
Si era rivolto alla jetformer che fino a poco prima era a terra, ma ormai né lei né la sua amica c’erano più.
 
Sollevò lo sguardo e, quando le vide rientrare nella base in direzione del teletrasporto, si lanciò all’inseguimento, salvo venire sbalzato indietro da un frammento di meteorite che cadde poco avanti a lui.
 
“Possibile? Possibile che sia solo una coincidenza?!”
 
Rialzandosi fece in tempo a vedere le due femmes armeggiare brevemente col teletrasporto e poi, senza voltarsi indietro, scomparire, dirette chissà dove -ma di certo sulla Terra-.
 
Fu allora che, com’era iniziata, la pioggia di meteoriti finì.
 
«F-finita? è finita?» balbettò Demolisher «Megatron! Come stai? Sei stato colpito?!»
 
«No, sto bene» disse il mech «è tutto a posto, lo stesso però non si può dire della base… ed è tutta colpa di chi dovrebbe occuparsi della manutenzione del sistema! E anche di chi, quando ha cercato di dare l’allarme, non è stato capace di fare niente per riattivarlo!» ringhiò «In breve, la colpa di tutto questo è soprattutto tua, Starscream!»
 
«La colpa è di chi le ha viste per primo e non ha avvertito nessuno, se mai!» ribatté il seeker, guardando Demolisher.
 
«Guarda che io lo avevo detto subito a Megatron!» ribatté questi.
 
«Concentriamoci sul fatto che la Spada Stellare sia ancora al suo posto» intervenne Thrust, visibilmente danneggiato, trascinandosi vicino al resto della squadra «Se volevano quella, non l’hanno ottenuta!»
 
«Io mi concentrerei di più sul fatto che quelle ci hanno fatto arrivare addosso una scarica di meteoriti!» replicò Cyclonus.
 
«Mera causalità» tagliò corto Thrust.
 
“Io non ne sono altrettanto convinto ma, se davvero non è stato un caso, devo trovare il modo di impadronirmi di quel potere” pensò Megatron.
 
 
 
 
*** Terra, appena fuori dalla base degli Autorobot ***
 
 
 
 
Stylequeen sospirò. Lei e le altre, ovunque fossero, avevano fatto un viaggio così lungo per nulla, e oltretutto sembrava anche che non avrebbe potuto tornare a casa molto presto: gli Autorobot, prima di partire alla ricerca di Deathstar e Mintaka, le avevano detto che il teletrasporto inverso al momento non funzionava.
 
Sentendo il suono di una comunicazione in entrata nel comm-link, la femme sospirò ancora, ma in modo nervoso. Dopo la delusione ricevuta non aveva la minima voglia di mettersi a discutere con Pkangu o con Zoira -l’ultimo membro del gruppo, femme anch’essa- che sicuramente sarebbero stati pronti a far loro una predica, ma sembrava proprio che non potesse fare altrimenti.
 
«Sentite, evitate commenti ok?!» fu la prima cosa che disse quando accettò la comunicazione «Sono già abbastanza nervosa per aver scoperto di essere molto più rosa della vernice che cercavo, quindi se ora vi mettete a dire che non dovevamo andare di qui o di là giuro che quando vi rivedo finisce a botte, non sto scherzando!»
 
Io te lo avevo detto che era una pessima idea– disse Pkangu, ignorando l’avvertimento –Soprattutto visto che al momento, stando ai dati che ho crackato dai database di Autorobot e Decepticon, entrambe le fazioni hanno problemi col teletrasporto.–
 
«E noi come potevamo saperlo?!»
 
Non sareste dovute andare all’altro capo del cosmo, in primis, tantomeno dopo esservi introdotte in una base militare! Ti rendi conto che fare tutto questo per una vernice è folle?!
 
«Tu non puoi capire, Zoira, non hai il mio stile!»
 
Ma ho più buonsenso! Deathstar e Mintaka dove sono?
 
«Non ne ho idea» ammise Stylequeen «Anche se mi hanno parlato di una base dei Decepticon sul satellite che orbita attorno alla Terra, quindi se non sono qui saranno a fare danni lì».
 
Poveri loro allora– commentò Pkangu –Comunque sia ho buone notizie: prediche a parte, io e Zoira abbiamo trovato una base militare abbandonata da tempo e siamo riusciti a rimetterne in funzione i sistemi, teletrasporto a lungo raggio incluso. Dunque quando quelle due spunteranno fuori tu fammelo sapere, vi riporteremo a casa.–
 
«Va ben-»
 
Fu allora che Deathstar e Mintaka, trasportate dal vortice deformante dei Decepticon, comparvero all’improvviso a pochi metri da lei.
 
«Ce l’abbiamo fatta!» esclamò Mintaka «Ce l’abbiamo fatta!»
 
«Viva il Potere Della Botta Di Culo! Viva il… Stylequeeeeeeeeeen!» strillò Deathstar, indicandola «Eccola! L’abbiamo ritrovata!»
 
Mi sembra di sentire le loro voci o sbaglio?
 
«Sì, Zoira, sono loro. Si può sapere dov’eravate finite voi due?! Mentre vi divertivate io ho subito la delusione più grande della mia vita!» disse Stylequeen, con aria drammatica «Il Pinkest Pink è dieci volte più slavato del mio rosa, abbiamo fatto un viaggio inutile e voi non eravate qui a confortarmi!»
 
«Siamo sbucate nella base dei Decepticon e ci siamo messe a cercarti, non è colpa nostra!» ribatté Deathstar «Chissà se sono sopravvissuti ai meteoriti…»
 
Meteoriti.
 
Stylequeen preferì non fare commenti, decidendo invece di avvisare i ragazzini umani all’interno della base. «Vi ringrazio per tutto ma le mie amiche sono rispuntate fuori, come immaginavo, e ora torniamo a casa. Potete avvertire Optimus e gli altri, per favore? Grazie» disse rapidamente «E ora andiamocene, dopo questa disgrazia ho proprio bisogno di un lungo bagno all’olio caldo!»
 
Prima ancora che potessero essere avvertiti, Optimus e Scavenger fecero ritorno alla base, riuscendo appena in tempo a vedere le tre femmes sparire in un portale di teletrasporto a lungo raggio.
 
«Ma che diavolo?!...» Scavenger corse sul posto «Optimus! Sono scomparse!»
 
«Eppure il teletrasporto inverso al momento non funziona» si stupì Prime.
 
I due mechs si guardarono.
 
«Squadra, le due disperse sono state ritrovate e sono tornate a casa tutte e tre. Non facciamoci domande su come, limitiamoci a essere felici di non dovercene più occupare» disse Scavenger nel comm-link «Perché se per disgrazia le altre due fossero state come la loro amica rosa avrei preferito affrontare i Decpeticon disarmato, piuttosto!»
 
C’erano ancora tanti quesiti irrisolti… ma forse, visti i soggetti cui si riferivano, era meglio così.
 

   
 
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