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Autore: StregaDAutunno    24/03/2019    2 recensioni
"Ti sei unito alla ciurma della Walrus John Silver, siamo pirati, siamo fratelli, e se ce lo permetterai ti prometto che non ti lasceremo combattere da solo, mai più."
1715, ex colonia britannica di Nassau.
John Silver si unisce alla ciurma della Walrus, nave pirata guidata dal misterioso capitano James Flint.
Le parole pronunciate dal medico di bordo Leni Morgan seppur sincere si scontrano con la realtà dei fatti, in una trama fitta di segreti e tradimenti, e risvolti che neppure lei dopo tanti anni a Nassau poteva prevedere.
La salvezza forse risiede in un consiglio che lei stessa ha dato al nuovo arrivato: "Qui contano solo due cose. Rispetto e lealtà. Concedile alle persone giuste e loro le concederanno a te."
Storia ispirata alla serie Black Sails.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Billy Bones, James Flint, John Silver, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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James Flint aveva calcolato ogni dettaglio di quell'impresa.
Risorse, uomini, rifornimenti, armi.
Tutto era sotto controllo.
La rotta era sicura, l'ammutinamento era stato sventato, e a breve avrebbero intercettato l'Urca de Lima e il suo prezioso carico.
Ma c'erano due cose che Flint non poteva controllare, due cose che avrebbero influito sulla riuscita della spedizione.
Gli eventi atmosferici e le decisioni prese da terze persone, vicine a lui o meno che fossero.
Esiste un detto secondo cui il batter d'ali di una farfalla in una parte del mondo può provocare un tornado nell'emisfero opposto.
Ciò significa che anche una semplice variazione delle condizioni iniziali di un'impresa può modificarne l'evoluzione a lungo termine.
Difficile decidere quale battito d'ali avesse provocato quella tempesta che stava per colpire Nassau e i suoi pirati.
Erano successe tante cose in così breve tempo, tanti piccoli spostamenti d'aria.
La pagina rubata e distrutta da John Silver.
Il tradimento di Dufresne e Hornigold.
L'ingenuità di Miranda Barlow.
La scaltrezza di Max.
L'ambizione di Eleonor Guthrie.
La testardaggine di Flint.
L'insofferenza di Billy.
Col senno di poi proprio quest'ultimo avrebbe affermato che a causare quel disastro non era stata una sola di queste cose, ma la loro concatenazione.
Un passo dopo l'altro abbiamo lasciato che Nassau si sgretolasse davanti a noi, così avrebbe detto molti anni dopo, nessuno di noi è esente da colpe.
Eventi atmosferici e decisioni, si diceva.
Una tempesta aveva mandato l'Urca de Lima e il suo prezioso carico alla deriva sulle coste della Florida, uccidendo quasi tutto l'equipaggio, rendendola facile preda per i pirati.
No, non per quelli della Walrus, ma per quelli di un'altra nave, la Diamond.
Brian Jameson, il capitano, aveva deciso per caso di cambiare rotta ed era incappato in quel tesoro, e se ne era impossessato.
Cinque milioni di oro spagnolo.
Per qualche giorno credette di essere stato finalmente toccato da quella fortuna che a un certo punto della vita spettava a tutti gli irlandesi come lui, come diceva una vecchia canzone.
Ma dovette ricredersi quando incrociò la sua strada con quella della Royal Lion e della Eurydice.
"Non mi sarei mai aspettato di vedere un vecchio giacobita come te al servizio della Marina di Sua Maestà..." aveva detto Jameson quando Hornigold era salito sulla sua nave, i soldati con le armi puntate contro di lui e i suoi uomini.
"Ho scelto il perdono Brian, poco importa quale re lo ha reso valido. Tornati a Nassau offriremo l'amnistia a tutti i pirati, tu e i tuoi uomini potreste essere i primi a..."
"Non credo proprio." lo aveva interrotto Utley, il capitano della Eurydice, e gli aveva bisbigliato qualcosa all'orecchio.
A quelle parole Hornigold aveva annuito, e sospirando aveva detto a Jameson che purtroppo, considerata la natura del loro carico, non ci sarebbe stata amnistia per loro.
A loro spettava solo una pena severa che sarebbe valsa come monito per ogni nave pirata.
L'equipaggio venne fatto prigioniero ad eccezione di quattordici uomini, che insieme al loro capitano vennero appesi nudi agli alberi, in attesa di una morte straziante.
Con le sue poche forze Jameson aveva tentato di incidere con le unghie il nome della nave spagnola a cui avevano rubato il tesoro, una sorta di avvertimento, aveva pensato.
Sì, scriverò URCA DE LIMA, e poi scriverò HORNIGOLD, così capiranno.
Ma le sue unghie non ressero quella fatica, così come la sua mente, e la vita lo abbandonò dopo quasi tre giorni di agonia, e una alla volta i suoi pirati lo seguirono.
 
 
 
Eleonor Guthrie era cresciuta a Nassau.
Era giunta sull'isola che aveva meno di 12 anni, e si era adattata subito a quella esistenza faticosa, aveva imparato presto che il duro lavoro non la spaventava, anzi, stimolava la sua ambizione.
Suo padre Richard l'aveva educata bene, le aveva insegnato tutti i trucchi del mestiere, e quando l'aveva lasciata da sola a Nassau lei aveva preso in mano le redini del traffico illegale e della gestione dell'isola.
Nassau, nonostante la costante oppressione dell'Impero Britannico, era in pratica terra di nessuno, e lei governava su di essa, col benestare della flotta pirata che toccava le sue coste.
Quando Hornigold giunse a Nassau con il tesoro dell'Urca e gli emissari dell'Ammiragliato Eleonor comprese subito cosa doveva fare.
"Nessuno sta dicendo che devi lasciare il tuo ufficio." le disse Hornigold "Si tratta solo di apportare qualche modifica alla tua gestione degli affari, e ovviamente agli affari stessi. Se lo farai ci sarà posto anche per te nel nuovo governo."
"Se il governatore me lo permetterà parlerò direttamente con lui di queste questioni, se per voi gentiluomini va bene." disse Eleonor.
"Potrete incontrarlo a Charleston, vi scorteremo noi sulla Eurydice." rispose il capitano Utley.
"Non chiedo di meglio. Prima però devo organizzare alcune cose in previsione della mia assenza. Non tutti conoscete il mio segretario, il signor Scott." introdusse loro l'uomo di colore vestito con abiti eleganti che era rimasto in disparte fino a quel momento "Si occuperà lui delle mie mansioni mentre sarò a Charleston, se avete dubbi o necessità chiedete a lui. È uno schiavo liberato, in caso ve lo foste chiesto." disse con tono un po' stizzito.
Per lei era normale considerare Scott come un uomo suo pari, ma per molti non era una logica deduzione, avrebbe dovuto rammentarlo d'ora in poi.
"Ci sono alcuni dettagli da discutere signorina Guthrue. Punto primo, il tesoro rimarrà al sicuro nel forte del capitano Hornigold fino a nuovo ordine; secondo, il governatore al suo arrivo proporrà un'amnistia a tutti i pirati di Nassau, o meglio, quasi tutti. Ad ogni modo in molti se vorranno potranno beneficiarne. Terzo, istituiremo un tribunale per giudicare  coloro per cui ahimè non c'è possibilità di perdono." spiegò Utley.
"Parliamo ovviamente di Flint e Charles Vane, tra i molti, in caso te lo fossi chiesto." ironizzò Hornigold.
Eleonor si limitò ad annuire.
Quando gli uomini si congedarono disse a Scott di tenere d'occhio la situazione, lei uscì da una porta secondaria, doveva parlare con alcune persone.
Nella taverna della Guthrie intanto si erano già presentate diverse ragazze del bordello, attirate dalla presenza di nuovi marinai e soldati.
Hornigold notò subito Max, bellissima nel suo abito verde.
Non era il suo tipo, ma comprendeva perché molti suoi marinai si fossero invaghiti di lei, la ragazza ci sapeva fare. Non solo a letto, era scaltra e intelligente, stava cercando di costruire un futuro diverso per se stessa a Nassau e Hornigold l'avrebbe aiutata, conscio che ci avrebbe guadagnato anche lui da quel sodalizio.
Le si avvicinò, mosse il cappello in segno di saluto.
"Siete tornato presto, e con la stiva colma di tesori, così si dice per le strade." scherzò Max.
"Non mi sono dimenticato di te." precisò subito Hornigold "Il tuo aiuto è stato prezioso, e so che potrà esserlo ancora. Quindi chiedimi ciò che vuoi."
Max sorrise, aveva le idee ben chiare su come sfruttare la situazione: "La gestione del bordello deve passare nelle mie mani, inoltre voglio avere voce in capitolo nelle riunioni col governatore, come la Guthrie."  
"Consideralo fatto, cherie." 
 
 
"Sapevi tutto e non mi hai detto niente? Maledizione Charles!" 
Eleonor Guthrie lo guardava con rabbia e disappunto.
La sua voce rimbombava nel soggiorno di casa Barlow.
Quella voce stridula. 
Dio, quanto gli era mancata, pensò Charles Vane.
Quel tono acuto le era sfuggito spesso quando stavano insieme, quando la trascinava tra le lenzuola per fare l'amore.
Le rivolse un mezzo sorriso: "Non sono una spia."
"Avresti almeno dovuto avvisare Flint!"
"Non devo nulla a quello stronzo."
"Allora avresti dovuto avvisare me!"
"Perché, a te invece devo qualcosa?" le rispose con la sua voce roca.
Dio, quella voce graffiante, le mancava sentirla nel suo orecchio, quando lui pronunciava il suo nome, le sue guance ruvide contro il suo collo candido, i loro corpi avvinghiati insieme.
Eleonor scacciò quel ricordo, non era il momento per lasciarsi travolgere da ciò che c'era stato tra lei e il capitano Vane.
"Ormai quel che è fatto è fatto." disse Miranda Barlow "Quello che conta ora è contrastare questa minaccia che incombe, e dobbiamo farlo uniti."
"Charles, non c'è in gioco solo la vita di Flint, ma anche quella di pirati che conosci da tanti anni, che non sono mai stati tuoi nemici. Se non ci aiuti moriranno. E morirai anche tu, Hornigold è stato molto chiaro su questo, non risparmierà né te né Flint. E perderemo anche il tesoro, cosa non secondaria." spiegò Eleonor "Per favore, aiutami."
Vane la scrutò per un istante, poi sbuffò: "Va bene, lo farò, in memoria dei tempi in cui ti ho amata." lo disse in tono ironico ma entrambi sapevano che non stava esattamente scherzando.
Eleonor gli sorrise: "Grazie Charles, lo apprezzo molto." 
"Sì sì." rispose lui, poi posò lo sguardo sull'altra donna nella stanza "Senza perdere altro tempo, cosa volete che faccia?"
Miranda Barlow conosceva Charles Vane solo di fama, e ciò che aveva sentito non erano esattamente complimenti. Ma non aveva altra scelta.
"Dobbiamo raggiungere la Walrus e avvisarli del pericolo, una volta informato James deciderete insieme una strategia d'azione." gli rispose.
Vane annuì: "Datemi qualche ora per recuperare i miei uomini e partiremo, milady."
"Miranda, chiamatemi solo Miranda. Il tempo dei convenevoli è terminato Charles, non credete?"
Rimaste sole, Miranda ringraziò Eleonor.
"Ci sono cose di cui mi pento molto signorina Guthrie." le spiegò "Forse ora avrò modo di porvi rimedio."
Eleonor fece un profondo respiro, quella situazione la turbava non poco: "So quanto siete legata a Flint, ho capito subito che dovevo coinvolgere anche Voi, per questo sono venuta qui una volta che ho trovato Charles. E credetemi, Flint ha tutta la mia stima e il mio affetto. Purtroppo questi sono tempi in cui si deve fare una scelta, e io devo capire cosa è meglio per Nassau, e temo che ciò non piacerà al nostro comune amico."
Miranda le risolve un sorriso sincero e comprensivo: "Non invidio la Vostra posizione Eleonor." sospirò, guardò fuori dalla a finestra "Nassau è destinata a cambiare, che ci piaccia o no."
Eleonor abbozzò un sorriso, ma si vedeva che era intriso di tensione: "Allora cercherò di cambiarla in meglio."
 
 
I giorni sulla Ranger non furono facili per Miranda Barlow.
Charles Vane le aveva gentilmente ceduto la sua cabina, un gesto cavalleresco che l'aveva stupita, ma non era decisamente una stanza degna di una donna del suo rango.
Ma lo sono ancora, quella donna? si era chiesta Miranda. 
Da dieci anni a Nassau conduceva una vita diversa da quella che aveva vissuto in Inghilterra.
Gli sfarzosi ricevimenti avevano lasciato il posto a solitarie serate in una casa vuota, i vestiti di seta erano stati rimpiazzati dal più semplice cotone e il lino grezzo, il rispetto dovuto a una lady come lei era diventato prima diffidenza, poi disprezzo, e poi compassione.
Lady Hamilton avrebbe storto il naso di fronte a quella cabina spartana, Miranda Barlow invece se la sarebbe fatta andare bene.
In quei giorni si chiese come facesse Leni Morgan a vivere su una nave di pirati per settimane, se non mesi, senza impazzire. 
Sotto coperta gli spazi erano ristretti, non si poteva certo godere di molta discrezione.
Ma almeno non si è soli su una nave, realizzò Miranda.
Leni le parlava spesso con affetto di quei pirati che lei considerava come fratelli, non si sentiva sola in mezzo all'oceano, non aveva nostalgia di casa perché la Walrus era la sua casa.
E poi c'era Billy. Come le si illuminavano gli occhi quando parlava di lui, pensò Miranda.
La invidiava, si rese conto, perché lei aveva Billy al suo fianco, sempre.
Flint invece la lasciava sola per mesi in una terra ostile, e la solitudine può essere terribilmente pesante a volte.
Sarebbe stato diverso se Thomasin fosse stata al suo fianco, le avrebbe riempito le giornate con i suoi giochi e le sue risate.
Ma non si può tornare indietro, non si possono cambiare le cose, e lei era sola.
La solitudine può rendere fragile anche la persona più forte, può trasformare una donna colta e intelligente in una bambina sciocca e capricciosa.
Ecco cosa sono diventata, una ragazzina vanitosa facile da manipolare. 
L'avevano ingannata, convinta a scrivere quella stupida lettera. Quando aveva scoperto che Richard Guthrie l'aveva data a un pirata della Walrus affinché la consegnasse alla Marina si era infuriata, lo aveva insultato, aveva minacciato di vendicarsi, ma ormai il danno era fatto.
E non poteva incolpare lui della sua ingenuità.
E non poteva certo incolpare Guthrie per le parole che aveva riservato a James e Leni.
Non vedeva l'ora di scusarsi con loro e di rimediare ai suoi errori. 
Dopo qualche giorno scoprì che gli uomini di Vane potevano anche risultare simpatici, se si ignoravano le continue imprecazioni e il linguaggio sboccato.
Erano gentili a modo loro.
Charles Vane nonostante la sua rudezza superficiale fu sempre cordiale con lei, e Jack Rackham spesso si intratteneva a conversare, dando sfoggio di una certa cultura.
Sua moglie Annie Bonny era una ragazza silenziosa e diffidente, ma qualche volta si era prodigata a darle consigli pratici su come affrontare la traversata.
Pirati, gente che guarda più alla sostanza che alla forma delle cose, pensò Miranda, e si rese conto di apprezzare questa schiettezza.
Un giorno mentre era sul ponte sentì un marinaio gridare "CAPITANO, È LEI, LA WALRUS!" e il suo cuore perse un battito. 
Il momento del confronto era arrivato, e Miranda non sapeva dire se fosse pronta o meno ad affrontare il suo più caro amico.
 
 
 
Il governatore Ashe squadrò Eleonor Guthrie, conosceva la sua reputazione, e ovviamente non l'approvava.
Anche l'abbigliamento, non era certo adatto a un incontro così importante.
Eleonor indossava una camicia blu, una gonna nera e un gilet di pelle color cuoio. 
A Nassau deve essere l'abito delle grandi occasioni, ironizzò tra sé e sé.
Mentre la scortava all'interno della sua casa a Charleston Ashe le illustrò il programma che avevano concordato.
"Il nuovo governatore rimarrà qui ancora qualche settimana, organizzare un trasferimento così massiccio di uomini e risorse richiede tempo." 
"Posso immaginarlo." rispose Eleonor "Vi ringrazio per farmi da anfitrione, spero sia chiaro  che ho a cuore il futuro di Nassau."
"In questo caso allora non ci saranno problemi, se collaboreremo tutti insieme." Ashe sorrise con freddezza "Prego, seguitemi."
Bussò alla porta dello studio ed entrò, facendo cenno a Eleonor di seguirlo.
"Perdonate la mia intrusione, ma la nostra ospite è arrivata. Miss Guthrie Vi presento il nuovo governatore di Nassau, Woodes Rogers." disse Ashe.
Eleonor osservò l'uomo di fronte a lei, occhi azzurri, i capelli raccolti in una coda corta, sul viso aveva una vecchia cicatrice, non eccessiva, che lo rendeva affascinante.
Rogers allungò la mano per stringere la sua: "Miss Guthrie, è un piacere fare la Vostra conoscenza, ho sentito molto parlare di Voi, e credetemi se Vi dico che sono colpito dal Vostro lavoro. Gestire gli affari e i traffici di molte navi non è un lavoro semplice, e so che lo fate con una certa maestria." le rivolse un sorriso gentile.
Eleonor prese la sua mano e la strinse: "Vi ringrazio governatore, apprezzo la Vostra stima e spero che potremo lavorare insieme, per il bene di Nassau."
Rogers annuì: "Sono certo che la nostra collaborazione sarà proficua, per tutti noi. Ma prego, sediamoci." disse indicando le sedie davanti alla scrivania "Abbiamo molto lavoro da fare e poco tempo a disposizione. Dunque Eleonor, spero non Vi dispiaccia se Vi chiamo per nome." lei scosse la testa "Bene. Ora, parlatemi di Nassau."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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