Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Alexa_02    24/03/2019    2 recensioni
Julianne ha tutto ciò che potrebbe mai desiderare, quando guarda la sua vita non c’è una virgola che cambierebbe. È così sicura che ogni cosa andrà nel giusto ordine ed esattamente come se lo aspetta, che quando si sveglia e trova la lettera di addio di sua madre non riesce a capacitarsene.
Qualcosa tra i suoi genitori si è incrinato irrimediabilmente e April ha deciso di scompare dalla vita dei figli e del marito senza lasciare traccia o la benché minima spiegazione.
Abbandonata, sola e ferita Julianne si rifugia in sé stessa, perdendosi. Una spirale scura e pericolosa la inghiotte e niente è più lo stesso. Julianne non è più la stessa.
Quando sua madre si rifà viva, è per stravolgere di nuovo la sua vita e trascinare lei e suo fratello nell'Utah, ad Orem, dalla sua nuova famiglia.Abbandonata la sua casa, suo padre e la sua migliore amica, Julianne è costretta a condividere il tetto con cinque estranei, tra cui l'irriverente e affascinante Aaron. Tra i due, da subito, detona qualcosa di intenso e di forte, che non gli da scampo.
Può l’amore soverchiare ogni cosa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Aaron

 

Cammino nervosamente avanti e indietro. La suola delle scarpe gratta sull'asfalto ogni volta che mi giro per cambiare direzione. Le chiavi tintinnano tra di loro mentre le rigiro tra le mani.
“Aaron” brontola Andy “Mi stai facendo venire da vomitare. Stai fermo”.
Non riesco a stare fermo. Jay è sparita di nuovo e non ho idea di come stia o di dove sia. L'ho vista correre via di sfuggita in mensa e poi ho sentito la discussione accesa tra Peyton e Dorothea. Il commento di Dottie non mi ha sorpreso, la sua aria da santarellina non è soltanto un'aria.
Ho notato un sacco di ragazze lanciarle commenti velenosi e bigliettini carichi di prese in giro, che con lei non hanno nulla a che fare. Di certo non la giustifico, ma ho capito il suo sfogo.
Quando sono ad un passo dal lanciare le chiavi per la frustrazione, Jay e Tyson appaiono all'orizzonte immersi in una fitta e quieta conversazione. Borbottano a bassissima voce, tenendosi a braccetto come una coppia di vecchietti. Vicini alla macchina sorridono entrambi e smettono di parlare.
“Tutto okay?” chiedo di botto.
Lei annuisce. “Si” fa l'occhiolino a Tyson “Tutto benissimo”.
Lui le da un colpetto con il fianco e ci fa un cenno, per poi allontanarsi.
Mi sono perso un altro pezzo. La fisso in attesa di spiegazioni ma lei si limita a sorridere. “Andiamo? Sono stufa di questo posto”.
Andy sbatte il piede a terra. “Non dirmelo”.

 

 

Torniamo a casa avvolti da un silenzio saturo di parole e di pensieri. Andy nascosto nel suo mondo, Jay nel suo castello di ghiaccio e Henry rannicchiato tra le sue paure più grandi. Vorrei poterli aiutare tutti, ma l'unica chiave che possiedo è quella della fortezza di Jay ed è forse l'unica per cui ucciderei.
Una volta varcata la soglia, April ci accoglie con il suo solito sorriso eccessivo e una teglia di biscotti. Appena il suo sguardo si posa su Jay, inizia ad urlare come una sirena. “Cos'hai fatto alla faccia!?”.
Papà salta fuori dalla cucina come un ninja e con ancora un mestolo in mano. “Cosa succede?”.
Julianne sorpassa la madre. “Nulla, un incidente durante educazione fisica”.
April le afferra il gomito e la tira verso la luce. “Non provare a mentirmi, Julianne! Ho parlato al telefono con il preside Richmond, so tutto”.
Jay si ritrae. “Allora perché domandi se sai già tutto?”.
April punta le mani all'altezza dei fianchi. “Per vedere se per una volta decidi di essere sincera con me”.
Julianne sbuffa. “Va bene. Vuoi la verità? Nicole mi ha colpita in piena faccia, perché pensa che abbia fatto sesso con il suo ragazzo”. Papà fa per aprire la bocca ma Jay alza entrambe le mani per fermarlo. “Il che non è affatto vero, Matt ed io siamo solo amici”.
April inclina la testa della figlia per guardare meglio il taglio sul labbro. “Allora perché lo pensa?”.
“Non ne ho idea” sospira “È quello che ho intenzione di scoprire”.
“Nicole Stuart ti ha aggredita? La figlia dello sceriffo?” domanda curioso papà. Jay annuisce. “Che strano. Pensavo che avesse educato meglio i suoi figli”.
Lei fa spallucce e punta di nuovo alle scale. “Ora vado a studiare”.
April la blocca di nuovo. “Non se ne parla, tu vieni in cucina con noi. Dobbiamo discutere di questa storia”.

Papà ci indica “Voi tre andate in camera vostra a studiare”.

Eseguiamo gli ordini e io mi ritrovo di nuovo a camminare avanti e indietro come un pollo. Henry mi ignora e fissa mono-espressivo il libro di fisica. So che sta fingendo, quando studia davvero aggrotta la fronte e si tortura il labbro inferiore. La storia di Dylan lo ha segnato più di quanto voglia dare a vedere.
Finge che i miei movimenti nervosi non lo infastidiscano finché non perde del tutto la pazienza. “Se il tappeto prende fuoco non aspettarti che ti aiuti a spegnerlo” borbotta chiudendo il libro di scatto. “Piantala di muoverti come un criceto dopato, lei sta bene”.
“Ne sei convinto? O speri che stia bene perché non riusciresti a reggere qualcos'altro?”.
“Sta bene”. Mi fissa con decisione e contrae la mascella. “È più forte di tutti noi messi insieme”.

“Questo lo so benissimo” mormoro “Sono solo preoccupato”.

“Lo so, Aaron” sospira “Scusa, sono... preoccupato anch'io”.

Smetto di muovermi e senza permesso mi siedo al suo fianco. “Tu come stai?”.
“Bene” esala rapidamente.
Gli appoggio una mano sulla spalla. “Io non mi impiccio quasi mai della vita degli altri e se lo faccio è perché mi interessa davvero. Ti ho chiesto come stai perché voglio la risposta vera, non quella di circostanza”.

Socchiude le labbra e il labbro inferiore comincia a tremare. Gli occhi di solito radiosi e gentili si riempiono di lacrime. “Non sto...” singhiozza “..io...”. Chiude gli occhi e ingoia con fatica il groppo che gli stringe la gola. “Male. Sto male”.

Gli stringo la spalla. “Mi dispiace davvero, Henry”.

Annuisce piano. “Lo so”.

Senza pensare mi allungo per stringerlo in un abbraccio. Non credo di aver mai fatto un gesto di questo tipo verso di lui in tutto il tempo che sono rimasti qui. Henry all'inizio rimane un po' sorpreso, poi si rilassa e ricambia appoggiandomi la testa sulla spalla. “Andrà sempre meglio, te lo assicuro. Ci sono battaglioni di ragazzi che si ucciderebbero per averti e che non hanno paura del mondo”.

Ridacchia sommessamente e tira su col naso. “Battaglioni?”.
Mi scosto annuendo. “Assolutamente. È una parola, vero?”.
“Sì, Aaron, è una parola” asciuga la guancia con la manica “Grazie”.
Gli do un colpetto sul braccio e poi mi alzo. “È il minimo”.
Sorride con più sicurezza. “Grazie, davvero”.

 

 

 

Non appena Henry si mette a studiare veramente e smette di riempire la camera di lacrime, sgattaiolo in corridoio e verso la camera di Jay. Varco la soglia come un ladro e mi chiudo la porta alle spalle. Prima che possa fare anche solo un passo, lei mi salta addosso come una ragno. Mi stringe le gambe intorno alla vita e le braccia al collo. Le afferro il sedere con le mani e, prima che possa dire qualsiasi cosa, mi tappa la bocca con un bacio. Come ogni santissima volta, il cuore mi scalpita nel petto e la realtà si fa più leggera e brillante.
Le sue labbra piene si muovono contro le mie, mordicchiando e succhiando. Intensifico la presa attirandola più vicina al mio corpo e riuscendo a percepire il suo calore attraverso i vestiti.
Le sue mani mi risalgono la nuca e affondano nei capelli, procurandomi brividi di piacere.
Si tira indietro. “Sei meraviglioso”.
Ridacchio strofinandole il naso con il mio. “A cosa devo l'onore?”.
“Ti ho sentito parlare con Henry prima”. Mi accarezza il collo con il pollice. “Grazie”.
“Ti sorprenderà ma lui mi piace molto. È stato naturale cercare di dargli un po' di conforto”.
Sorride facendomi tremare le ginocchia. “Grazie”.
“Figurati” mi dirigo verso il materasso tenendola in braccio “Tu come stai?”.

Mi lascio cadere all'indietro facendola sedere sul mio bacino. “Sto bene” mi accarezza il petto sopra la maglietta “Mi hanno fatto un lungo discorso sul sesso e sulla reputazione che ho fatto finta di ascoltare e poi hanno deciso che, siccome non ho scatenato io la rissa, non ho bisogno di una vera punizione, ma dovrò fare qualche faccenda domestica in più. Tutto qui”.
Le accarezzo la guancia lentamente. “Ne sono felice. Ero preoccupato che mio padre ti mettesse una cintura di castità”.
“Secondo me ci ha pensato”. Ridacchia per poi gemere toccandosi il taglio sul labbro. “Ahi”.
“Fa male?”.
Alza le spalle. “Tira un po' quando rido o parlo, ma è sopportabile”.
“Mi dispiace che ti abbia colpito e che ti abbia fatta sentire in qualche modo colpevole” sospiro “E mi dispiace per quello che ti ha detto Dorothea”.
“Niente di tutto questo è colpa tua”. Inclina le testa e mi bacia il palmo della mano. “Dottie...beh, non me lo aspettavo”.
“Sono sicuro che farete pace” affermo.
Mi spinge verso il materasso e si sdraia su di me. “Non mi va di parlarne”. Le sue labbra catturano di nuovo le mie come una calamita con il metallo. I suoi capelli mi scivolano sul viso oscurandomi dalla luce. Con fatica le poso le mani sui fianchi per allontanarla. “Vorrei parlare con te e mi stai distraendo”.
“Lo so”. Mi bacia di nuovo con più intensità.
La pelle brucia. “Jay” sospiro contro le sue labbra. “Davvero, voglio sapere come stai?”.
Sbuffa e si sposta di lato. L'assenza del suo corpo mi fa rabbrividire. “Ti ho detto che sto bene”.

“La verità per favore”.
Annuisce. “Okay, come vuoi. Ma non dare di matto, ora sto bene”. Annuisco. “Dopo la scenata di Nicole ho avuto un piccolo attacco di panico e dopo il commento di Dottie mi sono sentita molto male ma ho incontrato Tyson e mi ha aiutata parecchio. Il silenzio è terribilmente confortante”.
Intreccio le dita con le sue. “Si Ty è bravissimo nel conforto muto, mi ha aiutato un sacco di volte. Definisci piccolo?”.
Fissa una macchiolina di cioccolata sul copriletto. “Nulla di che, solo un leggero attacco”.
“Sai di essere una pessima bugiarda?” sbuffo.

“Va tutto bene, Aaron” mi bacia il dorso della mano intrecciata con la sua. “Ora che sono qui con te è tutto perfetto”.

 

 

Restiamo a cullarci nell'illusione di esserci solo noi fino all'ora prestabilita per le prove con i ragazzi. Per tutto il tempo, non faccio altro che coccolarla e assicurarmi che sul suo viso si scorgano solo sorrisi raggianti.
Una volta in garage, la osservo giocherellare con le corde della mia chitarra seduta sul tavolo da ping-pong e mi godo il piccolo segno rosso che le ho lasciato sulla scapola poco prima. Non credo di aver mai visto qualcosa di così bello.
La porta del garage si apre con un lamento e il resto della band fa il suo ingresso. Lip, Matt e Tyson trasportano all'interno gli strumenti spezzando il momento e portandosi dietro il caos.
Lip le passa accanto sfiorandole la testa. “Stai bene, piccola guerriera?” domanda.
Jay mi lancia un'occhiata complice e sorride. “Sto molto bene, grazie”.

Lip nota il suo sguardo e fa ondeggiare le sopracciglia nella mia direzione. “Immagino” borbotta cercando di non ridere.
Matt appoggia il basso e le si avvicina lentamente. “Julie possiamo parlare? In privato”.
Lei si stringe una gamba al petto a disagio. “Preferisco parlare qui”. Da quando le è saltato addosso, lei cerca di girargli il più alla larga possibile.
“È importante” sospira lui.
Jay alza il mento. “Perchè prima non mi spieghi perché la tua ragazza mi ha usata come una sacco da box?”.
Matt si strofina il centro del petto con la mano. Brutto segno. “È di questo che voglio parlarti”. Ci lancia uno sguardo strano. “In privato, però”.
Lei scuote la testa. “Matt non ho intenzione di spostarmi da qui, quindi se vuoi che ti ascolti inizia a spiegarti”.

Lui espira lentamente e stringe i pugni per non lasciare trasparire il tremore delle mani. “Dopo quello che è successo alla festa di Savannah, volevo essere chiaro con Nicole su i miei sentimenti e allora le ho parlato”.
Lip inclina la testa. “Perchè? Cos'è successo alla festa?”.
“Matt mi ha baciata e si è beccato una ginocchiata nei gioielli di famiglia” spiega lei.
Lip sgrana gli occhi. “Oh”.
Matt fa un passo in avanti. “Trovi rilevante solo questo fatto? Il mio ti amo lo hai cancellato?”.
Lip mi lancia un'occhiata. “Ho cercato di cancellare tutta la scena, soprattutto l'odore di alcol che emanavi” risponde fredda. Lui prova a ribattere ma lei lo ferma alzando la mano. “Abbia già chiarito questa storia, Matt. Voglio sapere perché lei mi ha colpita”.
Lui si infila le mani nei capelli spettinandoli. “Dopo che hai chiarito che non provi affatto la stessa cosa, ho deciso di andare da Nicole per dirle tutta la verità e ho...” sospira con forza “...perso il controllo della situazione”.
Lei fa cadere la gamba oltre il bordo del tavolo e inclina la testa. “Cosa vuol dire?”.
Matt indietreggia. “Le ho detto che sono innamorato di te, che ti ho baciata e che per lei non provo più nulla ed è impazzita. Ha iniziato ad insultarmi, a colpirmi e poi...”.
Scende definitivamente da tavolo. “E poi cosa?”.
“Ha toccato un nervo scoperto e allora ho cominciato a parlare senza pensare”.
Jay stringe i denti visibilmente incazzata. “Vai avanti”.
Lui abbassa lo sguardo a terra. “Ogni volta che eravamo li per fare...per... farlo io non riuscivo a...non...” sospira a disagio. So a cosa si riferisce, me lo aveva confidato. Ogni volta che avevano provato a fare sesso la sua testa si era riempita di pensieri, di parsanoie e preoccupazioni e lui non era riuscito a fare proprio nulla. Io avevo ipotizzato che fosse colpa del suo opprimente padre.
“Allora si è messa a ridere e ha detto che ero ridicolo, che la stavo lasciando perché non ero abbastanza uomo per fare quello che dovevo. Che non valevo nulla” alza lentamente lo sguardo da terra per incrociare quello glaciale di Jay. “Mi sono infuriato e la rabbia per lei si è mischiata alla collera e alla frustrazione per te e per il fatto che non mi volessi e io...”.
“Hai detto che hai fatto sesso con me” conclude Jay. La sua voce ferita è peggio di una coltellata. “Le hai detto che con me c'eri riuscito e le hai fatto credere che fosse lei il problema”. Il silenzio cala sulla stanza, anche Lip fissa Matt scioccato.
Lui annuisce lentamente. “Julie mi dispiace tantissimo, io non ho pensato”. Fa un passo verso di lei allungando le mani e Jay indietreggia sbattendo il sedere contro il tavolo.
“Tu non hai idea di quello che hai fatto” esala con la voce incrinata “Cosa pensavi che facesse? Che si rintanasse in casa a piangere? Non hai pensato minimamente che si sarebbe rivoltata contro di me?”.

Le mani di Matt tremano. “Io...mi dispiace”.
Jay ride senza allegria. “Ti dispiace?”. Si gira, afferra lo zaino e lo rovescia sul pavimento. Insieme ai e ai quaderni, volano a terra una valanga di foglietti di carta stropicciati. “Per tutto il dannato giorno, ho ricevuto bigliettini pieni di cattiverie, provocazioni e insulti. Qualcuno ha scritto puttana a caratteri cubitali con il pennarello indelebile, sul mio armadietto dello spogliatoio”. Matt si stringe le braccia al petto. “Addirittura le mie amiche pensano che quello che hai detto è vero! Ho passato l'intera giornata a lottare per non affogare nella sensazione che tutto questo fosse colpa mia!”. Gli punta un dito contro. “La verità invece è che è colpa tua. Solo colpa tua!”.
“Julie...”.
“No!” sbraita “Io sono un casino sotto ogni punto di vista, non lo negherò mai, ma anche nei miei momenti peggiori non ho mai trascinato nessuno a fondo con me, come hai fatto tu”.
Lo supera puntando alla porta. “Julie...” singhiozza afferrandole un braccio.
“Non devi toccarmi. Non siamo amici, non siamo assolutamente niente e se pensi che questo sia amore, hai molti più problemi di quelli che pensi”. Strattona il braccio liberandolo dalla sua presa.

“Mi dispiace” rantola lui.

“Delle tue scuse non me ne faccio di nulla, Matt. Stammi il più lontano possibile” ringhia allontanandosi e sparendo oltre la porta.

Restiamo tutti immobili, incollati al silenzio opprimente che lei ha lasciato. Il mio cervello si spacca in due. Da una parte, la collera verso Matt e quello che a fatto a Jay. E dall'altra, la consapevolezza che quello che ha fatto è stato alimentato dalle sue paure e dalle sue debolezze.

“Porca troia” sospira Lip stropicciandosi la faccia. “Hai combinato un cazzo di casino”. Il suo poco tatto desta tutti quanti e fa scappare Matt fuori dal garage.

“Potevi scegliere parole diverse” lo rimprovera Tyson.

“Cosa dovevo dire?” brontola Lip “Ottimo lavoro, Matt! Ti sei comportato come uno stronzo senza palle e hai fatto incazzare l'unica possibilità che avevamo di vincere la gara tra band” guizza sarcastico “Complimenti!”.
“Philip” lo rimbrotto “Il sarcasmo è l'ultima cosa che ci serve adesso”.

Ci fissa infastidito e si stringe le braccia al petto. “Perchè state sgridando me? È lui che ha fatto un macello”.
Sbuffo. “Perchè sei inutile in questo momento”.

“Allora mi renderò utile” afferra Tyson per il braccio. “Andiamo da Julianne, mentre tu vai da Matt”. Non era questo che avevo in mente. “So che vorresti andarci tu da lei, ma Matt ha bisogno di te e non di noi al momento”.
Odio quando usa la testa e ha ragione. “Va bene”.
Trotto fuori dal garage e mi metto alla ricerca di Matt. Lo trovo seduto sul dondolo con la fiaschetta delle emergenze di Lip in mano. Svita il tappo di metallo, appoggia il beccuccio alle labbra e si riversa una sorsata di alcol in gola.
Lo raggiungo il più velocemente possibile e gli strappo la fiaschetta di mano con irruenza. “Vuoi peggiorare ancora di più la situazione?”.

Ride senza la minima allegria. “Credi che possa andare peggio di così?”.

“Annegare i problemi nell'alcol di certo non cambierà le cose” obbietto.
Alza le spalle con poca convinzione. “Almeno può migliorarle un po'”.
Sospiro e mi siedo al suo fianco. “Matt, ma che cos'hai fatto?”.

Affonda le mani nel viso incurvandosi come una bambù. “Non lo so, Aaron. Lei ha infilato il dito in una ferita enorme e dolorosa e poi Julie...” sbuffa “Sono andato nel panico e ho fatto un passo falso enorme”.
Gli appoggio una mano sulla schiena. “Direi dieci passi falsi”.
“Grazie” brontola burbero.
“Ma” gli do un colpetto “C'è sempre una soluzione ad ogni cosa. Una volta che si sarà calmata, le parlerai e chiarirete. Lei è molto comprensiva”.

“Questa volta non credo” scuote la testa “L'ho gettata in pasto ai leoni senza pensarci minimamente”.

Mi lascio andare contro lo schienale del dondolo. “Su questo non ci piove, però nessuno ti impedisce di provarci”. Chiude gli occhi e affonda la faccia nelle mani. Il suo dolore mi arriva forte e chiaro. “Dobbiamo svagarci, siamo tutti troppo tesi. Ci vuole una serata tra uomini”.

Sbuffa tra le mani producendo uno strano suono. “Non penso sia una buona idea”.
Mi alzo in piedi con impeto. “Sì che lo è. Possiamo andare tutti da Lip, sua madre ha il turno di notte, quindi possiamo dormire da lui”.
Mi guarda incerto. “E domani? Cosa facciamo domani?”.

“Domani è un altro giorno, Matt. Ci penseremo quando arriverà”.

 

 

Stringo la maniglia e la osservo con irruenza sulla carta. La penna gratta contro il foglio ruvido riempiendo la stanza. “Jay”.
La mano si blocca a metà di una frase. “Non mi va di parlarne, Aaron” mormora. La sua figura minuta è illuminata dalla luce del tramonto che filtra dalla finestra e che investe la poltrona su cui è raggomitolata. “Ne sei sicura?”.
Posa il quaderno sul bracciolo e si gira. “Per ora non voglio parlarne, lo capisci?”.
Entro del tutto nella sua camera e mi chiudo la porta alle spalle. “Sì, totalmente”.

Mi fa cenno di avvicinarmi e io eseguo. Mi posiziono ai piedi della poltrona e le stringo le mani intorno ai fianchi facendola scivolare in avanti verso di me. Mi allaccia le gambe intorno ai fianchi e in un secondo mi ritrovo seduto al suo posto con lei comoda sulle ginocchia. La vicinanza con il suo corpo mi rilassa istintivamente. Il suo braccio mi risale le spalle e le sue dita mi sfiorano la nuca. Appoggio la fronte alla sua. “Stai bene?”.

Ridacchi sommessamente e mi bacia le labbra con dolcezza. “Non devi chiedermelo ogni secondo, non sono un fiore delicato”.
La stringo a me con più decisione. “Lo so, Jay. Non voglio che tu stia male, per nessuna ragione. E se per caso tu dovessi stare male, vorrei essere il primo a saperlo e vorrei essere quello che ti aiuta a stare bene” sospiro “Capisci cosa intendo?”.

“Perfettamente”. Mi accarezza le labbra con il pollice. “Ti assicuro che se dovessi sentirmi male in qualsiasi modo sarai il primo a saperlo”.
“Perfetto” sospiro. Mi chino verso di lei, premo le labbra contro le sue e la bacio a lungo con dolcezza. La mia lingua cerca la sua e viceversa. Mi getta entrambe le braccia al collo e approfondendo il bacio e lasciandomi perdere felicemente in lei. Spinge i fianchi verso di me e io le afferro il sedere, assaporandola. Dio, è fantastica.

Ansiamo con forza cercando i bottoni di qualsiasi cosa abbia addosso. Le mie labbra le scivolano sul collo e le mani si intrufolano sotto i vestiti. “Aaron...” sospira.

“Aspetta...” mugugno alla ricerca della lucidità. Allontano la bocca dal suo corpo e lei sbuffa sonoramente. “Sto insieme ad una suora” borbotta alzando gli occhi al cielo.

Spalanco la bocca cercando di non ridere. “Rispettare te e il tuo corpo mi rende una suora? Buono a sapersi!”.
Ridacchia nascondendomi il viso nell'incavo del collo. “Sì, esatto”.
“Non mi sono fermato solo per quello, non sono venuto qui per farmi distrarre dal tuo corpo” affermo “Dovevo solo vedere come stai, i ragazzi mi stanno aspettando”.

Ride mordicchiandomi la spalla. “Beh, possono aspettare un'altra mezz'ora”.
“Julianne” la rimbecco.
Sospira e si allontana. “Dire il mio nome non aiuta”. Mi accarezza la guancia e si issa per sedersi sul bracciolo. “Come mai ti stanno aspettando?”.
“Portiamo fuori Matt. Una serata tra ragazzi gli farà bene” asserisco.

Annuisce. “Fate bene, ha bisogno di voi”.
“Sei ancora arrabbiata?”.
Si stringe la braccia al petto. “Sì. Non è qualcosa che posso ignorare, ha fatto una cosa terribile. So che ha molti più problemi di quelli che vuole dimostrare ma per il momento non riesco a scusarlo con sincerità”.
“Lo capisco” dico. Il cellulare vibra e un messaggio di Lip appare sullo schermo. “Devo andare”.
Mi bacia velocemente. “Divertiti”.
Doverla lasciare andare è una sensazione che mi dilania ma questa sera Matta ha bisogno di me e io non mi tiro di certo in dietro.

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Alexa_02