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Autore: lisi_beth99    25/03/2019    1 recensioni
Minho è stato catturato ed il resto del gruppo cerca di salvarlo dalle grinfie di W.C.K.D.
Lane dovrà lottare un'ultima volta per riuscire a lasciarsi tutto alle spalle e poter costruire una vita pacifica con Newt.
Ma ci sarà un segreto fra loro...
Riusciranno a vincere contro l'organizzazione e a raggiungere un luogo sicuro?
Questo è l'ultimo capitolo della saga, dove tutto si concluderà nel bene, o nel male
//SEQUEL DI: RUN FIGHT SURVIVE\\
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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Quando riaprii gli occhi, il cielo si stava tingendo di sfumature che andavano dal viola al blu e dal rosso all’arancione. Mi alzai pigramente dal divano, grata per quel riposo che mi aveva ricaricata. Accarezzai distrattamente la mia pancia, leggermente più visibile di qualche mese prima (anche se, a quel tempo, non vi avevo dato importanza) e andai a recuperare le scarpe di tela bianche che mi erano state messe, al posto delle mie vecchie, quando ero stata portata all’interno delle mura dagli agenti della W.C.K.D.
Avevo dormito forse troppo, perdendo così minuti preziosi per il mio piano di salvataggio. D’altra parte però quel riposo mi aveva permesso di tornare in forza dopo i giorni difficili e pieni di notizie sconvolgenti.
Rapida infilai un cardigan nero sopra al vestito, le scarpe e uscii da quell’appartamento. Non prima di aver nascosto nel reggiseno la foto dell’ecografia, sarebbe stata vicino al mio cuore…
In strada mi trovai catapultata in un mondo che non credevo avrei mai più rivisto. Le persone camminavano freneticamente sui marciapiedi di pietra, incuranti di ciò che li stava circondando, abituati a quella frenesia. Cominciai a camminare cercando di rifare a ritroso il percorso che, dalla sede di W.C.K.D., mi aveva portata a casa di Tess. Continuai a guardarmi attorno, cercando di notare anche i più piccoli dettagli. Una donna camminava con una mascherina a coprirle naso e bocca, in mano una borsa piena di documenti, nell’altra un bambino che camminava con lo sguardo basso, anche lui con una mascherina. Dalla parte opposta della strada, un uomo di mezza età si era fermato per osservare un pannello luminoso, affisso sulla facciata di un edificio totalmente di vetro. Incuriosita, seguii lo sguardo dell’uomo, notando un grande orologio nel pannello. I secondi passavano e, quando scoccò il minuto, una scritta in giallo comparve nella parte inferiore dello schermo: “40 minuti al coprifuoco”.
Avevano un coprifuoco? Pensai notando la reazione delle molte persone che, a quella vista, avevano accelerato il passo. Alcuni saltarono su un autobus che passò proprio in quell’istante; altri presero il telefono per controllare qualcosa. Una donna che mi urtò involontariamente, stava parlando al telefono con una nota di preoccupazione – Dove sei? Non perderti per strada o non farai in tempo. Sai cosa fanno a chi infrange il coprifuoco… Ti voglio bene anch’io. – e ripose l’apparecchio nella borsa sospirando.
Dovevo sicuramente affrettarmi, o non sarei arrivata al quartier generale in tempo e non sarei riuscita nel mio intento.
Camminai velocemente, schivando i vari individui che mi circondavano. A vederli in quel modo, mi sembravano molto simili a coloro che vivevano fuori dalle mura…
Raggiunsi un incrocio e dovetti attendere lo scattare del verde. Con la coda dell’occhio notai una figura alta, snella e dai capelli neri ferma dalla parte opposta dell’incrocio. Teresa sembrava persa nei suoi pensieri. Poi però sembrò notare qualcosa proprio difronte a lei.
Provai a seguire il suo sguardo ma, la marea di persone ferme come noi, mi impedì la visuale.
Quando il semaforo divenne verde la vidi tentennare e poi, come sbloccata da qualcosa, schizzare in direzione di una stazione di treni poco più lontana; stava inseguendo di certo qualcuno.
Non ci pensai un attimo. Mi affrettai per attraversare la strada e seguire la mora. Per un attimo la persi di vista. La vidi entrare nella stazione ma poi non riuscii subito a comprendere che direzione avesse preso. Mi bloccai nel centro dell’edificio, provando a guardarmi attorno. Le persone stavano svanendo velocemente dalle strade, tutti troppo preoccupati a rincasare per potersi accorgere di me.
Dopo qualche secondo intravidi un movimento in una zona deserta della stazione. Mi avvicinai con cautela, sbirciando da dietro un muro. Per una frazione di secondo riuscii a vedere due figure trascinarne via un’altra, quest’ultima incappucciata. Dal cappotto beige capii essere Tess quella portata via di peso. Che fossero quelli di W.C.K.D.? Si erano forse accorti di qualcosa? O ancora peggio, sapevano della mia gravidanza?
Quelle domande mi bloccarono dal seguire subito il gruppetto. Poi però riuscii a sbloccarmi dalla mia paura e, con molta cautela, gli andai dietro.
Restando sempre ad una distanza di sicurezza e stando attenta a non rivelare la mia presenza, riuscii a perderli solo una volta. Il percorso che fecero sembrava quasi senza logica… Passammo per dei binari sotterranei, sperando in cuor mio che non passassero treni proprio in quel momento. Poi riapparimmo oltre le mura, almeno così credevo.
Continuai il mio inseguimento fino ad una cattedrale diroccata. I due rapitori di Teresa la spinsero con poca grazia oltre un portone massiccio. Qualcosa dentro di me continuava a dire che non erano della W.C.K.D. che senso avrebbe avuto portarla in quel luogo se avevano un quartier generale a cui fare affidamento? A meno che non necessitassero di un luogo isolato per porre fine alla vita della giovane…
Quel pensiero mi fece rabbrividire, se così fosse stato, come avrei potuto fermarli da sola e, per di più, con la costante paura per mio figlio? Quella condizione mi precludeva dal compiere molti gesti che, prima, avrei fatto senza pensarci.
Prendendo un respiro profondo trovai il coraggio per entrare. Pregai perché in quei pochi minuti che ero rimasta fuori, non fosse successo nulla alla mora.
Prestando la massima attenzione a dove mettevo i piedi, mi inoltrai nell’edificio semi buio. Controllavo ogni pertugio a cui mi avvicinavo, con la costante paura che sbucasse fuori qualcuno all’improvviso e mi aggredisse. Poi percepii delle voci provenire da quella che un tempo doveva essere la cappella.
-Fatemi quello che volete! – era la voce di Tess – Non riuscirete a superare la porta. I sensori vi riveleranno… - ma non poté finire perché qualcun altro la interruppe – Lo so. Siamo segnati. – quello sembrava essere Thomas.
Mi bloccai nell’oscurità cercando di decifrare ciò che avevo appena sentito. Thomas aveva rapito Teresa?! Cosa era successo nel tempo che ero stata via?
-Ci aiuterai anche in questo. – concluse l’ex velocista. In quel momento qualcosa mi passò sopra ad un piede, forse un topo, ma dallo spavento mi mossi andando ad urtare una maceria che, ovviamente, provocò un rumore sordo quando venne spostata.
Nella cappella calò il silenzio più assoluto. Con molta cautela sbucai con la testa dal mio nascondiglio provvisorio; notai subito la stanza illuminata da decine di candele. I miei amici erano sparsi in giro: Brenda era seduta ad un tavolino, Jorge a pochi passi da lei, Newt passava lo sguardo da Thomas al punto in cui ero nascosta mentre il moro non staccava lo sguardo da Teresa. In mano aveva un bisturi. Frypan aveva estratto la pistola e una settima figura che non riconobbi immediatamente si stava avvicinando con un coltello in mano.
Avanzai rapidamente di qualche passo, così che la luce delle candele mi rendesse visibile – Sono io! – esclamai alzando le mani in segno di difesa. –Lane! – Newt sembrò ringiovanire di dieci anni alla mia vista. Potevo immaginare solo quanto si fosse angosciato nel non sapere che mi fosse capitato. Quello col coltello abbassò rapidamente l’arma e un sorriso stupito mi comparve sul volto – Gally? – non mi sarei mai aspettata di ritrovarmelo lì. Lo abbracciai di slancio, constatando che non era morto come avevo creduto. Mi staccai rapidamente – Che bello vedere che non sei morto… - dissi guardandolo negli occhi. Lui si voltò verso Thomas – Non tutti la pensano così. Però grazie! – mi diede una pacca affettuosa sulla spalla.
Newt, che nel frattempo si era avvicinato, sembrava impaziente di riavermi fra le sue braccia ma, al contempo, notavo una sorta di preoccupazione mista a rabbia che gli velava lo sguardo. Senza indugiare ulteriormente mi lanciai dal biondo che, come speravo, mi avvolse calorosamente. –Ho temuto per il peggio… - sussurrò al mio orecchio.
Mi scostai quel tanto per poterlo guardare negli occhi – Non ti libererai così facilmente di me. Ricordi? Nemmeno il virus ce l’ha fatta! – lo dissi col sorriso, oramai anche quella era una cosa superata ed accantonata. Ma nel mio amato notai qualcosa di strano: irrigidì la mascella e sciolse il nostro abbraccio, interrompendo al contempo il contatto visivo.
Avrei voluto indagare maggiormente ma Thomas richiamò la mia attenzione con un leggero colpo di tosse – Sono felicissimo di vedere che stai bene Lane, ma Minho è ancora nelle grinfie della W.C.K.D. – il tono del moro non lasciava adito a dubbi: aveva già elaborato il suo piano d’attacco.
   
 
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