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Autore: PrimbloodyBlack    25/03/2019    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Skye faceva parte di una della famiglie più importanti del regno. Suo padre, braccio destro del re, l'aveva educata ad una vita di sfarzo e lusso. Tutto ciò che voleva era suo, le bastava solo chiedere. Ma l'unica cosa che lei voleva era l'unica che non gli era concessa. Essere libera.
Dopo la morte della madre Margaret, il padre sprofondato nella depressione, aveva riposto tutto il suo amore morboso verso la figlia. La teneva chiusa nell' enorme dimora impedendole di uscire e quindi di cercare marito. Aveva ormai raggiunto i diciassette anni ed ogni donna della sua società aspirava ad uno sfarzoso matrimonio. Ma a lei fu negato anche di amare. Tentò più volte di fuggire ma sempre in vano.
Solo una volta si era avvicinata alla libertà ma un incontro alquanto magico aveva cambiato tutto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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How could we not talk about family when family's all that we got?
Everything I went through you were standing there by my side
And now you gonna be with me
for the last ride

(Wiz Khalifa - See You Again) 

Urla e pianti riempivano le mura dei sotterranei. Un'altro grido di sofferenza e dolore uscì risonante dalla sua gola non appena sentì la lama tagliare l'abito e solcare nuovamente la pelle. Era passato solo un quarto d'ora ma le sembrava un'eternità, era come se l'inferno l'avesse inghiottita con le sue fiamme. Non aveva neanche il coraggio di guardare quel corpo grondate di sangue. Non ebbe neanche più la forza di supplicare quell'essere, che con sguardo impassibile continuava a colpirà con qualsiasi sorta di arma.

"Se solo evocassi il tuo alter ego... Tutto questo avrebbe fine."

"Per favore..." disse tra le lacrime.

Gli occhi le divennero pesanti e il corpo allentò la tensione. Se ne avesse avuto la forza avrebbe sorriso, felice che quella tortura stava per finire.

"No no." disse lui dandole qualche schiaffo. "Non ancora cara mia, la notte è ancora lunga."

"Perché non mi uccidi e basta." disse con un filo di voce.

"Skye..." disse ridendo. "Se ti uccidersi così, con questo misero corpo umano, il tuo potere si incarnerebbe in un altro essere vivete. E tutto questo sarebbe inutile." disse accarezzandole il volto bagnato dalle lacrime.

"Thalia..." mormorò.

"Oh il licantropo." esclamò.

"... Lei mi troverà, lo so." disse facendo ricadere la testa per la stanchezza.

"Certo che ti troverà!" Disse con felicità. "Gli altri la stanno aspettando, lei fa parte del piano. A meno che tu non ti mostri in tutta la tua bellissima oscurità."

"Che significa?!" Disse quasi riacquisendo lucidità. "Dimmi cosa cetra lei. Adesso!"

"Non è una cosa che ti concerne mia cara." disse avvicinandosi ad un armadietto. "Adesso..." disse aprendolo. "... Ci siamo solo io e te qui."

La ragazza sussultò appena vide tra le mani della creatura una frusta puntinata di spine.

"Non preoccuparti, userò la parte liscia."

3 ore prima ~

Impaurita venne trascinata via mentre l'amica cadeva atterra incosciente. Venne presa con la forza, avrebbe voluto liberare il suo istinto primario e fuggire  dalle braccia dei due uomini che con potenza la trascinavano fuori dall'aula. L'avrebbero portata via, in un posto lontano e sperduto, isolato dal resto del mondo per fare ammenda delle sue azioni. Si sentii in colpa, aveva trascinato in tutto ciò anche i due fratelli e pregava veramente che due non venissero scovati. Ma soprattutto aveva paura che Thalia non se lo sarebbe mai perdonato. 
Passarono con passo veloce tra i vari corridoi della struttura. C'erano guardie ovunque. Cercò di escogitare un piano velocemente ma cercare di fuggire, in quel momento, era davvero da sciocchi. Si guardò intorno, lentamente iniziò a metabolizzare cosa era successo. Gli occhi le divennero umidi, non aveva mai pensato che sarebbe finita così. 
Improvvisamente tirò su il volto. Un odore familiare la circondava, c'era fin da prima ma solo ora ci aveva fatto caso. Girò la testa in cerca di quei due visi a lei cari.

Li hanno presi?!

Continuò a guardarsi intorno, destando l'attenzione di alcune guardie.

"Ehi!" esclamò uno di loro.

Una delle guardie che la tenevano si girò con sguardo severo facendo trasalire il collega.

"Che c'è?" domandò con tono duro.

"La ragazzina," disse indicandola. "È un po' agitata."

La guardia alzò un sopracciglio e lo guardò dall'altro verso il basso in segno di superiorità.

"Fatti gli affari tuoi." rispose, per poi girarsi e continuare a camminare. "Pivello." mormorò ma abbastanza forte da farsi sentire.

L'altro uomo digrignò i denti, ma ritornò al suo posto e fece un grande respiro per placarsi.

In condizioni normali Iris avrebbe applaudito all'uomo e si sarebbe fatta anche una risata, ma non era il momento, la sua testa era in subbuglio ed era terrificata al pensiero che i due fratelli fosse lì. 
Continuò ad osservare i volti intorno a lei, ma stavolta con cautela. L'odore sembrava inseguirla e ciò le dava dando alla testa.

È una punizione questa? Pensò ingenuamente lei. Erano quasi arrivati all'uscita e stranamente la presa dei due sui suoi bracci iniziò ad allenarsi. Potrei provare a scappare.

Mentre la guardia alla sua desta continuava a mantenere un andatura autoritaria, l'altro sembrava agitato da qualcosa. La bionda noto uno scambio di sguardi sospetti ed iniziò ad avere paura di che cosa le aspettava fuori da quella porta. Se i due avessero potuto sentire i suoi pensieri avrebbero risposto, la libertà. Ma lei non sapeva cosa c'era nella testa dei due, così come loro non potevano sapere cosa stava pensando giovane lupa.

Il portone era sempre più vicino, pochi metri e poi sarebbe stata priva della sua vita e del suo nome. Sarebbe stata solo un numero tra i tanti esseri che si erano macchiati dei peccati più gravi. Si domandò quanti della sua specie si sarebbero trovati lì, si chiese come avrebbe fatto a guadagnarsi il rispetto di tutti per sopravvivere. Un milione di domande in un mezzo secondo, un milione di "e se..." a mezzo metro dall'uscita.

Le guardie apostate sulla porta, disinteressate, li fecero passare, mentre i due uomini spingevano le verticali maniglie. Si inquietò nel vedere oltre la porta un nero pece, ma era solo la vista che le giocava brutti scherzi. Era quasi notte, ma le lanterne illuminavano tutto il luogo. Posti del genere sono leggermente posti più in lontananza rispetto al centro del villaggio per questioni di sicurezza. Ciò evitava  l'eccessiva presenza di persone comuni, che sarebbero a rischio se un soggetto pericoloso riuscisse a scappare.

Iris continuò ad osservare ciò che la circondava, in cerca di una falla per fuggire. La strada sterrata portava ad un carro con una gabbia, trainato da due cavalli pirotecnici d'acciaio. La ragazza sobbalzò nel vedere tali creature. Di solito venivano impegnate solo in situazioni ad alto rischio. Per un momento si sentì lusingata ma allo stesso tempo era rattristita dal fatto che la consideravano così pericolosa. Era un semplice lupo capace di combattere e con conoscenze alchemiche, abbastanza limitate direbbe lei, ma non una minaccia.

Più le due guardie la portavano vicina al carro, più la sua agitazione saliva. 
Iniziò a dimenarsi, cercando di far allentare la presa su di lei, stranamente lenta.

"Sta ferma." disse in tono amichevole l'uomo che era sempre stato in silenzio.

"Contaci!" esclamò. Con uno scatto riuscì a sfilare il braccio dalla mano sua mano intenta a colpire  compagno sul viso, ma egli prevedé il colpo e le riprese il braccio sotto la sua ferrea stretta.

"Iris!" disse alzando la voce. La ragazza rimase stupita da tale confidenza e aggrottò la fronte. "Ancora non ci arrivi?" aggiunse vedendo la confusione negli occhi della ragazza.

"Che diavolo..." disse smarrita. Si voltò verso l'altro, ma si sentì ancora più confusa nel vederlo sorridere. Poi capì, il motivo per cui l'odore dei due ragazzi la inseguivano, era perché erano sempre stati con lei.

"Sono io, Basil." disse il ragazzo sottovoce.

"Che idiota che sono..." disse spalancando la bocca.

Ciril sulla sua sinistra cercò di sopprimere una risata.

"Aspetta!" disse afferrandogli il braccio. "Dobbiamo aiutare Thalia!"

"No," disse affranto, "È troppo tardi, se torniamo lì dentro un'altra volta, non riusciremo più ad uscire."

"Non ci vorrà molto prima che trovino le due guardie svenute." aggiunse il più piccolo.

"No! non posso lasciarla lì." disse intenta a tornare indietro.

"Che diavolo stai facendo?" Il ragazzo la prese per il braccio e la spinse verso di lui. "Sai quanto ci è costato venire in tuo soccorso?" disse stringendo la presa. "Siamo dovuti entrare furtivamente nella sala alchemica del Gran Maestro per rubare le pozioni e poi siamo venuti qui, abbiamo messo fuori gioco delle guardie, abbiamo preso i loro vestiti e il loro aspetto. Tutto questo per cosa? per farti catturare di nuovo?"

Non si era mai comportato così, tanto da stupire Ciril. Di solito era calmo, avvolte anche taciturno, raramente mostrava questo suo carattere.

"Mi stai facendo male." disse con voce sottile, quasi spaventata dall'amico.

"Andiamo!" disse lasciandola. Il gruppo ricominciò a camminare, ormai a pochi passi dalla vettura.

Iris si portò la mano sul punto in cui l'aveva stretta. Aveva il capo chino, con la testa in subbuglio, era emotivamente instabile e l'aveva capito anche lei. "Scusa" disse sottovoce, ma fu così debole che i due lo interpretarono come un lamento.

Alcune guardie di pattuglia comparvero fuori dal nulla. Ciril le osservò agitato, ma si ricompose subito dopo, cercando di non attirare la loro attenzione. 

"Restate calmi." disse il maggiore. 

"Basil, la tua faccia!" esclamò il ragazzo.

"Merda!" disse quando sentì il suo corpo cambiare forma.

Poi sentirono qualcuno gridare e si girano di scatto tutti e tre. Una guardia, correndo, raggiunse le altre indicando nervosamente verso di loro.

"Andiamo!" Gridò Basil. 

Si affrettò ad aprire la cella per fare entrare iris mentre Ciril saliva sul sedile per due.

"Basil, dai!" gridò vendendo le guardie correre a quattro zampe verso di loro.

Fece un veloce sorriso alla ragazza cercando di rassicurala e si posizionò accanto al fratello. Entrambi presero le redini e le due creature partirono spedite con i loro zoccoli in acciaio che  battevano veloci sul terreno lasciando dei solchi.

La bionda dalla cella continuava ad osservare affranta l'edificio dove aveva lasciato la sua più cara amica. Avrebbe avuto bisogno di lei adesso più che mai, ma come avrebbe potuto aiutarla più di così. Cercò di convincersi che non c'era altro che poteva fare, perché sapeva che effettivamente era così. Era impotente, l'unica cosa che era capace a fare era rubare.

Forse adesso le mia abilità serviranno a qualcosa, oltre che al divertimento.

Si trascinò su fondo della cella, con il viso in giù appoggiato sulle ginocchia.
Per la fretta si erano scordati di toglierle la catena ai piedi. Tentò di massaggiarsi le caviglie, ormai rosse dal continuo sfregamento del metallo sulla pelle.

Pian piano si allontanavano sempre di più. Non c'era nemmeno un posto chiamato casa di cui avrebbero sentito la mancanza. C'erano solo loro tre, fin dall'inizio.

Sedici anni or sono un orda di grim attaccò un villaggio, portando con sé dolore e distruzione. Le urla della popolazione riuscivano a coprire il ringhiare degli esseri, che lentamente uccidevano i poveri malcapitati. Le abominevoli creature dal pelo nero, unto di sangue e polvere, si scagliarono in moltitudine sulla folla, travolgendo chiunque avessero davanti. Le loro zampe pestavano incuranti le membra delle loro vittime, mentre le strade diventano laghi di sangue.

All'epoca Iris e Ciril avevano solo 8 anni, mentre Basil ne aveva appena compiuti dodici. Così piccoli e già soli.

In un modo o nell'altro riuscirono a salvarsi e per sopravvivere nella nuova realtà dovettero combattere con tutte le loro forze. Nonostante avevano perso tutto, le loro famiglie e le proprie case, riuscirono ad andare avanti. Vennero portati a Border Leaf, insieme agli altri superstiti. Crebbero insieme, come una famiglia, tenevano l'un l'altro, si proteggevano l'un l'altro, non era importante il legame di sangue, non era importante l'imprinting, perché quelle erano cose marginali. Prima venivano loro e poi il resto del mondo, e così fu.

Lentamente il complesso sparì così come i lupi. La ragazza osservò le piccole case che delineavano la fine del villaggio. Ma non sentiva nulla, né rimorso, né dispiacere nel lasciare quel luogo, perché la sua famiglia era lì con lei... Nonostante mancava una persona. Era l'unico motivo per cui si sentiva ancora ancorata a quel posto.

"Thalia..." mormorò. Si sdraiò, nel modo più confortevole che poteva. La carrozza continuava traballare al minimo contatto con la breccia, ma stremata finì per addormentarsi stremata

 La carrozza continuava traballare al minimo contatto con la breccia, ma stremata finì per addormentarsi stremata

Basil Lama d'Argento (24 anni)

Ciril Pugnale Gemello (18 anni)

Ciril Pugnale Gemello (18 anni)

 

   
 
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