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Autore: KatherineFreebatch    26/03/2019    3 recensioni
“Vorrei tanto che qualcuno mi guardasse come Roger guarda te” dice Rami a Brian. E tanto basta per risvegliare sentimenti assopiti nei due musicisti. [Maylor a 3 capitoli]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Body Language

Chapter 2


Se Roger si era aspettato che quella della collezione di cucchiai di Brian fosse una mera battuta, si era sbagliato di grosso.  

Dopo un’infinità di timidi baci a fior di labbra, i due si erano staccati sorridendosi come teenagers al primo appuntamento della loro vita.


“Dai, saliamo.” Aveva detto Brian, senza fiato. Aveva assottigliato lo sguardo, mordendosi il labbro, facendo trasalire Roger, il quale si era ritrovato davanti, per un secondo, un Brian giovanissimo, spensierato, ma anche tanto insicuro. Il batterista non aveva potuto seguirlo senza sorridere ampiamente.

In casa, il nervosismo di Brian si era trasformato in un convulso e maldestro  tentativo di preparare una tazza di tè ad entrambi. Una volta acceso il bollitore, il chitarrista aveva afferrato Roger per un polso, lo aveva portato in salotto e, un po’ scherzoso, un po’ orgoglioso, gli aveva detto:

“Ti piacciono i miei cucchiai?” E con un gesto ampio della mano aveva svelato un cassetto pieno di cucchiaini vittoriani in argento.

Roger, che fino a quel momento lo aveva lasciato fare, decise che era arrivato il momento di porre fine ai tentativi dell’amico di fare finta che in auto non fosse successo nulla. Così lo afferrò per le spalle, facendolo voltare verso di se, solo per far poi scivolare le mani sul suo collo, fermandosi sulle sue guance. Avvicinò i loro visi e, a mò di scusa disse:

“Scusami, Brian. Scusami tanto,” Soffiò contro le sue labbra. “ma se non ti bacio ora, rischio che tu tenta di tirar fuori la tua collezione di stereo sui cucchiaini vittoriani...”

Brian trasalì, ma non si tirò indietro, invece cinse i fianchi dell’altro e fu proprio lui ad annullare definitivamente il divario tra le loro bocche. Fu un bacio a fior di labbra, decentrato, che fece scontrare i loro nasi e li fece sciogliere in una risata nervosa. Brian fece per tirarsi indietro per poter dare sfogo all’ilarità, ma Roger rafforzò la presa sul suo viso e catturò il labbro inferiore dell’amico fra le sue labbra. Lo mordicchiò appena, facendo sussultare il chitarrista, il quale, d’istinto, si incurvò ancora di più verso l’altro e quando le loro lingue si toccarono per la prima volta, Brian lasciò la presa sui fianchi di Roger per afferrargli il viso con entrambe le mani. Fece passare le dita della mano sinistra sulla linea della mascella del batterista, grattando la folta barba bianca con le sue unghie e l’altra mano finì tra i ciuffi candidi, serrando poi la presa per tirare indietro la testa di Roger e poter, così, approfondire il bacio.

Restarono persi in quello sfiorarsi di labbra e respiri per svariati minuti, trasalendo e scostandosi di scatto solo quando il fischio del bollitore li riportò con i piedi per terra.

Brian si accomiatò, sfiorando la tempia di Roger con la punta del naso e tornò un minuto più tardi con due tazze fumanti ed una bottiglia di scotch. Posò il vassoio sul tavolinetto davanti al divano sul quale Roger si era sistemato. Il chitarrista si sedette accanto all’amico con uno sbuffo stanco.

“Ti va?” Chiese, poi, indicando la bottiglia di liquore.

“Vuoi sapere di cosa ho voglia, invece?” Chiese il batterista, ammiccando con fare lascivo.

Brian, che sapeva essere malizioso tanto quanto il biondo, si morse il labbro, gli posò una mano sulla coscia e si sporse per sussurrargli all’orecchio: “Vuoi fare le cose sporche con me, Rog?”

Il batterista scoppiò a ridere e, con entrambe le mani sul petto dell’astrofisico, lo spinse finché non fu steso sul divano.

“Voglio fare le cose più sporche che ci sono con te, Dottore.”

L’uso del suo titolo accademico, fece arrossire Brian. D’istinto cinse I fianchi del batterista con una gamba ed annaspò contro la sua bocca quando sentì una mano accarezzargli la coscia.

“Ok?” Chiese Roger affondando i polpastrelli nell’interno coscia dell’altro. Ed il chitarrista annuì, mordendosi il labbro. Un mugolio sorpreso sfuggì alla sua bocca quando la mano di Roger, sicura e sfrontata, salì sempre più su con un massaggio lento e suggestivo.

Gratificato e lusingato da quella reazione, il batterista nascose il suo sorriso nel collo dell’amico, strappandogli un altro sospiro quando la sua guancia barbuta gli graffiò la pelle sensibile. Si puntellò sui gomiti ed aspettò che Brian aprisse le palpebre. Occhi verde-marroni annebbiati dal desiderio incontrarono le iridi blu di Roger, strappando l’ennesimo sorriso al batterista.

“Dio, Brian.” Soffiò, senza fiato. “Com’è possibile che tu sia ancora così bello?”

Il chitarrista scosse il capo ed un riccio bianco gli nascose un occhio.

“Non dire di no, doc. Sei assolutamente splendido.”

Brian arrossì e spinse le labbra contro la guancia di Roger.

“Anche tu, Rog.” Disse, incupendosi quando l’altro Rispose con una risata denigratoria. “Lo sei. E se vieni in camera con me, ti dimostrerò quanto io ti trovi bello da togliere il fiato.”

Con un leggero gemito di dolore, Roger si mise a sedere.

“È un modo carino per dire che siamo troppo vecchi per fare sesso sul divano?” Rise grattandosi la mascella.

“Forse,” Rise Brian, scompigliandosi i capelli. “ma potrebbe anche essere una scusa per averti finalmente nel mio letto...”

Ridacchiarono insieme e, mano nella mano, salirono le scale dirigendosi nella camera padronale.

“Non sono mai stato così contento che tu non viva con tua moglie come adesso.” Sentenziò Roger quando entrambi furono spogliati e sotto le lenzuola.

“Vuoi davvero parlare delle nostre compagne quando finalmente siamo qui?” Chiese Brian, accarezzandogli un fianco.

Il batterista scosse la testa.

“Onestamente, sono più interessato a sapere come dovrebbe funzionare questa cosa tra noi due.”

Di tutta risposta Brian si strinse a lui, facendo scivolare la sua mano grande e morbida proprio dove Roger la desiderava di più. Lo baciò per tutto il tempo, soffocando con la sua bocca i gemiti dell’altro.

Soddisfatto e saziato, Roger se ne rimase steso fra i cuscini per qualche minuto. Con il fiatone ed il cervello ancora inondato dalle endorfine, si ritrovò a sorridere come uno stupido al soffitto.

“Dio, ho sempre pensato avessi delle mani eccezionali, Bri.” Rise, sguaiato.

Brian, teso ed in aspettazione, si strinse nelle spalle.

“Ed io ho sempre pensato che la tua bocca fosse l’incarnazione del peccato...” buttò lì, arrossendo per la propria sfacciataggine.

Roger Rise ancora più forte e con un “Se è questo quello che vuoi...” scivolò sotto le lenzuola strappando lamenti dalle labbra di Brian talmente acuti da fargli fischiare le orecchie e quando, timido, ma curioso, il chitarrista alzò le lenzuola per sbirciare cosa stava accadendo tra le sue gambe, entrambi si ritrovarono a trattenere il respiro mentre arrivava il turno di Brian per essere investito da una tempesta ormonale.

Si sorrisero entrambi, poi,  accoccolandosi stretti, stretti e, nonostante l’insonnia di Brian e l’ora per nulla tarda, si addormentarono abbracciati in pochi secondi.

   
 
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