Daily Life Pills ~ Pillole di quotidianità
Di costumi inadatti e situazioni
imbarazzanti
Pan
non aveva letteralmente chiuso occhio per tutta la notte, rigirandosi nel letto
e sbuffando come un bollitore pronto ad esplodere, figurandosi in vari e disastrosi
scenari come si sarebbe svolta l’uscita della mattina successiva.
“Appuntamento!”
aveva trillato tutta contenta Bra e aveva cacciato un urlo da far impallidire
una banshee, mentre Maron le stringeva felice le mani sorridendo scioccamente:
la reazione delle sue amiche era stata oltremodo esagerata ed era chiaro che
avevano del tutto perso il lume della ragione.
Le
avevano gonfiato la testa con mille consigli inutili, uno più assurdo
dell’altro, su come avrebbe dovuto comportarsi per “irretire” Trunks; al solo ripensarci le guance le si imporporavano
ancora.
Alla
fine, alle 02:00 del mattino, era riuscita a cacciarle dalla sua stanza e ad
andare a dormire o, almeno, a fingere di farlo; perché la nottata aveva portato
tutto tranne che un sonno ristoratore e rasserenante.
Quando
la sveglia aveva suonato alle 07:30, con il sole ormai alto in cielo, Pan
fissava il vuoto, un mal di testa in arrivo e lo sguardo vacuo: si sentiva uno
straccio e il suo aspetto lo confermava in pieno.
Trascinandosi
verso il bagno, si lavò e pettinò a luce spenta, troppo stanca per truccarsi,
recuperando vestiti a caso dalla sua valigia e dirigendosi verso la camera di Trunks a passo di marcia: se lei era stata costretta a
quell’alzataccia certo il suo amico non meritava sorte migliore.
Per
poco non sfondò la porta, spalancando velocemente tende e finestre, strappando
impietosa il lenzuolo che copriva il corpo del turchino e pentendosene subito
dopo: Trunks dormiva in boxer!
Diventando
un tutt’uno con il prendisole rosso che indossava, Pan si voltò di spalle,
intimando poco delicatamente all’amico di alzarsi immediatamente.
“Trunks, dannazione a te, è il momento che ti alzi da quello
stupido letto! E poi perché cavolo dormi
in mutande?!”
Il
dolce suono della voce della mora strappò bruscamente Trunks
dal mondo onirico: il ragazzo spalancò gli occhi allarmato e confuso, cercando
di capire se fossero sotto attacco; quando realizzò che si trattava solo di Pan
grugnì contrariato e si diresse in bagno per darsi una rinfrescata, segnando
nella sua mente di non cedere più agli occhi da cane bastonato dell’amica.
Un’ora
dopo, finalmente, erano pronti.
La
colazione aveva disteso i nervi di entrambi e l’argomento risveglio era stato
completamente scordato.
Pan
aveva proposto al ragazzo di spostarsi in volo, ma lui aveva rifiutato e aveva
tirato fuori l’ultimo gioiellino della Capsule Corp:
una moto di nuova generazione che andava testata assolutamente prima di essere
messa sul commercio.
Pan
lanciò un’occhiata dubbiosa al mezzo interamente bianco, che scintillava come
un diamante sotto il sole estivo, ma consapevole che avrebbero perso altro
tempo prezioso accettò l’offerta dell’amico senza dire una parola.
“Poco
male” pensò, mentre si sistemava dietro il turchino, stringendosi
delicatamente alla vita del ragazzo, inalando il suo profumo e poggiando la
testa alla sua schiena, gli occhi chiusi e il viso rilassato.
Indossando
un paio di costosi occhiali da sole, Trunks fece
rombare il motore e partì a tutta velocità verso Satan
City.
Una
volta giunti in città cominciarono subito la ricerca del tanto agognato
costume, cambiando diversi negozi e uscendo sempre senza di esso.
Verso
l’ora di pranzo si fermarono ad un chiosco per mettere qualcosa sotto i denti,
mentre esaminavano gli acquisti di consolazione fatti nelle due ore precedenti.
Da
un po’ di tempo Pan aveva notato che diverse ragazze guardavano il suo amico
con fare ammiccante e provocatorio, quasi a volerselo mangiare vivo.
Quel
siparietto andava avanti da quando erano entrati nel primo negozio, dove
persino le commesse si erano imbambolate a sbavare sulla figura statica del Saiyan.
Trunks non pareva essersene accorto e la seguiva in ogni tappa del suo tour
di shopping, senza dare alcun cenno di tedio o fastidio, consigliandola sugli
acquisti e sorridendo tranquillo.
Decisero
di provare a dare un’altra chance a una boutique dall’altra parte della strada,
vista di sfuggita poco prima di mangiare; magari il costume perfetto era proprio
lì, in attesa di essere trovato e comprato.
Entrarono
e si guardarono intorno attenti, selezionandone circa una decina; a quel punto
Pan si diresse alle cabine e cominciò a provarseli ma, per quanto fossero tutti
bellissimi, nessuno l’aveva colpita particolarmente.
Sconsolata,
ripose i cambi falliti sulle grucce, uscendo e trovando il ragazzo ad
aspettarla a qualche passo dalla tendina del camerino.
In
mano stringeva qualcosa, di un bel colore vermiglio, che subito attirò la
curiosità della mora.
“So
che dicevi niente bikini ma penso che questo dovresti seriamente provartelo.”
Pan
osservò dubbiosa l’indumento che le porgeva l’amico ma lo prese comunque,
richiudendosi di nuovo nella cabina.
Il
reggiseno era senza bretelle, a fascia e incrociato sul davanti, ottimo per far
risaltare il suo decolleté; la mutanda era una brasiliana fin troppo scosciata
per i suoi gusti, ma l’intreccio di fili sottili sui fianchi le valorizzava il
corpo snello e allenato.
L’insieme
era veramente bello ma era ancora indecisa se si vergognava di farsi vedere
così conciata.
“Allora?
Come ti sta?” la voce di Trunks le ricordò che lui
era ancora lì fuori, ad aspettarla.
“Non
so, è molto bello, ma forse è un po’ troppo…” non sapeva nemmeno lei come
definirlo: provocante? Sexy? Perfetto?
“Lascia
giudicare me” e mentre sentiva quelle parole la tenda si scostava con un
fruscio lieve.
L’amico
apparve riflesso alle sue spalle, lo sguardo che correva lento su tutto il suo
corpo, concentrato ad esaminare l’insieme.
Tamburellò
pigramente con le dita della mano sul mento, assorto in chissà quali pensieri,
quando poi un sorriso di soddisfazione illuminò i suoi occhi.
Una
delle sue mani salì verso la coda della ragazza, sciogliendola e lasciando
ricadere i suoi capelli sulle spalle e parte della schiena, la mano che scendendo
posava una carezza leggera dalla nuca alla base del collo; si sporse un po’ in
avanti con il busto e avvicinò la bocca all’orecchio della mora, sussurrando
piano.
“Così
va meglio” le disse soddisfatto.
Senza
osare muoversi e fissandolo attraverso lo specchio Pan annuì solamente con la
testa, persa ad osservarlo tramite il riflesso.
Trunks le sorrise complice e uscì dal camerino in silenzio, richiudendo la
tenda e andando alla cassa per pagare.
La
Saiyabn si toccò distrattamente il punto in cui
l’aveva sfiorata, come per sbaglio, ma sentendo quella parte calda.
E
lo capì, che non le bastava più, che voleva qualcosa che Trunks
non le avrebbe mai dato.
Una
lacrima rotolò lungo la sua guancia, solitaria, unica testimone di un
sentimento troppo profondo e troppo doloroso.
Un
sentimento che aveva deciso avrebbe cancellato per smettere di star male in
quel modo, perché lo sapeva che Trunks non l’avrebbe
mai vista nel modo in cui desiderava: una donna da amare.
~Kira's place
Io non so davvero come scusarmi per aver saltato due settimane di
aggiornamenti!
Mi spiace tantissimo per questo ennesimo ritardo, ma la mia possibilità
di usufruire del computer quando vorrei è quasi inesistente, come il tempo per
dedicarmi almeno un’ora al giorno alle mie storie.
Sto cercando di identificare un giorno in cui potermi sedere e scrivere
soltanto, in modo da finire tutti i capitoli di questa raccolta.
Come vi avevo anticipato precedentemente, realizzerò un’altra raccolta
dal punto di vista di Trunks, il cui titolo sarà per
l’appunto “His point of view”.
Come al solito ringrazio chi legge, in silenzio state aumentando e mi
rendete piuttosto felice.
Ci sentiamo la prossima settimana, vi anticipo il nome del prossimo
capitolo:
Di
ritorni a scuola e prime cotte
_kira