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Autore: Fanny Jumping Sparrow    21/07/2009    3 recensioni
*Completamente revisionata*
La maledizione dell'Olandese Volante è spezzata grazie all'amore fedele di Elizabeth, ma Calipso ha ancora una richiesta da fare al Capitano Turner...
Nel corso della sua ricerca, affiancato dalla moglie e dal figlioletto, ritroverà i vecchi compagni d'avventura, ma Jack continuerà a creare non pochi problemi...
Ringrazio chi continuerà a leggere e chi la metterà tra le preferite!
- E mi avevi fatto promettere "niente segreti" - sospirò Will reprimendo della sana collera.
- Non riguardava te e me. Questo è un segreto di storia della pirateria! - Elizabeth non si smentiva mai: piratessa fino alle budella.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Will Turner
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La spada, il corvo, il mare'
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Capitolo 7: Convivenza forzata

- Vi ho richiamati tutti sul ponte perché devo presentarvi il nuovo primo ufficiale dell’Olandese Volante: Elizabeth Turner. Spero che chi di voi rimarrà, possa avere nei suoi confronti lo stesso riguardo e la stessa dedizione che ha avuto verso di me durante questi lunghi, difficili anni trascorsi sul fondo dell’oceano. Vi ringrazio per tutto ciò che mi avete insegnato, per la pazienza e il sostegno che mi avete dato. Non lo dimenticherò mai, qualunque sarà la vostra decisione.
Detto ciò, con una sicurezza che tradiva a tratti una velata apprensione, il Capitano Turner congedò la sua variegata ciurma che riprese le sue occupazioni, non senza mormorare ed esprimere opinioni sottovoce sulle sue parole.
- Gran bel discorso! – commentò tra sé e sé beffardo Jack Sparrow, che aveva assistito anche lui a quell’arringa, mezzo nascosto tra gli uomini di bordo. Si sentiva decisamente più in forma quella mattina: gli bastava avvertire la brezza salmastra, umida e mite tra i capelli e posare lo sguardo sulle onde color cobalto per riacquistare il buonumore. Ma quella sensazione lo sfiorò solo per pochi secondi: era un ospite indesiderato su quella nave, non poteva muoversi troppo liberamente e ben presto sarebbe tornato al centro dell’attenzione.
- Come va il braccio, Jack?
Ecco, infatti”, si pizzicò la lingua, voltandosi lentamente verso di lei.
- Non è la prima volta che qualcuno mi spara, primo ufficiale – rispose sprezzante, sottolineando quell’attributo come a volerla prendere in giro.
Sul viso di Elizabeth si formò un sorriso: se quel malandrino di un pirata era tornato a fare il dispettoso con lei, stava evidentemente meglio. Fece per superarlo per proseguire il suo giro di perlustrazione sul ponte, quando lui tornò a parlarle.
- Credevo che qualche volta ci saremmo incrociati per mare, in questi anni … - buttò lì vago, dondolando il busto e sbirciandola con uno dei suoi smaccati cipigli da impenitente.
Lei tornò sui suoi passi e gli si mise al fianco. Anche se tra loro non c’era mai stato un vero chiarimento né una reciproca ammissione di colpa, ormai lo considerava in qualche misura un vecchio amico e non le dispiaceva discutere con lui, né la faceva sentire in difetto.
- La vita di mare era troppo pericolosa. Io non potevo permettermi di mancare all’appuntamento con Will. Dovevo esserci, è stato il mio unico pensiero in questi dieci anni. Non sarei riuscita a fare nient’altro – ammise risoluta e malinconica – Così, qualche mese dopo aver scoperto la mia condizione, ho nominato il primo ufficiale dell’Hai Peng Capitano e mi sono ritirata a Port Royal – si fermò, sorpresa dall’interessamento con cui Jack l’ascoltava e questo, accortosi della sua esitazione, la invitò con un cenno della mano a proseguire, poggiando poi i gomiti sulla ringhiera del parapetto.
Alla piratessa sembrò un po’ strano che fosse tanto disponibile a conoscere i fatti suoi, ma inarcò leggermente la bocca e proseguì sinteticamente: - Il nuovo governatore era un vecchio amico di mio padre e, saputo della condotta di Lord Beckett, ha deciso di ritirare tutte le condanne da lui emesse, compresa la mia. Così mi è stata concessa una rendita mensile e mi sono trasferita nella casa che io e Will avevamo già preparato per noi. Dopo qualche mese è arrivato Jim. Ho dovuto occuparmi di lui, perciò ho rinunciato completamente alla vita da pirata – concluse con un lieve sospiro tornando a voltarsi verso di Sparrow dopo che aveva mantenuto gli occhi fissi sul mare per tutto il tempo del racconto, sentendosi un po’ a disagio per quella sua insolita disposizione a starsene in silenzio e attento, senza interromperla con qualche appunto sarcastico o malevolo.
Cominciò a chiedersi come mai lo facesse …
- Hai rinunciato fino ad oggi – la riscosse dalla sua riflessione il filibustiere, abbonandole un sorriso compiacente. – E tutte queste cose il caro William le sa? – le domandò poi assottigliando lo sguardo con fare insinuante.
- Certo – controbatté lei, pizzicata dal suo dileggio – Non ho più segreti con lui.
Sparrow sembrò quasi deluso dalla sua solida sicurezza, ma un attimo dopo gli angoli della sua bocca si curvarono furbamente, cosa che lei non seppe come interpretare e, sentendosi leggermente turbata, si allontanò da lui con una scusa.
Jack la salutò portandosi la mano destra sulla fronte e la donna, notatolo, scosse la testa: era sempre difficile capire se e quando prendere sul serio ciò che diceva o come si comportava.
Dopo quasi due ore di navigazione, Will richiamò il suo luogotenente sulla balconata del timone. La situazione era tranquilla, l’orizzonte privo di nuvole o vele sospette, eppure, a giudicare dalla marcata ruga comparsa tra le sue sopracciglia, lui doveva essere tormentato da qualche grattacapo. Elizabeth lo raggiunse, pronta ad aiutarlo.
- Guarda la bussola – la invitò il marito, sbirciandola di sfuggita – Jack aveva ragione: indica soltanto te. Sei tu la cosa che desidero di più in ogni momento – aggiunse in un palpito sottovoce, accertandosi di non farsi sentire da alcuni marinai che passavano nelle vicinanze.
Lei cercò di non dare a vedere l’effetto che le suscitava sentire quelle romantiche parole.
Anche Will si ricompose: - Per cui ho deciso di affidare ad un’altra persona il compito di stabilire la rotta.
Elizabeth sfiorò la scatoletta bisbigliando: - Anche se la tenessi io, l’ago segnerebbe soltanto te – poi ebbe un’illuminazione e alzò lo sguardo su di lui.
- Infatti – le confermò quello, come leggendola nel pensiero – chi più di lui può desiderare di trovare la Perla Nera?

- Sono tanto felice che vi siate ripreso, signor Sparrow!
Jack, comodamente sdraiato su una piccola panca al riparo dal sole cocente di mezzodì, si vide venirgli incontro un ragazzino con gli occhi curiosi e l’espressione vivace che lo avrebbe abbracciato se lui non si fosse scansato in tempo, balzando indietro frastornato.
D’un tratto si ricordò di lui: l’impertinente moccioso che aveva incontrato prima di finire con una pallottola nel braccio. Era il figlio dei Turner. Ci mancava solo un bambino a mettere a repentaglio i suoi già fragili nervi!
- Signor Sparrow? – lo richiamò Jim perplesso e il pirata capì che forse gli aveva posto qualche domanda che non aveva udito mentre considerava quanto gli sarebbe piaciuto sbarazzarsene.
- Sono il Capitano! Capitan Sparrow, comprendi? – replicò con voce altezzosa, premendosi il tricorno ammaccato sul capo.
- No – contestò il piccolo immediatamente – Non ha senso se non avete una nave – gli fece notare con semplicità - È come se io vi chiamassi zio senza essere vostro nipote – gli spiegò poi, lasciandolo interdetto per la sua spigliatezza.
- Senti … Willino, o … come ti chiami? – ricominciò Jack, già oltremodo spazientito dalla sua insistenza.
- Jim. Mi chiamo Jim, ve lo avevo detto – ribatté il bambino, guardandolo stranito.
Le dita ingioiellate del pirata fremettero insofferenti, trattenendosi appena dal cercare la pistola: - Jim … - ripeté con calma, come cercando di memorizzare - Non c’entra nulla quello che dici! È una carica ad honorem la mia, e pretendo che sia ricordata insieme al mio nome! – sostenne determinato.
Il piccolo Turner annuì e preferì non insistere su quella questione, ma trovò ben presto un altro argomento con cui attaccare bottone: - Mi raccontate qualcuna delle vostre avventure? – lo esortò sedendoglisi di fronte speranzoso.
- Non sono adatte ai bambini, a mala pena potrei raccontarle a tuo padre – lo ammonì svelto Jack voltandosi e calandosi il cappello. Jim storse la bocca non cogliendo quel brusco rifiuto.
- Signore, credo che intendesse le avventure per mare, non quelle a cui avete pensato voi – s’intromise Gibbs che gli stava come sempre accanto, tentando di convincerlo ad accontentarlo, tanto si era preso in simpatia quel bambino.
- Oh! – guaì Jack, come imbarazzato dal fraintendimento – Beh, allora fattele raccontare da tuo padre, no? – si rivolse poi contro il piccolo gesticolando. - È stato a causa sua se sono finito in mezzo a tanti guai, tanto per cominciare …
- Ma lui può raccontarmene una al giorno, voi invece non resterete a lungo con noi – gli fece notare Jim, ostentando la sua delusione – Quindi non ho molto tempo per chiedervelo … - cantilenò con gli occhi dolci.
- Ora non ne ho voglia! – lo liquidò burberamente Sparrow, alzandosi e allontanandosi in maniera sbilenca.
Il bambino lo tallonò, implorandolo imperterrito: - Almeno una! Quella del Kraken! Nessuno come voi può raccontare cosa si prova ad esserne inghiottiti! – affermò, sicuro di convincerlo. Jack invece si immobilizzò, impermalendosi, oltremodo tentato di dare un ceffone a quello sfrontato bambinetto.
Provvidenziale fu l’intervento del Capitano Turner: - William James! – chiamò ad alta voce e con tono grave.
Jack sogghignò appagato, mentre il ragazzino ammutolì e si bloccò: - Non ho fatto niente! E se è successo, non l’ho fatto apposta! – si difese prontamente, mettendosi sull’attenti.
- Che stai farfugliando? – gli venne incontro il padre, mentre Sparrow ne approfittò per togliersi di mezzo e sfuggire così alle sue manfrine.
- La mamma di solito mi chiama con il mio nome per intero quando vuole rimproverarmi – deglutì il bambino, abbassando il capo.
- Perché, c’è qualcosa per cui dovremmo rimproverarti, William James Weatherby? – lo interrogò la madre con voce dura, e Will si accorse di avere dimenticato un nome prima.
- No! – ribatté lesto lui, guardandola dritto negli occhi così come lei gli aveva imposto di fare quando doveva dimostrare la sua sincerità. E, in effetti, la donna si rassicurò sul fatto che quella volta non le stava mentendo.
- Io volevo affidarti un compito – riprese suo padre – il più importante di tutti in una nave – il bambino tremò dall’emozione – la definizione della nostra rotta! – gli comunicò sorridendo.
- È fantastico! – strepitò lui facendo un piccolo salto – Ma … come farò? – chiese poi dubbioso.
- Con questa bussola un po’ speciale – gli spiegò il comandante, mettendogliela tra le mani.
- Che ti porta dove più desideri andare – aggiunse Elizabeth con un occhiolino, abbassandosi e sfiorandogli una guancia.
- Signor Sparrow … - parlò Jim dopo averla dischiusa – questa è la vostra bussola magica? – gli domandò notando che lui si era avvicinato in punta di piedi. Il pirata annuì solo con gli occhi, pur restando dietro Will ed Elizabeth – Davvero? La immaginavo diversa – dichiarò perplesso scuotendola – Sicuro che funziona?
- Certamente figliolo – gli giurò lui, arrivandogli accanto con una grande falcata – E stai attento a come la tieni! L’aspetto esteriore non è tutto! – lo avvisò poi con fare saggio – Guarda tuo padre: è un Capitano eppure sembra ancora un mozzo! – asserì irrispettoso, facendo comparire sul volto di Will un filo d’irritazione.
- Così come voi sembrate il capo di una tribù di cannibali! – ridacchiò il piccolo Turner, difendendo il genitore.
- Sì – convenne Jack – Cosa?! – esclamò poi lanciando un’occhiataccia al Capitano Turner che tratteneva le risa – Comunque, William, è un’assurdità! Affidare quella bussola ad un ragazzino! Non sa quello che vuole! – protestò animatamente, cercando ragione.
- Oh, io invece lo so benissimo – gli garantì Jim, rimirando il quadrante – Voglio trovare la Perla Nera e Capitan Barbossa – dichiarò e l’ago cominciò a ruotare fermandosi in una direzione ben precisa, trenta gradi nord est.
Presto, dietro l’ordine del Capitano, la ciurma dell’Olandese effettuò tutte le manovre necessarie a correggere la rotta e la navigazione riprese di buon braccio.
Quando la sua presenza non fu più indispensabile sulla plancia di comando, Will riavvicinò lo sfuggente Sparrow, il quale, visibilmente annoiato e nervoso, passeggiava da prua a poppa nascondendosi dagli assalti di Jim che lo lasciò in pace solo dopo aver accettato la possibilità di istruirsi sui vari compiti dei marinai osservandoli al lavoro.
- Lo sai che non ti trovo molto cambiato, Jack? – iniziò a sfidarlo il Capitano Turner.
Ci risiamo”, si lagnò mentalmente il pirata. – Uhm?! – grugnò, fingendo di non avere sentito bene, stirandosi con le dita il panciotto.
- Sembra che per te il tempo non sia passato … - Will marcò nella sua voce il sospetto.
- Ho solo qualche anno in più di te, che ti credi? – ribadì bizzoso Jack, impettendosi.
- Io l’ho vista. Sulla mappa – proseguì Capitan Turner, deciso a farlo sbilanciare affinché confermasse le sue congetture.
- Non so di che parli – farfugliò distrattamente il pirata, mostrandosi intento ad assicurare una cima di mura già perfettamente tesata.
Il giovane Capitano però non demorse: - Ci sei arrivato? Esiste veramente? – proseguì con tono incalzante.
- Che t’importa? Tu dopotutto hai rinunciato all’immortalità – gli scappò di bocca involontariamente. Si maledisse vedendo comparire un’espressione soddisfatta sul volto dell’avversario, fulminandolo automaticamente perché non continuasse. Tutto inutile.
- Quel proiettile ti ha trapassato il braccio e già ti sei ripreso perfettamente – costatò pragmatico Will, afferrandolo con malagrazia per l’arto ferito.
- E allora? – ribatté lui pungente, scostandolo energicamente e confermando che non provava più dolore – Mi è successo un sacco di volte. Sono fortunato! – sorrise con strafottenza.
Will Turner lo fissò per qualche secondo imprimendosi un’espressione indecifrabile e, senza indugiare in altre domande, si allontanò abbassandosi il cappello sugli occhi.
Non sopportava quel suo modo di trattarlo! Gli aveva insegnato troppe cose probabilmente, e in maniera del tutto involontaria! La sfida era aperta, meditò Jack, tornando a sogghignare. Nella sua mente stava mettendo insieme i tasselli per costruire la sua difesa dagli insistenti interrogativi del Capitano circa le carte e il motivo per cui si era trovato proprio davanti casa sua quel mattino e la ragione per cui quella marmaglia lo avesse seguito.
Occorreva elaborare un piano anche per sviare l’astuta Elizabeth e l’invadente figlio che lei e il marito avevano dissennatamente generato.
Avrebbe dovuto fuorviarli sulle loro incertezze, così che sarebbero stati troppo deconcentrati per pensare alle mezze verità che aveva propinato loro.
Doveva resistere almeno fin quando non avrebbe sentito gridare “Terra!” da parte di una qualche vedetta.
Tuttavia l’Olandese Volante in quel momento era forse il posto più sicuro in cui poteva nascondersi da lui.

   
 
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