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Autore: Etali    28/03/2019    3 recensioni
Cicerone alzò gli occhi verso il soffitto imbiancato di fresco, chiedendosi di quale indicibile colpa si fosse macchiato per subire un castigo del genere. Perché avere Catullo come partner per il progetto di diritto non poteva essere altro che la pena che una qualche entità superiore aveva deciso di infliggergli, non c’erano altre spiegazioni.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Antichità greco/romana
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Cicerone alzò gli occhi verso il soffitto imbiancato di fresco, chiedendosi di quale indicibile colpa si fosse macchiato per subire un castigo del genere. Perché avere Catullo come partner per il progetto di diritto non poteva essere altro che la pena che una qualche entità superiore aveva deciso di infliggergli, non c’erano altre spiegazioni.
Sbriciò verso l’amico, che contemplava il libro con espressione persa nel vuoto, logorandosi di sospiri e pensando a tutto men che alle trasformazioni storico sociali del diritto giuridico. Cicerone si schiarì la voce, cercando un modo relativamente garbato per far lavorare il compagno.

- Allora… - iniziò sporgendosi verso di lui. – A che punto sei?

- Di non ritorno.

Alla risposta affranta del ragazzo seguì un languido sguardo, indirizzato dall’altra parte della biblioteca, a un tavolo dove una ragazza dell’ultimo anno sedeva in compagnia di altri studenti. Lo sguardo di Cicerone, molto più pragmatico di quello dell’amico, saettò dalla ragazza a Catullo per qualche secondo, ogni istante più sicuro nella sua convinzione che quel progetto sarebbe andato da schifo.

- Non è bella quanto Venere?

Sussurrò Catullo, senza interrompere la contemplazione. Cicerone avrebbe voluto replicare che non era esattamente il suo tipo, ma conoscendo la propensione dell’amico al dramma, dubitava la cosa potesse aiutare.

- Nessuna donna sarà mai amata quanto io l’amo, nessuna…

- Già, ne sono convinto. Senti, mi dispiace dover fare il guastafeste, ma dovremmo proprio iniziare a studiare….

- Che? Ah, sì, certo. – disse poco convinto, riabbassando la testa sul libro.

Cicerone azzardò a riprendere in mano l’evidenziatore e immergersi nuovamente nella lettura sui principi filosofici alla base delle norme sociali. L’idillio durò meno di un paragrafo.

- Sai, non so davvero come uscirne. – Gli confidò piano Catullo, noncurante dell’esasperazione che gli si leggeva in viso. – Lei dice che mi preferisce a chiunque altro e discorsi del genere, ma…

- Non per essere brusco, ma fossi in te non le darei molto credito. – Tentò l’altro, rimpiangendo amaramente di non essere capitato anche solo con quel pieno di sé di Cesare, che certo, si vantava in continuazione delle sue mille conquiste, ingigantendo e rivisitando ogni singolo episodio, ma almeno era un tipo pratico.

- Non darle molto credito? Oh, questo lo so: le sue promesse andrebbero scritte nel vento, sarebbero meno effimere.

- Avete un rapporto un po’ travagliato, se non ricordo male. – Delicata perifrasi per “lei se la fa con tutto l’istituto mentre tu le muori dietro”.

- La odio e la amo contemporaneamente. Mi sento come messo in croce.

Cicerone si trattenne dal rispondergli qualcosa sullo stile “se ora non apri quel libro alla croce ti ci inchiodo io personalmente” e si passò i palmi sul viso, nel disperato tentativo di mantenere l’autocontrollo necessario a non portarli sulla gola dell’amico e strangolarlo.
Inconsapevole della potenziale minaccia Catullo tornò a rivolge a Clodia uno sguardo ardente, mentre Cicerone, con gli occhi analogamente velati di desiderio, guarda il muro portante della biblioteca, ponderando seriamente se una testata ben assestata potesse porre fine una volta per tutte alle sue sofferenze.
   
 
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