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Autore: yozoranotenshi    29/03/2019    1 recensioni
Bakugouxreader ambientata subito dopo la fine del festival sportivo, in cui la protagonista ragiona sul biondo e la sua arroganza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ancora una volta lui era arrivato primo. Era davvero assurdo, non riuscivi a spiegarti come fosse possibile, o meglio: sapevi esattamente come questo era possibile ma proprio non riuscivi ad accettarlo. 

 

Eri arrivata seconda anche stavolta. Da quando hai conosciuto Kacchan sei sempre arrivata seconda, hai sempre vissuta dietro le sue spalle, alla sua ombra ingombrante. 

Non importava quanto distacco ci fosse tra te e gli altri, non importava il fatto che ti allenavi giorno e notte sia con il tuo quirk che senza, no: lui trovava sempre il modo di arrivare primo. 

 

Un centimetro più lontano, un secondo più veloce, un voto più alto. 

 

Tutto questo ti logorava dentro eppure lui sembrava non notarlo mai, quando ti si avvicinava col sorriso di chi conosce le proprie capacità e ti diceva «Ti ho fatto il culo anche stavolta, eh, t/n?» ghignando. 

 

Ma stavolta era diverso, perché sapeva di aver vinto semplicemente perché Shoto-kun aveva deciso di non usare il suo potenziale al massimo: si dimenava tanto da farsi legare e imbavagliare pur di farlo presenziare sul podio, per ricevere la medaglia che, ancora una volta, cedeva a lui il primo posto. 

 

Non saresti mai stata abbastanza rispetto a lui. 

 

Lo guardasti carica d’odio, che poi odio non era, ma soltanto rabbia: davvero non accettava quel titolo? Era assolutamente ridicolo. 

 

Quando tutto finì eri già a casa tua, non avevi voglia di festeggiare con gli altri, cosa avresti dovuto festeggiare, in fondo, la tua ennesima sconfitta nei suoi confronti?

 

Fu quando stavi per andare a dormire che bussarono alla porta, così, anche se controvoglia, andasti a vedere chi era. 

 

Non ti saresti mai aspettata di trovare Kacchan fuori casa tua a quell’ora, dopo il festival sportivo, eppure eccolo lì. Lo facesti entrare in casa, dirigendovi nel piccolo giardinetto sul retro. 

 

«Che cosa vuoi a quest’ora?» gli chiedesti tu, visibilmente nervosa. 

 

«Lo sai già: sono venuto per dirti che ti ho fatto il culo anche stavolta, eh, t/n?»

 

Non ci vedesti più dalla rabbia, così gli assestasti un pugno in piena faccia, che lui decisamente non si aspettava e che quindi non schivò. La sua faccia ruotò di novanta gradi, prima di tornare su di te mentre ti guardava scosso dal tuo comportamento. 

 

«Credi che sia divertente, eh, stupido bastardo?» gli urlasti. 

«Che ti prende, eh, cretina?» fece lo stesso lui. 

 

«Che mi prende, uh? Te lo dico subito: mi sono stancata di te. Sempre il primo, sempre un passo avanti. Sempre a sbattermi in faccia quanto io possa essere insignificante rispetto a te. Sai cosa? Mi hai davvero rotto i coglioni. Arriverà il giorno in cui ti farò il culo e fidati: non te lo scorderai mai più.» il tuo tono di voce scemava man mano, mentre già ti rendevi conto di ciò che avevi detto e ti preparavi ad esplodere. 

 

Ma il colpo non arrivò e nemmeno le urla. Kacchan aveva lo sguardo basso e stringeva convulsamente i pugni, senza emettere alcun rumore. 

 

«Kacchan...» sussurrasti, capendo di essere stata davvero troppo dura se il biondo stava reagendo in quel modo. 

 

Nonostante tutto, eravate prima di tutto amici e tu, consumata dall’invidia, non ti eri nemmeno complimentata con lui. 

«Io...» iniziasti, ma lui ti bloccò. 

«Sei solo una stupida. Non riuscirai mai a battermi.» disse, alzando lo sguardo e centrandolo nei tuoi occhi c/o. 

 

«Non permetterò mai che tu mi superi. Sarò il numero uno, per quanto tu possa provarci non riuscirai mai a raggiungermi.»

 

«Devi essere sempre così fottutamente egoista?» ribattesti, nuovamente adirata. 

 

«Sarò sempre il numero uno, altrimenti non sarei mai in grado di proteggerti.» concluse lui, ignorando volutamente il tuo commento negativo. 

 

Non lo avevi mai visto così: serio e senza quell’aria da duro, completamente a viso aperto. 

 

«Kacchan... grazie.» aggiungesti, per poi fiondarti tra le sue braccia, dove saresti stata sempre al sicuro. 

 

  
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