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Autore: Sinden    29/03/2019    1 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Goneril arrivò al confine meridionale di Bosco Atro quattro giorni dopo aver lasciato Edoras.

Percorrere la parte sud del Rhovanion non era stato troppo difficoltoso, soprattutto perché si trattava di una sterminata pianura, ma attraversare la foresta non sarebbe stata affatto una passeggiata.

Quell'area del regno é avvelenata dall'energia di Sauron, che ha occupato la vecchia fortezza di Dòl Guldur millenni or sono. Non addentrarti mai nella parte meridionale di Eryn Galen, Goneril. Ci sono mostri. Ci sono mostri dappertutto. Cosí le aveva detto Amon, mentre le raccontava storie sul suo popolo. E sappi quest'altra cosa: se un giorno ti capiterá di attraversare il nostro territorio, mantieniti ai lati della foresta, risali il fiume Celduin. Ricorda che le leggi di Thranduil si estendono da nord a sud: se dovessi valicare il confine senza permesso, la pena sarebbe di duecento anni di reclusione...il che vuol dire, che moriresti in una cella. Non sottovalutare il Re, mia cara. Suo padre Oropher era severo e inflessibile, ma Thranduil é mille volte peggio. Puoi credermi.

Giunta al limitare del bosco, Goneril rifletté sul da farsi.
In effetti, l'idea più giusta sarebbe stata percorrere a cavallo il perimetro del grande agglomerato di vegetazione per poi risalire il fiume Celduin, che scaturiva direttamente da Lago Lungo. In quel modo, ci avrebbe però messo di più, e lei non aveva tempo.

Era più che probabile che Degarre e gli altri - dopo aver appreso della sua fuga da Rohan - avessero intuito le sue intenzioni e si fossero messi in marcia verso Gran Burrone per mettere le mani sul tesoro prima di lei, e stavolta non ci sarebbe stato nessuno Stregone a fermarli lungo il cammino. Avevano già tentato quello scherzetto. Perciò, doveva fare in fretta.

Si decise ad attraversare un piccola porzione di foresta, con l'idea di sbucare dall'altra parte e ritrovarsi sulle rive del fiume. In questo modo, avrebbe guadagnato un prezioso giorno.

Smontò da cavallo, gli tolse di dosso la sella, il morso e le redini e gli diede una gran pacca su una coscia. "Va'. Goditi la libertà." gli disse. La bestia rimase confusa a guardarla. "Va'!" urlò allora lei, aprendo all'improvviso le braccia. Il cavallo, spaventato, si girò e galoppò in direzione di Rohan. L'istinto gli aveva detto di tornare dai suoi padroni. "Stupido..." mormorò la donna.

Si voltò a guardare il confine del regno degli Elfi. Com'era successo davanti a Fangorn, anche la prospettiva di entrare a Bosco Atro la innervosiva.
Si diceva ci fossero ragni giganti là dentro. Gli Elfi tentavano inutilmente di ripulire il bosco da quelle creature orribili, ma si riproducevano con preoccupante velocità.

Goneril ricacciò giù l'ansia che stava per assalirla, e dopo aver estratto la sua spada dalla guaina, entrò il quell'ambiente oscuro e umido. La differenza con Fangorn era evidente: quest'ultimo era un luogo essenzialmente morto, asettico, e pervaso da un incantesimo che, prima dell'arrivo di Gandalf, aveva trasformato gli alberi in mostri omicidi. Bosco Atro, al contrario, sembrava una foresta qualunque. C'erano uccelli, insetti, qualche scoiattolo, molto muschio, una varietà di cespugli, radici che spuntavano dal terreno, rocce, piccole paludi. Non le parve, mentre avanzava, di scorgere niente di mostruoso.

L'aspetto davvero fastidioso era la penombra. La donna intravvedeva con difficoltà il percorso davanti a lei e non poteva osservare il cielo: i rami degli alberi erano cosí fitti da aver formato una sorta di gigantesco tetto di foglie rosse, e questo era un problema. A lei serviva vedere la posizione del sole per orientarsi. Si rassegnò ad affidarsi alle sue orecchie: il Celduin era lontano, ma il venticello che si faceva largo fra gli alberi ogni tanto le portava il suono della corrente d'acqua. Uno suono flebile, ma che le sue orecchie - affinate dopo molte notti di guardia agli accampamenti, quando Mainard le ordinava di rimanere sveglia e stare all'erta a ogni minimo rumore - riuscivano a cogliere.

Dopo un'ora abbondante di cammino, le sembrò di vedere la luce. Ebbe l'impressione che i tronchi degli alberi fossero un po' meno fitti e che il suono dell'acqua fosse più forte. Goneril camminava il più silenziosamente possibile, ma non era facile. L'inverno aveva coperto il suolo di foglie avvizzite e rametti secchi, e il crepitío dei suoi passi turbava la quiete generale.

Stai attenta, Goneril. Udí Amon nella mente. Ricordi cosa ti dicevo? Ci sono sempre Elfi guardiani nel bosco. Due coorti in particolare: la Quarta e la Quinta. Hanno il compito di sorvegliare la parte sud del reame. E si muovono a gruppi di quattro o di sei. Il loro udito é sviluppato, ricorda, come la loro vista e il loro olfatto. I loro sensi sono più acuti di quelli dei mortali. Non credere di passare facilmente inosservata qui. Possono essere ovunque, nascosti dietro ai tronchi degli alberi e ti spiano, ti spiano con quei loro occhietti...

D'un tratto, le sue narici si riempirono di un odore nauseabondo. Un odore che un'assassina professionista conosceva bene: odore di cadavere, di morte. Diede un'occhiata in giro e vide da dove proveniva. Dietro a un masso, coperta da foglie e ricci di castagna, giaceva la carcassa di una cerva. I vermi stavano facendo scempio delle viscere e probabilmente anche qualche animaletto ci aveva banchettato sopra. Si avvicinò premendo una mano sulla bocca, perché il fetore era insopportabile. L'animale aveva gli occhi sbarrati e la bocca aperta. Goneril notò la lingua nera e gonfia.

"É morta per avvelenamento." concluse fra sé. Forse era stata uccisa dal morso di una vipera, sbucata da sotto quel masso mentre la cerva era in cerca di erbetta verde. Ma i serpenti in inverno vanno in letargo, pensò all'improvviso. E allora cosa...

Notò che sul fianco sinistro della carcassa c'era un grosso buco, come se l'animale fosse stato pugnalato, o colpito da qualcosa di acuminato. Non erano stati gli Elfi, di sicuro. Gli Elfi rispettavano gli animali. Forse allora un Orco, forse...

Non riuscí a proseguire con i suoi ragionamenti, perché udí voci in avvicinamento. Voci che discutevano in una lingua che Goneril conosceva bene.

⚜️⚜️⚜️

Quattro Elfi procedevano lungo il sentiero.
La donna riuscí a intravvedere le loro sagome, e subito ripensó alle parole di Amon: i nostri sensi sono più sviluppati dei vostri...vista, udito e olfatto, Goneril.

Si acquattò vicino alla carcassa della cerva, resistendo all'impulso di dar di stomaco. Sperò che il tanfo della decomposizione tenesse lontani i soldati.

Aveva indovinato.

Le quattro creature del bosco si portarono le mani al volto, disgustati. Nonostante fossero lontani, sentivano distintamente l'odore. Uno di loro disse qualcosa in elfico: "Ah che schifo! Andiamocene..." le sembrò di capire. Un altro aggiunse: "Si sono spinti fino a questo punto... avranno ucciso un animale qui vicino...quelle maledette creature stanno diventando più aggressive."

Goneril tratteneva il respiro con grande sforzo, aspettando che gli Elfi soldato si allontanassero. Uno, quello in coda al gruppetto, si fermò. Girò lo sguardo intorno, come se avesse avvertito qualcosa.

Forza, voltati... sparisci, orecchie a punta...pensò lei.
Era ormai livida, quando l'Elfo si decise a seguire i suoi compagni nella boscaglia. Finalmente la donna poté buttare fuori il fiato e inalare una lunga boccata d'aria. Era stata a pochi secondi dal perdere conoscenza.

Diede un calcio alla carcassa, e una miriade di mosche si alzarono in volo attorno a lei.

Stava per riprendere il cammino, quando una voce la fermò. "Lo sapevo." disse qualcuno dietro di lei. "Sapevo che c'era...un visitatore."

Si voltò, maledicendo se stessa per non aver atteso nascosta qualche attimo in più. L'Elfo soldato, quello che sembrava il più sospettoso, era tornato silenziosamente sui suoi passi e l'aveva sorpresa. Gli altri erano lontani.

Goneril alzò la spada. "Ascolta. So che ora il tuo senso del dovere ti imporrà di arrestarmi, legarmi le mani dietro la schiena e trascinarmi verso il cuore del vostro reame, dove penserai di chiudermi in una cella."

L'Elfo sorrise. "Esatto, mortale. Getta a terra la spada."

Ma Goneril continuò. "Ti imploro di lasciarmi andare. Per quanto sembri incredibile anche a me, ti chiedo di non sfidarmi. Non sono in vena di combattere."

Il soldato stavolta rise di gusto. "Combattere?! Cioé, combattere contro un Elfo? Hai un bell'ardire, femmina mortale. A terra la spada, ho detto."

Goneril scosse la testa. "No."

A quel punto l'Elfo estrasse la sua, con un gesto elegante. "Vedi, secondo le nostre leggi, é proibito uccidere un prigioniero prima di un giusto processo. Ma tu hai oltrepassato i confini, la tua violazione non merita clemenza. Solo gli Elfi Noldor e i Sindar hanno libero accesso al nostro regno. Agli Haradrim é categoricamente proibito entrare."

"Non sono una Haradrim. Sei cieco?" ribatté Goneril.

"Il tuo aspetto dice che sei una di loro... perciò... meriti la morte. Istantanea." sorrise lui. "Ma mi diverte la tua spavalderia. Vediamo, dunque: ti concedo di provare a difenderti, in fondo perché non permetterti di morire in gloria? Sappi solo che se chiederai la grazia..."

"Non verrà chiesta." disse Goneril.

"...né concessa." terminò l'Elfo.

La donna alzò lentamente la spada dorata e la puntò verso la creatura. "Come vuoi, Elfo. Te la sei cercata."

Il soldato si lanciò verso Goneril, lama in resta. La guerriera si abbassò con la velocità di un gatto e con un preciso movimento del braccio riuscí a colpire l'Elfo sul petto. Una striscia rossa subito apparve sulla sua tunica verde. Un taglio lungo, anche se superficiale. L'Elfo si guardò il torso insaguinato. La spada gli cadde di mano.

"Ma che vergogna..." mormorò Goneril, ironica. "...un Elfo messo al tappeto da una femmina mortale."

Lui alzò lo sguardo, i suoi occhi scuri erano pieni di confusione e incredulità. "Ma...come...come..." riuscí a biascicare.

"Avrai sentito parlare di Goneril." disse lei. Gli occhi del soldato si sbarrarono ancora di più.

"La...la Strega dell'Est? La donna che...che combatte come una di noi?!" chiese.
Certo che l'aveva sentita nominare: era una diceria che si trascinava da anni, la misteriosa donna che comandava un piccolo schieramento di mercenari. Una guerriera umana che sembrava non avere avversari in battaglia. Il soldato elfico non aveva creduto che esistesse davvero fino a quel giorno. Ma invece sí che esisteva, ed era lí a puntargli una lunga spada dorata dritta in faccia.

"Ce l'hai davanti, amico." confermò lei. "Ma per tua fortuna, la Strega oggi si é travestita da fata buona e ti lascia in vita. Come ho detto prima, sono stanca di sangue e omicidi."

L'Elfo sospirò di sollievo, ma una nuova smorfia di dolore gli attraversò il viso. Goneril portò la punta dorata della sua spada sotto al mento del soldato, e lo obbligò ad alzare gli occhi su di lei. "Ora, per come la vedo io, tu hai due alternative: caracollare verso i tuoi tre amichetti, informarli della mia presenza qui e spingerli a cercarmi, condannandoli di fatto a versare anche il loro sangue. Oppure, ed é quello che farei io se fossi in te, andrei da loro a farmi curare la ferita, poi spiegherei di avere incontrato un Orco intruso, di aver combattuto contro di lui e di averlo ucciso. Direi anche di aver buttato la sua carcassa in una delle fosse del bosco. Fine della storia, e tu e i tuoi amici potrete tornare a Palazzo a ubriacarvi di vino insieme al vostro Re." disse lei. "Che te ne pare?"

L'Elfo deglutí. Quella sconfitta era un rospo gigante da ingoiare. "Va bene. Farò cosí." promise comunque.

"Ottimo. Quella ferita guarirà, come quella del tuo orgoglio. Devi solo fare una cosa: dimentica di avermi incontrata. E adesso, fammi il piacere di indicarmi la direzione per Esgaroth." comandò lei.

Il soldato di Boscoverde indicò un sentiero parzialmente coperto da vecchi ciotoli. "Segui quella strada. Ti...ti condurrà alla riva Ovest del...del..."

"...fiume." concluse lei. "...ti ringrazio. Oggi la proverbiale saggezza del tuo popolo ti ha salvato."

Detto ciò, in un lampo si allontanò verso il sentiero.
   
 
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