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Autore: Cara93    29/03/2019    3 recensioni
[STORIA INTERATTIVA ISCRIZIONI CHIUSE]
La truffa è un'arte, anche nel Mondo Magico. Tre tra i migliori truffatori al mondo, che lavorano per il misterioso Master, lo sanno molto bene.
Ma cosa accadrebbe se alcune delle loro vittime decidessero di dar loro la caccia?
Genere: Azione, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Stoccolma, Svezia
Esu sfogliava svogliatamente le pagine della Gazzetta del Profeta, unica piccola eccentricità che Adele, che la ospitava ormai da un paio di mesi, si concedeva. Non solo il tracollo finanziario che aveva subito e che solo Sonne sapeva con esattezza da cosa era stato causato l'aveva portata sull'orlo di un esaurimento nervoso, ma era stata costretta a vendere il proprio appartamento e buona parte dei suoi averi per potersi concedere un po' di respiro. La prima cosa che aveva fatto Sonne, dopo averla trovata accoccolata in posizione fetale sul pavimento del soggiorno, la stanza mezza distrutta e lei completamente apatica e insensibile ad ogni richiamo, era stata chiamare Adele. Con l'efficienza che la contraddistingueva, la strega aveva rimesso a posto il caos che imperava nella stanza, spostato con tutta la delicatezza possibile l'amica su una superficie più morbida e, dopo essersi fatta una vaga idea del problema, aveva stilato una lista semplice e immediata delle cose da fare. Non fosse stato per Adele e la sua prontezza, Esu si sarebbe trovata sotto un ponte. Pian piano, mentre con il passare dei giorni lo choc si trasformava in rabbia, l'unico pensiero in grado di sostenere Esu verteva su Francis Mnadake e su come trovarlo. Nel lindo e pratico appartamento di Adele si sentiva fuori posto, tutta la sua vita inscatolata in poche valigie. Il disagio di quella situazione così atipica per lei, l'aveva portata a sviluppare una maggiore dipendenza dalla nicotina e una serie di idiosincrasie che assottigliavano ancor di più lo scarso controllo che aveva di sè, rendendola, se possibile, ancora più instabile ed insicura. Con uno scatto secco, spense la sigaretta sul fondo della tazza di caffè che aveva appena vuotato, concentrando la sua attenzione sulle immagini, più che sulle parole. E proprio una di quelle le era saltata subito all'occhio. Si trattava di un banchetto, probabilmente. I soggetti al centro della foto erano un mago e una strega. La strega era molto più giovane di lui e piuttosto attraente. Erano presenti altre persone, più defilate e per questo quasi sfocate. Continuò a osservare la fotografia, tormentandosi capelli, pellicine e piccole croste, aspirando nervosamente una sigaretta dopo l'altra; infine, con un gesto secco, allontanò da sè il quotidiano, eccitata. Ora doveva solo trovare conferma al suo sospetto. E trovare il modo di recarsi a Londra. Se non si sbagliava, anche l'uomo della fotografia, tale Marcus Rosier, si trovava nella sua stessa situazione.

Milano, Italia
Olimpia chiuse la porta del proprio appartamento con forza, stizzita. L'organizzazione del matrimonio dell'erede dei Mandelli stava prendendo una piega che non le piaceva per nulla. Abituata ad avere sempre il controllo, non accettava di buon grado le intromissioni, anche se era stata costretta ad ingoiare il rospo, almeno quella volta. Se fino ad allora era stata in grado di manipolare la sposa con relativa semplicità, ora che la vera matrona della famiglia era tornata dalla propria crociera annuale, la situazione era drasticamente cambiata. La donna, una raffinata ed energica quanto anziana signora, non si fidava di quella straniera, non aveva importanza quanto il suo nome ed il suo buongusto fossero sulla bocca di tutta la Milano magica bene. Perciò, dopo una giornata infernale, non era certo dell'umore adatto per aprire la lettera quotidina del padre, che, dopo "La Disgrazia" non aveva fatto altro che mettere alla prova i suoi già logorati nervi. Non fosse stato per l'educazione impartitole soprattutto dalla mardre, avrebbe già dato di matto, portando disonore e disgrazia, quelli veri, sulla famiglia. Dopo aver gettato nel camino la lettera paterna, si concentrò su quella, sicuramente più piacevole, di Orion. Doveva alla protezione e all'intervento del fratello, che si occupava di coprire le sue spese, se ancora poteva sostenere il suo abituale tenore di vita e Olimpia non l'avrebbe mai ringraziato abbastanza.

"Devi tornare a casa, subito. Immagino tu non abbia mai aperto una delle lettere di papà, altrimenti saresti già corsa qui senza indugio. Papà è sul punto di firmare un contratto matrimoniale per te, sto temporeggiando, per quanto possibile. Sembra che il tuo potenziale fidanzato sia del mio stesso avviso, ma se non rientri entro la prossima settimana, le cose potrebbero precipitare e papà potrebbe firmare un contratto senza la mia supervisione.
Orion"

Inorridita, chiamò a gran voce Christine, la sua elfa domestica. Non aveva tempo da perdere.

Londra, Ministero della Magia; Inghilterra
Nonostante avesse preso la propria decisione, Dex non riusciva a togliersi di dosso la spiacevole sensazione di star commettendo un errore fatale. Come sua abitudine, era in netto anticipo rispetto ai colleghi e, dato che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno, voleva essere sicuro della propria scelta. Analizzando attentamente tutta la documentazione riguardante i candidati, una sorta di disagio, forse una premonizione, lo colse, tanto che fu quasi sul punto di annullare il proprio pensionamento e rimanere a supervisionare la situazione. Lo fermò solo la reazione che Heed avrebbe potuto avere. Sua moglie non avrebbe dato in escandescenze, no. Era molto più furba di così. Lo avrebbe assecondato e riempito di complimenti, rassicurandolo. Per poi partire da sola, mandandogli di tanto in tanto cartoline criptiche dal tono passivo aggressivo. Se si sentiva troppo vecchio per continuare il proprio lavoro, che aveva sempre sentito come una parte di lui, sicuro come l'oro non si sentiva più in grado di sostenere i maneggi della moglie. Doveva andare in pensione e, se possibile, sistemare le questioni in sospeso. Cercando di mettere a freno quel tarlo che non se ne voleva andare, si concentrò sul modo più semplice per evitare che proprio la squadra di Auror da lui scelta si trasformasse in una bomba ad orologeria. Anche solo sulla carta, sembrava un compito titanico.

Tenuta dei Rowle, Inghilterra
Malachai aspettava con impazienza l'arrivo della sua potenziale promessa sposa nel salone del maniero dei Rowle, una villa imponente quanto gelida. In un certo senso, gli ricordava la casa di famiglia, quando ancora apparteneva ai suoi genitori. Era stato accolto con gelida cortesia, intrattenuto per un breve momento dalla signora Rowle, o almeno credette fosse lei dato che non si era neppure presa la briga di presentarsi; per poi essere lasciato solo ad aspettare, con un banchetto pantagruelico di fronte a sé che non poteva neppure sfiorare per non sembrare maleducato. Non era stata propriamente una sua idea. O meglio, certo che lo era. Un rapporto d'affari gli era sembrato un modo come un altro per poter avvicinare Olimpia Rowle, colei che il misterioso M sosteneva, nella lettera anonima che aveva trovato sopra il suo cuscino, "aveva dei punti in comune con la sua persona". Incuriosito, se non proprio dalla prima missiva, quanto dalle successive, che continuavano ad arrivare a cadenze imprevedibili e che contenevano più o meno lo stesso messaggio, aveva ripreso i contatti con Jared Rowle, fratello della suddetta e suo vecchio compagno di Casa. Da Jared aveva saputo la storia, mentre da una gitarella agli archivi del Ministero aveva appreso il resto. M aveva ragione, a quanto pareva. La sua natura machiavellica lo aveva indotto alla prudenza, perciò, invece di presentarsi alla porta della giovane donna, aveva preferito compiere un percorso più tortuoso, che l'aveva portato a quella mattina: Olimpia aveva imposto al padre un incontro preparatorio, in cui, con molta probabilità avrebbe dato il peggio di sé per dissuadere il potenziale futuro sposo. Per Malachai non era un problema, anzi. Ciò che lo preoccupava, piuttosto, era ciò che aveva trovato sulla porta di casa, quella mattina stessa: una copia della Gazzetta del Profeta con una fotografia cerchiata in rosso e l'esortazione a mostrarla ad Olimpia. Non sapeva cosa pensare.

-Spero di non averti fatto attendere troppo- esordì la rossa, un falso sorriso di circostanza sulle labbra. Malachai si prese un momento per osservarla: era bellissima, con ogni probabilità, si trattava di una delle donne più belle che avesse mai visto. Si sforzò di ascoltare le facezie che la ragazza cercava di propinargli, pensando a come presentare la questione.
-Tu non vuoi sposarti- affermò con decisione, interrompendo all'improvviso una lamentela sul costo di non sapeva quale borsa di pelle di drago. Il suo intento era quello di spiazzarla, ma non ci riuscì. Olimpia appariva come quando si era seduta a tavola: impenetrabilmente cortese.
-Non vedo da cosa potresti dedurlo-
Malachai non poteva non provare una qualche forma rispetto, per quella giovane, che era riuscita in un'impresa che aveva sempre creduto impossibile: metterlo in difficoltà. Decise di essere franco con lei: -So cos'è successo e credo di poterti aiutare-
-Non so di cosa tu stia parlando- si alzò, sprezzante e a testa alta, colma d'orgoglio. Kai non potè non ammirarla, per questo. Ancora.
-Aspetta. Guarda questo- e le porse il giornale. Inizialmente, Olimpia sembrava non capire, poi aggrottò la fronte, fissando con insistenza la fotografia. Lentamente, visibilmente più pallida, si risedette.
-Ti ascolto-   

Londra-Paiolo Magico; Inghilterra
L'arrivo in Inghilterra era stato piuttosto traumatico, nonostante le raccomandazioni che aveva ricevuto da Ulrich. Tra i suoi amici, Ulrich era l'unico a sapersi muovere nel mondo magico inglese, avendo un contatto in Scozia. Di quale tipo di contatto si trattasse, Esu non era certa di volerlo sapere. Comunque, grazie al suo intervento, ora aveva una seppur vaga idea di come muoversi. Per prima cosa, aveva appreso che, a differenza della comunità magica svedese, più precisa e compatta, non esisteva un archivio pubblico e nemmeno una biblioteca. Solo i cittadini britannici, con previa autorizzazione, potevano accedere a registri e a documenti vari. La delusione era stata enorme. Era convinta che avrebbe trovato tutto ciò che le sarebbe servito negli archivi del Ministero della Magia, salvo poi scoprire che, in quanto cittadina svedese non poteva accedervi; oltre al non trascurabile dettaglio che non ci fosse nulla da scoprire su Marcus Rosier. Ciò che aveva scoperto attraverso giornali e riviste di gossip rasentava solo la superficie e, se voleva trovarlo, avrebbe dovuto impegnarsi molto, molto di più.

Per risparmiare tempo e denaro, dato che i suoi visti non erano propriamente nella norma, era stata costretta a prendere un aereo e a seguire le indicazioni vaghe e imprecise di Ulrich per entrare nella Londra Magica attraverso quella babbana. Avrebbe dovuto trovare un locale, successivamente un muro e, dopo aver picchiettato sui mattoni una data sequenza, sarebbe potuta entrare senza intoppi e domande scomode. Le sembrava una follia. Effettivamente, tutta quella storia le sembrava una follia. Ma aveva il potere di farla sentire viva, perciò non poteva certo avere troppi lati negativi, no?
L'uomo che l'aveva accompagnata alla camera era l'essere più brutto su cui avesse posato lo sguardo. Era stanca per il viaggio, aveva dormito pochissimo e desiderava ardentemente una sigaretta. Dopo la prima esaltazione iniziale, il suo consueto nervosismo e l'ondata di panico che era sopraggiunta non appena si era resa conto di quello che aveva fatto, aveva avuto il potere di sfinirla. Si era messa in gioco completamente. Aveva abbandonato la calma e rassicurante bottega di Folke, tutti i suoi contatti, persino quel perdigiorno di Kenny per rincorrere un fantasma, una sensazione. Probabilmente, era impazzita di colpo dopo "il Fatto" o forse era sempre stata pazza e se ne rendeva conto solo in quella situazione in cui si era volontariamente imbarcata. Cominciò a frugare istericamente in ogni anfratto dei suoi due borsoni, alla ricerca delle sigarette. Rovesciò tutte le tasche, ormai nel panico. Così trovò il biglietto.   

Londra-Diagon Alley; Inghilterra
Marcus Rosier marciava spedito per le vie costeggiate dalle vetrine dei negozi senza vederle. Era preoccupato. Da settimane riceveva lettere e messaggi anonimi per lui completamente incomprensibili. Ma il misterioso mandante prometteva che solo così avrebbe ritrovato Ellaria. Ritrovarla e renderle tutto il dolore che gli aveva causato era diventata un'ossessione. Non riusciva a pensare lucidamente, concentrato com'era verso quell'unico scopo. Non aveva mai provato nulla del genere e ciò lo spaventava come non mai.

Il Respiro del Drago era quel tipo di locale in cui non sarebbe mai entrato di sua spontanea volontà. Troppo losco e ambiguo. Per un uomo che ambiva ad una carica politica, mostrarsi in un ambiente simile avrebbe rappresentato, con ogni probabilità, la fine. Questo, al momento, non rappresentava un problema, dato che la sua carriera era finita. Altro punto a cui Ellaria avrebbe dovuto rispondere. Era immerso in pensieri cupi e malsani, ma questo non gli aveva impedito di captare dei rumori dietro di sé. Qualcuno lo stava seguendo. E se si fosse trattato dell'autore dei biglietti? Una furia cieca si impossessò di lui. Non si sarebbe rassegnato ad essere il burattino di nessuno. Con una mossa fluida e repentina, disarmò e impastoiò l'inseguitore.
Esu si accasciò all'indietro, andando a sbattere contro un bidone dell'immondizia. Non un gemito uscì dalle sue labbra. Era sorpresa e terrorizzata. Gli incantesimi erano stati talmente rapidi e precisi da non lasciarle neppure il tempo di pensare ad una difesa. L'uomo si avvicinò a lei con lentezza, apparentemente calmo e tranquillo. La strada era deserta, il locale ancora chiuso. Le si mozzò il respiro. Sarebbe morta in terra straniera o, peggio, sarebbe finita come i propri genitori, in un limbo che la terrorizzava.

Belvedere House; Inghilterra
Marcus si ritrovò a occhieggiare alla volta della sua inaspettata compagna di viaggio, una donna che non riusciva a classificare. Il tremore nella voce, quando le aveva chiesto spiegazioni; l'immobilità quasi innaturale, quando aveva messo fine all'incantesimo, quasi come se pensasse che così non le sarebbe successo nulla di male, lo avevano stranamente scosso. L'empatia non faceva parte del suo carattere, anche se era perfettamente in grado di riconoscere bisogni e sentimenti e piegarli al proprio bisogno. Ora che gli camminava al fianco, più tranquilla, poteva osservarla con calma: bionda, piccola e ben proporzionata. Aveva i capelli arrufati e non troppo puliti, occhiaie molto evidenti, pelle secca e poco curata. In generale, tutta la sua persona si poteva descrivere come "poco curata", dal vestiario raffazzonato e di almeno una taglia in più del necessario, alle unghie smangiucchiate.  Al momento, stavano obbedendo alle richieste del loro misterioso tormentatore: infatti, una volta che i due si erano scontrati e parlati, avendo mostrato all'altro il biglietto che li aveva condotti al Respiro del Drago, due parole erano comparse al di sotto: "Belvedere House". Ed era lì che stavano andando, nonostante la ritrosia di Marcus.

La reazione dell'uomo l'aveva incuriosita. In generale, tutto, in Marcus Rosier, la incuriosiva. Era uno di quei rari maghi che non riusciva ad inquadrare. La fiancheggiava in silenzio e la soppesava, come se la stesse valutando. In un certo senso, lo poteva capire, dato che lo stava facendo anche lei. Non si poteva certo dire che si fidasse di lui, dato che l'aveva letteralmente aggredita. Ma solo attraverso di lui poteva sperare di capirci qualcosa. Perché, a quanto pareva, Belvedere House era casa sua.


Il primo a notare le due figure che sbucarono sul vialetto del giardino incolto fu Marcus. Si avvicinò con circospezione. Si aspettava la presenza di altre persone, perché M non avrebbe certo attirato lì lui ed Esu per guardarsi negli occhi. L'incantesimo che lo mancò per un soffio lo colse di sorpresa.

Esu si mise a quattro zampe, cercando di evitare le scintille e gli incantesimi che i tre contendenti si stavano furiosamente lanciando. Aveva avuto modo di intravedere le due persone con cui Rosier si stava scontrando e aveva notato che era stata la giovane donna a cominciare, lanciando una Crociatus potente, anche se imprecisa. Lo scontro era entrato nel vivo, furioso e senza esclusione di colpi; quasi si sentì in colpa, per essere scappata così, ma lei non era una duellante  né per indole né per capacità magiche, mentre per esperienza, aveva potuto accertare che Rosier, da quel punto di vista, se la cavava molto bene. Raggiunse un cespuglio e si accoccolò dietro di esso, aspettando.

Lo scontro sembrò durare ore e ogni scintilla, ogni gemito soffocato, ogni scricchiolio o schianto le diventò insopportabile, ogni minuto di più. Proprio quando ebbe l'impressione che i suoi nervi stessero cedendo, silenzio. Non si era allontanata molto, perciò, quando sbirciò dal suo nascondiglio improvvisato, li potè scorgere abbastanza nitidamente. Tutti e tre sembravano stanchi, ma determinati a riprendere la battaglia quanto prima, a giudicare dalle posizioni difensive che avevano assunto. Decise di avvicinarsi, approfittando di quel momento di calma. Non sembrava che nessuno avesse riscontrato danni gravi, anzi, a parte uno sbaffo di terra sulla guancia della ragazza dai capelli rossi e uno strappo ad una manica della camicia del ragazzo più giovane. Rosier sembrava fresco come una rosa. Al confronto, era lei che sembrava reduce da uno scontro all'ultimo sangue. Ciò la fece impazzire.
-Voi siete pazzi, malati- esplose, quando fu abbastanza vicina. I tre la guardarono stralunati, come se si trattasse di una creatura mistica spuntata da chissà dove. Questo la fece irritare ancora di più. Non era abituata a tutte quelle emozioni, così forti e confuse, così, istintivamente, indirizzò tutta la sua irritazione contro di loro.
-Allora? Avete finito di comportarvi da idioti?-
-E tu adesso di cosa ti impicci, codarda?- replicò la rossa, secca.
-Continuate pure allora! Chissenefrega- sbottò, allontanandosi a grandi passi.
-Ehi, dove stai andando?- le gridò Rosier
-Dentro- rispose, senza voltarsi
-Ma è casa mia!
-Affatturami!-

Con uno sbuffo, Kai si tolse un ciuffo di capelli dagli occhi, assistendo al breve scambio, in silenzio.
-Sapete che vi dico?- disse, rinfoderando la bacchetta, una volta che Esu ebbe raggiunto la casa -la bionda squilibrata non ha tutti i torti-

Tremava, non sapeva se per l'indignazione, la paura o l'eccitazione. Esu mise le mani in tasca, alla ricerca delle sigarette, dimentica di aver già tentato prima una ricerca simile. Aprì la porta, accigliata e si accasciò sui gradini di una scalinata imponente, che dominava il vestibolo, dopo aver acceso le luci con la magia. Non credeva di avere le forze per fare altro, al momento. Poco dopo, la porta che aveva chiuso dietro di sé si aprì. Si trattava del giovane con la manica stracciata.
-Probabilmente, per quei due ci vorrà un po'. Spero che Rosy abbia una buona scorta, in questo tugurio- ammiccò. La casa non poteva certo essere definita un tugurio, ma erosione e incuria la facevano da padrone, quello era certo. L'impressione era che Belvedere House fosse chiusa da molto tempo.
-Scorta?-
-Non so tu, ma io ho bisogno di un drink. Tranquilla, non ho intenzione di avvelenarti-

Londra, Ministero della Magia; Inghilterra
Nessuno dei candidati che aveva selezionato aveva il suo stesso concetto di puntualità, che si potrebbe riassumere in "prima arrivo, meglio è", ma ciò non preoccupava Dex. Non sarebbe stato lui a doversi occupare delle piccole mancanze degli Auror. Il primo ad arrivare era anche l'Auror più giovane. Jessie Aarons si presentò nell'ufficio che era stato assegnato alla nuova squadra con un sorriso cordiale e bendisposto, già dal suo atteggiamento si poteva notare una rilassata apertura, una sorta di fiducia cosmica. Dex lo accolse con uno dei suoi peggiori cipigli, ma l'uomo non solo non battè ciglio, ma si prodigò nel chiedere all'Auror più anziano come stesse e se ci fosse qualcosa che potesse fare per lui. Tutta quella premura e quell'interesse, la bontà innata ed il sorriso fiducioso, per Dex furono troppo. I sette anni che aveva trascorso in mezzo ai suoi compagni Tassorosso, quasi tutti così disgustosamente carini e disponibili, lo avevano portato a provare una sorta di rigetto verso persone di questo tipo. Come Jessie.
-Sono sicuro che durerà meno di qualche giorno, in pensione. Tornerà da noi più vigoroso e deciso a catturare i cattivi- stava commentando il giovane. Si capiva che stava cercando di essere gentile e propositivo. Non conosceva molto Dex, quindi immaginava che il suo fosse un ritiro forzato.

"Merlino, salvami da questa piaga." E Merlino, per una volta, si decise ad ascoltare le sue preghiere, a quanto sembrava. Il secondo Auror, di una decina d'anni più vecchio di Jessie, entrò con passo spavaldo e sicuro. Dal suo atteggiamento sfrontato ed estremamente famigliare, sembrava si sentisse il padrone della stanza. I suoi abiti, costosi e di buon gusto, stridevano con quelli più modesti di Jessie, così come i loro modi. Se Aarons aveva occupato sistematicamente la prima scrivania disponibile, l'altro si spaparanzò sulla prima sedia, i piedi sul tavolo, in una posa rilassata. Non chiese nulla a Dex, si limitò a lanciargli un cenno del capo ed un sorriso affascinante. "Sbruffone era e sbruffone morirà, sempre che ci sia qualche masochista a questo mondo disposto a mettere fine alle sue sofferenze", pensò, piccato. Non aveva mai lavorato con Rhett Montague, ma ne aveva sentito parlare. Era un Auror capace, anche se il suo modo di fare non era certamente consono. Ma l'ufficio Auror era pieno di individui poco consoni, tanto che, anche se con ogni probabilità Rhett Montague credeva di essere un'eccezione, di eccezionale aveva ben poco, almeno secondo Morgan. Era più preoccupato per l'uomo che entrò successivamente. Come Montague, possedeva un carisma magnetico, ma a differenza dell'altro, non così chiassoso. Guardandolo, si aveva l'impressione di osservare un felino in gabbia, una creatura magnifica e feroce, abbagliante e pericolosa. E, come un predatore, poteva attaccare in qualsiasi momento. Aveva acconsentito a che Bas si unisse alla squadra più per affetto che per mero buonsenso. Certo, sapeva che si trattava di un Auror capace, come gli altri due, dato che non avrebbe mai accettato soggetti meno che meritevoli, ma più che il suo carattere, era la sua essenza che lo preoccupava. "Morgana mi perdoni, ma Rachel aveva bisogno di un po' di respiro", pensò, osservando l'uomo sedersi con grazia quasi innaturale all'ultima sedia rimasta libera, la sua espressione una maschera di rilassata indifferenza.

Ora che li aveva davanti tutti e tre, quella sensazione di disagio si ripresentò, simile al brivido di fastidio che provoca lo stridore delle unghie sul vetro e al freddo che si prova quando una fosca premonizione si avvera, nonostante si abbia fatto tutto il possibile per evitarlo. Ma ormai era fatta. Tanto più che, ne era sicuro, nessuno, dagli Auror ai burocrati, avrebbe preso in considerazione le sue sensazioni. I tre candidati erano Auror eccezionali. Cosa mai sarebbe potuto succedere, di brutto?

Belvedere House; Inghilterra
Marcus non riusciva a capire l'accanimento della giovane, che, anche dopo che il suo compagno si era arreso, aveva ricominciato scagliare incatesimi che si era limitato a parare o a schivare. Non voleva duellare, ma solo capire, ormai.
-Senti- esordì dopo un po', mentre la ragazza riprendeva fiato, i rossi capelli fiammeggianti, gli occhi smeraldini brillanti di furia a stento repressa -è ora di finirla, va bene? Raggiungiamo gli altri e cerchiamo di capire cosa succede- Era convinto di aver usato un tono pacato e ragionevole, ma così non era, a quanto sembrava, dato che uno Schiantesimo lo colpì, facendolo quasi cadere. Sospirò rumorosamente, reprimendo a fatica l'impulso di ricambiare la cortesia.
-Avanti, riponiamo le bacchette ed entriamo. Vai avanti tu-
-Certo, così puoi colpirmi alle spalle da emerito stronzo quale sei- rimbeccò l'altra. Nonostante la risposta acida, la giovane appariva compassata e altezzosa, perfettamente controllata. Soltanto dallo sguardo e da una certa rigidità nelle spalle, si poteva intravedere la sua agitazione. Sospirò di nuovo. Non aveva tutti i torti. Se qualcuno gli avesse fatto una proposta del genere nel bel mezzo di un duello, anche lui si sarebbe comportato allo stesso modo.
-Entriamo insieme, allora-

Impiegarono più tempo del previsto, dato che erano troppo impegnati a valutare con circospezione le mosse e le intenzioni dell'altro. Alla fine, però, giunsero alla casa e all'interno trovarono i loro due compagni intenti a giocare una partita a scacchi magici su una scacchiera consunta, due bottiglie, una vuota, l'altra a metà, davanti a loro.
-Ah, eccovi- salutò il bel giovane bruno, passandosi una mano sui capelli.
-Chi cazzo siete, cosa volete e perché siamo qui riuniti a casa mia?



Selezione OC:

Vendicatori:

Else Svea Ulla "Esu" Nesbø
31 anni, Ex studentessa di Durmstrang, Mezzosangue
Emma Stone (Maniac)

Olimpia Margaery Rowle
22 anni, Ex Serpeverde, Purosangue
Sophie Turne

Malachai "Kai" Hawthorne
26 anni, Ex Serpeverde, Purosangue
Chance Crawford

Auror:

Jessie Aarons
30 anni, Ex Grifondoro, Mezzosangue
Jessie Eisenberg

Rhett Montague
45 anni, Ex Serpeverde, Purosangue
Jeffrey Dean Morgan

Baptiste Damien "Bas" LeFevre
43 anni, Ex Tuono Alato, Mezzosangue
Vincent Cassell
 
 
Angolo dell'Autrice:
Eccoci, con la selezione, finalmente! Ho impiegato più tempo del previsto, ma spero comunque che il capitolo vi piaccia e di non aver stravolto i vostri OC, cosa che non vorrei mai. Sto prendendo confidenza con i personaggi che mi avete affidato, perciò questo, come credo sarà  il capitolo successivo, è un capitolo piuttosto introduttivo, anche se ho cercato di metterci un po' d'azione, perché dai, ci sta.
Come avrete potuto notare, non ci sono Auror donne, purtroppo e non per mia scelta. Praticamente tutte le schede Auror che mi sono arrivate erano schede maschili (belle schede maschili, eh), ma praticamente nessuna femminile. Pazienza. Già che siamo in argomento Auror, vorrei scusarmi, dato che ho dimenticato molte voci delle schede. La maggior parte di voi le ha inserite lo stesso in qualche modo, quindi non mi resta che ringraziarvi tantissimo ancora e ancora.
Ultima nota di servizio: avendo ricevuto pochi Bersagli (comunque più delle Auror donne), non ci sarà l'estrazione del Master. O meglio, c'è, ma rimarrà segreta anche all'autrice/autore del personaggio scelto a ricoprire questo ruolo; mentre la scelta dei Bersagli resta una mia esclusiva.
Se avete consigli, obiezioni, lamentele o qualunque cosa, io sono qui.

P.s. Dato che il mio rapporto con l'editor è quello che è, intenso e tormentato come tutti i grandi amori, per sicurezza ho inserito anche i nomi dei prestavolto. Spero di non aver combinato danni.
Al prossimo capitolo!  
   
 
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