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Autore: Elgul1    29/03/2019    13 recensioni
Nell'epoca Sengoku nei grandi Damyo di Sorachi, Kubo e Takahashi si accusano momenti di grave pericoloi: tradimenti, guerre e sfiducia regnano sovrani in questo momento di fragile equilibrio. Riusciranno gli eroi dei rispettivi regni a portare una pace a lungo persa e che sembra sempre più lontana e irragiungibile?
Genere: Drammatico, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Tokugawa Shige Shige, Tsukuyo
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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InuyashaXGintamaXBleach
Ho deciso di mettere in cima i manga che saranno coinvolti così da darvi un'idea di quali opere. Buona lettura
 
 
 
Il maniero della regione dei Kuinshī apparve di fronte ai viaggiatori austero e grigio come sempre.

Attorno, all'alto muro di cinta, uno strimizito giardino, che aveva visto giorni migliori, se ne stava morente con gli alberi ormai completamente privi di foglie per l'inverno sempre più prossimo. La costruzione in pietra sovrastava gli alberi di fronte a se con prepotenza. Sulla sua cima, una piccola veranda, dava modo al suo signore di vedere tutto attorno a se il paesaggio montano

. Un brivido attraverso la schiena del più vecchio dei tre uomini a cavallo che guidava un piccolo corteo formato da una carrozza, trainata da due cavalli, e una trentina di uomini a piedi armati. 
" Tutto bene zio?" Chiese uno più giovane sulla trentina dai profondi occhi verdi e i corti capelli castano chiaro sulla sua destra. Che aveva notato, in precedenza, il viso farsi sempre più pallido mentre si avvicinavano a quel luogo austero. Il vecchio, dal volto paffuto, davanti a lui si girò scuotendo i suoi lunghi capelli bianchi legati in una coda di cavallo. 
 
" Per niente nipote..." Rispose di rimando facendosi aiutare dai suoi servi a scendere da cavallo. 
" Se vuoi vado io a incontrare Yhwach." Si propose il più giovane deciso affiancandolo insieme a un terzo uomo ammantato di nero e con un cappello di paglia calato sul viso diretti verso l'ingresso della residenza. 
Il vecchio lo fissò con i suoi occhi scuri allarmato. " Assolutamente no Nobu..." Rispose mentre le pesanti porte di legno venivano aperte per loro facendoli entrare. " L'attuale Damyo dei Kuinshī  è un uomo subdolo e spietato. Oltretutto avevo ottimi rapporti con suo padre perciò devo essere io a parlare con lui..." Replicò con falsa sicurezza. Le storie che aveva sentito, negli ultimi in cui aveva preso il potere, lo avevano lasciato di sasso. Uccisioni di chi era contrario alla sua politica, confisca di bene a nobili e molto altro Yawach era diventato un mostro.

Mentre attraversavano i lunghi corridoi della tenuta sentirono, su di se, gli sguardi attenti dei vari cortigiani che abitavano all'interno della residenza del Damyo considerato il più crudele di quell'epoca.
Giunti, davanti alla grande sala, ad attenderli viderò un uomo alto dal fisico snello e con un ciuffo di capelli neri che gli scendeva lungo il viso magro quasi alle sue labbra carnose. 
 
" Benvenuti." Disse chinando la testa per poi alzare i suoi occhi color lavanda verso i due stranieri. " Il mio signore vi attende nella sala." Aggiunse con tono cordiale. Due uomini armati aprirono la porta. " A breve vi sarà servito del tè vogliate accomodarvi." Disse ancora mentre, i due nobili, si diressero verso il padrone di casa tallonati dal terzo.
 
Davanti a un piccolo tavolino in legno sedeva un uomo alto dal fisico massiccio sulla quarantina avvolto da un lungo kimono nero come la notte. Lunghi capelli neri  gli arrivavano fino alle spalle e le sopracciglia sottili gli davano un'aura austera e più vecchia di quanto fosse in realta. Le folte basette gli arrivavano al naso e si univano ai baffi neri. I suoi occhi, rossastri, fissavano attenti e colmi di disprezzo i due uomini davanti a lui.
 
 " E così siete giunti di fronte a me nobile Sadasada..." Disse con un tono di voce alto che rimbombo per la sala. 
" Nobile damyo Yahwach." Disse con tono reverenziale il più vecchio mettendosi in ginocchio imitato dal nipote e dal terzo uomo. 
" Sono venuto qui, alla tua corte, per chiedere aiuto al più potente tra i signori." Annunciò lui. Il damyo lo fissò stizzito.
 " Risparmia gli epitati carini per un funerale Sada che cosa vuoi?" Domandò schiettamente. Odiava ricevere visite e, sopratutto, se a farle erano nobili ormai decaduti senza più fissa dimora. Da quando il nipote Shigeshige aveva preso il controllo di Sorachi i due erano dovuti fuggire cercando, ovunque, un nuovo posto dove tramare il loro ritorno ma venendo sempre rifiutati.
 
 Il vecchio tremò dalla paura. Yawach era un uomo imprevedibile avrebbe potuto farli uccidere sedutastante se avesse voluto. " Sono qui per chiederti di aiutarmi a riprendere il mio paese." Disse tutto d'un fiato col sudore che gli colava dalla guance grassocce e chinando la testa.
 Il giovane signore lo guardò di sbieco e, sorridendo, rispose:" Tu, vorresti che io, mobilitassi il mio esercito per conquistare per te il tuo paese? Sei forse impazzito?" 
" No, non chiedo questo..." Si affrettò a rispondere lui preoccupato del fraintendimento.       " Ti chiedo fondi per permettermi di riprendermi il mio paese." Puntualizzò lui. " Ho già delle truppe al mio seguito ma, ho bisogno, del denaro per pagare questi ronin." Disse infine velocemente e quasi mordendosi la lingua.
" E cosa ci sarebbe di diverso dal darti fondi oppure i miei soldati eh?!" Sbraitò lui alzandosi di scatto da terra. " E inoltre cosa riceverei in cambio del mio denaro?" Domandò ancora furioso.
" Se tu ci fornirai i soldi siamo disposti a fare quasiasi cosa per te." Disse in risposta il più giovane dei due. Il damyo si girò verso di lui incuriosito e il vecchio impallidì per la sfrontatezza del nipote. 
" Il tuo nome?" Domandò lui disinteressandosi così del più vecchio.
 " Nobunobu signore." Rispose lui sicuro ma, al tempo stesso, spaventato. Il damyo lo fissò con i suoi occhi scuri come se volesse trafiggerlo.
" Impara a stare al tuo posto ragazzo quando i grandi parlano." Lo rimproverò con un tono duro e schietto. 
Nobu strinse i pugni avrebbe voluto ribadire ma, in quel caso, sapeva che sarebbe costato caro a tutti e due.
 " Potrei parlare io?" Domandò il terzo in modo umile alzando appena la testa e facendo uscire alcune ciocche di capelli grigi sotto il suo pesante cappello di paglia. 
Yawach posò i suoi occhi su di lui studiandolo. " Chi sei tu?" Chiese con tono autoritario e anche annoiato per tutte quelle interruzioni. 
 
Quello si tolse il cappello mostrando dei folti capelli grigi e i suoi occhi, rossi, incrociarono quelli più scuri del sovrano che, vedendo il viso, rimase a bocca aperta.
" Tu sei il famoso ronin Utsuro la leggendaria spada del sud." Mormorò ammirato per la prima volta.
 Nella sala, gli occhi di tutti, si erano spostati su quell uomo leggendario che, si diceva, avesse ucciso più di mille uomini e avesse espugnato dozzine di manieri.
 " Molto spesso le voci su di me esagerano." Disse con un tono umile e un sorriso sincero  il samurai. 
 " Cosa ci fai con questi due miseri vermi?" Chiese Yawach incuriosito dalla sua presenza. Utsuro era famoso non solo per il suo innato talento con la strategia e la spada ma, anche, per non essere mai stato agli ordini di alcun signore se non per qualche importante avvenimento. 
" Mi sono unito alla crociata di Sadasada perché, la sua vittoria, potrebbe garantire grandi vantaggi ai vari regni circostanti..." Disse brevemente.
 " Come può la vittoria di questi due portare benefici al mio regno?" Domandò Yawach serio indicandogli con l'indice destro. 
Utsuro sorrise. " Mi sbaglio, oppure, avete in mente una nuova guerra contro Kubo aiutati dal regno degli Horō..." Mormorò convinto. Nella sala piombo il silenzio. " Come puoi sapere queste cose!" Gridò un giovane alto dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri alla destra del loro signore.                                             
" Le voci girano e, inoltre, ho notato molte tracce di cavalli e carri mentre venivamo qua... senza contare il gran numero di messaggeri che viaggiano di villaggio in villaggio..." Spiegò lui. " Le vostre forze, da sole, sarebbero troppo esigue. In questo periodo avete attraversato momenti molto difficoltosi quassù tra i monti perciò, la vostra sola possibilita, era cercare l'unione con qualcun altro che avesse un esercito più che valido e chi se non meglio delle tribu degli Horō disposte e inclini da sempre a invadere i territori di Kubo." Mormorò ancora lasciando sbigottiti sia il giovane che la maggior parte della corte. 
Una risata riscosse la sala da quello strano silenzio
Yawach stava ridendo di gusto. " I miei complimenti." Disse applaudendo. " Hai rivelato un piano lungo quasi un'anno di preparazione in meno di cinque minuti. Non per niente sei uno stratega e un uomo dalla spiccata astuzia." Ammise. 
" La ringrazio per il complimento." Rispose  compiaciuto.
 " Ma, tornando al discorso di prima..." Disse indicando i due ex nobili ancora in silenzio. " Come può la loro situazione influenzare la mia guerra con Kubo?" Domando infine.
Utsuro prese, dalla sua sacca, una mappa dettagliata dell'attuale regione che lui stesso aveva disegnato. 
" Da oltre cinque anni Kubo e Sorachi si sono unite in una solida alleanza sia militare che commerciale non tutti lo sanno..." Cominciò a dire lo spadaccino indicando con la mano i tre paesi confinanti. " Se le vostre forze entrassero in Kubo essi invieranno le loro forze e, data la vostra posizione, sareste presi tra due fuochi. Non potrete contare neppure sugli Horò vista la loro attidutine solo al saccheggio. In caso di battaglia sfavorevole se ne andrebbero subito. Ma c'e una soluzione..." Concluse vago ma serio in volto. 
" E quale sarebbe questa soluzione?" Chiese il damyo stufo di tutti quei giri di parole. Utsuro indicò le terre ai limiti di Sorachi confinanti con le montagne in loro possesso. " Se voi, prendeste il controllo di questa zona, Sorachi dovrebbe conquistare la roccaforte che si annida qui e questo potrebbe rallentarli e, inoltre, con un accordo col nuovo futuro damyo si potrebbe scindere un alleanza e crearne una nuova." Disse Utsuro con un sorriso diabolico sul viso.
 Yawach fissò la mappa per qualche istante poi scoppio a ridere. La sua risata rimbombo per tutta la sala lasciando stupiti la maggior parte dei commensali e anche i due nobili. Solo Utsuro rimase impassibile esattamente com'era prima. " Devo ammetterlo e mi ripeterò ma, la tua fama, è più che giustificata..." Disse sorridendo. " Accetto di aiutare questi due pezzenti ma, solo, a una condizione..." Precisò lui cambiando espressione. 
" E quale sarebbe?" Domandò Sadasada. 
" Oltre alla regione indicata desidero avere, tra i miei possedimenti, anche i territori agricoli al di la di essa." Disse con fare deciso. Sadasada fissò il nipote che annuì di rimando. Perdere un'po di terreno era un prezzo più che accettabile piuttosto che non avere niente come avevano in quel momento. 
" Molto bene, avrà quello che ha richiesto." Concesse chinando la testa insieme allo zio. Yawach sorrise compiaciuto di quello che aveva ottenuto. Il loro terreno montano era privo di punti favorevoli a coltivare e questa era un'occasione da non perdere. 
 
" Ottimo, avrete i vostri fondi. Mi aspetto che riusciate nella vostra impresa..." Si augurò lui. " Date ai nostri ospiti parte del tesoro più provviste e cavalli per il viaggio!" Tuonò all'improvviso facendo correre da una parte all'altra i suoi uomini.
" Di questo non si preoccupi." Rispose di rimando Utsuro sorridendo. 
" Gli uomini che assolderemo, con i suoi soldi, sono i migliori che abbia mai visto. Riusciremo sicuramente nell'impresa." Garantì ancora lui mettendosi il cappello da viaggio. 
"Askin Nakk !" Ruggì il damyo ancora. L uomo, che gli aveva accolti, uscì dalla penombra e, con un inchino, disse: " Mi ha chiamato?" Lui annuì e indicò i due stranieri. " Unisciti a loro con cinquanta dei nostri uomini. Non voglio che, il nostro investimento, scappi coi soldi oppure fallisca la sua missione intesi?" Ordinò lui severo. 
Lui annuì e si avvicino al terzetto. " Sarà un vero onore lottare al suo fianco Utsuro-san." Ammise il giovane volgendo lo sguardo verso il samurai e perdendo interesse nel duo. 
" Il piacere sarà mio." Rispose sempre sorridendo il più vecchio mentre si avviavano verso l'esterno della tenuta per nuova partenza.
 
  " Mi dica NobuNobu-san è vero quello che si dice?" Domandò Askin incuriosito mentre, dalla stalla, cominciarono ad arrivare dozzine di destrieri e uomini armati. 
" E cioè cosa?" Disse di rimando lui confuso che si apprestava a tornare sul suo cavallo.
 Askin sorrise sornione " Che avete rapito, durante l'ultima guerra, la promessa sposa del secondogenito di Toga dell'est e che ne avete sterminato il clan." Mormorò senza peli sulla lingua. 
Nobu lo guardò male. " A quanto pare le voci girano fin troppo di questi tempi..." Replicò stizzito. 
Askin rise di gusto spalleggiato dai suoi uomini. " Mi dica, è davvero così bella come si dice? Storie narrano che la sua bellezza abbia attratto non si sa quanti capiclan delle sue stesse terre." Disse ancora il giovane samurai. 
" Se vuoi, potrai dirlo tu stesso." Rispose di rimando lui indicandogli la carrozza poco più in la e sorvegliata da alcuni soldati in armatura. Il samurai si avvicinò curioso. Le guardie, circospette, si prepararono a estrarre le armi ma, dopo un cenno di Nobu, si fecero da parte. Askin aprì piano la piccola porticina e rimase basito.
 
Una giovane donna, dalla pelle bianca come il latte, era seduta sulla parte di destra. Indossava un lungo kimono azzurro ricamato che ne ricopriva l'esile corpo. I lunghi capelli neri gli scendevano candidi lungo le spalle avvolgendola quasi. I suoi occhi verdi, come smeraldi, si posarono su quelli di lavanda Askin come a volerlo studiare. 
 
" Io sono Kagome Higurashi come posso servirla?" Chiese con un flebile tono di voce da cui non traspariva ne paura ne altro alla vista del samurai appena apparso. Lui, riscossosi da quella vista, rispose:" Mi chiamo Askin da oggi viaggerò con voi." La donna annuì con la testa e accennò un debole sorriso di circostanza. " Sarà un piacere essere una sua compagna di viaggio." Rispose con un tono pacato. Il kuinshì rimase imbambolato. Si aspettava una donna spaventata, essendo stata rapita da più di un anno e, invece, quella donna minuta sembrava avere una forza molto più grande di come appariva. Facendo un inchino richiuse lo sportello e, si diresse verso la sua cavalcatura. Si, quel viaggio, si stava dimostrando davvero interessante come inizio. 
 
 
-
 
 
Kenshin svolto a destra a passo veloce. Sentiva i passi del suo inseguitore farsi sempre più vicini. - Ma quando la smetterà?- Si domandò fra sè e sè prima di fermarsi.
 " Non mi va assolutamente." Borbottò ancora Kenshin convinto girandosi verso il suo stalker con un tono stufo di tutto quel continuo pedinarlo ovunque. 
" Eddai, si tratta solo di un combattimento." Rispose Gintoki per la decima volta. Aveva incrociato il rosso dalla mattina intento a cercare un lavoro dai vari commercianti senza alcun risultato e, adesso, lo stava seguendo a ritmo serrato. 
 
" Non ho motivo per combattere contro un tizio a caso..." Replicò sicuro girandosi di scatto invelenito. Gintoki si arrestò. Sorpreso da quella reazione e quello strano cipiglio poi sospirò.
 " Non volevo ricorrere a questo ma sei debitore nei miei confronti..." Sollevò due dita della mano destra. " Ti ho aiutato contro quei tizi ieri, ti ho anche dato da mangiare e per non parlare che ti ho accordato anche un posto dove dormire..." Alzò un terzo dito di malavoglia. " Sei indebito di ben tre favori." Concluse sorridendo il bianco. 
" Sei proprio meschino lo sai?!" Esclamò l altro stupito da quel conteggio più degno di uno strozzino che di un samurai.
 " Ma che razza di samurai sei?!" Borbottò ancora. 
Gintoki sorrise prima di mettersi a ridere. " Uno che sa far di conto." Rispose lui. Il rosso sbuffò. Conosceva quel tipo da un giorno e mezzo ma, purtroppo, aveva già capito non si poteva spuntare in alcun modo con quel tipo.
" D'accordo, va bene." Disse sconfitto. Avrebbe lottato ma poi se ne sarebbe andato il più velocemente possibile da lì. Se la sua tecnica fosse stata individuata da qualcuno sarebbe stata la sua fine. 

 
" Magnifico, più tardi andrò dal mio signore a comunicargli che hai accettato ti farò sapere l'ora e il giorno." Gli annunciò dandogli una pacca sulla spalla destra facendolo quasi cadere al suolo e distogliendolo dai suoi pensieri.
" Ehi Gintoki." Disse una voce maschile alle loro spalle. Il bianco si girò trovandosi davanti un giovane in tenuta d'allenamento. 
 
" Okita che diavolo ci fai qui? Stai saltando ancora gli allenamenti con Hijikata?" Domandò al giovane poco più basso di lui dai corti capelli castano chiaro.

" Non mi andava di sorbirmi le solite ore e poi senti chi parla." Replicò l altro sorridendo.
 " Tu stai di nuovo andando a zonzo senza occuparti del tuo di lavoro." Aggiunse.
 " Veramente mi sto occupando di cose importanti..." Rispose sicuro indicando Kenshin accanto a lui.
" E' quel famoso tizio di cui mi hanno detto Hijikata e Kondo?" Domandò curioso Okita. 
Gintoki annuì. " Dovrà sostenere un'incontro e, se sarà degno, entrerà a far parte del corpo di guardia del nostro signore." Disse ancora il bianco.            Okita osservò Kenshin per qualche istante coi suoi occhi. Avvertiva una strana sensazione sotto gli occhi indagatori del rosso che, di rimando, sembrava studiarlo come se cercasse di capire qualcosa.
" Se non è un problema mi ci batto io con lui." Annunciò senza peli sulla lingua Okita senza spostare gli occhi da Kenshin. Gintoki rimase di sasso. Conosceva quel ragazzo da due anni ed era la prima volta che lo sentiva richiedere di poter combattere contro qualcuno. 
 " Ne parlerò con Shigeshige più tardi ma, nel caso, va ad allenarti. Non vorrei che poi usassi qualche scusa per aver perso." Borbottò di rimando il bianco. Okita sorrise divertito e, facendo un cenno con la mano, si allontano. 
" Gintoki chi era quello?" Chiese Kenshin che, per tutto il tempo, era stato in silenzio senza dire una parola. 
" Lui è Sogo Okita un giovane rampollo di una piccola famiglia di samurai. Sto seguendo il suo percorso da qualche anno e, devo ammetterlo, è tra i migliori a portare la spada nonostante la sua grande pigrizia." Gli spiegò brevemente Gintoki con tono tranquillo.  
" E dovrò sfidare lui?" Mormorò ancora Kenshin molto sorpreso della giovane età di quel ragazzo. 
" Questo sarà il mio signore a stabilirlo. Ti posso già dire, che sicuramente, potrebbe essere il tuo avversario. Sta attento Okita è davvero molto forte." Lo mise in guardia Gintoki con uno sguardo serio per la prima volta da quando lo aveva conosciuto. " Non ti preoccupare, starò attento." Rispose il rosso per tranquillizarlo. Gli sembrava così strano che, qualcuno, si preoccupase per lui in quel modo sopratutto una persona appena conosciuta. - Chi diavolo sei tu Gintoki?- Si domandò studiando, per qualche istante, il volto del bianco.
 " Dai, andiamo a mangiare ho una certa fame." Disse all'improvviso quello avviandosi verso la via principale. Kenshin sospirò suo malgrado e seguì quello strambo samurai.
 
 
-
 
 
Il frusciare del vento era l'unico rumore all'interno della veranda da cui  l'albero di ciliegio si mostrava in tutta la sua bellezza con i piccoli fiori sui suoi tanti rami che si muovevano qua e la spinti da quella brezza leggera. 
 
" Ancora un'po di tè  Sakamoto-san?" Chiese serio in viso Toga all uomo dai capelli ricci che aveva di fronte.
" No, grazie mille." Rispose di rimando lui sorridendo gioviale e ammirando, con occhi estasiati, il paesaggio naturale attorno a lui.
 " Non avete alberi simili nella magione del vostro signore?" Chiese incuriosito il damyo. Lui scosse la testa.
" Il mio signore non ama troppi fronzoli è una persona molto semplice." Rispose lui sorridendo.
  " Quando ha intenzione di ripartire per comunicare la mia risposta?" Domandò Toga cambiando argomento. 
" Domani stesso alle prime luci dell'alba partirò. Per oggi mi tratterò qui ho alcuni affari da sbrigare." Rispose di rimando.
 Toga annuì. " Avevo sentito dire che il damyo, di Sorachi, aveva preso come emissario politico un mercante tre anni fa ma credevo fosse solo per sentito dire..." Borbottò lui. " E oltretutto, ho sentito dire,  non è neanche nativo di quel paese perché serve quel luogo?" Domandò curioso. Sakamoto prese la piccola teiera e si versò del tè nella tazza. " Vede, nel mio paese, consideriamo chi fa il mercante non un semplice cittadino del proprio luogo di nascita ma, bensi, un uomo del mondo..." Si portò la tazza alle labbra e assaporò il gusto amaro del tè. " Ho viaggiato in lungo e in largo e, almeno per ora, ho deciso di mettermi al servizio di un uomo che considero degno..." Disse senza scomporsi e alcun timore. Toga annuì di rimando. " Shigeshige è fortunato ad aver un uomo del suo valore con se. Sono pochi gli uomini che si consacrano così agli ideali di un signore in questo modo soprattutto se sono uomini liberi come te." Ammise.
 " Tornando al discorso precedente può dirmi chi, tra i suoi figli, si unirà in matrimonio con la sorella del mio signore?" Domandò Sakamoto visibilmente imbarazzato e deciso a cambiare argomento. 
" Data la giovane età della futura consorte ho deciso che sarà mio figlio Inuyasha a sposarla." Annunciò subito senza alcun dubbio.
 " Ma, da come sapevo, era già promesso alla giovane della famiglia Higurashi." Rispose confuso Sakamoto.
 Toga sospirò afflitto. " Deve sapere che, nell'ultima guerra, accaduta cinque anni fa e prima che il suo signore prendesse il potere. Sadasada e Nobunobu attaccarono la residenza degli Higurashi che era posta ai confini col paese di Sorachi..." Cominciò a spiegare. " Lì ci fu un'aspra battaglia e, alla fine, l'intera famiglia fu sterminata solo Kagome la figlia più grande fu risparmiata e portata via. Mio figlio voleva partire a capo della mia armata per riprendersela ma lo fermai. Non potevo permettere di perdere anche mio figlio oltre a un caro amico come il capo del clan Higurashi." Concluse triste in volto. Pensando al profondo odio che, il minore, provava verso di lui.
 Sakamoto annuì. " Riferirò quanto ha detto..." Disse Sakamoto comprendendo bene il dolore del uomo e alzandosi in piedi. " Adesso, se permette, me ne andrei." Aggiunse Sakamoto. 
" Spero di riaverla come ospite alla mia corte." Rispose di rimando il padrone di casa mettendosi anche lui in piedi. " Senz'altro. Tornerò tra due o tre giorni, se tutto andrà bene."   Mormorò lui mentre, seguito da Toga, si diressero verso l'ingresso.
Mentre i due si allontanavano dal suo nascondiglio, in mezzo ai cespugli, una chioma nera si alzò di botto.
 - Lo sapevo che sarebbe andata a finire così.- Pensò Inuyasha ringhiando e dicendo ingiurie sia sul padre che su tutto quel fottuto matrimonio combinato. Sposare la sorella del damyo? Manco morto. Lui aveva già una promessa sposa. Con questo pensiero si avviò verso le sue stanze aveva già deciso cosa fare da tanto tempo quest'ultima goccia lo aveva condotto verso il grande passo.





ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo del crossover :) da come avete potuto leggere grandi sconvolgimenti stanno arrivando :D grazie per chi legge e recensisce prossima settimana dovrei aggiornare Ubeworld.
   
 
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