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Autore: killian44peeta    30/03/2019    0 recensioni
Sequel di
-Gli Elementi 1
-Gli Elementi OS- L'esterno (1.1)
-Gli Elementi 2
-Gli Elementi OS- L'interno (2.1)
"La debolezza deve essere eliminata. Devi farla fuori. Se la manterrai viva sarai... umano"
Il battito cardiaco accelerò e rallentò così tante volte che pareva quasi il tempo fosse impazzito, sbattendogli nel petto e nelle tempie come non mai, dapprima velocizzandosi, poi cristallizzandosi, con i secondi che gli scorrevano addosso, pesanti come massi che crollavano sulla sua schiena già piegata, con i respiri che gli uscivano dalle labbra in un totale disordine, il sudore che gli percorreva la fronte e le mani.
Sentiva che l'arma poteva scivolargli dalle dita per quanto i suoi palmi si stavano bagnando, bollenti a dir poco rispetto alla superficie gelida e perfetta di quella sottospecie di spada.
"Uccidila. O ora o mai più"
Vide la ragazza aprire le braccia, mostrando a pieno il petto, pronta a ricevere il colpo, guardandolo, con le lacrime del biondo che le crollavano addosso, ma senza spostarsi affatto, senza cercare di asciugarle con la mano.
Semplicemente lo guardava ed aspettava, silenziosa, con la tranquillità inscritta in ogni movimento e ogni cenno del suo corpo.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Luxor

Essere legato non era mai stato più irritante.

Non solo perché mi sembrava di non sentire più le gambe, ma perché avevo davanti quei tre, quei tre che decisamente, dalle loro espressioni, non sembravano neppure inclini a permettermi di andare ad inseguire quello là che in questo momento si trovava chissà dove, a fare chissà cosa con chissà chi.

Tutti dettagli che mi erano ovviamente sconosciuti, anche se a sforzarmi leggermente avrei potuto rispondere ad ogni domanda, facendola risultare più che ovvia.

Imprecai mentalmente, seccato ed innervosito.

C'ero stato così vicino! Mi ero trovato davanti a lui, sepolto dalla neve e poi... poi dovevo aver perso i sensi o qualcosa del genere perché non ricordavo nulla di chiaro.

Mi sembrava di rammentare, anche se con insicurezza, che era stato liberato e poi... di essere finito in una stanza totalmente bianca e vuota, ma non ne ero sicuro.

Come ci ero finito? Come ne ero uscito? Cosa diavolo era accaduto?

Il mio primo piano era fallito palesemente.

Lo avevo quasi ucciso con la clessidra, se non fosse stato per quelli lì, poco ma sicuro, sarebbe morto davvero.

Avrei potuto sconfiggere la mia nemesi senza problemi, poi sarei passato agli altri.

Eppure no, non era stata così la fine, tanto impegno per un insieme di trovate tutto fumo e niente arrosto.

Sbuffai, sentendo tutti e tre che mi fissavano, anche se, decisamente, la ragazza dai capelli viola e con gli occhi rosa non l'avevo mai vista prima.

Ma ora me la trovavo davanti, con la sua espressione dannatamente tranquilla, i capelli lunghi legati in un chignon, seduta a gambe a farfalla su una sedia, le mani appoggiate sulle proprie punte dei piedi.

-Allora? Qualcosa da dire? Hai fame, sete, bisogno di andare in bagno? O hai voglia di ricevere un pugno siccome tenterai di scappare? A me vanno bene entrambe le serie di opzioni, a fare a pugni sono abbastanza brava, anche se sono più per il pacifismo-

Alzai il sopracciglio, fissandola con puro nervosismo e con netta seccatura.

"Non avresti nessun risultato contro di me a pugni" pensai, alzando gli occhi al cielo, per poi rendermi conto di averlo detto a voce alta.

-In effetti a pugni non riuscirei a combattere in maniera seria contro di te probabilmente, senza finire congelata in un micro secondo, ma con tutte le armi che ci sono nell'altra stanza non sarebbe male fare un duello-

"Tu sei matta" rotai lo sguardo.

-Allora... dimmi, delle opzioni che ti ho dato, quale intendi scegliere? Possibilmente delle prime tre, ma mi adatto anche alla quarta-

Non dissi nulla, sussultando leggermente ad un ennesimo botto improvviso dei tanti ormai riprodotti, che fece sussurrare un -Quando la smetteranno?- parecchio incerto da parte della castana.

Continuai a tacere, più che deciso ad ignorare la ragazza che dondolava sulla sedia, richiedendo una risposta.

Non l'avrei definita seccante, ma piuttosto strana... e ormai tutte le umane mi parevano strane, anche se non ero del tutto sicuro che quella fosse davvero del genere umano.

Aveva un che di incomprensibile, uno strano luccichio negli occhi che non sapevo definire.

"Aah, dannate le donne, sono troppo complicate, non ho voglia di studiarle come se fossero dei casi da laboratorio, é già irritante come idea"

-Mh.- lei fece una pausa con un espressione pensierosa - Una risposta potresti darmela, ma... va bene ! Come ti pare, ti lascio in pace dalle mie inutili ed assillanti domande-

Voltó il capo verso la ragazza della Terra e verso quello del Fuoco, non smettendo di dondolare.

Al solo guardare il rosso, mi venne in mente il bracciale che gli avevo tolto tranquillamente e senza problemi per poi svignarmela.

Quello era stato il secondo piano, ma era più che ovvio che non sarei stato capace di metterlo in atto da così legato.

Perlopiù, come se non bastasse, non avendo finito il primo, saltava completamente la fase di disperazione basata sul 'oh, no, il mondo finirà perché smetterà di esserci la notte!'

Tutto il puzzle era andato a pezzi e non ero più capace di risistemare.

Avrei dovuto prelevare un oggetto a cui ognuno di loro teneva particolarmente, non importava quale e poi distruggerli tutti.

Uno dopo l'altro, distanti dalla sicurezza fusa negli oggetti, sarebbero inciampati come tessere, gli uni su gli altri, tra discussioni e sfiducia.

Ma ovviamente, non potevo farlo, non più.

Non legato, non sapendo che il Buio era ancora vivo.

Strinsi i denti, chiudendo gli occhi, con ogni singola parte del mio corpo che formicolava, come addormentata, tanto che non me lo sentivo più e non mi sentivo capace di muoverlo.

Già così, evocare anche solo un fiocco di neve era difficile, chiamarne a me tanti per liberarmi era più che impossibile, a meno che non riuscissi a riprendere il possesso dei miei arti.

Non sentivo neppure un dito e questo non mi piaceva.

Ma non mi piacque la situazione soprattutto quando percepii il mio stomaco brontolare dal fastidio e dalla fame.

Storsi il labbro, per poi rendermi conto che la ragazza dai capelli viola era sparita.

Come avevo fatto a non notare che se n'era andata? Quando era accaduto? Non ne avevo la più pallida idea, ma qualcosa mi suggeriva che ero stato troppo intento a pensare per rendermene conto in quel momento .

Mi limitai a scrollare la testa, mentre, improvvisamente, notai che sia la Terra che il Fuoco avevano l'aria di chi era arrabbiato e allo stesso tempo pieno di domande.

Sinceramente, non avevo la minima voglia di rispondere anche solo ad una di tutte quelle che, ovvie e plateali, mi avrebbero scaricato contro.

-Ah, che seccatura, se volete iniziare ad assaltarmi di richieste allora fatelo e non limitatevi a fissarmi come se il vostro desiderio più grande fosse basato sullo strozzarmi.-

-Bene- sbottó l'Elemento del Fuoco con stizza e fervore, di tutta risposta -Inizio. Perché diavolo hai tentato di uccidere il Buio?! Sai, in tutto quel casino che hai provocato, decisamente non si é capito-

-Mpf! Noia, noia, noia, un altra domanda- inclinai la testa, guardandolo con semplice freddezza -Ho detto di domandare, non che avrei risposto-

-Brutto...-

-É vero che ti ha creato lui?- partí in quarta Nemes, strappandomi una risata sarcastica e bloccando l'insulto da parte di Task.

-Certo che sí, chi altro? Voi di certo no, altrimenti non sarei il Ghiaccio, ti pare? Sarei potuto diventare l'elemento della Sabbia con l'insieme di Terra e Fuoco, non credete?- detto questo esibii una smorfia -Abbiamo finito con le domande barbose o dovró sorbirmene di nuove?-

Ad accompagnare tale commento, un ennesimo botto, entrambi si girarono istantaneamente prima di tornare a fissarmi.

-Da che parte stai?- chiese ancora la castana dallo sguardo bronzo con tono particolarmente serio.

-Le tue domande mi piacciono di più rispetto a quella del qui presente- asserii -Anche se comunque mancano di spirito, hanno una sufficienza, dai-

-Non perderti in chiacchiere, non siamo qui a farti la guardia per ascoltarti mentre ci giudichi- sputó ancora il rosso, parecchio infastidito.

-E allora non dovevate iniziare a parlarmi, la soluzione era semplice e praticamente sotto al vostro naso-

-Rispondi e basta- sbottó secca la ragazza un altra volta, mentre Task mi guardava decisamente male, per non dire malissimo.

-Da che parte sto? Dalla mia. Di certo non dalla vostra-

-Ma non sei neppure dalla loro, vero? Oppure sí? Li hai visti anche tu, i Demoni, gli Spettri e gli Spiriti negativi. Diana lo ha detto-

Al nome della Luce, mi irritai parecchio.

Quella...quella mi aveva rovinato tutto! Era stato principalmente a causa sua se Guy non era morto e si era meritata il quarto posto tra le persone che dovevo eliminare per primi.

-No. Nemmeno dalla loro parte. Contenta?- risposi freddamente, cercando di eliminare la questione.

-Per nulla- sbottó dunque la castana , facendomi alzare il sopracciglio.

-Vuoi che me ne freghi qualcosa del tuo 'per nulla'? Perché se é sì, hai preso un abbaglio. Ora potreste, diciamo, smettere di fissarmi così e... magari, anche allontanarvi? Nel modo più veloce possibile e con il massimo delle distanze-

-Lo faranno, sí, ma prima tu dovrai fare qualcosa per me- disse improvvisamente Pandora, spuntando nuovamente nella stanza, seguita da due ragazze, una particolarmente bassa e timorosa, l'altra dai capelli rosa pastello e gli occhi rossi.

La guardai particolarmente male -Sarebbe, scusa? Non faccio quasi nulla per gli altri-

Risultare insolente mi veniva naturale.

Si avvicinó a passo lento, con espressione seria.

O così continuó ad essere fino a trovarsi davanti a me, prendendo a sorridere.

-Tu... devi ... - fece una pausa ad effetto che parve non finire mai, contando che forse, però era solo la mia percezione facilmente piegabile a vederla così -Mangiare!- esclamó tranquillamente, tirando fuori un piatto che aveva nascosto dietro di lei grazie alle due ragazze della servitù, le quali apparivano tutt'altro che a loro agio, al contrario suo.

-Mi prendi per i fondelli?- sbottai, sentendomi parecchio preso in giro da quella , che decisamente esibiva un espressione che faceva dubitare parecchio della sua non convinzione.

E proprio perché lo era, la cosa mi lasciava abbastanza disorientato.

Era mai possibile che questa tipa si fregasse di tutto quello che non era cibo, acqua e tranquillità altrui ?

Cioè, era assurda, sembrava quasi una di quelle anziane che volevano solo che i nipoti mangiassero, non importava se avessero piani che trattavano omicidi su omicidi e distruzione di massa.

A quella tipa interessava solo che mangiassi, il resto non le poteva fregar di meno.

La cosa particolarmente umiliante era che, nel caso avessi accettato, mi avrebbe dovuto imboccare.

Non avevo la benché minima intenzione di farmi mettere in bocca il cibo da qualcun'altro, neanche fossi un neonato per ricevere un simile trattamento.

Avrei fatto prima a piegarmi e forarmi la bocca con uno spillo piuttosto, spillo che non c'era.

-Non ho fame- mentii, nonostante sentissi il mio stomaco piegarsi di crampi, uno dopo l'altro, sempre più difficili da ignorare.

-Non importa. Ora mangi, quindi apri la bocca. Fai aaaaaah!-

Scossi la testa e la vidi sedersi di nuovo con il piatto e la forchetta tra le mani.

-Non é velenoso, lo sai?-

Non risposi di nuovo, più che sicuro che, appena avessi ribattuto, mi avrebbe infilato in bocca il cibo senza chiedermi più il permesso.

-Ho imparato a cucinare da mio zio, quindi se non mangi mi giudicheró insultata-

Continuai a non rispondere, evitando con lo sguardo ogni cosa che fosse fatta di cibo, o che si concentrasse su di lei, troppo orgoglioso per permettere ad una tipa del genere di imboccarmi come un bebè.

Lei rimase in silenzio per qualche istante e per un attimo pensai che si fosse arresa, tanto che spostai lo sguardo su di lei con un che di soddisfatto.

Mi sorpresi piuttosto ad assistere ad una sua espressione assorta che pareva elaborare un concetto, anche se non avevo la più pallida idea su cosa questo potesse trattare.

Improvvisamente lei sembró risvegliarsi, fissandomi con un lieve sorriso.

-Allora é perché vuoi il pegaso della fortuna! Vuoi il vola vola cavallino, é per questo che non mangi!-

-Assolutamente no! Non sono un cavolo di moc...- sbottai seccato e decisamente irritato, prima di ricevere la forchetta che mi si fiondava in bocca e che mi interruppe.

Protestai tra mugugni spezzati prima di mettermi a masticare, inghiottendo la pietanza.

E mentre questo accadeva, un solo pensiero mi attraversó la mente.

La detestavo.

La detestavo seriamente.

*

Quando finii di mangiare, lei ne parve piuttosto soddisfatta, tanto che bastava vedere la sua espressione per capirlo.

Con diversi ennesimi botti continui e tutti che avevano iniziato in quel posto a rendersi conto che non sarebbero finiti molto presto, dando perciò di matto, mi resi conto che l'unico modo per sfuggire a quelle presenze assillanti era dormire.

Fatto sfortunato; non avevo per niente sonno, anzi, il non essermi mosso dopo aver perso i sensi per chissà quanto tempo, mi aveva reso traboccante di energia e terribilmente incline al desiderare di scaricare il tedio che avevo addosso su qualcuno.

Fatto fortunato; mi bastava chiudere gli occhi per fingermi tale, evitando eventuali disturbanti domande di troppo e magari, in cambio, origliare certe discussioni, le quali avrebbero potuto darmi informazioni su il mio creatore.

Sentendo ancora il corpo formicolante, chiusi dunque gli occhi, voltando la testa verso la parte della colonna più liscia e fresca.

Mi dissi che, poco ma sicuro, sarebbe stato peggio essere appoggiato ad un muretto irregolare e rigato che mi avrebbe lasciato i segni su tutta la faccia.

Così, invece, anche se mi sentivo intontito dall' immobilità e da quella sorta di pigrizia obbligata, non ero troppo scomodo.

Era già un punto a favore, no? Certo, non il massimo delle gioie per uno come me, ma meglio di niente.

Udivo le persone che andavano e venivano, sentendo qualche chiacchiera da una parte, altre chiacchiere da una seconda parte, voci sparpagliate e alla rinfusa che comunicavano paura, panico, preoccupazione e sgomento, alcune balbettanti, altre che alzavano il tono alla più piccola cosa, scusandosi in seguito con le malcapitate che avevano aggredito a parole .

Non si distinguevano in cambio le discussioni necessarie per me, purtroppo, anche perché, o non venivano proprio pronunciate o erano forse in altre stanze .

Udivo però Nemes e Task che andavano avanti e indietro, sentendo i loro passi che percorrevano il perimetro della stanza tutto attorno a me.

Era assillante il fatto che avrebbero continuato ad osservarmi anche mentre dormivo.

Cercai di non far trapelare il mio atteggiamento impaziente, limitandomi a tenere gli occhi chiusi e a fingere che non ci fosse nulla di fastidioso.

Insomma, fu una lotta estrema contro tutto per riassumere, nulla di così nuovo, no?

Ma ovviamente, anche questa cosa fu decisamente inutile, come il piano risultato futile, siccome continuarono a rimanere zitti.

Per riassumere, non avrebbero parlato neppure mentre dormivo, quindi addio informazioni e addio alla mia missione 'origliare come un agente segreto'.

Decisamente non era una delle mie giornate migliori.

O così continuai a pensare per un po', prima che, forse privo di voglia, mi lasciassi andare ad una semi veglia in cui pensavo e ripensavo alla stanza bianca, ancora sfocata tra i miei ricordi, cercando di visualizzarla meglio e di ricordarla almeno un poco.

Richiamai alla memoria il più possibile, strizzando la fronte nel disperato tentativo di percepire anche solo un minimo di sensazione, di captare qualche cosa, di recepire quell'accenno, quella scintilla che mi avrebbe portato lungo la strada giusta da seguire.

All' inizio non ottenni nulla, ma proprio quando mi stavo per arrendere, fu come se mi trovassi davvero lí.

Vedevo quella stanza, candida, vuota.

Dovevo aver preso a camminarla, cercando di trovare l'uscita per tornare allo scontro e in effetti avevo davvero preso a camminare.

Non ne avevo trovata neppure una, di porta per trovarmene fuori, questa fu la convinzione che mi balenò nella mente in neppure una decina di secondi.

''Ma allora come ho fatto ad uscire?"

Una domanda, nessuna risposta,

Una richiesta, nessuna pace, nessuna coda dopo il capo.

Mi rivedevo camminare ancora, avanzare a passi svelti.

Ed eccolo.

Avevo iniziato a sentire un dolore enorme, il corpo che pareva bruciare, le ossa delle spalle che iniziavano a muoversi da sole, come se non fossero più capaci di rimanere nel mio corpo, prendendo come a trapassare le mie carni.

Istantaneamente cercai di raggiungere la schiena con la mano, come per accertarmi che ci fosse ancora, ma rendendomi nuovamente conto del fatto che ero legato e che in ogni caso non sarei riuscito a toccarmi.

Mi inoltrai dunque per una seconda volta in quelle immagini che si facevano man mano sempre più vicine e realistiche nella mia mente.

Il dolore aveva preso anche ad infiammarmi il petto, mentre mi pareva che si aprisse in quattro, facendomi desiderare di vomitare, per poi passare il bruciore agli occhi e alla mandibola.

E infine, le urla.

Le stesse urla disperate che avevo sentito nella mia testa fin da quando ero tornato alla prima base degli Spettri, dove avevo rivisto Lui dopo che ero fuggito per i fatti miei.

Le stesse urla che mi toglievano la capacità di reggermi in piedi, che mi facevano sentire come se i miei neuroni impazzissero, saltando uno ad uno, in uno scorrere di tempo pesante e distruttivo.

Uno scorrere che pareva ticchettare nel mio cervello in compagnia di quella voce.

Riuscivo a sentire le sfumature di quel dolore, erano trasmesse a me, neanche mi fossi trasformato in un empatico, cosa che era decisamente ben poco probabile, anche perché ero abbastanza distante dalle emozioni umane, non riuscendo a comprenderle a pieno, forse per il mio esser vissuto tra creature praticamente insensibili che loro stesse non riuscivano a trovare la traduzione dei sentimenti altrui.

Eppure sentivo quel dolore, quella disperazione, quella sofferenza avvolgente, quel sentirsi in trappola, mentre tutto quello che voleva era... proteggere.

"Proteggere?"

E sapevo di non essermi sbagliato, siccome ogni secondo di più, la stessa emozione approdava ancora e ancora, come la avevo sentita davanti a Rhy.

Lei... sì, lei avevo desiderato di salvarla con tutto me stesso, me lo ricordavo perfettamente.

Quella ragazza era stata qualcosa di speciale per me, anche se non riuscivo a comprendere il perché.

Mi sembrava di essere attraversato da continue contraddizioni quando pensavo a lei, il mio volere si affievoliva e si riaccendeva, facendomi tentennare.

Mi accorsi solo in quel momento di essermi perso nel pensiero di lei, cancellando palesemente il rievocare delle scene, immerse nel dolore.

Era così strano, così bizzarro che riuscisse a esiliarmi da tutto.

Me la ricordavo ancora in quel sogno, in quel sogno in cui mi aveva ringraziato per averle tolto ore di orribili dolori, anche se forse era stata una mia speranza che, in un modo o nell'altro, fosse felice.

Riaprii dunque gli occhi, lo sguardo basso puntato al pavimento, mentre notavo che la giovane dai capelli viola era tornata, mentre gli altri due erano andati via.

Stringeva in una mano una bottiglia d'acqua.

-Sete?- chiese, spostando la sedia per mettersi vicino a me, avvicinando la bottiglia.

Sospirando, mi limitai ad annuire, sapendo che in ogni caso mi avrebbe detto di farlo, finendo ad atteggiarsi come aveva fatto con il cibo, anche contro al mio orgoglio.

Soprattutto contro di esso.



 

  
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