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Autore: Dreamer47    31/03/2019    0 recensioni
"Dean, sono io, che stai facendo?".
Katherine provò con tutte le sue forze a divincolarsi e a sfuggire dalla sua presa e, se non fosse stato per la ferita al fianco che la stava lentamente dissanguando e le stava facendo provare un dolore indicibile, ci sarebbe riuscita. La voce le uscì, ma poi le si strozzò in gola, sentendo l'apporto di ossigeno divenire sempre più insufficiente, mentre dei rivoli di sangue continuarono a risalire e a fuoriuscirle dalle labbra.
"Voi, demoni bastardi!" esclamò il ragazzo guardandola dritta negli occhi e facendo una smorfia di disgusto, stringendo ancora di più. "Vi ucciderò uno ad uno!".
Katherine sapeva che non sarebbe uscita viva da quella situazione se non si fosse liberata dalla sua presa in meno di trenta secondi, così radunò le ultime energie del suo corpo e lo spinse con forza giù da lei, colpendolo in viso con un pugno ben assestato che lo fece cadere sul pavimento accanto a sè; lei respirò a fatica, facendo entrare più ossigeno possibile nei suoi polmoni, e i loro sguardi si incrociarono per qualche momento. Inaspettatamente non vi lesse più quella furia accecante che l'aveva quasi uccisa. [..]
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester, Samuel Campbell
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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Note dell'autrice:
Buonasera ragazzi! Eccomi qua, (NON) puntuale come sempre.😂😂
Sono tornata con questo capitolo interamente dal punto di vista di Dean per spiegare che anche lui ha sofferto della lontananza con la sua vera famiglia, ma che ha dovuto! 
Spero che sia di vostro gradimento, alla prossima! 
😘😘




Capitolo 2
It's a hard life.




Dolore. Angoscia. Sangue. Ossa spezzate. Anime torturate. Era l'inferno che stava rievocando?
Immagini macabre e cruenti scorrevano veloci nella sua mente, non permettendogli di dormire sereno per più di due ore di fila a notte.
Si rigirò ancora nel letto in preda alla stanchezza e all’ansia di addormentarsi e rivivere quegli orribili incubi; erano le 4 e mezza di mattina, Lisa dormiva accanto a lui ed aveva un aspetto sereno e Dean non poté fare altro che invidiarla.
Erano le 4 e mezza di mattina e tra meno di due ore si sarebbe dovuto alzare per portare Ben a scuola ed andare a lavoro nell’unica impresa edile che aveva deciso di assumerlo, dato che uccidere mostri e sventare l'Apocalisse non faceva curriculum.
Aveva passato il periodo di prova da ben quattro mesi, aveva uno stipendio cospicuo, una bella casa, una bella fidanzata ed un marmocchio che lo adorava come se fosse il suo vero padre; la domenica andava a giocare a golf e tutte le sere, dopo il suo turno di lavoro, si vedeva con il vicino Bob ed insieme si recavano in un pub per godere di una birra in compagnia.
Bob era un tipo ordinario, aveva finito il college con la mediocrità e adesso lavorava come contabile in una delle aziende più famose in quella città; smilzo, con una grande attitudine nel tradire la moglie con la cameriera del bar che erano soliti frequentare, ma con un grande cuore. Era stato il primo ed unico vero amico che avesse trovato in quella città.
Sbuffò dopo essersi rigirato l’ennesima volta nel letto e si alzò piano, cercando di non svegliare Lisa; uscì dalla stanza e andò a controllare silenziosamente Ben, che dormiva profondamente nella sua cameretta dipinta di blu e arancio.
Scese le scale e si diresse nella grande cucina per bere un bicchiere d’acqua e si appoggiò all’isoletta con i gomiti, passandosi le mani sul viso; era tremendamente stanco, ma le immagini sanguinolente non lo lasciavano in pace.
Sognava Sam che saltava giù nel fosso con Lucifero e Michele, sognava Katherine ricoperta di sangue per colpa sua.
Non aveva mai smesso di cercare un modo per riportare suo fratello indietro, avrebbe dato nuovamente la sua stessa anima per salvarlo; si era documentato, aveva consultato decine e decine di libri, aveva intrappolato demoni e cercato di estorcergli una confessione, aveva supplicato i demoni dell’incrocio di prendere lui per salvare Sam, ma tutti continuavano a ripetergli la stessa risposta.
Accordo non disponibile per un Winchester.
Il suo cognome stava diventando troppo pesante da portare, nessuno avrebbe più stretto un patto con lui, nemmeno Crowley in persona.
Aveva consultato anche gli angeli, chiedendo a Castiel un modo per entrare nella gabbia, proprio come lui aveva fatto con il maggiore dei Winchester quando era stato portato all’inferno dai Cerberi, ma anche dall’angelo la risposta fu uguale.
Non era possibile accedere dentro la gabbia senza fare uscire anche Lucifero e Michele.
Le aveva provate davvero tutte durante quei mesi; aveva cercato di lasciarsi tutto alle spalle, ma faceva davvero troppo male sapere che suo fratello fosse rinchiuso all’inferno. 
Avrebbe voluto fare di più, tornare indietro di un anno ed impedire che tutto quel disastro accadesse e, se avesse fatto le cose per bene, avrebbe riavuto indietro sia Sam che Katherine.
Il cuore fece un sonoro crack al solo pensiero della ragazza: lasciarla era stata la cosa più dolorosa e difficile che avesse mai dovuto fare in tutta la sua vita.
Lasciarla sanguinante e piena di punti per colpa sua lo fece scivolare lentamente sempre più in basso, non riuscendo più a trovare la via per risalire.
Katherine sarebbe sempre stata l’amore della sua esistenza e nessuno mai avrebbe potuto prendere il suo posto, ma lasciarla andare voleva dire lasciarle iniziare una nuova vita senza di lui. Senza il suo dolore, senza i suoi incubi ed il suo sonnambulismo.
Aveva espressamente detto a Lisa e Ben di non toccarlo per nessuna ragione se mai lo avessero trovato a girare per la casa in piena notte con qualche arma in mano; non poteva lasciare che accadesse ancora una volta.
Avere fatto del male a Katherine lo logorava ogni giorno e continuava ad ancorarlo al passato proprio perché non riusciva a perdonare se stesso; era troppo difficile, troppo duro da accettare che avesse tentato di ucciderla.
Quando la lasciò in ospedale, scappò via subito per paura di doverla affrontare. Paura di sentirsi accusato, paura di leggere la delusione e il dolore nei suoi occhi.
Dean sapeva bene di avere fatto una vigliaccata scappando da lei e rifugiandosi da Lisa, ma non riusciva davvero ad affrontare tutti quei dolori insieme; Lisa era davvero meravigliosa, gli sarebbe piaciuto innamorarsi di lei se solo il suo cuore non fosse stato già occupato da qualcun altro.
Nonostante i modi rozzi e alquanto scorbutici di Dean, la donna non si lasciò scoraggiare, regalandogli giorno dopo giorno la voglia di tornare a vivere. Voglia che scompariva quando la sera chiudeva gli occhi e gli incubi lo riassalivano.
Scrollò le spalle e si rimise dritto, sbadigliando rumorosamente per poi bere un altro sorso d’acqua; si fece un giro del piano di sotto, controllando che le trappole di Salomone e di sale fossero ancora intatte, e fece per salire le scale per tornare di sopra, quando un dettaglio catturò la sua attenzione.
Una collana fin troppo familiare stava poggiata sul piccolo mobile d’ingresso e Dean non poté non riconoscerla; si avvicinò con un sospiro e la prese fra le mani, guardandola con un sorriso amaro.
Si trattava dell’amuleto regalatogli dal fratello quando erano molto più piccoli; Sam gli aveva spiegato che il ciondolo ritraeva il Dio egiziano Khnum, colui che aveva modellato sul suo tornio il genere umano e aveva dato loro la vita. Era in ottone, con una figura cornuta dai grandi occhi ed una stretta spirale sulla fronte.
Dean non l’aveva mai tolto dal suo collo, nemmeno quando litigavano pesantemente o quando Sam e Katherine si erano lasciati per colpa sua, ma quella notte l’aveva lasciato a casa dell’ex Cacciatrice, preso dall’agitazione per com’era.
Era stata Hailey a riportarglielo qualche mese dopo, quando venne in città a seguire un caso; ricordava di averla vista di sfuggita passare con una grossa auto proprio davanti al suo posto di lavoro, ma non era riuscito a vedere chi ci fosse sul sedile accanto al suo.

 
Preso dalla curiosità l’aveva seguita, giungendo ad un motel e arrivando appena in tempo per vederla chiudersi la porta alle spalle; molto probabilmente ci sarebbe stata anche Katherine, ma lui doveva sapere la verità. La città era in pericolo?
Così si fece coraggio e scese dall’auto, avvicinandosi alla camera 237 con passo lento e incerto; sentiva il cuore battere forte nel suo petto e le labbre stringersi in una smorfia dolorosa. Hailey e Katherine erano sempre state le sua famiglia, rivederle gli avrebbe sicuramente fatto un certo effetto.
Sospirò e serrò la mandibola, urtando la porta con le nocche; Dean sentì dei bisbigli e successivamente una porta chiudersi all'interno della stanza; passò qualche secondo, poi la porta d'ingresso si aprì piano.
“Dean..” sussurrò Hailey aggrottando le sopracciglia, sorpresa per quella visita inaspettata.
Il ragazzo la guardò imbarazzato e accennò un piccolo sorriso amaro, sbirciando con lo sguardo all’interno della stanza.
“Lo so che non avrei dovuto, ma ti ho vista passare davanti al mio posto di lavoro e dovevo sapere cosa stavi facendo qui”.
“Caccio..” rispose semplicemente la ragazza facendo spallucce, prendendo un grande respiro e notando come lo sguardo dell’uomo si alternasse fra il suo e la porzione di stanza che vedeva attraverso l’apertura della porta. “..lei non c’è”.
Dean spostò lo sguardo su Hailey con grande sorpresa ed anche con un pò di delusione: una parte di lui sperava di poterla vedere e potersi accertare con i suoi stessi occhi che stesse bene e che si fosse ripresa completamente.
Il ragazzo sorrise con la sua faccia di poker, cercando di non far capire cosa stesse realmente provando, e il suo corpo e il suo sguardo si rilassarono e sospirò, guardandola con un sorriso speranzoso ed annui.
“Posso..”.
 “Non sono sola” rispose la donna in fretta chiudendosi in fretta la porta alle spalle.
Dean aggrottò le sopracciglia, quasi sorpreso e stupito dalle parole della ragazza e ci pensò per qualche secondo: era passato quasi un anno dalla scomparsa di Sam, cosa poteva mai aspettarsi?
“Non ti giudico, è giusto che tu ti stia rifacendo una vita”.
“Non è come immagini..” rispose Hailey ridendo nervosamente e scuotendo la testa.
Si guardarono per qualche altro secondo, sentendo l’imbarazzo fra loro crescere sempre di più ed inevitabilmente il loro sguardo finì sul pavimento.
“Non voglio sentirmi a disagio con te Dean, ti voglio bene come se fossi un fratello..” sussurrò con voce bassa la ragazza, guardandolo con sofferenza.
“È lo stesso per me..” rispose Dean avvicinandosi di fretta e stringendola in un forte abbraccio.
Dopotutto, erano come fratello e sorella e si volevano davvero molto bene; si erano sempre aiutati nel momento del bisogno, amavano mangiare schifezze insieme mentre Katherine e Sam preferivano passare di tanto in tanto, stavano ore a prendersi in giro senza che uno dei due se la prendesse sul serio.
C’erano sempre l’uno per l’altra. Sempre.
Tranne la notte "dell'incidente", perchè lui era scappato via senza dire neanche una parola. Solo in quel momento l'ex Cacciatore si stava davvero rendendo conto che, oltre ad aver lasciato Kath, aveva anche abbandonato Hailey, che aveva sofferto molto di quel distacco.
“Come stai ?” Chiese Hailey sciogliendo l’abbraccio e tenendogli le mani. “Come va la vita qui?”.
“Non posso lamentarmi” rispose l’uomo sorridendo amaramente.
“Lisa?”.
“Non posso lamentarmi neanche di lei. Cosa state cacciando?”.
“Un licantropo, un wendigo, ancora non lo sappiamo..”.
“Posso aiutarvi?”.
“No..” rispose Hailey ridendo appena e scuotendo la testa, tornando ad abbracciarlo. “Torna a casa e vivi la tua vita, hai chiuso con questo..”.
Dean con un grande sospiro si congedò, conscio di non potere più aiutare la sua famiglia a lavorare su un caso; in altri tempi non avrebbe perso tempo, ma senza Sam non era più lo stesso.
Annuì e strinse forte la sua mandibola, guardandola con profonda sofferenza, sentendosi sempre di più nel posto sbagliato.

 
Dean se la rigirò fra le mani, stringendo il ciondolo un po’ più forte fra le dita, come se stesse stringendo suo fratello, sapendo che quella collana fosse il simbolo di unione fra lui e Sam.
La mise al collo perché quello era il posto in cui avrebbe dovuto stare sin dall’inizio, dato che gli era rimasto ben poco di suo fratello.
Sospirò rumorosamente e lentamente salì al piano di sopra della casa, tornando ad occupare il posto nel letto accanto alla donna che dormiva ancora beata.
Dean si soffermò con lo sguardo su di lei, sorridendo, ricordando quanto avesse fatto per lui; lo aveva aiutato quando aveva più bisogno, quando si era presentato a casa sua nel bel mezzo della notte ricoperto di sangue e in preda ad un crollo nervoso.
Con il passare del tempo, Lisa era riuscita a risollevarlo quel tanto che bastava per aiutarlo ad avere una vita normale; dopo l’orrore di cui era stato testimone e che aveva vissuto in prima persona non sarebbe stato tanto facile. Eppure Lisa non si perse mai d’animo, riuscendo a tirarlo fuori dall’oblio.
Con un sorriso amaro, Dean si coprì con le coperte e si mise su un fianco, voltandosi interamente verso la donna ed appoggiò il viso sull’incavo del suo collo, abbracciandola teneramente e chiudendo finalmente gli occhi.
Non era felice, anzi era lontano anni luce dal concetto di felicità dato che considerava Lisa un po’ come Hailey: le voleva bene, ovvio, ma non l’amava. 
Quella finzione lo avrebbe portato ad aggravare quella sua situazione di dolore, rabbia, stress sempre di più fino al punto di non ritorno e lo sapeva bene; ogni giorno sperava di non avere più quegli incubi mostruosi che ostentavano ad uscire dalla sua mente, ma di riuscire a riposare quelle ultime due ore prima che la sveglia suonasse.
 
 
Due colpi di clacson attirarono la sua attenzione, facendogli distogliere lo sguardo dal motore del suo pick-up che stava controllando scrupolosamente; ormai era l’unica cosa che gli era rimasta della sua vecchia vita.
Si voltò nella direzione del suono, notando che un’auto si era appena parcheggiata davanti al vialetto di casa sua; si ripulì le mani unte di grasso del motore con una stoffa che teneva lì vicino e si avviò a grandi passi verso la donna che era appena scesa e si era poggiata alla fiancata della sua auto.
“Hailey!” Esclamò sorridendo come non faceva da tempo, avvicinandosi e stringendola in un abbraccio fraterno.
“Volevo salutarti prima di andare via..” sussurrò la ragazza sciogliendo l’abbraccio e sorridendo.
“Hai fatto bene! Com’è andata la caccia?” Chiese l’uomo sorridendo, appoggiandosi anche lui alla fiancata.
“Era un Wendigo”.
Lo sguardo del ragazzo si spostò sul viso della donna accanto a se, osservando la presenza di alcuni tagli sparsi sul suo volto già quasi cicatrizzati, mentre sul sopracciglio destro i lembi di una ferita più profonda erano tenuti insieme da dei punti ben piazzati.
Hailey spostò il suo sguardo sulla grande casa a due piani che aveva davanti, notando come il prato fosse ben curato e pensando che probabilmente Dean lo falciasse almeno una volta a settimana; notò un grande barbecue rosso posto sulla destra del vialetto, proprio accanto al grande garage che probabilmente conteneva l’Impala e tutte le armi antidemone.
“Vuoi entrare?” Chiese Dean sorridendo imbarazzato, seguendo lo sguardo della donna.
“No, gli altri cacciatori mi aspettano..” sussurrò Hailey tornando a guardarlo con un’espressione ironica sul viso.
Probabilmente non era davvero il caso, non voleva disturbare l’equilibrio della famiglia; non conosceva Lisa, ma probabilmente sarebbe rimasta scossa dal sapere che la sorella dell’ex del suo fidanzato stesse prendendo una tazza di caffè con lui nella sua stessa casa.
Il silenzio non aveva mai fatto parte delle loro conversazioni, anzi era sempre stato il contrario: tutti i viaggi con l’Impala li passavano a chiacchierare o litigare su qualche argomento, o a cantare a squarciagola quelle canzoni che piacevano solamente a loro due.
Non c’era ombra di malizia fra loro due, solamente un grande e profondo affetto che li univa come fratello e sorella; si erano sempre supportati in qualsiasi occasione, se litigavano con Katherine o Sam, andavano dall’altro per avere un consiglio.
Sentirsi a disagio a stare da soli rappresentava davvero un fallimento per loro due.
“Sta bene?”.
Dean interruppe il silenzio e solo allora la donna tornò a guardarlo in viso: stava con lo sguardo basso, la mandibola serrata e le mani strette in pugni probabilmente per calmare la forte sofferenza che provava anche solo parlandone.
Dean non aveva specificato il soggetto della sua domanda, ma non era importante per Hailey, che capì senza ombra di dubbio a chi si riferisse.
“Dopo che quel demone è entrato di notte a casa, si è ripresa in fretta”.
Il ragazzo annuì e spostò lo sguardo verso le macchine che circumnavigavano il suo vialetto, trovandole improvvisamente più interessanti di quella discussione.
L’ormai ex cacciatore capì che Katherine non avesse detto ad Hailey e Bobby la verità di ciò che successe quella notte; aveva dato la colpa ad un demone, piuttosto che a lui. Forse voleva proteggerlo o forse semplicemente voleva che Hailey e Bobby non lo odiassero, come probabilmente stava facendo lei. 
“Sta con un’altra persona”.
Quella frase lo colpì come un pugnale in pieno petto e sollevò lo sguardo verso di lei, mostrandole cosa stesse realmente provando: disapprovazione, rabbia, delusione, sconcerto.
Sgranò gli occhi e strinse i pugni ancora di più, finché le sue nocche divennero di un bianco latte.
“Andiamo, pensavi che fossi l’unico ad avere il diritto di rifarti una vita?” Chiese Hailey con voce quasi tremante, continuando a fissarlo.
Dean sospirò forte, rilassando la mandibola e aprì le mani, cercando di calmarsi il più possibile; gli faceva cosi male sapere che lei stesse con qualcun altro che amava, che la toccava, con cui poteva fare l’amore.
Ma Katherine non poteva stare ad aspettare per sempre, non poteva piangersi addosso per uno come lui. Uno che l’aveva quasi uccisa, che l’aveva scaricata in un pronto soccorso senza nemmeno degnarsi di chiederle come stesse. 
Non poteva aspettare un vigliacco come lui.
Dean strinse di nuovo i suoi pugni e avrebbe tanto desiderato tornare a cacciare qualche mostro per scaricare le sue frustrazioni e il suo dolore su di lui.
“Sono felice che stia bene..” sussurrò a denti stretti, deglutendo con fatica e annuendo un po’ troppo del normale. “Spero che la sua nova relazione vada meglio”.
Hailey lesse la sua sofferenza, non aveva bisogno di troppe parole per leggergli dentro, così gli posò una mano sulla spalla.
Le faceva male vederlo in quello stato, così come le faceva male vedere Katherine soffrire ogni giorno in silenzio, cercando di non pesare troppo.
“Stai mentendo”.
Si girò senza dire altro e aprì lo sportello della macchina, ma si bloccò a mezz’aria, tornando a fissarlo con occhi lucidi.
“Lo so che hai cambiato vita e che adesso stai bene qui, ma..” sussurrò la donna stringendo forte le labbra ed incurvandole verso il basso. “.. mi manchi Dean”.
Entrò in auto senza neanche guardarlo e accese velocemente il motore, ingranando la prima, ma continuando a premere il freno e la frizione; odiava esporre in bella vista i suoi sentimenti da tutta la vita. 
Le avevano insegnato che provare qualcosa, sentire amore per qualcuno, era una debolezza; mostrare a qualcuno il proprio dolore l’avrebbe esposta al pericolo. Nessuno doveva mai sapere i suoi punti deboli ed Hailey era ormai diventata bravissima a nascondersi dietro ad una ciclica recita.
Ma quel momento era uno dei pochi in cui concedeva a se stessa di tornare umana per condividere i suoi sentimenti con una delle persone più importanti della sua vita.
Il giovane si appoggiò con i gomiti al finestrino, sporgendosi con il viso dentro l’auto e la guardò a lungo con uno sguardo carico di sofferenza. 
Gli dispiaceva così tanto che stesse andando via, avrebbe voluto che rimanesse per più tempo dato che gli era mancata veramente molto.
“Basta una chiamata, una sola, e io corro subito da te, intesi? Sta attenta..” sussurrò stringendole delicatamente il braccio con la sua mano destra. “..sorellina”.
Hailey sorrise a quelle frasi perché sapeva che quello fosse il suo modo di dirle che le voleva ancora molto bene; ricambiò la stretta ed estrasse dalla sua borsa una collana, che gli posò fra le mani in silenzio.
“Starai meglio prima o poi..” sussurrò la ragazza prima di premere l’acceleratore ed allontanarsi il più velocemente possibile da quella casa.
Dean non ebbe difficoltà a riconoscere l’amuleto, che rigirò fra le mani, conscio di stringere il suo legame con Sam.
Delle lacrime incontrollate sgorgarono sul viso e si morse la lingua; avrebbe voluto ringraziarla di quel gesto, ma non aveva neanche trovato il tempo di farlo.
Si diresse nuovamente verso il motore del suo pick-up e inserì l’amuleto in una delle sue grande tasche, consapevole che quella notte non avrebbe chiuso completamente occhio, dato il dolore e l’agitazione che si erano venuti a creare dentro di lui.
  
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