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Autore: Nejiko    21/07/2009    5 recensioni
Hinata si trova davanti ad una scelta fondamentale per il suo futuro. Cosa sceglierà? La sua vita o il bene del clan?
Perché non sempre è possibile avere tutto, a volte bisogna scegliere…
2^ Classificata al contest “Ma quello non è il principe azzurro…” indetto da Hiko_chan e GabrielGael e vincitrice del premio "Pairing più azzeccato"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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L'angelo e il demone   
Questa fanfiction ha una dedica molto speciale per me.
A te Saeko, tu sai il perché.
Grazie di cuore.
Ti voglio bene^^


L’Angelo e il Demone


Lei, l’erede del clan più prestigioso di Konoha.
Il Bianco.
Lei, una kunochi della foglia.
La Luce.
Lei, la dolce e pura Hinata Hyuuga.
L’Angelo.

Lui, lo spietato assassino.
Il Nero.
Lui, il nukenin.
L’Oscurità.
Lui, Itachi Uchiha.
Il Demone.


Come possono gli opposti attrarsi?

Come può un angelo restare al fianco di un demone?


 
Seduta sulla ruvida sedia di legno, avvolta nel candido lenzuolo di lino, osservava il ragazzo dormiente steso al suo fianco. I lunghi capelli corvini se ne stavano delicatamente sparpagliati sul cuscino, solleticati dalla leggera brezza che soffiava attraverso la griglia socchiusa, mentre il volto dai lineamenti angelici era dolcemente baciato dalla luce argentea della Luna.
Fissava incantata quel viso, chiedendosi come fosse potuto accadere, ancora una volta, l'ennesima nel suo letto. Eppure si era ripromessa che non avrebbe più ceduto alle sue lusinghe, avrebbe ignorato quella voce profonda e seducente che le sussurrava all’orecchio. Più volte si era ripetuta che non sarebbe più caduta fra quelle braccia, che non avrebbe più cercato quei baci, quelle carezze. Invece eccola, di nuovo su quella sedia, tormentata dai sensi di colpa per la sua debolezza.

Non riusciva a non pensare a quando le si era avvicinato, all’improvviso nel parco; a quando, sotto la pioggia, le sue braccia l’avevano nuovamente circondata da dietro e il suo respiro le aveva solleticato il collo infrangendo ogni suo proposito. Esattamente come le volte precedenti, le sue difese erano crollate sotto il calore di quel corpo che l’avvolgeva, rendendola nuovamente schiava di qualcosa che poteva somigliare all’amore, ma che certamente non lo era, non con lui.

Alzò lentamente il volto, analizzò quel profilo dannatamente bello per poi focalizzare la sua attenzione su quegli occhi ancora chiusi.
Il suo sguardo s’intenerì per un attimo e le labbra disegnarono un leggero e delicato sorriso. Visto così non sembrava certo l’uomo descritto dal registro dei ricercati; no, non poteva essere lui il pluriomicida di cui tutti parlavano. Era così, così… tremendamente affascinante. L’aria serena donatagli da Morfeo rendeva la sua figura ancora più perfetta. I tratti del viso distesi e sereni, i lunghi fili d’ebano finalmente liberi e le labbra leggermente socchiuse lo rendevano semplicemente irresistibile. Un brivido la percorse mentre i suoi occhi indugiarono proprio su quelle stesse labbra…

Scosse il capo, cercando di ricacciare indietro le immagini di alcune ore prima, quelle in cui il respiro le veniva mozzato senza tregua dalla passione, mentre i loro corpi si cercavano senza esitazione, con travolgente eccitazione.
Sospirò amareggiata dal quel suo continuo arrendersi a quei baci senza cercare di sottrarsi, senza alcun segno di resistenza. Cedeva sotto le sue labbra, sotto il suo viso, sotto il suo corpo. Persino in quel momento, libera di fuggire, se ne stava lì, seduta al suo fianco.

Il lento ticchettio dell’orologio accompagnava i suoi pensieri, mentre l’oscurità avvolgeva la stanza spoglia. L’unico bagliore presente era quello prodotto dai raggi della Luna che penetravano a fatica dall’infisso leggermente aperto.


Restare in quella camera, in quel letto, con lui…
Come poteva essere così stupida.
Se i suoi amici l’avessero vista...
Se suo padre avesse saputo…

Essere al suo fianco significava diventare una ricercata. Desiderare quell’uomo significava tradire le persone cui aveva sempre sostenuto di voler bene. No, non c’erano scusanti o altre possibili interpretazioni; non potevano esserci giustificazioni a quel sentimento celato nel profondo del suo cuore, nulla che potesse cancellare quell’amaro retrogusto di senso di colpa che ora annebbiava la sua mente. Non sapeva trovare una spiegazione a tutto ciò, niente che potesse essere logico e coerente. Forse, pensò, quell’attrazione non aveva nulla di razionale, era semplicemente la prima cotta di una bimba di cinque anni che non se ne era mai voluta andare…

Era ancora vivo in lei il ricordo del loro primo incontro, quando, da bambini, quegli occhi neri come la notte avevano catturato il suo interesse. Per tutto il tempo in cui Fugaku Uchiha si era intrattenuto con suo padre, lei non era riuscita a staccare lo sguardo dal viso di quel ragazzo poco più grande che, serio e composto, era rimasto immobile al fianco del genitore. Neppure suo cugino, intento a tirarle la manica dell’elegante kimono, era riuscito a distrarla da quell’angelica visione. Aveva sognato quel volto per notti e notti, persino col passare degli anni non era mai riuscita a dimenticarlo completamente, neppure la sofferenza causata dalla notizia di ciò che successe al clan Uchiha e la sua fuga avevano dissolto quel suo piccolo desiderio nascosto.
Fatidica poi era stata quella missione in cui, separatasi dal gruppo, l’aveva rivisto. Quegli occhi neri e freddi avevano incrociato i suoi bianchi e puri, riuscendo a far rinascere tutte le emozioni assopite da tempo, quelle che inutilmente aveva tentato di mascherare dietro l’infatuazione per Naruto. Bastò un semplice sguardo per riportarla indietro, a quella sera a villa Hyuuga.
Hinata non si era mossa, terrorizzata dalla paura del demone di fronte a sé. Allo stesso tempo però, si era sentita confusa per via di quell’incomprensibile gioia che le aveva fatto perdere il controllo del battito del suo cuore. Immobile e tremante aveva atteso la morte, sicura che quel ragazzo non l’avrebbe risparmiata, e tutto ciò che le era riuscito fare fu alzare la mano destra, quella che brandiva il suo ultimo kunai, aspettando la fine.

Mosse lo sguardo imbambolato lungo la stanza, verso i suoi vestiti sparpagliati a terra per la troppa foga, mischiati ai suoi, a quel lungo mantello nero a nuvole rosse.

Akatsuki…

Che stava facendo…

Si alzò, muovendo lentamente i piedi in direzione dei suoi abiti, mantenendo gli occhi su quell’inconfondibile divisa. Cercò di non far alcun rumore, sperando che l’Uchiha non si svegliasse. Quella storia doveva finire, doveva farlo.

Per se stessa.
Anche se non era ciò che voleva.
Per Naruto.
Lui e la sua organizzazione gli stavano dando la caccia, doveva proteggerlo, lei lo amava. O forse no.
Per suo padre.
Non poteva restare per sempre una perdente, doveva dimostrare il suo valore e quale modo migliore se non quello.
Per il clan.
Non poteva macchiare l’onore degli Hyuuga con il suo comportamento sconsiderato.

Non c’era altra soluzione, nessun’altra via d’uscita. Si abbassò, sfilando dalla sua sacca un kunai. Osservò la fredda lama per qualche secondo, come se essa potesse rivelarle se ciò che stava per compiere fosse giusto o no. I suoi occhi scesero dall’impugnatura sino alla punta ben affilata, costringendola a ritornare con la mente a quell’incontro nel bosco.

Se solo fosse stato diverso, se quel ragazzo non si fosse macchiato di quegli orrendi crimini…
La loro unione sarebbe stata osannata dall’intero villaggio, ne era certa. Una Hyuuga e un Uchiha…cosa avrebbe potuto chiedere di meglio Hiashi Hyuuga?
Probabilmente sarebbe potuto diventare quel principe azzurro che, da bambina, la veniva a trovare nei sogni; quello dolce e premuroso con cui avrebbe potuto condividere il resto della vita. In fondo era quello che desiderava ogni ragazza, o almeno così credeva lei. Che cosa poteva chiedere di più se non un uomo che l’amasse, che la stringesse fra le sue braccia e la facesse sentire importante.
Ma la vita non si costruisce con i ma e con i se; purtroppo non si poteva tornare indietro, non era possibile cambiare la crudele realtà.
Itachi Uchiha era un assassino, un ricercato, un traditore.

Si avvicinò al letto, esitando un istante, mentre la mano che stringeva il kunai si alzò. Il tempo sembrava non voler trascorrere: in quei brevi istanti la giovane cercò di trovare il coraggio per compiere ciò che andava fatto per bene del villaggio, per il clan, per Naruto.
Una leggera goccia trasparente abbandonò gli occhi perlacei, scendendo lungo le pallide guancie.
Osservava quel viso chiedendosi cosa ne sarebbe stato di lei una volta che quella lama avesse cancellato tutti i suoi sogni.
Chi avrebbe accarezzato la sua pelle? Chi le avrebbe fatto provare nuovamente quel brivido di piacere che aveva percorso la sua schiena ogni volta in cui lui le poggiava le sue calde labbra sul collo? Chi le avrebbe di nuovo regalato l’inebriante sensazione d’essere viva?
A quella domanda sentì qualcosa mozzarle il fiato: un misto di paura e dolore, qualcosa che le ricordava l’amaro sapore dell’inutile esistenza che aveva condotto sino al lo loro primo vero incontro. Una nuova goccia le percorse il viso mentre rivedeva se stessa in quella villa fredda e spoglia, triste, circondata da persone sempre pronte a giudicarla per una frase, per uno sguardo, per un passo sbagliato. Perché ad attenderla fuori da quella stanza, non vi era altro che la solita nauseante vita, fatta solo d’inutili apparenze, di onore e prestigio; quella in cui si era sempre sentita sola. Non le era mai stato concesso di provare l’affetto del padre, troppo intento a umiliarla; e nemmeno quello della sorella, troppo impegnata a compiacere Hiashi. Persino suo cugino, colui che avrebbe dovuto difenderla, aveva passato anni odiandola.
Per questo, quando le braccia di Itachi Uchiha l’avevano avvolta, aveva desiderato che non l’abbandonassero mai. Perché quando provi cosa significa non essere sola, allora non vuoi più tornare indietro. Per la prima volta da quando aveva memoria, stretta fra quelle braccia, si era sentita viva; per la prima volta nella sua vita si era sentita qualcosa di più che un semplice fantasma silenzioso libero di camminare in ampi ed eleganti saloni. Finalmente si era sentita Hinata, una donna.
E per un attimo si ritrovò a chiedersi se volesse realmente cancellare tutto ciò che aveva faticosamente conquistato; se l’onore del clan che non l’aveva mai voluta valesse veramente quel sacrificio, perché a mano a mano che la lama fosse scesa nella carne sancendo la fine dell’Uchiha, lei sarebbe tornata a essere quell’invisibile presenza solita passeggiare fra i profumati fiori del giardino di villa Hyuuga.

Asciugò la lacrima, togliendo quel velo che le impediva di vedere chiaramente il suo obiettivo. La sua mano tremò prima d’iniziare la sua rapida discesa, il metallo del kunai riflesse per un istante la luce della Luna illuminandosi.
Hinata chiuse gli occhi e lasciò che altre gocce salata scendessero lungo le sue guance. Per un attimo pensò perfino di fermare il colpo, ma poi attese senza respirare l’inevitabile impatto che avrebbe messo fine a tutto, al suo rimorso, alla sua felicità.
Inaspettatamente però, una presa salda interruppe la corsa della lama.
La giovane Hyyuga aprì lentamente gli occhi ancora umidi e il suo cuore perse un battito, felice di quell’inatteso impedimento. Esattamente come quella volta lui, il suo più grande errore, le aveva stretto il polso bloccandolo, avvicinando poi il volto al suo.
Hinata si ritrovò inesorabilmente a fissare il suo sguardo in quello del moro e così il bianco si perse nuovamente nel nero, affogando ogni suo proposito in quelle pozze d’onice; e mentre la mano di lui stingeva quella di lei, la presa sul kunai si affievolì sino ad annullarsi.
Il tintinnio metallico della lama che cadde a terra sancì l’inizio di un nuovo gioco di sguardi in cui il nero, deciso e malizioso, bramava le rosee labbra dell’angelo, e il bianco, titubante e ingenuo, fremeva posandosi su quelle rosse sangue del demone.
La giovane sentì le mani esperte di lui scivolarle lungo la pelle lattea per poi cingerle i fianchi e tirarla a sé obbligando il lenzuolo a cadere, rivelando così le prosperose forme del suo corpo. Sentì le sue labbra mozzarle nuovamente il fiato, mentre la lingua faceva tacere ogni esitazione.
Sorrise Hinata, mentre il respiro si faceva sempre più affannoso, mentre il desiderio e la passione prendevano il sopravvento sulla ragione. Sorrise, stretta fra quelle braccia, legata a quel corpo perfetto, libera di sentirsi nuovamente viva, libera di dimenticare ogni cosa.

Dimenticare il fantasma.
Perché per lui, lei non lo era.
Dimenticare Naruto.
Perché lui non si sarebbe mai accorto di lei.
Dimenticare suo padre.
Perché, per quanto si fosse impegnata, non avrebbe mai ottenuto la sua considerazione.
Dimenticare il clan.
Perché, in fondo, non ne avrebbe mai fatto parte.


Così il bianco si mescolò al nero
e la luce trovò il suo posto avvolta dall’oscurità.
L’angelo si concesse nuovamente al demone,
rinunciando alle sue candide ali piumate,
consapevole della sua incapacità di fermare quel gioco,
consumato dalla passione, dal desiderio
e dalla necessità di sentirsi nuovamente vivo.




2° Classificata al contest "Ma quello non è il principe azzurro..." indetto da Hiko_chan e GabrielGael.



Vincitrice del premio "Pairing più azzeccato"

Giudizio:

 
2^ CLASSIFICATA:

neji4ever con “L’Angelo e il Demone”
Attinenza alla traccia: 9/10
Grammatica, lessico e stile: 8,25/10
Originalità: 8/10
IC dei personaggi: 9,25/10
Descrizione dei sentimenti (in particolare, il senso di colpa) e introspezione: 8/10
Giudizio personale: 3,5/5
Totale: 46/55
 

Angolo dell'autrice:

Vorrei ringraziare le giudici per la loro disponibilità, puntualità e precisione. Grazie ragazze, e se per caso vi venisse in mente una seconda edizione... bè, io m'iscrivo già adesso.
Dimenticavo... letti i vostri giudizi, credo che preparerò un secondo capitolo di questa ff con Itachi unico protagonista ^^
Grazie anche a Vale per il bellissimo bannerino ** e per l'avatar, e alle altre partecipanti.
Congratulazioni a bravesoul per il suo primo posto^^

Grazie a tutti colore che leggeranno e, magari, recensiranno.
Neji4ever


 

   
 
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