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Autore: _Turs_    31/03/2019    3 recensioni
Di come il sistema solare non è l'unica cosa di cui Sherlock è all'oscuro, o per meglio dire, di come un ex-medico militare lasci tanti fiori in diversi momenti della sua residenza a Baker Street e di come un consulente investigativo non sia davvero interessato al linguaggio dei fiori.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quarto, Aquilegia
E’ un piacere nascondersi, ma è una catastrofe non essere trovati.
-Donald W. Winnicott

Almeno era finita.
Con un trauma sui cani che non se ne sarebbe andato molto presto, ma almeno era finita. Forse sarebbe rimasto per un po' lontano anche dallo zucchero, non si poteva mai sapere. E da qualunque cosa Sherlock potesse preparare di commestibile, anche se commestibile non era. Per niente. L'aveva imparato a proprie spese.
Con un sospiro uscì dall'hotel, le valigie (la sua e quella di Sherlock, perchè sia mai che quella primadonna se la portasse da solo, gli si sarebbe rovinata la manicure) dietro di sè ferme davanti all'uscio, pronto a partire. Ma a quanto pare qualcuno doveva essere di un diverso avviso, considerato che lui era lì da solo davanti all'edificio. Possibile che riuscisse a ritardare anche in quelle situazioni? Chissà dove si era cacciato poi, a fare chissà cosa soprattutto. 
Per un attimo il dubbio che fosse riuscito a prendere uno di quei conigli fluorescenti e che lo stesse vivisezionando in un qualche angolo solitario lo colse, facendogli andare la saliva di traverso alla visuale di ciò che gli si era creata nella mente. Gli ci volle qualche istante per riprendere a respirare normalmente e stavolta fu uno sbuffo ad uscire dalle sue labbra, mentre con le mani in tasca, decideva di andare a cercare l'amico. Sherlock poteva pur arrivare in ritardo, ma lui voleva troppo tornare a Londra e se l'altro non si fosse presentato, beh, l'avrebbe lasciato lì. Senz'altro.
E invece eccolo ad incamminarsi per le stradine che aveva già percorso, alla ricerca di un qualcosa di familiare che poteva aver catturato l'attenzione del consulente nel loro girovagare per trovare indizi. Il sole non era ancora alto e al mattino si fece vivo un venticello che prontamente lo colpì al collo, facendolo rabbrividire nel mentre si rannicchiava nelle spalle. Maledizione a quell'idiota. 
Non ci volle tanto a trovarlo, e per fortuna non aveva un bisturi tra le mani per poter vivisezionare qualcosa. In effetti ci sperava ma non ne era minimamente sicuro, conoscendolo tutto diventava probabile. Al pensarci sorrise di sottecchi, senza farsi vedere mentre si avvicinava, notando come quel venticello facesse muovere dolcemente i ciuffi scuri del consulente, quasi una ninna nanna sul suo viso pallido in quella mattinata dalle tempere così soffici. Un pochino gli venne in mente un dipinto che si sarebbe potuto benissimo trovare in un museo e non potè smettere di sorridere come un ebete a quella visione.
"Hai intenzione di rimanere lì fermo per molto?"
Ovviamente la magia del momento venne interrotta dalla voce sarcastica di Sherlock, che nemmeno si era voltato, rimanendo lì in piedi in quello che John potè riconoscere solo in quel momento come un giardinetto. Alzando gli occhi al cielo si strinse nuovamente nelle spalle, spostandosi fino al suo fianco e posando gli occhi sull'oggetto che pareva aver catturato così tanto lo sguardo chiaro del consulente.
Aquilegia.
John strabuzzò gli occhi, interdetto dal vedere il razionale investigatore fermo a fissare un fiore, corrucciando la fronte nel voltarsi verso Sherlock, che un istante prima aveva spostato lo sguardo da lui, riuscendo a non farsi beccare nell'atto di fissarlo. Il medico comunque non si mosse, quasi aspettandosi spiegazioni a riguardo, le spalle che in un movimento istantaneo si alzavano leggermente per esprimere il proprio turbamento, un attimo prima di parlare.
"Ti prego dimmi che non vuoi mangiarla solo per vedere che effetto fa sull'organismo."
Scherzò leggermente per coprire il silenzio che l'altro aveva instaurato, rimanendo con gli occhi immobili. Per un attimo si chiese se ancora poteva sbattere le palpebre o se improvvisamente si era trasformato in una statua di sale, ma d'altronde quell'uomo era capace di rimanere ore intere con gli occhi chiusi nel suo palazzo mentale, una statua di sale lo era già, quando voleva lui ovviamente. E il fatto che la maggior parte delle volte succedesse quando John gli intimava di andare a fare la spesa non era per niente una coincidenza.
"Oh, non essere stupido, John. Conosco fin troppo bene le proprietà tossiche di questa pianta."
Rispose piccato l'altro, lanciandogli un'occhiata offesa per quella poca fiducia nelle sue capacità intellettuali e di ricerca. Nella mente dell'ex soldato comparve uno Sherlock intento a digitare una pagina sul proprio blog di riconoscimento di tutti i tipi di veleni esistenti, come aveva fatto con i vari tipi di tabacco. Ma no, avrebbe aiutato troppo i criminali incalliti, nel caso in cui fosse balenato nella mente dell'altro doveva cercare di dissuaderlo assolutamente.
Ma comunque, alzò le mani all'altezza del viso in segno di scuse, sentendo il cambio di temperatura sulla pelle, ma sempre con il sorrisetto sulle labbra, che presto ne ottenne uno simile in risposta sul volto del moro.
"Comunque, escludendo esperimenti che penso tu abbia fatto ai tempi dell'università, allora perchè guardi così insistentemente questi poveri fiori?"
La voce di John si fece tesa nella domanda, anche se dall'espressione quel nervosismo non si captava minimamente, i muscoli facciali troppo abituati a nascondere davvero ciò che provava. Perchè sì, era nervoso in quel momento, tanto da sentire la pelle d'oca sulle braccia ed essere sicuro che non fosse una qualche conseguenza del freddo vento che nel frattempo si era riscaldato rendendo l'atmosfera piacevole. Perchè lui sapeva, ma non era tanto sicuro di voler sapere se anche Sherlock era al corrente del significato di tutto ciò. E nel caso l'investigatore ne fosse al corrente, John si sarebbe premurato di non voler conoscere assolutamente il motivo di quello sguardo così assorto e fuori dal tempo. 
Nella sua mente si era già formata l'immagine dal tratto felino e ciò gli provocò un'ondata di calda rabbia al cervello.
Per questo si leccò le labbra nell'attesa di sentirlo parlare, stringendo i pugni lungo i fianchi, senza accorgersi che l'altro stava seguendo con lo sguardo quel movimento grazie alla coda dell'occhio, quasi incantato e ormai noncurante delle piante davanti a loro.
"Alle superiori."
"Cosa?"
"L'esperimento sulle piante velenose l'ho fatto alle superiori."
Un attimo di silenzio seguì quella rivelazione, prima che scoppiassero entrambi a ridacchiare come due adolescenti, le guance tirate e la tensione che sembrava essersi affievolita. John gli mise la mano sulla spalla per istinto, stringendola delicatamente e rilasciando il capo indietro nello sfumare delle risa.
"Comunque niente di che, sembrava solo...interessante."
Se John fosse stato un buon allievo di Sherlock, e no, non lo era, forse si sarebbe accorto del tentennamento della voce del consulente, del suo leggero movimento di spalle o del suo deglutire e allora avrebbe dedotto in un nanosecondo la grandezza di quella menzogna. Ma il medico non lo era, quindi non notò nulla di tutto ciò.
E fu quell'ignoranza a fargli spegnere il sorriso sulle labbra, come una fiammella senza ossigeno o come la speranza che in quel momento aveva dentro di sè che spariva nel battito di un paio di ciglia. O forse fu del sollievo, non lo sapeva neanche lui a dirla tutta. Si morse il labbro inferiore, dondolando sui piedi, le mani che tornavano nelle tasche del giubbotto in una posizione di difesa personale quasi, tanto che le spalle si racchiusero a riccio.
"Beh, è un bel fiore, no?"
"La bellezza è un qualcosa di totalmente soggettivo, John, dato dal proprio stile di vita e da tanti fattori esterni di cui le persone non si rendono conto. Senza parlare delle condizioni esterne e momentanee come il gioco di luci o la temperat-"
"Ho capito! Va bene, ho capito!" 
Lo interruppe il medico esasperato. E lui che voleva almeno apprezzare la bellezza di un fiore, invece no, doveva subirsi la lezione di psicologia avanzata da un sociopatico ad alta funzionalità. Sbuffò nuovamente nel reprimere una risata dovuta dal sorriso beffardo di Sherlock così da non dargliela vinta, prima di sentire le campane suonare e alzare lo sguardo verso il campanile, iniziando a voltarsi per incespicare nella camminata svelta verso l'hotel, non prima di aver fatto cenno al consulente di seguirlo.
"Sbrigati, non vedo l'ora di tornare a Londra."
Bisbigliò mentre già si incamminava allontanandosi. Il consulente non ci badò immediatamente, seguendolo con lo sguardo prima di rivolgere un'ultima occhiata all'aquilegia che sembrava rispondere al suo sguardo con aspettativa.
"Non ancora."
Disse solo, non sapeva neanche lui se parlasse a se stesso o alle piante (e al pensarlo si sentì stupido, considerato che le piante non parlavano), ma nel mentre muoveva i primi passi al seguito dell'amico, si chiese se John gli avrebbe permesso di essere lui stavolta a scegliere i fiori da mettere nel vaso appena arrivati a Baker Street e se il fioraio avesse delle aquilegie dai colori così vivi come quelle che stava lasciando dietro di sè. 
Sperò solo di avere il tempo di poter spiegare a John di quante cose era venuto a conoscenza nell'ultimo periodo.










Angolo Autrice:
Ciao!

Inizio con il dire che il mio capitolo preferito che ho citato nell'ultimo pubblicato, beh non è questo. Questo non era contemplato nello schema che avevo in mente, ma si è più o meno scritto da solo dopo aver rivisto THB, non esattamente tra i miei episodi preferiti fino a qualche tempo fa, perchè penso sia quello più complicato di tutti. Se in ASiB era tutto un dire/non dire/negare, THB si basa tutto sul notare dettagli che non ti salterebbero mai agli occhi. Ci credo che si sente fumare il cervello alla fine della visione.
Ma comunque, dettagli tecnici, l'aquilegia ha il significato di amore nascosto, un po' come è nascosto tutto nell'episodio in poche parole.

Ci tengo a dirlo, ma Sherlock e John ora sanno dei loro sentimenti, quindi il fiore è un po' un regalo da entrambi, e sopratutto ora Sherlock sa cosa vogliano dire i fiori, pur non avendo davvero capito che sono indirizzati a lui. Per quanto mi piaccia fargli fare la figura dell'ignorante, non poteva farlo per tutta la storia.... (No, John non sa che Sherlock sa)
okay, ho esagerato con le note, che ogni volta sembrano chiavi di lettura, comunque spero vi sia piaciuto, lasciate una recensione (positiva, negativa) 

Alla prossima, 
_Turs_
   
 
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