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Autore: PrincessintheNorth    31/03/2019    1 recensioni
Nuova edizione della mia precedente fanfic "Family", migliorata ed ampliata!
Sono passati tre anni dalla caduta di Galbatorix.
Murtagh é andato via, a Nord, dove ha messo su famiglia.
Ma una chiamata da Eragon, suo fratello, lo farà tornare indietro ...
"- Cosa c’è?
Deglutì nervosamente. – Ho … ho bisogno di un favore. Cioè, in realtà non proprio, ma …
-O sai cosa dire o me ne vado.
- Devi tornare a Ilirea."
Se vi ho incuriositi passate a leggere!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morzan, Murtagh, Nuovo Personaggio, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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MORZAN
 
 
Mi aveva salutato.
Certo, era stato un cenno, ma era successo.
Murtagh … dopo vent’anni, mi aveva salutato.
E da un’ora non riuscivo a smettere di pensare ad altro, se non a quel rapido scambio di saluti che c’era stato fra di noi.
Vederlo nello specchio per effetto della divinazione non era come vederlo in carne ed ossa, lì, a poche decine di metri da me: era lì, era vivo, era vero … era mio figlio, era il mio Murtagh.
- Ehm … amore?
Quasi non mi ero accorto che Selena mi stava chiamando.
- Che c’è?
- Non voglio interrompere il tuo momento di riflessione mistica, ma è pronta la colazione, se ti va.
Colazione?
Ma certo.
- C’è Murtagh?
Ridacchiò. – Da quanto Derek, tra le risate, mi ha detto, no. Sembrerebbe che abbia osato dire al suo drago di avere l’alito cattivo, questo ha cercato di abbrustolirgli il sedere in risposta e ora Murtagh è andato a cercarlo per tentare di calmare le acque.
Annuii in fretta: forse era un bene … ancora non sapevo come mi sarei dovuto rapportare a lui.
Dopo vent’anni che non lo vedevo, come avrei potuto esordire? Con un imbarazzante “buongiorno”?
Non sapevo né che fare, né che dirgli.
- Ehi. – sorrise lei. – Anche lui è nella stessa situazione.
- Che situazione?
- Del genere “non so cosa dovrei dire o fare”. Forse … forse dovreste entrambi dare voce ai vostri sentimenti.
- Dopo quello che gli ho fatto e quello che crede gli abbia fatto un “ti voglio bene e mi dispiace” me lo tira dietro. – le ricordai.
- Io non credo … penso sia l’unica cosa che tu abbia bisogno di dirgli e che lui abbia bisogno di sentirsi dire. Ad ogni modo, perché sei muto da un’ora?
- Mi ha salutato. – le spiegai, e nel dirlo non potei fermare un sorriso. – Murtagh. Non … non volevo farmi vedere subito, ma … era talmente bello rivederlo che non ho fatto in tempo a spostarmi dalla finestra e mi ha visto. E mi ha salutato.
- È fantastico! – esultò abbracciandomi. – Allora di cosa hai paura? Non lo vedi?! Ce la faremo ad aggiustare tutto, e ce la farete, voi due, a tornare com’eravate un tempo. Il mio tormento perenne. – rise.
- Se vuoi un’altra torta ti basta solo chiedere. – ridacchiai.
Il re ci aveva dato solamente tre mesi da passare con Murtagh dopo la sua nascita, ragion per cui avevo deciso di godermeli tutti a partire dal primo giorno: avevo deciso di portarlo a volare, ma ovviamente Selena si era opposta. Usando la scusa di prepararle una torta per il suo compleanno, un paio di giorni prima della nascita di nostro figlio, ero riuscito ad eludere la sua terrificante sorveglianza e a portarlo a volare.
Ad ogni modo, lo sguardo di ammonimento che mi lanciò mi fece desistere.
- Va bene, niente torte.
Poco dopo, la sentii.
La risata di un neonato, identica a quella di Murtagh quando era piccolo.
- Ma cosa … Sel, ci sono dei neonati in questa casa?
Sul viso le comparve un’espressione strana, come se volesse dirmi qualcosa ma non potesse.
- Selena …
- Sì. – disse in fretta. – Mi pare evidente.
- E perché ne sembri sconvolta?
- Io non sono sconvolta.
- Quando sei sconvolta hai gli occhi sbarrati, e indovina come sono i tuoi occhi adesso?
- Forse è per la cimice che c’è sul tavolo e che pretendo tu catturi. – fece, arretrando fino a salire sul letto e a nascondersi dietro il cuscino.
Con un incantesimo, feci volare la cimice dalla finestra.
- Pericolo mortale debellato, mia signora. – le comunicai.
- Davvero?
- Davvero.
Lentamente, uscì dal rifugio che si era costruita: sembrava già più tranquilla.
- Adesso andiamo a mangiare? – fece, e annuii.
Dato che lei doveva finire di prepararsi scesi per primo, e quando arrivai in cucina mi trovai di fronte a uno spettacolo che di sicuro non mi aspettavo: c’era sì un neonato in casa, ma era una bimba sui due mesi e stava tra le braccia di Katherine, che la coccolava sotto lo sguardo amorevole e attento di Derek e Miranda.
- Ma guarda te, cucciola. – ridacchiò. – Prima scompare la mamma e poi il papà, però per colpa sua. Non doveva dire a Castigo che ha l’alito che puzza … proprio no.
La piccola rise deliziata, tendendo una manina a sfiorare la guancia di Katie … sua madre.
Ancora prima di vedere la bambina in volto, mi bastarono il colore dei suoi capelli e la frase di Katie a collegare tutto.
La bimba aveva lo stesso color castano nocciola, leggermente ramato in alcuni punti, di Katherine e Derek, e quel “non doveva dire a Castigo che ha l’alito che puzza”, riferendosi ad un soggetto che era andato via … solo una persona, nel contesto in cui ci trovavamo, era appena andata via dopo aver detto ad un drago di avere l’alito cattivo, ed era Murtagh.
Di colpo, mi tornarono alla mente le litigate tra Katie e Murtagh a cui avevo assistito mentre lo divinavo, e alla conclusione cui ero arrivato, ovvero che si odiassero o quantomeno non si sopportassero.
Erano talmente insofferenti l’una all’altro da fare una bimba insieme.
Fu in quel momento che accadde qualcosa che cambiò la mia vita per sempre.
Katie diede un bacino sulla punta del naso della piccola e poi mi indicò.
- Amore, è arrivato il nonno!
Impietrito, la vidi avanzare verso di me con un sorriso luminoso in viso, indubbiamente ereditato dal papà, e mettermi la piccola in braccio.
- Vai dal nonno, Belle …
Immediatamente fui rapito da quella che, mi resi conto una volta che fu tra le mie braccia, era la mia nipotina.
Belle.
Era una piccola meraviglia, la bimba più bella che avessi mai visto: di viso somigliava moltissimo a Katie da neonata, il nasino all’insù e le guance piene, senza tuttavia risultare eccessivamente paffute, ma gli occhi erano tutti di Murtagh, del suo papà, un grigio limpido e brillante aperto sul mondo.
Nessun nome pareva adatto a descriverla se non quello che i suoi genitori le avevano dato.
- Belle. – mormorai senza nemmeno rendermene conto, cullandola un po’. – Sei proprio una piccola perfezione …
Al complimento, la piccola scoppiò a ridere e iniziò a riempirmi di sorrisi, e fu impossibile non sorridere di fronte a tutta quella gioia.
Era una bimba felice e giocosa, senz’ombra di dubbio: aveva lo stesso sguardo che avevano i suoi genitori alla sua età, di assoluta felicità e sicurezza. Sapeva di essere circondata da persone che l’amavano immensamente, e questo la rendeva felice.
L’attimo dopo, tese le manine verso di me e iniziò a fissarmi insistentemente … il naso.
- No. – mi lamentai. – Un’altra Katherine no.
- Cosa? – ridacchiò Katie.
- Ha preso troppo da te. Senti, BabyBelle, tutto ma non il naso, d’accordo?
Ma la piccola sembrava assolutamente intenzionata a voler fare come la sua mamma, che adorava mordicchiarlo e giocarci.
Cercai di rimanere serio e sulle mie posizioni.
Ci provai davvero.
Ma a Belle bastò regalarmi un sorriso per farmi capitolare.
L’attimo dopo, come Katie diciannove anni prima, la piccola di casa era occupatissima a mangiarmi il naso.
- Sarai contenta, adesso. – sospirai, senza però riuscire a non ridere.
Era semplicemente fantastica, quella piccola: solamente sentire come rideva e gioiva per l’aver ottenuto quel che voleva era come una benedizione, pur di continuare a sentirla ridere così le avrei dato di tutto, avrei fatto qualunque cosa. Anche farmi mangiare il naso.
- Perfetto. – esultò Katie. – Allora la nana sta con i nonni e io lavoro.
- Cosa devi fare? Te l’avrò detto mille volte, non hai da lavorare ancora per il prossimo anno, sei in congedo per goderti Belle. – le ricordò Miranda.
- Se io non faccio quello che faccio a papà non arriva il whisky. Tu sai cosa succede se a papà non arriva il whisky, vero? – le fece eco lei. – E poi dovrò dirottare un po’ dei profitti da Murtagh.
- Perché? – intervenni a quel punto, insospettito.
Quando eravamo stati separati, gli avevo lasciato una rendita annuale e un’eredità estremamente sostanziosa, che il più ricco dei nobili non si sarebbe mai immaginato, così che nemmeno vivendo nel lusso più sfrenato avrebbe potuto ritrovarsi senza un soldo.
Katie sospirò. – Le ha preso un castello. Alla bambina. Adesso venitemi a spiegare che se ne fa una BabyBelle di due mesi di un castello!
- Beh, un giorno lo potrà usare. – Miranda disse, cercando di difendere Murtagh.
- Sì, tra vent’anni se va bene. Nel frattempo, sono vent’anni di costi di mantenimento per un immobile inutilizzato. – brontolò. – Quindi sarà meglio che sistemi quell’erroraccio che ha commesso.
- No. – la fermai. Il suo ragionamento filava: per quanto la piccola tra le mie braccia fosse sveglia e intelligente, Katherine aveva ragione, regalarle un castello era stata una vera e propria stupidaggine. – Se ogni volta che sbaglia gli risolvi il problema e gli dai anche il premio non impara più. Vorrà dire che gli dimezzerò la rendita. 
- Ma poverino … - ridacchiò.
 Poverino un corno. Se a ventitré anni è grande abbastanza da fare bambini, dovrebbe anche essere sufficientemente maturo da amministrare un patrimonio. Se non lo è, resta figlio mio, e gli arriva la punizione.
A quel punto andai a sedermi sul divano con Belle, che continuava a ridere contenta tra le mie braccia.
- Hai un papà un po’ spendaccione. – commentai, mentre lei mi ascoltava attenta. – Però lo fa per te. Ti vuole bene, e l’importante è questo.
Come se avesse capito ogni parola che le avevo detto, annuì con la testolina, e continuammo a chiacchierare così per tutto il tempo. 
 
   
 
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