Il
ticchettio della pioggia
“Si
può sapere dove cazzo sei
sparita?”
La
voce di mia sorella mi rimbomba
nelle orecchie. Dovrei sgridarla per aver detto una parolaccia, ma
taccio.
Allungo la mano nella tasca della giacca posata di fianco a me e tiro
fuori il
telefono. Ho diciotto chiamate perse da Cristina. Cavolo! Non me ne
sono
accorta.
“Scusa,
Cristina, non ho sentito
il telefono…” inizio a scusarmi, ma lei mi
interrompe subito: “Sei fortunata
che sono venuta io in camera tua e non la mamma, altrimenti sai che
casino sarebbe
scoppiato?” Mia sorella sospira e io capisco che un
po’ si è preoccupata
davvero. “Cosa le hai detto?” mi informo, prima di
chiedere qualsiasi altra
cosa.
Cristina
si scandalizza e grida:
“Ma niente! Ti ho parato il culo, Nicole! Anzi, dovresti
ringraziarmi” Ok, ha
perfettamente ragione. “Oh, certo. Grazie,
io…” il mio tono si abbassa un po’ e
cerco quasi di nascondermi mentre le parlo. Lancio
un’occhiata a Leo, ma lui si
finge interessato al cartoncino del menù e non mi guarda.
Chissà se lo sta
facendo perché sa che mi sentirei in imbarazzo se mi
guardasse…
“Ascolta,
non so cosa potrebbe
succedere se la mamma decidesse di entrare in camera tua,
perciò vedi di
tornare subito a casa, ok? Io non ti copro più” Va
bene, va bene. Chiudo la
telefonata promettendole di tornare presto e restituisco il telefono a
Leo.
“Ora devo proprio andare” Mi alzo dal tavolo e
afferro la giacca.
Lui
si alza con me. “Ti accompagno”
Non dico di no, perché effettivamente, se mi accompagnasse
lui, arriverei a
casa in poco tempo e non posso permettermi di perdere questo lusso,
così
annuisco. “Grazie”.
Quando
usciamo dal pub, ci
rendiamo conto che ha iniziato a piovere e siamo tutti e due senza
ombrello.
Decidiamo di fare una corsa fino alla macchina e saliamo in macchina
eccitati e
zuppi d’acqua. Lui mette in moto mentre io ancora ridacchio
un po’ istericamente
e guardo fuori dal finestrino, mentre l’auto lascia il
parcheggio.
“Dove
abiti?” mi chiede,
voltandosi verso di me. Glielo spiego e lui gira in una via sulla
destra. In
meno di dieci minuti siamo sotto casa mia. Sta ancora piovendo e mando
un
messaggio a mia sorella per dirle che sono sotto la finestra e le
chiedo di aprirmela.
Mentre aspetto la sua risposta Leo mi chiede se è tutto
confermato per domani.
“Certo” dico, cercando di tirarmi su il cappuccio
della felpa visto che fuori
piove ancora.
Il
cellulare che ho appoggiato sul
cruscotto vibra, segno che Cristina mi ha risposto e tutti e due ci
allunghiamo
a prenderlo. Quando quasi ci scontriamo, lo afferro velocemente e Leo
si scusa.
Cavolo com’è gentile, altro che i ragazzi in
classe da me! Alzo gli occhi su di
lui e sono così contenta che ci sia tutto questo buio,
perché sento le guance
scaldarsi. Sto arrossendo. No, no, no. Cavolo, no.
Leo
non se ne accorge, perché mi
guarda intensamente e per un attimo, visto che siamo ancora
così vicini, penso
voglia baciarmi. Siamo a un soffio l’uno dall’altra
e non è che me lo immagino
per niente, visto che lui si avvicina ancora. Quando è
così vicino da non poter
far nient’altro, io sono completamente imbambolata.
Niente
e nessuno potrebbe
distrarmi da questo ragazzo, penso mentre il ticchettio della pioggia
sul vetro
mi coccola come la colonna sonora di un film romantico. Sto per
chiudere gli
occhi mentre il mio cuore si dibatte furiosamente come se volesse
scappare dal
mio petto, quando il mio telefono vibra ancora e cavolo, sembra
più rumoroso di
un terremoto. Apro gli occhi e vedo Leo farsi indietro. No, no! Cavolo!
“Mmm”
mormoro, cercando di
togliermi dall’imbarazzo guardando il telefono e odiando
profondamente
Cristina. “A domani?” mi chiede lui, visibilmente a
disagio. Annuisco senza
dire niente e lo saluto prima di scappare dall’auto,
perché è proprio quello
che faccio, scappare, tanto che non sento neanche la sua risposta.
Arrivo
davanti alla mia finestra e
vedo mia sorella affacciata con una faccia strana. Salgo mettendo un
piede
sulla finestra della cantina e mi tiro su. “Eri con Leo? Vi
siete baciati?” mi
chiede lei appena mi siedo sul letto per togliermi le scarpe. Ma come
fa
saperlo? Sono talmente sbalordita che non mi trattengo: “E tu
come lo sai? Mi
hai spiato?” lei ridacchia e mi indica “No, piove
così forte che non si vede
niente, ho tirato ad indovinare perché sei tutta
rossa” Ride ancora e questa
volta vorrei strozzarla, mentre sento ancora calore sulle guance.
“Come
hai fatto a chiamare Leo?”
le chiedo, mentre metto le scarpe nell’armadio e mi giro
verso di lei quando
sento che si schiarisce la voce. Ha in mano il bigliettino che mi ha
scritto
Leo alla sala da tè e mi guarda con uno sguardo sornione.
Devo averlo scordato
sul letto nella fretta di uscire. Già, sono proprio brava,
penso ironica.
Sbuffo e mi siedo sul letto. Quando Cristina si siede vicino a me, mi
chiede,
più seria: “Sicura di stare bene?” No,
Cristina, sono perfettamente sicura del
contrario.
Mi
sdraio mentre mi confido con
mia sorella. Non le nascondo niente della storia di Celeste, forse per
via
della stanchezza fisica o forse per via dello stress psicologico che mi
sento
addosso, così, quando lei, alla fine del mio discorso, mi fa
la domanda, mi
trova totalmente impreparata: “Non c’era una
telecamera per poter vedere quello
che è successo? Molti negozi le installano per la
sorveglianza, lì non ce n’era
neanche una?”
Come?
Come? Mi tiro a sedere tutta
d’un colpo e la guardo. È seria, non mi sta
prendendo in giro. “Una telecamera?”
Ma se ci fosse stata una telecamera, la polizia avrebbe di sicuro
richiesto il
video. O no? Glielo dico, ma lei alza le spalle. “Dipende.
Magari lo fanno solo
se chi investe scappa via o se le testimonianze non coincidono. Tu sai
cosa è
stato detto alla polizia?” No. Non lo so.
Ma
come fa Cristina a sapere
queste cose? La guardo alzando un sopracciglio e lei alza le spalle,
come se
avesse già capito la mia domanda. “Mi piacciono le
serie tv” Sospiro. Dovrei
dirle tantissime cose, ma in questo momento non ci riesco. Sto ancora
pensando
alla storia delle telecamere e della polizia.
Claudia
lavora in polizia. Di
sicuro lei, alla telecamera, ci avrà pensato. Beh, lo spero,
almeno. Magari…
guardo il telefono che ho appoggiato sul cuscino: dovrei scrivere a
Leo? Dovrei
chiederglielo? Dopo quello che è successo in macchina? Mi
sento ancora in
imbarazzo, cavolo. Probabilmente ogni volta che sentirò il
ticchettio della
pioggia sui vetri, penserò a quell’imbarazzante
momento.
Poi
il mio cellulare vibra e sullo
schermo appare un messaggio di Leo in cui mi chiede se sto
già dormendo.
Sorrido. Cristina guarda il telefono e poi guarda me.
“Vabbè, dai, io vado a
letto” La saluto mentre penso a cosa rispondere a Leo. Prendo
il cellulare e
apro la chat, ma mi rendo conto che non so cosa scrivere.
Vorrà
parlare di quello che è
successo prima? Io però vorrei parlargli della storia della
telecamera. In fin
dei conti, domani potremmo andare là dove Celeste
è stata investita. Sento un
formicolio al petto e capisco che potrebbe essere una cosa buona. Sto
per
scrivergli, decisa come non mai, quando il mio telefono inizia a
vibrare per
l’arrivo di una chiamata. È lui. Oh. E ora che
faccio, rispondo? Certo, certo
che devi rispondere, Nicole!
Rispondo
mentre mi ristendo sul
letto. “Pronto?” tengo un tono di voce basso per
paura che mi possano sentire i
miei genitori che di sicuro non approverebbero che io sia al telefono a
quest’ora e sorrido al soffitto. “Lo sai che si
vede quando sei online, vero?” Esordisce
lui. Oddio! Scoppio a ridere e non riesco più a contenermi.
***
Quando
il giorno dopo Leo mi viene
a prendere vicino alla scuola, sono troppo euforica e non dovrebbe
essere lo
stato d’animo per quello che dobbiamo fare, ma non riesco a
farci niente. Ieri
sera abbiamo parlato al telefono di tante cose, oltre a Claudia e alla
storia
della telecamera e Leo mi piace sempre di più. Ha una voce
così profonda… Però
siamo qui per una cosa importante, visto che la nostra prima tappa
è l’ospedale.
Dobbiamo
riuscire a impedire a
Stefano di andare da Celeste. Chissà cosa potrebbe
succedere… Ora sono
consapevole di quanto sia pericoloso. Leo ha già contattato
Claudia per la
storia della telecamera, ma gli ha risposto che deve informarsi
perché non è
lei a occuparsi delle indagini, così decidiamo di fare un
salto sul luogo
dell’incidente, dopo essere andati in ospedale. Devo
ammettere che un po’ la
cosa mi dà i brividi, ma cerco di non pensarci.
Per
fortuna Lisa è al lavoro
quando arriviamo in rianimazione. Le parliamo brevemente per il
discorso di
vietare a Stefano di vedere Celeste, ma senza spiegarle il motivo,
visto che
sarebbe troppo complicato e noi abbiamo altri giri da fare. Lisa ci
dice che
dobbiamo andare prima dalla caposala e lei ci informerà
della procedura giusta.
Viene con noi mentre ci dirigiamo verso la stanza occupata dalla
caposala e
intanto continua a spiegarci come funzionano le cose.
Quando
arriviamo davanti alla
porta della guardiola, si ferma e ci domanda: “E il ragazzo
che viene all’ora
di pranzo? Lui lo dobbiamo fare entrare o no?”
Guardo
Leo, che guarda me con gli
occhi sbarrati mentre scuote la testa. Oh, bene, siamo in due ad essere
sorpresi, Leo, perché non ho la più pallida idea
di chi stia parlando.