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Autore: Yellow Daffodil    03/04/2019    3 recensioni
Hera ed Hestia. Con la H.
Due gemelle così diverse da poter essere paragonate al diavolo e l'acqua santa.
Diverse, sì, ma le differenze possono essere facilmente superate quando nel quadro generale entra anche lui. Lui... che è innamorato perso di Hera. Lui... per cui Hestia ha una cotta secolare. Lui... Tommaso D'Angelo.
Quale occasione per sfruttare al meglio la gemellanza, se non questa? E quali altri guai combineranno Hera ed Hestia, assieme a un amico dalla sessualità ambigua, un'improvvisata psicologa e un compagno di ricerche punk?
Storia a 4 mani di Yellow Daffodil e cioccolatomalik
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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19. Zero punk

Hera

Io e il mio svolazzante vestito bianco stile impero facciamo il nostro ingresso in palestra con un ritardo di ventitré minuti, uno scarto perfetto per attirare su di me l'attenzione di tutti i presenti. Come è giusto che sia.

Anche se temo di non essere la ragione per cui ora abbiamo lo sguardo dell'intero Petrarca su di noi. Noi, inteso come me, Hera, sovrana dell'Olimpo, e mia sorella, Hestia, ragazza con una melanzana in testa.

Sì, perché proprio questa sera, senza consultare la vera esperta in materia, che sarei io, è scomparsa per qualche ora per poi presentarsi alla festa con una chioma molto più... viola. La mia gemella si è tinta i capelli di viola. Temo sotto influenza di Punkie. Ed è per questo che ogni rapporto tra loro dovrebbe concludersi all'istante.

Perciò ora non solo non possiamo prendere più il posto l'una dell'altra, ma se prima lei poteva almeno sperare di avere una piccola possibilità con Tommy, ora quest'ultima è andata in fumo.

Non è nemmeno vestita a tema. Anche se sospetto che il look da oltretomba di questa sera abbia a che vedere con il fatto che gli antichi romani siano ormai tutti morti e sepolti.

Lei, comunque, nonostante siano passati giorni dal suo ultimo contatto con Addominali, e, se volete la mia opinione, non ne servono più di tre per superare una delusione amorosa, non si è ancora ripresa e si trascina da un luogo all'altro con la vitalità di una formichina calpestata sotto un tacco dodici.

Per fortuna ci sono io, che la prendo per un braccio, trascinando lei e la sua ombra a forma di Stefano Russo fino a dove si trova Doppia G. Giulia e Ste, dopo il piano di Hestia di costringerli a parlare lasciandoli soli nella nostra cucina, si lanciano occhiate sospette e piuttosto eloquenti ogni volta che stanno nello stesso raggio d'azione.

Non so cosa sia successo a Stefano, ma sembra che si sia improvvisamente svegliato per rendersi partecipe della vita reale insieme a noi. Da quando ha preso coscienza di far parte di una società dove è gradito il suo contributo, ha perso l'aspetto del solito mollusco e ha acquistato quello di un essere umano.

Sono impressionata.

Ma non come quando...

"Mimmo?" Sento un tonfo. È la mascella della mia gemella che atterra contro il pavimento. E poi eccone un altro. Il mio battito cardiaco che precipita a zero quando mi giro e mi rendo conto che Punkie non è più... punk.

Ho bisogno di rimanere da sola per qualche minuto per metabolizzare.

Punkie non...

No.

Non riesco a...

Cosa?

Sono confusa. In modo vietato ai minori.

"Ho lasciato la principessa senza parole?" Inarca un sopracciglio, sul quale non ci sono i soliti anellini. Dove sono gli anellini? Mi mancano. Se ne sono andati portando via anche la mia stabilità mentale. "Hes, carini i capelli."

"Dov'è la matita nera sotto agli occhi? Cosa ne hai fatto?" Mi avvicino incredula e attiro il suo viso a me portandogli una mano sotto al mento. "E il fucsia? Perché la cresta non è più una cresta? Perché non è più fucsia?"

Tutto ciò che ottengo come risposta è una risata. Non solo da parte di Domenico, ma anche da parte degli altri tre spettatori, che provvederò a far espellere dalla scuola per questo affronto.

Faccio un passo indietro e, ricordandomi chi è Hera Felici, mi sistemo la coroncina di fiori sulla testa. "Sarà un vero colpo per gli adepti della tua setta, come riconosceranno il loro capo durante il prossimo sacrificio umano?"

"Mi aspetto che riconoscano te." Replica prontamente lui con un mezzo sorriso. "Ti dispiace se dico loro di prenderti come punto di riferimento?"

Gli scocco un'occhiataccia e lo scanso via con una mano. Non posso credere che abbia il coraggio di rispondere alle mie provocazioni con altre provocazioni. Dovrebbe fare un passo indietro e invece... invece si alza al mio livello, e sembra pure che abbia esperienza! Incredibile.

Io l'ho persino baciato, quello! Non si meritava il mio balsamo labbra alla ciliegia. Un vero e proprio spreco per uno come lui.

Meglio ripiegare su qualcosa di utile. Mi allontano dal CCNR più uno e mi dirigo verso la cattedra adibita ad angolo bar. È meno squallido di quanto mi aspettassi.

"Non ci sono bicchieri di vetro?" Alzo lo sguardo verso il rappresentante di istituto, come si chiama? Ah, non mi interessa.

In ogni caso, è lui l'addetto al rinfresco, che consiste solo in bibite gassate e piene di zuccheri e qualche ciotola di cibi troppo salati per le mie delicate papille gustative.

"No, Felici, o la serata finirebbe in tragedia." Mi sta minacciando? Ce l'ha con me? Devo colpirlo con un fulmine?

"Allora non voglio niente. Grazie." Sbuffo. Potrei mai pubblicare una foto su Instagram con un bicchiere rosso di plastica in mano? Nessuno ha un minimo di senso estetico, qui?

A giudicare dai costumi che vedo indossare agli altri studenti, la risposta è no.

Cerco un angolo dove le luci colorate scelte per la serata valgono almeno un migliaio di like e scatto un selfie. Cerco poi una citazione in latino, trovandone una di Seneca di cui intuisco vagamente il significato, e infine rendo pubblico il tutto.

È davvero difficile la vita di noi persone belle, ma qualcuno deve pur portare avanti il compito ingrato di possedere tutte le migliori qualità.

"Sei più bella del solito."

Che vi avevo detto?

Mi volto per accertarmi dell'identità del mio ammiratore, ma non appena i miei stupendi occhi color corteccia si posano su di lui, una grande X luminosa compare sulla sua testa. Io vorrei solo un po' di pace. Un pizzichino. Per qualche minuto.

"Grazie." Rispondo secca. Questo dovrebbe scoraggiarlo, no?

"Hera con la H, io non..." Si ferma per una piccola pausa. Immagino il criceto nella sua testa arrancare e chiedere pietà. Lo sforzo è troppo grande. Mi domando se anche quest'ultimo sia vestito da gladiatore come il biondo di fronte a me. Sarebbe esilarante. A Cuzco sarebbe piaciuto. "Capisco che..."

Devo trattenermi per non liberare uno sbuffo. Come fa a piacerle? Anzi, peggio, come fa a essersene innamorata? È ancora convinta di essere la gemella più furba?

"Tommy," Comincio con un sospiro. "Dolce, biondo, Tommy. Tra noi due è finita. Non può funzionare. Non sei tu, sono io. Non ti merito. Non esistono più le mezze stagioni. Chiaro?"

"Possiamo parlarne, Hera con la H?" Mi fissa aumentando del 15% la grandezza dei propri occhi per convincermi a dirgli di sì. Ma io ho altro di cui occuparmi! E non sono nemmeno la persona che pensa io sia! Cosa dovrei fare? Baciarlo un'altra volta in modo da scatenare l'ira di mia sorella e farla confessare? Posso superare lo schifo e farlo. Giuro che lo faccio.

"No, sono impegnata." Devo fare una storia su Snapchat. "Puoi andare a parlare con mia sorella, è quella con i capelli color gremlin in via di soffocamento."

Un'espressione confusa si disegna sul suo bel visino. Corri, cricetino, corri!

"Quella con la mia stessa faccia ma con i capelli viola, D'Angelo! Siamo gemelle, te ne sei accorto?" E mia sorella voleva convincermi che lui fosse un potenziale scrittore. Lui. Ma per favore.

"Hestia?"

"Sì." Lo prendo per le spalle e lo obbligo a voltarsi verso di lei, che ha messo radici vicino a Stefano, che si è stabilito nello stesso metro quadrato di Giulia. Ho perso di vista solo Punkie. Non che mi interessi. "Ciao e buona serata." Concludo, defilandomi come un ninja approfittando del suo momento di... no, non può essere definito un momento. Opterei più per una condizione permanente di annebbiamento mentale.

Sbuffo, questa volta per davvero, e inizio a camminare a passo veloce verso un altro punto della palestra dove scattare qualche fotografia con l'obiettivo di aumentare i miei followers sui social, ma, dato che Dio, o chi per lui, ha deciso che questa sera non posso avere un secondo di tregua, mi scontro con una giacca di pelle nera. Tipico abbigliamento da antico romano.

Alzo lo sguardo dallo schermo e mi trovo faccia a faccia con Lucifero. Ma senza corna. Con gli occhi castani. Abbastanza carino. Non troppo. Il giusto, diciamo.

"Non sai che lo stalking è un reato?" Lascio cadere il cellulare nella mia pochette coperta di paillettes bianche e incrocio le braccia al petto. Per ricordare a me stessa che non voglio baciare nessuno per i prossimi sei mesi, non mi sono nemmeno portata dietro il rossetto per il ritocco che mi sarebbe sicuramente servito in caso contrario.

"Se non fosse che stavo solo andando a prendere da bere e tu ti sei immessa senza guardare nella mia traiettoria. Non è la prima volta che succede, Hera."

Io lo odio. Lo odio. È insopportabile, con le sue risposte pronte e quel suo sguardo sveglio e le labbra che sanno di caffè. Che schifo il caffè. Odio il caffè. E odio Punkie.

"Smettila, Satana." Sibilo nello stesso identico modo in cui me la prendo con mia sorella. Odio anche lei.

Un sorriso si forma pigramente sulla sua bocca. Sorride pure? Si permette di farmi questo affronto? Non ha un regno da governare qualche metro sotto terra?

"Vieni con me?" Fa un cenno con la testa verso Giulio Cesare, che sta ora al tavolo a servire le bibite. È una scena surreale, e anche un po' inquietante.

"No." Incrocio le braccia al petto e lo squadro dalla testa ai piedi. Potrei essere un po' attratta da lui. Forse. No. Non è vero. È brutto. Non mi piace. Ha la pelle troppo liscia e luminosa. E ha le ciglia troppo lunghe e scure. Inguardabile.

"Mi stai fissando troppo." Io lo riconosco quello sguardo. Non solo è divertito, ma anche compiaciuto. Gli piace che io lo stia fissando. Come a me piace essere guardata. Domenico, piccolo erede delle tenebre, quante cose devi ancora imparare.

"Non posso farlo?" Lo sfido, picchiettandomi l'unghia dell'indice sul labbro inferiore.

Lui alza le spalle, ma io riesco a catturare il sorriso che per un quarto di secondo compare sul suo viso per poi trasformarsi in un'altra espressione non del tutto indifferente. "Fossi in te, tenterei di non rendere il tutto così evidente, Hera. Cosa penserebbero le persone se sapessero che mi muori dietro come una fan qualunque di Tommaso D'Angelo?"

"Credo tu abbia sbagliato sorella." Mi avvicino per mormorargli all'orecchio. Ora che la nostra copertura è saltata, posso permettermi di lanciare provocazioni liberamente. E so che questo potrebbe mietere vittime, ma è un sacrificio che sono disposta a compiere.

Punkie mi fa un cenno, così mi ritrovo a osservarlo chinarsi appena in un gesto che somiglia molto a quello che ho fatto io poco fa. "Sono quasi del tutto certo che ci fossi tu fuori da quel cinema. Mi sbaglio?"

"Senti, Mimmo, Domenico, ComeAccidentiTiChiami, è ovvio che ero sotto effetto della caffeina e non rispondevo delle mie azioni. Non credere che tu mi piaccia, perché non è così!"

"Oh, sì, come sospettavo." Un altro mezzo sorriso da parte sua mi fa venire voglia di saltargli al collo. Per ucciderlo. Naturalmente.

"Benissimo." Concludo in tono risoluto. Riesco a sentire la mia pelle ribellarsi a questa serata e dare sfogo a tutta la propria creatività. Io non merito gli sfoghi cutanei e loro non meritano me. Dovrebbero essere illegali su un viso perfetto come il mio. "Non stavi morendo di sete?"

"Morendo." Ripete lui, poi un sospiro teatrale. "Meglio che vada, prima che il veleno che sputi mi faccia diventare il sangue amaro."

"Buona serata." Lo saluto, senza troppi convenevoli. Perché deve vedere sempre così... così... uguale a me?! Qui c'è una sola regina, e sono io! Non ho bisogno di un re che mi intralci il percorso.

Stupido punk psicopatico.

Decido di tornare alla casa base, cioè da mia sorella, Giulia e Ste. Li ritrovo a chiacchierare seduti sugli spalti. Hestia sembra abbia appena visto un fantasma, Giulia ha in mano il suo blocchetto - sono a tanto così dal strapparglielo di mano e dargli fuoco - e Stefano fissa un punto non specificato nel vuoto. Nulla che non quadri.

Mi siedo anche io senza dire una parola. Incrocio le braccia al petto e, non lo sopporto, Punkie rientra nella mia visuale. E anche da qui, il suo look non è indifferente. Non solo perché è letteralmente l'unico vestito come un motociclista che si sta per lanciare in un karaoke delle canzoni di Britney Spears, ma anche perché mi ricorda che avevo ragione. Tolti gli elementi che lo rendono simile a qualcuno che sta per sacrificare un coniglietto in nome del diavolo, fa concorrenza a D'Angelo. Come al solito Hestia ha fatto la scelta sbagliata.

"Tommy è venuto a parlarmi." Annuncia di punto in bianco proprio lei. Mi sta guardando, perciò presumo che abbia scelto me come vittima delle sue confessioni. Sprizzo gioia da tutti i miei pori privi di eccesso di sebo.

"Deve aver sbattuto la testa." Mi sembra l'unica spiegazione razionale che io possa fornirle senza ammettere di esserci io dietro quel suo gesto inaspettato. "Oppure ha introdotto illegalmente dell'alcol in palestra e se lo è scolato."

"Zitta, assassina di criceti." Mi minaccia lei puntandomi un dito contro il petto. "Abbiamo parlato anche qualche giorno fa in chat, perciò non prova poi così tanta repulsione verso di me."

Oh, sì, ha ragione. Il modo giusto per conquistare qualcuno è indurlo a non provare repulsione verso di noi. Un metodo infallibile, come ho potuto non pensarci prima?

"Digli la verità." Le ordino. "Fa qualcosa. Se ti vedo solo un'altra volta spalmata sul letto ad autocommiserarti, mi ci fidanzo io con Tommy."

"Non lo faresti." Replica lei a denti stretti. Che ingenua!

"Vuoi vedere?" Punto i miei occhi nei suoi, sono più che seria. E lei lo sa perfettamente. Mi alzo in piedi e le do un'ultima possibilità di darsi una mossa, ma quello che scateno in lei è solo uno sguardo vuoto e impaurito. Bene. Procediamo.

Scendo le gradinate e, una volta tornata di nuovo in campo, mi giro verso di lei per sorriderle e salutarla con la mano. Marcio dritta in direzione del biondo, controllando di tanto in tanto che Hestia abbia ancora la sua attenzione su di me.

Perché non reagisce? Perché non viene qui e mi impedisce di fare qualcosa che la farebbe soffrire ulteriormente? Perché non ho una sorella più sveglia?

"Tommy?" Lo chiamo sfiorandogli il braccio. Sbatto le ciglia, attivando la modalità Ragazzina stupida in cerca di flirt.

Quando si volta, il suo viso si illumina nel vedermi. Non si aspettava che lo avrei cercato. Ora non mi resta che inventarmi qualcosa. "Sì?" Mi dice lui, emozionato come una nonna alla recita natalizia del nipotino di prima elementare.

"Sai, ho bisogno di parlarti." Di cosa? Di cosa ho bisogno di parlargli? Ci sono! Mi serve che pronunci un  forte, chiaro e deciso. Un  che arriverà dritto dritto a mia sorella e forse le darà la scossa necessaria per intervenire.

"Dimmi tutto, Hera con la H." Quando la smetterà di chiamarmi in quel modo? Sa almeno scrivere il mio nome? Pensa che Con la H sia il cognome?

"Cosa pensi del vestito che indosso stasera? Mia sorella crede che mi stia male." Sporgo il labbro inferiore, aspettando che, come previsto, lui scocchi un'occhiata alla diretta interessata. "A te piace?"

Lui non si fa pregare e annuisce vigorosamente. Aaah, e anche oggi Hera ottiene ciò che vuole.

"Grazie!" Esclamo, sporgendomi poi per un abbraccio. Con la coda dell'occhio controllo cosa stia facendo mia sorella e la trovo con lo sguardo fisso sulle sue scarpe. Inizia a farmi pena.

Sbuffo. È proprio una sprovveduta.

Mi lascio sfuggire una risatina di congedo, poi abbandono D'Angelo in mezzo alla pista e faccio ritorno da dove sono arrivata.

"L'hai fatto davvero." Afferma piatta la mia gemella. "Ti odio, lo sai?"

"Non è vero, smettila." Cerco di zittirla, ma lei è già partita per la tangente e sembra stia per scoppiare in un pianto isterico. 

"Tu e Tommy state insieme! Tommy, il ragazzo di cui sono innamorata, hai presente?!" Strilla lei, attirando su di sé il sopracciglio inarcato di Giulia.

"Tu e Tommy state insieme?" No, non è di Giulia questa voce mediamente profonda. Anche se lo vorrei. Quante possibilità ci sono che sia lei con un gran brutto raffreddore?

Nessuna. Perché si tratta di Punkie.

"Geloso, Mimmo?"

"Dispiaciuto per lui, più che altro." Ribatte.

"Non sembrava ti dispiacesse baciarmi qualche giorno fa."

Questa mia ultima frase scatena l'inferno per varie ragioni.

Una di queste è che Hestia, Giulia e Ste non ne sapevano nulla. Non fino a qualche secondo fa. I loro occhi escono così tanto dalle loro orbite, che temo di doverli rincorrere per la palestra come quelle palline di gomma che mamma e papà ci compravano ai distributori automatici l'estate al mare.

Approfitto del momento di shock per smentire anche l'affermazione di poco fa. "Non mi sono messa con quel demente di D'Angelo. Gli ho solo chiesto come mi sta questo vestito. Non che mi servisse la sua opinione per sapere che mi sta da dio."

Noto che Punkie alza gli occhi al cielo a questa mia ultima affermazione, e io sono pronta a buttarlo giù dagli spalti per... Non so, esiste sicuramente un motivo valido per farlo.

Mi limito però a guardarlo male e riporto la mia attenzione sugli altri tre, che paiono più sconvolti di quando ho tentato di rianimare disperatamente il corpicino inerme di Cuzco. "Cosa sono quelle facce?"

"Tu e il punk? Lo psicopatico?" Giulia si porta una mano al petto e scuote appena il capo, poi si sistema gli occhiali a goccia sul naso. "Oh, ma guarda chi aveva ragione. La sottoscritta. Tu e il punk."

"Io lo sapevo." Solleva appena la mano Stefano, sulla sua faccia un'espressione colpevole. "Li ho visti. Ma pensavo si trattasse di Hes che tentava di affogare i dispiaceri di Tommy in un'avventura con Mimmo."

"Sempre un passo indietro rispetto agli altri, mh?" Lo provoca Giulia. O meglio, provoca lo schiaffo che Hes le piazza sul braccio non appena prende di mira il suo protetto. "Ahi! Sei pazza?"

Stasera non ne posso più. Sono tutti completamente fuori di testa. Tutti. Nessuno escluso. Quindi prendo Domenico per un braccio e lo trascino via verso una meta non precisa. L'obiettivo è di allontanarci il più possibile dai tre spettatori della tragedia che si prospetta da qui a poco nella mia vita.

"Mi vuoi dire perché ti sei conciato in questo modo? È per farmi andare in escandescenze? Eh, Caruso? Rispondi!" Lo minaccio una volta raggiunto il piccolo atrio tra i due spogliatoi.

"Volevo provare il brivido di essere ridicolo quanto voi, stasera." Si passa una mano tra i capelli neri e poi mi mostra il palmo,sul quale è rimasta una lieve sfumatura scura di colore. Grazie a Dio. "Domani tornerò a essere lo stiloso Punkie di sempre."

"Bene!" Esclamo. Un'esultanza per il ritorno della mia sanità mentale, che stasera è stata danneggiata non poco. "Bene." Ripeto. "Benissimo."

"Non volevi vedermi come un comune e insulso adolescente?" Mi domanda, ricordandosi forse del nostro ultimo incontro a casa sua. "Eccomi qui, sono come mi volevi."

"Non ricordo di averti mai detto di volerti così. Né di volerti, in generale. E se l'ho fatto, di sicuro ero inconsapevolmente sotto l'effetto di qualcosa che alterava la mia capacita di intendere e volere, tipo il caffè corretto che mi ha propinato. Non siamo compatibili, Domenico. Siamo troppo diversi. Guardaci."

"Quindi se il sottoscritto ora ti baciasse di nuovo, tu cosa faresti?"

Ho bisogno di buttare giù uno shot prima di rispondere a questa domanda.

"Ho ricambiato un bacio da parte di Tommaso D'Angelo riuscendo a non vomitare nonostante lo schifo, ma non so se con te supererei la prova allo stesso modo." Anche se è già successo. E non mi ha fatto schifo per niente. Posso dire che Punkie è diecimila passi avanti rispetto a Tommy? Siamo ancora in fascia protetta? Sì? Okay, vi risparmierò i dettagli.

"Meglio non rischiare allora." Replica lui freddo. Sposta lo sguardo da me alla parete, poi lo riporta sul mio viso. "Torniamo in palestra?"

Mi limito ad un cenno di assenso. Lui prende a camminare verso le grandi porte antipanico e io lo seguo, mentre la conversazione appena conclusa si ripete nella mia mente per almeno tre o quattro volte.

Mi sono messa nei panni di mia sorella così tante volte, che temo mi abbia contagiata con la sua inettitudine alla vita.

Sbuffo.

"Senti, Punkie..." Siamo quasi tornati tra la folla, e questo significa che tra pochi secondi non riusciremo nemmeno a parlare per il chiasso. Lui continua a camminare, ma si volta quanto basta per riuscire a farmi cenno di continuare. "Ti vuoi fermare?!" Lo chiamo.

"Cosa?" Mi chiede lui, il tono esasperato.

Prego che i tacchi mi reggano e faccio una breve e rischiosa corsa verso di lui. Lo prendo per un braccio senza troppa delicatezza e lo blocco appena dopo aver varcato la soglia. E poi, per concludere in bellezza, mi avvinghio alle sue labbra come i protagonisti del Giardino delle torture si attaccano alla vita. Senza speranza di vittoria e con la consapevolezza che, in un modo o nell'altro, la fine è vicina.

"E questo perché...?" Il suo sopracciglio si inarca con fare inquisitore, riportando a galla il mio odio verso la sua saccenza.

"Perché mi andava." Faccio un passo indietro e incrocio le braccia al petto. "E perché andava anche a te."

"O forse no." Mi contraddice lui. Perché deve essere sempre così complicato? Che ammetta a se stesso che Hera Felici ha mietuto un'altra vittima, che sarebbe lui, e facciamola finita!

"No?" Non credo proprio. "Va bene."

Psicologia inversa. State a guardare.

"Non succederà più, se è così." Dico, lasciando spazio alla drama queen che c'è in me. Scuoto leggermente il capo e mi scosto i capelli dal collo, infine mi risistemo la coroncina di fiori sopra la testa. "Mai più."

"Okay." Lui alza le spalle. Non avevo considerato quanto potesse essere subdolo questo individuo. Ma non ho intenzione di mollare. "Non succederà più." Ribadisce.

"Perfetto." Affermo. Un bel sorriso e si girano i tacchi. Ed eccolo lì, pronto a cadere nella trappola. Mi ferma e con un movimento degno di un ninja ricostruisce il puzzle che eravamo poco fa.

Per farla breve, abbiamo appena vissuto il non succederà più più corto e bugiardo della storia.

Ed anche il bacio più corto della storia, perché qualcuno, che scoprirò essere Tommy, ha appena staccato Punkie da me con la forza e gli ha dato un pugno.

Ripeto.

Tommy ha appena dato un pugno a Punkie.

Fermi tutti. No, non lo dico io, si sono letteralmente tutti fermati alla vista di quel che è appena successo e ora abbiamo un milione di paia di occhi che ci fissano, ed è solo adesso che capisco davvero cosa significhi partecipare a un reality.

In palestra, ormai, regna un silenzio attonito, tanto che anche la musica è diventata solo un ronzio di sottofondo.

"MA TU SEI UN DEFICIENTE!" Grido io, senza paura di finire al centro dell'attenzione. Sono così pronta a riscuotere Tommy dal suo stato di stupidità, che invece di soccorrere il principe delle tenebre, mi scaravento contro il biondo prendendolo alla sprovvista e facendolo andare a sbattere contro il muro. Cosa che, non lo escludo, potrebbe anche far parte delle sue fantasie più perverse. "Cosa ti è venuto in mente?!"

"È per lui che mi hai lasciato?" Mi guarda dritto negli occhi come se fossi io a dovergli dare una spiegazione. "Sei superficiale e vuota come dicono tutti. Avresti potuto dirmi la verità!"

"E tu avresti potuto chiedermela, prima di colpire qualcuno che, tra parentesi, ci sa fare molto più di te!" Mi odierò per questo complimento gratuito a Punkie, che ora è in piedi e, a giudicare dal suo sguardo, sta per spezzare Tommaso come un grissino. "E tu sta fermo, ci penso io." Ordino a Domenico.

"Cosa sta succedendo?" Hestia sfreccia verso di noi con la velocità di un ragazzino che ha ingerito troppi zuccheri. Si infila nel minuscolo spazio tra me e il mentecatto e mi spinge qualche passo più indietro. "Hera?"

"Succede che ti sei innamorata di un ragazzo talmente stupido da non accorgersi di essere uscito con la gemella sbagliata per due mesi buoni." E sì, lo dico ad alta voce, dritto in faccia a D'Angelo, che come al solito non capisce nulla se non accompagnato da un disegno esplicativo.

"Non ho capito." Appunto.

"Sbrigatevela tra di voi. Io ho altro da fare." Concludo, prima di prendere Mimmo per un braccio e allontanarmi con lui. "E, se riesci, Hestia, rendigli comprensibile il semplice concetto che se prova di nuovo a sfiorare Punkie, si troverà sulla fronte un tatuaggio permanente del mio tacco dodici."

E buona serata a tutti!


***

ANGOLO AUTRICI

Che l'apocalisse abbia inizio!

Uh, quanto siamo eccitate per questa coppia di capitoli! Intanto qui avete letto delle cose allucinanti: Hera e Punkie, ragazzi, Hera e Punkie.

In più adesso la gemella dolciosa ha decisamente sganciato la patata bollente nelle mani di Hestia e nel prossimo capitolo vedremo se la reggerà o meno. Ma badate: potreste ricevere una sorpresa che non vi immaginate!

Nel frattempo vogliamo tutte le speculazioni del caso sulla coppia che scoppia: vi è piaciuto Punkie? Lo amate anche voi? Hera se l'è giocata bene, almeno questa volta?

Chissà cosa riserva il destino per questi due e per l'occhio nero di Punkie. Stavolta il kajal non c'entra, caro Mimmo, quindi si attende la tua diabolica reazione :)

A domenica, con la patata bollente!

Daffy e C.

💜

   
 
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