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Autore: Lady Moonlight    04/04/2019    0 recensioni
Sequel di “Cicatrici”.
Precipitata su Midgard per volere di Hela, Freya è trovata dallo SHIELD all’interno di una piramide. Creduta morta, su Asgard Frigga scruta il destino in un nuovo quadro mentre Thor si appresta a sedare le rivolte nate dopo la sconfitta di Aster e degli elfi oscuri.
Sulla Terra si verificano strani eventi e al contempo sogni confusi popolano la mente di Freya. Tony Stark cerca un modo per dare vita al suo nuovo progetto, Ultron, e, in un punto remoto dell’universo, Nebula porta a compimento il volere del padre, Thanos.
Loki, convinto che la guerriera sia ancora viva, tenta di scoprire cosa le sia successo, rischiando però di far piombare Asgard nuovamente nel caos.
[…]Il Collezionista è un essere strano. Freya lo conosce da cinquecento anni ormai e sebbene il suo corpo sia parzialmente invecchiato nel tempo, è chiaro che in realtà quella forma sia una mera finzione.
Freya preferisce evitare di contrariarlo quando ha a che fare con lui.
“Mi piacerebbe averti nelle mia collezione un giorno, tu e la collana” le dice indicando il monile dei nani. “Amo le cose luccicanti” confessa. “Naturalmente avresti una gabbia tutta per te.”
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nick Fury, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 16: Corvi e tatuaggi

 

 

 

Freya è sospesa nell’aria, tra le nuvole, e sotto di lei c’è l’immagine di una città che sembra fatta d’argento.

È stata eretta su un’isola, nel centro di un’immensa distesa d’acqua. Assomiglia vagamente ad Asgard e lei ne osserva le alte torri, i giardini verdeggianti e le acque cristalline che circondano il suo perimetro.

È chiaro che non può essere opera dei mortali, eppure lei ha la sensazione di trovarsi su Midgard.

La torre centrale spicca su tutte le altre, mentre un muro esterno cinge il perimetro delle abitazioni. Nella zona a est c’è un porto pieno di imbarcazioni semplici: legno e vele colorate, non vascelli da guerra alieni. Sono costruzioni primitive, totalmente in contrasto con la città argentea che fa da sfondo a quella visione.

Grandi statue che raffigurano creature alate sono disposte in ogni angolo delle vie. Freya ricorda che una simile scultura l’ha vista anche ad Asgard. Un guerriero alato, che in qualche modo stonava all’interno della Città Eterna, plasmato da mani umane e posto lì da centinaia d’anni.

Una brezza di vento la distrae da quel contemplare e la guerriera sposta lo sguardo su se stessa. Inconsapevolmente muove le mani verso il vuoto e nota il pallore della pelle, così come l’arco che stringe nella mano destra. È di fattura semplice, lontano da quelli usati da Clint o dagli elfi su Vanheim.

Freya non sa bene cosa fare con quell’arma e per un attimo la sua vista è accecata da un raggio di sole.

Ora si trova nel mezzo dell’oceano, l’acqua a pochi centimetri di distanza, tanto che i suoi piedi nudi ne sfiorano la superficie.

È così che lo vede; il riflesso di se stessa.

Ma non è lei. I capelli sono argentei, la pelle pallida come la luna, gli occhi verdi come gemme preziose… La sconosciuta mostra tratti delicati: zigomi più pronunciati, labbra sottili e vermiglie, un corpo snello ma non muscoloso.

E poi ci sono loro, ali come quelle di un uccello che si estendono alla sue spalle e sbattono lente nell’aria. Le piume hanno una colorazione varia: le punte sono nere per poi schiarirsi fino a diventare bianche verso l’interno.

Freya schiude le labbra e la superficie d’acqua salata ha un tremito e si increspa, cancellando il suo riflesso.

C’è qualcosa nell’acqua. Qualcosa che si affretta per raggiungere la superficie…

 
 

 

 

“Bentornata tra noi, principessa.”

Freya socchiude gli occhi ed è disorientata quando si accorge che è stato Tony Stark a pronunciare quelle parole. Fa forza sui gomiti e si mette seduta, guardandosi attorno. Per un attimo aveva creduto di essere ad Asgard, sotto le cure di qualche guaritore, ma il ristretto spazio del jet le ricorda immediatamente la realtà in cui si trova.

“Uhm…” Si schiarisce la gola, sentendola gonfia e fastidiosa. Gli occhi di Tony sono dolci e apprensivi mentre il miliardario le porge un bicchiere d’acqua.

“Stai bene?”

Freya si passa una mano sugli occhi e beve con lentezza.

“No, ma sto meglio di… prima” dice cauta, incredibilmente sincera. Sarebbe inutile negare l’evidenza e le è difficile riuscire a ricordare altri momenti in cui si è sentita tanto esausta. La sua mente corre alla sua prigionia su Jotunheim e al modo in cui Loki aveva tentato di prendersi cura di lei.

“Ok, ok, allora noi...” Le parole di Stark sono confuse e il mortale stringe il cellulare tra le mani. Sembra che possa spezzare l’oggetto da un momento all’altro, ma Freya è così stanca che non ha davvero la forza per indagare oltre il suo comportamento. Si lascia ricadere sul sedile, le labbra dischiuse, intenta a fissare a tempo perso fuori dalla finestra.

È allora che entrambi la notano, una macchia nera che si confonde tra le ombre degli alberi.

Ogni pensiero si annulla nella mente della guerriera e una gelida consapevolezza l’avvolge.

Lui sa, ha sempre saputo. 

Il corvo inclina la testa di lato, gli occhi che scrutano con intelligenza ogni mossa di Freya. Gli artigli sono ben piantati nella corteccia dell’albero, le ali arruffate e leggermente aperte. L’uccello saltella sulle zampe e si sporge verso il vuoto.

Freya si ritrova ad aprire la bocca, ma non esce suono dalle sue labbra. Riesce a sentire lo sguardo di Odino su di sé e, prima che possa reagire in qualche modo, il corvo spalanca le ali e prende il volo.

L’unica cosa che testimonia la sua effettiva presenza sono una manciata di piume che dondolano nell’aria, prima di posarsi sul terreno.

Lei ingoia l’ultimo sorso d’acqua, lo sguardo vacuo mentre si chiede quale significato deve attribuire a quella visita inattesa.

La paura striscia di nuovo nelle sue viscere, la stessa che l’ha ghermita poche ore prima quando il suo corpo l’ha tradita e Iron Man è giunto in suo aiuto.

“Strano” borbotta Stark, passandosi una mano tra i capelli. “Sembra lo stesso uccello che era a casa di Simon” afferma, senza troppe preoccupazioni.

Freya trasalisce e non dubita che le parole di Tony siano vere. Il corvo la stava seguendo. Ma perché? E da quando?

È frustrante non poter trovare risposte a quelle domande. La mente di suo zio è sempre stata un enigma e lei non dubita che ci sia più di una ragione che l’abbia spinto ad agire in quel modo.

“È un corvo, un messaggero” spiega Freya, prima di rendersene conto.

“Che tipo di messaggio? Uhm… una cosa come un presagio di morte o qualcosa del genere?” La voce di Tony è acuta e Jarvis interviene per suggerire al suo creatore di rilassarsi.

Le scuote la testa e si cinge lo stomaco con le braccia. Sente nuovamente il bisogno di vomitare e quella reazione non è affatto normale. Nulla di quanto le sta accadendo lo è.

“Non lo so” gli confida, senza dirgli che potrebbe anche essere così.

Dopotutto, è una traditrice. Odino deve esser sceso a patti con quella verità.

Lei è l’arma creata per porre fine alla sua vita, per mutare la sorte di Asgard. Non c’è errore in quei pensieri.

“Hai scoperto qualcosa sui gemelli?” gli domanda, per distrarsi.

“No. Jarvis sta provando a fare delle ricerche, ma…” Stark piega le spalle con fare sconfitto. “Al momento sono più preoccupato per Natasha.”

“Natasha?”

“È successo qualcosa. Ho ricevuto una sua telefonata e… è davvero una coincidenza?” interroga se stesso. “Tu che riveli che Teschio Rosso è vivo, Simon Croft che parla dell’HYDRA come se non fosse mai stata sconfitta, Natasha che afferma di come lo SHIELD sia stato compromesso.”

Freya sfiora un livido comparso sul braccio sinistro, la fronte accigliata.

“E non mi piace quello che ti è successo. Quei lividi, questa stanchezza… Non ho parlato molto con Thor del suo mondo, ma ho visto lui e Loki e osservato te, Freya. Quanto devo preoccuparmi?”

Lei alza lo sguardo e ricambia l’occhiata preoccupata che Tony le sta indirizzando. È dolce il modo in cui sembra interessarsi al suo benessere.

“È per quello che hai fatto a Pepper?” le chiede, con una punta di rimorso.

“No. E non sto mentendo” aggiunge, vedendo l’espressione combattuta dell’umano. “Non sentirti responsabile per quanto mi sta accadendo. Sono felice di aver aiutato Pepper.”

“Mi sento come se dovessi chiederti scusa.”

“Non devi. Non farlo mai” lo interrompe lei, con un cenno della mano.

Rimangono in silenzio, entrambi incerti su cosa dire.

“Posso aiutarti?”

Freya scuote la testa. “In qualche modo me la caverò, lo faccio sempre” gli dice, cercando di essere ottimista.

A quelle parole, l’espressione di Tony si rabbuia. “Prima o poi la fortuna si esaurisce” sostiene, camminando nervoso sul pavimento del jet. “Contatta Thor. Lui ti vuole bene, sono certo che verrebbe ad aiutarti se sapesse che ti trovi qui. Avrebbe una scusa per tornare dagli Avengers… Potrei organizzare un party: ordinare qualche botte di birra tedesca, chiamare alla Stark Tower qualche chef dall’Italia…”

Lei si stringe lo stomaco e si morde il labbro inferiore. “Non credo che ce ne sarà bisogno.”

“Oh, al diavolo!” sbotta Stark, lanciandole un’occhiata di fuoco.

Freya non ha il tempo per spiegargli che ha certamente travisato le sue parole, così ascolta le sue, piene di rabbia.

“Su Asgard avete bisogno di un gruppo di bravi psicologi! Non è normale rifiutarsi di chiedere aiuto quando si tratta di una questione di vita o di morte!” sbraita. “Sono certo che Thor non ha intenzione di ucciderti o di consegnarti al suo tirannico padre!”

Freya spalanca gli occhi ed è quasi tentata di volgersi nuovamente al finestrino per capire se il corvo ha potuto sentire il modo in cui Stark parla di Odino. 

“Inoltre credo che tu è Thor soffriate di qualche sindrome… bhe, un qualche problema… Ma poi c’è qualcuno nella vostra famiglia che non soffre di qualche disturbo mentale? Avete mai provato a organizzare una seduta terapeutica in famiglia? Con Loki e Odino, io ci farei un pensierino. Anzi, potrei pagarvi io un buon strizzacervelli, se questo potrebbe evitare che la Terra venga invasa da altri alieni. Mi sembra una buona proposta! Non sono generoso?”

Tony Stark riprende a parlare a raffica, senza curarsi di lei.

“Di sicuro non possiamo chiedere l’aiuto di Banner. L’ultima volta che ho provato a parlargli dei miei problemi si è addormentato. Addormentato, capisci!? Non molto professionale…”

“Stark se mi lasci parlare-“

“Se potessi parlare con qualche guaritore asgardiano, magari potrei trovare una cura da me. Sono un genio, dopotutto, non dovrebbe essere poi così complicato comprendere la vostra fisionomia. Insomma, quanti anni ha Odino? Una cosa come diecimila anni? E tu… ottocento? Sono certo che c’è una soluzione per guarirti e camperai per altri centomila anni, come minimo.”

“Veramente ne ho più di mille anni-“ precisa Freya, quando trova uno spiraglio per far cessare l’assurdo monologo.

Stark spalanca la bocca. “AH! Una ra-ragazzina…” balbetta. “Complimenti. Ti hanno mai detto che li porti bene? Sei decisamente, , decisamente in forma.”

“Signore” si intromette la voce di Jarvis. “Questo sta diventando imbarazzante.”

“Ah” ripete Tony, muovendo la gamba con fare nervoso. “Forse dovrei stare zitto. Sì! Ora mi zittisco.” Pausa. “Muto come una tartaruga.”

Freya tossisce ed emette un lungo sospiro. 

“Intendevo semplicemente dire che credo non ci sarà bisogno di dire nulla perché Odino era qui pochi minuti fa.”

“COSA?!” Tony Stark balza in piedi e si guarda freneticamente attorno, sondando i suoi computer. “Gli scanner non hanno rilevato nulla! Dove è andato questo fantomatico re? Voglio parlare con lui!” pretende, agitando le mani sui monitor.

“Calmati. Non ho mai detto che fosse fisicamente qui.”

“Spiegati.”

Freya si passa una mano nei capelli. Sono bagnati e sporchi, pieni di nodi. “Il corvo” gli dice. “Il re di Asgard vede attraverso gli occhi dei corvi. Huginn e Muninn varcano spesso i confini dei mondi, poi tornano ad Asgard per riferire ciò che hanno visto.”

“Ah, bene… mancavano giusto i volatili spia per concludere questa fantastica giornata.”

“Signore, telefonata in arrivo. È la signorina Romanoff”

“Mettici in contatto.”

Freya prova a sollevarsi, ma è costretta a rinunciare. La gamba sinistra è indolenzita e avverte dolore al torace.

Stark si è spostato verso la cabina di pilotaggio, ma si ferma nel corridoio quando la spia comincia a parlare.

“Tony” esordisce la voce di Natasha, stanca e… Alla guerriera sembra addolorata, come se, nel tempo che erano a Venezia, a Washington sia accaduto qualcosa di terribile e irreparabile.

“Devi tornare qui.” La spia sembra sull’orlo delle lacrime e Freya si protende verso Tony come se potesse impedire l’avvento di nuove disgrazie. “Entrambi” aggiunge Natasha. “È… è successo qualcosa. L’assassino che avete visto a Venezia-“

Freya si alza in piedi, ingoiando in dolore e ricordando gli insegnamenti di Víli. Forte. Deve essere forte, perché non saranno gli altri a esserlo per lei.

“L’assassino era lì?” Tony si massaggia gli occhi, le labbra contratte in una smorfia. “Dimmi cosa è successo.”

“Proiettili sovietici. Niente rigature.” C’è qualcosa di strano ora, nella voce di Natasha, come se la sua mente fosse distante anni luce da quanto sta accadendo.

“Natasha?” la chiama Tony, prima di dare un pugno alla parete dell’aereo.

“Natasha” tenta Freya, per poi urlare il nome della spia una seconda volta.

C’è un attimo di silenzio dall’altro lato della linea, una porta che sbatte e parole intrise di rabbia. Poi, prima che Tony, si metta a gridare per pretendere spiegazioni la voce d Natasha ritorna.

“Te l’ho detto è… morto.”

Freya vede il panico comparire nello sguardo di Stark e fa per allungare una mano, ma le gambe cedono e lei finisce a terra, scioccata e dolorante.

“Che è successo?” strilla la voce di Natasha, turbata dal suono improvviso. Stark fa per parlare, ma Freya scuote la testa, implorandolo di non dire nulla di lei. L’agente dello SHIELD è già abbastanza provata e metterle sulle spalle altri problemi…

No. Freya si mette carponi e senza accettare l’aiuto di Stark si rimette in piedi. Può non essere al meglio e può non conoscere cosa sta accadendo al suo corpo, ma rimane la bambina cresciuta per uccidere Odino. La stessa ragazza che ha giurato di proteggere Asgard e promesso di fare del suo meglio per aiutare gli Avengers.

“Niente, Natasha, solo un problema con il jet” rivela Tony, per nulla convinto. “Stiamo partendo ora da Venezia. Torniamo a casa” la informa, cercando di mantenere la voce su un tono rassicurante.

“È morto, Tony” ripete Natasha, lasciandosi sfuggire un lamento.

“È Fury o ti… Ti riferisci a Steve?” la interroga.

Freya si odia per non aver intuito prima il motivo per cui Tony e Natasha sembrano così agitati.

“S-Steve?” mormora Natasha, sorpresa. “No, no… è Nick, Tony.”

Nick Fury, pensa Freya, mentre ricorda l’uomo che l’ha privata di Brísingamen. Non dovrebbe provare nulla per la sua morte eppure in qualche modo ne è dispiaciuta. Lo ammirava, in un certo modo, e la sua guida era un punto fermo per gli Avengers.

“Tony, non ho tempo per spiegarti! Devi tornare qui, lo SHIELD è compromesso, come ti ho detto, e io… Merda!” esclama la voce di Natasha, seguita dal suono di una colluttazione e alcuni grugniti. Poi la conversazione si interrompe e Freya fissa il volto sbigottito di Iron Man intento a fissare un punto qualsiasi davanti a sé.

“Jarvis” chiama la guerriera, prendendo in mano la situazione. “Prepara il decollo. Dobbiamo arrivare a Washington il prima possibile.” 

Si accomoda nuovamente sulla poltrona, imitata da Stark. Jarvis li avvisa che sono stati intercettati dallo stato italiano, ma qualunque cosa voglia dire a Freya non interessa. Si massaggia il polso e lancia sguardi preoccupati a Stark che però aggrotta la fronte e esamina le sue mani.

“Hai sempre avuto quel tatuaggio?” le chiede, chinandosi in avanti e afferrandole il polso sinistro.

Freya si morde la lingua e spalanca gli occhi, scrutando con fare pensieroso il disegno comparso sulla sua pelle.

Non è una runa. L’immagine che si staglia sul pallore della sua pelle è senza ombra di dubbio una piuma nera.

“È per via del corvo?” è la domanda ingenua di Stark, in cerca come lei di qualche spiegazione.

“Io… no, non credo.” Non può averne la certezza, ma in qualche modo sa che non è opera di Odino quel marchio che le segna la pelle.

“Devo preoccuparmi?” la incalza.

“NON LO SO!” Freya ansima, i denti in mostra come se fosse una belva.

Distoglie immediatamente lo sguardo, sentendosi colpevole e sbagliata. È frustrante non sapere, e non è abituata a vivere nell’ignoranza.

Non si scusa. Sarebbe l’ennesima menzogna, così tace e guarda il suolo farsi sempre più distante mentre il jet prende quota.





 

 
 



 

Note: Ecco che tornano tra i piedi anche i corvi di Odino! Ammettetelo: in Cicatrici avete odiato questi due poveri animali sfruttati da Odino per i suoi comodi! LOL

La parentesi Veneziana è finita, ma... un altro tassello di trama si aggiunge al puzzle degli eventi! Dove ci porterà tutto questo?
 


 

 

 

   
 
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