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Autore: MIV93    04/04/2019    2 recensioni
La storia di "Our Hero Academia" narra di 3 nuove studentesse ritrovatesi, per i motivi più disparati, a frequentare la U.A. High School. L'arco narrativo segue quello della storia ufficiale e si intreccerà con la vita delle nuove tre studentesse con nuove e vecchie avventure.
[Raiting giallo: presenza di un linguaggio volgare] [Coppie HET] [OC] [OCC per togliere le paranoie] [Fanfiction scritta a più mani] [SPOILER dal capitolo 8]
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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capitolo-4-ok


Capitolo 4 - S.O.S USJ!


 
Don't let it take your soul
Look at me take control
When knowing to fight this war
This is nothing worth dying for

Are you ready to begin?
This is a battle that we are gonna win

[A reason to fight – Disturbed]




 
Gli studenti si erano iniziati ad ambientare, nonostante non sapessero che nell’ombra forze oscure stavano tramando qualcosa contro di loro.

Nei giorni precedenti avevano avuto modo di conoscere alcuni nuovi professori, che li avrebbero accompagnati nel loro percorso di studi, ma soprattutto era stato eletto il nuovo rappresentante di classe: Iida Tenya; quest’ultimo era stato scelto mediante votazione anonima con il maggiore dei risultati. Kokoro aveva votato giustappunto per lui, Atsuko aveva votato per Midoriya e Reiko si era semplicemente limitata ad appallottolare un foglietto bianco con disegnato un simpatico dito medio.

Quel giorno, per gli studenti della Yuuei, era stata programmata una esercitazione alla USJ, ovvero alla Unforeseen Simulation Joint, un edificio a forma di cupola costruito per simulare delle situazioni ambientali avverse al fine di allenare gli studenti nelle eroiche imprese di salvataggio. Proprio per questo all’interno della USJ era possibile cimentarsi nelle imprese di salvataggio in molteplici ambienti, dalle rovine di una città, alle zone di montagna e così via.

L’emozione degli studenti per quell’esercitazione così particolare non tardò a manifestarsi, specie quando furono tutti sul pullman, in direzione appunto della USJ.

“Non vedo l’ora di arrivare alla USJ – trillò Kokoro emozionata, tuttavia con la voce esitante e un sorriso storto, sbilenco.

“Si, sarà interessante” le rispose Atsuko mentre si sedeva vicino a lei.

Un vociferare iniziò a rallegrare il pulman, gli studenti erano visibilmente eccitati per questa nuova lezione, anche se, come al solito, sembrava quasi impossibile tenere quella classe tranquilla e composta.

“Però per essere un eroe conta anche l’apprezzamento popolare, no?” chiese ad alta voce Kirishima, intento da diversi minuti a parlare con Tsuyu e Midoriya

“Ma la tua unicità è molto popolare tra i professionisti, oltre che essere tremendamente forte” gli rispose un Midorya sorridente, quasi con gli occhi scintillanti.

“Il mio Navel Laser è al livello dei professionisti sia come spettacolarità che forza!” disse serafico Aoyama.

“Se si parla di abilità spettacolari, beh, ci sono anche le loro...” intervenne subito Kirishima, mentre spostava il suo sguardo verso un gruppetto di ragazzi seduti poco lontano da loro: Todoroki, Bakugou, Reiko, Atsuko e Kokoro.

“Ma Bakugou è sempre arrabbiato, non credo proprio che diventerà mai popolare” gracchiò la ranocchia, sincera come sempre.

“Se è per questo nemmeno Reiko” si intromise Atsuko pacatamente, come se fosse necessario sottolineare che la controparte femminile di Bakugou, ovvero Reiko, avesse il suo stesso problema. Kokoro si tappò la bocca per evitare di esplodere dalle risate, già si immaginava lo scontro degli tsundere.

“AHHH? Ma ovvio che lo diventerò – esplose Bakugou – Mi stai paragonando come quel petardo scaduto???” ringhiò Reiko salendo sul suo sedile per indicare meglio Katsuki e Atsuko.

“Anche se ti conosciamo da poco Bakugou... è incredibile che abbiamo già capito tutti che la tua personalità è merda marinata in acque di scolo! – precisò Kaminari – Ovviamente Reiko è troppo carina, quindi passa in secondo piano il suo carattere” puntualizzò facendo un pollice all’insù in direzione della sua amica Reiko; quest’ultima venne bloccata da Atsuko e Kokoro per evitare che facesse saltare la testa a Kaminari.

“Non dire certe cose a Reiko, prima che si monti veramente la testa” disse Atsuko portandosi una mano davanti al viso, visibilmente rassegnata da quella situazione.

“Dai Atsuko-chan, lasciali fare, lasciali fare. Devo prendere appunti sull’evoluzione degli tsundere” sussurrò Kokoro, scatenando tutto il suo lato da fan dei manga.

“AHH? Vedi di moderare i termini capelli di merda, vuoi che ti ammazzi? – soffiò Katsuki – Non paragonarmi a quella rossa slavata” proseguì in direzione di Atsuko.

“Stronzo di merda, vuoi che ti prenda a schiaffi? Devi solo sperare di diventare anche solo come un mio fottutissimo capello!” ringhiò Reiko di rimando.

Il tragitto dalla scuola al campo di esercitazione fu tutto così: terribilmente chiassoso e pieno di risate.

All’ingresso della struttura vennero accolti da un Pro Hero, Numero Tredici, specializzato nella ricerca e nel soccorso e membro della facoltà UA High School. Aveva un costume bianco, una sorta di giacca gonfiata di aria, e uno strano elmetto nero che gli rivestiva completamente la testa, facendolo sembrare più ad un robot che ad un essere umano; anche se in realtà nessuno conosceva il suo reale aspetto.

“Benvenuti studenti della 1-A – esordì il Pro Hero con una voce molto strana, quasi robotica - Io sono Numero Tredici e oggi vi cimenterete in una esercitazione di salvataggio in varie aree di questa struttura. Ma prima di proseguire, permettetemi di dirvi alcune cose – fece una breve pausa – Come voi saprete, la mia abilità Black Hole, mi permette di ridurre in polvere ogni cosa. Ne consegue che, nonostante mi permetta di salvare molte vite, la mia unicità può facilmente uccidere qualcuno. Anche qualcuno di voi avrà unicità simili, quindi un passo falso potrebbe togliere la vita alle persone. Grazie alle lezioni di All Might e del Professor Aizawa avete avuto modo di testare la pericolosità delle vostre unicità contro qualcuno, ma in questa lezione dovrete fare affidamento sulla vostra unicità per salvare la vita a qualcuno! I vostri poteri non serviranno a ferire gli altri, bensì a portarli in salvo”

Dopo l’esemplare discorso di Numero Tredici e, dopo aver alimentato gli animi degli studenti, almeno per la maggior parte, la situazione alla USJ sembrò virare drasticamente: le luci si spensero, l’aria si caricò di energia negativa e, poco più avanti di fronte alla fontana posta al centro della cupola, comparve un portale.

“Restate in gruppo e non muovetevi! Numero Tredici, proteggi gli studenti” tuonò il professor Aizawa.

Dal portale uscirono un’orda di individui, il cui volto lasciava trasparire che era giunto il momento di combattere; di combattere seriamente. Perché proprio alla USJ erano comparsi? Quale era il loro obiettivo?

“Quelli sono dei supercattivi!” sentenziò Aizawa mentre indossava dei particolari occhiali che impedivano agli avversari di capire dove stesse puntando lo sguardo dell’hero.

“P...perchè?” sussurrò Reiko a bassa voce. Lo sguardo della ragazza guizzò in ogni angolo della USJ alla ricerca di una persona: suo padre. Lei era a conoscenza dello schieramento del suo famigliare tra i supercattivi, anzi, per i primi 5 anni della sua vita Reiko era stata tra le file di quella combriccola a causa proprio del padre. Per fortuna della giovane, ma anche del resto del gruppo, Akira Shimura non sembrava essere apparso.

Il professor Aizawa si gettò senza indugi contro l’orda di super cattivi, sotto lo sguardo preoccupato di tutta la classe. Per quanto il loro professore fosse forte, era anche vero che la forza numerica dei supercattivi era un punto a loro favore: quanto avrebbe resistito Aizawa da solo contro tutti loro? Purtroppo per i giovani aspiranti eroi i guai non sembravano essere finiti, dato che una figura misteriosa, una sorte di nube violacea, gli comparve di fronte, presentandosi con il nome che poco prima aveva menzionato Shoto: unione dei supercattivi.

“Ci scusiamo se ci siamo permessi di entrare qui, ma desideriamo semplicemente che il simbolo della pace, All Might, venga sconfitto. Doveva essere qui All Might, ma non lo vedo. Un cambio di programma per caso? – disse la figura con voce profonda, rivelando a tutti il loro vero scopo – Non importa, il mio compito è un altro”.

Ancor prima che Numero Tredici potesse intervenire, Bakugou e Kirishima scattarono in avanti per attaccarlo frontalmente e in contemporanea.

“Pensi che staremo qui buoni e tranquilli?” sbottò Kirishima.

 
“Siete solo dei pulcini... – rise sommersamene – il mio compito è quello di disperdervi per poi divertirci ad uccidervi” rivelò la nube viola poco prima di avvolgere tutti gli studenti nel suo stesso corpo e aprire un gate per teletrasportarli in varie zone della USJ.

Iida riuscì a salvare da quell’assalto solo Uraraka e Sato, il resto del gruppo scomparve sotto la loro vista.


 
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“Merda...” disse Reiko, scuotendo la testa mentre quella nube di pura tenebra si diradava. Accanto a lei c’erano Kokoro e Atsuko, entrambe confuse come lei. Insieme, in silenzio, osservarono la zona in cui erano state catapultate: era una simulazione di una città in rovina, piena di detriti ed edifici vuoti e parzialmente crollati.

“Deve essere la Zona Collassata... per tornare all’entrata dovremo farci largo tra i detriti...” pensò ad alta voce Atsuko.

“Per quello non penso ci siano problemi, dei detriti me ne occuperò io – disse seria Kokoro, il viso tirato dall’apprensione – più che altro dobbiamo fare in fretta... chissà dove sono tutti gli altri...”

Un grosso botto si sentì in lontananza e una voluta di fumo si alzò da uno dei palazzi che si stagliava sull’orizzonte di quella zona d’addestramento, Reiko ringhiò di conseguenza: “Ovviamente siamo finiti nella stessa zona di testa di petardo...”

“Non mi pare sia una cosa di cui possiate preoccuparvi ora, mie care supereroine in erba...”

Una voce deformata pesantemente da un qualche apparecchio elettronico risuonò nell’aria mentre un secondo portale d’ombra si apriva a pochi metri di fronte a loro, palesando le figure di tre villain: il primo, quello che aveva parlato, sembrava essere solo un ragazzo, mingherlino, con addosso un trench scuro e malridotto, le cui maniche erano state tagliate via per far vedere due braccia ossute completamente ricoperte dalle bende. Il suo volto era coperto da una maschera integrale, nera, con su disegnata una grossolana spirale bianca; il secondo villain, spuntato alla destra del primo, era un energumeno pelato con una più che banale maschera sugli occhi, una normalissima e attillatissima maglia bianca, una cintura degli attrezzi con legati ai suoi passanti barre di materiali vari e un comunissimo jeans; il terzo invece era un uomo che andava si e no per i 30 anni, magro ed emaciato, il viso coperto da lunghi capelli e una tuta che sembrava quasi una tuta da operaio, le mani guantate che si agitavano frenetiche mentre una coltre di polvere di gesso pareva fluttuare attorno a lui.

Le tre ragazze si misero in posizione, pronte ad attaccare, e la prima a scattare, senza dire nulla ma solo urlando come una pazza, fu proprio Reiko; provò a caricare il ragazzo con la maschera integrale, ma l’energumeno pelato e con la cintura degli attrezzi la intercettò con una spallata, correndo insieme a lei contro una parete rocciosa e schiantandovi insieme a lei contro di essa.

“REIKO-CHAN!” urlò Kokoro, scattando via verso l’amica, ma il tizio con la maschera si parò davanti a lei con una velocità impressionante.

“No, sorellina – disse, con una più che evidente nota strafottente nella voce deformata – tu vieni con me... Ash, l’altra è tutta tua!” sentenziò il villain, per poi allargare il palmo della mano. Con sommo stupore di Kokoro, e con una sensazione fin troppo famigliare che le correva lungo la schiena, il cattivo la spinse via con una spinta telecinetica di forza incredibile, che la scagliò lontano. Ridacchiando, il villain mascherato scattò in avanti, sospinto dal suo potere, ancora una volta scattando a velocità inaudita, lasciando solo l’ultimo collega e Atsuko, entrambi immobili.

L’ultimo villain, Ash, ridacchiò mentre sollevava le mani, le cui dita continuavano a muoversi imitando quasi il movimento convulso delle zampette di un insetto: “Pare che siamo rimasti soli, piccolina... quasi mi dispiace doverti ammazzare ora... ma purtroppo la nuova organizzazione vuole questo, quindi...” la voce dell’uomo, melliflua e quasi fisicamente viscida si interruppe di colpo, eruppe in una risata di gusto e una colonna di polvere di cemento esplose da sotto ai suoi piedi. Con un gesto imperioso delle mani, tutta quella polvere, condensata, schizzò verso Atsuko.

Con un movimento letteralmente felino, la ragazza, tramutatasi nella sua forma parziale da gatto selvatico, scattò di lato e, con sguardo fermo, scattò verso il suo avversario il quale, sempre ridacchiando, mosse ancora convulsamente le dita della mano sinistra, mentre il braccio destro era ancora teso in avanti, e sotto ai piedi della ragazze eruttò un geyser di polvere: non abbastanza da danneggiarla, anzi, l’impatto fu decisamente al di sotto delle aspettative della ragazza; ma l’attacco fu abbastanza da accecarla e riempirle i polmoni di polvere.

Presa da quell’attimo di panico, riassumendo una forma totalmente umana nella speranza che la minore acutezza dei sensi allievasse la sofferenza, dal fumo spuntò il villain che, con una forza sorprendente vista la sua stazza e postura, le assestò un calcio rotante sullo zigomo, lanciandola via come un sacco. L’impatto con un detrito le spezzò il fiato e le fece spalancare bocca e occhi... appena in tempo perché la polvere prodotta dal cemento tornasse ad attaccarla.

“Maledetto...” ringhiò la ragazza, mentre i suoni delle battaglie attorno a lei si intensificavano; le gambe mutarono violentemente, divennero quelle di un canguro e saltò via proprio mentre l’avversario, usando di nuovo la stessa tattica, provava a colpirla di nuovo, stavolta con un pugno a dir poco poderoso. Il colpo frantumò il detrito contro cui si era schiantata e il braccio del villain perse la protezione di un pesante strato di polvere compattata.

“Ecco come fa a colpire così durò...” pensò Atsuko, osservando come ancora la mano libera, ancora la sinistra, stesse muovendosi come una blatta impazzita.

“Sei mia, Animal Girl!” le disse, prendendola palesemente in giro, Ash, mentre la sua polvere di cemento, a velocità folle, le si condensava alle spalle e, formando per qualche secondo un muro abbastanza solido, la faceva sbattere violentemente di testa, sfruttando la sua stessa spinta. Atsuko cadde a terra, in ginocchio, osservando il suo avversario furibonda, gli occhi nuovamente da felina, le mani diventata un cumulo di artigli affilati.

“Oooooh, la gattina ha tirato fuori i denti! Avanti, fatti sotto, micina!” disse Ash, scattando in avanti mentre due nuvole di polvere, dai suoi fianchi, si sparavano contro di lei. Atsuko sorrise, quindi deglutì e... chiuse gli occhi. Non amava quel genere di mutazioni, ma doveva farlo.
 


Reiko si riprese quasi subito dal contraccolpo: i pugni di quel tipo erano davvero pericolosi, specie da quando si erano ricoperti di un pesante strato di pietra appena dopo quella micidiale spallata. Il tizio la guardava soddisfatto, con quel classico sorriso da spaccone che Reiko aveva sempre odiato... e che aveva visto innumerevoli volte tra gli amici di suo padre...

“Quanto puoi essere stereotipato, pelatone del cazzo! Un villain skinhead con sorriso da ebete! E con più muscoli che cervello, ovviamente! Avanti, cretino! Fatti sotto!” disse lei, ridendo da pazza per provocarlo. La faccia tosta la teneva su perfettamente... ma la sua attenzione era rivolta alle esplosioni di polvere e ai violenti botti che sentiva più in lontananza: che razza di villain gli erano capitate contro?!

Quasi non si accorse, quindi, che il tizio le si era avvicinato tantissimo e, urlando, stava per darle un pugno corazzato dritto in faccia. Reiko, solo leggermente sorpresa, si cosparse di elettricità cremisi e, con uno sbuffo divertito, scartò di lato a velocità anormale. L’uomo schiantò il pugno per terra, rompendo l’asfalto sotto i suoi piedi, e con la mano sinistra corse alla cintura.

Reiko, ridacchiando, gli andò alle spalle e saltò: “Avanti Pelatone! Vediamo come te la cavi con qualche migliaio di volt dritti nel cervello!”

Il calcio volante della ragazza, con la gamba tutta ricoperta di corrente elettrica rosso sangue, andò a impattare contro l’orecchio destro dell’uomo... senza sortire alcun effetto; lo stinco della ragazza, anzi, sembrò quasi rimbalzargli contro, mentre la pelle si ricopriva di una strana sostanza di un colore rosa intenso.

L’uomo, ridendo, le diede un man rovescio e Reiko lo evitò appena in tempo per non essere colpita dal manone roccioso, ma il colpo lo prese comunque alla spalla, strappandole un urlo di dolore mentre si allontanava da lui a gran velocità. Il villain, invece si alzò con fare teatrale, ridacchiando, mentre su tutto il torso, lungo il braccio sinistro e su tutta la testa era ricoperto da...
“Gomma?!” sbraitò Reiko, allibita e infuriata.

“ZEHAHAHAHAHAHAHAH! TEMI IL POTERE DEL GRANDE OSMOS! OGNI MATERIALE SI PIEGA ALLA MIA VOLONTA’ E MI FORTIFICA! – sbraitò il villain, mostrando i muscoli prima di fissare intensamente la ragazza – e io tuoi poteri elettrici li avevo già messi in conto, piccola Reiko...”

L’uomo si aggiustò di nuovo la cintola mentre la gomma e la roccia cadevano a pezzi dalla sua pelle. Osmos ringhiò, divertito, facendo passi lenti verso Reiko e la ragazza, allibita, perse la faccia tosta: “Tu conosci il mio nome...”

L’uomo rise di gusto, si toccò ancora la cintola e di nuovo si ricoprì di gomma mentre il pugno destro si corazzava di uno spesso strato di metallo: “Oh, mi piace conoscere i nomi che presto vedrò scritti sulle lapidi! Specie se quelle lapidi stanno sulla gente che ammazzo io!”

Osmos caricò contro Reiko, con forza inaudita, ma Reiko, seppur ferita, riuscì ad evitare il colpo; gli diede due rapidi pugni all’altezza dei fianchi, constatando come la sua elettricità non avesse effetto... ma rendendosi conto anche di cosa avesse l’uomo appeso alla cintura...

“Beccato, stronzetto...” ridacchiò, allontanandosi da lui mentre elaborava una strategia. In quel momento di primo trionfo, un urlo di nuovo la distrasse.

“Merda... KOKORO!”  urlò Reiko, rimettendosi in posizione: doveva fare in fretta, le sue compagne avevano bisogno di lei e probabilmente quel tipo con la maschera era il più pericoloso dei tre.




Eppure, Kokoro resisteva: l’urlo non era stato di dolore, ma solo uno sfogo. Il potere del ragazzo era mostruosamente ampio ma fin troppo simile al suo. L’aveva caricata con dei pugni potenziati dalla telecinesi ma lei, fin troppo abituata a combattere in quella maniera assieme a Katsuro, riuscì a reagire bene. Ma i colpi si facevano sempre più forti, sempre più furibondi.

Urlava, urlava come con un pazzo anche dopo aver abbandonato il combattimento corpo a corpo per bersagliarla di colpi telecinetici tanto densi da produrre un vago alone porpora ad ogni colpo creato, quasi stesse materializzando la sua stessa energia. I colpi erano così violenti che le braccia del villain, usate per indirizzare il corpo, ogni tanto zampillavano sangue, la pressione della telecinesi che lacerava spontaneamente le sue carni.
Mentre le bende che lo ricoprivano si tingevano di rosso, continuava a bersagliare la povera Kokoro di colpi la quale, però, li parava con delle barriere mentali. La frenesia degli attacchi metteva a dura prova il suo controllo sul suo potere e, parata dopo parata, la sua coscienza si faceva sempre più flebile... e il suo istinto sempre più forte.

“smettila... smettila... smettila... AAAAAAAAAAAAAAAAAAARGGH!” urlò, ancora, generando un’esplosione di energia telecinetica che parve sorprendere anche il villain: un’aura violetta prese a pulsare attorno a lei, gli occhi carichi di rabbia e risentimento. Kokoro lo sentiva, era al limite, presto avrebbe perso il controllo. Ma non poteva, non doveva.

“... DEVO PRIMA SCONFIGGERTI E SALVARE TUTTI!” urlò la ragazza, scatenandosi e scattando verso il villain: il pugno che risultò da quello scatto creò un boato sorprendente e riuscì a sbalzare l’avversario di qualche centimetro, eppure la sua telecinesi l’aveva protetto da buona parte del colpo, rivestendolo come un’armatura.

“Ora ragioniamo... sorellina...” disse l’uomo mascherato, la voce meno distorta del solito: l’impatto doveva aver danneggiato qualsiasi dispositivo ci fosse sotto quella maschera.

“STA ZITTO! NON CHIAMARMI COSì!” Kokoro riprese a colpirlo selvaggiamente, ottenendo stavolta qualche risultato. Il suo potere fluiva copioso e i colpi, più grossolani e imprecisi, sembravano avere un maggiore effetto sul suo avversario che, ridendo istericamente, riprese a combattere dopo un primo momento di passività.
Cercava costantemente di ritirarsi e usare attacchi a distanza, in cui il suo potere sembrava esprimersi meglio, ma Kokoro, forse anche solo istintivamente, l’aveva capito. Non provava più a parare le fortissime bordate telecinetiche, semplicemente le affrontava di petto e le evitava quanto più possibile. Era solo furia cieca ormai, non ancora fuori controllo, anche se ormai il suo potere stava per chiedere il suo dolorosissimo tributo.

“Avanti! AVANTI! FAMMI VEDERE CHI SEI!” le urlava in continuazione il villain misterioso, col fiatone, mentre la sua voce si faceva sempre meno distorta e sempre più familiare. Kokoro continuò imperterrita la sua carica furibonda e, ormai sul punto di esplodere, con un ruggito saltò addosso al suo avversario con un’ultima e potentissima spinta che la proiettò contro di lui come un siluro. Gli si mise cavalcioni sul petto e gli diede due fortissimi pugni. Le due barriere telecinetiche che ricoprivano entrambi brillarono di porpora e violetto ad ogni impatto.

“NO, FAMMI VEDERE TU CHI SEI!” ruggì, la voce rotta dalla rabbia, Kokoro, afferrando di forza la maschera del suo sfidante, che pure parve non opporre alcuna resistenza. Ridacchiando, lasciò che la ragazza gli togliesse la maschera.
In pochissimi istanti, tutta la rabbia istintiva di Kokoro, come il suo surplus di potere, cessarono all’istante.

“T...T...Ta...Taro...” balbettò, lasciandosi andare. Di tutta risposta, il ragazzo la cacciò via con una spinta e si rimise in piedi, strappando un ultimo urletto a Kokoro che, incredula, continuò a fissarlo mentre si rimetteva anche lei in piedi.

“Ciao sorellina...”

“Taro... che ci fai con... perché sei con...”

“Oh, sorellina... – disse, con un sorriso perfido sul volto – Shigaraki-dono mi ha offerto una famiglia, ed essendo dimenticato dalla mia... beh, ho accettato... sono uno dei Villain, adesso, mia cara sorellina... e loro... loro sono alcuni dei miei nuovi amici!” indicò quindi alle sue spalle, dove una nube di polvere cominciava lentamente a diradarsi.
 



Ash, nel frattempo, pensava di aver assestato un colpo micidiale alla testa di Atsuko, ma il dolore che provava al polso mentre lo strato di polvere di cemento attorno al suo pugno si crepava gli fece capire che la ragazza lo aveva incredibilmente evitato. Mentre la polvere si diradava, e lui si stringeva con forza il polso destro con la mano sinistra, finalmente immobile, Atsuko gli piombò addosso agitando delle grosse ali da pipistrello.
Aveva ancora gli occhi chiusi, ma questi erano molto più piccoli e dalla bocca, irta di piccole zanne, emetteva dei pigolii quasi impercettibili. Detestava trasformarsi in animali che molti ritenevano brutti e di cattivo augurio, ma il sonar del pipistrello suppliva a tutte le sue mancanze.

Quando piombò addosso al suo avversario, con il piede destro, scoperto, gli artigliò anche la mano sinistra, e Ash, inconsapevole e furibondo, mosse la stessa mano e lanciò altra polvere, molto condensata, contro Atsuko, che alla fine cadde a terra, ritrasformandosi, molto più lentamente del solito, nella sua forma umanoide. La gamba destra faticò di più a ritrasformarsi e, zoppicando su questa, Atsuko si rimise in piedi, affaticata ma impassibile.

“Che c’è, Animal Girl!? Pensi di aver vinto per un colpo fortunato!?” disse Ash, ondeggiando le mani. La polvere intorno a lui cominciò a diradarsi sempre più e il suo polso sinistro si contrasse, la mano invece cominciò a rilassarsi sempre di più.

Atsuko, di tutta risposta, mostrò il piede destro, che non era una zampa di pipistrello in via di sparizione, bensì una strana zampa di anfibio.

“Villain di nome Ash... conosci le cosiddette Rane Freccia?” disse con voce atona la ragazza, avvicinandosi a lui mentre il piede tornava lentamente normale. Assumere la forma di due animali contemporaneamente, di una biologia così diversa, era sempre uno sforzo intenso. Probabilmente, finita quella brutta situazione, avrebbe dovuto fare visita a Recovery Girl per farsi fratturare e mettere apposto le giunture. Una scocciatura, purtroppo, necessaria.

“Le rane... che?!” Il villain boccheggiò, cercando di muovere la mano, inutilmente.

“Il tuo quirk si attiva con il movimento della tua mano sinistra... quello che fai con la destra è solo scena. Appurato questo... – disse la ragazza, avvicinandosi sempre di più – mi è bastato resistere solo ad un tuo colpo e iniettarti nella mano il veleno cutaneo della Rana Freccia... una raganella sudamericana che secerne una neurotossina che impedisce ai muscoli di ricevere gli impulsi nervosi”

Ash sbiancò: “CHE CAZZO SIGNIFICA?! COSA CAZZO VUOL DIRE TUTTO QUESTO?!”

Atsuko, sempre impassibile, mutò il braccio in quello di un gorilla: “Significa che ho vinto” e scagliò un pugno micidiale contro Ash, lanciandolo letteralmente contro Taro, che ne frattempo era stato appena smascherato. Il fratello di Kokoro raccattò l’alleato con la sua telecinesi e lo gettò malamente a terra, senza smettere di fissare la sua incredula sorella, eppure nel frattempo l’aria, oltre a risuonare di innumerevoli esplosioni, crepitava nel fragore del tuono.
 




Reiko era infatti intenta a combattere contro Osmos e non si risparmiava nemmeno per un secondo: il grosso energumeno, forte del suo rivestimento di gomma, la bersagliava con pugni devastanti, incurante di rimanere scoperto ai suoi colpi. La sua stazza lo preservava dalla maggior parte dei colpi fisici, la gomma assorbiva la restante forza cinetica e, soprattutto, disperdeva l’elettricità e lo isolava. Ma Reiko continuava ad attaccare con una rapidità sorprendente e, soprattutto, sembrava incurante dell’inutilità del suo quirk. Contava invece ogni secondo e, quando non lo faceva ad alta voce, lo faceva a mente, bersagliando l’avversario della più classica sequela di insulti.

“Oooh guarda! Grande e grosso, pure isolato, e non riesci a colpirmi! Sei proprio tutto muscoli e niente cervello, pelatone di merda!” urlò la ragazza, continuando a bersagliarlo con una velocità incredibile ai fianchi prima di balzare all’indietro come una saetta. L’orologio sul suo polso cominciò ad emettere i primi “bip”: stava abusando del suo potere, lo sapeva, ma non poteva farne a meno, doveva usufruire della sua velocità massima.

“Oh, piccola, io non riuscirò a prenderti, ma tu prima o poi ti stancherai... e io come puoi vedere non faccio una piega ad ogni tuo colpo!” disse Osmos, sorridendo come un ebete e gonfiando di nuovo il muscolo del braccio destro. Dal bicipite però gli cadde un pezzo di gomma, cosa che lo lasciò un po’ perplesso.

“60 secondi... – ridacchiò tra sé e sé Reiko – Certo che duri poco!” la ragazza, ridendo di gusto, scattò di nuovo in avanti, evitò l’ennesimo pugno, dato per rabbia da Osmos, e lo colpì, con la mano a taglio, dritto sull’anca. Non fece assolutamente alcun danno e fuggì via prima che il villain potesse agguantarla, e tuttavia questo riprese a ridere: “Intanto tu non mi hai fatto assolutamente nulla, ragazzina!”.

Il villain prese a perdere del tutto il rivestimento che lo ricopriva e la sua mano sinistra corse alla cintola dei pantaloni, ma la cintura non c’era più. Si tastò con veemenza i fianchi, incredulo e totalmente assorto da quella scoperta, troppo distratto dal notare che la ragazza gli stava in piedi, di fronte, col fiatone ma tutta sorniona e con l’enorme cinturone in mano. Ogni asola di quella strana cintura degli attrezzi conteneva una sfera più o meno grande di materiale diverso, alcune erano di vari metalli, altre di pietra, una in particolare era di gomma.

“Dovresti lavorare di più sulla durata e, soprattutto, sul tuo dannato costume, pigro di un pelatone del cazzo!  - disse, ridendo selvaggiamente, Reiko, lanciando via la cintura – è troppo facile cronometrarti e rendersi conto che ti affidi a questo mezzuccio per usare il tuo merdosissimo potere!”

“Tu, lurida...” ringhiò Osmos, cercando di chinarsi a terra per assorbire con la mano del cemento, tuttavia Reiko fu molto più rapida e gli assesto una ginocchiata volante contro il mento, sbalzandolo via.

“E ora, Grande Osmos... vediamo come resisti A TUTTI I MIEI FULMINI!” e detto questo diede all’uomo un pugno sotto lo sterno carico con una quantità letteralmente esplosiva di folgori che lo sbalzò indietro, strappandogli un ultimo suono gutturale.

Anche Reiko non aveva scelto quella traiettoria per caso e, consapevole di avere comunque poco tempo prima che quel tipo si riprendesse, corse via, seguendo il corpo sbalzato del suo avversario, e trovò ad aspettarla una Atsuko leggermente azzoppata e una Kokoro che, immobile e bianca in volto, fissava il cattivone mascherato che però, notò Reiko, non era più mascherato ed era dannatamente simile a Kororo!

“Taro... per piacere... sei ancora in tempo... Io non sapevo... ti prego, non metterti con loro!” disse, con tono ansioso e sempre più forte Kokoro, facendo un passo avanti. Il fratello la fissava ancora, lo sguardo divertito e folle, mentre i suoi gregari, a fatica, si rialzavano.

Atsuko, immobile, osservò la scena mentre Reiko, furibonda, commentava: “Non abbiamo molto tempo!”

“NO! – urlò Kokoro, quasi in lacrime, prima di rivolgersi di nuovo al fratello – Possiamo ancora recuperare, ti supplico! Scusami se non ti ricordavo! Scusami se sei rimasto rinchiuso in quel posto per così tanto tempo... ma possiamo rimediare, Taro! Ti prego!”

Ash e Osmos, ansimanti, si erano rialzati e aspettavano la mossa di Taro. Quest’ultimo, con la sua telecinesi, recuperò la sua maschera e la strinse tra le sue mani: “Non c’è più nessun Taro... – le fissò, tutte e tre, per un’ultima volta prima di rimettersi la maschera – Ora c’è solo Mindbreaker!”

Tutti i detriti dietro e attorno ai villain si sollevarono sotto il potere di Mindbreaker, le braccia che cominciarono a sprizzare nuovamente sangue, mentre Osmos e Ash, ripresisi parzialmente dalla batosta, sembravano tornati combattivi e coi loro quirk in parte funzionanti.

Kokoro, scuotendo la testa, si rimise in posizione e creò una barriera traslucida attorno a loro, sudando copiosamente: “Non so se reggerà... e se non dovesse farlo, potrei perdere il controllo...”

“TU COSA?!” urlò Reiko, tra l’incredulo e l’arrabbiato, la sua stazza notevolmente ridotta e l’indicatore della sua batteria che suonava in maniera allarmante.

“Non penso resisteremo, allora... è davvero troppo...” disse Atsuko, trascinandosi ancora il piede parzialmente deformato. Mentre i massi calavano su di loro, le tre osservarono quella valanga cadere e Kokoro provò anche a contrastare la spinta del fratello con le ultime forze che le rimanevano oltre quelle necessarie per difendere tutto il gruppo, ma purtroppo Mindbreaker sembrava al culmine del suo potere e le rocce, inarrestabili, piovvero loro addosso.

Per alcuni istanti interminabili le tre ragazze pensarono di essere spacciate, quindi davanti a loro una figura rossa si mise a difenderle con le braccia, affilate e semi-deformi, incrociate e un urlo alle loro spalle le riscosse, stavolta piacevolmente.
“MORITE, FIGLI DI PUTTANAAAAAAAA!” urlò Bakugo, arrivando al volo, letteralmente, sopra di loro e tirando la sicura del suo guanto a forma di granata, l’unico che gli era rimasto. La cannonata risultante spazzò via tutti i detriti e accecò tutti, villains e aspiranti eroi compresi.

Quando la luce fu diradata, le tre ragazze erano incolumi e Kokoro, distrutta, crollava in ginocchio annullando la barriera che le aveva protette; Kirishima, postosi come loro ulteriore difesa, era impolverato ma incolume; Ash e Osmos erano a terra, storditi ed esausti, mentre Mindbreaker stava scomparendo in un portale d’ombra.

“VIENI QUA, BASTARDOOO!” urlò Bakugo, un po’ stordito dall’attacco.

“No, Taro! Ti prego! Non andare!” urlò invece Kokoro, con le ultime forze rimastele, ma il fratello, ridacchiando, scomparve nel nulla.

“Tornerò... sorellina... e mi vendicherò, te lo posso assicurare”. La sua voce si perse nell’aria mentre tornava la calma nella zona collassata.

“State bene, ragazze? Oh... accidenti...” chiese Kirishima, vedendo poi Kokoro mezza-collassata e in ginocchio, il piede malformato di Atsuko e la spalla sanguinante di Reiko.

“Stiamo bene, tranquillo – ringhiò Reiko, imbarazzata nel farsi vedere indebolita – Voi piuttosto... ehm... – osservò Bakugo, che fissava l’orizzonte e ringhiava – Grazie per... essere arrivati ad aiutarci...”

“Eravate sulla nostra strada, tutto qui! Ora dobbiamo andare ad aiutare gli altri!” ringhiò a sua volta Bakugo, quindi si sentì una potentissima onda d’urto e un urlo inconfondibile: la voce di All Might.

“MUOVIAMOCI! ALL MIGHT è QUI!” urlò Bakugo, scattando via. Kirishima, imbarazzato, prese a seguirlo e salutò le ragazze: “Voi riprendetevi e aspettateci qui, ok?!”

Le ragazze, ancora scosse, videro i due allontanarsi e nel frattempo si ripresero: Kokoro si rialzò, strappò la parte inferiore della giacca del suo costume e ne creò due lunghe bende, una per avvolgere la caviglia, ancora deformata, di Atsuko e una per la spalla di Reiko. Medicate quindi le amiche in quel modo e ripreso fiato, disse: “Voi non volete mica rimanere qui, vero?

Si sentì un grosso scoppio in lontananza e Reiko, furibonda, rispose: “COL CAZZO!”

Kokoro e Atsuko sorrisero, quindi la prima, con un grosso sforzo, sollevò sé stessa e le altre ragazze: “Se ci attaccano, sta a voi difendermi... per il resto... tenetevi pronte...” disse ansimando.

“Pronte per cooooooooooooooooooooooooooooooooo...” fece per chiedere Reiko ma Kokoro aveva già spinto via coi suoi poteri l’intero gruppo, volando a velocità folle verso il luogo dello scontro tra All Might e quel mostro orrendo chiamato Noumu
 
 
 
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Le ragazze arrivarono troppo tardi per partecipare a quello che stava accadendo, poiché All Might, da solo, stava per sferrare il colpo di grazia a quella creatura mostruosa. La pressione dell’aria provocata dai suoi pugni erano così forti che le tre ragazze, lontane di qualche decina di metri dal campo di battaglia improvvisato, venivano quasi spinte via dal luogo riparato dove si erano fermate.

Kokoro, boccheggiante, a stento riusciva a reggersi e Atsuko fu costretta, nonostante la gamba non totalmente funzionante, a reggerla, Reiko invece fissava la scena quasi inorridita e stranamente silenziosa. Osservava quello scontro terribile e meraviglioso e quell’urlo di All Might: “IO SONO IL SIMBOLO DELLA PACE!” che aveva preceduto il suo ultimo, furibondo attacco, la aveva caricata di entusiasmo, ma tutti quei villain la intimorivano... possibile che ci fosse anche lui tra di loro?
Era davvero possibile che, insieme a quei malvagi che assistevano alla terrificante scena, ci potesse essere anche suo padre?

Il viso le si contrasse ancora di più mentre assisteva a quella scena, come tutti, eppure non trovò ispirante quando All Might, sfoggiando tutta la sua potenza, urlava il motto della scuola.

Il più grande eroe, infatti, dopo una scarica di pugni devastanti, aveva urlato il più che classico: “Supera i tuoi limiti! PLUUUUUUUS UUUUUULTRAAAAAAAAAAAA!” sferrando un pugno la cui forza sembrava eguagliare una testata nucleare, spedendo nella stratosfera il Noumu, ma i cattivi non sembravano volersi arrendere.

Un All Might ferito non rassicurava Reiko, ancora intimorita all’idea che i suoi compagni dovessero affrontare quella minaccia invisibile che era suo padre, ma consolanti furono gli spari che subito dopo seguirono.

Mentre il capo dei cattivi, seguito dall’essere che creava portali, assaltava un ultima volta All Might e Midoriya, disperato e preso da un moto inspiegabile, cercava di salvare lo stesso eroe, rischiando di essere disintegrato dal potere di Shigaraki, gli spari che frenarono quegli assalti risuonarono nella testa di Reiko come una liberazione.

“TENYA IIDA, CAPOCLASSE DELLA 1-A... È TORNATO CON I RINFORZI!”

L’urlo di Iida e lo scatenarsi di tutti i professori e gli eroi professionisti fu finalmente il momento in cui tutti gli studenti si rilassarono e, allo stesso tempo, il momento in cui i villain cominciarono la loro fuga.
Le tre ragazze presero a correre vero Bakugo, Kirishima, Midoriya, Todoroki e tutti gli altri che avevano affiancato All Might, mentre Shigaraki, indietreggiando verso il suo gregario, cercava di sparire.

“Sono arrivati... è il momento di ritirarsi... – esordì Shigaraki, non prima però di rendersi conto dell’arrivo delle ragazze – Ehi... Reiko-chaaaaaaan!”

La ragazza, inorridita, si voltò verso il villain che, con un sorriso inquietante, le disse solo pochissime parole: “Ti saluta Akira... eheh...”.

Quello che ne seguì fu ovviamente un continuo di eventi caotici, non ultimo il tentativo, disperato, di Numero Tredici di catturare Shigaraki proprio mentre si smaterializzava, tentativo tuttavia fallito. Alla fine di quella disastrosa giornata, il conto dei danni non fu elevatissimo, fatta eccezione per Midoriya, che si era fratturato, come al solito, diverse ossa, e il piede di Atsuko, che era stato rotto e sistemato da recovery Girl come pronosticato dalla stessa Atsuko.

Rimanevano però le ferite morali, i pensieri fissi che in due delle tre ragazze cominciarono ad aleggiare nelle loro menti: inconsapevoli dello strano filo rosso che le univa, le ragazze, alla fine di quella giornata, condividevano lo stesso, orrendo pensiero.
Un loro parente strettissimo, per una il fratello da tempo scomparso, per l’altra il padre che per anni l’aveva cresciuta tra i criminali, faceva parte dell’Unione dei Villain. Una pesantissima consapevolezza che inevitabilmente avrebbe influito sulle loro vite e sulla loro carriera, appena iniziata, alla U.A.

Ma almeno quella lunga, quasi interminabile giornata, alla fine giunse a conclusione, e la notte e la routine quotidiana dei giorni successivi avrebbe presto mitigato, seppur parzialmente, le pesanti verità che di lì a poco si sarebbero svelate dinnanzi ai loro occhi...

 
 
 







♚Angolo autrici! ♚
Buonasera! Come state?
Ecco a voi il quarto capitolo. Come lo trovate? Come potete vedere è parecchio movimentato, ricco di scazzottamenti vari e un po' di insulti (come ci insegna la buona Reiko *la mena*). Ci è piaciuto particolarmente scrivere un capitolo così ricco di azione e, spero con tutto il cuore, che riusciate ad apprezzare anche voi questo capitolo!
Ci sono dei nuovi sviluppi per quanto riguarda la trama delle nostre tre pg. In particolare abbiamo la scesa in campo di Taro, fratello di Kokoro, e, anche se non si è fatto ancora vedere, sappiamo anche che in quella organizzazione c'è pure Akira.

Ci vediamo al prossimo capitolo! Piccolo spoiler: sarà un capitolo completamente inedito :P

 
   
 
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