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Autore: Sinden    05/04/2019    1 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'Elfo non mantenne la parola.

Non appena Goneril si fu allontanata di una decina di metri, la creatura lanciò l'allarme, suonando il piccolo corno che portava appeso in vita.

"Vigliacco." mormorò lei fra sè.
Poi iniziò a correre, cercando di non ferirsi mentre passava vicino ai rami secchi degli arbusti gelati dall'inverno. Doveva assolutamente raggiungere il fiume Celduin, doveva uscire da quella foresta, doveva rivedere il sole, la cui luce filtrava impertinente fra le foglie.

Ma il suono che provenne dalla boscaglia non era affatto rassicurante. Qualcuno si era lanciato al suo inseguimento, e non era un Elfo solitario e ferito...erano molti. Molti di più, tutt'intorno a lei. Quel soldato aveva richiamato a sè tutta la coorte e aveva suonato tre volte il suo strumento: un segnale che significava l'intrusione di uno straniero nel loro territorio. E ora potevano esserci sei, dieci, venti Elfi sulle sue tracce.

Goneril corse a perdifiato tra i massi, sul muschio scivoloso, evitando i tronchi d'albero con la stessa agilità di uno scoiattolo. E va bene, pensò. Volete catturare l'umana? Provateci. Correte, correte...vi scoppierà il cuore prima o poi.

L'oscurità del bosco non le permetteva di distinguere il sentiero sotto i suoi piedi, e per un attimo temette di aver imboccato la via sbagliata, mentre dietro di lei le grida dei soldati di Boscoverde in avvicinamento si facevano più decise. "Raggiungetela! Non permettetele di scappare!" gridò una voce, in elfico. Erano vicini ora, troppo vicini.

Goneril vide da lontano il tronco di un albero divelto dal terreno. Era vuoto: i tarli e la muffa avevano consumato la polpa. Ebbe l'improvvisa pensata di nascondersi dentro di esso e aspettare che quel gruppo di Elfi soldato passasse oltre, senza vederla. Fece per dirigersi verso quel gigantesco cadavere di legno, quando tre frecce sibilarono accanto alle sue orecchie e si conficcarono nel terreno. "Ferma dove sei. O la prossima ti finisce nella schiena". Comandò una voce.

La guerriera si immobilizzò.
L'avevano raggiunta, come del resto si era aspettata. Seminare gli Elfi nella corsa era probabile quanto vedere la neve in Agosto. Sospirò, mentre il cuore le martellava nel petto per lo sforzo di correre.

"A terra quella spada. Non scherzare con me." ripetè la voce. Goneril girò lentamente il viso.
Vide davanti a lei un arciere dall'espressione severa e autoritaria. Era alto e ben piazzato, lunghi capelli neri, come i suoi occhi, gli incorniciavano un volto dai lineamenti duri. Non fosse stato per le orecchie a punta, l'avrebbe quasi preso per un Uomo. Impugnava un arco dorato e aveva già la prossima freccia nell'altra mano. Quella destinata a lei. Doveva essere il capitano di quella compagnia. Attorno a lui, si radunarono gli altri soldati, tutti armati di arco e dardi già puntati sull'intrusa.

"Tu sei il grande comandante Feren, immagino." disse Goneril, scuotendo il capo. Per un brevissimo istante, si era concessa il lusso di sperare di farcela. Ma adesso sarebbero stati acidissimi cavoli per lei.

L'Elfo sorrise. "Conosci il nostro popolo, vedo. Ma ti sbagli: il nostro Comandante non viene mai a pattugliare il bosco. Il mio nome è Varian."

Goneril si asciugò il naso, che stava cominciando a colare dal freddo. "Vorrei poter dire che è un onore conoscerti, ma non lo è per niente." disse. "E se pensi che io abbia intenzione di farmi legare e trascinare in una cella da voi, sei anche più stupido di quello che sembri."

Senza dire una parola, Varian si avvicinò a lei e le assestò un pugno nello stomaco. Goneril si piegò in due per l'atroce dolore, e cadde sulle ginocchia.
L'Elfo l'afferrò per i capelli. "Non credere che la tua condizione di femmina ti proteggerà in qualche modo. So bene chi sei. So cosa hai fatto per buona parte della tua esistenza. Quante vite hai preso, di quanta violenza sei stata responsabile. Tu marcirai nelle nostre galere...a meno che...il nostro Re non voglia togliersi lo sfizio di ucciderti di persona. Sai è nervoso, ultimamente. Noi tutti crediamo che abbia bisogno di un qualche ...svago."

"Il tuo Re..." riuscì a dire lei. "... morirà. Morirete tutti. Sauron...ha ritrovato...la sua arma..." La donna iniziò a tossire.

"Di che parli?" chiese il capitano elfico, strattonandole i capelli. "Rispondi."

Goneril sollevò gli occhi verdi fino a incontrare quelli scuri dell'Elfo. "Voglio dire..." e gli sputò in faccia.
Disgustato, Varian si pulì la guancia con il dorso della mano. Poi la colpì di nuovo, sulla fronte.

Goneril svenne.

"Prendete quest'essere infernale, legatela, e uno di voi la porti a spalla. Torniamo a Palazzo." comandò il capitano.

⚜️⚜️⚜️

"Padre." disse il principe Haldir, avvicinandosi al Re, che osservava un pezzo di pergamena. Sembrava molto preoccupato.

Su quella carta c'era un messaggio di Lord Celeborn del Lòrien.

"Padre...i soldati riferiscono della cattura di un'umana nel nostro territorio. Una giovane guerriera, il suo nome è Goneril. Ho sentito parlare di lei. "

Thranduil alzò la mano, interrompendolo. "Altro mi preoccupa, ora. Un grande pericolo si avvicina, Haldir. Qualcosa di talmente mostruoso da non poter essere descritto." disse il Re. "Dal Lothlòrien ci avvisano di stare pronti."

Il biondo principe sgranò gli occhi. "Cosa...quale pericolo?"

"Galadriel e Celeborn hanno accolto qualche mese fa nel loro territorio una Compagnia...tuo fratello Legolas ne fa parte." spiegò il Re. "Hanno un'impossibile missione da compiere."

"Legolas?" disse Haldir. "Si è unito a un gruppo guerriero, vuoi dire?"

"Non esattamente. Pare che Gandalf il Grigio ed Elrond di Rivendell abbiano ritrovato l'Unico Anello di Sauron, e abbiano affidato la sua custodia a un .... Hobbit." disse Thranduil. "...Roswehn aveva ragione. Gli Hobbit lo nascondevano. Per tutti questi anni. Quel Bilbo..."
Come spesso capitava, il Re Elfo si perse nei suoi ricordi. "Stavi per trovarlo, amore mio...eri così vicina..." mormorò.

"Mia madre...parli sempre di lei." disse Haldir. "Anche ora. Fingi di non sentire la sua mancanza, eppure..."

Thranduil a quelle parole ridestò la sua attenzione. Guardò dritto verso il figlio. "Ascolta. Celeborn sostiene che Sauron tenterà un'aggressione diretta al nostro Regno. Invierà legioni di suoi Orchi, mentre gli altri suoi servi sono impegnati a dare la caccia a quel mezz'uomo. La guerra sta arrivando qui, figlio mio."

"Sono pronto, padre. Sono pronto a combattere al tuo fianco." disse subito il giovane Elfo.

"Tu dovrai rimanere nascosto, invece. Sei troppo importante, te l'ho detto molte volte. Rimarrai nel Palazzo, protetto dalla mia guardia personale. Qualunque cosa succeda, tu rimarrai qui." ordinò Thranduil.

"No..." ribatté Haldir. "...non sperarci."

Ci risiamo, pensò il Re. Ne aveva abbastanza di confrontarsi con Haldir sulla questione. Suo figlio aveva lo stesso temperamento polemico e ribelle di Roswehn.

"A cosa sono valsi tutti questi anni di addestramento con Feren? Tu hai deciso che sarei dovuto diventare bravo quanto te e Legolas nel combattimento. Tu hai deciso che mi sarei dovuto esercitare ogni giorno con tutte le armi di cui disponiamo. Per cosa? Per poi dovermi nascondere come un vigliacco quando si tratta di andare in guerra sul serio?" replicò seccato il Principe. "E questa volta non mi zittirai, padre. Mai più mi rintanerò nelle mie stanze."

"Non voglio perdermi con te in inutili chiacchiere. I miei ordini non si discutono, lo sai bene. Inoltre, da oggi in poi ti proibisco di andare a Dale. Attraversare il bosco è oltremodo pericoloso di questi tempi." aggiunse il Re.

"Avevi detto che almeno una volta al mese potevo visitare mia madre." protestò il principe.

"E ora ti dico che non puoi più farlo. Fine della conversazione." terminò Thranduil.

"Ma...ada..." mormorò Haldir, gli occhi pieni di disperata frustrazione.

"La donna, quella...prigioniera...Voglio vederla il prima possibile." disse il Re, cambiando discorso. "Potrebbe essere una spia mandata in avanscoperta dagli Orchi. Dov'è?"

"Varian la sta portando qui. L'ha un po'...maltrattata." rispose il principe, tenendo a bada la rabbia per il cinico atteggiamento del padre.

"Bene." si limitò a dire Thranduil.

Haldir lo guardò un po' sorpreso. "Non lo punirai, per questo? Tu avversi la violenza."

"Violenza...quella donna è nota al nostro popolo. Da dieci anni vaga con una marmaglia di mercenari combinando guai qua e là. E quando dico guai, intendo carneficine, ladronerie, scorrerie di ogni genere. E' un bene che sia stata ripagata con la stessa moneta."

"Pare combatta come un Elfo." disse Haldir. "Chi glielo avrà insegnato?"

"Un Elfo, evidentemente. Deve averle fatto da maestro...sebbene mi sfugga il motivo per cui uno della nostra specie abbia venduto la nostra arte a un umano. Voglio incontrarla. Deve dirmi quello che sa." ragionò Thranduil.

"Dicono sia fiera e orgogliosa. Non ti rivelerà nulla, vedrai." obiettò il principe.

"In tal caso, le offriremo una lunga sistemazione nei nostri sotterranei. Finché parlerà. Davvero impressionante il potere persuasivo di una cella buia, sai?" sorrise Thranduil, poi tornò serio. "Portatela davanti a me non appena Varian e gli altri giungeranno a Palazzo." ordinò.

⚜️⚜️⚜️

"Codardi...maledetti vigliacchi..." si lamentò Goneril, mentre un soldato la sorreggeva.

Aveva ripreso conoscenza proprio prima di varcare la soglia del Grande Palazzo reale del bosco. Un piccolo rivoletto di sangue vermiglio le solcava la fronte, nel punto dove Varian l'aveva colpita.

"Fa' silenzio!" comandò l'Elfo che la sorreggeva.

Le avevano requisito la spada d'oro, e Goneril fu piuttosto certa che fossero intenzionati a tenersela. Un altro soldato si avvicinò al gruppo appena rientrato dall perlustrazione e disse qualcosa nella loro lingua a Varian. Nel suo stordimento, la donna riuscì solo a comprendere che Thranduil aveva saputo del suo arresto e voleva incontrarla.

"Sì, voglio vederlo, il vostro sovrano...ubriacone..." ridacchiò Goneril, mentre si premeva la mano sulla fronte. "Il grande Re dei miei stivali..."

"Lord Thranduil desidera parlare con te, il che significa che dovrai andare da lui in condizioni accettabili. Considerala una fortuna, perché se così non fosse stato ti avrei ridotta molto peggio." le disse il capitano.

"Varian!" esclamò una voce.

Dalla Grande Porta uscì un altro Elfo, e osservando la sua uniforme Goneril intuì che doveva trattarsi di un Alto Comandante. Varian chinò il capo, segno che era un suo sottoposto. Eccolo, il famoso Feren di Boscoverde...quello che accompagnò Amon ai confini del Regno e lo cacciò via...pensò Goneril.

"Non avresti dovuto usare questi metodi. E' contro le nostre leggi far del male ai prigionieri. Cos'è quel sangue?" chiese Feren, perentorio.

"L'umana si è ribellata alla cattura, capitano." si giustificò Varian.

"Non è vero, razza di bugiardo..." sibilò Goneril.

"Portatela dentro. Un guaritore le suturi la ferita. E poi, accompagnatela dal Re." ordinò Feren. Si girò verso Varian. "Io non tollero gli abusi di potere, vice capitano."

Il suo subordinato non si fece intimidire. "Conoscete bene l'indole di questa mortale, signore. Sapete chi è. Non potevamo rischiare che sfuggisse."

"Non chiedo altro ai miei soldati e ai miei ...luogotenenti, di rispettare le leggi. Questo vale anche per te. Ricordatelo molto bene." rispose secco Feren. "Cos'altro hai visto nella Foresta?"

"Carcasse di animali, ovunque. Sono i ragni, colpiscono le creature del bosco con il loro pungiglione, solo per vederle agonizzanti. Un tempo si cibavano di loro, ora uccidono per il gusto di farlo." riferì Varian.

"Questo è strano. Riporterò al Re." mormorò Feren, pensieroso.

"Capitano, vi suggerisco di non sottovalutare la guerriera mortale. Ha ferito e quasi ucciso Meneàr. E sapete quanto lui sia abile con la spada." disse Varian. "Va sorvegliata attentamente."

Feren si girò a guardarlo. "So molto bene cosa va fatto. Tu, torna a pattugliare il bosco. Andate nella parte orientale." comandò.

"Ma...siamo appena tornati." protestò Varian.

"O... perdonami...avevi per caso da fare?" chiese Feren, ironico.

"No." grugnì il suo vice.

"Allora va'. E stasera riferiscimi ciò che vedi." disse il Comandante di Boscoverde.
   
 
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