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Autore: ghostmaker    05/04/2019    0 recensioni
A.D. 2110, l'anno in cui tutti i popoli deposero le armi scegliendo la pace come sentimento guida per la costruzione di un futuro prospero per l'intera umanità, ma la Terra non poteva guarire dalle ferite inferte dalla III° Guerra Umana e lo sforzo degli scienziati si indirizzò verso la conquista dello spazio conosciuto. Là fuori però c’erano altri popoli, pianeti disabitati, un mondo da scoprire e da conquistare, ma proprio la “conquista” divenne di nuovo una parola sinonimo di guerra. Molte cose accaddero in poco più di quattrocento anni, nuove guerre e nuove alleanze, ma soprattutto ci fu la firma di un patto tra tutte le popolazioni umane e aliene. Tutte? Non proprio perché delle rivolte armate stavano mettendo in pericolo nuovamente la pace. A.D. 2537, oggi…
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Universal Wars - Trilogia'
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4° Capitolo – Guerra!



La guerra era definitivamente iniziata e su ogni pianeta del Regno Sayan le forze militari si scontravano senza esclusione di colpi. Uno dei reporter di guerra terrestri, Wigam, trasmetteva le immagini provenienti da Urano.
«La situazione su questo pianeta si sta evolvendo in questi minuti. Le forze di difesa sono schierate e stanno attendendo il primo attacco… e… tutti giù!»

Su Nettuno le forze imperiali provenienti da Plutone stavano bombardando i centri dei servizi militari Sayan.
«Signore, il fronte a sud è stato spazzato via dai pretoriani imperiali», disse un soldato al Duca Sukrit che, senza battere ciglio, rispose: «Non possiamo permetterci altre perdite in quella zona, lasciamola all'impero e attestiamo nelle zone cittadine il grosso delle truppe. Segnalate a tutti i comandanti dei reparti di fermare le azioni di artiglieria ripiegando nelle zone di comando e ricordate che in trenta minuti da ora alzeremo lo schermo anti bomba».
Tutte le pattuglie armate di Nettuno iniziarono il rientro verso la zona centrale del pianeta che, sprovvisto di astronavi da guerra, puntava tutto sui rinforzi spediti da Saturno. Nell’impero era nota la mancanza di Nettuno del supporto aereo e Sarto, a capo della forza d’invasione, stava per mettere in atto il piano prestabilito.
«Voglio immediatamente i bombardieri sulla città, iniziate a colpire prima che si chiudano a riccio e ci costringano a scendere sul campo con i mezzi di superficie senza la necessaria copertura».
I bombardamenti sulla capitale di Nettuno iniziarono subito e come voleva Sarto, i missili non risparmiavano nessuno tra civili e installazioni mediche ben visibili dall'alto.
La situazione per il pianeta era notevolmente critica e anche se la barriera era stata alzata nei tempi prestabiliti, l’invasione era soltanto rimandata perché Sarto poteva dislocare le forze di terra senza trovare una linea difensiva a fermarlo. Sukrit, intanto, cercava di spronare ancora di più il suo esercito. «Dobbiamo rendere difficili le loro azioni di terra. Resistiamo qualche ora e prepariamo ad accogliere i rinforzi provenienti da Saturno».
Alla sala di guerra in quel momento giunse un messaggio proprio dall’avversario.
«Arrendetevi e vi sarà fatta salva la vita, oppure morirete tutti».
La risposta di Sukrit fu il lancio di un missile terra-aria che non colpì l’ammiraglia imperiale di pochi metri.
I mezzi corazzati imperiali dopo aver distrutto le prime difese, entrarono nella capitale ma furono costretti ad assestarsi su una linea di confine per la grande caparbietà dei soldati Sayan incitati dal loro Duca. Sull’ammiraglia imperiale suonò l’allarme che annuncia l’arrivo di qualche astronave, i soldati imperiali si misero in agitazione ma Sarto sapeva che chi stava arrivando era un alleato.
Le due astronavi appena giunte nella zona, erano comandate dal Primo Ministro repubblicano Manola e iniziarono subito a colpire con i cannoni il primo contingente proveniente da Saturno in aiuto di Sukrit distruggendo ogni astronave.
Il Duca era rimasto spiazzato e si domandava come le astronavi della Repubblica avessero raggiunto il pianeta senza che i radar le scorgessero, ma non poteva fermarsi a pensare perché dei soldati imperiali erano penetrati nel palazzo. Ordinò: «Riunite le truppe e apriamoci un varco per uscire prima di essere intrappolati come topi».
Sarto entrò nel castello con i suoi pretoriani mentre i cannoni dell’ammiraglia repubblicana indirizzarono i loro colpi verso le navette di salvataggio e Sukrit, uno degli ultimi a fuggire, riuscì a superare il fuoco di sbarramento grazie all’artiglieria di terra che protesse fino all’ultimo la sua partenza.
Sarto, tronfio per il successo, si sedette sulla sedia del suo avversario in fuga ma non ne fu particolarmente contento perché il Duca gli era sfuggito dalle mani.
Conquistato il pianeta Manola, si mise in contatto con gli altri ministri della repubblica che si apprestavano a muovere da Giove verso Saturno.
«Primo ministro Manola, la nostra offensiva si trova in una situazione di stallo. Le nostre spie ci hanno indicato l'arrivo del Principe Ilian in questa zona» disse Lesnar.
Jakall era meno preoccupato. «Lui conosce le nostre tattiche ma le nostre forze sono di sicuro più imponenti e non avrà scampo».
Manola confermò la tattica che aveva previsto. «I piani non cambieranno. Raggiungere l'Impero su Urano e convergere in blocco su Saturno quindi, se lo riterrete opportuno, evitate lo scontro con il principe».

Da Urano giungevano altre notizie da parte di Wigam. «Qui la situazione è in fase di stallo, le forze aeree reali stanno tenendo testa alle squadriglie dei Pretoriani guidate da Cain. La cittadella, dove ora mi trovo, ha già chiuso lo schermo anti bombe quindi ci aspettiamo da un momento all'altro l'arrivo dei mezzi corazzati Kilrathi. Il numero delle vittime appare tutt'ora contenuto».

Le notizie che aveva ricevuto Lesnar erano giuste e il principe Ilian arrivò con uno stormo di caccia bombardieri che distrusse in pochi attimi due astronavi nemiche colpendole con un fuoco incrociato. Jakall e Lesnar decisero di dividere le proprie forze così il primo rimase a fronteggiare il principe mentre il secondo si diresse verso il rendez-vous con il Primo Ministro. Le astronavi di Maxtor iniziarono a colpire le porta aerei del principe Ilian ma lui si stava concentrando sull’altra minaccia che si stava allontanando. «Dobbiamo immediatamente bloccare Lesnar e i suoi, non devono raggiungere Saturno per nessun motivo».
Un soldato lo interruppe mostrandogli un messaggio in codice. Il Principe rise e cambiò l’ordine. «A tutti i reparti; ignorate l’ordine precedente e spazzate via tutta la forza militare di Jakall. La Regina finalmente si è decisa a tirare fuori le unghie!»
Dal messaggio ricevuto in precedenza, il principe Ilian aveva saputo che la Regina Lia aveva attivato la difesa asteroidale, considerata da secoli impenetrabile e altamente distruttiva per tutti i nemici del Regno che tentavano di invadere Saturno.

La Regina, proprio in quel momento, stava parlando ai sudditi. «Mio amato popolo, le notizie che ci sono giunte da Nettuno e Urano ci potrebbero mettere in ginocchio, ma sono sicura che starete in piedi contro ogni avversità e che difenderete la Casa Reale con onore e noi regnanti vi difenderemo con l’attivazione della difesa asteroidale!»

Le forze della Repubblica e dell'Impero si dimostrarono immediatamente troppo potenti per il solo Regno Sayan che si ritrovò accerchiato su Saturno. Dopo la caduta di Nettuno e di Urano il Principe Ilian era costretto a cambiare rotta mentre il console Sukrit, fuggito da Nettuno, si dirigeva verso Saturno nella speranza di incontrare la flotta del principe. All'Impero Kilrathi, già attestato presso Saturno con le armate di Cain e di Sarto, si aggiunsero le astronavi repubblicane di Manola, apparse dal nulla, e si attendeva l’arrivo della flotta di Lesnar. Jakall, stranamente, scelse di non inseguire il principe Ilian in fuga, ma scese su Giove, pianeta neutrale, ma con il consolato ancora in mano del Regno Sayan. La motivazione fu chiara quando Jakall, entrato con le truppe nel castello, impartì il primo ordine. «Prendete tutto quello che può servire per decifrare i codici dell'astronave Reale, frugate in ogni angolo,» poi, guardando il console aggiunse: «signore, lei sarà nostro ospite per le prossime ore».
«Voi non potete entrare, la guerra è in corso e il consolato non è ancora vostro».
«La vostra sconfitta è solo questione di ore ma si tranquillizzi, non le faremo nulla di male, per ora», disse Jakall.
Il console, portato sulla navetta di detenzione dai miliziani, capì subito cosa intendesse il ministro della Repubblica parlando di “ospite”.
Kaplan, visibilmente demoralizzato, si sedette senza protestare; il portellone di guida si era aperto e l’uomo vide un casco diverso da quello dei Kilrathi.
«Mavelix, cosa ci fa lei qui! Non doveva liberarmi, se la scoprissero rischierebbe di aprire un caso interplanetario e quei mascalzoni sfrutterebbero quest’occasione per aggredire anche la Federazione Terrestre!»
«Non deve preoccuparsi di questo ma solo di arrivare sano e salvo nel luogo in cui la sto portando perché è proprio l'Alto Comando Terrestre che mi ha ordinato di trarla in salvo».
La navetta prigione partì senza nessun tipo di controllo dirigendosi verso la colonia penale dove si erano attestati gli uomini di Mavelix insieme al gruppo medico del capitano Fabian Franco.

Nuove notizie arrivavano da Urano. «Qui è il vostro reporter di guerra Wigam. Abbiamo abbandonato le installazioni del pianeta ormai cadute sotto i colpi dei pretoriani imperiali e quindi ci stiamo dirigendo verso Saturno proprio sulla scia delle astronavi del tribuno Cain. Non siamo riusciti a capire come Urano sia stato conquistato così facilmente ma improvvisamente dal palazzo reale sono apparsi soldati dell'Impero dichiarando il pianeta ormai vinto. L'assenza del principe Ilian forse è stata decisiva, ma solo al termine di quest’atroce guerra scopriremo se la scelta di attaccare le navi imperiali appostate vicino a Saturno potrà compensare la perdita di molte vite umane».

La guerra si stava per concentrare nella zona di Saturno mentre qualcuno continuava a cercare la propria astronave rubata.
L’Aurora, con a bordo Andrew, i due suo compari e il sempre più impaurito Demon, attraccò alla stazione spaziale Voyager situata nelle vicinanze di Venere.
Andrew, sempre più nervoso, disse: «Stanerò anche il diavolo per ritrovare la mia amata astronave. Voi due cercate di stare tranquilli mentre Demon ed io andremo a vedere al centro di controllo se quei ladri sono passati di qui utilizzando il codice falso che usiamo di solito».
I tre ergastolani invece stavano navigando proprio da tutt’altra parte: Urano.
«Proprio un bel posto hai scelto, quelli sono dell’impero» disse El Barbo mentre dava un pugno sulla testa di Ubri.
«Quanti problemi vi fate; loro non ci guarderanno neanche, hanno altro cui pensare in questo momento».
Sulla loro rotta, all’improvviso, apparve un’astronave della Repubblica Autonoma e Ubri fu lesto ad attivare il dissimulatore nascondendo la nave ai radar, ma qualcosa stava andando storto.
«Non capisco cosa stia succedendo, perdo il controllo dell’astronave».
«Ubri, dai rilievi sembra che davanti a noi ci sia una specie di buco nero».
Ubas fece solo in tempo a guardare gli strumenti di bordo che la nave pirata fu inghiottita dalla distorsione spaziale apparendo subito da qualche parte.
«Porcaccia miseria!», urlò Ubri, «ma dove cavolo siamo finiti?»
El Barbo, usando il computer di bordo, confermò i timori del compagno: «Niente, questo dice che non conosce questo luogo».
Ubas s’intromise dicendo: «Ragazzi, mi sa che non è ancora finita, guardate là».
Una nuova distorsione spaziale si presentava proprio davanti a loro e Ubri tentò di cambiare rotta inutilmente.
«Tutto questo è colpa tua» disse El Barbo mentre cercava di colpire Ubas.
«Ed io cosa centro?» rispose Ubas indicando se stesso. «Ubri ha voluto portarci fino a Urano dicendo che non ci avrebbe trovato nessuno».
«Ragazzi, avevo ragione, qui non ci troverà davvero nessuno se non riusciamo ad andarcene al più presto!» disse Ubri mentre l’astronave veniva risucchiata dalla nuova distorsione spaziale.










Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è un omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti prodotti dalla Marvel.
- La stazione spaziale Voyager è un omaggio ai due satelliti lanciati dalla NASA alla scoperta dello spazio profondo.

  
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