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Autore: ghostmaker    12/04/2019    0 recensioni
A.D. 2110, l'anno in cui tutti i popoli deposero le armi scegliendo la pace come sentimento guida per la costruzione di un futuro prospero per l'intera umanità, ma la Terra non poteva guarire dalle ferite inferte dalla III° Guerra Umana e lo sforzo degli scienziati si indirizzò verso la conquista dello spazio conosciuto. Là fuori però c’erano altri popoli, pianeti disabitati, un mondo da scoprire e da conquistare, ma proprio la “conquista” divenne di nuovo una parola sinonimo di guerra. Molte cose accaddero in poco più di quattrocento anni, nuove guerre e nuove alleanze, ma soprattutto ci fu la firma di un patto tra tutte le popolazioni umane e aliene. Tutte? Non proprio perché delle rivolte armate stavano mettendo in pericolo nuovamente la pace. A.D. 2537, oggi…
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Universal Wars - Trilogia'
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5° Capitolo – La battaglia decisiva



La Guerra ormai era all'apice, tutte le forze alleate stavano per portare l'attacco a Saturno, sede del Regno Sayan. L’unica possibilità era cercare il modo per trovare una pace ma il Regno Sayan non avrebbe mai accettato una resa incondizionata.
Sulla Terra questa situazione si viveva con distacco e la popolazione civile, che aveva impiegato anni per ricostruire un mondo, non aveva intenzione di imbarcarsi in nuove battaglie per un popolo che, prove documentate alla mano, erano colpevole. I centri militari, sotto la guida del presidente Williamson però non stavano in disparte e agivano con missioni segrete come quella che aveva portato in salvo Kaplan, console di Giove.
Dopo la caduta di Urano e Nettuno e l’invasione al consolato gioviano, la battaglia principale si stava spostando su Saturno così, sfruttando il momento, Mavelix riuscì a portare sulla Terra Kaplan che fu accolto proprio dal presidente Williamson.
«Vi ringrazio per questo salvataggio però non capisco le vostre intenzioni. Ci avete lasciato soli in questa guerra e ora cercate di salvarci. Sono rimorsi di coscienza?»
«Parliamoci chiaro» rispose Williamson «lei sa che i rapporti diplomatici tra le nostre nazioni erano ottimi ma come console, e quindi diplomatico, anche lei non avrebbe mai permesso di mettere in gioco la vita dei suoi uomini ma soprattutto della sua popolazione dopo avere visto quelle immagini, confermate come non contraffatte, nelle quali sono presenti elementi inconfutabili».
«Lei ha ragione signor presidente e la prego di capire il mio stato d’animo che in questo momento è annebbiato. Il pensiero che Saturno sia sotto attacco è devastante, ma le chiedo: cosa pensa di questa situazione?»
«Sono certo che il Regno Sayan non abbia compiuto gli atti che sono stati dimostrati e immagino che i mezzi utilizzati per l’attacco a Deserticos fossero un imbroglio ma anche in questo caso non ho modo di provare la mia tesi e ho le mani legate. Io mi fido della vostra Regina ciecamente ed è il motivo per cui stiamo cercando di trovare un rimedio diplomatico anche attraverso delle operazioni di spionaggio o di salvataggio com’è stato nel suo caso».
Kaplan capiva perfettamente le parole di Williamson, sapeva che le scelte fatte dalla Federazione Terrestre erano giuste e poteva soltanto sperare nelle operazioni segrete predisposte dal presidente terrestre.

Proprio durante l’incontro tra Williamson e Kaplan alcune delle forze armate terrestri stavano operando in segreto.
Sull’astronave Prometeus, attraccata alla Base Luna, il comandante Douglas sbuffava mentre leggeva un messaggio in codice.«Ci mandano su Mercurio dicendo che è una missione segreta! Ma che segreta; si muove una corazzata e la chiamano segreta! Appena partiremo, lo sapranno pure quelli di Idargos che sono distanti anni luce».
Manary interruppe il comandante. «Signore, i piloti dalla base del nord Europa Unito chiedono il permesso di atterraggio».
«Quando saranno a bordo portali subito da me e discutiamo come completare la nostra missione davvero in segreto».
Il colloquio durò soltanto qualche minuto. «Bene arrivati signori, avete portato con voi quello che serve?» chiese Williamson a Durin.
«Sì signore, solo lei può aprire questo senza causarne la distruzione» rispose il pilota consegnando nelle mani del comandante un cofanetto.
«Quel diavolo di Williamson. Solo a lui poteva venire in mente di farmi arrivare gli ordini dentro questo dannato aggeggio».
«Signore, come faceva a sapere il presidente che lei solo poteva aprirlo?» chiese incuriosito Fabrix.
«Perché questo coso mi è costato una fortuna per regalarglielo e ho dovuto imparare a memoria i meccanismi per non innescare le micro bombe che sono contenute nella serratura» rispose Douglas sorridendo.
«Avete altri ordini per noi signore?» chiese Durin.
«Potete andare a riposarvi. Appena avrò letto cosa dobbiamo fare vi chiamerò per continuare la vostra missione. Ragazzi, mi ricorderò di voi perché se il presidente si fida tanto da farvi portare questo pacchetto meritate che vi prenda in considerazione».
I piloti uscirono dalla stanza e Douglas aprì il cofanetto leggendone il contenuto.
«Torno anch’io al mio posto signore» disse Manary.
«Prendi questo» rispose Douglas passando un foglietto al suo ufficiale. «Tra tutte le persone sulla Pegasus tu sei quella di cui mi fido maggiormente quindi leggi il contenuto e distruggilo».
L’addetto alle comunicazioni lesse il biglietto e lo bruciò all’istante quindi, prima di uscire dalla stanza, disse: «Tutto chiaro e cristallino signor comandante».
Douglas, acceso l’interfono, ordinò: «Iniziamo la procedura di partenza, direzione confermata Mercurio».

Anche un'altra astronave da guerra della Federazione Terrestre si era mossa dalla base militare di Venere rimanendo però nell’orbita del pianeta: la Dedalus di Hogan. Sull’astronave due uomini stavano discutendo tra loro durante il pranzo.
«Eppure continuo a pensare che avremmo dovuto stare con l’Impero. Dopotutto noi eravamo sulla stazione orbitante quando quelli ci hanno attaccati» disse Billy nervosamente al suo amico.
«Non sappiamo ancora chi fossero quelli, tutti dicono che erano Sayan ma la cosa mi puzza» rispose Brawler masticando un pezzo di pane.
«Dai, come fai ancora a non crederci? Se le cose fossero diverse, la Federazione sarebbe intervenuta subito».
«Probabilmente non ci sono prove per contraddire le prove».
«Inutile parlare con te Brawler, non so mai se stai scherzando o se sei serio» disse Billy infilando con violenza la forchetta nella carne.
«In realtà, in questo momento sto solo pensando a Betta» rispose Brawler.

Betta, dopo l’attacco subìto dai pirati, era stata ricoverata in un ospedale del sud degli Stati Americani per una grave amnesia procurata dal colpo ricevuto alla testa durante l’attacco kamikaze dell’astronave pirata. Ripresasi dal coma, ora stava bene e cercava di recuperare la memoria con ogni mezzo possibile perché, come disse lei appena svegliata, era sicura di aver visto qualcosa d’importante da segnalare al comando della flotta terrestre.


La guerra stava proseguendo e Saturno, come previsto, si dimostrava un pianeta difficilmente conquistabile e le forze armate della Repubblica Autonoma iniziavano a diminuire drasticamente. Manola non avrebbe mai rinunciato a questa vittoria importante così spinse Lesnar, giunto da Giove, ad attraversare la fascia asteroidale nello stesso momento in cui anche il tribuno Cain aveva deciso di sfondare la linea nemica allo stesso modo. Da Giove, però, era giunto anche il principe Ilian che si collocò subito dietro le navi repubblicane mentre, proveniente da Nettuno, Sukrit cercò di avvolgere le forze imperiali con una rete di astronavi in modo da non permettere a Cain ulteriori movimenti verso il pianeta.
La Regina Lia, nel suo castello, osservava silenziosamente le manovre dei suoi uomini dalla sala comandi e sorrise quando Ilian iniziò a sparare contro i ripetitori installati sulla fascia asteroidale che facevano rimbalzare i colpi laser verso le navi poste nella prima linea da Lesnar mentre Sukrit  stava riuscendo nel suo intento di causare gravi perdite all’impero.
Tutto procedeva secondo i piani ma improvvisamente arrivano sul campo di battaglia le astronavi di Jakall che, sfruttando la sorpresa, colpirono e distrussero la nave appoggio del principe. Il contraccolpo dell’esplosione spinse l’ammiraglia di Ilian direttamente all’interno della barriera asteroidale mentre Jakall iniziò a immettere nei computer dei codici segreti recuperati su Giove.
Lia guardava la situazione con grande apprensione e capì che solo bloccando le manovre della fascia asteroidale avrebbe salvato il proprio figlio e contro ogni logica militare bloccò il dispositivo del sistema difensivo, prima ancora che lo facesse il ministro della Repubblica Autonoma e in questo modo stava consegnando il suo pianeta nelle mani degli invasori.
Il blocco della fascia asteroidale mise in difficoltà anche Sukrit che si ritrovò senza difesa e attaccato alle spalle dalla flotta imperiale di Sarto. Il duca non aveva scelta e ordinò ai suoi uomini di procedere con un attacco ravvicinato per infliggere maggiori danni ai nemici ma anche con il rischio di ritrovarsi lui accerchiato da una manovra simile a quella che stava attuando contro Cain. Ogni possibile contromossa che Sukrit stava portando avanti fu detronizzata dall’arrivo delle astronavi repubblicane di Manola che, giunte da Urano, spazzarono via la flotta fuggita da Nettuno. Ilian non poteva fare altro che scendere su Saturno per proteggere la madre.
L’Imperatore Kherkan, informato di questa vittoria nello spazio, ordinò ai suoi tribuni di assaltare Saturno con ogni mezzo corazzato a loro disposizione e comunicò il proprio arrivo sul pianeta; le truppe imperiali e Repubblicane iniziarono lo sbarco sotto i colpi della difesa di Saturno gestita proprio dal principe Ilian che, fino all’ultimo, rimase in prima linea con il suo popolo, ma, alla fine, dovette accettare i consigli dei suoi ufficiali fuggendo su un piccolo aereo da carico.

Il giornalista, che aveva seguito gli spostamenti dell’Impero da Urano, fece un primo report della situazione poche ore dopo l’arrivo dell’Imperatore. «Qui il vostro Wigam dalle zone di guerra e probabilmente sono il primo che può attestare la cessazione dei combattimenti terrestri. Il fuoco divampa ovunque, l’Impero ha instaurato subito la Corte Marziale nonostante che il castello non sia ancora caduto. Kherkan e Manola vi sono entrati da qualche minuto scortati dalle milizie e noi udiamo da fuori delle urla e degli spari».  Wigam rimase in silenzio qualche secondo e poi fece inquadrare la torre del castello sulla quale capeggiava la bandiera dell’Impero Kilrathi.

Nel castello, dopo diversi minuti nei quali pretoriani e miliziani fecero piazza pulita dei servitori della Regina, Kherkan parlava con Lia.
«Signora vi offro l’opportunità di salvare molte altre vite del suo popolo. Dichiarate la resa incondizionata e avrete fatto la scelta giusta».
«Non cederò mai a questo ricatto; piuttosto la morte che cedere nelle vostre mani sporche di sangue l’onore dei miei avi».
«Non siate così stupida, rimettete il vostro onore a me; voi, con la vostra scelta di salvare una singola persona, avete le mani macchiate dello stesso sangue, forse più delle mie».
Kherkan fece segno ai pretoriani di portare via la Regina poi, a piccoli passi, raggiunse il trono e vi si sedette.
«Non è vostro quel posto, e delle Repubbliche», osservò Manola.
«Avete ragione. La Repubblica ci è stata vicina», rispose sarcasticamente Kherkan che poi, alzatosi in piedi, strinse una mano al collo di Manola con feroce brutalità e disprezzo. «Non dubitate ministro, me ne ricorderò prima di avanzare le mie forze contro la vostra miserabile Repubblica».
Kherkan lasciò la presa e Manola non aggiunse altre parole intimorita dal gesto diretto e plateale che l’imperatore aveva compiuto contro di lei e davanti ai suoi uomini della milizia.

L’astronave Prometeus aveva raggiunto Mercurio. Ottenuti i permessi per scendere nella zona blu, una navetta atterrò nel consolato, dove ad attendere gli ospiti c’era il console Hiei.
L’ambasciatore della Repubblica Autonoma si avvicinò alla navetta e attese l’apertura del portellone dalla quale uscì Douglas.
«Ho ricevuto la richiesta dalla Terra e non avevo motivo per rifiutare questo incontro, ma mi domando cosa vi abbia portato qui».
«Una visita di cortesia le può sembrare strana? Dopotutto il consolato è condiviso da Repubblica e Federazione» rispose sarcasticamente Douglas.
Hiei si trattenne nel rispondere come avrebbe voluto e chiese: «Lui è lì sopra vero?»
«Sì ma consegnerò io il messaggio al suo posto».
Il console tentava di sbirciare per vedere il viso di quella persona importante e notò soltanto il vestito e il cappuccio dell’uomo.
«Perché non scende lui a consegnarlo?» chiese Hiei stizzito.
«Sapete come sono loro, non amano mostrarsi, soprattutto in questi casi».
Douglas allungò la mano verso Hiei consegnandogli un documento e non permise al console di fare un'altra domanda, risalì sulla navetta e chiuse il portellone con forza. Hiei lesse avidamente il documento, sgranò gli occhi e come inseguito da qualche diavolo, corse verso il palazzo senza fermarsi al consiglio generale ma continuò fino al proprio alloggio da dove spedì una comunicazione criptata.
Douglas ritornò sulla Prometeus proprio nel momento in cui giungevano le notizie del report Wigam della caduta del castello reale dei Sayan e rimase in silenzio come il resto del suo equipaggio.










Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è un omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti prodotti dalla Marvel.
- La stazione spaziale Voyager è un omaggio ai due satelliti lanciati dalla NASA alla scoperta dello spazio profondo.

  
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