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Autore: Alecs Brazz    07/04/2019    0 recensioni
Alla vigilia della leggendaria Battaglia di Endor, una visione della Forza mostra a Luke Skywalker come cambiare le sorti dello scontro finale contro il malvagio imperatore Palpatine e salvare suo padre da morte certa. Il jedi modificherà la storia, con conseguenze inimmaginabili.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
 
Trenta anni dopo la Battaglia di Endor.
 
“Phil Cogan. Mercenario, contrabbandiere, talvolta cacciatore di taglie e in questo caso, ahivoi, anche ehm… ladro”. Stava parlando con tre sullustani e un vecchio droide da battaglia B1, dell’antica federazione dei mercanti oramai non più esistente. I quattro erano stati tutti chiusi nelle celle del loro stesso mercantile. Un secondo droide da battaglia era stato invece vaporizzato. Non era stato tanto furbo da arrendersi come il suo collega di ferraglia.
“Come dicevo, grazie enormemente per il carico. Siamo ladri, ma pur sempre gentiluomini, quindi lanceremo un messaggio di soccorso in una frequenza pubblica dalla vostra nave affinché i vostri amici possano salvarvi. Tutto chiaro?”.
I tre sullustani non risposero, il droide B1 invece disse: “Roger, roger”.
“Bene. Allora ci si rivede”.
Era quasi sul punto di attraversare la porta scorrevole che lo avrebbe riportato sulla sua nave quando uno dei tre si decise a parlare, ma il traduttore intergalattico non riuscì a interfacciarsi al meglio con quella lingua e Phil comprese solo la parola “Togan”. Non era ammissibile che i tre rapinati andassero in giro a dire il suo nome scorretto. Perciò fece marcia indietro e tornò dai sullustani.
“Potresti ripetere?”.
Questa volta il traduttore fece il suo dovere.
“Abbiamo una proposta signor Togan”
“Cogan. Phil Cogan”
“Come vuole. Senta…”
“No. Noi non lavoriamo in questa maniera. Facciamo colpi rapidi e ce ne andiamo. Non trattiamo con i rapinati”.
Uno degli altri due sullustani intervenne. La voce più profonda e sicura. Forse il capo dei tre.
“E quanti colpi simili dovrete farete prima di diventare ricchi davvero? Sempre che non moriate prima…”
Aveva colto nel segno, ma Phil non voleva sembrare affatto colpito da quel tentativo di prendere tempo. Aveva già visto tante volte trucchetti simili.
“Immagino tanti, ma quando ci si diverte…”
“Noi vi stiamo proponendo un affare, che vi renderà enormemente ricchi. Se poi vorrete ugualmente continuare con questa vita, lo potrete fare, ma senza doverlo fare per vivere”.
Ora a parlare era stato il terzo prigioniero, ma dall’impronta della voce Phil comprese solo in quel momento che era una sullustana. Effettivamente non parevano esserci differenze fisiche sostanziali con gli altri due. Addolcì comunque il suo atteggiamento e a dire il vero si sentì un pochino in colpa per averla chiusa con così poche cerimonie insieme agli altri due.
“Senta, il vostro carico lo rivenderemo al doppio”.
“E noi stiamo parlando di un valore molto superiore al doppio del nostro carico”.
“Il triplo?”.
“Almeno dieci volte di più”.
“Che cosa?”.
La porta pressurizzata che collegava le due astronavi si aprì e da essa fece capolino Dicker Taun, il suo migliore amico, nonché collega di furti e di tutto il resto. Indossava ancora gli scarponi magnetizzati che aveva utilizzato per abbordare il mercantile dall’esterno e in volto aveva la stessa espressione grave e preoccupata che mostrava ogni volta; prima, durante e dopo ogni colpo.
“Problemi?” insinuò.
“Beh. Questi signori stanno parlando di un qualcosa che varrebbe dieci volte il loro carico di iperguide e…”
“Non ti ripeto sempre che devi smetterla di parlare di cifre con chi derubiamo? Diranno sempre cose del genere!”.
“Si, ma...”
“Andiamo a casa perfavore”. Questa volta suonava più come una supplica.
“Onorevole signore”. Era di nuovo la sullustana a parlare, questa volta si stava rivolgendo a Dicker.
“Vi potremmo mostrare di cosa stiamo parlando. Se fosse così gentile da passarmi il mio comlink”.
Dicker rimase in silenzio per qualche secondo. Evidentemente il genere della sullustana era stata una sorpresa anche per lui. Nonostante un certo sospetto, gli porse il comunicatore, ma decise di tenerla a tiro con il blaster attivo in modalità stordimento.
“Ecco qua”. La donna sullust aveva appena attivato una rappresentazione olografica. L’immagine di una nave sfilò davanti ai loro occhi. I dati statistici la identificavano come una corvetta di classe Raider-II. Phil si illuminò e anche Dicker ebbe un sussulto. Entrambi conoscevano la fama di quell’eccellente nave, che era appartenuta a una divisione speciale dell’Impero Galattico chiamata Inferno Squad, e di cui, con la sconfitta dell’imperatore, si erano perse le tracce. Fino a quel momento.
“Quella nave fu costruita a Sullust. Era stata venduta all’impero quando al potere c’era ancora Palpatine. Direi che i termini di legittima proprietà sono venuti meno con la sua caduta. Desideriamo riportarla a Sullust e se ci darete una mano vi pagheremo dieci volte il suo valore”. Continuò la donna.
“E dove sarebbe questo gioiello?”. Intervenne Phil, continuando a scrutare i dettagli della corvetta, concentrandosi soprattutto sul potenziale bellico di cui disponeva.
“La nave ci è stata sottratta due giorni fa. Era alla deriva, e mentre la stavamo scortando nel pianeta, un vascello pirata è comparso all’improvviso dall’iperspazio e l’ha agganciata con il raggio traente. Non siamo riusciti a reagire, ma fortunatamente avevamo nascosto un localizzatore al suo interno. Eravamo sulle loro tracce quando un altro vascello di pirati spaziali ci ha abbordato. Eravate voi”.
“Mercenari. Mercenari spaziali”. Si sentì in dovere di chiarire.
Dicker studiò ancora la nave fluttuante, infine abbassò il blaster e si girò versò Phil.
“Ce la facciamo questa esperienza?”.
“Direi di si, bro!”.
“Bene andata allora. Trasferite le coordinate del localizzatore al nostro navicomputer. Inviateci un punto di incontro e vi riporteremo la vostra nave”.
“Ehi. Liberateci!”. I due sallustani uomini tornarono alla parola. Scandalizzati. La donna, invece, era rimasta in silenzio e sembrò sorridere.
“Siamo gentiluomini, ma non così stolti. Vi verranno a salvare. Saluti!”.
 
A bordo della Saxer, la loro vecchia nave corelliana, li stava aspettando la droide protocollare T1-LD3, conosciuta come Tilde. La sua ingombrante personalità li accolse appena entrarono in cabina, come una fascia di asteroidi accoglie le navi sperdute.
“Che fine avete fatto? Dov’è il carico?”.
“E’ una storia lunga Tilde”. Cominciò Phil.
“Non ne vale la pena. Sappi che ora abbiamo una nuova missione e che con il ricavato potremmo pure comprarti dei circuiti nuovi di zecca. E magari anche un software nuovo”.
“Ah… umani”. Si zittì e inserì le coordinate senza chiedere altro.
“Ehi Dick. Stiamo veramente andando a caccia di una nave rubata da pirati. Pirati veri?”.
“Si. Ripensamenti, fifone?”.
“No, ma mi stavo iniziando a chiedere. Noi due contro…”
“Io chi sono, giovanotto?”. Si intromise T1LD3.
“Si certo. Noi tre contro chissà quanti. Abbiamo un piano?”.
“Lo abbiamo”. Rispose Dicker. A Phil sembrò solo un modo di Dick per autoconvincersi, ma non aggiunse altro sull’argomento. Invece chiese:
“La riporteremo davvero ai sullustani?”. Appena le sue parole formularono la domanda, a Phil parve di conoscere già la risposta dell’amico.
“Scherzi? Lo sai quanto ci pagherà l’imperatrice Leia quando le riporteremo la Corvus?”.
   
 
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