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Autore: Uptrand    07/04/2019    11 recensioni
Gli Yahg hanno deciso di non rispettare gli accordi con il Consiglio della Cittadella e una numerosa flotta di conquista si sta muovendo verso la colonia salarian indipendente di Erinle.
Da due settimane sotto assedio degli yahg e difesa dalle forse dell Iniziativa di Difesa Galattica (I.D.G.) agli ordini del Consiglio.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vorcha ovunque, morti e vivi. 
Cadaveri smembrati o bruciati.
I vivi che passavano sui morti, solo per aggiungersi ad essi. 

Divisi in dieci tronconi in linea fra loro, spalla contro spalla, i soldati del I reggimento continuava a respingere la marea di vorcha.
I T-17 sparavano a raffica, i nemici cadevano morti e mutilati a ogni colpo. Non vi erano feriti in questa battaglia, la potenza dell'arma dava poche possibilità di cavarsela.
Un colpo di striscio poteva far perdere una gamba o portare via un braccio e buona parte del relativo fianco.
I suoi colpi infiniti, alimentato dal generatore della corazza NC-13, facevano si che i soldati non si curassero di quanti ne sprecassero. 
Era un fuoco di sbarramento incessante quello che i vorcha si trovavano ad affrontare.
Il loro armamento inadeguato, i colpi delle loro armi rimbalzano sulla corazza NC-13. 
Tranne un paio di morti dovuti alla sorpresa dell'assalto iniziale, il I non aveva subito altre perdite. 
Simili a castelli, il I resisteva diviso nelle sue dieci sezioni. 
Non bastavano granate o altri esplosivi di piccolo calibro a smuoverli. 
La NC-13 resisteva. 
Un metallo ed energia. 
Resisteva al fuoco delle torrette lancifiamme.
Resisteva a esplosioni che avrebbero tranciato gli arti ai soldati. 
Resisteva a tutto quello che il nemico le tirava addosso. 
Lo stesso faceva il I reggimento. 
Resistere...finché si poteva. 
I vorcha che più si avvicinavano erano respinti dalle fiamme del vespene dei piromani, di loro rimaneva solo la cenere. 
Da lontano i T-17 li distruggevano, da vicino il vespene li inceneriva e la NC-13 neutralizzava ogni attacco. 
Ma nessuna difesa era eterna e perfetta. Il metallo delle corazze poco per volta subiva danni, quando i loro scudi crollavano sotto il fuoco nemico.
La granate facevano sempre danni, anche se minimi. 
Il I poteva resistere per ore, non per sempre. Lo sapevano i nemici e chi lo comandava. 
Poco importava la presenza di Isabella. 
Il phantom psicopatico si era dato alla pazza gioia.
Combatteva in mezzo ai nemici.
Si lanciava tra di loro con i suoi poteri.
Non avendo alleati attorno, agiva impunemente come piaceva a lei. Conscia che ogni essere che la circondava era solo qualcosa da uccidere. 
Li schiacciava a terra divertita, come una bambina che avesse appena finito di torturare degli insetti. 
Ma per quanti nemici attirasse su di se, per quanti ne eliminasse essi erano semplicemente troppi.
Mirava in particolare agli yahg, i pochi ad accompagnare i vorcha in quella battaglia erano armati di lame su ambedue le braccia. 
Erano state quelle armi a causare le uniche morti nel reggimento. 
Per una fanatiche di lame come lei, era una sfida che non poteva rifiutare. 
Ma gli yagh non erano spadaccini, muovevano con forza le grosse lame ma la differenza era disarmante.
La loro mole era solo un vantaggio per Isabella, li colpiva più facilmente. Lo stesso valeva per i soldati del I. 
Ma erano orgogliosi e fieri e questo al phantom piaceva. 
Prendere il nemico con il suo orgoglio e gettarlo nel fango della sconfitta, morente. 
Il rispetto del nemico era qualcosa di estraneo a Isabella. 
Nel fissarli in quei brevi istanti antecedenti la morte poteva sentire la rabbia e la morte di tutti quelli che uccideva e ne era divertita. Il loro rancore era per lei esaltazione, il risentimento che provavano la spingeva solo a uccidere ancora. Tutte quelle sensazioni la facevano sentire bene. 
Ma anche lei aveva dei limiti. 
Il conto alla rovescia di un minuto sul display arrivò a zero, ritornò indietro occultata. Appoggiandosi di spalle alla schiena di Steve. 
La stanchezza colpiva tutti, anche i phantom psicopatici. Per combattere quasi al massimo delle sua abilità, il suo fisico si stancava prima del tempo. 
Con lui aveva stabilito un minuto di combattimento intervallato da trenta secondi di riposo.
I nemici sembravano averlo capito, perché in quei trenta secondi i loro attacchi si facevano molto più intensi rispetto all'inizio. 
« Merda! Così non va! » borbottò Steve senza rivolgersi a nessuno in particolare.
Azionò il comunicatore « Sipaf porta qui i tuoi. È ora di disinfestare la foresta! »
« Ricevuto comandante, tenga gli uomini riuniti. Disinfestazione in arrivo. » annunciò il salarian.
Steve passò sul canale comune « Disinfestazione in arrivo, nessuno si muova. Rimaniamo sulla strada di cenere che i piromani hanno aperto. Saremo più che visibili e … tu non ti muovi, cazzo! » sbraitò contro Isabella feroce e prendendola per il polso destro. Dimenticandosi di avere il canale aperto. 
Anche se coperto dal casco, lui non aveva problemi a immaginarsi il viso furioso di Isabella: odiava essere afferrata o vedersi proibire di uccidere, sopratutto quando poteva farlo liberamente. 
« Io voglio! » fu la secca risposta di lei. 
« Me ne fotto di quello che vuoi, tu, ora, ubbidisci o ti spezzo le gambe! » gli urlo concitato, la situazione in cui si trovava gli aveva fatto dimenticare che il phantom non era uno dei suoi soldati. 
Non era istruito su come combattevano, anche se aveva sentito il discorso questa non aveva significato per lei. 
Pur senza smettere di combattere, un senso d'inquietudine percorse tutti i soldati. Stavano forse per perdere il loro comandante? 
Indispettita, quasi offesa lei s'arrampicò sulla corazza di Steve. Salì nuovamente sul reattore che sporgeva dalla schiena della corazza, creando uno spazio abbastanza largo perché ci stesse una persona seduta. 
La sentì salire dicendo « Stronzo! » 
Lui non disse niente, al contempo scocciato e sollevato che lei avesse ubbidito. Sapendo che normalmente avrebbe riso di quel insulto, forse il primo che lei gli rivolgeva. 
Ma in quella situazione davvero non aveva voglia di ridere “Spero di avere l'occasione per farlo dopo. “ pensò
Isabella, questa volta, non si mise seduta. In piedi su di lui, spiccava fra tutti. 
I nemici subito la puntarono.
Lei brillò di un blu elettrico, il suo piede sinistrò batté con forza contro il metallo sottostante facendo alzare le sopracciglia a Steve che assunse un espressione sorpresa. 
L'attacco biotico partì potente, mentre lui dondolava lievemente. 
Fortunatamente la NC-13 aveva una capacità di carico o spostamento fino a ottanta chili, cosa che aveva permesso al phantom di essere trasportato senza problemi. 
La stessa capacità che ora evitava a Steve di sbilanciarsi e di cadere, sotto i continui colpì di piede che sentiva rimbombare nella corazza mentre gli attacchi biotici del phantom si susseguivano. 
Lei gli attaccava da distante con l'energia biotica, muovendosi su quella stretta sporgenza come pedana che altro non era che la corazza di lui.  
Da distante la scena sembrava anche comica, perché dava l'impressione che Isabella si fosse messa a ballare sulle spalle del comandante del primo reggimento.. 
« Perché a me? » disse Steve senza rivolgersi nessuno in particolare, mentre lo scalpiccio dei piedi di lei continuava a risuonare ininterrotto nell'armatura. “Gli spuntoni ci metto!” pensò fra se.
Era sicuro che nessun altro ufficiale si fosse mai trovato in una situazione tanto assurda.

 
***** 
 
A bordo del bombardiere Sipaf azionò il canale di comunicazione con lo stormo, composto da ventiquattro mezzi come il suo. 
« Capo stormo doppio zero a squadriglia, andiamo a dare supporto ai nostri a terra. Rotta d'avvicinamento tre due due, formazione serrata. I titani hanno colpito duro le loro forze aeree ma aspettiamoci lo stesso dei nemici. Diciassette minuti e saremo in zona d'attacco. »
Come ordinato, i bombardieri assunsero la formazione comandata. 
Una nuvola solitaria, così sarebbe potuta sembrare a uno spettatore dal suolo quella massa di vapore che apparve sulla rotta dei pellicani poco dopo. 
Su tutti i bombardieri il messaggio trasmesso dal pilota al resto dell'equipaggio fu lo stesso: « Antiaerea nemica in azione. » 

Ai lati del bombardiere, in coda, sopra e sotto di esso le torretta di difesa fecero la loro comparsa. 
Le nuvole in cielo si moltiplicarono come le esplosioni che le generavano. 
I pellicano vi passarono in mezzo senza subire danno.
Erano i più grossi mezzi della loro categoria, in assoluto il mezzo più costoso di quella gamma di cui un esercito avrebbe potuto dotarsi. 
Solo navi spaziali da guerra avevano prezzi maggiori, un costo a cui però si equiparavano eccellenti qualità. 
Non pochi sostenevano che nel giro di qualche hanno l'introduzione di questo mezzo avrebbe obbligato a rivoluzionare i sistemi antiaereo. 
« Qui Taara, quattro segnali non identificati in arrivo alla nostra destra sopra di noi. » disse l'asari a Sipaf, era membro del suo equipaggio. Responsabile dell'artiglieria riguardante il lato superiore dell'aereo. 
Stava comodamente seduta nella sua postazione, circondata da una riproduzione schematica e olografica di quella porzione dell'aereo. Interagendo con essa tramite il semplice tocco delle mani, poteva impartire ordini a una velocità e funzionalità superiore ai sistemi classici. 
Col vantaggio di rimanere al sicuro nella carlinga dell'aereo. 
« Altrettanti in coda. » dichiarò Riken, uno dei pochi drell nel I reggimento. La sua postazione dava di spalle a Taara, ed era la sua controparte comandando le difese in coda e nella parte inferiore. 
« Sono autorizzato ad aprire il fuoco? » 
« Affermativo! » fu la pronta risposta di Sipaf. 
Ai pochi movimenti delle dita sul piano olografico, corrisposero quelli delle difese sulla coda. 
Seguirono brevi lampi di luce e un suono simile al cinguettio di uccelli. 
I caccia yahg ruppero la formazione, compiendo evoluzioni per evitare la difesa dei bombardieri.
Grossi mezzi a forma trapezoidale conica, una massa compatta priva di ali e sporgenze.
Uno di loro scese in picchiata, a trecento metri dal bombardiere di Sipaf esplose. 
La carcassa in fiamme si scontrò contro la corazza del bombardiere, senza infliggere nessun danno. 

Taara sospirò mentre una goccia di sudore le bagnava la guancia, mentre teneva una mano distesa e aperta davanti a se. Non sapeva neanche lei come avesse avuto i riflessi di azionare gli scudi superiori in tempo. 
« Ben fatto Taara. » disse Sipaf complimentandosi con lei. « Al nostro ritorno, ti farò sentire della battute nuove di mia invenzione. » 
L'asari alzò gli occhi al cielo in un muto segnale di disperazione, il suo comandante salarian aveva un pessimo senso dell'umorismo. 
Tipo logico e preciso, come tutti quelli della sua specie, trovava che l'umorismo fosse interessante per le meccaniche che lo coinvolgevano. In pratica, per passatempo, lo studiava. 
Il risultato erano battute imbarazzanti per chi le ascoltava, non si sapeva mai bene come reagire senza essere maleducati. 
Taara si voltò verso Riken e chiuse il microfono, parlando lo stesso sotto voce per prudenza « Preferivo morire bruciata e schiacciata sotto le lamiere del caccia nemico. » 
Il drell si concesse un sorriso, mentre a stento tratteneva una risata. 
All'esterno il combattimento cresceva d'intensità, essendo il numero dei caccia nemici aumentato in pochi attimi. 
I sensori riportavano ventiquattro bombardiere contro una quarantina di caccia. 
Ma i piccoli mezzi non riuscivano a far danno ai colossi dei cieli, che in formazione si coprivano a vicenda. Le mitragliatrici laser che avevano in dotazione erano inadeguate contro i loro scudi e corazze. I missili erano abbattuti o fatti deviare con falsi bersagli. 
Mentre il numero dei caccia in volo diminuiva ogni istante di un'unità. 
« Trenta secondi al bersaglio! » annunciò Sipaf.
In cabina di pilotaggio, il secondo pilota e l'addetto alle comunicazione, un turian con un cerchio blu in faccia di nome Terso, stavano controllando per l'ennesima e ultima volta i dati della telemetria fornita da terra. 
Un errore di calcolo e avrebbero colpito gli alleati.
Simili armi non potevano distinguere tra amici e nemici se i bersagli erano della grandezza di una persona, proprio per l'elevato volume di fuoco. Sparavano centinaia di colpi sull'area indicata che si disperdevano tutt'attorno.
Un errore nell'inserire i dati esatti e la fanteria a terra sarebbe stata spazzata via dai suoi alleati.
Per questo era necessario indicare correttamente le aree sicure, quelle su cui era impostato il divieto di fuoco. 
Fortunatamente il I era più che visibile, essendo circondato da un'ampia zona nerastra di terreno a causa del vespene.   
Il suono fu acuto, penetrante e improvviso al punto di far urlare Terso mentre si toglieva violentemente le cuffie. Ma altrettanto fecero tutti i presenti a bordo. 
Quel fischio era durato solo un paio di secondi, lasciando orecchie doloranti al suo passaggio. 
Un rapido controllo delle comunicazioni non rilevò problemi, anche se tutti gli equipaggi segnalarono di aver avuto lo stesso problema. 
Sipaf si annotò mentalmente di eseguire un'attenta diagnostica delle comunicazioni al ritorno. 
« Venti secondi al bersaglio. » disse 
***** 

Ma anche un'altra persona aveva sentito quel fischio inspiegabile: Linora Sera. Il suo compito era mantenere in funzione le comunicazioni del I reggimento. 
Era rimasta a Lopol, occupando un angolo del locale eletto a base provvisoria. Olo-mappe erano ovunque, costantemente consultate da Lofirn e Gatius.
Il primo controllava il tiro dell'artiglieria titano, valutando nuovi bersagli sulla mappa.
Il secondo, capace stratega, l'andamento della battaglia nel quadro generale. 
All'interno della foresta il I era leggermente in svantaggio, avendo il nemico avuto il tempo di elaborarvi una trappola. Tuttavia la situazione non era critica, in ogni caso l'intervento dei bombardieri avrebbe spesso risolto la situazione a loro vantaggio. 
L'urlo dell'asari fece voltare allarmati i due ufficiali « Che succede? » domandò il quarian. 
« Io...non lo so...» disse lei.
« Sarà stata una banale interferenza. » fu il commento secco del turian. 
Ma lei aveva smesso di ascoltarli dopo i primi attimi. Conosceva i suoni meglio di chiunque, in quello stridio fastidioso gli era sembrato di riconoscere qualcosa.
Si rimise le cuffie, volume al massimo avviò la riproduzione sfruttando il fatto che ogni comunicazione era registrata. 
Gli sembrò che un trapano gli bucasse i timpani, ma chiuse gli occhi e andò avanti.
Ignorò le urla dei due ufficiali, a quel volume il suono si sentiva forte e chiaro in tutta la stanza.  
Una volta..
Due...
Tre...
Quattro..
Alla quinta volta quei due secondi ebbero senso, proprio mentre le cuffie le venivano stolte. Non diede spiegazioni, limitandosi a tirare una gomitata a Gatius per riprendersele. 
Gli avrebbe chiesto scusa dopo, si portò il microfono alla bocca è urlò « Attacco annullato! Uova marce! »
***** 

« Uova marce! » gridò con forza Terso.
« Uova marce! » urlò con forza Sipaf trasmettendo gli ordini a tutto lo stormo di bombardieri « Attacco annullato! Rompere la formazione! » 
Nel mentre lui stringevano con forza i comandi per far alzare il muso al pellicano. 
Ma un colosso simile, in discesa veloce d'attacco, non poteva semplicemente cambiare rotta all'improvviso.
Necessitava di tempo e soprattutto di spazio. In quella situazione il rischio era uno scontro con gli altri mezzi della formazione. Ma la vera preoccupazione era un'altra 
« Dimmi che ci sei riuscito? » chiese allarmato il salarian al suo secondo.
Il co-pilota, un umano di Alessio Sparkes dai capelli color del rame e lentigginoso, si voltò verso di lui con un sospiro « Si, sono stati i secondi più estenuanti di tutta la mia vita. Codice inserito, armi rientrate, ma cosa è successo? » 
« Vorrei saperlo... »
« Sipaf! » il salarian si sentì chiamare con tono furioso da Steve. Si era vista passare gli aerei sulla testa, senza che fosse successo niente. 
« Signore, abbiamo... »
« Me ne frego, voglio supporto aereo adesso! » 
« Trenta secondi signore, questa volta ci saremo. » asserì il salarian.
L'unica risposta che ebbe la chiusura della chiamata, accompagnata da insulti verso il nemico e forse verso il phantom.

« A tutto lo stormo, ritornare in formazione. Al mio segnale riprendere manovra d'attacco. » ordinò il salarian e cambiando canale « Linora, puoi darmi una spiegazione? » 
Sentì un debole fruscio, ma alla fine la voce dell'asari risuonò chiara « Signore, è solo una supposizione. Ma credo che quello di prima fosse un tentativo di penetrare i nostri computer. Si tratta di una tecnologia capace d'inviare dati informatici sotto forma di onde sonore, infestando un computer tramite un semplice canale audio. »
« Esiste davvero qualcosa di simile? » domandò stupido, scambiando uno sguardo allarmato con Alessio. 
« A livello sperimentale si. »
« Possiamo difenderci? » 
« Passate sul canale E-044, l'ho impostato perché la frequenza cambi ogni tre secondi. Dovrebbe impedire ogni intrusione del nemico. » 
« Ricevuto. » e diede gli ordini necessari. 
***** 

Linora sospirò di sollievo, ma quando sentì Gatius chiamarla sobbalzò 
« Signore io … »
« Voglio una registrazione di quel suono misterioso, abbiamo bisogno di analizzarlo per capire se hai ragione. Da questo momento dobbiamo considerare ogni comunicazione avuta fino adesso come compromessa. Contatta tutti i reparti, cambio di frequenza per tutti i canali e solo comunicazioni in codice B12. » ordinò il turian, accanto a lei aveva sentito la discussione con Sipaf. 
« Agli ordini! » e quando lo vide allontanarsi sospirò di sollievo. 
***** 

Nuovamente in formazione e in fase di attacco, i portelloni dei bombardieri si aprirono. 
Non uscirono bombe, ma una mitragliatrice con canne della lunghezza di tre metri e di forma cilindrica calò da ciascuno di essi. 
Per massimizzarne le capacità erano controllate dai computer di bordo, dove quello dell'aereo capo stormo si coordinava con quelli dei rimanenti aerei.  
Le informazioni dei sensori dei vari mezzi venivano confrontate fra loro, aumentando la capacità di  acquisizione dei bersagli. Ogni arma si sarebbe concentrata su determinati bersagli, al fine di ottenere il miglior risultato dal loro impiego.
Tramite questo sistema centrale Alessio era stato in grado di annullare l'attacco precedente, ricevendo l'ordine sul terminale dell'aereo a capo della squadriglia questo si era trasmesso agli altri. 
Solitamente impiegate sulle navi da guerra, erano un sistema di difesa contro missili e caccia nemici.
Avevano una capacità di fuoco di quasi cinquemila colpi al minuto, erano in grado di ruotare completamente sul piano orizzontale e di novanta su quello perpendicolare. Coprivano ogni angolo dell'aereo dal ventre in giù. 
Funzionavano tramite un sistema di laser ad impulsi, alimentate dal reattore a eezo del bombardiere. Producendo brevi colpi ad alta intensità.
Il loro più alto difetto era l'enorme dispendio energetico, che rendevano i pellicani gli unici mezzi della loro categoria capaci di utilizzarle ma con limitazioni. 
Pur montandone più di una, in zone diverse dell'aereo, potevano usarne solo una alla volta. 
Una volta in azione, quasi la totalità dei sistemi veniva disattiva per risparmiare energia. Rimanevano attivi solo navigazione, propulsione, sensori e comunicazione.
I pellicani risultavano particolarmente esposti durante il loro impiego. Se dal basso erano protetti, erano invece facili prede per caccia dall'alto con le contromisure disattivate e muovendosi a velocità ridotta. 
L'idea di utilizzarle in questo modo era uscita fuori per caso, quando Steve parlando con Mores aveva chiesto « Non possiamo montare sui bombardieri una sorta di arma universale che vada bene per tutto? Dalle bombe dal cielo non mi dispiacciano, ma non si può avere qualcosa di più preciso. »
Il krogan l'aveva guardato come fosse un'idiota « Sono bombardieri, fanno cadere bombe, cosa dovrebbero fare? Non esistono armi universali. »
« Mi serve solo qualcosa di potente e preciso che possa fare a pezzi: fanteria, blindati ed eventuali fortificazioni nemiche. »
« Fammi capire...vorresti prendere un sistema anti-carro, come minimo vista la potenza che richiedi, per usarlo anche sulla fanteria nemica? »
« Perché no? È solo questione di potenza, se può fare a pezzi la corazza di un blindato può sicuramente uccidere una persona. »
« Questo è vero... » borbottò il krogan, soppesando quella verità. Il problema era che i sistemi anticarro erano letti a caricare, il loro tiro troppo impreciso e la fanteria era spesso un bersaglio troppo piccolo da colpire. Ancora di più lo sarebbe stata da un aereo.
Quelli anti-uomo mancavano invece di potenza. 
L'idea non dispiaceva però del tutto all'esperto di armi della Noveria Corps, dopo averci rimuginato sopra qualche settimana riadattò una mitragliatrice PAT Fenix usata nella difesa delle navi spaziali. 
Contro un fante appiedato la potenza di quell'arma era talmente elevata da risultare quasi comica, ma trovava interessante quel suo utilizzo così anomalo. 

Ventiquattro lucine si accesero in cielo e la morte scese in terra. 
Cadevano gli alberi che si trovavano sulla linea di tiro, i loro tronchi esplodevano in mille schegge. 
Esplodevano i vorcha, di cui non rimenavano integri nemmeno gli arti. 
Scoppiavano gli yahg, le cui dimensioni non avevano importanza. Sventrati come tutti gli altri.
Non servivano le protezioni delle corazze. 
Inutili erano i ripari. 
Coraggio, impegno e devozione alla causa erano futili. 
La morte arrivava rapida, silenziosa e invisibile. 
Lasciava un cratere fumante a terra, grande appena una trentina di centimetri tutto attorno ad essa le parti disperse di quello che era stato un essere vivente. 
Fumanti e calde erano le viscere, per l'energia che le aveva colpite. 
Il sangue cadeva a terra a grumoso e secco, rimanendovi non potendo il suolo assorbirlo. 
Due passaggi in volo, di quindici secondi ciascuno e dei nemici nella foresta non rimase più nessuno. Interi ettari del bosco erano stati devastati in pochi istanti.
Solo il I reggimento rimase incolume.
I soldati ripreso la marcia, mentre alle narici di tutti arrivava l'odore di carne cotta.
« Una grigliata...per quando torno... » fu il commentò di Steve a quel profumo.  
Vide la testa di Isabella fare capolino dall'alto, il volto celato dal casco. 
« Cosa? » chiese, dato che le sembrava dubbiosa.
Lei non sapeva come esternare la sua irritazione, a causarla il fatto che lui avesse avuto ragione a non farla andare. 
« Visto che ho fatto bene a trattenerti? » disse lui sorridente. 
Il phantom si ritrasse, mettendosi seduta sempre su di lui ma dandogli la schiena. 
Innervosita da quella sua ultima frase e dal sorriso. 
« E beh...? » domando lui dubbioso, non capendo cosa le fosse preso. 
***** 

Senza la protezione della foresta, i satelliti spia non perdevano una mossa dei nemici. Si sapeva che gli yahg e alleati erano riusciti a compattarsi. Formando un fronte solido di almeno quindicimila soldati. 
Uphu ripeteva i sacri dettami della Dottrina, l'individuo era niente. 
L'individuo aveva senso solo nella comunità. 
Ognuno doveva rispettare il posto che occupava in essa.
Una società ordinata era forte. 
Non bisogna avere dubbi a quello che si era chiamati a fare. 
Per questo gli yahg erano superiori, mentre i non-yahg vivevano nel caos più totale. 
Attorno a lui i grugniti dei non-yahg vorcha, un chiaro esempio di inferiorità di razze. Utili solo come carne da cannone. 
Sarebbero tutti morti, questo lo sapeva poiché erano gli ordini ricevuti. Ma questo non aveva importanza poiché avrebbero vinto la guerra. 
« Non-yahg vorcha... » ma non finì d'impartire gli ordini che una spada gli trapassò il cranio da parte a parte. La figura umanoide che l'uccise si vide appena per un secondo, mentre tutti scappavano dalla granata che le avevano visto gettare a terra. 
Isabella si stava divertendo, aveva così tanti nemici che si poteva sbizzarrire. 
Per questo si era legata un cinturone pieno di granate di traverso. 
Steve le aveva chiesto di seminare il caos e di raggiungere un obiettivo preciso, era quello che stava facendo. Spargeva morte tra i nemici, uccideva con la spada i primi per sparire lasciando dietro di se una granata. 
Arma comoda e che spaventava tutti. 
I nemici si guardavano attorno e la cercavano, impreparati all'attacco di una sola persona. 
Lei procedeva verso il centro dello schieramento nemico. 
Un'impresa folle.
Ma nessuno aveva mai spiegato a Isabella il concetto di follia o impossibile. 
Una pazzia come lo fu entrare nella sala di comando mobile nemica, atterrare l'ufficiale che comandava l'esercito. Eliminarlo insieme a tutti quelli che vi aveva trovato e far saltare in aria tutto con tutte le granate che le erano rimaste. 
Decapitando in un colpo solo l'intera catena di comando nemica, per scomparire subito dopo.
Non servivano sensori o altri dispositivi tecnologici, quel genere di vantaggi erano annullati dalla sua corazza. La tecnologia più evoluta vinceva. 
Due occhi o otto erano indifferenti, ci era voluto il suo tempo ma aveva capito il linguaggio corporeo degli yahg. Ogni paio orizzontale di occhi yahg era sensibile alla luce in modo diverso, ma alla fine gli occhi sullo stesso lato si muovevano insieme. 
La natura aveva dotato gli yahg di quei sensori visivi usati dai soldati. 
Un trucco interessante, ma una volta scoperto non era difficile da eludere e lei sarebbe stata un ben misero predatore se non fosse stata capace di adattarsi. 

Quindicimila contro cinquemila, una vittoria impossibile se il I fosse stato un'ordinario corpo militare. 
Era formato dai soldati peggiori, quelli che innanzitutto volevano rimanere vivi e solo dopo pensavano ai doveri. 
Steve sorrise avvertendo nuovamente il peso di Isabella, ancor prima di Isabella. Il I si era fermato al limitare della foresta. 
« Tutto fatto? » 
La vide annuire. 
« Bene, nessuno potrà dare l'ordine di ritirata. » 
Quella era la situazione perfetta per loro, un nemico numeroso e ben concentrato. 
A vincere quella battaglia sarebbero stati i titani e i pellicani. 
Perché la vera funzione del reparto di fanteria del I era solo quella di esca, erano cinquemila esche. 
Lo scontro nella foresta era stato vinto dai pellicani, contro quel nemico che la fanteria aveva fatto uscire allo scoperto pur cadendo in un'imboscata. 
A infliggere i danni maggiori erano stati i titani. 
La corazza NC-13 e il fucile T-17 avevano solo lo scopo di far rimanere in vita i soldati, fino a quando pellicani o titani avrebbero eliminato la minaccia rimanendo al sicuro.
Perché non c'era il modo migliore di rimanere in vita: osservare i nemici morire da una sicura lontananza. 

Quando i primi proiettili dei titani esplosero, il fronte nemico divenne un oceano di fiamme.
Erano caricati col gas vespene.
Le fiamme non risparmiavano niente, nemmeno i mezzi blindati. 
Quando i pellicani scesero dal cielo, fu un semplice sterminio anche se i danni riportati nell'esporsi in questo modo li costrinsero ad abbandonare, su ordine di Steve, il campo di battaglia. 
Il nemico possedeva ancora dei caccia e della contraerea. 
« Dobbiamo farlo signore? » domandò Sioux a Steve. 
« Purtroppo si, voglio la base nemica intatta e conquistata. » disse terminando la frase con un grugnito. Gli sarebbe piaciuto rimanere seduto a osservare il nemico morire. 
« Primo reggimento, carica! »
Irruppero sul campo di battaglia, sparando come dei folli. 
Penetrarono in profondità nello schieramento nemico. 
Steve continuava a urlare « Avanti, avanti! Non fermatevi! » 
I soldati ubbidivano, sparavano senza curarsi della mira. 
Sparavano a quei nemici ancora vivi che cercavano di fermarli, a quelli feriti che si trovavano sul loro cammino. Non importava che fossero in grado di combattere o meno. 
Ai cadaveri, giusto per sicurezza ma quasi sempre a causa della tensione della battaglia. 
Sopratutto sparavano a quelli in fuga, colpendoli alla schiena senza problemi. 
Erano vivi e volevano continuare a esserlo. 
In testa a tutti il phantom, a qualche metro da lei Steve che si malediceva per essersi trovato così avanti ed esposto. Di dare l'esempio e guidare l'attacco non ne aveva mai avuta intenzione, era successo per caso e solo Dio sapeva come.
Gli sarebbe piaciuto correre verso i suoi soldati dietro di lui, ma sapeva che non poteva dare il cattivo esempio. Imprecando continuava ad avanzare. 

Isabella era esaltata, da tanto non sentiva quella sensazione nell'area: la paura. I nemici in fuga, lei che li inseguiva saltando da uno all'altro con i suoi poteri. 
A un tratto però si fermò, con calma si sedette a terra lasciando che Steve e il resto dei soldati le passassero davanti. 
Da tempo non le succedeva, sentiva il bisogno di un attimo di pausa.
Era venuta. 
Da anni non uccideva così tanto, non provava emozioni così forti davanti al terrore dei nemici da avere un orgasmo. 
Si sdraiò godendosi quella sensazione, ma un pensiero preoccupante le sovvenne alla mente.
Non aveva delle mutande di ricambio, per la fretta non si era portata nessun ricambio. 
   
 
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