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Autore: Dreamer47    07/04/2019    1 recensioni
Seguito di Heartbeat: ambientato all'inizio della sesta stagione.
Dal testo:
"Un po’ stordito aprì gli occhi trovandosi disteso su di un divano a lui sconosciuto: mise a fuoco la stanza intorno a se, non riconoscendola, finché una figura comparve e si diresse nella sua direzione.
“Sei sveglio finalmente, raggio di sole!” Scherzò una voce femminile a lui davvero familiare, sedendosi.
“Hailey?” Biascicò il ragazzo ancora molto confuso, passandosi una mano sul viso e sedendosi. “Dove mi trovo?”.
“Al sicuro” disse una voce ancora più familiare di quella della ragazza davanti a se. “Ciao Dean”.
Il ragazzo alzò lo sguardo, chiedendosi se fosse solo un sogno o se fosse la realtà, ma quando incrociò il suo sguardo, si riprese del tutto e sgranò gli occhi.
“Sam..?!” Chiese scosso, alternando lo sguardo incredulo fra i due.
[...]
Dean sentí gli occhi pizzicare ed il suo cuore esplodere di felicità.
Fece un balzo in avanti e si avvicinò velocemente al fratello, stringendolo tra le braccia. Come poteva essere tornato? Quando era uscito dalla gabbia?
Lasciò le domande per dopo, si strinse al suo fratellino godendosi il momento, mentre la felicità si impossessò di lui e si lasciò invadere da un senso di pace.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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Note dell'autrice:
Buon pomeriggio e buona domenica a tutti! :)
Eccomi qui con la prima parte di un nuovo capitolo.
L'intero capitolo avrà una certa importanza nella storia, infatti vi invito a leggerlo con attenzione.
Non vi trattengo oltre,vi auguro una buona lettura.
A presto! :)


Capitolo 7 (Parte I).
I was born to love you.





La forte poggia continuava a battere inesorabilmente sulle vetrate del salone, spargendo all’interno dell’ambiente quel gradevole suono che accompagnava la loro conversazione.
Ancora una volta Sam si domandava chi lo avesse tirato fuori dalla gabbia, strappandolo da Lucifero e Michele, e sottopose i suoi dubbi ai presenti - il fratello, Bobby e le due Collins- che tentavano sempre di sviare il discorso, incentrandolo su qualsiasi altro argomento.
Il minore di Winchester aveva capito benissimo che gli stessero nascondendo qualcosa, ma nonostante fossero passate due settimane dal suo ritorno decise di aspettare ulteriormente per cogliere il momento adatto e sfruttarlo al meglio per farsi raccontare tutta la verità. Il fatto che Castiel non si fosse ancora fatto vivo e che non rispondesse alle sue chiamate gli fece storcere il naso, facendo si che Sam immaginasse che qualsiasi cosa la sua famiglia cercasse di nascondere, sicuramente c'era anche lo zampino dell'angelo.
Stavano seduti attorno al tavolo della cucina dopo aver cenato tutti insieme come una famiglia e Sam e Dean stavano litigando su quale film avrebbero visto quella sera; era strano per loro comportarsi come una vera famiglia, cenare e discutere di qualcosa che non fosse la caccia, guardare la televisione insieme, cucinare e divertirsi, uscire per andare in un pub e bere qualcosa mentre giocavano a biliardo rimanendo senza pensieri e senza seguire un caso.
Era tutto molto strano per loro, dato che il minore dei fratelli aveva capito benissimo che qualcosa non andava più: in quelle sue settimane aveva notato qualcosa di strano fra Dean e Katherine, li vedeva scambiare poche parole e guardarsi di rado negli occhi.
Sam aveva addirittura la sensazione che cercassero di nascondergli il fatto che trascorressero la notte in due stanze diverse; ricordava di essersi svegliato una sera nel cuore della notte e di essere sceso dal letto per dirigersi in cucina per soddisfare la sua sete. Ancora assonnato si stropicciò gli occhi e bevve tutto d’un sorso un bicchierone d’acqua, sentendo però un forte russare provenire dal divano del salotto.
Strano” pensò Sam aggrottando le sopracciglia ed avvicinandosi di soppiatto.
Notò suo fratello sdraiato sul divano del salotto, coperto a metà da un plaid troppo piccolo per uno della sua stazza, e nonostante il buio lesse sul suo volto un’espressione immensamente triste e cupa.
Qualcosa non andava e Sam non era cosi stupido da non accorgersene.
Anche Bobby gli aveva dato questa impressione dato che cercava di parlargli il meno possibile, evitandolo e sorridendogli forzatamente ogni volta che i loro sguardi si incrociavano.
Conosceva quell'uomo da quando era bambino, sapeva che sguardi riservasse a loro e quali invece agli estranei.
Sam si sentiva come se fosse misteriosamente diventato uno degli altri senza neanche essersene accorto. Cosa aveva fatto per farlo arrabbiare ? Essere tornato?
Come poteva dato che non era stata una sua scelta?
Ad ogni modo anche la sua ragazza gli sembrò molto strana: era sempre la solita Hailey, ma con qualcosa di diverso.
Lo guardava in un modo che neanche Sam sarebbe stato in grado di descrivere. 
Dopo la prima notte che avevano passato insieme - notte passionale ma anche molto romantica, dato che la ragazza era esplosa in un grande pianto di gioia non appena rimasero soli e gli aveva confessato quanto ancora profondamente lo amasse- Hailey aveva assunto un atteggiamento diverso.
Ogni tanto lo fissava mentre lui era distratto, guardandolo quasi con paura, ma molto spesso Sam lo aveva attribuito alla paura di perderlo ancora una volta.
Il rumore sgraziato dei piedi della sedia che strisciavano violentemente contro il pavimento logoro portarono il minore dei Winchester nuovamente alla realtà, udendo Katherine dire che si sarebbe ritirata nella sua stanza, sentendosi molto stanca e volendo recuperare il sonno perso durante il viaggio appena fatto a casa dalla ormai non tanto piccola Judith, e si congedò con un saluto molto freddo e distaccato, come se si sentisse quasi a disagio.
Questo dettaglio non sfuggì a Sam che li osservava tutti attentamente in silenzio, e notò come suo fratello maggiore cercò di sorridere distrattamente e annuire, ma lui lo conosceva troppo bene per potere essere ingannato da quel finto sorriso.
Hailey rimase qualche altro minuto, poi un attacco di sbadigli le impose di salire sopra nella camera di Sam per riposare, stanca da tutta quella settimana frenetica in cui avevano riordinato un po’ la casa di Bobby.
L’uomo anziano si prese una birra dal frigo ed uscì dalla porta sul retro senza dire una parola per continuare un lavoro ad un auto che gli avevano commissionato, nonostante l’ora e nonostante ci avesse lavorato per tutta la giornata.
Così i due fratelli rimasero da soli e decisero di ripulire la cucina dalle stoviglie che avevano utilizzato per preparare la cena, sapendo che il giorno dopo le ragazze sarebbero state rimaste sorprese: Dean si mise a lavare i piatti nel lavandino, Sam invece asciugava.
Rimasero per qualche secondo in silenzio e quando il minore vide suo fratello passare e ripassare con la spugnetta insaponata sull'ennesimo punto, con sguardo vitreo e assorto in chissà quale pensiero, decise che era arrivato il momento di farsi una bella chiacchierata confidenziale.
Sam sbuffò e si appoggiò al top della cucina con sguardo rassegnato, incrociando le braccia al petto e fissandolo.
“Ok, che succede?”.
Dean strizzò gli occhi un paio di volte e scosse appena la testa prima di riprendersi da quello stato di trance in cui era caduto e prese a sciacquare il piatto sotto il getto dell’acqua corrente; lo porse a suo fratello e sollevò lo sguardo verso di lui, aggrottando le sopracciglia e chiedendosi il motivo di quella domanda.
“Niente” sussurrò facendo spallucce con una smorfia di chi voleva minimizzare sul viso ed afferrò un altro piatto.
“Ho visto cosa sta succedendo fra te e Katherine..” insistette di nuovo il fratello minore, continuandolo a fissare con il suo sguardo penetrante e quasi accusatorio. “Tira fuori il rospo”.
“Non capisco di cosa tu stia parlando” rispose il ragazzo facendo spallucce e porgendogli un altro piatto pulito e pronto per essere asciugato ed essere inserito nella pila che Sam andava formando mano a mano sul tavolo.
“Andiamo Dean..” sussurrò il minore sospirando.
Dean sbuffò e sollevò gli occhi al cielo in un gesto di disperazione; sapeva benissimo che suo fratello non avrebbe mollato la presa per alcuna ragione. 
Appoggiò le sue grandi mani insaponate sul lavello e diresse i suoi occhi verdi nella direzione di Sam, che ricambiò lo sguardo senza distoglierlo.
Avevano sempre fatto così da quando erano piccoli: Sam voleva qualcosa, qualsiasi cosa, e Dean cercava di fargli cambiare idea, ma il minore era troppo cocciuto.
“E va bene, qualcosa c’è, ma è complicato”.
“Abbiamo tempo”.
“Sam sei appena tornato, dovemmo parlare di altro..” sussurrò Dean sospirando rumorosamente, supplicandolo di smettere.
“No, voglio parlare di questo!” Esclamò Sam sollevando un sopracciglio e guardandolo con aria a metà tra la curiosità e la voglia di aiutarlo.
Dean allargò le spalle e sospirò ancora, aprendo nuovamente il rubinetto dell’acqua per tornare a sciacquare uno dei patti precedentemente insaponati, per poi passarglielo ancora gocciolante.
“Diciamo che non è andata come speravamo”.
Sam afferrò il piatto con lo strofinaccio e lo frizionò velocemente, come se non gli importasse più di svolgere quella funzione, e lo posò insieme agli altri; analizzò la frase del fratello con le sopracciglia incurvate e sentì il suo cuore battere un po’ più forte: da quando Sam e Katherine avevano rotto il loro rapporto era cambiato, ma non scorderà mai il dolore provato nei primi mesi post rottura nel vederla e non poterla avere.
Sapeva quanto doveva essere stato difficile per Dean passare quei momenti, vederla, cacciare con lei e dovere nascondere i suoi sentimenti. Ma non capiva perché.
“Vi siete davvero lasciati?” Chiese sbalordito, sentendosi quasi scioccato dalla notizia.
Dean serrò la mandibola a quelle parole e smise di respirare per cinque secondi buoni, fissando davanti a se e sentendo una fitta farsi largo nel suo cuore. 
Finì di sciacquare l’ultimo piatto nel lavandino e chiuse di scatto il rubinetto con molta forza, passandolo al fratello e guardandolo nuovamente negli occhi. Sam fece poca attenzione al piatto e lo posò velocemente fra gli altri, non distaccando mai gli occhi da quelli del ragazzo davanti a se.
Dean non rispose, ma Sam non aveva bisogno che suo fratello parlasse per spiegarsi; dai suoi occhi stava leggendo l’intera storia e sentiva il cuore spezzarsi per dispiacere.
“Ho avuto uno shock post traumatico..” sussurro Dean distogliendo lo sguardo e deglutendo a fatica, conscio che quella fosse la prima volta che ne parlasse ad alta voce e a qualcuno che non fosse Katherine; prese lo strofinaccio dalle mani del fratello, asciugando le sue e appoggiandosi con il fianchi contro il top ancora umido della cucina, curvando le labbra all’ingiù. “..o almeno è così che lo definisce lei”.
“Shock post traumatico?” Ripeté Sam sollevando il sopracciglio sinistro e chiedendosi cosa davvero intendesse con quella frase.
Il fratello voltò il capo nella sua direzione e Sam riuscì a leggere un misto di dolore, vergogna e dispiacere: sapeva bene quanto Dean detestasse farsi vedere in quella maniera, così fragile, con le barriere da difesa abbassate, messo completamente a nudo dai suoi stessi sentimenti.
“Si, dopo che sei..” iniziò Dean guardandolo negli occhi con aria triste, non essendo però in grado di continuare. Si schiarì la voce e sospirò, stringendo con forza le mani attorno al bordo del lavandino. “Le sono saltato addosso nel sonno: pensavo che fosse un demone o qualcosa. Dopo quello che ho fatto non sono riuscito a rimanere, quindi me ne sono andato via”.
Le ultime frasi le disse molto velocemente e badando a non incrociare il suo sguardo, come se volesse cancellare ogni cosa dalla sua mente e da quella degli altri.
Sam non poteva sapere ciò che successe davvero quella notte di due anni fa, ma riusciva a capire quanto suo fratello se ne vergognasse profondamente: aveva aggredito Katherine e sapeva quanto gli fosse costato dirlo ad alta voce e parlarne con lui.
Notò gli occhi del fratello divenire lucidi e in silenzio gli passò la mano sulla spalla, muovendola in un movimento circolare cercando di farlo sentire meglio, ma servì a ben poco, dato che notò Dean passassi le mani sul viso velocemente e spazzare via le lacrime che erano effettivamente scese silenziosamente.
“Mi dispiace. Dove sei andato?”.
“Lisa e Ben” rispose il maggiore sospirando e tirando su con il naso.
“Quei Lisa e Ben?” Chiese Sam aggrottando le sopracciglia, non riuscendo a capire quale fosse il filo conduttore degli ultimi due anni di suo fratello.
“So bene che quello che ho fatto è stato stupido, ma..” iniziò il maggiore sospirando rumorosamente, ma venne bruscamente interrotto dal fratello.
“Stupido?” Ripeté il minore allargando le braccia e guardandolo quasi in cagnesco, capendo immediatamente cosa avessero sofferto i due ragazzi durante quei due lunghi anni. “Diciamo piuttosto immaturo”.
Il maggiore dei Winchester sollevò lo sguardo verso suo fratello, trovandolo con un’espressione dispiaciuta e arrabbiata, e sgranò gli occhi, fulminandolo con lo sguardo.
“Grazie, sei sempre d’aiuto fratellino..” sussurrò Dean sorridendo a forza, tornando subito serio e deglutendo con forza. “Comunque poi sono tornato quando dei Djin ci davano la caccia”.
“E ti sei imbattuto anche in metà della nostra famiglia..” sussurrò Sam aggrottando le sopracciglia e guardando il fratello, cercando di farsi spiegare per l’ennesima volta qualcosa di più sulla loro famiglia appena ritrovata.
Il minore non riusciva a capire perché le sorelle Collins conoscessero Samuel e Gween, dato che non vi era alcuna parentela, eppure ogni volta che ne parlava con la sua ragazza, Hailey riusciva sempre a sviare il discorso.
Sam aveva conosciuto suo nonno e sua cugina in quelle settimane, ma mai aveva capito perché anche loro lo guardassero come se fosse.. diverso.
“Dai Sammy andiamo a bere qualcosa..” sussurrò Dean scuotendo la testa e grattandosi la nuca, stanco di continuare quella conversazione e sollevandosi dal bancone della cucina.
“Aspetta..”.
“No, Sam smettila. Non abbiamo una famiglia a parte questa!” Esclamò il maggiore allargando le braccia e guardandolo in cagnesco per la prima volta in quei giorni. “E io amo Katherine più di qualsiasi cosa e mi pento ogni giorno di averla lasciata, ma adesso non è la cosa che conta di più!”.
“E cosa conta di più Dean? La caccia?” Chiese il minore ricambiando lo sguardo crucciato, allargando le braccia e stupendosi del suo comportamento.
Sam sentì la rabbia crescere dentro di lui perché suo fratello aveva lottato per anni per averla e adesso non poteva credere che avesse lasciato andare tutto in quella maniera. Non poteva essere così sconsiderato.
“Tu, Sam. Tu sei morto e sei tornato da 5 minuti. Dovremmo bere qualcosa, dovresti chiedermi chi ha vinto le elezioni, non questo..” Continuò il maggiore dei fratelli, utilizzando un tono meno rozzo e imperativo. 
Sapeva che Sam avrebbe capito la sofferenza che portava con se giorno dopo giorno e quella che provava in quel momento mentre affrontava l’argomento con lui solamente guardandolo negli occhi per pochi secondi, anzi lo sperava, perché se avesse continuato con le domande quelle sera non sarebbe riuscito a continuare a mentire. Era troppo stanco per continuare ad omettere il suo anno e mezzo senz'anima.
“Ok, Dean..” si limitò a dire il minore, guardandolo ancora ed annuendo. “Beviamo qualcosa”.
Sam gli battè una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarlo, e il maggiore davanti a suo fratello si sentì dopo tanto tempo ancora più vulnerabile. Aveva abbassato le sue difese, permettendo a Sam di leggere nei suoi occhi il suo dolore, la sua interna distruzione. 
Aveva detto tante cose quella sera, ma non ancora ciò a cui teneva di più e su cui aveva rimuginato quelle due settimane.
Dean sospirò e strinse i denti, continuando a guardarlo negli occhi, sentendo una lacrima sfuggire al suo controllo.
“Voglio che torniamo ad essere fratelli di nuovo” sussurrò annuendo leggermente e guardandolo con aria dispiaciuta e colpevole, mentre uno strato lucido gli imperlava gli occhi. “Veri fratelli intendo”.
Sam aggrottò le sopracciglia quando udì le parole del maggiore, non aspettandosele completamente, e lo guardò in maniera del tutto spaesata, non riuscendo a capire a cosa alludesse il ragazzo, che prese a torturarsi le nocche con le dita.
Da quando in qua non erano stati veri fratelli?
“Lo siamo”.
“Non lo siamo più stati dopo Katherine..” sussurrò il maggiore con tono basso, abbassando lo sguardo e sentendo il senso di colpa crescere sempre di più dentro di lui. “Voglio che torniamo ad essere una famiglia. Noi due”.
Sam sorrise, sentendosi quasi imbarazzato perché non si sarebbe mai aspettato un ammissione di colpa di quel calibro da parte di suo fratello; sapeva che averlo perso per quasi due anni lo aveva probabilmente distrutto, ferendolo tantissimo. Ma non si aspettava tanto.
Senza pensarci due volte, il minore si avvicinò con uno slancio al fratello maggiore, stringendolo in un abbraccio e sentendo l’amore che provava per lui scaldargli il petto.
Per Sam non c’era niente che valesse più di suo fratello, più del suo stesso sangue, e sapeva che con il salto nella gabbia aveva scontato tutto ciò che aveva fatto in compagnia di Ruby.
Potevano iniziare per la seconda volta.
“Noi siamo una famiglia” sussurrò Sam stringendolo forte e a quelle parole Dean si lasciò andare, ricambiando la presa.
Dopo qualche secondo il maggiore sciolse l’abbraccio, evitando di guardarlo dritto negli occhi perché per orgoglio non gli avrebbe più voluto mostrare il suo cuore dolorante ma pieno di amore.
“Dovremmo dormire, è tardi e siamo stanchi..” sussurrò Dean mettendo su la sua faccia da poker, sorridendo.
“Si, raggiungo Hailey..” sussurrò Sam sorridendo, dandogli una pacca sulla spalla. 
Si voltò, come per andare via dalla stanza, ma aveva ancora qualcosa da dirgli; si stoppò sulla soglia della cucina e si morse la lingua, voltandosi nuovamente a guardare suo fratello dritto negli occhi.
“Non lasciarla andare..”.
“Sono passati due anni”.
Sam a quell'informazione si bloccò per qualche secondo, deglutendo e divenendo serio; annuì per poi tornare a guardarlo con un sorriso, sperando di contagiarlo.
Avrebbe tanto voluto essere stato lì per lui durante quel periodo buio per aiutarlo a superare quella situazione, impedendogli di fare quello di cui si sarebbe pentito per tutta la vita.
“Non fare l’idiota e riprenditela”.
Dean annuì a quella parole e sorrise, osservando Sam salire le scale e sparire nel buio del corridoio del piano di sopra. 
Quanto gli era mancato il suo fratellino! La spina nel fianco che da sempre da tutta la vita cercava di proteggere da ogni male: prima dall'assenza di sua madre, poi da quella di suo padre, cercando di farlo rimanere un ragazzino per ancora qualche anno. In seguito dovette fare i conti con ciò che li circondava: demoni, mostri di cui un bambino piccolo dovrebbe avere paura. Ma non Sam. 
Sam era sempre stato il più coraggioso e, anche se Dean non l’avrebbe mai detto ad alta voce, era proprio da lui che traeva la forza per andare avanti e per affrontare le avversità che il loro mondo gli sottoponeva ogni giorno della loro vita.
Probabilmente era un bene essere rimasto solo in quel momento, così Dean sorrise ancora una volta come per darsi coraggio e si diresse verso il divano scomodo e malmesso che sicuramente nel giro di poche notti si sarebbe rotto definitivamente sotto il suo peso. 
Si cambiò in pochi secondi, mettendosi una vecchia tuta nera e una canottiera, infilandosi sotto il plaid e sospirando rumorosamente; molte volte Katherine gli aveva chiesto di fare a cambio, intimandogli di andare a dormire sopra nella sua stanza, ma Dean preferiva che ci dormisse lei.
Katherine.
Avrebbe tanto voluto rimettere le cose a posto con lei, cercando di farsi perdonare l’imperdonabile, o almeno avrebbe trascorso ogni singolo giorno fino alla morte provandoci.
Probabilmente rimanere da solo per quelle intere notti avrebbe avuto degli effetti positivi su di lui, sfruttando ogni momento per riordinare le idee nella sua testa, cercando di capire come si sarebbe comportato da qui alle settimane future.



“E poi non mi va di rimanere chiuso qui dentro a fissare i muri ancora un altro giorno!” Esclamò Sam prendendo una delle sedie della cucina e mettendosi seduto sulla soglia della stanza, guardando i presenti facendo spallucce.
“Quindi andiamo a caccia?” Chiese Katherine sorridendo ed avanzando verso di lui dalla cucina, spuntandogli alle spalle e mettendogli una mano sulla spalla per poi scompigliandogli la testa con un gesto affettuoso.
L’unica sostenitrice delle sue idee strampalate era sempre stata lei e nulla importava che non stessero più insieme, questo non sarebbe mai cambiato; il ragazzo sollevò il viso e la guardò, trovandola alle sue spalle intenta a guardarlo con entusiasmo e speranza. 
Ricambiò il sorriso e tornò a guardare il fratello seduto sul divano, con i piedi appoggiati al tavolino, intento a sorseggiare una birra, mentre Hailey stava in piedi a fissarli come se fossero matti.
Altri quattro giorni erano passati da quella notte e Sam, stanco di perdere tempo, si era messo alla ricerca di un caso, trovandone uno nel Minnesota: erano stati trovati ben sei cadaveri in un liceo nelle ultime tre settimane. Due corpi ogni giovedì della settimana, ed  ancora la polizia non riusciva a venire a capo della situazione.
All'apparenza un omicidio passionale, dato che i morti avevano sempre avuto una relazione, ma qualcosa non convinceva Sam che aveva un bisogno disperato di tornare alla sua vecchia vita.
“Questo non va bene! È passato ancora troppo poco tempo!” Esclamò Hailey scuotendo la testa e guardando entrambi in cagnesco.
“Sono passate quasi tre settimane e io sto letteralmente impazzendo a stare chiuso qui dentro!” Esclamò Sam scuotendo la testa ed appoggiando i gomiti sulle sue cosce.
“Hai bisogno di riposare!” Esclamò Dean guardandolo con astio e fulminandolo con gli occhi.
“Quanto tempo hai aspettato prima di tornare a cacciare quando sei tornato dall’inferno?” Controbbattè il minore dei fratelli guardandolo con un sopracciglio sollevato.
“Non è questo il punto!”.
“Sam ha ragione, cacciare farà bene a tutti noi..” sussurrò Katherine facendo spallucce, infischiandomene sempre delle occhiatacce che Dean ed Hailey le stessero mandando. “E poi ci siamo mossi per molto meno! Magari non è niente che ci compete”.
“È deciso!” Esclamò Sam alzandosi dalla sedia e voltandosi verso le scale. “Preparatevi. Entro un’ora voglio partire”.
Il minore si dileguò ed Hailey rivolse alla sorella minore uno sguardo truce, come se non capisse quanto Sam avesse da perdere, e senza aggiungere una parola si voltò, raggiungendo il ragazzo nella loro stanza.
Katherine sospirò ed avanzò all’interno del piccolo salotto, arrivando fino alla vetrata che dava sul giardino per osservare Bobby che, non volendosi immischiare in quel discorso, si era rifugiato sul ventre di un’auto per capire cosa non andasse.
“Sei d’accordo con lui?”.
Katherine si voltò di scatto, come se dovesse accertarsi che il ragazzo stesse parlando davvero con lei: in quelle settimane si saranno scambiati al massimo quattro, cinque frasi di circostanza. Quella forse doveva essere la terza o la quarta volta che parlavano fra di loro senza essere costretti.
La ragazza sorrise, poi si voltò nuovamente verso la finestra e sospirò; il tono che Dean aveva usato non era più quello arrabbiato e perentorio di pochi minuti prima, ma era la voce di chi si era ormai rassegnato e sapeva di non poter fare nulla per opporsi.
“Si, penso che gli farà bene cacciare..” sussurrò Katherine incrociando le braccia al petto, stringendosi con le mani gli avambracci. “.. come ai vecchi tempi”.
“Nulla è come ai vecchi tempi..” sussurrò Dean serrando la mascella e sospirando.
Katherine scosse la testa e sospirò nuovamente, voltandosi e muovendosi verso la sedia su cui prima era seduto Sam e vi si sedette, guardandolo negli occhi; la camicia blu chiaro che indossava il ragazzo fasciava perfettamente i suoi muscoli e la ragazza si chiese dove avesse trovato il tempo per allenarsi durante quelle settimane.
“Cosa proponi di fare, Dean?”.
Il ragazzo la guardò negli occhi e appoggiò i gomiti alle sue cosce, avvicinandosi con il corpo alla donna che stava ancora seduta sulla sedia; un mezzo sorriso si fece largo sulle sue labbra e scosse leggermente la testa.
Non per disapprovazione, no. Ma perché gli veniva difficile fare una scenata come quella appena fatta da Hailey.
Sapeva che in fondo avessero ragione Katherine e Sam, un po’ di caccia gli avrebbe fatto bene. A tutti. 
Sfogarsi un po’. Distruggere qualche mostro.
“Forse non avete tutti i torti..” sussurrò Dean sospirando, non allontanando mai lo sguardo dal suo. “..ma se Sam mostra dei segni strani noi ce ne andiamo immediatamente”.
“Non potrei essere più che d’accordo con te!” Esclamò la ragazza ricambiando il sorriso e abbassò per qualche secondo lo sguardo, sentendo quello del ragazzo puntato su di lei. Si alzò silenziosamente e tornò a guardarlo. “Vado a preparare le mie cose”.
La ragazza rimise la sedia a posto nella cucina e si diresse verso le scale, cominciando a salire i primi gradini sotto gli occhi del cacciatore che non la lasciava neanche un momento; Dean fece un balzo in avanti, alzandosi di scatto e andando verso di lei.
“Probabilmente Sam ed Hailey vorranno andare con un’altra auto..” disse il ragazzo avvicinandosi ancora fino al corrimano della scala e grattandosi nervosamente la base della nuca. “Mi chiedevo.. tu vieni con me o stai con loro?”.
Sul volto della ragazza si dipinse un grosso sorriso, venuto proprio dal cuore, e Dean perse qualche battito, ricambiando il sorriso e sentendosi in pace per la prima volta in quelle settimane; annuì leggermente e continuò a guardarla, per poi vederla salire le scale ed entrare nella sua stanza, prima di sussurrare: “Accendi l’Impala, sto arrivando..”.




Dopo meno di un'ora i quattro ragazzi avevano già preparato tutto il necessario per quel viaggio e avevano preparato le due auto; Sam ed Hailey chiesero una macchina a Bobby, che fu felice di prestargliela e li salutò in maniera fredda, come se non vedesse l'ora che andassero via da casa. 
Tutti sapevano che l'uomo non aveva ancora superato l'aggressione del Sam senz'anima e che odiasse l'idea di dovergli mentire dritto in faccia, ma sapeva di doversi attenere alle regole dettate da Dean: era pur sempre suo fratello, doveva decidere lui. Bobby poteva solo consigliarlo al meglio.
Dean salì in auto dopo aver fatto le sue raccomandazioni a suo fratello e ad Hailey, che prima di entrare con il corpo nella macchina deliziò sua sorella con una delle occhiate più brutte che avesse mai ricevuto in vita sua; chiuse la portiera e guardò altrove, lasciando la minore esterrefatta davanti a tale comportamento.
Scosse la testa e Katherine entrò nell'Impala, chiudendo lo sportello e trovando Dean intento a fissarla con le sopracciglia aggrottate; la ragazza fece spallucce e sorrise amaramente.
“Se le occhiatacce potessero uccidere, io sarei già morta”.
Dean sorrise a quell'esclamazione e scosse la testa, girando la chiave nel cruscotto e sentendo il suo rombo preferito farsi largo sulla strada, fino a giungere dritto alle sue orecchie con una melodia che amava.
“Naah, vedrai che le passerà”.
“Non credo che scorderà facilmente il fatto che io abbia dato ragione a Sam.." sussurrò Katherine rilassandosi sul sedile ed osservando il ragazzo impegnato nella guida.
Aveva cambiato la camicia, mettendone una delle sue solite a quadri, tenendo sopra il suo giubbotto di pelle marrone; diede un colpo di clacson per salutare Bobby, che fece un cenno con la mano senza neanche guardare e si diresse verso la superstrada, alternando lo sguardo fra essa e lo specchietto retrovisore che gli mostrava l'auto con Sam ed Haiely.
"Dalle tempo.." sussurrrò Dean sorridendo, voltandosi con il viso nella sua direzione e guardandola con un sorriso.
Tornò a guardare la strada e Katherine si chiese mentalmente cosa ancora la frenasse dal mandare i suoi sentimenti negati all'aria e gettarsi nuovamente fra le braccia del ragazzo; era sicura di ciò che provasse, ma qualcosa la bloccava.
Paura di soffrire? Paura di vederlo morire? Rabbia repressa?
Avrebbe tanto voluto lasciarsi andare, ma ogni volta che provava a farlo sentiva il dolore tornare a pulsare dentro di se e si richiudeva a riccio.
Sorrise all'idea che neanche 6 mesi prima non avrebbe mai creduto che si sarebbe ritrovata nell'auto di Dean Winchester ancora una volta. Come se non fosse cambiato nulla.
"Allora, vuoi ascoltare qualcosa in particolare?" chiese Katherine sorridendo imbarazzata, mordendosi il labbro.
"Cosa?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia. 
Qualcosa in particolare? La sua collezione di cassette non veniva aggiornata da un pezzo. Non c'era nulla di nuovo e che Dean non conoscesse a memoria.
"Quando eri all'inferno Sam ha modificato la radio.." sussurrò Katherine allargando le labbra in un sorriso divertito. "Non si nota molto, basta soltanto questo".
La ragazza uscì dalla sua borsa un lungo cavo nero e Dean aggrottò le sopracciglia ancora una volta, non capendo a cosa servisse e come si fosse permesso Sam a fare una cosa del genere alla sua bambina.
Katherine collegò il cavo prima alla radio, mostrando all'uomo dove si infilasse, e successivamente al suo telefono, che vibrò fra le sue mani.
"E' un cavo Aux, Dean.." cotinuò la donna sorridendo divertita. "Ti faccio vedere".
La ragazza mise qualche canzone di prova, per far capire al cacciatore quanto fosse diventato semplice ormai collegare il proprio telefono alla propria radio e rise, prendendolo in giro per la scarsa dimestichezza con ogni forma di tecnologia. L'uomo si lasciò prendere in giro e perse qualche battito quando sentì la sua risata espandersi nella sua auto, esattamente nello stesso modo in cui Katherine fissò i suoi occhi con un grande sorriso sul viso, sentendosi sempre più vulnerabile.
Abbassò lo sguardo e divenne quasi seria, impedendo a se stessa di provare ciò che il suo cuore le stava implorando di sentire da mesi.
Scacciò i pensieri prendendo nuovamente il telefono in mano e lasciando a Youtube la facoltà di scegliere qualsiasi canzone volesse, selezionando la modalità automatica e lasciando che ogni canzone scorresse sull'altra senza interruzioni. Si ritrovò a cantare la maggior parte delle canzone, sbagliando molte volte le parole, e Dean non riuscì a trattenersi, ridendo e cantando con lei come erano soliti fare anni prima, quando ancora stavano insieme e passavano il fine settimana da qualche parte con Judith.
Il pomeriggio passò in fretta tra una nota e l'altra, quando il cacciatore sentì lo stomaco brontolare e si toccò lo stomaco sbuffando rumorosamente; Katherine sorrise e lo convinse ad accostare al primo autogrill per mettere qualcosa sotto i denti e bere qualcosa, prima di rimettersi in viaggio e raggiungere il motel nel quale avrebbero trascorso la notte.
Aspettarono che Sam ed Haiely accostassero vicino a loro per mangiare insieme, ma i ragazzi notarono come la loro auto avesse continuato a sfrecciare sull'autostrada invece di accostare e stare con loro.
Sapevano che la maggiore delle Collins fosse arrabbiata, ma non immaginava fino a quel punto.
Dean le cinse le spalle con un braccio e le sorrise, facendole passare qualsiasi malumore dettato dalla preoccupazione per la sorella, e la trascinò dentro l'autogrill; mangiarono un panino al volo e dopo un quarto d'ora si ritrovarono già nuovamente in auto, pronti ad affrontare le ultime due ore di viaggio.
Erano entrambi molto stanchi e Dean rifiutò categoricamente che Katherine guidasse la sua Baby, ricordandole come l'avesse maltrattata l'ultima volta che le aveva concesso di guidare; nacque una piccola polemica su questo argomento, ma l'uomo continuava a dirle di no solo per vederla portarsi le braccia al petto e fissare la strada dritto davanti a se in cagnesco, fingendo di essere offesa per le sue parole.
“Come mai sei così di buonumore oggi?” chiese Dean a brucia pelo, rendendosi conto di averlo detto ad alta voce solo quando lei si girò di scatto verso di lui con un'espressione indecifrabile.
Katherine sgranò gli occhi leggermente e si morse il labbro con poca forza, abbassando lo sguardo ed arrossendo leggermente, conscia che però il ragazzo non se ne sarebbe accorto grazie al buio della notte. Dean riconobbe quello sguardo che teneva basso e che aveva visto soltanto in pochissime occasioni: è quello che mette su quando si vergogna di qualcosa.
“Puoi dirmelo” aggiunse il ragazzo ridendo e voltandosi verso di lei.
Katherine lo fissò per qualche secondo e sospirò, sentendo una lotta interiore prendere vita dentro di se; fece spallucce e leggermente disse: “E' stupido.. H-o.. ho fatto un sogno stanotte”.
Dean sorrise ancora, alternando continuamente lo sguardo fra i suoi occhi e la strada. “Cosa hai sognato?”.
“La radura”.
Dean sgranò gli occhi e si voltò interamente a guardarla con aria sbalordita: non pensava a quel posto da quell'ultima volta.
Si trattava di un piccolo spiazzo che stava a pochi chilometri da casa di Katherine, un luogo immerso nel verde nel quale portava Judith a giocare e successivamente vi si recò anche con Dean.
Organizzavano dei picnic all'aperto almeno una volta al mese e si divertivano, chiacchieravano e scherzavano come una vera famiglia.
L'ultima volta che vi erano andati insieme, Judith era inaspettatamente rimasta a casa di una sua compagna per giocare, ma i due ragazzi avevano deciso di andare lo stesso, trovando un pò di intimità: le immagini di ciò che avvenne scorrevano veloci nella mente di entrambi senza che uno dei due vi avesse fatto riferimento e Katherine si trovò ad abbassare il finestrino di qualche spanna, sentendosi investita da un'ondata di calore a quel ricordo.
Era stata l'ultima volta. L'ultima in cui avevano fatto l'amore, in cui si erano stretti in un'ondata di passione, in cui si erano amati. 
Sorridono amaramente a quel ricordo e la ragazza sentì le sue difese interne sgretolarsi, così come il bisogno di scappare da quella situazione ed allontanarsi da Dean, che stava con lo sguardo sulla strada e mani strette sul volante.
“E' per questo che.. è stato questo ricordo a renderti felice tutto il giorno?” chiese senza neanche voltarsi, sentendo gli occhi pizzicare e i sensi di colpa schiacciarlo sempre di più. 
Pronunciò quelle parola con una voce dura e colpevole, lasciando trapelare un pò del suo dolore.
“Si, mi sono sentita di nuovo a casa dopo tanto tempo.." sussurrò la ragazza deglutendo a fatica e respirando rumorosamente.
Sentirsi così vicini in quel momento dopo tutto quel tempo li fece sentire molto strani, perchè non era giusto. Dean non poteva perdonarsi il fatto di essere andato via nel momento in cui Katherine aveva avuto più bisogno di lui; era stato davvero uno stronzo e sapeva di meritarsi ogni singola occhiataccia, ogni silenzio e sguardo carico di dolore che riuscisse ad intercettare.
"Dean, non ti sto evitando e non mi sono pentita se è quello che pensi” sussurrò Katherine rompendo il silenzio e deglutendo a fatica.
Il ragazzo sospirò ancora e serrò forte la mandibola, stringendo sempre di più le mani sul volante.
“È quello che sembra”.
“Non lo è. Lo so quello che è successo fra noi, so cosa ho provato e so cosa provo, solo che.." sussurrò la donna con tono flebile, ma venne interrotta dall'uomo che si voltò di scatto e la guardò con speranza.
“E cosa provi?”.
Katherine sorrise imbarazzata ed abbassò lo sguardo ancora una volta, stringendo il telefono fra le mani e cambiando il brusio della canzone che non stavano neanche ascoltando durante quella conversazione così delicata.La ragazza non rispose, non era ancora pronta ad affrontare quel discorso con se stessa, non sarebbe riuscita a parlarne neanche a lui.
La scritta "Benvenuti in Minnesota" indicò loro di essere ormai giunti a destinazione e la donna cominciò a cercare le indicazioni per il motel più vicino, cogliendo l'occasione per non rispondere e lasciare il discorso a metà come aveva fatto le ultime volte.
La ferita era grande, ma stava prendendo a rimarginarsi lentamente e dolorosamente. Non era pronta a parlarne, non ancora. Ma lo sarebbe stata, era solo questione di tempo.



L'orologio segnava le 22:30 quando Sam spense il motore dell'auto davanti al motel che avevano scelto per riposare quella notte, prima di cominciare le ricerche in quel liceo per quel caso.
Era un grande edificio su più piani, con una grossa insegna luminosa e rossa che ne indica il nome e che gli dava parecchio fastidio agli occhi dopo tutte quelle ore di guida e di discussioni: Hailey aveva espresso il suo dissenso per tutto il viaggio, ripetendogli quando fosse ancora troppo presto per lui per rimettersi a cacciare e quanto sua sorella fosse sconsiderata ad appoggiarlo, non considerando i rischi.
Davvero non riusciva a capire tutto questo accanimento nei suoi confronti di Katherine, anche se sapeva che fosse soltanto una pessima scusa sotto cui riparasi.
Sam la guardò riposare sul sedile di quella Peugeot prestata da Bobby: era sprofondata nel sonno circa un'ora dopo aver mangiato in uno dei tanti autogrill che avevano passato; lui aveva preso una di quelle insalate che tanto gli piacevano, mentre Hailey aveva rifiutato di cenare, dichiarandosi ancora troppo sazia dal pranzo che avevano fatto a casa.
Il ragazzo cominciò a pensare che qualunque fosse quella verità che volevano tenergli nascosta ad ogni costo, si doveva trattare per forza di qualcosa di grosso.
Sbuffò rumorosamente e scosse la testa per cacciare quei pensieri, e successivamente si piegò verso la donna ancora dormiente, carezzandole il viso e richiamando la sua attenzione in maniera dolce, schioccandole un paio di baci sulle guance e sul mento, fin quando Hailey aprì gli occhi e si stiracchiò lentamente; gli mise una mano sul viso e, ancora stretta a Morfeo, avvicinò i loro volti, baciandolo con dolcezza e intrecciando le sue dita con i suoi capelli all'altezza della nuca. Lo strinse forte e Sam si sentì felice per quell'attenzione, cancellando immediatamente tutto il pomeriggio e la sera appena passati.
"Siamo arrivati?" chiese con ancora la voce rauca, inspirando ed espirando forte.
"Si, dormigliona.." sussurrò Sam sorridendo teneramente, sfiorandole ancora il viso e attirandola vicino a sè.
Proprio in quel momento le luci di un'auto si infransero all'interno della Peugeot e subito il ragazzo riconobbe la sagoma dell'Impala farsi largo nel parcheggio, posteggiando proprio accanto alla loro macchina; Hailey sembrò capire, riconoscendo il rombo del motore, e si sollevò, mettendosi dritta e cambiando nuovamente espressione. Si ricomposero e scesero quando sentirono le portiere dell'Impala sbattere e dei passi avvicinarsi verso di loro.
"Il viaggio è andato bene?" chiese il maggiore dei Winchester, seguito da Katherine che sbadigliò e si stropicciò gli occhi.
"Si, il vostro?" rispose Sam sorridendo, appoggiandosi alla portiera dell'auto.
"Favoloso!" esclamò Dean sorridendo a fatica, fissando il fratello negli occhi. "Andiamo a prenotare le stanze?".
Il minore annuì e insieme al fratello si diresse verso la reception, lasciando le sorelle Collins da sole; le due si guardarono per qualche secondo, poi Katherine scosse la testa e sospirò, voltandosi verso l'Impala e sporgendosi verso l'interno dei sedili posteriori, cominciando a prendere i bagagli.
Sentì dei passi dietro di lei, ma non si voltò poichè li riconobbe, e decise di aspettare che iniziasse a parlare sua sorella, che intanto si era appoggiata allo sportello del passeggero dell'auto dei Winchester.
"Allora, cosa pensi di fare?".
Le parole della maggiore giunsero alle sue orecchie come accuse, che sbucò con la testa fuori dall'auto e la guardò con aria interrogativa.
"Portare i bagagli in camera?" chiese retoricamente Katherine mettendo su una smorfia di disapprovazione e facendo spallucce, avendo però capito benissimo a cosa si riferisse la sorella.
"Non ti rendi conto di che effetto potrebbe avere su Sam?" chiese Hailey roteando gli occhi ed allargando le braccia, come se quella conversazione rappresentasse una tortura.
"E cosa vuoi fare? Tenerlo chiuso a casa per il resto della vita ?".
"Non. Dovevi. Appoggiarlo!" esclamò a denti stretti la maggiore, sentendo la rabbia montare dentro di se e fulminandola con lo sguardo.
A Katherine sembrò di essere tornate a qualche anno prima, quando si erano appena conosciute dopo che Castiel l'aveva mandata insieme a Dean nel lontano 1977; ma ben presto la minore si rese conto che nemmeno allora Hailey le avesse riservato uno sguardo carico di disprezzo come quello.
Mollò il borsone, lasciandolo ricadere sul sedile posteriore, e con uno scatto un pò troppo forte chiuse lo sportello dell'auto ed annullò la distanza fra lei e la sorella, ricambiando quello sguardo odioso e serrando la mandibola per il nervosismo per qualche altro secondo. 
"Conosci davvero Sam o giochi solamente a fare la sua fidanzata?! Lui ha bisogno di questo!".
"Essere stata con lui non ti da il diritto di sentenziare cosa sia giusto o sbagliato per lui!".
Katherine rimase a bocca aperta sentendo quella frase uscire dalla bocca di sua sorella e dentro di lei nacque il desiderio di chiuderle quella bocca impertinente, che soffocò immediatamente, limitandosi a fulminarla con gli occhi.
"Ma pensate sempre a questo tu e Dean?" chiese la minore alzando il tono dell voce e avvicinandosi di qualche altro passo. "Si riduce sempre alla mia storia con Sam?! Puoi stare tranquilla, è morta e sepolta!".
"Infatti alla prima occasione te lo sei portata a letto senza pensare a me o a Dean!".
La minore non riusciva a credere alle parole che fossero appena uscite dalla bocca di Hailey con tanta cattiveria e disgusto; non poteva credere che pensasse ancora a ciò che era accaduto ormai tre anni prima, quando era ancora sotto l'influenza della Maledizione. Serrò i pugni per la rabbia, bloccando le braccia lungo il corpo e scosse la testa come segno di disapprovazione.
"Sai che non lo avrei mai fatto se non fossi stata completamente fuori di me! Non ero più io!".
"La Maledizione ti fa fare quello che vuoi, hai dovuto volerlo per farlo!" Esclamò Haiely serrando la mascella, sentendo la rabbia crescere sempre di più dentro di lei e sentendo l'irrefrenabile impulso di colpirla dritto in faccia.
"Ricordati che anche io l'ho avuta, puoi mentire a loro ma non a me!". 
"Ma che cazzo stai dicendo Hailey?! Sono tua sorella, non avrei mai fatto qualcosa del gen.." iniziò Katherine sentendosi attaccata ingiustamente, ma venne brutalmente interrotta.
"Tu non sei mia sorella, tu hai sangue demoniaco nelle vene! Niente che abbia anche vedere con me!" Esclamò Hailey alzando il tono della voce e guardandola ancora in cagnesco.
Katherie non riuscì a capire da quanto Sam e Dean si fossero materializzati alle loro spalle, ne quanto avessero sentito della loro discussione, ma non le importava. Sua sorella, o almeno quella che avrebbe dovuto esserlo,
l'aveva appena ferita sul serio, facendole così male che la minore faticò a trattenere le lacrime: una riuscì a sfuggire al suo controllo e le rigò la guancia.
Non volendo che qualcuno di loro la vedesse piangere, si voltò dalla parte opposta e rientrò in macchina, prendendo il suo borsone ed asciugandosi segretamente il viso bagnato con la manica della sua felpa.
"Abbiamo preso due stanza doppie, le singole erano finite.." sussurrò Dean schiarendosi la voce e facendo un passo avanti, fulminando con uno sguardo furioso Hailey che abbassò il suo. "Io posso dormire con Sam, voi due insieme se non è un problema".
"NO!" esclamarono all'unisono le Collins, scambiandosi un altro sguardo di fuoco non appena Katherine uscì dall'Impala con due borsoni fra le mani.
"Dammi una chiave qualsiasi" disse Katherine voltandosi verso Dean, ma non guardandolo negli occhi.
Il maggiore le prese dalle mani i borsoni e le sorrise, mentre Hailey si affrettò a prendere le sue cose dalla Peugeot, così come prese a fare Sam, che la guardava con aria triste. Lui sapeva che avrebbe sbottato, ma non immaginava in quella maniera.
"Buonanotte ragazzi.." sussurrò Dean sorridendo imbarazzato, non ricevendo nessuna risposta se non sorrisi di circostanza.
Katherine lo seguì in silenzio, con lo sguardo basso e gli occhi di chi stesse per esplodere da un momento all'altro; la stanza era la 203, quindi sarebbero dovuti salire al secondo piano, così si diressero verso l'ascensore, che presero in religioso silenzio.
Quando arrivarono davanti alla porta, il ragazzo adagiò i borsoni a terra e prese dalla sua tasca la chiave, che inserì nella toppa ed aprì con uno scatto; accese le luci e si guardò intorno: pareti giallo canarino semplici, letto matrimoniale con una grande trapunta rossa piazzato esattamente al centro della piccola stanza, affiancato da due armadi di medie dimensioni e da due comodini.
Un piccolo tavolo con due sedie si trovava non appena si entrava sulla sinistra, mentre in fondo a destra vi era un piccolo bagno senza alcun tipo di mobilio.
Dean pensò che si trattasse di una schifezza come poche, non ricordando di essere mai stato in una stanza di motel brutta come quella.
Katherine sospirò e si tolse la giacca di pelle, adagiandola sulla spalliera di una delle sedie e aiutò Dean a posizionare i borsoni sul tavolo, in maniera da sistemare i loro vestiti con maggiore facilità; il ragazzo non riusciva a smettere di guardare il suo viso così triste e dispiaciuto per la discussione appena avvenuta ed instintivamente allungò una mano nella sua direzione, attirandola a se e stringendola in un abbraccio spontaneo.
"Mi dispiace per ciò che ha detto" sussurrò il ragazzo sciogliendo appena l'abbraccio e prendendole il viso fra le mani, mentre lei rimase immobile per un paio di secondi. "Per quello che può valere, io non l'ho mai pensata così".
"Lo so.." sussurrò Katherine ricambiando il sorriso ed appoggiandosi alla sua mano destra con occhi chiusi.
"Vedrai che è solo arrabbiata, le passerà presto.." sussurrò Dean sorridendo teneramente, muovendo il pollice di entrambe le mani sul suo viso e Katherine gli toccò i fianchi ancora fasciati dal giubbotto. "Tu sai quante cose brutte ho detto a Sam per rabbia".
Katherine si limitò ad annuire e a sorridere, nascondendo e reprimendo dentro di se il fatto che le facesse ancora molto male avere saputo quella verità, cioè essere la figlia di Azazel. Del male.
Sciolse l'abbraccio e si diresse verso il bagno, facendo una doccia calda e rilassante per smaltire quella giornata così emotivamente stressante e pesante; fece lo stesso anche Dean, quando la ragazza uscì dal bagno, e quando aprì la porta per dirigersi a letto, la trovò addormentata sopra le coperte, probabilmente nel tentativo di farsi trovare sveglia, ma con un'espressione molto amareggiata sul volto. Sorrise teneramente davanti a quell'immagine, aiutandola ad entrare sotto le coperte, stando attento a non svegliarla, e seguendola a ruota.
La portò a riposare sul suo petto e il sonno di Katherine parve rasserenarsi, così Dean le baciò la fronte prima di sprofondare anche lui in un sonno profondo.



La mattina successiva i quattro ragazzi si recarono molto presto ad una tavola calda a pochi passi dal motel, dove solo il maggiore dei Winchester riuscì a mettere qualcosa sotto i denti, mentre tutti gli altri preferirono un caffè che li aiutasse a svegliarsi del tutto. 
Parlarono di come si sarebbero organizzati quella mattina, riflettendo sul fatto che il governo non avrebbe mai mandato quattro agenti dell'FBI per un caso come quello, così valutarono diverse ipotesi, finchè Katherine buttò giù un'idea niente male che li stuzzicò non poco.
"Io vanto un’esperienza di insegnamento di sei anni in molte scuole prestigiose del paese e.." aveva detto quella mattina seduta al tavolo della tavola calda, girando il computer verso gli altri con un sorriso e mostrando il suo curriculum appena modificato, con i numeri di Bobby in bella vista nel caso qualcuno avesse voluto controllare. "..sono laureata in psicologia! E voi?".
"Io sono un professore di ginnastica!!" Aveva esclamato Dean sollevando la mano ed agitandola come un ragazzino, sorridendo euforico.
"Io non verrò a far finta di insegnare a degli zoticoni e ignoranti!". Hailey. Se n'era chiamata fuori, dicendo che avrebbe preferito rimanere al motel a fare delle ricerche su ciò che stesse realmente succedendo, per cercare di chiudere il caso il più in fretta possibile.
"Ok, andiamo noi tre.." aveva detto Dean prima di posare dei dollari sul bancone per pagare la colazione ed alzarsi, seguito dai tre.
Dean ed Katherine si incamminarono verso la loro stanza, mentre Sam si era soffermato qualche minuto in più, salutando Hailey con un bacio sulla testa, sentendola però ancora distante per ciò che era successo la sera precedente con sua sorella. Lui e suo fratello erano arrivati a metà della conversazione, quando Haiely l'accusava di essere andata a letto con lui volontariamente e quando aveva usato delle parole sbagliate per dire che non erano effettivamente sorelle.
Non capiva perchè si stesse comportando così, ma sapeva che c'era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo.
Si era recato anche lui verso la sua stanza, intravedendo le figure di suo fratello e Katherine entrare nella loro stanza e chiudersi la porta alle spalle; quando furono dentro, la ragazza sorrideva, pareva essersi scordata di quanto successo la sera precedente e ciò non poteva che fare piacere al ragazzo.
La donna era entrata nel bagno per cambiarsi, così Dean ne approfittò per indossare degli abiti un pò più eleganti, ma nemmeno troppo: optò per dei pantaloni classici, sul blu, ed indossò una camicia sull'azzurro che chiuse sul davanti, indossando anche una giacca un pò sgualcita dal viaggio ma ottima per quella situazione; in pochi minuti era già pronto e si sedette sul bordo del letto, chiedendosi di quanto tempo avesse avuto bisogno Katherine, notando che l'orologio era arrivato a segnare le 8:13 del mattino.
Dopo alcuni secondi si aprì la porta del bagno, lasciando uscire la ragazza e facendo rimanere a bocca aperta il cacciatore: una gonna aderente nera fin sopra le ginocchia le copriva le gambe, fasciate da degli stivali alti, mentre una camicia bianca le fasciava il torace e si infilava sotto la gonna, mettendo in risalto il fisico asciutto e tonico della donna; i capelli erano racchiusi in uno chignon con qualche ciocca che le ricadeva sul viso; un trucco leggero le ricopriva il viso, mentre le labbra erano tinte di un rosso matto.
Il cuore di entrambi perse qualche battito quando si osservarono, trovandosi estremamente sexy l'un l'altro, e le loro labbra si incurvarono in un sorriso. Il loro gioco di sguardi si interruppe quando due nocche colpirono la porta d'ingresso e l'uomo andò ad aprire, trovandosi davanti suo fratello Sam perfettamente vestito di tutto punto.
Adesso stavano nella sala d'attesa della scuola, aspettando che il preside li ricevesse per cercare di convincerlo di assumerli entro la giornata; ognuno di loro gli illustrò che compito avrebbe svolto all'interno della scuola e quale sarebbe stato il loro atteggiamento nei confronti degli alunni.
Il preside parve abboccare alla loro proposta, tanto che decise di metterli in prova per tre settimane, ignaro che a loro sarebbero bastati due gironi per risolvere la faccenda; venne affidato loro uno dei professori con qualche ora buca per mostrargli la scuola e le loro classi: il professor Robert Brendson, insegnante di storia e simbologia antica, aveva all'incirca trenta-trentadue anni, molto giovane ed atletico. Era alto almeno quanto Dean e aveva il fisico da giocatore di football, degli occhi marroni penetranti ed una barba folta e scura.
Dal primo momento, il professor Brendson aveva prestato particolare interesse per Katherine, che si era presentata con il nome di Erika Grimes, ignorando quasi del tutto gli altri due ragazzi che li seguivano per tutta la scuola, ascoltandoli flirtare; Dean si innervosì molto osservando quella scena, soffocando la voglia di soffocarlo con le sue mani, e Sam provò a calmarlo con delle pacche sulla spalla.
Robert li portò nelle classi in cui avrebbero insegnato per le successive settimane e successivamente li invitò per pranzo, dove Katherine scese nello specifico, facendo delle domande su chi fossero quei ragazzi morti e perchè si fossero susseguiti per ben tre settimane.
"Erano innamorati come Giulietta e Romeo" rispose il professore sorridendo, prendendo una forchettata del suo pranzo. "Per questi mocciosetti ogni sciocchezza è un dramma".
"Wow, molto sensibile e toccante per uno che ha scelto di lavorare a contatto con degli adolescenti!" esclamò Dean guardandolo con ribrezzo e con aria disgustata.
Robert non rispose, poi tornò a guardare Katherine che lo accolse con un sorriso molto credibile; cercò di cambiare argomento, ma quando lei tornò a battere sulle uccisioni per l'ennesima volta, lui si fermò a guardarla e si passò una mano fra i capelli.
"Facciamo un accordo.." sussurrò il professore avvicinandosi ancora un pò alla ragazza seduta al tavolo, sicuramente più del necessario, e le strizzò l'occhio. "Vuoi sapere tutto su questi fatti? Ti racconterò tutto!".
"Ma..?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, ma Robert non lo notò neanche.
"Vieni a cena con me stasera?".
La ragazza rimase a bocca aperta per qualche secondo,non aspettandosi sicuramente un invito,e subito il suo sguardo cadde su Dean, che sentì il sangue ribollire nelle vene e strinse il pugno sotto al tavolo, pronto a dire qualcosa di velenoso al professore che guardava la sua Katherine con ancora un sorriso malizioso sul volto.
"Si!" esclamò la donna sorridendo ed annuendo.
"Cosa?!" esclamarono i tre uomini all'unisono.
I Winchester non credevano che avrebbe accettato una condizione simile, mentre il professore rimase sorpreso perchè non pensava di poter uscire con una ragazza bella come lei.
"Fantastico! Alle 18 finisce la mia ultima lezione, facciamo per le 18:30?".
"E' davvero perfetto!".
Il professore si alzò e le baciò la guancia delicatamente, prima di salutare distrattamente gli altri, e finire di svolgere i compiti prima della grande serata.
Katherine sospirò rumorosamente e scosse la testa con un sorriso fra le labbra, per poi prendere un sorso della sua bevanda; non si sarebbe aspettata di dover flirtare con qualcuno durante quel caso, ma si era rivelato necessario. Avrebbe usato Robert per farsi raccontare nel dettaglio tutti gli avvenimenti, cercando di fare luce su quei suicidi/omicidi che stavano scuotendo vigorosamente tutti quei ragazzini, che potevano essere coetanei di sua figlia.
La ragazza sollevò lo sguardo verso Sam e Dean e notò como loro la stessero osservando in maniera strana: Sammy la guardò con sopracciglia sollevate e bocca semiaperta, come se non si sarebbe mai aspettato qualcosa del genere proprio da lei, mentre Dean aveva uno sguardo più duro, la mascella contratta e i pugni chiusi sul tavolo, così tanto che le nocche divennero bianche.
"Che c'è?".

Di tutta risposta, il maggiore si alzò di scatto da quel tavolo, perdendo interesse nel cibo che stava ancora mangiando, e si diresse fuori dalla mensa scolastica aprendo la porta con un calcio, e facendo si che il vociare dei ragazzi si riducesse ad un sibilo, per poi tornare gradualmente ad aumentare. Dean la lasciò da sola con Sam, che aveva mantenuto lo sguardo sul fratello, osservando la sua uscita di classe con un sorriso ironico sul viso.
"L'hai fatto incazzare!" esclamò il giovane spostando lo sguardo sulla ragazza davanti a se.
Katherine fece spallucce e sospirò, per poi rispondere con tono stizzoso: "L'ho visto flirtare con molte donne durante i casi! E' lavoro".
"Non l'ha più fatto da quando state insieme però.." sussurrò Sam sospirando e facendo spallucce. 
"Noi non stiamo più insieme, Sam".
Abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore, afferrando distrattamente qualche patatina fritta dal vassoio abbandonato del maggiore dei Winchester, sentendosi quasi in colpa per aver pronunciato quella frase con Sam: forse Dean non gliene aveva ancora parlato, forse non lo aveva neanche intuito. Non voleva essere lei a dirglielo.
Il ragazzo rimase sorpreso da quella confessione ed insistette con lo sguardo su di lei, notando come i suoi occhi si fossero spenti da quando suo fratello fosse uscito dalla mensa.
"Lo so. Ho parlato un po’ con Dean qualche giorno fa.." ammise Sam sospirando, allontanando il suo vassoio e stirando la schiena contro la sedia.
"È stata una bella chiacchierata?" chiese Katherine con ancora la bocca piena della patatine che stava velocemente finendo dal piatto del ragazzo.
Sam sorrise davanti a quella scena, non riuscendo a non pensare quanto Katherine assomigliasse a Dean in certi momenti.
"Direi di no. Avevo capito che ci fosse qualcosa di strano fra voi, ma non pensavo che aveste rotto".
"È complicato" rispose la ragazza pulendo le punta delle dita dall'unto della frittura e tornò a guardarlo negli occhi. "Ti ha detto che è andato via?".
"Si, so dov’è andato e so cosa ha fatto prima di andare" rispose Sam guardandola con tristezza.
"Bene, allora potrai capire quanto mi abbia ferita" sussurrò Katherine sospirando, conscia di aver ritrovato il suo confidente storico. "Questo è il minimo che io possa fare per fargli capire".
"Dean sa perfettamente di avere fatto una cazzata" disse il ragazzo allargando le braccia e cercando in tutti i modi di difenderlo. "Ma lui ti ama e tu ami lui".
"A volte amare non basta, Sammy.." sussurrò la donna tornando a mangiare le ultime patatine di Dean, spostandosi con lo sguardo verso le vetrate della mensa che davano sull'esterno, non trovando alcuna traccia di lui. "..non quando mi ha abbandonata quando avevo più bisogno di lui!".
"Kath, Dean era ferito".
"Immagino che si sia consolato fra le gambe di Lisa" rispose Katherine sentendo la rabbia tornare dentro di lei, mentre una stretta al cuore si fece strada dentro di lei, fino a chiuderle lo stomaco. "Sam voglio solo stare il più lontano possibile da lui".
Sam lesse nel suo sguardo un dolore silenzioso camuffato dalla rabbia e dal tormento, provato durante quei lunghi anni, e non riuscì a negare quando Katherine avesse ragione da vendere. Dean aveva fatto qualcosa di imperdonabile, chiunque lo avrebbe cacciato via dalla propria vita. Chiunque, tranne la donna che stava seduta davanti a lui con uno sguardo di fuoco, ma che continuava a fissare fuori dalle vetrate nella speranza di vederlo arrivare.
"È giusto, è una tua scelta, ma credo che te ne pentiresti per tutta la vita".
Katherine reagì male a quelle parole, quella verità che Sam le aveva sbattuto dritto in faccia, e fece una smorfia nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime, mostrandosi dura ed impenetrabile come una roccia. Aveva una voglia matta di sgretolare quella sua armatura e di lasciarsi aiutare; in fondo si parlava di Sam. Qualsiasi cosa avesse detto sarebbe rimasta fra di loro, non avrebbe mai parlato ad anima viva di quella conversazione. Eppura era così dura ammettere la verità.
"Fa troppo male Sam. Passare sul fatto che sia andato da un'altra donna neanche due ore dopo avermi lasciata ferita in ospedale, sapere che se n’è andato solo perché si sentiva in colpa, non perchè non mi amasse è troppo doloroso per me".
"A volte le cose devono andare in pezzi per fare spazio a cose migliori, Kath".
La ragazza sorrise a quelle parole e si passò una mano sotto gli occhi, asciugando due lacrime silenziose, ma non si sentì a disagio con Sam: era l'unico a conoscere davvero le mille sfaccettature del suo carattere e l'unico ad accettarle senza problemi. Sarebbe sempre stato molto più di un migliore amico o di un'ex che aveva amato moltissimo.
Allungò una mano verso di lei e la passò sulla sua spalla, per confortarla, e le sorrise, cercando di infonderle coraggio e la consapevolezza che sarebbe andato tutto bene. Sempre.







 
  
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